RIFORMA DELLA SCUOLA: IL GOVERNO METTE IN DISPARTE I GENITORI

RIFORMA DELLA SCUOLA: IL GOVERNO METTE IN DISPARTE I GENITORI

È confermato: con il nuovo disegno di legge, il governo Renzi riprende e rilancia la scelta penalizzante nei confronti dei genitori, già cavallo di battaglia dell’on. Valentina Aprea. Famiglie come pedine trascurabili in un gioco che in precedenza faceva fare la parte del leone alle aziende e ora lascia campo al preside manager, o forse famiglie scomode, che vedono e parlano e denunciano i tanti abusi dei presidi-sceriffo che infestano una parte non trascurabile delle nostre scuole?

”Noi non crediamo che i problemi della scuola si risolvano declassando i genitori a semplici procacciatori di fondi. Semmai, dando voce consapevole ai genitori, tante situazioni potrebbero migliorare” dichiara Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Associazione genitori A.Ge. Toscana.

L’analisi del rapporto su LaBuonaScuola del settembre scorso parla chiaro: in 136 pagine, si citano 16 volte le famiglie e 9 i genitori, quasi sempre come soggetti passivi, che debbono avere fiducia nelle scelte effettuate da dirigenti e docenti, o come protagonisti del crowdfunding. Spariscono i rappresentanti di classe: anni luce di distanza dal ruolo di componente scolastica, con presidenza del Consiglio d’istituto affidata a un genitore, che troviamo negli Organi collegiali del 1974.

Nel Disegno di legge si fa anche peggio, chiamando in causa le famiglie solo per leggere il Pof delle scuole on line e come destinatari del servizio 0-6 anni. I genitori figurano solo una volta, in un comma sibillino sugli organi collegiali, che da un lato auspica maggiore partecipazione e dall’altro prevede “da parte delle scuole specifiche forme di regolazione riferite alla disciplina di dettaglio della propria organizzazione interna”, ossia l’anticamera della defenestrazione del rappresentante di classe e chissà quali maggioranze bulgare nella ripartizione dei seggi del consiglio d’istituto.

”La nostra segnalazione in merito all’inidoneità di una percentuale piccola, ma pur sempre consistente, di dirigenti scolastici ha raccolto l’adesione dei genitori e anche di tanti docenti –rileva Di Goro- Puntare sui dirigenti scolastici è un errore strategico, che segnerà generazioni di studenti. Nel medio termine ha come diretta conseguenza il ridimensionamento degli altri ruoli nella scuola, e segnatamente di quello dei genitori, il che inacerbirà il problema, per mancanza di contraddittorio democratico”.

”Visto che il governo ha tenuto ben poco conto degli esiti della consultazione LaBuonaScuola appositamente indetta a settembre e che il Ddl è stato reso pubblico otto giorni dopo essere approvato, con la previsione di ben 17 decreti delegati, è legittimo pensare che a breve ci troveremo inappellabilmente dinanzi a una scuola che non risponde né ai bisogni della scuola né a quelli delle sue componenti –conclude Di Goro- È per questo che come A.Ge. Toscana proponiamo a tutti i genitori interessati di far sentire ancora una volta la loro voce”.

I genitori potranno firmare una petizione on-line diretta al Governo, sottoscrivere una petizione da presentare alle Camere ed esprimersi tramite un sondaggio sulla scuola che vorrebbero. Tutti coloro che lasceranno la loro e-mail o si registreranno sul sito www.agetoscana.it riceveranno gli aggiornamenti sulla legge e sulle nostre iniziative. È inoltre possibile restare aggiornati consultando il sito di AGe Toscana e la sua pagina facebook.

Queste le tematiche della petizione:
–          presenza di genitori e studenti nei consigli di classe e nei nuclei di valutazione
–          almeno 5 ore annue di consiglio di classe alla presenza di genitori e studenti
–          possibilità di presenziare alle sedute dei Consigli di classe in veste di uditori
–          centralità del Consiglio di istituto negli indirizzi, nell’adozione e nella valutazione del POF, indipendentemente dall’iniziativa del dirigente scolastico
–          pariteticità di rappresentanza fra personale della scuola e genitori; presidenza del Consiglio di istituto affidata a un genitore
–          valorizzazione delle attuali componenti scolastiche presenti all’interno del Consiglio; partecipazione di esterni solo in veste consultiva
–          permessi lavorativi per la partecipazione alle sedute degli organi collegiali
–          possibilità di delega del consigliere eletto a favore di altro genitore della classe/istituto
–          formazione obbligatoria e gratuita dei membri degli organi collegiali, anche attraverso le Associazioni dei genitori e i loro Forum
–          organi collegiali anche negli istituti omnicomprensivi e nelle scuole annesse ai convitti
–          presenza di rappresentanti dei Consigli d’istituto nelle commissioni istituite dagli Enti locali
–          istituti che non superino in nessun caso 1.200 alunni; tutela dei territori montani e delle piccole isole, salvaguardando le scuole con riferimento alla media regionale

Andrea Riccardi nominato Presidente Società Dante Alighieri

Andrea Riccardi nominato Presidente Società Dante Alighieri. 
Giannini si congratula, “scelta che rafforza promozione lingua
e cultura italiane nel mondo”

La nomina di Andrea Riccardi a Presidente della Società Dante Alighieri “indica la volontà di rafforzare la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, come fondamentale strumento a servizio della cooperazione internazionale e della politica estera del nostro Paese”.

Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, a proposito della nomina di Andrea Riccardi come Presidente della Società Dante Alighieri, al quale il Ministro rivolge le proprie congratulazioni.

Difficoltà grafomotorie, disgrafia o scarsa volontà?

Bicinicco (UD). Difficoltà grafomotorie, disgrafia o scarsa volontà?

Martedì 31 marzo 2015 alle ore 20.30, presso la Sala Conferenze del Centro di Aggregazione Giovanile di Bicinicco (UD), all’interno del ciclo di incontri rivolti a genitori e docenti, appuntamento dal titolo
“Difficoltà grafomotorie, disgrafia o scarsa volontà?”

La disabilità tra le riforme

La disabilità tra le riforme

Lunedì 23 marzo 2015 alle ore 9.00, presso l’Auditorium della Regione FVG – Via Sabbadini, 31 – a Udine, il Centro InfoHandicap FVG e la Coop. Soc. Hattiva Lab, con il patrocinio della Regione FVG, di FederSanità ANCI e la Consulta regionale delle Associazioni delle Persone Disabili e delle loro Famiglie del FVG Onlus, organizzano un Focus sulla Riforma Sanitaria del Friuli Venezia Giulia, aperto a tutti, dal titolo
“La disabilità tra le riforme”
Parteciperà la dott.ssa Maria Sandra Telesca, Assessore alla salute, integrazione socio sanitaria, politiche sociale e famiglia della Regione Friuli Venezia Giulia.

Palestre aperte, insegnanti di qualità La battaglia dei prof di ginnastica

da Corriere.it

Palestre aperte, insegnanti di qualità
La battaglia dei prof di ginnastica

A Milano gli Stati Generali dell’Educazione Fisica: «La riforma del governo non basta: 7.000 nuovi insegnanti sono quasi niente. Fuori il Coni dalle scuole»

di Antonella De Gregorio

Maestri esperti alle elementari, laboratori di avviamento alla pratica sportiva alle medie e alle superiori. E fuori il Coni dalle scuole. Gli insegnanti di Educazione Fisica sono mobilitati. Dal governo, dicono, «sono arrivate solo dichiarazioni vuote». Un titolo da riempire di contenuti, quello del disegno di legge per la Buona Scuola, che prevede l’insegnamento della ginnastica nella primaria, con maestri qualificati. «Ma la riforma, così com’è, porterà solo a inserire negli istituti comprensivi i 7mila insegnanti della disciplina iscritti nelle Graduatorie a esaurimento. Lavoreranno con i ragazzi delle medie e, dove si potrà, anche con i bambini, ma a partire dalla terza elementare e solo un’ora a settimana», spiega Elena Trequattrini, presidente di Edumoto, l’associazione milanese di docenti di educazione fisica e di laureati in Scienze motorie che insieme a Capdi (organizzazione nazionale che riunisce una trentina di realtà territoriali), ha indetto per la prima volta in Italia, gli Stati Generali dell’educazione fisica. Sabato e domenica centinaia di prof di ginnastica di tutta Italia, politici, docenti universitari si riuniscono a Milano, per confrontarsi, elaborare idee, raccoglierle in un «manifesto» da presentare al governo per riempire di contenuti il ddl di riforma.

Una classe di concorso

Chiedono una classe di concorso e l’abilitazione specifica; due ore a settimana di insegnamento in tutti i cicli («È quello che si fa nelle paritarie e in Europa», spiega Trequattrini); più maestri specializzati («le Indicazioni Nazionali del 2012 prevedono l’educazione fisica alle elementari, ma mancano i maestri», dice). E si fa presto a capire che «stabilizzare» 7mila insegnanti non risolverà il problema: «Ci sono 30mila scuole statali nel Paese, 250mila classi, quattro milioni e 550mila bambini». Una stima l’aveva tentata l’ex ministro per lo Sport, Josefa Idem: solo per la promozione dell’attività fisica alla primaria, la ministra calcolava un fabbisogno di 11mila «specialisti», pari a un impegno economico, per lo Stato, di 250milioni di euro. «A Milano – ha detto Marco Bussetti, provveditore del capoluogo lombardo, 52 anni, una laurea in scienze motorie, un passato da insegnante di educazione fisica e da allenatore di basket – ci sono 21mila scuole pubbliche e 350 insegnanti di educazione fisica iscritti alle Gae. La copertura sarà a macchia di leopardo». Una «fortuna» che toccherà a qualcuno e non ad altri. «Lo sport è uno strumento educativo fondamentale in tutti gli ordini di scuola, ma è una disciplina spesso messa nell’angolo, soprattutto dove studiano i più piccoli: ci sono classi delle elementari che fanno ginnastica in aula. Senza esperti a guidarli, perché sono le maestre di italiano o matematica a fare ginnastica», sostiene.

Le attività complementari

Non che alle medie o alle superiori sia tutto rose e fiori: il Miur ha continuato a tagliare i fondi per le attività complementari di educazione fisica: gruppi sportivi, laboratori, organizzazione e partecipazione a campionati studenteschi. Per accompagnare i giovani alle gare, o avvicinarli a pallavolo, basket, rugby, le risorse sono passate dai 60 milioni del 2011 a 15 milioni: «75 euro lorde l’anno per scuola», sostiene Edumoto.

Palestre aperte

Le proposte: «Dare vita ad associazioni sportive scolastiche con più discipline, come si fa in Francia», dice Antonio Rossi, assessore allo Sport della Regione Lombardia. «E utilizzare, dopo Expo, le aree dell’evento per realizzare impianti sportivi di qualità, da mettere a disposizione degli universitari e della Federazione». «Aprire al territorio le palestre delle scuole (dopo un’urgente manutenzione straordinaria oltre che ordinaria), attraverso accordi con le associazioni; anche fuori dall’orario scolastico», suggerisce Ines Patrizia Quartieri, Consigliera delegata alla Rete scolastica ed Edilizia Istituzionale della Città metropolitana di Milano.

Via gli «specialisti»

Intanto, il ministero aveva provato a tamponare le carenze attraverso un accordo di collaborazione con Coni e ministero dello Sport: per promuovere l’attività fisica alle elementari, il Comitato Olimpico aveva messo sul piatto 7 milioni e mezzo di euro: altri cinque milioni i due dicasteri. Il progetto – lo «Sport di classe» – prevedeva che sportivi professionisti affiancassero gli insegnanti nelle scuole per spiegare come insegnare la materia. «Ma gli “specialisti” non hanno mai lavorato con i bambini, non sono mai entrati in palestra con loro, a volte hanno incontrato solo i dirigenti scolastici», lamentano gli organizzatori della due giorni milanese. «E sono i numeri a dire che il progetto è stato un flop: in Lombardia ha aderito solo il 20% delle scuole». «Va fermata quest’invasione dall’esterno e non si deve ripetere», dice Bussetti. «Non serve l’Accademia della crusca per insegnare Italiano. E così per l’Educazione Fisica: tutto quello che serve sono insegnanti preparati, formati e in grado di operare con qualità».

Ultime 24 ore per produrre istanza di trasferimento

da La Tecnica della Scuola

Ultime 24 ore per produrre istanza di trasferimento

Siamo proprio agli sgoccioli scadono oggi, 22 marzo, i termini, già prorogati dal Miur, per presentare domanda di trasferimento e per chi lo volesse anche di passaggio di cattedra o di ruolo.

Resta quindi l’intera giornata di domenica 22 marzo, fino alle ore 24:00, per inoltrare alla propria scuola di servizio la richiesta di mobilità.

Quali saranno le ulteriori tappe di questa istanza? Dopo che la domanda verrà scaricata e visionata dalla scuola, in tutte le sue parti, compresi gli allegati, viene inviata all’USP. Sara l’ufficio scolastico provinciale a controllare nuovamente la domanda e a convalidarla. All’atto della convalida viene inviato, sulla posta istituzionale del docente, ma anche sull’archivio delle istanze on line, l’avviso di convalida. In tale avviso viene riportato tutti i punteggi, le precedenze e le preferenze territoriali espresse e ritenute corrette.

In questa occasione potrete fare un controllo tra il punteggio calcolato all’atto della domanda e quello attribuito dopo la convalida, in modo da comprendere se è stato tutto convalidato o se oppure c’è stato qualcosa che non è stato computato. Da quando ricevete la comunicazione di convalida dell’istanza on line prodotta entro il 22 marzo, ci saranno i canonici 10 giorni, previsti dall’art.12 del CCNI sulla mobilità, per fare reclamo scritto.

Infatti, in calce al foglio di convalida c’è scritto: “nel caso dovesse riscontrare una eventuale differenza con i dati a sua conoscenza, la preghiamo di darne comunicazione entro dieci giorni dalla ricezione della presente”. Di norma nell’avviso di convalida delle domanda di mobilità si ricorda che per i docenti che richiedono il rientro nella scuola di precedente titolarità, non verranno attribuiti i punteggi delle esigenze di famiglia, come specificato dalla circolare ministeriale n. 746 del 13/12/1996. Una volta passata la fase dei possibili reclami si passa all’elaborazione dei movimenti e, dopo gli ultimi controlli, ci sarà la pubblicazione dei trasferimenti. É giusto anche dire, alla luce del disegno di legge che sta per essere discusso alla Camera, che questo potrebbe essere l’ultimo anno in cui i trasferimenti si faranno con queste regole.

Qualcuno teme che già con questa tornata di trasferimenti si potrebbe finire nei famosi albi territoriali della riforma della scuola, ma non sarà così: “per il 2015/2016 le uniche regole saranno quelle del CCNI sulla mobilità del 23 febbraio 2015”.

La geografia? A discrezione del preside

da La Tecnica della Scuola

La geografia? A discrezione del preside

Il coordinamento nazionale Sos geografia dopo la circolare ministeriale che definisce i criteri per assumere i prof di geografia, lancia l’allarme: “Non esistono classi di concorso Cenerentola”

E scrive una lettera indirizzata:  Al Presidente del Consiglio dei Ministri; Al Ministro dell’Istruzione; Ai Componenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato; Alle Organizzazioni sindacali

Denunciano l’attribuzione di questa disciplina anche a docenti che non rientrano in questa  specifica classe di concorso e al limite che non abbiano neanche sostenuto un esame.

di geografia nè tantomeno di geografia economica. Nella nuova circolare, sostengono i prof di geografia, si toglie ogni salvaguardia alla geografia e i dirigenti scolastici si assumono «la responsabilità della scelta della classe di concorso a cui attribuire un insegnamento in attesa di situazioni da salvaguardare».

Con l’organico funzionale inoltre  «senza tutela della specificità dell’insegnamento», si può anche «aggravare il caos nella già delicata situazione che si è venuta a creare».

Riccardo Canesi, che coordina il movimento, lancia l’appello al governo: «Nello spirito della Carta costituzionale, chiediamo, ancora una volta , che venga fatta chiarezza e soprattutto giustizia e quindi non venga penalizzato ulteriormente l’insegnamento della Geografia con l’affidamento a classi di concorso non specialistiche determinando la perdita della sua specificità».Sos geografia alle superiori, «a rischio prof e studenti»

“Nello spirito della Carta costituzionale (art. 33) , chiediamo,  ancora una volta , che venga fatta chiarezza e soprattutto giustizia (non esistono classi di concorso Cenerentola) e quindi non venga penalizzato ulteriormente (vedasi la inspiegabile e totale assenza dalla Buona Scuola) l’insegnamento della Geografia con l’affidamento a classi di concorso non specialistiche determinando  la perdita della sua specificità”.

www.sosgeografia.it  r.canesi@tin.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E’ necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Parte il curriculum dello studente

da La Tecnica della Scuola

Parte il curriculum dello studente

Per allargare l’offerta formativa si pensa di utilizzare il nuovo curriculum dello studente. Le istituzioni scolastiche lo inseriranno nel Portale unico dei dati della scuola gestito dal Miur

Le scuole introducono insegnamenti opzionali, ulteriori rispetto a quelli già previsti dai quadri orari per lo specifico grado, ordine ed opzione di istruzione. Tali insegnamenti, attivati dalle istituzioni scolastiche nell’ambito dei posti di organico dell’autonomia. Questo organico è determinato su base regionale, con cadenza triennale, con specifici decreti emanati dal Miur.

Gli insegnamenti, così determinati, scrive Il Sole 24 Ore, sono parte del percorso dello studente e sono inseriti nel Curriculum dello studente. Si tratta di uno strumento molto importante che servirà a individuare il profilo dello studente e raccogliere tutti i dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro. Nel curriculum, infatti, saranno inseriti i dati relativi al percorso degli studi, alle competenze acquisite, alle eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, alle esperienze formative anche in alternanza scuola-lavoro e alle attività culturali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extrascolastico.

Le parole chiave della riforma della scuola

da tuttoscuola.com

Dossier di Tuttoscuola sul Disegno di legge su la Buona scuola
Le parole chiave della riforma della scuola
Merito batte uguaglianza 10 a 0

La riforma della “Buona scuola” viene passata “ai raggi x” nel dossier appena pubblicato da Tuttoscuola, scaricabile gratuitamente dal portale di Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com). Il dossier comprende 21 schede analitiche con osservazioni e approfondimenti sui temi affrontati nel provvedimento oltre al testo del Disegno di legge, e della relativa relazione tecnica.

Ma qual è la parola più usata nel ddl? E’ “Insegnanti”, utilizzata (insieme al sinonimo docenti) ben 68 volte, quasi il doppio dell’accoppiata “Alunni/studenti” (39 volte) e di “dirigente scolastico (36 volte), che pure rappresenta la figura che acquista maggiori poteri e responsabilità nel modello prefigurato dalla riforma.

Segue a ruota “autonomia scolastica” (citata 35 volte), che è il concetto-fulcro del progetto, a pari merito con “Organico” (o dotazione organica). “Famiglie/genitori” sono citati solo 6 volte.

Non si può certo associare la Buona scuola allo slogan delle tre “i” che fu uno dei cavalli di battaglia del programma elettorale del centrodestra vincente nel 2001. La parola “inglese” compare solo due volte, “internet” non compare mai (ma una certa attenzione è riservata al  “digitale”, che compare 8 volte). E la parola “impresa”? Figura due volte in relazione al “reddito d’impresa” riguardo al credito d’imposta previsto per le erogazioni liberali a favore delle scuola (School bonus) e una sola volta riguardo all’impresa formativa simulata prevista per l’alternanza scuola-lavoro (riguardo alla quale è usato due volte il termine “azienda”). E ciò benché i detrattori accusino il progetto di essere piegato ai desideri del mondo dell’impresa.

Tra le parole che non figurano mai: tempo pieno, scienze, matematica, ma neanche “uguaglianza”, “equità”, da sempre un vessillo della concezione di scuola della sinistra. E invece trionfa nella Buona scuola renziana la parola “merito”, citata 10 volte. Insomma merito batte uguaglianza 10 a 0.

Carta da 500 euro rinnovata di anno in anno

da tuttoscuola.com

Carta da 500 euro rinnovata di anno in anno
Un benefit per 762 mila docenti di ruolo, di cui 12 mila docenti di IRC

A proposito della Carta del docente, la bozza iniziale del ddl Buona Scuola non chiariva se il beneficio di 500 euro personali costituiva un una tantum oppure un benefit replicabile.

Ora ogni dubbio è fugato: la carta viene rinnovata ogni anno scolastico. E non costerà poco allo Stato: oltre 381 milioni all’anno.

La relazione tecnica di accompagnamento precisa, infatti, che La presente disposizione si applica a tutto il personale docente di ruolo che, tenuto conto anche del piano assunzionale straordinario di cui al presente provvedimento, ammonta complessivamente a 762.274 unità (600.839 unità l’organico di diritto per l’a.s. 2014/2015 a cui si aggiungono circa 93.000 docenti per il sostegno, 48.812 docenti assunti sui nuovi posti per l’organico per il potenziamento dell’offerta formativa, circa 12.000 docenti di religione e 7.623 posti che con il presente provvedimento verranno strutturati nell’organico dell’autonomia).

Beneficiano della Carta anche i 12 mila docenti di religione e altri 7.623 insegnanti che andranno ad integrare l’organico dell’autonomia.

Moltiplicando il numero di docenti di ruolo potenzialmente beneficiari dell’iniziativa per euro 500,00 si ottiene una spesa pari ad euro 381.137.000,00 a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016. La Carta verrà ricaricata all’inizio di ogni anno scolastico.

All’inizio di ciascun anno scolastico verrà assegnata la carta ai beneficiari ovvero verrà ricaricato l’importo previsto che avrà validità sino alla conclusione dello stesso anno scolastico.

50 mila docenti per l’organico funzionale

da tuttoscuola.com

50 mila docenti per l’organico funzionale
Ne parla la relazione tecnica allegata al ddl di riforma

La relazione tecnica di accompagnamento del ddl Buona Scuola puntualizza, tra l’altro, la portata del piano straordinario di assunzioni.

L’articolo 8 del ddl prevede l’assunzione di 100.701 unità di personale docente, inclusi i soggetti da assumere sui posti di sostegno. Parte di quei 100 mila tra i soggetti iscritti nelle Graduatorie di Merito – GdM – del concorso a posti docente bandito nel 2012, nonché di alcuni dei soggetti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento – GaE.

Mancano 23 mila posti di scuola dell’infanzia, accantonati in funzione della riforma 0-6 anni (che arriverà non in breve tempo visto che è prevista in norma delegata).

Sono previsti circa 50 mila posti (esattamente 48.812) destinati all’organico funzionale: in media circa 6 posti per scuola, ma saranno di più nella secondaria di II grado (almeno 7).

Saranno assunti 18.536 su posti liberi a seguito di cessazioni, 8.895 su nuovi posti di sostegno, 16.835 su posti già vacanti e disponibili, 7.623 su posti stabili già attivati (spezzoni), 48.812 su nuovi posti di organico, aggiuntivi.

Totale 100.701, di cui 37.234 per infanzia e primaria, 17.885 per secondaria di I grado, 44.298 per secondaria di II grado (sono molti i docenti delle GAE e dei concorsi) e 1.284 insegnanti tecnico pratici.

R. Piumini, Recenti decadenze

“Decadere” non è “finire”

di Antonio Stanca

piuminiE’ stato insegnante, attore e poi è diventato scrittore per ragazzi e per adulti. Molto ha scritto e di genere diverso è stata la sua scrittura. Particolarmente interessato al mondo dei più giovani ha prodotto per essi libri di racconti, di favole, di poesia, testi teatrali, programmi radiofonici e televisivi, ha tradotto opere classiche, mitologiche riducendole, adattandole al gusto, alla comprensione dei ragazzi. Molti riconoscimenti ha ottenuto fin dal suo primo apparire, nel 1978, con la raccolta di racconti per ragazzi Il giovane che entrava nel palazzo. Anche per adulti ha scritto ed anche per questa produzione è stato più volte premiato. 

Si tratta di Roberto Piumini, nato a Edolo, in provincia di Brescia, nel 1947 e diventato, già a trent’anni, un noto personaggio dei nostri ambienti culturali, artistici e di comunicazione di massa. Oggi sembra sia presente ovunque tanti sono i suoi interessi, tanti i modi con i quali sa esprimerli. È laureato in Pedagogia, è molto colto ed è animato da uno spirito che lo porta a comunicare, trasmettere, far sapere agli altri i risultati del suo lavoro. Sarà questo intento a muoverlo verso tante direzioni quasi cercasse la migliore, la più adatta per realizzarlo. 

Piumini scrive ma è come se parlasse poiché soprattutto parlare vuole e soprattutto ai ragazzi, rapporti ravvicinati con questi cerca. Una vasta operazione di carattere educativo, formativo, moralesembra perseguire e il suo metodo potrebbe riuscire valido in un periodo come l’attuale che assiste alla crisi di ogni didattica. 

A sessantotto anni ha provato tanti contenuti, tante forme espressive che difficile sarebbe ridurre Piumini ad un’unica definizione, comprenderlo in un solo giudizio se non si accettasse quello di carattere pedagogico. Il suo bisogno di parlare, di dire, provato anche dal lavoro di recitazione dei propri testi, è spesso da lui attribuito ai personaggi delle sue opere. In essi Piumini si trasferisce e cosi avviene pure con i protagonisti dei tre racconti compresi nella raccolta intitolata recenti decadenze e pubblicata a Ottobre del 2014 da Barney Edizioni, Ariccia (RM), pp. 130, € 14,50.  È tra i libri che Piumini ha scritto per adulti, tra quelli, cioè, impegnati a riflettere su particolari situazioni umane e sociali, su quanto d’insolito può avvenire nel pensiero, nell’anima del singolo e sulle conseguenze che possono esserci per il contesto al quale appartiene. Attenta, profonda è l’analisi che lo scrittore mostra di saper compiere, sicuro, chiaro il linguaggio che usa.

In questi racconti i tre protagonisti amano parlare di sé agli altri, vogliono dire di quanto succede nella loro vita, delle strane vicende che hanno vissuto o stanno vivendo. Nel primo, “L’amatore”, protagonista è un maturo signore, Marcel, che nella Parigi del 1955 racconta ad un giovane proprietario di una bancarella di libri usati collocata, insieme a tante altre, lungo i litorali della Senna, che da molti anni vive una storia d’amore col famoso scrittore Lavètre e che questi gli ha confidato che si sarebbe suicidato se avesse scoperto che i suoi libri o alcuni di essi fossero finiti su una bancarella poiché avrebbe significato che era tanto scaduto l’interesse dei lettori per le sue opere da indurli a svenderle ai bancarellai. Pertanto Marcel si era premurato di controllare ogni giorno tutte le bancarelle intorno alla loro casa, che erano anche quelle intorno alla Senna, per far scomparire comprandoli i libri dello scrittore amante che eventualmente vi avessetrovato. Gli era successo, quindi, di comprare gli stessi libri e per molto tempo suscitando la curiosità di molti bancarellai. Ma era pure successo che lo scrittore Lavètre avesse fatto un giorno uno dei suoi rari giri tra le bancarelle e su una collocata in un posto più distante avesse visto un suo libro. Quel giorno si era suicidato. Ora Marcel ne parlava al giovane bancarellaio del quale era diventato amico ed entrambi non riuscivano a spiegarsi quanto eraaccaduto, non capivano come fosse possibile che un autore così importante, così noto potesse consideraretanto grave il fatto che uno o più lettori non amassero le sue opere e se ne disfacessero. Non troveranno risposta e sospeso rimarrà il loro giudizio. Così avverrà pure negli altri due racconti, “L’ombrello” e “Gli sguardi”. Anche i loro protagonisti, Paolo e Lorenz, vivranno esperienze strane, imprevedibili, ne soffriranno, anche loro ne parleranno con gli amici, li renderanno partecipi. Nessuno di questi, però, saprà trovare una spiegazione e farà rientrare quelle esperienze tra gli infiniti risvolti che la vita può assumere. Nessuno penserà che una vicenda per quanto sorprendente, inspiegabile, offensiva possa arrestare o modificare il corso della vita. Tutti converranno che bisogna imparare a stare insieme, a convivere anche con i problemi, le delusioni, le privazioni, le perdite, le “decadenze” perché fanno parte della vita e perché decadere non significa “finire”.

Per adulti è il libro ma neanche in questo l’autore ha saputo rinunciare, tra l’altro, al suo eterno proposito d’insegnare.