Una “strepitosa” dirigenza scolastica nella Buona Scuola

UNA “STREPITOSA” DIRIGENZA SCOLASTICA NELLA BUONA SCUOLA DI MATTEO RENZI

di Francesco G. Nuzzaci

 

– Speriamo ardentemente che, ad avvenuta pubblicazione, questo non lieve scritto risulti – come suol dirsi – “bruciato”, siccome smentito dal testo ufficiale del disegno di legge sulla “Buona scuola”, reso finalmente di pubblico dominio in anticipo sui tempi da noi stimati. E i nostri quattro lettori, adusi comunque a leggerci perché vocati al martirio e quindi – amiamo presumere – in grado di procedere sino in fondo senza collassare, comprenderanno il perché.

II – Avrebbe dovuto materializzarsi entro un mese dall’insediamento e quale primo atto del suo governo, giusto un anno e spiccioli fa, novella Minerva balzata fuori ed armata di tutto punto dalla dolorante testa di Giove. Madre di tutte le riforme necessarie per far ripartire l’Italia.

Invece di mesi ne sono trascorsi sei abbondanti, prima che la “Buona scuola” di Matteo Renzi  riuscisse a prendere corpo in un documento programmatico di 136 pagine. E altrettanti ne sono occorsi perché, dopo una pseudo consultazione che di certo non si è potuto dire partecipata rispetto all’intera platea nazionale che ha investito, ma che soprattutto è servita a guadagnare altro tempo, venisse emanata una bozza di testo normativo: naturalmente diversa da quella di una settimana prima – da noi non reperita e della quale abbiamo avuto contezza sotto forma di scheda di analisi pubblicata sul sito della UILSCUOLA – e che presumibilmente sarà ancora diversa, a principiare dalla puntuale indicazione delle coperture finanziarie, da quella che si sarebbegià dovuta trasmettere al Parlamento.  

II– Mercé l’irrefrenabile facondia del nostro premier a parlar per metafore e a sunteggiare in slogan anche quel che, di tutta evidenza, non padroneggia, siamo di fronte ad una “Rivoluzione strepitosa”, che pare riverberarsi primariamente sui dirigenti scolastici, che hanno conteso la scena ai docenti precari inseriti nelle GAE e da immettere in ruolo, finendo decisamente col prevalere: grazie sempre a una sequela di metafore.

Dal preside-educatore, libero dalle proliferanti molestie burocratiche, passandosi per il preside-sindaco del sottosegretario Faraone e per il preside-allenatore, “che ora potrà scegliersi la squadra”, coniato dal Presidente del Consiglio in persona, si è infine, e per adesso, approdati all’immagine di più forte impatto mediatico: il preside-sceriffo o preside-autocrate, che può a suo piacimento distribuire premi – agli amici e ai suoi leccapiedi, si lascia intendere e neanche tanto velatamente – e comminare sanzioni a chi – lo si lascia sempre intendere – semplicemente gli sta sulle scatole; attributario di “un’ inaccettabile concentrazione di poteri… che mette a rischio –nientepopodimeno – il principio costituzionale della libertà di insegnamento”, come hanno subito tuonato all’unisono i sindacati generalisti di comparto, parimenti rappresentativi della dirigenza scolastica grazie al suo puro autolesionismo nel rilasciare deleghe a chi la considera – e la tratta – come sua controparte, sino a ieri “datoriale” ed ora “padronale”.

In realtà, delle tante ricorrenti metafore sembra più appropriata quella di preside-commissario, più che di preside-amministratore unico, pure adombrata, dato che non pare neanche esserci un consiglio di amministrazione a cui rispondere.

Un preside-commissario, ma “ad tempus. Almeno fino a quando il testo ufficiale del disegno di legge, non è dato di sapere se rassegnato alla Camera o al Senato, non produca il più volte sperimentato rimescolamento delle carte.

IV – Volendosi procedere secondo criteri di stretta essenzialità e in ragione dell’oggetto circoscritto, pertanto rinunciandosi ad ogni pretesa di completezza, occorre prender le mosse dall’articolo 2, rubricato “Autonomia scolastica e offerta formativa”, laddove, in relazione al precedente art. 1 (“Oggetto e principi”), è dichiarato il fine della “Riforma strepitosa”:  di “dare piena attuazione al processo di realizzazione dell’autonomia e di riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione”.

Per cui, “nelle more della revisione del quadro normativo di attuazione dell’artico 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, è rafforzata la funzione del Dirigente scolastico per garantire un’immediata e celere gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche, materiali, fermi restando i livelli unitari e nazionali di fruizione del diritto allo studio, nonché gli elementi comuni dell’intero sistema scolastico pubblico”.

E la prima, fondamentale, risorsa a sua disposizione è – finalmente? – “l’organico dell’autonomia funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal – neo istituito – Piano triennale”, che dovrà integrarsi con l’attuale Piano dell’offerta formativa.

Il predetto Piano triennale dovrà essere approntato secondo i criteri e azionando le inerenti misure di cui è risalente parola nel menzionato articolo 21 della legge 59/97, ulteriormente dettagliati nel D.P.R. 275/99, Regolamento dell’autonomia, rielencati nel comma 3, lettere  a) – o) dell’articolo 2 in discorso, integranti il raggiungimento dei “nuovi” obiettivi afferenti all’introduzione della metodologia CLIL, al potenziamento delle competenze nella musica, arte, diritto ed economia, discipline motorie, perfezionamento della lingua italiana per alunni stranieri, nonché allo sviluppo delle competenze informatiche, e con l’inserimento degli obiettivi dell’innovazione digitale e della didattica laboratoriale, figuranti nel successivo articolo 5, ma che, in buona sostanza, sono la riedizione delle “ tre I”(Inglese, informatica, Impresa) di berlusconiana-gelminiana memoria.

Il Piano è elaborato dal dirigente scolastico, “sentito il Collegio dei docenti e il Consiglio d’istituto, nonché i principali attori economici, sociali e culturali del territorio, che vanno attivamente coinvolti, sia come utenza nei cui confronti vige l’obbligo, variamente modulato e dunque proceduralizzato, di rendicontazione, sia come “risorsa” in senso lato per la migliore qualificazione della prestazione istituzionale e la piena realizzazione del successo formativo degli alunni -studenti, anche riducendone il numero per classe in deroga ai vigenti vincoli normativi, naturalmente nell’ambito della dotazione organica assegnata e delle risorse, anche logistiche, disponibili.

Definito il Piano, comprensivo di tutte le strumentazioni e delle risorse finanziarie e fisiche ritenute necessarie alla sua realizzazione, sarà sempre il dirigente scolastico a scegliere il personale da assegnare ai posti dell’organico dei docenti, con correlati poteri-doveri, che se non esercitati lo esporranno all’intervento sostitutivo dell’Ufficio scolastico regionale.

I suoi poteri includono l’obbligo di attivare per i docenti – ed estensivamente, si presume, per l’intero personale – sistematici e ricorrenti percorsi di formazione, a loro volta obbligatori, preordinati alla costante innovazione della didattica; che poi vengono ripresi con maggior dettaglio nel susseguente articolo 7, rubricato “Competenze del dirigente scolastico”, il cui incipit reitera lo scopo della sua funzione, di assicurare il buon andamento dell’autonomia dell’istituzione scolastica, a tal fine svolgendo compiti di gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento, con responsabilità delle scelte didattiche, formative e della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti. E, al riguardo, può individuare sino a tre docenti tra quelli di ruolo che lo coadiuvano nell’organizzazione dell’istituzione.

Su quanto testé sottolineato, e su tutto ciò che lo correda e lo supporta, il dirigente scolastico è – o dovrebbe/dovrà – essere valutato. Ma – a quindici anni di distanza dall’originaria, e cogente, previsione normativa e consumatisi inutilmente ben tre contratti, ancorché non trattasi più di materia da regolare ai tavoli negoziali  il disegno di legge opera l’ennesimo rinvio, avendo statuito nel comma 8 del poc’anzi riferito articolo che “Nelle more della revisione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici – oggetto di un futuro decreto delegato, di cui in prosieguo –, per l’effettuazione della stessa si tiene conto della disciplina di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80, nonché dei criteri utilizzati per la scelta, valorizzazione e valutazione dei docenti e dei risultati dell’istituzione scolastica, con particolare riguardo alle azioni specifiche messe in campo dal dirigente scolastico per migliorarli.

Senonché, e per intanto, è partito il sistema di valutazione delle scuole, esclusivamente perché le stesse possano evidenziare le loro aree di miglioramento – l’equivalente della valutazione formativa degli alunni o studenti – ma da cui estrapolare  quelle direttamente riconducibili al dirigente scolastico, ai fini della valutazione dei risultati della sua azione dirigenziale. Mancano però a tutt’oggi gli indicatori che l’INVALSI avrebbe dovuto definire entro dicembre 2014, da inserire nell’ambito di una proposta organica di valutazione dei dirigenti scolastici, altresì oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali. Insomma, dopo tre lustri si resta ancora inchiodati ai blocchi di partenza. 

– Ma, in concreto, qual è la cifra dei rafforzati poteri del dirigente scolastico e, non meno rilevante, il loro grado di effettività?

Le risposte si deducono scorrendo velocemente l’articolato:

1) La proposta del Piano triennale, predisposta entro il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente al triennio di riferimento, è inviata all’USR, che ne valuta la compatibilità finanziaria e – con quel che resta della sua esangue struttura burocratica  la coerenza con gli obiettivi dettagliati nel citato comma 3, lettere a) – o), art. 2; poi rimesso al MIUR che ne verifica il rispetto dei propri obiettivi strategici e conferma le risorse destinabili alle infrastrutture materiali e il numero dei posti dell’organico dei docenti effettivamente attivabili, nel limite delle risorse disponibili. Di modo che le istituzioni scolastiche, entro il mese di febbraio, aggiornano conseguentemente il piano, che diviene così efficace ed è in via previa oggetto della massima trasparenza e pubblicità, incluse sue eventuali revisioni, anche al fine di permettere una valutazione comparativa da parte degli studenti e delle famiglie.

2) Definito il Piano triennale, i dirigenti scolastici scelgono il personale da assegnare ai posti dell’organico dei docenti, tratti dai costituendi albi territoriali degli immessi in ruolo, cui si aggiungono i docenti già di ruolo provenienti da altre istituzioni scolastiche in esito alle operazioni di mobilità, e sulla base del loro curriculum-portfolio ritenuto coerente con la progettualità dell’istituzione scolastica, potendosi utilizzare gli uni e gli altri in classi di concorso diverse da quelle per la quale si possiede l’abilitazione, purché si abbia il titolo di studio valido all’insegnamento. Si precisa che i criteri di scelta devono essere pubblici e la proposta motivata.

Restano sottratti al “gradimento” del dirigente i docenti già di ruolo nell’istituzione scolastica e fino a quando vi rimangano per non perdere questa sorta di immunità.

3) E’ possibile utilizzare per l’insegnamento dell’inglese nella primaria docenti madrelingua, o abilitati nelle relative classi di concorso, anche di ruolo in altri gradi di istruzione, o ricorrere ad appositi servizi, purché e sempre nei limiti delle risorse finanziarie o di  organico disponibile. E lo stesso è a dirsi per l’insegnamento della musica e dell’educazione fisica.

4) Il personale docente ed educativo neoassunto è sottoposto ad un periodo di formazione e di prova di durata annuale,  al termine del quale è valutato dal dirigente scolastico sulla base di un’istruttoria del docente con funzioni di tutor, ma soltanto dopo che con decreto del MIUR siano stati individuati gli obiettivi, la valutazione del grado di raggiungimento degli stessi, le attività formative e i criteri di valutazione, anche prevedendo verifiche e ispezioni in classe, in specie se l’esito della valutazione si preannuncia negativo ed ora comportante la dispensa dal servizio con effetto immediato e senza preavviso, disposta dal dirigente scolastico.

Altre forme di valutazione non sono previste, né per il restante personale docente, né per il personale ATA, compreso il DSGA, diretto collaboratore del dirigente scolastico e preposto alla conduzione del servente apparato amministrativo-contabile e dei servizi vari, ora appesantito dalle nuove incombenze, operante con piena autonomia tecnico-professionale nell’ambito delle direttive di massima.

Per il vero l’articolo 10, intestato alla valorizzazione del merito del personale docente, sembrerebbe smentire quanto appena affermato, attribuendo al dirigente scolastico il potere, solo sentito il Consiglio d’istituto, di assegnare annualmente a un numero imprecisato di docenti di ruolo la quota parte del fondo di duecento milioni annui; un potere che però potrà essere esercitato a decorrere dal 2016 e dopo che, anche qui, il Ministero avrà definito i criteri e gli indicatori della valutazione dell’attività didattica in ragione dei risultati ottenuti in termini di qualità dell’insegnamento, di rendimento scolastico degli alunni e studenti, di progettualità nella metodologia didattica utilizzata, di innovatività e di contributo al miglioramento complessivo della scuola: temi che peraltro il disegno di legge rinvia ad un decreto legislativo, che dovrebbe altresì precisare il ruolo del dirigente nel processo di valutazione, insieme a possibili altri decreti legislativi per il complessivo riordino, adeguamento e semplificazione delle disposizioni legislative e contrattuali in materia d’istruzione , di cui al Capo VII, composti di un ridondante e di faticosa lettura articolo 21 (Delega al Governo in materia di sistema Nazionale di Istruzione e Formazione) e dell’articolo 22 (Sessione negoziale per la collocazione e il riordino delle disposizioni contrattuali dei comparti Scuola e Area V). 

Non proveremo in questa sede neanche a sintetizzare la congerie di obiettivi, più di settanta!, elencati  nel primo, che vuol regolare “ab imis fundamentis” quanto già figurante in larga parte nell’inattuato articolo 21 – curiosa coincidenza anche dei numeri! – della legge delega 59/97, con l’aggiunta parossistica di tutte le enfatizzate innovazioni popolanti la “Buona scuola”. Di tal che si alimenta, oggettivamente, la convinzione che tutte le disposizioni del disegno di legge in (parziale) commento, di formale valenza precettiva – praticamente tutti e nove i Capi, escluso il Capo VII –, andando a stringere, restano, prevalentemente, un manifesto politico, non più veicolato da variopinte e accattivanti slide, bensì dalla prosaica aridità del burocratese tecnico-giuridico.

Ma intendendo conservare stretta aderenza al tema che qui ne occupa, oltre alla valutazione dei docenti – con le connesse materie dell’asserita dispotica attribuzione degli incarichi e delle premialità – e all’ennesima riforma del mai nato sistema di valutazione del dirigente scolastico “in relazione al rafforzamento delle sue funzioni”, menzioniamo solo la rivisitazione (“rectius”, la riproposizione: perché anch’essa già prevista nella pluriannotata legge delega 59/97) della governance interna delle istituzioni scolastiche, laddove andrà realizzata, nella distinzione delle inerenti funzioni, la stretta collaborazione tra il Consiglio dell’istituzione scolastica autonoma avente compiti di indirizzo generale, il Collegio dei docenti e sue articolazioni avente compiti di natura didattico-progettuale, il dirigente scolastico che eserciterà le sue “rafforzate funzioni di gestione, impulso e proposta”, continuando a valersi del rivalorizzato Direttore dei servizi generali e amministrativi “quale figura di supporto tecnico-amministrativo a servizio dell’autonomia scolastica”.

Col che il preside-commissario uscirà di scena e l’istituzione scolastica tornerà alla sua “fisiologica” normalità.

Occorrerà però, pure qui, un po’ di pazienza, perché il Governo avrà a disposizione diciotto mesi per onorare la delega conferitagli dalla fonte delegante dal momento in cui essa sarà entrata in vigore. Quindi, a occhio e croce, la decretazione delegata, impregiudicate possibili disposizioni integrative e correttive entro i successivi due anni, dispiegherà la propria effettività non prima dell’inizio dell’anno scolastico 2017-2018.

V– Per intanto il dirigente scolastico, munito delle rafforzate funzioni e gravato delle correlate nuove incombenze, dovrà, a legislazione vigente e a risorse invariate, darsi d’attorno per redigere – si vocifera di qui a due mesi, entro maggio prossimo venturo – un’ipotesi stralcio del Piano dell’offerta formativa, limitata all’anno scolastico 2015-2016, questa volta “di concerto con il Collegio dei docenti”, mentre dovrà solo “sentire” il Consiglio d’istituto.

E dal primo settembre 2015 avrà qualche – più di un – problema. 

Difatti, a decorrere dalla suddetta data, la legge di stabilità 23.12.2014, n. 190, in un mirabile esempio di auto cannibalismo – dragando risorse dalla già anoressica “Cattiva scuola” per riversarle sulla nuova palingenetica “Buona scuola”, tra le altre restrittive misure, ha:

1) reiterato il blocco dei contratti di lavoro sino a tutto il 2015, prefigurandone la durata sino a tutto il 2018;

2) assottigliato ulteriormente il Fondo per l’arricchimento dell’offerta formativa nella misura di trenta milioni di euro annui;

3) disposto la restituzione all’erario di parte delle somme stanziate dal MIUR e non completamente utilizzate per progetti nazionali di istruzione e formazione dalle istituzioni scolastiche;

4) abrogato gli esoneri e i semiesoneri per i collaboratori del dirigente scolastico;

5) ristretto la possibilità di conferire supplenze brevi al personale ATA, vietandole in radice per la sostituzione di assistenti tecnici in organico e disponendo il prioritario utilizzo del Fondo d’istituto per remunerare il personale in servizio nella sostituzione – coatta? – dei colleghi assenti;

6) prescritto il divieto di dar luogo a supplenze del personale docente per il primo giorno di assenza;

7) ridefinito l’organico del personale ATA tagliandolo di oltre duemila posti, per un complessivo risparmio di circa cinquantuno milioni di euro l’anno, fidando sulla duplice compensazione della totale, e velleitaria, digitalizzazione delle procedure inerenti i rispettivi mansionari e dell’allocazione degli adempimenti seriali o “impropri”, sempre più caricati in progresso di tempo sulle singole istituzioni scolastiche, presso imprecisati ambiti territoriali più vasti.

Riguardo ai punti 4) e 6) potrebbe pure rimediarsi con il preannunciato organico funzionale, qui prescindendosi da ogni considerazione sulla sua concreta fattibilità. Ma le previsioni di chi ben conosce i tempi e il funzionamento della macchina amministrativa dicono che, quand’anche si decidesse di stralciare le disposizioni assunzionali dell’ancora misterioso disegno di legge per farle oggetto di un decreto legge, per il primo settembre prossimo il rischio è che si riesca ad assumere molto meno della metà degli aventi diritto, giusto per coprire i posti-cattedra vacanti e disponibili, quelli dei docenti che saranno andati in pensione, perché di più celere e più semplice gestione tecnica.

Quanto alla liberazione delle scuole dai cennati adempimenti seriali e/o impropri, gli articoli 21-24 della bozza di disegno di legge che doveva essere licenziata dal Consiglio dei ministri prima il 27 febbraio, poi rinviata infruttuosamente al 2 marzo, infine evaporata, aveva apprestato delle soluzioni normative adeguate, pur se inducenti qualche perplessità. Nell’ordine:

1) Tutte le competenze in materia di cessazione dal servizio, pratiche pensionistiche, trattamento di quiescenza e di previdenza, progressioni e ricostruzioni di carriera, liquidazione del trattamento di fine rapporto del personale della scuola erano assegnate all’Ufficio scolastico regionale, con facoltà di distribuirle alle sue ramificazioni territoriali, inclusi l’aggiornamento e pubblicazione delle varie graduatorie d’istituto e gestione dell’eventuale contenzioso, in uno con la facoltà di delega da parte del dirigente scolastico – una invero stravagante delega ascendente– delle generali controversie relative ai rapporti di lavoro incardinati nell’istituzione scolastica.

2) Si disponeva, con decreto del Presidente della Repubblica, una modifica del regolamento amministrativo-contabile delle scuole, soprattutto mirata alla semplificazione, informatizzazione e dematerializzazione.

3) Conseguentemente, si potenziava l’amministrazione del MIUR con l’assunzione di 413 unità di personale specializzato di varie qualifiche, con i costi preventivati in venti milioni annui a partire dal 2015.

4) Infine, per le nuove necessità relative alla valutazione, il MIUR era autorizzato ad assumere, tramite selezione, ispettori a tempo determinato, per un triennio, nella misura del 50% dei posti in organico, pari a 191 unità e di cui almeno la metà vacanti. 

Ma di tutto ciò si è persa traccia nell’ultima bozza del disegno di legge, né è stato recuperato alcunché nella parte contenente la delega al Governo, di cui si è discorso.

Abbiamo motivo di supporre – rimarchiamo la sfumatura per non vederci nuovamente minacciati di querela – che ciò non dispiacerà affatto al “più autorevole e relativamente più rappresentativo sindacato della dirigenza scolastica”, che sembra da sempre e tuttora propendere per la piena assimilazione della dirigenza scolastica alla dirigenza amministrativa, nel presupposto – storicamente inconfutabile – che  solo quest’ultima è – e pare debba ancora esserlo – dirigenza  vera, sotto il duplice profilo normativo ed economico.

Noi siamo di diverso avviso, ritenendo che il dirigente scolastico debba essere anzitutto e realmente messo in condizione di esercitare la propria funzione tipicamente manageriale, focalizzata sulla realizzazione della “mission dell’istituzione scolastica cui è preposto in posizione apicale. Nel mentre la scelta che viene prospettata al Legislatore smentisce clamorosamente la solenne promessa campeggiante nel corposo programma sulla “Buona scuola”, lanciato in pompa magna a settembre dello scorso anno, di liberare le scuole – quindi il loro dirigente – dalle “cento molestie burocratiche” per potersi egli dedicare alla sua precipua, rafforzata, funzione, di garantire un immediata e celere gestione delle risorse umane, finanziarie, tecnologiche, materiali, ovvero concentrarsi sui compiti di gestione direzionale, organizzativa e di coordinamento, strumentali alla migliore progettazione, implementazione e controllo – con conseguente prioritaria responsabilità – delle scelte didattiche, formative e della valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti. O, in un linguaggio più confidenziale e risalente, attivare e presidiare l’autonomia funzionale dell’istituzione scolastica, di modo che, come impone la norma, essa si sostanzi nella “progettazione e realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento” (art. 1, comma 2, D.P.R. 275/99, Regolamento dell’autonomia, cit.).

Vorremmo sperare che possa porvi rimedio il testo ufficiale che verrà trasmesso al Parlamento e/o che, nel corso della sua discussione, voglia e possa farlo lo stesso Parlamento, pur se contingentato nei tempi impostigli da un premier la cui filosofia sbrigativa non lascia di certo dormire sonni tranquilli.

Dunque, allo stato degli atti, il potenziato dirigente scolastico dovrà rimanere barricato nel suo ufficio a confezionare vecchie e nuove montagne di carte e a rincorrere le corrispettive scadenze, vivendo quotidianamente l’angoscia che qualcuna possa sempre risultargli scappata. Perché, alla fin fine, solo sulle carte non messe a posto egli sarà – se mai lo sarà – valutato.

In compenso avrà letto, a caratteri cubitali, che, dal 1° settembre 2015,  gli saranno riconosciuti aumenti di quasi quattrocento euro al mese, a fronte della miseria di venticinque euro per i soli docenti “meritevoli”. Lo ha  letto su un autorevole quotidiano nazionale che ogni settimana ospita la rubrica dedicata alla scuola. Lo abbiamo letto anche noi, restando basiti di fronte ad una spaventosa superficialità che si sposa con il pressappochismo dei contenuti e la sciatteria della forma espositiva. Se l’inescusabile frettoloso articolista si fosse peritato di accedere alla fonte diretta, oltre che a potare di un bel po’ la cifra sparata, si sarebbe reso avvertito – e sicuramente avrebbe avvertito i lettori – che quella spacciata per remunerazione delle nuove competenze attribuite al dirigente scolastico in realtà è una doverosa reintegrazione del Fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione fissa e variabile e di risultato, che vale solo dal primo di settembre prossimo venturo e non sana le inerenti decurtazioni imposte dal MEF, e subite dal MIUR, per gli anni scolastici 2012-13, 2013-14, 2014-15, pertanto andati in cavalleria: per cui o dovrà restituirsi quanto in parte già percepito oppure – secondo conti già fatti – si  dovrà rinunciare alla retribuzione di risultato per un paio di anniIl che è a dire che si sarebbe reso avvertito – e sicuramente avrebbe avvertito i lettori – che è stata compiuta una tipica operazione da magliari.

Al tirar delle somme, più che un dirigente rinforzato, la “Rivoluzione strepitosa” del nostro Presidente del Consiglio ci consegna, allo stato degli atti, un dirigente intasato.

VI Pur tuttavia è stato comunque – per addizione – ridisegnato, in termini di diritto positivo, il profilo di una dirigenza scolastica per molti versi addirittura superiore – o più complesso, che dir si voglia – di quello della dirigenza generale, che si può leggere nell’articolo 16 del D.Lgs 165/01.

Ne ricaviamo almeno due possibili conseguenze. Possibili, perché dev’essere – e non può che essere – la categoria a farle valere, dismettendo l’illusione di poter esclusivamente contare sulla gratuita benevolenza altrui.

La prima conseguenza è che, ancor più ora, risultano prive  di ogni fondamento giuridico – e anche politico, se e allorquando dovesse riscriversi, nel già citato futuro decreto legislativo l’articolo 25 del D.Lgs 165/01 – le ardite, palesemente ideologiche, e quasi sempre nient’affatto disinteressate, elucubrazioni di chi teorizza un (non)dirigente scolastico, “primus inter pares”, semplice coordinatore della didattica in una conviviale comunità scolastica autoconsistente e, dunque, autoreferenziale, fondata sulla libertà dell’arte e della scienza e sul loro libero insegnamento, sciolta da qualsivoglia vincolo che non sia quello che sovranamente si determini di autoimporsi.

La seconda conseguenza è quella di poter indirizzare un argomento plausibile a un Legislatore che voglia rendersi consapevole – risolvendola – della  propria schizofrenia, nel momento in cui si appresta a licenziare, in un percorso iniziato tempo prima e che ora è destinato a procedere in parallelo, il riordino dell’intera dirigenza pubblica articolata in tre ruoli unici, distinti ma reciprocamente compenetrabili: rispettivamente dello Stato, delle regioni, degli enti locali, ma con l’esclusione della dirigenza scolastica (per l’esattezza, dal ruolo unico della dirigenza statale), che così resterebbe sospesa quale entità definita in negativo, com’era un tempo il personale “non docente”, ora ATA. Che, non essendo inclusa nel ruolo unico – al di fuori del quale non vi è “ipso iure” dirigenza – non potrebbe nemmeno collocarsi in una delle sezioni interne del medesimo, previste dal DDL 1577/14 per le carriere e/o professionalità speciali, vale a dire per quelle figure dirigenziali connotate da intrinseche peculiarità, costituiscano queste o meno un “quid pluris. Ed è il caso della dirigenza scolastica, per il cui accesso, oltre ai requisiti ordinari per accedere ad ogni dirigenza, è imposta la provenienza dalla funzione docente; evidentemente perché lo stesso Legislatore, con libera valutazione, ha ritenuto e ritiene che chi è preposto alla conduzione delle istituzioni scolastiche debba avere confidenza con i processi educativi, affinità di linguaggio con i professionisti dell’educazione-istruzione-formazione che deve coordinare, familiarità con contesti organizzativi contrassegnati da “legami deboli”, in cui l’interpretazione prevale sull’esecuzione, in luogo dei lineari canoni propri delle procedure prevalentemente standardizzate.

Sempre i  quattro lettori ben conoscono la nostra posizione, ma la riproponiamo volendo tentare di catturarne un quinto, e di fargliela possibilmente condividere.

La riproponiamo nel testo che a suo tempo abbiamo sottoscritto nella forma di emendamento all’articolo 10 del menzionato DDL 1577,  già fatto presentare alla  prima Commissione del Senato:

Sono inclusi nel ruolo unico dei dirigenti dello Stato i dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative.

Gli stessi potranno essere collocati, all’interno del predetto ruolo unico, in una delle previste sezioni per le professionalità speciali in ragione della complessa funzione che sono chiamati a svolgere, integrante competenze di ordine gestionale, con diretta ed esclusiva responsabilità, e peculiari competenze di natura tecnico-professionale connesse alla qualifica di provenienza, senza pregiudizio della piena mobilità in uscita e dell’applicabilità degli istituti che connotano l’intera dirigenza pubblica.

Il rapporto di lavoro è regolato dall’unico contratto della dirigenza statale, ovvero in una sezione dello stesso, assicurandosi in ogni caso un trattamento economico complessivo non inferiore a quello delle altre figure dirigenziali.

Educazione civica e valori, l’impegno dei ministri Ue: Si imparino a scuola

da Corriere.it

Vertice europeo a Parigi

Educazione civica e valori, l’impegno dei ministri Ue: Si imparino a scuola

Ministro francese: «Contro la violenza, educazione ai valori». Giannini: «L’istruzione motore della società». Educazione alla cittadinanza verrà insegnata in modo pervasivo

di A. D. G.

I ministri europei dell’Istruzione, riuniti attorno al commissario europeo all’Educazione, alla Cultura e ai Giovani, Tibor Navracsics, hanno sottoscritto martedì una dichiarazione comune, in cui si impegnano a sostenere l’educazione alla cittadinanza, e la promozione e l’insegnamento dei valori comuni come «libertà, dignità, diritti umani e lotta a ogni forma di discriminazione». In una Parigi ancora ferita dagli attacchi terroristici e con lo spettro degli estremismi e della violenza che pesa sulle società occidentali, i responsabili dell’Educazione si sono dati appuntamento per parlare di cittadinanza e dei valori comuni della libertà, della tolleranza, della non discriminazione. Un incontro operativo, con scambi di esempi di buone pratiche tra i diversi Paesi. E con proclami di indirizzo: «A chi cerca di seminare paura con atti violenti, rispondiamo semplicemente con l’educazione ai valori», ha detto in apertura dei lavori il ministro Vallaud-Belkacem. «La scuola è il motore della società, che deve restare sempre acceso, e perché resti sempre acceso dobbiamo metterlo al centro delle nostre politiche», ha detto il ministro italiano dell’Istruzione, Stefania Giannini, a margine dell’incontro

Conoscenza strumento fondamentale

«Per ricreare coesione e comprensione – ha aggiunto il ministro – la conoscenza è uno strumento fondamentale. E la scuola è alla base di tutto, perché fornisce conoscenze, non solo competenze e strumenti ma anche valori». Per questo, ha detto il ministro, il governo ritiene importante intervenire e investire nella scuola e nel suo rinnovamento, «perché questa società è cambiata molto, in bene ma anche in male su alcuni elementi, rispetto ai modelli educativi che abbiamo nelle aule».

Materia «pervasiva»

Un impegno che, per l’Italia, è già parte integrante del progetto di riforma della scuola: una materia come «Educazione alla cittadinanza» dovrà essere presente nei programmi «in modo pervasivo». «C’è stata una precisa richiesta da parte delle famiglie – dice Carmela Palumbo, dirigente Miur -: il 95 per cento dei partecipanti alla consultazione ha suggerito di fare educazione alla cittadinanza, occuparsi di legalità, lotta alla mafia, corruzione. Di insegnare ai ragazzi a pensare in modo critico, abituarli alla tolleranza, alla complessità, ai valori». Per questo la «materia» che ha il mente il governo non avrà una sua collocazione oraria e un’etichetta, ma sarà un «indicazione di principio». Discipline come diritto ed economia, ma anche tutela del patrimonio ambientale, o le tematiche dei diritti umani, il diritto Costituzionale, dovranno entrare in tutti i percorsi e nelle scuole di ogni grado. Starà poi alle scuole, nella loro autonomia, enfatizzare u percorso piuttosto che un altro e dedicare risorse e prof. «E l’opportunità di ampliare l’offerta formativa sarà resa possibile dal piano di assunzioni straordinario», prosegue Palumbo.

Un memorandum per l’esame terza media

da La Stampa

Un memorandum per l’esame terza media

Appuntamento a Giugno per circa 600 mila ragazzi
roma

A Giugno quando circa 600 mila ragazzi dovranno affrontare il loro primo vero esame, quello di terza media. Skuola.net ricorda prove e modalità di questa importante tappa del percorso scolastico.

ITALIANO, LA PRIMA PROVA

L’esame si divide in più giorni. La prima prova da affrontare è lo scritto di italiano, un tema da scrivere in massimo quattro ore di tempo. Il giorno della prova di italiano, quando gli studenti andranno nella loro classe, troveranno i banchi distanziati e staccati gli uni dagli altri. Il prof farà l’appello per verificare che siano tutti ai posti di combattimento e poi consegnerà loro il foglio con le tracce da sviluppare. Ma di traccia i ragazzi dovranno sceglierne una sola, quella che è più nelle loro corde. Terminato il compito dovranno riconsegnare tutti i fogli al prof, compreso quello con la brutta copia.

LINGUE, LA SECONDA PROVA

La seconda prova verterà sulle lingue comunitarie e, visto che quelle insegnate alle medie sono due, le avrà entrambe come oggetto. Sarà assegnato un voto per ciascuna prova, ma sarà la commissione d’esame a stabilire se farle tutte e due lo stesso giorno o in giorni separati. Solo nel caso in cui le ore della seconda lingua comunitaria siano utilizzate per il potenziamento della lingua inglese o della lingua italiana, ci sarà un’unica prova scritta di lingue che riguarderà solo la principale lingua comunitaria studiata da svolgere in tre ore.

MATEMATICA, LA TERZA PROVA

Il terzo giorno degli scritti dell’esame di terza media è dedicato alla prova di matematica e a elementi di scienze e tecnologia. Sarà una prova articolata su più quesiti predisposti dai prof da svolgere in tre ore.

LA TEMUTA PROVA INVALSI

Infine, i 13enni dovranno affrontare la prova scritta che solitamente spaventa più delle altre, il test Invalsi di Italiano e Matematica. Tutti gli studenti di terza media la svolgeranno lo stesso giorno, quest’anno il 19 Giugno 2015. Avranno soltanto due ore di tempo per poterla svolgere al meglio, un’ora per quella di italiano ed una per quella di matematica, con 15 minuti di pausa tra una prova e l’altra.

IL COLLOQUIO ORALE

Per ultimo gli studenti dovranno affrontare il colloquio orale. Potranno discutere di un argomento particolare se presentano una tesina e la durata del colloquio può variare in base a molti fattori: la loro preparazione, il tipo di argomento che affronteranno. In ogni caso, nessun orale di solito dura di più di una trentina di minuti.

Le risorse per le immissioni in ruolo pagano il bonus iscrizione alle private

da ItaliaOggi

Le risorse per le immissioni in ruolo pagano il bonus iscrizione alle private

L’effetto sarà un aumento del contenzioso

Carlo Forte

La detrazione di 400 euro l’anno per ogni alunno, in favore dei genitori che iscrivono i loro figli alle scuole private, sarà pagata dallo stato con i soldi destinati alle immissioni in ruolo.

Lo prevede espressamente il comma 2 dell’articolo 24 del disegno di legge delega approvato dal governo il 12 marzo scorso. La misura non prevede limiti all’accesso al beneficio. E dunque, non è ancora chiaro quale impatto potrà avere sul piano di assunzioni straordinario che il governo avrebbe intenzione di varare con effetti già dal 1° settembre prossimo.

I soldi per le assunzioni, però, ci sarebbero. Perché l’articolo 1, comma 4, della legge 190/2014 stanzia un miliardo di euro per quest’anno e 3 miliardi per i due anni successivi. Ma il governo intende utilizzarli per finanziare tutto il pacchetto previsto dalla legge delega.

È ragionevole ritenere che ciò avrà un forte impatto al ribasso rispetto alle 150mila assunzioni programmate. Che per andare a regime in un’unica soluzione necessiterebbero di una spesa strutturale di non meno di 3 miliardi di euro l’anno. Le immissioni in ruolo, infatti, comportano l’insorgenza del diritto alla ricostruzione di carriera in capo ai neoassunti. E molti di loro sono precari di lungo corso. I relativi costi, dunque, sono molto alti. Specie se si considera che, oltre agli incrementi retributivi, bisogna corrispondere anche gli arretrati.

Insomma, il rischio che si corre, è quello di limitare il tutto alla copertura del turn over. Almeno in questa prima fase. Sempre che il governo non intenda cancellare con un colpo di spugna il diritto alla ricostruzione di carriera.

Ma anche questo potrebbe non bastare. Una misura «tombale» come questa avrebbe come effetto la crescita esponenziale del contenzioso. Che è l’esatto contrario di quello che l’esecutivo ha intenzione di ottenere. Le assunzioni, infatti, sono finalizzate proprio a mettere una pietra sopra la questione della reiterazione dei contratti.

E poi c’è il problema della sostenibilità strutturale dell’ampliamento degli organici. Che potrebbe essere aggirata con una politica di compressione dei salari. Ma qui l’ostacolo da superare potrebbe essere la compatibilità con l’art. 36 della Costituzione.

#riformabuonascuola: in Parlamento DdL non ancora in calendario

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola: in Parlamento DdL non ancora in calendario

A quasi una settimana di distanza dal semaforo verde in CdM, ancora non è chiaro se l’esame inizierà alla Camera o al Senato. Nella maggioranza sperano a Montecitorio, dove sembra più semplice fare correzioni. In tal caso il provvedimento verrebbe assegnato alla Commissione Cultura, che avrà poi il compito di riferire in aula. Quasi impossibile il via libera per fine aprile. E dopo serviaranno tanti decreti attuativi.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il disegno di legge della scuola non dovrebbe arrivare a compimento in breve tempo. Né avrebbe alcuna possibilità di essere introdotto già a partire dal prossimo anno scolastico. Approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso, a quasi una settimana di distanza non è infatti ancora stato calendarizzato in Parlamento. Certo, potrebbe trattarsi di uno slittamento necessario. Di cosiddetti tempi “tecnici”. Rimane però il fatto che il Governo aveva promesso che il testo approvato in CdM sarebbe giunto alle commissioni delle Camere in poche ore. Invece potrebbe non bastare una settimana. Riducendo, quindi, a poco più di 80 giorni il tempo necessario all’approvazione finale del documento. In caso contrario, scatterebbe, almeno per le assunzioni da fare subito, quel decreto legge che tutti pensavano dovesse arrivare tra fine febbraio ed inizio marzo.

A sentire il ministro Giannini non c’è però alcun pericolo: interpellata sull’argomento a Parigi, a margine di un vertice con gli omologhi europei sull’educazione alla cittadinanza, il responsabile del Miur ha spiegato che il testo del disegno di legge sulla ‘Buona scuola’ “è stato ultimato nei dettagli ieri, ora si tratta di incardinarlo, alla Camera o al Senato”. “Decideremo nelle prossime ore e poi ci sarà un percorso parlamentare, che sono convinta – ha aggiunto – sarà rapido ed efficace”.

Malgrado il Governo abbia apportato “ritocchi”, l’impianto complessivo del provvedimento rimane quello che già si conosce. “E’ probabile che il provvedimento possa approdare in Parlamento tra domani e giovedì”, scrive l’Ansa. “Resta ancora da capire se l’esame inizierà alla Camera o al Senato. Molti parlamentari della maggioranza sperano che si parta dalla Camera dove potrebbe essere più semplice apportare correzioni. In tal caso il provvedimento verrebbe assegnato alla Commissione Cultura che avrà poi il compito di riferire in aula. A quel punto il passaggio al Senato non dovrebbe presentare particolari difficoltà. Considerando l’arrivo della pausa pasquale pare tuttavia difficile che il ddl possa essere approvato in via definitiva entro la fine di aprile”. Come, invece, auspicato nei giorni scorsi da più parti del Governo.

E in ogni caso, subito dopo serviranno ben 13 atti successivi affinché una bella fetta di novità possa diventare operativa. Quattro decreti attuativi riguarderanno il capitolo edilizia scolastica. Gli altri serviranno per la determinazione triennale dell’organico dell’autonomia (con il Mef), per la definizione di criteri e modalità di utilizzo della Carta per i prof (da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del ddl), per il riparto del Fondo per la valorizzazione del merito degli insegnanti, per l’adozione (dopo un confronto con i sindacati) del Piano nazionale di formazione dei docenti, per la costituzione del comitato per il monitoraggio della spesa concernente l’organico dell’autonomia (in relazione all’attuazione del piano assunzionale straordinario), la progressione economica del docente e l’utilizzo del fondo per il risarcimento per le mancate stabilizzazioni.

Ddl Buona Scuola: nella primaria arrivano gli specialisti esterni

da tuttoscuola.com

Ddl Buona Scuola: nella primaria arrivano gli specialisti esterni

Il testo iniziale della Buona Scuola lo aveva anticipato a settembre: gli insegnamenti di inglese, musica ed educazione fisica nella scuola primaria sarebbero stati affidati a docenti specialisti esterni.

Ora il ddl varato dal Consiglio dei Ministri si passa dagli annunci ai fatti, con modalità diverse per i tre insegnamenti.

Musica ed Educazione fisica. Con quali risorse avverrà l’insegnamento?

L’insegnamento della musica e dell’educazione fisica nella scuola primaria è assicurato, nel limite dell’organico disponibile, avvalendosi di docenti abilitati nelle relative classi di concorso, anche in ruolo in altri gradi di istruzione, in qualità di specialisti.

Sembra di capire, dunque, che quei due tipi d’insegnamento, attualmente affidati ai docenti della classe, saranno affidati, d’ora in poi, a docenti esterni specialisti.

Chi sono questi specialisti?

Devono essere docenti compresi nell’organico della scuola o di altra scuola. Non vengono, quindi, nominati dall’esterno per supplenza o per contratto.

Da dove vengono gli specialisti?

Se fanno parte dell’organico della scuola, devono essere previsti e assegnati già nell’organico dell’autonomia. Se fanno parte di altra scuola (es. secondaria di I grado in un istituto comprensivo) presteranno servizio a completamento d’orario.

Inglese. Con quali risorse avverrà l’insegnamento?

L’insegnamento della lingua inglese alla scuola primaria è assicurato utilizzando …..risorse finanziare o di organico disponibili.

A differenza di quanto previsto per gli specialisti di musica e di educazione fisica, per l’insegnamento dell’inglese, oltre all’impiego di docenti in organico, è previsto l’utilizzo di risorse finanziarie per retribuire specialisti esterni.

Esternalizzazione per l’insegnamento dell’inglese?

L’insegnamento della lingua inglese alla scuola primaria è assicurato utilizzando … docenti madrelingua o abilitati all’insegnamento nella relativa classe di concorso in qualità di specialisti, ovvero mediante il ricorso alla fornitura di appositi servizi.

Oltre all’impiego di docenti abilitati all’insegnamento dell’inglese nella relativa classe di concorso (come per musica ed educazione fisica), è possibile ricorrendo all’assunzione di docenti madrelingua oppure, in esternalizzazione, all’affidamento ad agenzie esterne.

Quale orario di servizio avranno gli specialisti?

Il riferimento alla classe di concorso cui appartengono lascia intendere che gli specialisti di inglese, musica ed educazione fisica presteranno servizio per 18 ore settimanali.

Quale retribuzione?

Conseguentemente avranno diritto alla retribuzione prevista per i docenti di scuola secondaria, anche se prestano servizio nella primaria.

Problemi aperti

La presenza di questi specialisti pone almeno due ordini di problemi: titolarità di componenti degli organi collegiali, concorso alla valutazione degli alunni.

L’OFFICINA DEI NUOVI LAVORI

Google e Fondazione Mondo Digitale

CONFERENZA STAMPA
per l’inaugurazione di

L’OFFICINA DEI NUOVI LAVORI
un nuovo spazio per favorire la diffusione di competenze digitali tra i giovani

mercoledì 18 marzo
ore 10:00
via del Quadraro 102

Intervengono:
Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca;
Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali;
Carlo D’Asaro Biondo, President Strategic Relationships di Google in EMEA;
Alfonso Molina, Direttore scienti_co della Fondazione Mondo Digitale;
Nicola Zingaretti, Presidente Regione Lazio.
In apertura il saluto di Ignazio Marino, Sindaco di Roma Capitale.

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Personalizzare

436 PERSONALIZZARE E STRUMENTI DIGITALI DI PROGRAMMAZIONE E DI VERIFICA di Umberto Tenuta

CANTO 436 Non ricordo quale Autore latino scriveva:

La cosa che più mi meraviglia è che due aruspici, incontrandosi, non si mettano a ridere a crepapelle!”

 

Invece, la cosa che più meraviglia me è che tanti bravissimi esperti annuncino con enfasi la miracolosa disponibilità di strumenti digitali di programmazione e di verifica relativamente ai vari contenuti disciplinari.

Nella ovvia accezione della PROGRAMMAZIONE quale strumento della personalizzazione educativa, e quindi come sua specifica differenziazione dai PROGRMMI DIDATTICI.

Una Programmazione digitale!

Fruibile da tutte le scuole del Bel Paese.

Per tutti gli alunni delle classi Prime, delle classi Seconde, delle classi Terze, della classi Quarte, delle classi Quinte.

MIRACOLO A LE HAVRE

MIRACOLO A SANT’ANNA.

MIRACOLO A MILANO.

Chi ha visto questi film ne è entusiasta.

Ma io non ho visto nessuno dei tre.

E proprio entusiasta non sono.

Anche perchè i miracoli li fanno solo i Santi.

E solo per chi ci crede.

Ed io non credo.

Purtroppo!

Purpoco!

Una PROGRAMMAZIONE DIGITALE UNIVERSALE!

Ma non scherziamo!

Non solo coi Santi, ma neanche con le persone umane.

L’una diversa dalle altre, unica, singolare, irripetibile sulla faccia della Terra.

Come il mio codice genetico.

Miracolo del coding?

Oddio, tutto pensavo, tranne che il coding fosse santo!

Suvvia, coi Santi e coi bimbi non si scherza!

Non si scherza, come purtroppo troppo si sta scherzando col coding.

Il Digitale è una cosa seria.

Una cosa dal quale dipende il futuro dell’uomo.

Troppo a sproposito si sta parlando del Digitale anche nella BUONASCUOLA.

Utilizziamolo, e bene, soprattutto nella BUONASCUOLA.

Il Digitale può favorire l’elaborazione, sia della Programmazione educativa che dei Piani educativi personalizzati dei singoli alunni.

Piani educativi personalizzati, non solo per gli alunni con BES, ma per tutti i singoli alunni.

Perchè ogni singolo alunno è unico, singolare, irripetibile sulla faccia della Terra.

Ed allora utilizziamo il Digitale per realizzare una scuola su misura, come la voleva Claparède[1]!

Ed utilizziamo il Digitale al momento giusto, come strumento giusto, per il fine giusto!

Diversamente rendiamo un cattivo servizio ai suoi oppositori.

Che non sono pochi anche nella BUONASCUOLA.

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

[1] Edouard Claparède, La scuola su misura, La Nuova Italia, Firenze 1963.

Buonascuola sostituiamo il ricercare degli studenti

BUONASCUOLA IO E TE ALLE LEZIONI SOSTITUIAMO IL RICERCARE DEGLI STUDENTI di Umberto Tenuta

CANTO 435 Anziché fare lezioni, io e te coordiniamo e guidiamo le ricerche che gli studenti fanno sempre in vista degli obiettivi formativi programmati.

 

La lezione è uno strumento didattico consolidato che non viene mai messo in discussione.

L’accento viene posto sullo strumento della lezione anziché sui suoi risultati, che non vengono nemmeno presi in considerazione.

La preoccupazione dei docenti è l’effettuazione delle singole unità didattiche o lezioni.

Eseguite e registrate queste, si ritiene che il proprio dovere sia stato assolto.

Semmai c’è da verificare, mediante le interrogazioni, se gli studenti hanno assolto al loro dovere di acquisire le relative conoscenze (sapere), più che le relative capacità (saper fare) ed i relativi atteggiamenti (saper essere).

In merito, è opportuno prendere atto che in effetti i docenti valutano quasi sempre le conoscenze degli studenti, non preoccupandosi delle loro capacità e dei loro atteggiamenti.

Si pensi allo studio della Geografia.

Se lo studente ripete i nomi delle città, dei fiumi, dei monti… tutto va bene.

Che poi abbia imparato ad orientarsi ed a muoversi nello spazio, ad avvertire la bellezza dei paesaggi, a capire le culture delle genti sembra non importare proprio.

E così per la Storia, per le Lingue straniere, per la stessa Storia della letteratura italiana.

Dante, Petrarca, Boccaccio… non sono mondi, culture, lingue, ma conoscenze: quando è nato, di chi era figlio, che cosa ha scritto, e, molto importante, quando è morto!

Come se i Poeti potessero morire!

Ma che cosa Foscolo e Leopardi ti abbiano lasciato nell’anima importerà forse al confessore, che non ti assolverà per tali letture, ma non certamente alla Professoressa d’Italiano.

Nella Ricerca invece l’accento viene posto, oltre che sui contenuti, anche e soprattutto sulle capacità e sugli atteggiamenti maturati.

Petrarca, Foscolo, Leopardi… quale sensibilità poetica hanno sviluppato?

Quale capacità di rivivere i sentimenti poetici ed eventualmente di scrivere i propri hanno maturato?

Riflettiamo un po’ sul TEMA.

Tema per antonomasia: elaborato scritto in lingua italiana.

Nelle Lingue straniere si effettuano traduzioni, non temi!

Il voto sul Tema riguarda i contenuti del Tema, la correttezza sintattica e ortografica anche, pure in terza Liceo classico!

Ma la maturazione del desiderio di scrivere avvenne in Daniel Pennac perchè il Professore gli aveva proposto di scrivere un romanzo.

E l’amore della lettura maturò negli allievi della più brava professoressa del mondo −NANCIE ATWELL− che leggevano in media quaranta libri all’anno!

A leggere si impara leggendo.

L’amore della lettura matura leggendo.

Leggere è legare fonemi.

Leggere è collegare significati alle parole.

leggere è collegare atteggiamenti ai significati.

Leggere è ricercare.

Ricercano i nostri studenti!

Io e te programmiamo con loro le ricerche.

Li facciamo lavorare in gruppi.

Li indirizziamo.

Li guidiamo con molta discrezione, liberandoci al più presto anche di questa mansione.

La bambina diceva a Maria Montessori: Maestra, aiutami a fare da sola!

Noi li aiutiamo a fare da soli.

Li aiutiamo a individuare le mete.

Li aiutiamo a individuare i percorsi.

Li aiutiamo a camminare da soli.

Li aiutiamo a verificare da soli le loro attività.

Perchè da soli vadano in giro per il mondo.

Mossi dal desiderio di conoscere le loro origini; le terre nelle quali vivono i loro fratelli; le parole, i suoni, i canti, gli archi, le colonne e le icone dei loro cugini.

Cercheranno, ricercheranno, scopriranno, inventeranno ed acquisiranno conoscenze, capacità ed atteggiamenti[1].

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

[1] ATTEGGIAMENTI CAPACITÀ CONOSCENZE (Umberto Tenuta http://www.edscuola.it/archivio/didattica/atteggiamenti.html)

 

Scuola in ospedale e a domicilio

Scuola, nel 2013/2014 lezioni in ospedale per oltre 72mila ragazzi

Giannini: “Questo progetto è nostro fiore a occhiello”

72.765 ragazzi ricoverati in ospedale che, seguiti da oltre mille insegnanti, hanno potuto proseguire con lo studio durante la loro degenza, nell’a.s. 2013/2014. 1.235 alunni, obbligati a rimanere a casa dopo essere stati dimessi, che hanno usufruito della scuola a domicilio seguiti, a rotazione, da oltre 3.400 docenti provenienti da 1.015 scuole. 

La Scuola in ospedale e a domicilio si presenta ormai come una realtà consolidata nella didattica italiana, rivolta a tutti gli studenti che, a causa di un’improvvisa grave malattia, sperimentano il ricovero e lunghi percorsi di cure e riabilitazione, da trascorrere tra l’ospedale e il domicilio. 

Per analizzare e approfondire il tema, individuando punti di forza e margini di miglioramento, si svolge dal 18 al 20 marzo a Roma il Workshop nazionale sulla Scuola in ospedale e a domicilio. All’apertura della tre giorni di lavori, presso la sede del Cnel, è intervenuto il Ministro Stefania Giannini. Le conclusioni saranno affidate, il 20 marzo, al Sottosegretario Davide Faraone. 

L’istruzione in ospedale e a domicilio “rappresenta uno dei fiori all’occhiello delle attività del Ministero dell’Istruzione – ha dichiarato il Ministro Giannini -Consente a migliaia di ragazzi in degenza di non perdere il diritto allo studio attraverso il lavoro straordinario di insegnanti specializzati. Sono docenti che vanno ringraziati ogni giorno e che rappresentano la buona scuola che esiste già. Su questo fronte l’Italia è all’avanguardia, non vogliamo arretrare di un passo. È un fronte su cui vogliamo continuare ad investire”. 

41.783 studenti, la netta maggioranza degli oltre 72mila conteggiati, hanno usufruito del servizio per una permanenza in ospedale compresa tra i 2 e i 7 giorni. Sono stati 7.610 quelli che hanno avuto una degenza inferiore ai 15 giorni; 4.129 hanno invece dovuto affrontare un lungo ricovero, superiore alle due settimane. Significativo l’utilizzo del servizio anche per i day hospital, con 19.243 casi. Hanno potuto tenere il passo con lo studio durante la degenza anche 4.890 studenti stranieri e 3.411 bambini e ragazzi disabili. 

La prima giornata del Workshop ha coinvolto soprattutto i dirigenti delle scuole ospedaliere e i rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali. Nelle giornate del 19 e 20 marzo, i lavori si sposteranno presso l’Ata Hotel Villa Pamphili, Via della Nocetta 105, e interesseranno in particolare i docenti e i dirigenti delle scuole-polo regionali. 

I ragazzi che sono in ospedale, qualunque sia la loro età e il tipo di scuola che frequentano, possono continuare a studiare tramite le sezioni scolastiche, 240 nel 2013/2014, presenti all’interno di 141 ospedali. Possono inoltre veder riconosciuto e validato il percorso che seguono, assistiti dai docenti ospedalieri; essere valutati sia in itinere, attraverso specifiche prove di verifica, che al termine dell’anno scolastico, con la documentazione del percorso formativo seguito e il raccordo continuo con la scuola e la classe di provenienza. In questo modo, non rischiano più di perdere l’anno e viene efficacemente contrastata anche la dispersione scolastica.

È importante inserire nella formazione iniziale dei docenti di ogni ordine e grado un modulo di didattica per l’insegnamento a studenti che vivono situazioni temporaneamente complesse e difficili, come è il caso della degenza in ospedale o domiciliare. 

Le difficili condizioni di insegnamento richiedono per il docente una professionalità ancor più articolata: non solo competenze disciplinari ma anche affettivo-relazionali, che lo rendano capace di utilizzare molteplici strumenti e tecniche, di mantenere rapporti significativi con gli altri soggetti, con il personale sanitario e con la famiglia, di utilizzare le tecnologie più avanzate come strumento di collegamento con il mondo e di supporto al processo di apprendimento. 

Il Workshop è promosso dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del Miur, in collaborazione con il Politecnico di Milano – Metid  e con il Cnr – Istituto Tecnologie Didattiche di Genova. Una collaborazione finalizzata anche a supportare ed ampliare il portale informatico per la Scuola in ospedale e a domicilio (http://pso.istruzione.it).


 

Scuola in ospedale e a domicilio, dal 18 al 20 marzo
workshop nazionale con studiosi, dirigenti e docenti
Apre il Ministro Stefania Giannini

Tre giorni di studio sul tema della scuola in ospedale e a domicilio. Dal 18 al 20 marzo prossimi è in programma, a Roma, un workshop nazionale sulle prospettive, tra continuità e tradizione, di questo importante filone dell’offerta formativa della scuola italiana.

L’iniziativa è promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per lo Studente, la Partecipazione e l’Integrazione – in collaborazione con il Politecnico di Milano (Metid) e con il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche, Istituto tecnologie didattiche di Genova).

Ad aprire le giornate di studio, mercoledì 18, sarà il Ministro Stefania Giannini. Mentre le conclusioni, venerdì 20, saranno affidate al Sottosegretario Davide Faraone. Ai lavori prenderanno parte studiosi, docenti universitari ed esperti da anni impegnati nel settore. Quasi 250 i dirigenti scolastici e i docenti accreditati finora.

La scuola in ospedale è oggi diffusa in tutti gli ordini e gradi del percorso formativo e la sua presenza  nelle strutture ospedaliere garantisce ai bambini e ai ragazzi ricoverati il diritto all’istruzione, oltre ad essere un valido strumento contro la dispersione scolastica. Sono 72.765 gli studenti e oltre mille i docenti coinvolti nel progetto Scuola in ospedale (dati anno scolastico 2013/2014).

A partire dal 2003 si è diffuso anche il servizio d’istruzione domiciliare per i bambini e i ragazzi colpiti da gravi patologie. Sono 1.235 gli studenti coinvolti nell’istruzione domiciliare, 3.448 i docenti e oltre mille le scuole (dati anno scolastico 2013/2014).

Il workshop del 18-20 marzo sarà l’occasione per presentare le nuove frontiere dell’insegnamento a distanza, della “scuola fuori della scuola”, con cui il Miur assicura il diritto all’istruzione anche a chi è impossibilitato a frequentare per gravi motivi di salute.

La prima giornata (18 marzo) è rivolta ai dirigenti scolastici delle scuole ospedaliere e ai rappresentanti degli Uffici scolastici regionali. Il 19 e il 20 il workshop coinvolgerà i docenti e i dirigenti scolastici delle scuole polo regionali. (Programma in allegato).

Nel corso dei lavori sarà presentata anche la nuova area del portale web della scuola in ospedale (http://pso.istruzione.it ) dedicata alla Formazione per la Scuola in Ospedale (Afso). Uno spazio all’interno del quale saranno presenti nuovi materiali e contributi dedicati alla formazione in servizio dei docenti in ospedale e una sezione sperimentale per la creazione e l’attivazione di classi virtuali a supporto dei processi formativi e didattici degli studenti ospedalizzati e/o a domicilio.


 

Nota 18 marzo 2015, AOODGOSV 2251

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
AI Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano

Nota 18 marzo 2015, AOODGOSV 2251

Oggetto: IV edizione del Concorso “Certamen Lingusticum” – anno 2015

Nota 18 marzo 2015, AOODGOSV 2276

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori Generali

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia Giulia

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Puglia

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per l’Umbria

dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto

LORO SEDI

 

Al Presidente dell’INDIRE

dott. Giovanni Biondi

segreteriapresidente@indire.it

 

Al Presidente dell’INVALSI

prof.ssa Anna Maria Ajello

presidente@invalsi.it

 

 

e p.c. Al Sottosegretario di Stato

On. le Gabriele Toccafondi

SEDE

 

Al Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione

SEDE

 

Ai Direttori Generali

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per l’Abruzzo

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Campania

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per le Marche

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per il Molise

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna

dell’ Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia

Al Sovrintendente agli Studi per la regione Autonoma della Valle D’Aosta

LORO SEDI

Oggetto: Misure nazionali di sistema, ex.art.11, co.10, DPR 263/12: Piano di Attività per l’Innovazione dell’Istruzione degli Adulti (P.A.I.DE.I.A) – Avvio Attività.

 

Come noto, dal primo settembre del prossimo anno scolastico saranno attivi su tutto il territorio nazionale i CPIA ed i percorsi di istruzione degli adulti saranno ridefiniti secondo i nuovi assetti organizzativi e didattici delineati dal DPR 263/12 e specificati nelle Linee guida, di cui all’art.11, comma 10 del DPR 263/12, già trasmesse con CM 36/14.

 

L’art. 11, comma 10, di detto DPR 263/12 prevede che il passaggio al nuovo ordinamento sia accompagnato da misure nazionali di sistema per l’aggiornamento dei dirigenti, dei docenti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario dei Centri.

 

A tal fine, la Scrivente ha promosso con nota prot. n. 7417 del 28 novembre 2014 incontri nazionali di approfondimento con i rappresentanti degli Uffici Scolastici Regionali, dell’INDIRE e dell’INVALSI ad esito dei quali è stato condiviso il Piano di Attività per l’Innovazione DEll’Istruzione degli Adulti (P.A.I.DE.I.A).

 

Con d.d. n. 51 del 27 gennaio 2015 è stato istituito il Gruppo di lavoro nazionale che ha predisposto le Linee guida per la realizzazione del suddetto Piano, trasmesse alle SS.LL con nota prot. n. 842 del 3 febbraio 2015.

Il Piano ha come obiettivo strategico quello di consolidare ed aggiornare le competenze richieste ai vari livelli – ivi comprese le figure di sistema (cfr. 3.7, Linee guida, CM 36/14) – per sostenere e favorire l’applicazione dei nuovi assetti organizzativi e didattici, di cui al citato DPR 263/12.

 

Il Piano prevede la realizzazione di 8 seminari residenziali riferiti ai seguenti 6 ambiti di intervento: A) Rete territoriale di servizio; B) Centro di attività di ricerca, sperimentazione e sviluppo in materia di istruzione degli adulti; C) Commissione per la definizione del patto formativo individuale, D) Progettazione per UDA; E) Fruizione a distanza; F) Percorsi di istruzione negli Istituti di prevenzione e pena.

 

Il Piano, che intende valorizzare la collaborazione multiregionale, è realizzato da 5 aggregazioni interregionali ognuna delle quali organizzerà, attraverso i Gruppi di lavoro interregionali all’uopo istituiti, seminari residenziali relativi ad uno o più ambiti: 1) Umbria, Abruzzo, Toscana (ambito D, ambito E); 2) Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Valle d’Aosta, Liguria, Sardegna (ambito A, ambito B); 3) Lazio, Sicilia, Lombardia (ambito A); 4) Emilia-Romagna, Campania, Molise (ambito C, ambito F); 5 Puglia, Calabria, Basilicata (ambito D, ambito C).

 

I suddetti seminari sono finalizzati alla produzione di 18 strumenti (3 per ciascun ambito di intervento), così come indicati nelle Linee guida PAIDEIA, di cui alla citata nota prot. n. 842/15; nella progettazione relativa alla produzione dei suddetti strumenti, i Gruppi di lavoro Interregionali avranno cura di valorizzare i materiali già prodotti in occasione a) delle attività realizzate in collaborazione con l’Invalsi, nell’ambito dei Progetti nazionali SAPA-Diffusione e RICREARE; b) delle azioni realizzate nell’ambito dei Progetti assistiti a livello nazionale, di cui alla nota n. 4241 del 31 luglio 2013; c) delle attività formative a sostegno del passaggio al nuovo ordinamento, già programmate ai sensi della nota n.611 del 6 maggio 2014; d) delle attività formative autonomamente realizzate nei singoli territori.

 

I seminari residenziali, che nella giornata inaugurale vedranno la partecipazione della Scrivente, si svolgeranno secondo il seguente calendario:

 

Numero progressivo

 

Data Gruppi di lavoro Interregionali (GLI) Ambito di intervento Localitàdi svolgimento
1 26-27-28 marzo 2015 Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Valle d’Aosta, Liguria, Sardegna A e B Montegrotto Terme (PD)
2 10 aprile 2015 Umbria, Abruzzo, Toscana D e E Firenze
3 13-14-15 aprile 2015 Emilia-Romagna, Campania, Molise C Bologna
4 20 -21 aprile 2015 Umbria, Abruzzo, Toscana D e E Perugia
5 20 -21-22 aprile 2015 Lazio, Sicilia, Lombardia A Roma
6 23- 24 aprile 2015 Puglia, Calabria, Basilicata C e D Taranto
7 27-28-29 aprile 2015 Emilia-Romagna, Campania, Molise F Napoli
8 8 maggio 2015 Umbria, Abruzzo, Toscana D e E Firenze

 

Ai seminari residenziali parteciperanno circa 300 tra dirigenti scolastici, docenti e personale ATA, nonché esperti del MIUR, dell’INDIRE, dell’INVALSI, dell’Università, delle Regioni, degli Enti locali e del mondo delle professioni; i partecipanti saranno individuati dai Gruppi di Lavoro Interregionale (GLI), sulla base dei criteri definiti nelle Linee guida PAIDEIA, tra quelli già in possesso di documentata esperienza in materia di istruzione degli adulti in relazione, in particolare, a ciascuno dei 6 ambiti di intervento e dei relativi prodotti attesi ad esito dei suddetti seminari. Le SS.LL valuteranno l’opportunità di estendere l’invito anche ai rappresentanti del Gruppo Nazionale IDA.

 

Per sostenere i seminari, favorire la collaborazione tra i partecipanti anche a distanza e monitorare il Piano, l’INDIRE ha attivato la piattaforma PAIDEIA accessibile al seguente indirizzo www.indire.it/gruppodilavoropaideia a partire dal 23 marzo p.v. La piattaforma PAIDEIA, prevede due aree specifiche, una dedicata al Gruppo di lavoro nazionale (GLN) ed una dedicata ai Gruppi di lavoro Interregionali (GLI), che consentono la condivisione di documenti e la possibilità di svolgere videoconferenze all’interno della piattaforma. Nella piattaforma sono previste, altresì, un’area dedicata ai Prodotti che saranno realizzati ad esito degli 8 seminari residenziali ed un’area dedicata al Monitoraggio al cui interno è presente una scheda di rilevazione che le SS.LL avranno cura di condividere nei rispettivi Gruppi di lavoro interregionali e di compilare on-line al termine delle attività e comunque non oltre il 20 maggio p.v. Le SSLL vorranno comunicare all’INDIRE (m.borri@indire.it) i dati relativi ai componenti dei GLI, ai fini del rilascio delle credenziali per l’ accesso alla piattaforma e per la compilazione della scheda di rilevazione. In ogni caso, sara cura dell’INDIRE fornire successivamente istruzioni dettagliate circa l’utilizzo della piattaforma e la compilazione della scheda di rilevazione anche in riferimento alla redazione finale del Rapporto di monitoraggio prevista per il 26 giugno 2015.

 

Si chiede alle SS.LL di dare la più ampia comunicazione e di favorire la partecipazione ai seminari residenziali.

 

Per qualsiasi ulteriore informazione è possibile rivolgersi al dirigente scolastico, prof. Sebastian Amelio (06.58495905), coordinatore del Gruppo Nazionale di Lavoro.

 

Si ringrazia per la collaborazione.

 

 

Il Direttore Generale

f.to- Carmela Palumbo –

Nota 18 marzo 2015, Prot.2283

Dipartimento per l’istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica

Ufficio Sesto

AI DIRIGENTI DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI STATALI DI ISTRUZIONE SECONDARIA DI SECONDO GRADO
LORO SEDI
p.c.
AI DIRETTORI GENERALI DEGLI UFFICI SCOLASTICI REGIONALI
LORO SEDI
ALLA DIREZIONE GENERALE PER GLI STUDI, LA STATISTICA E I SISTEMI INFORMATIVI
SEDE

Oggetto: Domande di partecipazione (modello ES-1) alle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo.

Com’è noto, alle ore 14,00 del prossimo 20 marzo scade il termine previsto dalla C.M. n.5 del 26 febbraio 2015, relativo alla formazione delle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo, per la presentazione on line delle domande per commissari/presidente di commissione di esami di Stato.

A riguardo si fa presente che, dal monitoraggio odierno effettuato tramite il Sistema informativo, risulta che l’afflusso delle domande è ancora carente, non in linea con gli standard previsti. Per consentire, dunque, a tutti gli obbligati di inoltrare regolarmente la domanda, il precedente termine del 20 marzo è prorogato, eccezionalmente, fino alle ore 14,00 del prossimo 27 marzo 2015.

Si rammenta che la presentazione delle domande costituisce un preciso obbligo di istituto e che spetta ai dirigenti scolastici degli istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado verificare l’avvenuta presentazione della scheda da parte di tutti i docenti aventi l’obbligo e procedere, comunque, all’eventuale acquisizione d’ufficio a sistema dei loro dati.

Viene prorogato, pertanto, al giorno 3 aprile 2015 il precedente termine del 31 marzo 2015, entro il quale i dirigenti scolastici devono verificare e convalidare le istanze trasmesse on line e trasmettere agli Uffici territoriali l’elenco alfabetico riepilogativo degli aspiranti che hanno presentato il modello ES-1, nonché l’elenco degli esonerati e l’elenco dei docenti che abbiano omesso di presentare la scheda, indicandone i motivi.

Viene di conseguenza posticipata, per le segreterie scolastiche e per gli Uffici Scolastici Territoriali, al giorno 28 marzo 2015, l’apertura delle funzioni SIDI di gestione dei modelli ES-1 (precedentemente prevista per il giorno 20 marzo). Alla stessa data saranno rese disponibili le funzioni SIDI per la verifica e convalida delle istanze trasmesse sino al giorno 10 aprile 2015.

Per Il Direttore Generale

Carmela Palumbo

Il Dirigente

Antonietta D’AMATO