CONFERITI GLI INCARICHI DI DIREZIONE AD INTERIM

RIORGANIZZAZIONE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER L’EMILIA ROMAGNA

CONFERITI GLI INCARICHI DI DIREZIONE AD INTERIM

E’ stata completata la procedura di interpello finalizzata al conferimento degli incarichi di direzione ad interim degli Uffici dell’USR per l’Emilia-Romagna. Dopo l’attribuzione degli incarichi dirigenziali, conferiti il 20 aprile scorso sulla base del Decreto Ministeriale di riorganizzazione dell’Ufficio Scolastico Regionale prot. 912 del 18 dicembre 20014, erano infatti rimasti ancora scoperti l’Ufficio III – “Diritto allo studio. Europa e scuola. Tecnologie per la didattica. Istruzione non statale”, l’Ufficio VI – “Ambito territoriale di Ferrara”, dell’Ufficio X – “Ambito territoriale di Ravenna” e l’Ufficio XI – “Ambito territoriale di Reggio Emilia”.

Da oggi, pertanto, anche alla guida dei predetti Uffici ci sarà un Dirigente, nominato ai sensi dell’art. 61 del CCNL – Area I Dirigenza 21.04.2006.

Dal 21 aprile scorso, lo ricordiamo, per effetto della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del suddetto Decreto Ministeriale di riorganizzazione erano cessati tutti gli incarichi dirigenziali di seconda fascia attualmente in corso. In data odierna tale processo riorganizzativo può dirsi concluso.

Di seguito la tabella riepilogativa dei dirigenti neonominati.

Ufficio Dirigente
UFFICIO III – “Diritto allo studio. Europa e scuola. Tecnologie per la didattica. Istruzione non statale” DESCO Giovanni
UFFICIO VI – “Ambito territoriale di Ferrara” ORLANDO Francesco
UFFICIO X – “Ambito territoriale di Ravenna” MELUCCI Agostina
UFFICIO XI – “Ambito territoriale di Reggio Emilia” PONTICIELLO Antimo

 

Specializzazioni mediche, il nuovo Regolamento per l’accesso

Specializzazioni mediche,
il nuovo Regolamento per l’accesso in Gazzetta Ufficiale

Il Regolamento con le nuove modalità di accesso alle Scuole di specializzazione in Medicina è stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Il nuovo Regolamento prevede, fra l’altro, che ogni candidato potrà concorrere per un massimo di 3 tipologie di Scuola da indicare in ordine di preferenza. I 70 quesiti della parte generale della prova di selezione faranno riferimento alla formazione clinica del percorso di laurea.

La pubblicazione in Gazzetta del Regolamento è il passaggio necessario per poter procedere alla pubblicazione del Bando del secondo concorso nazionale. Il Bando potrà essere emanato a seguito della firma del decreto Miur per la ripartizione delle borse di specializzazione nazionali e della comunicazione da parte delle Regioni delle borse territoriali di cui il Miur è in attesa. Questi adempimenti avverranno nel corso della prossima settimana.

DDL scuola: piccoli aggiustamenti non cambiano la sostanza

L’intenzione del Presidente del Consiglio di non stralciare dal disegno di legge il Piano delle assunzioni dei precari conferma il tentativo di restringere i tempi della discussione parlamentare e la volontà di impedire una modifica radicale dell’impianto autoritario e regressivo del disegno di legge sulla scuola. Alle dichiarazioni di apertura ai cambiamenti dei contenuti non corrispondono decisioni conseguenti e anzi vengono confermati tutti i punti inaccettabili. Basta con le furbizie perché gli emendamenti che circolano non cambiano assolutamente nulla. Lo sciopero e le manifestazioni unitarie del 5 maggio confermeranno che si allarga l’opposizione e il dissenso del mondo della scuola e del Paese e il Governo dovrà tenerne conto. Non basteranno piccoli aggiustamenti a un provvedimento che demolisce ulteriormente la scuola pubblica. Senza consenso e partecipazione non ci può essere miglioramento della qualità dell’istruzione del nostro Paese e le mobilitazioni di questi giorni rivendicano una scuola più giusta, più democratica e meno disuguale.

IL GOVERNO NON PARLA CON GLI STUDENTI

RETE STUDENTI: IL GOVERNO NON PARLA CON GLI STUDENTI / GRAVE RIFIUTO DI CONFRONTO DAL GOVERNO

Apprendiamo con grande dispiacere quanto sta accadendo al Consiglio Nazionale dei Presidenti di Consulta, organo nazionale massimo di rappresentanza studentesca delle scuole superiori: per il secondo anno di seguito il Governo e il Ministero dell’Istruzione non hanno voluto inviare nessun rappresentante politico a confrontarsi con gli studenti.

Dichiara Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi: “Siamo sconcertati di fronte alla mancanza di rispetto verso gli studenti da parte del Governo, ancora una volta né il Ministro né un sottosegretario si degnano di andare a parlare con i rappresentanti degli studenti al Consiglio Nazionale: questo è un gesto gravissimo che dimostra la mancanza di volontà, da parte del Governo, di confrontarsi davvero con le parti sociali, persino con gli studenti!”

“Il Governo e il Ministero – continua – sono sempre a riempirsi la bocca di belle parole, di belle intenzioni, ergendosi a difensori del futuro degli studenti; ma poi si rifiutano di aprire un confronto vero, cercando di delegittimare che democraticamente li rappresenta. Lo hanno fatto allo scorso Consiglio Nazionale, hanno proseguito quest’autunno nella consultazione farlocca, lo confermano adesso con questo nuovo grave gesto: un Governo che volesse davvero il confronto, si precipiterebbe a parlare con chi rappresenta gli studenti invece di preferirgli il palazzo.”

Conclude: “Forse dietro questi comportamenti c’è la paura, perché il Consiglio Nazionale ha prodotto pesanti critiche contro la Buona Scuola. Certo per un Governo che dichiara di voler rinnovare il Paese, anche se con ricette vecchie di 15 anni, scoprire che gli studenti sono capaci di pensare e andare oltre gli slogan dev’essere un brutto colpo. Ma la democrazia funziona così, il Governo dovrebbe averne rispetto.”

PAS: anche i docenti di ruolo potevano partecipare

PAS: anche i docenti di ruolo potevano partecipare! L’ANIEF aveva ragione

Il Consiglio di Stato dà piena conferma e ragione alle tesi sostenute dall’ANIEF e accoglie il ricorso di due docenti di ruolo ingiustamente escluse dalla possibilità di frequentare i corsi PAS. La questione che l’ANIEF fin da subito aveva denunciato riguardava, infatti, la possibilità – per i docenti già immessi in ruolo – di partecipare alle sessioni speciali di abilitazione, bandite con il decreto ministeriale n. 58 del 25 luglio 2013, che espressamente lo esclude.

In udienza l’Avv. Sergio Galleano ha avuto modo di dimostrare la validità di quanto da sempre sostenuto dal sindacato ANIEF ottenendo il riconoscimento del fatto che “la Direttiva 1999/70/CE, che esclude ogni discriminazione dei lavoratori a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato, è stata ritenuta interpretabile in modo tale, da escludere anche “discriminazioni alla rovescia”, rapportabili a normative che assicurassero vantaggi al personale precario, a scapito dei diritti dei lavoratori stabilizzati”. La sentenza del Consiglio di Stato, dunque, accogliendo l’appello delle docenti di ruolo, conferma la validità della loro partecipazione ai PAS riconoscendo, inoltre, che “la descritta disparità di trattamento sarebbe stata peraltro evidenziata anche dalla limitazione della preclusione di cui trattasi ai docenti di ruolo delle sole scuole statali”.

L’ANIEF dichiara piena soddisfazione dalla sentenza emanata dal Consiglio di Stato che dimostra la validità delle ragioni sostenute dal nostro sindacato: il Ministero dell’Istruzione, nel decretare i parametri di accesso ai PAS, ha posto in essere una vera e propria discriminazione escludendo i docenti già in ruolo dalla possibilità di migliorare la propria professionalità attraverso l’acquisizione di un’ulteriore abilitazione e ora il Consiglio di Stato ci ha dato ragione.

Buonascuola aperta

BUONASCUOLA APERTA di Umberto Tenuta

CANTO 455 ALLE CLASSI APERTE AGGIUNGIAMO UNA SCUOLA APERTA

Una scuola aperta al mondo!

 

La scuola di Adamo e di Eva, dei loro figli, dei loro nipoti, dei loro pronipoti e dei loro eredi fino all’ennesimo grado era il paradiso terrestre.

La terra, i fiumi, i mari, il cielo.

E poi l’eredità delle opere degli uomini.

La cultura presente nelle cose, nelle immagini, nei simboli.

Ambiente naturale e culturale come libro di testo.

Che strano presentare ai giovani, sin dalla scuola primaria, il mondo riprodotto solo in immagini e simboli, bypassando il mondo reale.

Non si imparava così fino alla invenzione della scrittura?

I regni minerale, vegetale ed animale erano là, a portata dei bimbi.

Da piccolo osservavo, ammirato, le pietre del torrente, i narcisi dei campi di grano, i pettirossi infreddoliti sul ramo bianco di neve!

Il ruscello, il torrente, il fiume erano spettacoli quotidiani.

Il sole sorgeva dai monti della Sila e attraversava l’arco di cielo della valle del Crati, per scendere pian piano dietro la Serra di Paola.

I narcisi ed i papaveri nei campi di grano, i salici e i pioppi del bosco oltre il torrente.

I lombrichi strisciavano sulla nuda terra.

Le rondini nidificavano sotto le tegole di casa.

Pecore e capre al pascolo nei verdi prati dell’erba medica.

Le case, i ponti, le chiese con le statue dei Santi.

E poi il ponte della ferrovia, i tre cavi ad arco della linea ad alta tensione…

Sulla strada di polvere bianca i postali.

Nel seminterrato della mia scuoletta rurale il Libro di lettura ed il Sussidiario di Stato per studiare i monti, le colline, le pianure…

La scuola era ed è un bunker.

Non vi entra, né il sole, né il borbottio del torrente in piena!

Fuori dal mondo reale.

In un mondo che non è astratto ma scialbo.

Non c’era vita nella mia scuola.

Mancava l’ossigeno.

Le porte e le finestre erano chiuse.

Entravo e dimenticavo il mondo.

Mario, mio compagno di giochi, era un nemico.

E gli altri miei compagni volti sconosciuti.

La Maestra Dorina una strega, la strega delle fiabe della mamma mia.

I bimbi delle altre classi, degli sconosciuti.

Il mondo lo riconquistavo all’uscita della scuola.

Il mondo assediava il bunker della scuola.

Ma non vi entrava.

Non vi entra.

Aprite le finestre o cosentine,

guardate in ciel le stelle ad una ad una…

Ma quali stelle!

Nemmeno l’azzurro del cielo.

Nemmeno il verde delle mie colline.

Nemmeno il fruscio del vento!

Perinde ac cadaver!

Tomba dei morti.

Morte della vita che pulsa intorno alla scuola e che non vi entra.

Non vi entrava!

Non vi entrava.

Ma oggi vi entra.

Apriamo le finestre della scuola!

Apriamo le porte della scuola!

Usciamo a riveder le stelle.

Usciamo ad ammirare la bellezza dei fiori di campo a primavera!

Usciamo a rincorrere le farfalle che svolazzano di fiore in fiore!

Saliamo lì sulla collina a toccare il cielo con le dita della mani.

Bagniamoci i piedi nelle dolci e fresche acque del torrente Mavigliano.

Giochiamo a girotondo là sull’aia a perpendicolo sul Crati.

Scuola aperta è la nostra.

Scuola nuova.

Scuola operativa.

Scuola di vita.

École nouvelle.

BUONASCUOLA!

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − voce da cercare

Scuola, Renzi: no a decreto del governo su assunzione dei precari

da Corriere.it

Scuola, Renzi: no a decreto del governo su assunzione dei precari

Il premier: aperti ad ogni modifica, chi contesta ha diritto di farlo, ma poi entriamo nel merito. Corsa contro il tempo per le 100mila stabilizzazioni. Il 5 maggio sciopero

di Claudia Voltattorni (cvoltattorni@corriere.it)

Roma «Nessun decreto legge sulle assunzioni, non ci saranno strumenti d’urgenza». Piuttosto, «siamo aperti a ogni modifica al ddl se finalizzata all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive ogni giorno». Così Matteo Renzi chiude la questione della possibilità di stralciare dal disegno di legge della Buona Scuola con un decreto ad hoc l’assunzione dei 100.701 precari. E anche il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone conferma: «Se abbiamo avviato un percorso parlamentare è perché crediamo che questo percorso parlamentare possa essere portato a compimento». Nonostante ciò, Elena Centemero, responsabile scuola di Forza Italia, torna a chiedere un decreto ad hoc per le assunzioni: «La fiducia sull’Italicum allunga i tempi per l’approvazione del ddl scuola mentre si avvicinano le elezioni regionali e si riduce la finestra temporale per garantire l’immissione in ruolo dei docenti necessari a far partire regolarmente l’anno scolastico. E questo, evidentemente, non per colpa del Parlamento».

Il ddl

I tempi restano infatti strettissimi e sembra sempre più difficile riuscire ad immettere i 100.701 precari in ruolo in tempo per il primo settembre 2015. Il ddl è ancora all’esame della commissione Istruzione e Cultura della Camera, centinaia gli emendamenti al vaglio. Il governo conta di riuscire a portare il testo alla Camera l’11 maggio e di approvarlo definitivamente entro la fine di giugno. «Ce la faremo», dice Faraone. Ma la contestazione del mondo della scuola cresce e si avvicina il 5 maggio, giorno dello sciopero unitario di tutti i sindacati della scuola (Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda, Cobas). A loro Renzi dice: «Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito, punto per punto. La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può essere lasciata agli addetti ai lavori».

«Presidi non sceriffi»

Uno dei nodi più criticati della riforma resta il ruolo dei dirigenti scolastici, che nella prima stesura del testo avevano più poteri, potendo decidere il Piano di offerta formativa triennale, scegliendo e premiando i docenti più meritevoli. Ma durante la discussione in commissione, il loro potere si va via riducendo: infatti il consiglio di istituto è tornato ad avere un ruolo più forte e voterà con il preside il Pof triennale. Spiega ancora il premier: «Vogliamo responsabilizzare il preside che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali: abbiamo già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto». E sulla valutazione dei prof: «Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i docenti, ma non è possibile che si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico è finita, voglio sperare».

Scuola in piazza il 9 maggio: giornata «dell’orgoglio e della dignità»

da Corriere.it

Scuola in piazza il 9 maggio: giornata «dell’orgoglio e della dignità»

Manifestazione convocata via Facebook dal «Coordinamento degli Insegnanti arrabbiati». In un video, le ragioni della mobilitazione

di Antonella De Gregorio

«La buona scuola è smuovere le coscienze». «La buona scuola è la scuola che non rimane indifferente». Con un appello lanciato su Facebook, il «Coordinamento degli Insegnanti arrabbiati» ha promosso una mobilitazione di piazza – la «Giornata dell’Orgoglio e della Dignità della Scuola Pubblica» – chiedendo a prof e cittadini, a sindacati, coordinamenti e associazioni, di «scendere per le strade per chiedere il ritiro del ddl di riforma della scuola e per aprire un confronto su un altro disegno di legge già depositato: la Lip (Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la Repubblica)».

Il modello di scuola

«Il modello di scuola che si va delineando è il contrario di ciò che dovrebbe essere – scrivono gli insegnanti promotori dell’iniziativa -. Una comunità educante non dovrebbe prevedere né competizione tra i docenti, né tra gli alunni, ma collaborazione. Il modello Invalsi e il docente allenatore ci fanno pensare ad una scuola come ad un percorso ad ostacoli e ad un luogo di selezione. Ci piace pensare, invece, che la scuola possa essere un luogo di formazione e di crescita».

Il video

I promotori elencano «i provvedimenti distruttivi messi in campo in questi anni, e previsti per gli anni a venire». E chiedono di organizzare in ogni città, delle manifestazioni, invitando tutti i cittadini a partecipare. «Lasciamo massima libertà di espressione perché tutti si sentano coinvolti», scrivono. Unico simbolo che unirà tutte le iniziative, un palloncino rosso. Tante le adesioni – raccolte via social – da Torino a Oristano. Tanti i «like» sul video, fresco e schietto, che promuove la protesta.

Parte il sistema di valutazione: da oggi al via la piattaforma web per le scuole

da il sole 24 ore

Parte il sistema di valutazione: da oggi al via la piattaforma web per le scuole

di Claudio Tucci

Il sistema nazionale di valutazione fa un altro passo avanti: sarà attiva da oggi la piattaforma web che gli istituti scolastici potranno utilizzare per produrre, entro il 31 luglio, il loro primo Rapporto di autovalutazione.

La piattaforma
Sulla piattaforma ciascuna scuola troverà un set di dati completo per potersi confrontare su base provinciale, regionale e nazionale con istituti della stessa tipologia sulla base di 49 indicatori che comprendono, per la prima volta, grazie alla collaborazione fra il Miur e il ministero del Lavoro, anche gli esiti occupazionali degli studenti. Ogni istituto, attraverso il confronto con le altre scuole, potrà individuare i propri punti di forza e debolezza e orientare le proprie azioni di miglioramento per i prossimi tre anni. Tutto questo sarà anche raccontato ai cittadini attraverso la pubblicazione on line, questa estate, del rapporto di autovalutazione che permetterà l’accesso a tutti i dati relativi agli istituti e ai piani di miglioramento di ciascuna scuola, in un’ottica di trasparenza, efficacia ed efficienza del sistema di istruzione.

Trasparenza
«Valutazione – ha sottolineato il sottosegretario, Davide Faraone – è responsabilità. Continuiamo ancora sulla strada della trasparenza. Ogni cittadino saprà in quale scuola manda il figlio, ogni scuola avrà a disposizione indicatori fissi per analizzarsi, il ministero potrà avere un quadro chiaro delle criticità e potrà accompagnare i singoli istituti verso un miglioramento. Compiamo una missione per il Paese». «Grazie alla piattaforma – ha aggiunto la numero uno dell’Invalsi, Anna Maria Ajello – abbiamo uno strumento che ci allinea alle migliori pratiche europee sulla valutazione». «L’autonomia scolastica – ha proseguito il dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione, Carmela Palumbo – ha finalmente gli strumenti per poter indirizzare la propria azione e i propri processi di miglioramento». Alla presentazione ha partecipato anche Piero Cipollone, ex Presidente Invalsi e Capo del Servizio Pianificazione e controllo della Banca d’Italia: «Pochi Paesi possono vantare uno strumento di questo tipo – ha spiegato – È un cambiamento culturale importante che ha dietro un’idea chiara: si può incidere sugli esiti degli studenti con il nostro lavoro quotidiano»

La scuola come una casa di vetro
Da oggi ogni istituzione scolastica potrà accedere al proprio profilo web. Il portale contiene un set di informazioni molto ricco, mai fornito prima a docenti e dirigenti che mette insieme dati del Miur con quelli di Invalsi, di Istat e del Ministero del Lavoro. In prima battuta saranno le scuole ad utilizzare queste informazioni per costruire i loro percorsi di miglioramento e produrre i rapporti di autovalutazione. L’accesso alla piattaforma web è riservato ai dirigenti scolastici e ai componenti del gruppo di autovalutazione delle scuole. Ma il processo di autovalutazione si farà con tutta la comunità scolastica.

L’autovalutazione
Gli istituti si metteranno allo specchio valutandosi attraverso campi aperti e dandosi punteggi da 1 a 7 su 11 macro-voci che riguardano gli esiti degli studenti (risultati scolastici, risultati nelle prove standardizzate, competenze chiave, risultati a distanza) e i processi (curricolo progettazione e valutazione, ambiente di apprendimento, inclusione, continuità e orientamento, organizzazione della scuola, sviluppo e valorizzazione delle risorse umane, integrazione con il territorio e rapporti con le famiglie). Una volta terminata la compilazione del apporto di autovalutazione si potrà procedere alla pubblicazione e all’invio sul portale del Miur “Scuola in chiaro”, in una sezione apposita dedicata alla Valutazione.
A partire da questa estate a disposizione delle famiglie e dei cittadini ci sarà uno strumento che offrirà informazioni complete su ciascuna scuola e sugli obiettivi di miglioramento che si è data. Per la prima volta sarà possibile conoscere nel dettaglio le caratteristiche del corpo docente, l’andamento generale degli studenti, come proseguono negli studi, come viene progettata la didattica, quanto e come si spende in ciascun istituto per la formazione degli insegnanti, quanto partecipano le famiglie alla vita di ciascuna comunità scolastica. Gli istituti nella prima fase potranno avvalersi del supporto degli Uffici Scolastici Regionali.

Nel Ddl “Buona scuola” la sfida a Regioni e Comuni

da il sole 24 ore

Nel Ddl “Buona scuola” la sfida a Regioni e Comuni

di Amedeo Di Filippo
Alternanza scuola-lavoro, school bonus, interventi di ristrutturazione edilizia, garanzia del diritto allo studio. Sono queste le parole d’ordine che il Governo Renzi, col Ddl presentato alla Camera dei deputati il 27 marzo (atto n. 2994), lancia a Regioni e Comuni per realizzare la “Buona scuola”.

Rapporti col territorio
L’articolo 4 disciplina i percorsi di alternanza scuola-lavoro al fine di incrementare le opportunità di lavoro degli studenti e previsti per loro periodi di formazione in azienda attraverso la stipulazione di contratti di apprendistato per la qualifica e per il diploma professionale.
Il comma 8 affida al dirigente scolastico l’onere di individuare, oltre alle imprese, gli enti pubblici disponibili all’attivazione i suddetti percorsi e stipulare apposite convenzioni anche finalizzate a favorire l’orientamento scolastico e universitario dello studente. Analoghe convenzioni potranno essere stipulate con musei, istituti e luoghi della cultura.
School bonus
L’articolo 16 è dedicato allo “school bonus”, il credito di imposta per le erogazioni liberali in denaro, previsto anche per la realizzazione di nuove strutture scolastiche, la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti, il sostegno a interventi che migliorino l’occupabilità degli studenti. Per queste opere, il credito d’imposta è riconosciuto alle persone fisiche nonché agli enti non commerciali e ai soggetti titolari di reddito d’impresa, ma non è cumulabile con altre agevolazioni per le medesime spese.
Interventi edilizi
All’esordio di una nutrita serie di disposizioni e opportunità relative agli investimenti per l’edilizia scolastica, l’articolo 18 del Ddl impone al Miur di pubblicare un avviso per l’elaborazione di proposte contenenti «soluzioni progettuali di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell’incremento dell’efficienza energetica, della sicurezza strutturale e antisismica e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento anche per favorire l’uso continuo e costante delle moderne tecnologie nell’attività didattica».
Sulla base delle soluzioni progettuali individuate, gli enti locali presentano un progetto per la realizzazione di una nuova scuola alla rispettiva Regione, che seleziona la migliore proposta e la trasmette al ministero ai fini dell’assegnazione del finanziamento.
L’articolo 19 pone in capo alla programmazione nazionale l’onere di predisporre il piano del fabbisogno nazionale in materia di edilizia scolastica per il triennio 2015-2017, utile per l’assegnazione di finanziamenti statali destinati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, «a beneficio degli enti locali con la possibilità che i canoni di investimento siano posti a carico delle regioni».
Chiude l’articolo 20, che autorizza la spesa di 40 milioni per il 2015 da destinare a finanziare indagini diagnostiche dei solai degli edifici scolastici, anche attraverso quote di cofinanziamento da parte degli enti locali proprietari, allo scopo di garantire la sicurezza degli edifici scolastici e prevenire crolli.
Rinvia ad apposito decreto Miur la definizione dei termini e delle modalità per l’erogazione dei finanziamenti agli enti locali, tenendo conto anche della vetustà degli edifici valutata anche in base ai dati contenuti nell’Anagrafe per l’edilizia scolastica.
Diritto allo studio
Ultimo accenno all’articolo 21, comma 2, lettera l), che nell’ambito delle deleghe al Governo inserisce, tra i principi e criteri direttivi, la «garanzia dell’effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze delle regioni in tale materia, attraverso la definizione dei livelli essenziali».
Con questo intervento – si legge nella relazione introduttiva al Ddl – si intende dare attuazione agli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione, prevedendo una legge quadro nazionale che definisca i livelli essenziali per rendere effettivo il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze delle Regioni.
Tale intervento si rende necessario anche in coerenza con l’articolo 117 della Costituzione, modificato dalla Legge costituzionale n. 3 del 2001, di revisione del Titolo V, al fine di individuare criteri, obiettivi, strumenti e modalità, a livello nazionale, comuni per tutte le Regioni, in modo da garantire l’omogeneità nel diritto allo studio, quale strumento per la rimozione degli ostacoli di natura culturale, sociale economica che impediscono l’accesso all’istruzione.

Scuola, Renzi: “Il preside non è uno sceriffo ma neanche un passacarte”

da La Stampa

Scuola, Renzi: “Il preside non è uno sceriffo ma neanche un passacarte”

Il premier: “Non faremo decreti, ma chi contesta ha diritto di farlo”
roma

Sulla riforma della Scuola il governo è disponibile al confronto. Lo scrive il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella enews, ricordando che l’esecutivo ha «già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali» e che si darà «più ruolo al consiglio di istituto».

Con la riforma della scuola il preside «non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali».

«Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio meglio e contemporaneamente si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico è finita, voglio sperare)» scrive il premier

«Ci sono molte polemiche – aggiunge Renzi – da parte dei professori, comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha lasciato indietro la scuola per troppi anni. Vorrei, se possibile, discutere nel merito. Noi siamo il Governo che ha messo più soldi di tutti sull’edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l’assunzione di oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione dei docenti (500 euro l’anno a testa, non per la finta formazione arrangiata, ma a disposizione dell’insegnante)”».

«Sul tema della scuola non faremo un decreto legge, non procederemo con strumenti d’urgenza. Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito. Punto per punto. La scuola è un bene troppo prezioso per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può essere lasciata agli addetti ai lavori».

Renzi: no al preside-sceriffo, ma i docenti debbono essere valutati

da La Tecnica della Scuola

Renzi: no al preside-sceriffo, ma i docenti debbono essere valutati

Nella sua enews di oggi, il Presidente del Consiglio sostiene necessaria la responsabilizzare il preside, che “non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte”. E aggiunge: “Siamo aperti a ogni modifica al DdL se finalizzata all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive”.

“Ci sono molte polemiche da parte dei professori, comprensibili. Difficile smontare il senso di rabbia per una politica che ha lasciato indietro la scuola per troppi anni. Vorrei, se possibile, discutere nel merito”.

“Noi siamo il Governo – continua il Premier – che ha messo più soldi di tutti sull’edilizia scolastica (e ancora non basta). Che propone l’assunzione di oltre centomila precari. Che vuole istituire un fondo per la valutazione del merito dei professori, per il diritto allo studio e soldi per la formazione dei docenti (500 euro l’anno a testa, non per la finta formazione arrangiata, ma a disposizione dell’insegnante). Che vuole responsabilizzare il preside, che non sarà certo uno sceriffo, ma non può neanche essere un passacarte di circolari ministeriali.

“Sul testo, siamo aperti. Abbiamo già stralciato la riorganizzazione degli organi collegiali e anzi daremo più ruolo al consiglio di istituto”, si legge nella enews di Renzi.

“Siamo pronti a discutere nel merito di come valutare i professori (non è possibile che si chieda ai ragazzi di fare del proprio meglio e contemporaneamente si abbia paura del merito: la stagione del 6 politico é finita, voglio sperare). Siamo aperti a ogni modifica se finalizzata all’interesse dei ragazzi e di chi la scuola la vive, giorno dopo giorno. Sul tema della scuola non faremo un decreto legge, non procederemo con strumenti d’urgenza”.

“Chi contesta ha tutto il diritto di farlo. Ma il giorno dopo, per favore, entriamo nel merito. Punto per punto. La scuola è un bene troppo prezioso – conclude il Capo di Governo – per lasciarlo alle ideologie e agli slogan. Noi siamo pronti a cambiare. Ma la scuola è di famiglie, professori, studenti: non può essere lasciata agli addetti ai lavori.

Il Comitato per la legislazione della Camera non promuove il DDL sulla scuola

da La Tecnica della Scuola

Il Comitato per la legislazione della Camera non promuove il DDL sulla scuola

Il Comitato per la legislazione della Camera ha espresso il proprio parere: si tratta di almeno 15 pagine fitte di osservazioni e bocciature, anche di natura linguistica.

La “mazzata” più pesante sul ddl 2994 potrebbe arrivare non dalle piazze e dai cortei ma, paradossalmente, dal Parlamento stesso; è di queste ore infatti la pubblicazione del parere formulato nella giornata del 28 aprile dal Comitato per la Legislazione il cui compito è quello di verificare che il testo dei provvedimenti di legge sia redatto secondo le regole e in modo non equivoco.
E in questo caso il parere è davvero sconcertante: le osservazioni sono decine, sicuramente almeno 150. Non c’è articolo che venga risparmiato; le parti sulle quali il Comitato si sofferma maggiormente sono gli albi territoriali, le assunzioni, ma non solo.
Non passano indenni neppure i riferimenti all’ open data e allo school bonus che “andrebbero riformulati senza impiegare termini stranieri”. Non mancano insomma anche “bacchettate” per l’uso disinvolto della lingua.
Ma ci sono ovviamente rilievi sostanziali di carattere normativo, come quello riguardante le nuove attribuzioni dei dirigenti scolastici che- secondo il Comitato – andrebbero raccordate con quanto previsto dalla norma istitutiva della dirigenza (articolo 25 del decreto 165/2001).
Il fatto è che per rivedere il testo anche soltanto sotto l’aspetto formale, la Commissione Cultura della Camera dovrebbe lavorare per parecchio tempo.
Vedremo nei prossimi giorni se e in che modo i rilievi del Comitato verranno tenuti nella dovuta considerazione dal Parlamento.

La scuola come una casa di vetro: presentata la piattaforma per l’autovalutazione

da La Tecnica della Scuola

La scuola come una casa di vetro: presentata la piattaforma per l’autovalutazione

L.L.

Da domani, 30 aprile, sarà accessibile il portale che le scuole potranno utilizzare per produrre, entro il 31 luglio, il loro primo Rapporto di autovalutazione

È stata presentata stamattina al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca alla presenza del Sottosegretario Davide Faraone la Piattaforma web per l’autovalutazione, un altro tassello delSistema nazionale di valutazione che consentirà agli istituti scolastici di produrre, entro il 31 luglio, il loro primo Rapporto di autovalutazione.

Sulla Piattaforma ciascuna scuola troverà un set di dati completo per potersi confrontare su base provinciale, regionale e nazionale con istituti della stessa tipologia sulla base di 49 indicatori che comprendono, per la prima volta, grazie alla collaborazione fra Ministero dell’Istruzione e Ministero del Lavoro, anche gli esiti occupazionali degli studenti. Ogni istituto, attraverso il confronto con le altre scuole, potrà individuare i propri punti di forza e debolezza e orientare le proprie azioni di miglioramento per i prossimi tre anni.

La Piattaforma è stata lanciata stamattina al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca alla presenza del Sottosegretario Davide Faraone: “Autonomia non è sinonimo di anarchia. La Piattaforma di autovalutazione è un ulteriore tassello del mosaico del ddl “La Buona Scuola”: è uno strumento che fotografa gli istituti italiani e di conseguenza il lavoro dei dirigenti e della comunità scolastica. Valutazione – ha sottolineato il Sottosegretario – è responsabilità. Continuiamo ancora sulla strada della trasparenza. Ogni cittadino saprà in quale scuola manda il figlio, ogni scuola avrà a disposizione indicatori fissi per analizzarsi, il Ministero potrà avere un quadro chiaro delle criticità e potrà accompagnare i singoli istituti verso un miglioramento. Compiamo una missione per il Paese. Piattaforma di autovalutazione, anagrafe per l’edilizia scolastica, ddl: tutto si tiene”.

Da domani dunque ogni istituzione scolastica potrà accedere al proprio profilo web dove troverà i suoi dati comparati a livello territoriale e nazionale e potrà cominciare il lavoro di autovalutazione. L’accesso alla Piattaforma web è riservato ai dirigenti scolastici e ai componenti del gruppo di autovalutazione delle scuole, ma il processo di autovalutazione si farà con tutta la comunità scolastica.

Una volta terminata la compilazione del Rapporto di autovalutazione si potrà procedere alla pubblicazione e all’invio sul portale del Ministero “Scuola in chiaro”, in una sezione apposita dedicata alla Valutazione.

Ma non è finita qui. A partire da questa estate, infatti, a disposizione delle famiglie e dei cittadini ci sarà uno strumento che offrirà informazioni complete su ciascuna scuola e sugli obiettivi di miglioramento che si è data: la pubblicazione on line del Rapporto di autovalutazione permetterà l’accesso a tutti i dati relativi agli istituti e ai piani di miglioramento di ciascuna scuola, in un’ottica di trasparenza, efficacia ed efficienza del sistema di istruzione.

Gli istituti nella prima fase potranno avvalersi del supporto degli Uffici Scolastici Regionali.

Il Miur metterà inoltre a disposizione un video tutorial, guide on line e un numero verde 800.903.080.

Anp: “si vuole un dirigente senza strumenti e senza poteri”

da La Tecnica della Scuola

Anp: “si vuole un dirigente senza strumenti e senza poteri”

“Si vuol far credere che ‘tutto’ il mondo della scuola sia contrario al DdL governativo, mentre non ha voce chi non si riconosce nell’immobilismo militante, chi rifiuta gli stereotipi e le solite parole d’ordine, chi non teme il cambiamento e auspica un’assunzione collettiva di responsabilità”. Queste le dichiarazioni dell’Associazione Nazionale Presidi.

Ci separano pochi mesi dal dibattito sul documento “La Buona Scuola” e pochi giorni da uno sciopero proclamato dai sindacati di comparto allo scopo dichiarato di arrestare il processo di riforma legato al DdL n. 2994.

L’opposizione alla riforma ha assunto i contorni di uno scontro frontale, secondo un copione che in modo costante – non ultimo quando nel 1999 fu affossata la riforma Berlinguer – ha contrastato ogni tentativo di far fronte ai ritardi della scuola italiana.

C’è da chiedersi a cosa sia servita la consultazione pubblica attraverso la quale il Governo ha ricercato un confronto aperto sui contenuti della proposta.

Purtroppo, però, non ci può essere confronto con chi pretende che nulla cambi.

È a questo mondo che la nostra Associazione si rivolge e a cui diamo voce, non per contestare l’istituto dello sciopero in sé, ma per contrastare una volta di più le motivazioni e gli obiettivi di questo sciopero, tutto volto al passato e all’antica vocazione al “nulla cambi”. Non sfugge, d’altra parte, la sua “strana” coincidenza con la somministrazione delle prove Invalsi nella scuola primaria: le proteste di alcune sigle sindacali contro il differimento della rilevazione dimostrano quanto poco valore le stesse organizzazioni attribuiscano ad uno – forse l’unico – strumento di rendicontazione sociale che il nostro paese è stato capace di adottare.

Va sottolineato, poi, il fuoco di sbarramento dei sindacati contro il rafforzamento del ruolo dei dirigenti delle scuole.

L’impianto complessivo del DdL resta coerente solo se viene mantenuto saldo l’obiettivo di incrementare gli spazi di autonomia. E ciò si può ottenere solo con l’assunzione di maggiore responsabilità, con la valutazione di sistema, con la condivisione della logica della rendicontazione sociale e del miglioramento continuo come strategia ordinaria.

Si vuole un dirigente senza strumenti e senza poteri. Si pretende di giocare con il concetto di leadership educativa senza che a questa siano connessi elementi sostanziali di management. Ma questo porta alla perpetuazione dell’esistente.

Non si possono porre rimedi alle debolezze organizzative di un’istituzione complessa qual è la scuola con mediazioni al ribasso, né – tanto meno – si può accettare che la scuola diventi merce di scambio nel quadro dei vari processi di riforma in atto

Sollecitiamo, pertanto, il Governo ad essere coerente con le sue proposte e a dimostrare con i fatti di volere seriamente “cambiare verso” alle politiche scolastiche.