Illecita reiterazione di contratti a termine

L’ANIEF trionfa presso il Tribunale di Torino: 30.000 Euro a carico del MIUR per illecita reiterazione di contratti a termine

 

L’ANIEF aveva annunciato una pioggia di pesanti condanne a carico del Ministero dell’Istruzione per illecita reiterazione di contratti a tempo determinato e per ingiustificata discriminazione nei confronti dei lavoratori precari della scuola e, come sempre, ha dimostrato di avere ragione. Il Tribunale di Torino, recependo la sentenza della Corte di Giustizia Europea dello scorso 26 novembre, condanna il MIUR al risarcimento del danno in favore di un nostro iscritto e a riconoscergli il diritto alla medesima progressione di carriera riconosciuta ai docenti di ruolo dando, in tal modo, pieno accoglimento alle richieste del nostro legale, avvocato Giovanni Rinaldi, che – con la perizia e la professionalità che da sempre lo contraddistingue – ha saputo dar nuovamente voce ai diritti dei lavoratori precari.

 

La sentenza ottenuta dal legale ANIEF, infatti, parla chiaro: il Ministero dell’Istruzione ha operato illegittimamente nei confronti del nostro iscritto, lavoratore precario della scuola, perseverando nei suoi confronti con un atteggiamento discriminatorio ingiustificato e ingiustificabile sotto diversi profili. Negare la medesima progressione di carriera riconosciuta ai docenti a tempo indeterminato – così come riportato in sentenza – è un abuso in cui non si ravvedono ragioni oggettive e abusivo e in contrasto con la normativa comunitaria risulta l’illecita reiterazione di contratti a tempo determinato stipulati in successione e andando ben oltre i 36 mesi di servizio. Il Ministero dell’Istruzione, colpevole di tale illegittimo e reiterato comportamento, è stato, dunque, pesantemente condannato a risarcire ben 15 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, a riconoscere al ricorrente il diritto alla progressione stipendiale e al pagamento delle spese di lite, anch’esse ingenti, quantificate in 4500 Euro, oltre rimborso forfettario del 15%, IVA, CPA e successive occorrende.

 

Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea ottenuta dai legali ANIEF lo scorso 26 novembre, il MIUR non ha più scampo in tribunale e le sentenze di condanna continueranno di certo a fioccare in tutti i tribunali del lavoro italiani. Il nostro sindacato, forte delle ragioni di diritto riconosciute dalla Direttiva 1999/70/CE in favore dei lavoratori precari, ricorda che per ottenere giustizia è necessario ricorrere in tribunale perché il Ministero dell’Istruzione, nonostante proclami o velate ammissioni di responsabilità, non riconoscerà mai quanto effettivamente dovuto e, quel che è peggio, continuerà a non riconoscere di aver volontariamente condannato, per più di un decennio, migliaia di lavoratori della scuola al precariato a vita.

Ministro Poletti vuole ridurre le vacanze estive

SCUOLA – Ministro Poletti vuole ridurre le vacanze estive? Così si fa pagare agli studenti la politica dei tagli

 

Il titolare del dicastero del Lavoro dichiara: un mese di vacanza va bene, un mese e mezzo, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione, una discussione che va affrontata.

 

Marcello Pacifico (Anief): il tema del potenziamento delle esperienze in azienda è sicuramente centrale, perché è anche attraverso una vera alternanza scuola-lavoro che si combatte la piaga di abbandoni scolastici e Neet: va però inquadrato all’interno di una riforma complessiva, nella quale si preveda che i giovani studenti non debbano più fare stage gratuiti all’interno delle aziende e si torni ad offrire loro un numero di ore settimanali adeguato. Basta con gli annunci. I punti da realizzare sono riportare il tempo scuola sui livelli precedenti alla riforma Tremonti-Gelmini del 2008, ripristinando il sesto dell’orario scolastico cancellato; oltre che attuare una riforma dei cicli, con l’avvio anticipato della primaria e l’innalzamento dell’obbligo formativo a 13 anni.

 

“Perché ora si devono sacrificare le vacanze degli studenti, dopo che negli ultimi sette anni i Governi hanno pensato bene di cancellare centinaia di ore di offerta formativa?”. A chiederlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, nel commentare le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, durante un convegno a Firenze sui fondi sociali europei, per il quale “un mese di vacanza va bene, un mese e mezzo ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari – ha proseguito il ministro – uno potrebbe essere passato a fare formazione, una discussione che va affrontata”.

 

“Il tema del potenziamento delle esperienze in azienda – ribatte Pacifico – è sicuramente centrale, perché è anche attraverso una vera alternanza scuola-lavoro che si combatte la piaga di abbandoni scolastici e Neet: va però inquadrato all’interno cui una riforma complessiva, nella quale si preveda che i giovani studenti non debbano più fare stage gratuiti all’interno delle aziende e si torni ad offrire loro un numero di ore settimanali adeguato”.

 

Anief non comprende, quindi, perché debbano essere gli allievi a pagare gli errori delle politiche all’insegna dei tagli adottate ormai da troppi anni. “Prima di tutto – continua Pacifico – occorre riportare il tempo scuola sui livelli precedenti alla riforma Tremonti-Gelmini del 2008, perché sino ad allora l’Italia deteneva dei livelli scolatici ambiti da tutto il mondo. Tagliando centinaia di ore di offerta formativa l’anno, 4mila scuole e 200mila unità di personale, tra docenti e Ata, con riflessi negativi su tutto il comparto e falcidiando i precari, abbiamo creato un’offerta formativa settimanale con un numero di ore totale scivolata tra le più basse dell’area Ocse”.

 

Il tempo scuola degli alunni, in particolare, si è ridotto al punto di farci ritrovare in fondo alla classifica internazionale: con la Legge 133/08, più di un sesto dell’orario scolastico è stato cancellato, tanto che oggi l’Italia detiene il triste primato negativo di 4.455 ore studio complessive nell’istruzione primaria, rispetto alla media di 4.717 dell’area Ocse. Anche nella scuola superiore di primo grado, il numero di ore è calato, tanto che oggi nostri ragazzi passano sui banchi 2.970 ore, contro le 3.034 dei Paesi Ocse.

 

Il giovane sindacato coglie l’occasione per ricordare che sarebbe importante anche anticipare l’avvio della scuola primaria, attraverso una vera riforma dei cicli. Inglobandovi l’estensione dell’obbligo scolastico dagli attuali 16 fino ai 18 anni di età. Iniziando con 12 mesi di anticipo anni la didattica e coprendo con l’obbligo formativo tutti i cicli scolastici, con gli ultimi anni prima del conseguimento del diploma di maturità passati a contatto con le aziende, grazie al potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, si eleverebbe infatti la presenza di giovani sui banchi. Senza incidere nella spesa dello Stato, si ridurrebbero infatti gli abbandoni. Che si concretizzano, in prevalenza, tra i 15 e i 18 anni: un problema drammatico soprattutto nel Mezzogiorno, perché più di uno studente su dieci lascia proprio in quella fascia di età.

 

“Portando l’obbligo scolastico a 13 anni – conclude Pacifico -, si permetterebbe ai nostri bambini di poter essere guidati prima nella sempre più difficile gestione del flusso sempre più esteso di informazioni e stimoli esterni. E successivamente, facendoli a stare a scuola fino ai 18 anni, come accade in molti Paesi Ue, si riuscirebbe finalmente a realizzare un’azione di contrasto contro quei sempre più crescenti numeri sui giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano”.

Una scuola aperta alla realtà. Oggi

Convegno Nazionale 27/29 marzo 2015
Una scuola aperta alla realtà. Oggi

Centro Congressi Baia Flaminia Resort – Pesaro

Associazione Compagnia delle Opere

FOE 2015

Compilazione del ‘Questionario scuola’

Valutazione, il 95% degli istituti ha compilato il ‘Questionario scuola’
Entro luglio on line i Rapporti di autovalutazione di ogni scuola

 

Alta partecipazione delle scuole italiane alla prima attività prevista dal Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) avviato in autunno dal Ministro Giannini con l’obiettivo di arrivare, entro luglio, all’elaborazione dei primi Rapporti di autovalutazione delle istituzioni scolastiche.

Il 95% degli istituti ha infatti compilato nei tempi previsti (7 marzo 2015) il Questionario inviato dal Ministero per consentire a ciascuna scuola di scattare una propria fotografia più completa, integrando gli elementi già in possesso delle banche dati nazionali. Al centro dei quesiti, fra l’altro, l’organizzazione del curriculum, gli ambienti di apprendimento, le modalità di lavoro tra i docenti, la formazione degli insegnanti, il rapporto con il territorio.

Hanno risposto entro la scadenza prevista 10.563 scuole (statali e paritarie), che corrispondono al 94,5% del totale, considerando I e II ciclo. In questo primo anno, il processo di autovalutazione non coinvolge lo specifico segmento dell’infanzia che sarà coinvolto a partire dal prossimo anno.

Alla data del 7 marzo, solo il 2,9% dei questionari risultava non iniziato, il 2,6% non completato. Entro lo stesso giorno, il Questionario è stato completato dal 98,3% degli istituti statali del I ciclo (primaria e secondaria di I grado) e dal 96,3% di quelli del II ciclo; dall’86,1% delle scuole paritarie del I ciclo e dal 78,8% di quelle del II ciclo. D il 7 marzo, gli Uffici scolastici regionali hanno attivato una ricognizione delle scuole mancanti per sollecitare la compilazione.

Nel mese di aprile ogni istituto riceverà le credenziali per accedere ad una piattaforma in cui troverà i dati sulla propria scuola comparati a livello provinciale, regionale e nazionale e tutte le altre informazioni utili in possesso del Ministero, dell’Invalsi e di altre banche dati, come ad esempio gli andamenti relativi all’inserimento nel mondo del lavoro o dell’Università degli studenti. Un set di informazioni mai elaborato prima in base alle quali ciascuna scuola potrà avviare una riflessione per individuare i propri punti di forza e di debolezza e gli obiettivi di miglioramento a un anno e a tre anni.

Il Rapporto di autovalutazione di ogni scuola, costruito sulla base di un format comune e di 49 indicatori condivisi, sarà pubblicato sul portale del Miur ‘Scuola in chiaro’ entro il mese di luglio. È la prima volta che le scuole sono chiamate a scrivere il Rapporto che sarà uno strumento di trasparenza in cui ogni istituto scriverà nero su bianco le proprie caratteristiche e gli obiettivi di miglioramento, mettendoli disposizione dei cittadini.

A Madrid conferenza Ministri Dialogo euro-Mediterraneo 5+5

Ricerca, Giannini a Madrid per conferenza Ministri del Dialogo euro-Mediterraneo 5+5

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini sarà a Madrid il 23 e 24 marzo per l’incontro dei Ministri del Dialogo euro-Mediterraneo 5+5 sui temi della Ricerca e dell’Innovazione.
I paesi coinvolti sono Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Algeria, Tunisia, Marocco, Libia e Mauritania.
La riunione sarà dedicata alle sinergie nel campo della ricerca, dell’alta formazione e dell’innovazione (il cosiddetto triangolo della conoscenza) nell’area del Mediterraneo. Sono previste la firma di una Dichiarazione comune e l’approvazione di un Programma di lavoro per il 2015-2016. L’Italia contribuirà al Programma con scuole di formazione su Blue growth (organizzata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – Ogs – di Trieste) e sostenibilità agroalimentare (organizzata dall’Università di Siena).
Inoltre, l’Italia coordinerà due “Cost Action” europee per favorire il networking nel settore Scienza e Innovazione e un progetto nel settore della prevenzione e gestione dei rischi sismici nel Mediterraneo.
Il Ministro incontrerà a Madrid, durante la sua visita, accademici, ricercatori e studenti italiani.

Olimpiadi di Filosofia

Olimpiadi di Filosofia, 80 studenti pronti alla sfida per il podio

Sono 80 gli studenti di tutta Italia pronti a sfidarsi per le Olimpiadi di Filosofia. Ultimo rush per la competizione. La finale nazionale della ventitreesima edizione si svolgerà giovedì prossimo, 26 marzo 2015, mentre venerdì 27 è prevista la premiazione dei vincitori al Ministero dell’Istruzione.

La manifestazione è promossa dalla Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR e dalla Società Filosofica Italiana, in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, il Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio culturale del CNR, la Fédération Internationale des Sociétés de Philosophie (la FISP), e rientra nel programma nazionale del Miur per la valorizzazione delle eccellenze.

Le Olimpiadi, con l’edizione di quest’anno, hanno superato ogni aspettativa: circa 4.000 gli studenti  (contro gli oltre 2.000 dell’anno scolastico precedente, il 2013/2014) che hanno partecipato alle varie fasi di selezione, provenienti da oltre 200 indirizzi liceali (dal classico, all’artistico, allo scientifico, al linguistico e alle scienze sociali), comprese le scuole di lingua tedesca del Trentino Alto Adige. Tra una competizione e l’altra, tante anche le iniziative realizzate dagli istituti e dalle regioni per coinvolgere gli studenti e i docenti in momenti di formazione per l’approfondimento di contenuti filosofici e per la sperimentazione di metodologie didattiche innovative, a cominciare dal CLIL (il Content and language integrated learning, l’insegnamento di una disciplina in lingua straniera).

Le Olimpiadi di Filosofia sono gare individuali rivolte agli alunni dei licei statali e paritari, articolate in due canali: nazionale (in lingua italiana) e internazionale (in lingua straniera: inglese, francese, tedesco, spagnolo).

Gli 80 studenti in corsa per il podio nell’ultima sfida saranno chiamati a scrivere un saggio filosofico in lingua italiana o in lingua straniera, a seconda del canale prescelto all’inizio della competizione. I due studenti vincitori del canale internazionale parteciperanno alla XXIII International Philosophy Olympiad che si terrà a Tartu in Estonia dal 14 al 18 maggio 2015, sotto il patrocinio dellaFédération Internationale des Sociétés de Philosophie (la FISP).

In contemporanea alle finali il Miur promuove, sempre il 26 marzo (presso l’hotel Parco Tirreno, a Roma), le Giornate filosofiche di Roma, un Seminario aperto ai docenti con studiosi dell’università e del CNR sull’insegnamento/apprendimento della filosofia e con i protagonisti di esperienze di didattica innovativa.  Il 27 marzo importanti esponenti delle istituzioni europee e nazionali, oltre a noti filosofi e persone di cultura, animeranno, presso il Miur (in viale Trastevere, a Roma) la tavola rotonda “La filosofia scuola di libertà e creatività”, per ribadire – come insegnava Kant – che l’insegnamento della filosofia deve far sì che l’allievo diventi un Selbstdenker, ovvero una persona che pensa con la propria testa.

La finale nazionale si concluderà con la premiazione dei vincitori, con l’auspicio che i ragazzi selezionati possano conseguire nella gara internazionale del prossimo maggio i lusinghieri risultati della passata edizione (menzione d’onore per l’Italia).

Per approfondimenti: www.philolympia.net

#ioleggoperché

A un mese dal 23 aprile #ioleggoperché la grande iniziativa nazionale di promozione del libro e della lettura rivolta ai non lettori curata dall’ AIE – Associazione Italiana Editori – riporta straordinari dati di partecipazione e adesione all’iniziativa.

 

A un mese dalla grande manifestazione del 23 aprile, momento centrale del progetto e giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, il progetto #ioleggoperché sta riportando straordinari dati di partecipazione e di adesione all’iniziativa.

#ioleggoperché è un grande progetto nazionale di promozione del libro e della lettura, che chiama a raccolta i lettori di tutta Italia trasformandoli, nella giornata del  23 aprile, in Messaggeri “pronti a tutto” decisi a coinvolgere nel piacere della lettura  chi non legge o legge poco, per creare una comunità capace di mettere in relazione il libro, gli autori e il variegato mondo dei lettori.

Eccezionali sono i risultati prodotti dalla rete fisica ma non meno efficace è l’azione della piazza virtuale e social, grazie alla piattaforma  www.ioleggoperché.it, creata specificatamente per contagiare alla lettura chi non conosce o ha dimenticato il piacere dei libri: #ioleggoperché nasce con il proposito di far riscoprire il gusto di leggere a chi legge poco o a chi non l’ha mai conosciuto.

La mobilitazione è generale. Grande è l’entusiasmo. I messaggeri che hanno aderito al progetto sono a oggi 25.082

di cui 66% compresi tra i 18 e 50 anni,

residenti in tutta Italia con il primato della Lombardia

seguita da Puglia, Sicilia, Piemonte, Campania e Veneto.

 

In particolare hanno risposto all’appello:

8.989 studenti universitari,

896 librerie,

280 gruppi di lettura.

L’entusiasmo si è tradotto sul sito in

54.804 interazioni sul wall,

14.038 citazioni,

Una curiosità: 9.293 utenti si sono descritti come un libro.

Gli eventi caricati sul sito che aderiscono all’iniziativa a oggi sono 352, di cui

182 incontri con gli autori,

35 letture ad alta voce,

37 reading collettivi.

 

La pagina facebook ha registrato a oggi 14.776 fan,

con una età media compresa tra i 25 e i 54 anni,

di cui 78 % donne e 21% uomini.

La maggior parte dei fan sono di Milano e, a seguire Roma, Napoli, Torino, Bologna, Palermo, Firenze, Catania. Uno dei post più seguiti ha raggiunto 191.872 persone e il video dei messaggeri “pronti a tutto” è stato visualizzato 17.482 volte. Twitter ha avuto a oggi 97.500 visualizzazioni totali (dettaglio in allegato).

Il progetto – a cura di AIE (Associazione Italiana Editori), è realizzato in collaborazione con ALI (Associazione Librai Italiani – Confcommercio), AIB (Associazione Italiana Biblioteche), Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT (Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo), Milano Città del Libro 2015 – Comune di Milano e con il contributo di RAI – è un invito all’azione per tutti coloro che credono nel valore del libro e della lettura.

Università, scuole, piazze, librerie (mappa in allegato), biblioteche, supermercati saranno i crocevia  di un evento diffuso, idealmente uniti dai treni – grazie a una collaborazione speciale con il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane su cui il 23 aprile saranno presenti i Messaggeri che offriranno un originale dono ai non lettori.

Il 23 aprile, 240mila libri in edizione speciale saranno consegnati dai Messaggeri ai lettori saltuari e ai non lettori: una collana di 24 titoli, scelti da editori associati ad AIE per la loro qualità letteraria e capaci di conquistare anche chi legge poco o non legge. Gli autori delle 24 opere, che per questa edizione speciale non  percepiscono alcun diritto d’autore, sono: Kader Abdolah; Kamal Abdulla; Age & Scarpelli, Mario Monicelli; Silvia Avallone; Alessandro Baricco; Ronald Everett Capps; Paola Capriolo; Massimo Carlotto; Sveva Casati Modignani; Cristiano Cavina; Andrea De Carlo; Diego De Silva; Khaled Hosseini; Erin Hunter; Emily Lockhart; Margaret Mazzantini; Giuseppe Munforte; Yōko Ogawa; Maria Pace Ottieri; Daniel Pennac; Roberto Riccardi; Luis Sepúlveda; Marcello Simoni; Andrea Vitali.

Gran parte di questi titoli saranno disponibili in formato accessibile per i disabili visivi suwww.libriitalianiaccessibili.it grazie alla collaborazione con la Fondazione LIA.

Una rete di migliaia di Messaggeri della lettura avrà dunque il compito di affidare questi libri a chi non legge o legge poco, sostenuti in questa missione da personaggi famosi “pronti a tutto” come Arturo Brachetti, Vittorio Brumotti, Paolo Calabresi, Irene Casagrande, Lella Costa, Geppi Cucciari, Marco D’Amore, Federica Girardello, Linus, Neri Marcorè, Benedetta Parodi, Marco Presta, Saturnino, Fausto Maria Sciarappa, Mario Tozzi, Dario Vergassola solo per citare alcuni dei testimonial dell’iniziativa.

Samuele Bersani e Pacifico hanno composto la canzone di #ioleggoperché, colonna sonora del progetto.

#ioleggoperché coinvolge naturalmente le scuole, in cui gli studenti, grazie a Crossa un libro, diverranno i veri protagonisti attraverso il bookcrossing, scambiandosi e condividendo le citazioni tratte dai libri più amati. 

Il progetto sulle scuole avrà una diffusione capillare: grazie a un accordo con il Centro per il Libro e la Lettura, dal 23 aprile e nel corso di tutto il Maggio dei libri, 200 scuole superiori di tutta Italia leggeranno e commenteranno in classe i testi della collana di #ioleggoperché.

Le università dal 30 marzo al 10 aprile saranno invece coinvolte in una vera e propria gara in cui dovranno raccontare con un video di 90 secondi il libro preferito. Il video più votato dai Messaggeri sarà pubblicato il 23 aprilesulla Home Page di #ioleggoperché. Uno dei video partecipanti, in base a un giudizio insindacabile della giuria di qualità, potrà essere scelto per andare in onda in prima serata Rai (in allegato il dettaglio dell’iniziativa).

Le librerie e le biblioteche, che hanno aderito con grande entusiasmo, sono protagoniste sia per la raccolta dei libri, sia nell’organizzazione delle iniziative: in particolare il 23 aprile resteranno aperte fino alle 24 per la Notte bianca delle librerie.

Oltre a Milano, altre quattro città – Cosenza, Sassari ,Vicenza, Roma – saranno coinvolte in iniziative di Piazza e, grazie a Piazza un libro, verranno attivati autentici spazi dedicati alla lettura, in cui lettori persuasi e lettori potenziali potranno leggere, consultare, incontrarsi, condividere la propria passione, divertirsi insieme grazie ai libri.

Il 23 aprile a #ioleggoperché si unirà anche Raitre, che trasmetterà in prima serata un evento in diretta da Milano guidato da uno storyteller d’eccezione. Un evento nell’evento, valorizzato anche dai collegamenti in diretta con la suggestiva piazza Gae Aulenti di Milano, dove parallelamente si raduneranno i Messaggeri e si svolgerà un reading di pagine speciali scelte da alcuni degli autori della collana #ioleggoperché e da altri ospiti, oltre che da Messaggeri.

#ioleggoperché scenderà anche in campo. Grazie alla Lega Calcio, in due weekend per la serie B (12 e 19 aprile) e uno per la serie A (12 aprile), al momento del saluto tra i giocatori la squadra ospitante consegnerà un libro della collana #ioleggoperché agli avversari. I membri dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri) nelle partite di serie A, vestiranno la maglia #ioleggoperché.

#ioleggoperché è organizzato con il patrocinio di ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Comune di Milano, CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), MIBACT (Ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo); main partner Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e Pirelli; partner 3M-Post-it®, Artic Paper, CEVA Logistics, Grafica Veneta, Messaggerie Libri, TIM, Lega Calcio Serie A e Serie B e AIA (Associazione Italiana Arbitri), SIAE. Mediapartner dell’iniziativa: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, la Repubblica, RAI. Mediasupporter: Famiglia Cristiana, Il Fatto Quotidiano, LaEffe, LaFeltrinelli.it, IBS, IlLibraio.it, R101, RaiRadio2, RaiRadio3, Vanity Fair.

Per informazioni: www.ioleggoperché.it

Quando al Miur non sanno quello che fanno

Quando al Miur non sanno quello che fanno

di Maurizio Tiriticco

 

Nella recente cm della DG per gli ordinamenti e la valutazione del sistema nazionale di istruzione (Orientamenti per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione) leggiamo tra l’altro: “Sulle competenze chiave e di cittadinanza il format del RAV non presenta specifici indicatori. Come è noto, la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea inserisce tra le competenze chiave sia quelle riguardanti le acquisizioni nelle aree fondamentali (madrelingua, lingue straniere, matematica, scienza e tecnologia, competenze digitali), sia quelle concernenti la capacità di costruire autonomamente un percorso di vita e di lavoro (imparare ad imparare, spirito di iniziativa e di imprenditorialità), sia quelle più strettamente collegate alla cittadinanza attiva e consapevole (competenze sociali e civiche, consapevolezza ed espressione culturale). Al riguardo non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale: la scelta è stata, pertanto, quella di lasciare alle scuole la scelta degli indicatori e delle fonti. Ad esempio, gli elementi di conoscenza riguardanti quest’area possono essere ricavati dalle procedure adottate per la certificazione delle competenze, dagli elementi considerati per la valutazione del comportamento, dall’osservazione della qualità di alcuni processi (quali, ad esempio, la partecipazione attiva degli studenti alla vita scolastica, il livello di collaborazione, il grado di autonomia e il senso di responsabilità degli studenti) all’interno di ciascuna scuola”.

E’ purtroppo sempre vero che al Miur hanno poca memoria. Le competenze chiave per l‘apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione del 18 dicembre 2006, sono state recepite dal dm 239 del 31 agosto 2007, concernente il “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”, di cui alla Legge 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, comma 622, con la quale si è innalzato l’obbligo di istruzione di due anni.

Nell’allegato 2 del citato dm sono individuate e descritte le “competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria”. Si tratta della curvatura che è stata fatta delle competenze di cittadinanza di cui alla Raccomandazione UE alla specificità del nostro Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (va sottolineato che tali competenze hanno valore anche per l’Istruzione e Formazione Professionale di competenza delle Regioni).

Nel citato allegato si legge testualmente: “L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del Sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale”.

Seguono otto competenze chiave di cittadinanza: Imparare ad imparare; Progettare (inerenti alla crescita/sviluppo del Sé); Comunicare; Collaborare e partecipare; Agire in modo autonomo e responsabile (inerenti alle relazioni del Sé con gli altri); Risolvere problemi; Individuare collegamenti e relazioni; Acquisire e interpretare l’informazione (relative a una positiva interazione del Sé con la realtà naturale e sociale). Ciascuna competenza è seguita da opportune indicazioni esplicative.

Nel medesimo Regolamento vengono individuate, definite e descritte 16 competenze culturali: 6 per l’asse dei linguaggi; 4 per l’asse matematico; 3 per l’asse scientifico-tecnologico; 3 per l’asse storico-sociale. Nel Regolamento le competenze di CITTADINANZA sono ben distinte da quelle CULTURALI: in effetti, si può essere ottimi cittadini, ma scarsamente “colti” o ottimi professionisti, però a servizio del malaffare. E di esempi nel nostro Paese ne abbiamo a iosa!

La certificazione delle competenze di fine obbligo si è avviata con molta fatica, soprattutto perché mancava alle scuole un modello di certificazione! Il modello è stato varato dal Miur con notevole ritardo in allegato al dm 9 del 27 gennaio 2010. Nel modello si riscontra una grave mancanza! Le competenze di cittadinanza, che sono di una estrema importanza in quanto, non solo sono autonome rispetto a quelle culturali, ma valgono anche per tutti i cittadini dei 28 Paesi membri dell’UE, non vengono affatto certificate. Compaiono solamente in nota come un semplice e, di fatto, poco significativo “riferimento” sia per lo studente/cittadino che per gli insegnanti certificatori.

Da quanto detto, appare oltremodo scorretto, sia sotto il profilo educativo che sotto quello civico, sostenere nella cm citata in apertura che “non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale”, semplicemente perché non corrisponde a verità. I casi sono due: o al Miur non sanno quello che fanno: oppure – stando anche alla sottovalutazione delle competenze di cittadinanza di cui al dm 9/10 – non intendono affatto avviare un serio discorso educativo in materia di cittadinanza. Forse è anche per queste ragioni che la disciplina Cittadinanza e Costituzione è a tutt’oggi più Cenerentola di quanto non fosse negli anni passati l’Educazione civica.

Ed è estremamente grave che nella scuola di un Paese che è stato tra i promotori del processo europeistico, da Mazzini ad Altiero Spinelli a Ernesto Rossi e ad Alcide De Gasperi una vision europeistica forte sia decisamente assente! I nostri si rivolteranno nella tomba, con Robert Shuman, Jean Monnet, Konrad Adenauer, Robert Shuman, Paul Henri Spaak e i tanti altri sognatori…

Esempi di indicatori per le 8 competenze di cittadinanza

Scuola, la riforma è già in ritardo. A rischio assunzioni e immissioni in ruolo

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, la riforma è già in ritardo. A rischio assunzioni e immissioni in ruolo

Il 31 maggio è il termine ultimo per permettere al Miur di attivare il meccanismo in tempo per settembre. Per questo, in Parlamento prende corpo un’ipotesi sulle assunzioni: tutte potrebbero essere fatte entro settembre, ma solo per i posti vacanti (50mila circa) su ruolo economico (cioè operative), le altre su posto giuridico (assunti, ma in cattedra solo dal 2016)

‘La Buona Scuola’ che porta i precari allo sciopero della fame

da Il Fatto Quotidiano

‘La Buona Scuola’ che porta i precari allo sciopero della fame

Si chiamava Carmine Cerbera, di Casandrino, Napoli. Aveva 48 anni, docente di arte. Non so se avesse problemi, oltre quello enorme di essere precario, in attesa di una chiamata che non arrivava. Si è ucciso 2 anni e mezzo fa, in una giornata d novembre del 2012. Le ultime sue parole su FB sono dedicate, come molte precedenti, all’amarezza della sua condizione.Davanti ad una tragedia come la conclusione volontaria di una vita non vien voglia né di urlare allo scandalo, né di cavalcare strumentalmente il comprensibile sdegno collettivo di generazioni di donne e uomini che hanno devoluto la propria vita all’idea nobile di insegnare. Che, affrontando prove, studiando, precarizzandosi consapevolmente, hanno accettato un gioco cui lo Stato li ha invitati a partecipare dicendoti: siediti, le regole sono queste. Alla fine riuscirai. Salvo poi, improvvisamente e senza un briciolo di scuse (anzi, con quel composto dileggio da salotto-bene, i choosy della Fornero, gli sfigati di Martone), dire che no, ci siamo sbagliati, quel gioco non si fa più in quel modo, le regole sono cambiate. Forse non giochi nemmeno più.

Nella condizione di Carmine si trovano oggi tanti che stanno sperando dal 3 settembre 2014. Da quando, cioè, un governo sprezzante, maldestro ed autoritario ha promesso loro di essere “stabilizzati” in 150mila. Alimentando speranze di donne e uomini che – in un alternarsi di smentite, conferme, variazioni di cifre (sempre minore, con il passare del tempo, il numero degli assumibili) – attendono la stabilizzazione del posto di lavoro da anni.

Dal 9 marzo sono in sciopero della fame i precari della Scuola di Roma, ma le adesioni arrivano da tutta Italia. “Riteniamo necessario e ormai inevitabile ricorrere a tale azione di protesta, in quanto non siamo più disposti a tollerare le prese in giro del Governo Renzi – si legge sul loro comunicato – Chiediamo a gran voce l’assunzione immediata e senza ricatto di tutti i precari della scuola, non subordinata all’accettazione dell’organico funzionale e del progetto di Riforma di cui non condividiamo minimamente contenuti e impostazione”. “Ci opponiamo con forza ad ogni tentativo di ricatto ed esprimiamo il nostro ‘no’ convinto nei confronti della politica di tagli e dequalificazione della scuola pubblica statale di questo governo, in continuità con i precedenti, e nei confronti del disconoscimento dei diritti di chi nella scuola pubblica lavora da anni in una condizione di precarietà che non è oltremodo tollerabile”.

Si tratta di affermazioni di notevole dignità, considerando anche il tentativo che Renzi sta facendo per fomentare una delle peggiori “guerre tra poveri” cui il nostro Paese – avvezzo a questo tipo di condizione – abbia assistito.

Primo elemento: le condizioni dei precari sono molto disomogenee, conseguentemente alla disomogeneità delle politiche scolastiche che hanno nei lustri alimentato il precariato: Gae, fasce differenti, ma – anche – modalità di accesso diverse (concorso, Pas, Tfa, per parlare delle più recenti). Tra essi – ulteriore differenza nella differenza – gli idonei al concorso di Profumo (che il Piano Buona Scuola prometteva di stabilizzare), che Renzi ha liquidato qualche giorno fa con un ingeneroso disprezzo: “Gli idonei non sono vincitori, altrimenti si chiamerebbero vincitori. Ci dispiace, ma loro dovranno fare il concorso”.

Secondo elemento: dal prossimo anno quello che il ddl chiama “organico dell’autonomia” sarà gestito interamente dal dirigente, che potrà proporre le cattedre e i posti funzionali utilizzando gli albi provinciali. E qui la seconda e la terza divaricazione grave. La chiamata diretta da parte dei dirigenti (uno degli elementi più allarmanti dell’inemendabile piano scuola configurato da Renzi), rappresenta una divergenza straordinaria rispetto alle modalità precedenti di reclutamento nell’ambito delle quali, peraltro, alcuni docenti andranno a ricoprire cattedre vere e proprie, altri a fare i tuttologi-tuttofare, con un mansionario extracontrattuale che li vedrà impegnati dalle supplenze al recupero, dai progetti, al CLIL, alla lotta alla dispersione.

Lo sciopero della fame indetto dai precari sta continuando: al momento si tratta di una staffetta – due giorni a docente. I docenti impegnati in questa forma di protesta hanno aperto una pagina FB su cui ciascuno può portare contributi e testimonianze.

C’è da complimentarsi con il pifferaio magico Renzi per un’operazione certamente ben riuscita: aver venduto come una generosa elargizione quello che da anni (il provvedimento era contenuto nella Finanziaria del 2007) era un atto dovuto, ribadito peraltro dalla Corte di Giustizia Europea. Essere riuscito a tenere sulle spine migliaia e migliaia di persone promettendo, millantando, rassicurando, e ascrivendosi a merito quanto doveva esser fatto, senza lesinare per l’operazione l’ormai conclamata aggettivazione retorica di regime: epocale, storico. Intanto registriamo l’abbattimento di un terzo del numero urlato a gran voce in settembre. Per il resto, rimangono molti elementi non chiari.

Continua ad essere invece chiarissimo il ricatto implicito costituito dall’inserimento dell’assunzione dei precari nel ddl e non, come chiesto dal Comitato per il sostegno alla Lipscuola, in un apposito decreto legge: assumiamo (meno) precari e voi accettate la delega (in bianco) al Governo. Peraltro la mancata calendarizzazione del provvedimento per la prossima settimana rende ancora più difficile la configurazione di quei tempi da guerra-lampo che il governo esigerebbe per l’approvazione.

Lo sciopero della fame dei precari e la rivendicazione dei loro diritti e della loro dignità, in questa cornice, dovrebbero – ora più che mai – essere una battaglia di tutto il mondo della scuola.

Ddl Buona scuola/1. Un iter avventuroso

da TuttoscuolaNews

Ddl Buona scuola/1. Un iter avventuroso

L’esordio del Disegno di legge che ha lasciato ‘basita’ (parole sue) il ministro dell’Istruzione per il subitaneo abbandono dell’ipotesi del doppio provvedimento (decreto legge più disegno di legge) è stato faticoso, tanto che non si è ancora del tutto certi che il testo sul quale lavorerà nei prossimi giorni la commissione Cultura della Camera sia quello che è circolato venerdì scorso, e che Tuttoscuola ha tempestivamente pubblicato insieme alla relazione tecnica (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35595&q=disegno) e a un dossier (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35588 ) che contiene 21 schede analitiche, un lessico delle principali novità e i link ad altri material i.

Ma se l’esordio è stato faticoso, il percorso che attende il ddl potrebbe esserlo ancora di più, tanto che molti danno per scontata la riproposizione del decreto non appena apparirà certo che i tempi di approvazione del ddl non saranno tali da consentire di effettuare in tempo utile le nomine per il prossimo anno scolastico.

Sembra infatti difficile che il ‘traino’ delle misure urgenti che riguardano il personale possa convincere i molti critici della ‘Buona Scuola’ renziana – tra i quali ci sono anche parlamentari che fanno parte della maggioranza che sostiene il governo – a non intervenire nel merito delle centinaia di novità contenute nel disegno di legge e a non presentare emendamenti.

Bisogna anche tener conto delle lungaggini procedurali e delle iniziative ostruzionistiche che saranno quasi certamente adottate dai parlamentari delle opposizioni di destra e di sinistra, dalla Lega al Movimento 5 Stelle. Forza Italia, stando a quanto assicurato dalla sua responsabile scuola Elena Centemero, non ricorrerà a tecniche ostruzionistiche, ma non rinuncerà a sostenere i propri emendamenti.

Ddl Buona scuola/2. Un impianto culturale conservatore

da TuttoscuolaNews

Ddl Buona scuola/2. Un impianto culturale conservatore

Se dal punto di vista strutturale e organizzativo la Buona Scuola di Renzi presenta numerose novità (caricate peraltro in buona parte sulle spalle di Dirigenti scolastici che non sono stati preparati per gestirle), non altrettanto si può dire della sua dimensione culturale e valoriale, della ‘filosofia’ che la ispira.

Significativa, a tale proposito, appare l’analisi lessicale (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35608) condotta da Tuttoscuola sul testo del ddl, che mostra una netta prevalenza di termini/concetti che riguardano la dimensione organizzativa della Buona Scuola e il ruolo dei soggetti che in essa agiscono (autonomia, insegnanti, dirigenti scolastici, studenti) rispetto a quelli che fanno riferimento alle finalità del processo formativo. Termini come uguaglianza, equità, tempo pieno non compaiono mai nel testo, mentre il richiamo al merito, pur citato dieci volte, resta sempre abbastanza generico.

Di fatto, come Tuttoscuola ha già fatto notare nella newsletter della scorsa settimana, non ci sono nel ddl vere novità ‘strategiche’ né per quanto riguarda gli ordinamenti (durata e tipologia dei percorsi) né per ciò che attiene ai piani di studio, che vengono non solo confermati nella loro attuale struttura ma, con riferimento a numerose discipline, in vario modo “potenziati”, “valorizzati”, “incrementati”.

Un impianto insomma conservatore, sul quale vengono innestati, con un approccio che appare eminentemente addizionale ed enciclopedico, altri insegnamenti (arte, musica, diritto ed economia) e obiettivi trasversali di apprendimento, dalle competenze digitali all’educazione ambientale, come prevede il minuzioso e in certo senso minaccioso articolo 2 del ddl. 

Ddl Buona scuola/3. C’è la ‘mission’. Manca la ‘vision’

da TuttoscuolaNews

Ddl Buona scuola/3. C’è la ‘mission’. Manca la ‘vision’ 

Se la ‘Buona Scuola’ rende esplicita, fin dalla sua stessa denominazione, qual è la mission della riforma – in estrema sintesi: affermare la centralità dell’educazione per il futuro del Paese, rendere effettiva l’autonomia soprattutto organizzativa delle singole istituzioni, responsabilizzare i dirigenti scolastici, aumentare la trasparenza…) – non altrettanto si può dire della vision che la ispira, che sembra anzi mancare quasi del tutto. Per vision intendiamo l’orizzonte strategico della riforma, la o le idee guida che la caratterizzano, la capacità di innovare guardando al futuro, la proiezione internazionale delle misure che si intende assumere.

Da questo punto di vista ci sembra che la riforma dica assai poco, perché si limita a “potenziare” e integrare l’esistente col rischio, già evidenziato da Tuttoscuola, di “imbottire” (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35555&q=imbottito ) lo studente, di creare teste ben piene (sempre che resistano all’overdose curricolare) anziché ben fatte. Forse, ma con alcune cautele e riserve, gli unici due elementi di vision che è possibile individuare nel ddl sono l’apertura pomeridiana delle scuole e la possibilità per esse di caratterizzare la propria offerta attraverso i piani triennali, con un organico strutturato in funzione di tale offerta e la possibilità di chiamare i docenti anziché riceverli passivamente, come avvenuto finora. Anche il piccolo passo avanti fatto sul finanziamento delle scuole paritarie potr ebbe essere letto com e un elemento di vision se preludesse (come per ora non fa) a un diverso sistema di finanziamento di tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie.

Indichiamo, per chiarezza, alcuni esempi di misure che a nostro avviso potrebbero esprimere una vision forte e davvero innovativa:

– la riduzione della durata del percorso scolastico da 13 a 12 anni (indicata anche da Giuseppe Bertagna nell’intervista rilasciata a Tuttoscuola http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/archivio.cgi?action=doc&ID=35582&q=bertagna ), magari attraverso un anno ponte con il segmento post secondario;

  • l’eliminazione in radice delle ripetenze prevedendo l’ammissione all’anno scolastico successivo anche in presenza di voti (o giudizi) negativi su una o più materie, con obbligo di frequenza di corsi di recupero;
  • la personalizzazione dei curricoli attraverso la riduzione, e non l’ampliamento, delle discipline, e la possibilità per lo studente di scegliere quelle su cui impegnarsi di più, come proposto anche da Alessandra Cenerini, presidente ADI, da noi interpellata in proposito (Cenerini (ADI) sul Ddl: dilettanti allo sbaraglio…);
  • la conseguente sostituzione dell’esame di maturità (a 18 anni) con un sistema di certificazione delle competenze, utile anche in funzione dell’orientamento verso studi o attività successive.

Un esempio di riforma ispirata a una vision forte ci giunge proprio in questi giorni dalla Finlandia, dove si è deciso di sperimentare, nella secondaria superiore (16-18 anni), il superamento delle tradizionali materie distinte (lingua materna e straniera, matematica, scienze, storia ecc.), cioè il ‘teaching by subjects’ con argomenti che si prestino ad essere trattati con approccio multidisciplinare (‘teaching by topics’). A Helsinki si è deciso di far studiare, per esempio, il topic ‘l’Unione europea’ che comprende moduli di economia, politica, lingue, storia e geografia.

Assunzioni: tutte o metà?

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni: tutte o metà?

Il Parlamento ha poco tempo, pochissimo, per approvare la legge e forse questo determinerà uno stravolgimento rispetto alle intenzioni e agli annunci iniziali.

Si susseguono in questi giorni caldi per la scuola feroci, è proprio il caso di dirlo, analisi del recente Ddl sulla scuola. Tanti i temi scottanti: le assunzioni si faranno tutte o per metà? Cosa farà e come sarà trattato chi è assunto in OF? E i docenti di ruolo sottoposti alla deriva autoritaria dei dirigenti?
L’Anief a tal proposito attua una disamina senza pietà dei contenuti del testo normativo. Marcello Pacifico esordisce: “Il Miur non vuole ammettere la finzione sull’organico di fatto perpetrata negli ultimi quindici anni per non esporsi a risarcimenti milionari. Potrebbero ammontare a 9 miliardi i risarcimenti da restituire ai precari, a fronte dei 20 milioni stanziati per chi ha già ricorso. Ma se le assunzioni dovevano servire a ottemperare alla sentenza della Corte europea sul precariato scolastico, allora il piano del Governo fa acqua da tutte le parti, in primo luogo, perché almeno il 50% dei posti dati con contratti al termine delle attività didattiche (30 giugno) si sa essere senza titolare e per lo più affidato ai docenti precari abilitati della seconda fascia delle graduatorie d’istituto: bene, né questi posti contemplati negli organici assegnati al ruolo né tale personale sarà stabilizzato, ragion per cui ricorrerà in tribunale per essere stabilizzato denunciando l’abuso dei contratti a termine e rivendicando il diritto a essere inserito nella fascia aggiuntiva delle Gae. Sono più di 120 mila, ma il Governo è abituato ai numeri alti, come li ha visti in piazza di recente.”
Secondo problema: le assunzioni si faranno tutte o soltanto la metà? Il problema sono i tempi stretti.  Secondo l’Anief infatti per individuare la metà dei posti da dare in ruolo in OF il dirigente scolastico dovrebbe, entro il 31 maggio, sentito il Collegio e il Consiglio di Istituto – quando prima era competenza del Collegio l’individuazione del POF – comunicare all’USR una stima del personale che intende assumere per realizzare i fini autorizzati dalla legge per il potenziamento dell’offerta formativa – stima che confluirà nel piano triennale da approvare entro il prossimo ottobre – e attendere l’autorizzazione del Miur che dovrebbe emanare sempre, entro il 31 maggio, i decreti con cui distribuire il numero dei posti in OF per Regione, tenuto conto anche del tasso di dispersione scolastica, al fine della creazione di quegli albi per materia e ciclo di istruzione dove inserire a domanda chi potrà essere assunto dal DS. A parte il nuovo contenzioso che si attiverà nei tribunali contro i poteri discrezionali di scelta del dirigente scolastico avverso la chiamata diretta; ma la legge non c’è, perché il testo è un disegno e non un decreto e quand’anche fosse approvato in tempi d’urgenza, il termine del 31 maggio non potrebbe essere rispettato da alcuno degli attori chiamati, ragion per cui tutto rimarrà bloccato e probabilmente si procederà soltanto alla metà delle assunzioni: 50 mila e basta, un terzo di quelle previste a settembre.
Ancora un problema: cosa farà e come sarà trattato chi è assunto in OF?
Per il Miur, dovrà essere utilizzato per il potenziamento dell’offerta formativa secondo le richieste del DS, per la copertura delle nuove supplenze annuali su posto vacante che si determinano e delle supplenze brevi inferiori a dieci giorni. In questo caso, se appartenente  a un ciclo superiore sarà utilizzato in un grado inferiore e viceversa. E le supplenze fino al termine delle attività didattiche, ovvero fino al 30 giugno, si chiede l’Anief? Potranno essere affidate per il solo a. s. 2015/2016 alla prima fascia delle graduatorie d’istituto per quel personale delle Gae che non sarà assunto, in primo luogo dell’infanzia, organico non incrementato in OF. Il perché poi non si comprende, visto che il 75% delle supplenze sotto i quindici giorni, il 90% delle supplenze sotto i tre giorni proviene dalle scuole dell’infanzia e della primaria. Basterebbe abolire la legge 169 del 2008, ripristinare il maestro prevalente su moduli e il docente specialista di lingua inglese in organico di diritto, anticipando l’obbligo scolastico di un anno con classi ponte tra infanzia e primaria per risolvere il problema degli organici dell’infanzia e della primaria e migliorare il livello di apprendimento dei bambini. Ma è una soluzione troppo difficile per un partito che votò contro quella legge che, guarda caso – ma è un puro caso – cancellò 40 mila posti.
Infine un’altra follia che si profila all’orizzonte:  sembrano esclusi dalle assunzioni i 7.000 idonei dell’ultimo concorso e gli idonei dei concorsi precedenti con la cancellazione delle Gm dal prossimo settembre, operazione che porterà nuovi contenziosi in tribunale visti i diritti acquisiti e il merito dimostrato. Il Miur vuole assumere tutti i 3 mila vincitori residui dell’ultimo concorso e una parte dei 140 mila docenti inseriti nelle Gae: 63.467 nella scuola media e superiore rispetto agli oltre 70 mila presenti, 37.234 nella primaria e infanzia rispetto agli oltre altri 37 mila presenti, soltanto la metà. Cosa faranno questi esclusi? Potranno prendere le supplenze dalla prima fascia della graduatoria d’istituto solo per il prossimo anno scolastico, considerato la cancellazione delle Gae e si presume delle stesse graduatorie d’istituto, eventi che porteranno a un nuovo scontato contenzioso in tribunale.
Drammatica appare poi la situazione del personale assistente tecnico e amministrativo che dal prossimo anno non potrà essere chiamato come supplente breve per via della legge 190 del 2014, né in supplenza breve sotto i dieci giorni se collaboratore scolastico; e ciò nonostante 5 mila nuovi pensionamenti per 9.682 posti vacanti e disponibili il prossimo anno scolastico al netto dei 2.020 posti tagliati in organico di diritto. Dovranno ricorrere anch’essi, disperatamente, al giudice del lavoro per ottenere la stabilizzazione mai presa in considerazione dal Governo.
Bastano queste considerazioni per proclamare una serie di scioperi a catena?

Si aprono i corsi anti-Neet

da La Tecnica della Scuola

Si aprono i corsi anti-Neet

I Centri territoriali per l’educazione degli adulti e i corsi serali per il conseguimento di diplomi di scuola superiore  vengono sostituiti dai Centri per l’istruzione degli adulti che gestiranno i percorsi di primo livello e di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana per stranieri

I percorsi di secondo livello saranno invece realizzati dalle scuole superiori, con tre indirizzi: tecnica, professionale e artistica.

Le scuole dovranno stipulare accordi di rete per «favorire gli opportuni raccordi» con i percorsi offerti dai Cpia, mentre al 31 maggio, e non oltre il 15 ottobre, è fissato il termine per le iscrizioni ai 56 già presenti in 8 regioni e ai quali se ne aggiungeranno altri per un totale di 124.

Ai percorsi di primo livello potranno iscriversi gli adulti (sopra i 18 anni), anche con cittadinanza non italiana, sprovvisti del diploma di secondaria di primo grado, insieme a coloro che non l’hanno concluso.

Ai percorsi di secondo livello, si potranno invece scrivere adulti, sia italiani che stranieri, in possesso del diploma di scuola media, che vorranno conseguire il diploma di istruzione tecnica, professionale o artistica. Infine, ai percorsi di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana, potranno iscriversi adulti stranieri. I corsi sono finalizzati al raggiungimento di un livello di conoscenza non inferiore ad A2 del Quadro comune europeo elaborato dal Consiglio d’Europa.

Secondo i dati elaborati dall’Indire, negli ultimi sei anni sono stati erogati, da Cpt e scuole serali, quasi 130mila corsi, frequentati da più di due milioni di studenti. Gli attestati rilasciati hanno superato il milione.

I  Cpia tuttavia saranno rivolti soprattutto ai circa 2 milioni di Neet, giovani che non studiano e non lavorano. In un solo anno scolastico, Cpt e corsi serali ne hanno intercettati quasi 200mila, tra non occupati e disoccupati, mentre più di 20mila sono stati i pensionati che si sono iscritti ai corsi e più di 160mila gli stranieri. Importante sarà anche l’azione di contrasto alla dispersione scolastica. Nell’ultimo anno sono stati 132mila i giovani adulti (16-29 anni) frequentanti percorsi di istruzione, mentre quasi 40mila (pari al 12% dell’intera utenza), gli studenti tra i 16 e i 19 anni.