Senato,1° commissione: La Caporetto della dirigenza scolastica

Il resoconto stenografico della seduta della commissione Affari Costituzionali del Senato del 1 aprile 2015, che ha concluso l’esame del DDL (1577) Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche, ha stoppato tutti gli emendamenti e relativi subemendamenti riferiti all’articolo 10, tendenti ad eliminare dal testo l’esclusione della dirigenza scolastica  dal ruolo unico nazionale della dirigenza dello Stato.
La Presidente della 1 Commissione del Senato, la senatrice Anna Finocchiaro ha comunicato alla Commissione che, ai sensi dell’articolo 126-bis, comma 2-ter, del Regolamento [cioè il comma che recita: sono inammissibili gli emendamenti, d’iniziativa sia parlamentare che governativa, ai disegni di legge di cui al comma 1, che rechino disposizioni contrastanti con le regole di copertura stabilite dalla legislazione vigente o estranee all’oggetto dei disegni di legge stessi, come definito dalla legislazione vigente nonché dal documento di programmazione economico-finanziaria come approvato dalla risoluzione parlamentare.], sono inammissibili gli emendamenti
10.502/7 [ cioè 10.502/7 del senatore BRUNO All’emendamento 10.502, dopo il numero 1), aggiungere il seguente:         «1-bis) sostituire le parole: ”esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;” con le seguenti: ”inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;”». ];
10.502/9 [ cioè 10.502/9 del senatore BRUNO All’emendamento 10.502, dopo il numero 1), aggiungere il seguente:         «1-bis) sopprimere le seguenti parole: ”esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;”».],
10.502/12 [ cioè 10.502/12 del senatore BRUNO All’emendamento 10.502, dopo il numero 2) inserire i seguenti:         «2-bis) dopo le parole: ”carriere speciali;” inserire le seguenti: ”definizione, nell’ambito del molo, di una sezione dedicata alla dirigenza scolastica, ai sensi dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.165;”;        2-ter) sopprimere le parole: ”esclusione dai suddetti moli della dirigenza scolastica;”».] ,
10.502/13 [ cioè 10.502/13 del senatore TORRISI All’emendamento 10.502, dopo il numero 2) inserire i seguenti:         «2-bis dopo le parole: ”carriere speciali;” inserire le seguenti: ”definizione, nell’ambito del ruolo, di una sezione dedicata alla dirigenza scolastica, ai sensi dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;”;        2-ter) sopprimere le parole: ”esclusione dai suddetti ruoli della dirigenza scolastica;”».],
10.23 [cioè 10.23 del senatore BRUNO , D’ALÌ Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».],
10.24 [ cioè 10.24 COCIANCICH Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;». ],
10.25 [cioè 10.25 TORRISI , PAGANO Al comma 1, lettera b), numero 1), sopprimere le seguenti parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».],
10.26 [cioè 10.26 BRUNO , D’ALÌ Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti: «inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».],
10.27 [10.27 TORRISI , PAGANO Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti: «inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;».],
10.28 [10.28 COCIANCICH Al comma 1, lettera b), numero 1), sostituire le parole: «esclusione dai suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;» con le seguenti: «inclusione nei suddetti ruoli unici della dirigenza scolastica;». ],

Va precisato che il senatore BRUNO (FI-PdL XVII) ha osservato che l’articolo 10, precedentemente accantonato, presenta a suo avviso alcuni profili di costituzionalità che non sono stati risolti dagli emendamenti del relatore. Cita ad esempio la norma, contenuta alla lettera g) del comma 1, che prevede il collocamento in disponibilità dei dirigenti privi di incarico e, dopo un determinato periodo di tempo, perfino la decadenza dal ruolo unico.
Preannuncia che, in assenza di ulteriori e sostanziali modifiche del testo, il proprio Gruppo intende presentare una questione pregiudiziale di costituzionalità in Assemblea.
Il relatore PAGLIARI (PD) assicura un ulteriore approfondimento della questione prima dell’esame in Assemblea, ma solo con riferimento ad alcuni aspetti di dettaglio. A suo avviso, infatti, l’impianto della norma, che innova profondamente la disciplina vigente, è condivisibile dal punto di vista politico e non presenta vizi di costituzionalità.
Ora il testo passerà al vaglio dell’aula del Senato. L’unico modo per riproporre gli emendamenti è quello di convincere l’aula che la copertura finanziaria non verrà alterata dall’inclusione dei dirigenti scolastici nel ruolo unico nazionale.
Questo è possibile dimostrarlo solo eliminando i cosiddetti diritti acquisiti (o meglio privilegi) della dirigenza pubblica ed azzerando tutto il quadro retributivo pregresso in termini di retribuzione di posizione e di risultato sperequati tra le varie aree dirigenziali.
Ringraziamo comunque i senatori  Torrisi, Bruno, D’Alì, Cociancich, Pagano per essersi spesi a favore della dirigenza scolastica in maniera convinta ed autorevole.

Sciopero scuola, Cgil, Cisl e Uil: “Stop a corsi di recupero ed educazione fisica”

da Il Fatto Quotidiano

Sciopero scuola, Cgil, Cisl e Uil: “Stop a corsi di recupero ed educazione fisica”

E’ l’agitazione proclamata dalle sigle sindacali “a partire dal 9 aprile 2015 e con termine il 18 aprile 2015 per tutto il personale docente ed Ata”, che – si legge in una nota del Miur – si asterrà dalle attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali

Sciopero dei sindacati dal 9 al 18 aprile: saltano le attività extra

da Il Corriere della Sera

Sciopero dei sindacati dal 9 al 18 aprile: saltano le attività extra

A rischio progetti integrativi, ore di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva, ma anche pulizie, sorveglianza e assistenza ai disabili

di Valentina Santarpia

Le lezioni e le ore di servizio «da contratto» saranno salvaguardate, ma tutto il resto no: rischia di mettere al collasso le scuole lo sciopero dei sindacati per le attività «non obbligatorie» dal 9 al 18 aprile 2015 per tutto il personale docente ed Ata della scuola. A proclamarlo Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams contro le scelte del governo sulla buona scuola, ovvero il disegno di legge che è appena approdato in Parlamento.

Cosa salta

In pratica, non saranno garantite tutte le attività «non obbligatorie», quelle aggiuntive che vengono svolte perché retribuite con il fondo per il miglioramento dell’attività informativa. Quindi non saranno svolte neanche le attività che di solito i docenti mettono a disposizione per i progetti e gli incarichi di coordinatore, ma anche le ore «prestate» per collaborare con il dirigente scolastico o per sostituirlo. Aboliti pure i corsi di recupero, le attività complementari di educazione fisica e di avviamento alla pratica sportiva. Anche il personale tecnico amministrativo si asterrà dalle attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali: il che significa che anche i bidelli non potranno garantire tutta una serie di attività extra che di solito svolgono oltre alla sorveglianza e alla pulizia, come l’assistenza ai disabili ma anche la sostituzione dei colleghi assenti.

Il prof può votare la bocciatura anche se l’alunno ha la sufficienza nella sua materia

da Il Sole 24 Ore

Il prof può votare la bocciatura anche se l’alunno ha la sufficienza nella sua materia

di Andrea Alberto Moramarco

Nella scuola media, un docente può attribuire a un alunno un voto di piena sufficienza per la propria materia e, in sede di consiglio di classe, votare in favore della sua non ammissione all’esame finale o alla classe successiva. Le due valutazioni hanno, infatti, un oggetto differente: la prima è legata al profitto dell’alunno nella singola disciplina; la seconda alla sua situazione complessiva che può portare anche a un giudizio di tipo diverso, senza che ciò determini l’illegittimità della decisione. Lo afferma il Consiglio di Stato nella sentenza 1245/2015.

Il caso
Il protagonista della vicenda è un ragazzo che all’epoca dei fatti (anno scolastico 2009-2010) frequentava la terza media presso una scuola paritaria di Roma. Lo studente era già stato ammesso alla terza classe con un giudizio a maggioranza, malgrado alcune insufficienze, e nel corso dell’ultimo anno di scuola media, già dal primo quadrimestre, i suoi risultati erano insufficienti in molte materie. Così il consiglio di classe aveva disposto la sua non ammissione all’esame di terza media per via dell’accertata mancanza delle «competenze necessarie per affrontare l’esame». Di qui il ricorso dei genitori del ragazzo dinanzi al Tar sulla base della presunta incoerenza tra i voti sufficienti dati da due professori nelle proprie materie e i voti sfavorevoli all’ammissione dati dagli stessi professori nel Consiglio di classe. I giudici, che avevano in precedenza negato la tutela cautelare, ritengono illegittimo il provvedimento di non ammissione per insufficienza e genericità della motivazione, «non essendo stata valutata la particolare situazione dell’alunno nella sua complessità».

Le motivazioni
Il Consiglio di Stato ribalta però la decisione del Tar ritenendo, invece, pienamente legittima la decisione adottata dal consiglio di classe di non ammettere il ragazzo all’esame finale di terza media. Il provvedimento di non ammissione non risulta affetto da illogicità o da contraddittoria motivazione e, inoltre, è pienamente rispettoso della disciplina dettata in materia dall’articolo 3 del Dl 137/2008 (disposizioni in materia di istruzione e università) per il quale «nella scuola secondaria di primo grado, sono ammessi alla classe successiva, ovvero all’esame di Stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto, con decisione assunta a maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline».
E, nello specifico, i giudici non danno assolutamente peso alla lamentata incoerenza tra i voti contrari all’ammissione di due professori e il fatto che questi avessero dato un voto di sufficienza piena nelle proprie materie. Per i giudici tale discrepanza è totalmente irrilevante. I due giudizi espressi dai docenti attengono, infatti, a un differente oggetto di valutazione: quando il professore propone il voto per la propria materia, costui deve valutare «il profitto dell’alunno soltanto nella propria disciplina»; quando il professore concorre ad esprimere il voto ai fini dell’ammissione alla classe successiva o all’esame finale, bisogna aver riguardo «alla situazione complessiva dell’alunno, cosicché ben può accadere che, a fronte di una valutazione positiva relativa alla propria, specifica materia, il singolo docente si renda conto del mancato raggiungimento degli obiettivi richiesti per l’ammissione dello studente alla classe successiva o all’esame di terza media».

Al minore disabile l’assistenza all’istruzione va assicurata per intero

da Il Sole 24 Ore

Al minore disabile l’assistenza all’istruzione va assicurata per intero

di Massimiliano Atelli
Spetta al giudice ordinario la giurisdizione sull’assistenza del minore disabile a scuola, perché il diritto all’istruzione è parte integrante del riconoscimento e della garanzia dei diritti dei disabili, per il conseguimento di quella pari dignità sociale che consente il pieno sviluppo e l’inclusione della persona umana con disabilità. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 25011/2014 del 25 novembre 2014 , nel rimeditare il proprio precedente indirizzo.

Il principio di diritto
La Corte regolatrice della giurisdizione, dopo un excursus sulla normativa vigente nazionale e internazionale in materia, argomenta partendo dalla legge 1° marzo 2006, n. 67 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni), che nel promuovere la piena attuazione del principio di parità di trattamento e delle pari opportunità nei confronti delle persone con disabilità al fine di garantire alle stesse il pieno godimento dei loro diritti civili, politici, economici e sociali, traccia all’articolo 2 una rilevante distinzione tra due possibili forme di violazione di tale parità (la discriminazione diretta e la discriminazione indiretta), e, all’articolo 3, affida al giudice ordinario la competenza giurisdizionale avverso gli atti e i comportamenti discriminatori, richiamando le nuove norme sulla tutela antidiscriminatoria previste dall’articolo 28 del Dlgs n. 150/2011.
La stessa Corte ha altresì richiamato quanto già disposto dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 215 del 1987, in cui è chiarito che la frequenza scolastica è, «insieme alle pratiche di cura e riabilitazione ed al proficuo inserimento nella famiglia», «un essenziale fattore di recupero del portatore di handicap e di superamento della sua emarginazione, in un complesso intreccio in cui ciascuno di tali elementi interagisce sull’altro e, se ha evoluzione positiva, può operare in funzione sinergica ai fini del complessivo sviluppo della personalità».
Ferma, dunque, la giurisprudenza della Corte di Cassazione, ancorata all’articolo 3 della legge n. 67/2006, e, quanto alla giurisdizione, all’articolo 28 del Dlgs n. 150/2011, in cui si individua pacificamente il giudice ordinario quale competente ad occuparsi della repressione di comportamenti discriminatori, il Tar Lazio, sezione III bis, sentenza 27.03.2015, n. 4705, ha precisato di conoscere il diverso orientamento assunto da taluni Tar (Sicilia, Palermo sentenza 3 dicembre 2014 e Toscana sentenza del 11 dicembre 2014), e tuttavia ritiene, in conformità alla sopra citata sentenza della Corte di Cassazione, in sede regolativa della giurisdizione, che non residui in capo all’amministrazione una discrezionalità nell’assegnare le ore di sostegno una volta che l’istituto scolastico abbia adottato un piano educativo individualizzato o uno strumento equipollente, dimodoché non può neppure predicarsi la sussistenza della giurisdizione esclusiva (in materia di servizi pubblici) del giudice amministrativo, che comunque richiede la sussistenza di un potere della pubblica amministrazione (secondo l’insegnamento della Corte Costituzionale, sentenza 6 luglio 2004 n. 204).
Di qui, la conclusione del giudice amministrativo capitolino nel senso che la controversia in esame appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario poiché verte in materia di assegnazione al minore di un numero di ore di Aec, inferiore al numero di ore pari all’intero orario di frequenza e la condizione di handicap grave del minore, ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992, risulta certificata dalle autorità sanitarie competenti, per cui l’accertamento dei presupposti del diritto può dirsi acclarato.

Il caso
Nella specie, un genitore impugnava gli atti con i quali le amministrazioni statale e comunale avevano assegnato al figlio minore, affetto da handicap grave certificato dalle competenti commissioni mediche ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992, 15 ore di Aec, non garantendo il rapporto di 1 a 1 e quindi non per un numero di ore pari all’intero orario di frequenza.

Argomenti, spunti e considerazioni
La decisione del Tar Lazio persuade, per ambedue le ragioni esplicitate.
Per un verso, perché è la stessa amministrazione, una volta che l’istituto scolastico abbia adottato un piano educativo individualizzato o uno strumento equipollente, ad essersi vincolata alle sue naturali implicazioni. Sicché, non può residuare in capo all’amministrazione alcuna discrezionalità nell’assegnare le ore di sostegno, che debbono essere comunque assicurate in misura pari al piano educativo già deliberato.
Per altro verso, e per conseguenza, perché non potendosi porre una questione di discrezionalità amministrativa, non può neppure predicarsi la sussistenza della giurisdizione esclusiva (in materia di servizi pubblici) del giudice amministrativo, difettando il necessario presupposto della sussistenza di un potere della pubblica amministrazione (secondo l’insegnamento di cui alla citata sentenza della Corte Costituzionale n.204/2004).

Scuola, il fronte si fa caldo. Sciopero 9-18 aprile per tutte le attività “aggiuntive”

da Repubblica.it

Scuola, il fronte si fa caldo. Sciopero 9-18 aprile per tutte le attività “aggiuntive”

L’annuncio in una nota del Miur. Stop alle attività aggiuntive oltre l’orario obbligatorio, bloccati anche i corsi di recupero

ROMA – I sindacati Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno proclamato “lo sciopero delle attività non obbligatorie dal 9 aprile al 18 aprile per tutto il personale docente ed Ata della scuola”. Lo comunica il Miur in una nota.

Stop quindi alle attività aggiuntive oltre l’orario obbligatorio retribuite con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Astensione dalle ore per l’attuazione dei progetti e degli incarichi di coordinatore retribuite con il Mof. dalla sostituzione e dalla collaborazione con il dirigente scolastico e di ogni altro incarico aggiuntivo. Saranno bloccati i corsi di recupero, le attività complementari di educazione fisica e avviamento alla pratica sportiva.

Il personale Ata, continua la nota del ministero, si asterrà dalle attività aggiuntive oltre le 36 ore settimanali. Inoltre ci sarà l’astensione da tutte le attività previste tra quelle rientranti nelle posizioni economiche (I e II grado) e negli incarichi specifici; l’astensione dall’intensificazione dell’attività nell’orario di lavoro relativa alla sostituzione dei colleghi assenti. Nessuna sostituzione nei servizi generali e amministrativi.

Studenti contro professori: così le nostre classi diventano un ring

da Repubblica.it

Studenti contro professori: così le nostre classi diventano un ring

Da Modena a Catania, un’escalation di aggressioni ai docenti. Qualcuno reagisce, altri gettano la spugna: “Nessuno ci difende”

di CORRADO ZUNINO

ROMA  –  L’ultima umiliazione a Modena, poche ore fa. Ma questa volta, in classe, il prof reagisce. Istituto professionale cittadino, fucina di bulli minorenni. Lezione tecnica, la scuola non specifica quale. Uno studente inizia il suo show irridente mentre l’insegnante spiega: pernacchie, rumori, applausi. Ha un gruppo intorno, che sghignazza e incita: una claque, ogni mattina replica. Si gasa il ragazzotto: si alza, lascia il banco e allunga un calcio nella schiena del docente. L’insegnante si volta, avvista il secondo colpo e reagisce: mani al collo dell’aggressore. Per allontanarlo. La classe urla, i due si staccano, interviene il preside. Il prof stavolta promette una denuncia.

“Il ruolo sociale degli insegnanti italiani”. Lo evoca ogni ministro dell’Istruzione all’insediamento nella stanza nobile di viale di Trastevere. Quel “ruolo sociale” calpestato, oggi, si fa spesso una semplice questione di sicurezza. E di onore da difendere, nei rari casi in cui il prof non abbassa la testa. Non c’è settimana che la provincia non racconti una storia così. Episodi violenti crescenti in classe, in palestra, al portone. Ragazzini che picchiano in branco vecchi insegnanti, genitori che assalgono professori perché stavano educando i loro figli al vivere in comunità. Nella vicina Reggio in una classe superiore del polo Makallè è arrivata la polizia a sedare la rissa tra ragazzine. La prof di turno non c’era riuscita: aveva rimediato uno schiaffone ed era finita al pronto soccorso.

Prepotenze prima sceneggiate, poi fatte esplodere nelle aule dei minorenni italiani. Hanno a che fare con la considerazione bassa che il nostro paese in dispersione scolastica cronica porta verso i suoi insegnanti e con l’idea malvagia di rottamare chi è oltre i cinquanta: alligna in molti spiriti giovani. È un’evidenza per tutti la confessione arresa di un docente di Novara, oggi 64 anni, trentadue di insegnamento, che nel 2008 lasciò il mestiere dopo un’aggressione subita da un sedicenne straniero. Era in terza media dopo due bocciature. “Non potevo tornare in una scuola dove c’era un ragazzo che mi aveva preso a pugni, minacciato di morte davanti a tutti e aveva poi ricevuto una punizione blandissima “, ha raccontato l’ex professore Luigi Sergi. Sono stato umiliato e nessuno mi ha difeso, dopo una vita spesa a formare ragazzi “.

Lo scorso 16 ottobre un insegnante di educazione fisica di una media di Acicatena, nel Catanese, è stato picchiato dal padre di un’alunna rimproverata per aver usato il cellulare in palestra. Trentanove anni di professione, l’ultima parte all’Istituto Guglielmino, il prof aveva invitato l’alunna a interrompere la conversazione. La ragazzina ha continuato a parlare con il fidanzato. Di più, ha passato il fidanzato all’insegnante, al telefono: “Se non la smette di importunare la mia ragazza”, ha minacciato il giovane, “vengo lì e la massacro”. Il docente è corso in vicepresidenza, il vicepreside ha convocato la minorenne e quando sono usciti dalla stanza si sono trovati davanti il padre della studentessa, già denunciato per reati vari: insegnante e vicepreside sono stati travolti da una gragnuola di colpi. A Castelfiorentino i genitori di un alunno della scuola media Bacci- Ridolfi hanno aggredito la professoressa di matematica per il 5 dato al figlio in pagella. A Sassari in quindici non si sono vergognati di assaltare un docente universitario perché si era permesso, a passeggio con i figli, di chiedere al branco di ammorbidire l’eloquio. “Avevo suggerito atteggiamenti più rispettosi per il resto della comunità in cui vivono”. Diversi punti all’arcata sopraciliare, una spalla lussata. A Torre Annunziata, media Parini-Rovigliano, un tredicenne ha colpito a schiaffi e pugni l’insegnante di italiano, lei 40 anni, di Terzigno: gli aveva negato di andare al bagno. I colpi sono stati così forti che la docente ha sbattuto la testa contro una porta. Dieci giorni di sospensione e si riparte. “Siamo sotto assedio di giovani allevati come criminali”.

Come se le parole non bastassero più. Ci sono professori che, stremati dal trillio in classe, dai videogiochi accesi sotto il banco, hanno preso lo smartphone del discente e l’hanno sfasciato in aula. A Cagliari accade che il prof rifili un pugno in faccia a un sedicenne figlio di un magistrato, in procinto di lasciare la classe. All’Istituto tecnico Marconi davanti al Parco di Terramaini, però, gli studenti hanno scioperato: solidarietà al docente aggredito due volte, la prima con una stampella, da un alunno inviperito per la nota sul registro.

L’educazione alla salute e allo sport al centro della Buona Scuola

da La Stampa

L’educazione alla salute e allo sport al centro della Buona Scuola

Stefania Giannini alla presentazione del progetto “BiciScuola”
roma

«L’educazione alla salute e la pratica sportiva sono al centro del nostro progetto di riforma “La buona scuola” in discussione in Parlamento. Siamo coscienti del fatto che certe buone pratiche debbano essere acquisite fin da piccoli: per questo prevediamo il potenziamento delle discipline motorie e lo sviluppo di comportamenti improntati a uno stile di vita sano». Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, in occasione della “tappa” straordinaria del Giro d’Italia al Miur, per presentare il progetto “BiciScuola”.

L’iniziativa, che si ripete da 14 anni, coinvolgerà circa 100 mila alunni di 6-11 anni per avvicinarli alla cultura della bicicletta e alla mobilità sostenibile, trattando anche i temi dell’educazione stradale e alimentare. I bambini lavoreranno in classe sui tre temi didattici, prepareranno degli elaborati e i vincitori potranno vivere una giornata al Giro d’Italia, organizzato da Rcs Sport/La Gazzetta dello Sport e in programma dal 9 al 31 maggio.

«BiciScuola è un progetto didattico con numeri da record – ha affermato Raimondo Zanaboni, amministratore delegato di Rcs Sport e direttore generale Rcs Communication Solutions – oltre 4300 classi coinvolte nel 2015, 100.000 famiglie italiane che possono affrontare anche a casa questi temi in maniera divertente ed educativa, per un totale di 20.000 scuole sensibilizzate e oltre 1.400.000 bambini coinvolti in 14 anni. La mobilità sostenibile e la cultura della bicicletta sono fondamentali per crescita e formazione personali».

I bambini che parteciperanno alla tappa del Giro saranno coinvolti anche in lezioni di sicurezza stradale con la Polizia stradale. «Il nostro rapporto con il Giro è ormai consolidato e, all’interno di questa appassionante competizione sportiva – ha spiegato Roberto Sgalla direttore centrale delle Specialità della Polizia – la sicurezza e l’educazione stradale rappresentano momenti di condivisione fondamentali. La risposta positiva dei giovani ci dice che la cultura dell’educazione stradale si sta facendo strada. Ma questo obiettivo deve continuare ad essere perseguito».

Durante l’incontro al Miur è stata presentata anche la mascotte del Giro, Lupo Wolfie, ispirato alla campagna «Giro loves WWF» per la salvaguardia del lupo.

A Roma maestre in servizio durante le vacanze pasquali: prove generali per tutti i docenti?

da La Tecnica della Scuola

A Roma maestre in servizio durante le vacanze pasquali: prove generali per tutti i docenti?

Per via del nuovo contratto, le educatrici dei ‘nidi’ costrette a recarsi nei municipi e organizzare attività di autoformazione o parascolastiche. Alcune educatrici non hanno accettato la novità, ma il Comune si difende: il personale è stato invitato a consumare le ferie. Che però sono molte meno dei giorni di sospensione del servizio: cosa accadrà nel periodo estivo?

Oggi è accaduto alle mastre dei ‘nidi’ romani, ma in futuro potrebbe riguardare anche gli insegnanti della scuola statale che, con il rinnovo del contratto, il Governo vorrebbe tenere aperta più ore al giorno e molti più giorni l’anno? Stiamo parlando della decisione del Comune di Roma di obbligare le maestre di recarsi al lavoro anche in questi giorni di sospensione del servizio per via delle festività pasquali. E se i bimbi non ci sono non è un problema: le attività da attuare vengono decise dal dirigente organizzativo dei singoli municipi.

La norma è contenuta nel nuovo contratto decentrato, anche se più di qualcuno lo definisce unilaterale, entrato in vigore malgrado il referendum dei lavoratori lo avesse sonoramente bocciato. In pratica, se fino all’anno scorso le maestre nel periodo in cui le scuole sono chiuse dovevano rimanere a disposizione ma a casa, da quest’anno devono prendere servizio nei municipi e poi organizzare attività di autoformazione o parascolastiche da svolgersi nelle strutture che vengono aperte appositamente dal personale capitolino.

È facile immaginare con quale stato d’animo le maestre si siano recate nei municipi: in tante ancora non si spiegano il motivo per cui devono recarsi in strutture chiuse a non far nulla o peggio devono prendere le ferie Non a caso, in alcuni municipi è scoppiato il caos: nel IV, V e XIII, giovedì 2 aprile alcune educatrici degli asili nido hanno protestato ‘invadendo’ la sede del municipio stesso.

È una “situazione delirante”, ha commentato l’Usb. “Siamo di fronte all’ennesima prova dell’assoluta mancanza di rispetto di quest’amministrazione nei confronti della professionalità delle lavoratrici dei nidi e delle scuola dell’infanzia, che il 2, 3 e 7 aprile, sono costrette a consumare giorni di ferie o ad andare a timbrare e prestare servizio nei municipi o presso alcune strutture aperte ma senza sorveglianza”.

In effetti, l’attività educativa, come quella didattica, dovrebbe avere come elemento imprescindibile la presenza degli alunni. A livello nazionale, ma anche locale.

L’assessorato alla Scuola di Roma capitale, però, sottolineando che “i disagi ci sono stati solo in tre municipi”, si difende: “la motivazione della nuova norma sta nel fatto che nei giorni feriali, anche se le scuole sono chiuse, il personale ha il dovere di recarsi al lavoro o prendere le ferie”. E i disagi dipenderebbero solo “dalla mancanza di organizzazione nei tre casi specifici”.

Dall’assessorato alla Scuola di Roma Capitale fanno sapere che “negli altri 12 municipi romani il dirigente organizzativo ha gestito il primo giorno di scuole chiuse senza alcun problema. Nella maggior parte dei casi, il personale è stato ‘invitato’ a spendere le ferie del 2014 in altri sono state aperte le scuole per ospitare le educatrici che hanno svolto riunioni organizzative o attività di formazione”.

Rimane da capire cosa accadrà nei mesi estivi: esaurite le ferie, non c’è il pericolo che le maestre debbano rientrare in servizio ad inizio agosto?

Precari, chi ha svolto Tfa e Pas avrà punti in più al “concorsone”

da La Tecnica della Scuola

Precari, chi ha svolto Tfa e Pas avrà punti in più al “concorsone”

Lo ha fatto intendere il ministro dell’Istruzione, intervistato da Repubblica.it: hanno un’esperienza in più, va riconosciuta, non si partirà tutt allo stesso livello del nastro. Resta ora da capire se si tratta di una mera consolazione oppure di una buona opportunità. Intanto, per il futuro al Miur si pensa di organizzare una laurea già abilitante all’insegnamento: per non perdere tempo e soldi.

Il docente precario in possesso di un’abilitazione conseguita dopo il 2011 – tramite Tfa e Pas – è in possesso di un’esperienza che va riconosciuta qualora decidano di partecipare al concorso a cattedra previsto nel 2016. A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, nel corso di un videoforum su Repubblica.it.

Dopo aver confermato che dei 130mila precari della scuola, 100mila e qualche centinaio li assumiamo subito, e che la parte restante, quella delle graduatorie dell’infanzia, ci occuperemo attraverso la legge delega che si svilupperà nel prossimo anno, Giannini ha spiegato che nel prossimo concorso a cattedra si terrà conto di Tfa e Pas.

“La Buona scuola a regime supera tutto questo” perché “i Tfa non li abbiamo inventati noi. E neanche i Pas, né le scuole di specializzazione. Ci sarà un concorso e non ho detto che questi elementi non verranno riconosciuti all’interno di un concorso. In questi casi c’è un’esperienza in più che va riconosciuta. Dunque non si partirà tutti esattamente allo stesso livello del nastro”.

A proposito dei 70mila precari di seconda fascia che a giugno termineranno il proprio lavoro, il ministro ha osservato che al netto delle assunzioni “resteranno posizioni, ancora da quantificare, che dovranno essere coperte con contratti a tempo determinato con durata inferiore a 36 mesi”. E chi non ce la farà a rientrare nelle supplenze di lunga durata? Per Giannini, costoro avranno comunque l’opportunità del “concorsone”, che ha “una quantità di posti quadrupla rispetto all’ultimo”.

La domanda da porsi ora è: la possibilità di accedere al concorso a cattedra con qualche punticino in più rispetto alla massa di candidati, rappresenta una mera consolazione (per la mancata stabilizzazione) oppure una buona opportunità per arrivare al ruolo dalla porta principale? Dipende dai punti di vista, anche se la maggior parte di chi è coinvolto in questa decisione avrà sicuramente molto da rivendicare.

Parlando del futuro, il ministro ha ricordato che tra le deleghe al Governo c’è anche quella relativa alla formazione in accesso per diventare insegnanti. “Noi pensiamo – ha ribadito – a una laurea abilitante, per non perdere tempo e soldi dopo la laurea”.

#riformabuonascuola, al via le audizioni con le associazioni dei disabili

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, al via le audizioni con le associazioni dei disabili

Il 2 aprile, i primi ad essere ricevuti, con diretta web tv, saranno i componenti della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e del Forum delle Associazioni di genitori. La prossima settimana toccherà a sindacati e associazioni studentesche, già sul piede di guerra. Intanto M5S e Sel insistono sullo spacchettamento: stabilizzazioni dei precari e riforma della scuola devono viaggiare su due binari diversi. Cauta apertura del Pd.

Sarà la Sala del Mappamondo di Montecitorio ad accogliere le prime audizioni sul disegno di legge sulla riforma della Scuola: come annunciato, in modo congiunto, la Commissione Cultura della Camera e la Commissione Istruzione del Senato sulle questioni relative ai progetti di riforma del sistema nazionale di istruzione, accoglieranno i pareri delle parti interessate.

Il 2 aprile, i primi ad essere ricevuti, a partire dalle ore 14.00 con diretta webtv, saranno i componenti della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish) e del Forum delle Associazioni di genitori (Fonags). A seguire, alle ore 16.00, toccherà a delle associazioni di docenti della scuola. Si andrà avanti, con le audizioni, poi solo la mattina del 3 aprile: da venerdì pomeriggio ci sarà il rompete le righe per via delle vacanze pasquali. Martedì 7 aprile riprenderanno le audizioni almeno fino a giovedì: in tutto dovrebbero essere più delle 50 annunciate  in un primo momento.

“Nel corso della settimana si valuterà se proseguire anche venerdì”, ha detto Maria Coscia (Pd), “e arrivare intorno al 13 aprile – ha ipotizzato il ministro Giannini – alla sede referente”. È stata intanto rimandata alla prossima settimana anche la nomina del relatore. Ma mentre i lavori parlamentari si preannunciano spediti, sale il malumore nei confronti del ddl. Sia dentro ai Palazzi, sia al di fuori, tra studenti e sindacati. I quali saranno ascoltati subito dopo Pasqua. Chiederemo “un decreto legge per organico funzionale ed assunzioni; la via del negoziato contrattuale; un’approfondita e distesa discussione parlamentare che metta al centro la qualità della scuola pubblica e un vero piano di investimenti per la modernizzazione”, ha detto il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna.

La “Buona scuola” è un ddl che “non risolve il problema del precariato”, ha aggiunto l’Anief, “rimangono fuori dalle assunzioni e dalle supplenze tantissimi docenti abilitati, da anni impegnati nell’insegnamento su posti vacanti; viene elusa la sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre; viene data via libera alla chiamata diretta incostituzionale e messe a rischio anche le reggenze di migliaia di istituti e la governance delle scuole”. Mentre la Flc Cgil parla addirittura di “violazione dei principi costituzionali”. Infine, le richieste degli studenti di Link- Coordinamento universitario: serve “una riflessione ampia e aperta” per riordinare la materia dell’abilitazione all’insegnamento, “è inaccettabile l’uso della delega” su questo tema.

“Il Movimento 5 stelle e Sel – ricorda l’Ansa – rinnovano la loro richiesta e insistono sulla necessità di scorporare il testo del disegno di legge in due parti, perché, a loro avviso, stabilizzazioni dei precari e riforma della scuola devono viaggiare su due binari diversi. Perché hanno due velocità e urgenze diverse. Serve un decreto legge per le stabilizzazioni, ha ribadito il capogruppo di Sel in Commissione Cultura, Giancarlo Giordano, “perché se entro il prossimo 31 maggio non ci dovesse essere la legge, i precari non potranno essere assunti e non avranno la possibilità di entrare nelle graduatorie regionali”.

Un’apertura al momento non confermata dal Pd: “Siamo pronti a valutare le questioni quando verranno poste”, ha precisato l’on. Maria Coscia, capogruppo PD in Commissione Cultura e tra i più papabili a ricoprire il ruolo di relatore del ddl. Una cauta apertura, di cui sapremo di più nei prossimi giorni.

Un altro mese di sospensione al prof che toglie i crocefissi

da La Tecnica della Scuola

Un altro mese di sospensione al prof che toglie i crocefissi

A darne notizia è l’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che ha prestato assistenza legale al docente, già sospeso nel 2009 per lo stesso motivo. Il dirigente del Usr Umbria che ha inflitto la sanzione: il suo comportamento costituisce “violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente”.

L’Ufficio Scolastico regionale per l’Umbria ha sospeso per un mese dall’insegnamento e dallo stipendio il prof. Franco Coppoli, colpevole di aver rimosso i crocefissi dalle aule dell’Istituto “Allievi – San Gallo” di Terni, nel quale insegna. A darne notizia è l’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che ha prestato assistenza legale al prof. Coppoli.

Esprime “tutto il suo sdegno per questo ennesimo attacco alla laicità dello Stato”, l’Uaar spiega che “il provvedimento, comminato lo scorso 1° aprile e firmato dal dirigente Domenico Petruzzo, non scende in particolari limitandosi a rilevare che «il comportamento contestato al Sig. Coppoli Franco, nonostante le motivazioni addotte nella difesa, costituisca una violazione dei doveri connessi alla posizione lavorativa cui deve essere improntata l’azione e la condotta di un docente», ritenendo quindi «legittimo» «erogare la sanzione disciplinare della sospensione dall’insegnamento per trenta giorni» (nella fattispecie i trenta giorni di sospensione dal servizio decorrono dal primo giorno di servizio utile successivo alla data di notifica e pertanto dal prossimo 8 aprile al 7 maggio compresi)”.

Si ripete, dunque, quanto accaduto nel 2009, quando il prof. Coppoli fu sospeso per un mese dall’insegnamento per essersi rifiutato di ripristinare i crocifissi nell’aula della classe III A dell’Istituto professionale “Alessandro Casagrande” di Terni, dove all’epoca prestava servizio. Ma l’Uaar sottolinea che si tratta di “un provvedimento ben diverso quindi rispetto a quello comminato a Davide Zotti, il docente di filosofia al liceo Carducci di Trieste, che per lo stesso comportamento si è visto irrogare la sanzione della censura”.

«Il crocifisso – ha commentato Raffaele Carcano, segretario dell’Uaar – è presente nelle scuole pubbliche soltanto grazie al fascismo, e infatti questo provvedimento è indegno di uno stato democratico. E per questo motivo continueremo a stare al fianco del prof. Coppoli e di chiunque combatte battaglie di civiltà come la sua».

Nuovo Isee, il governo verso l’appello in Consiglio di stato contro il Tar

da Superabile

Nuovo Isee, il governo verso l’appello in Consiglio di stato contro il Tar

Incontro tra il ministero del Lavoro e Politiche sociali, le associazioni e i sindacati. Nessuna decisione ufficiale, ma l’esecutivo è orientato a portare la questione a Palazzo Spada. Intanto le sentenze restano inapplicate. Biondelli: “Affrontare criticità, ma l’impianto del Nuovo Isee non si tocca”

ROMA – Si andrà in appello davanti al Consiglio di Stato, ma non senza aver chiesto la sospensiva delle sentenze del Tar del Lazio che hanno bocciato il nuovo Isee laddove include fra i redditi anche le provvidenze economiche legate alla disabilità. Benché non ci sia ancora una decisione definitiva, dall’incontro di mercoledì 1 aprile presso il ministero del Welfare tra il ministro Poletti, i sottosegretari Biondelli e Bellanova, le associazioni e i sindacati, il futuro del nuovo Isee sembra cominciare a delinearsi in modo più chiaro. “C’è la presa atto di quella che è stata la sentenza del Tar – spiega il sottosegretario al Wefare con delega alla disabilità, Franca Biondelli -, quindi la volontà anche di affrontare le criticità. Naturalmente l’impianto del Nuovo Isee è quello, non si può toccare più di tanto perché è stato fatto un lungo lavoro con le associazioni e i sindacati”.
Secondo quanto riferisce Biondelli, al ministero stanno pensando a “soluzioni più veloci perché i comuni hanno bisogno di certezze”. E tra le ipotesi c’è proprio quella di impugnare la sentenza del Tar davanti a Palazzo Spada. “C’è la volontà di avere due opzioni, quella del ricorso al consiglio di Stato che potrebbe essere una delle opzioni per avere certezze e garanzie su quella che è stata la sentenza del Tar, ma c’è anche la volontà di avere un comitato per affrontare il problema e vedere le criticità emerse. Un comitato di monitoraggio che prima parte e meglio è”. L’unica certezza, al momento, spiega Biondelli, è che “l’impianto dell’Isee 2015 resta. Ieri il ministro ha voluto ascoltare tutti, poi si prenderà una decisione. Si sta valutando se andare sul Consiglio di Stato, ma non è solo quella la scelta. Valuteremo attentamente”.

Per Sandro Giovannelli, direttore generale dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil), in realtà le volontà sarebbero già molto concrete. “Durante l’incontro di ieri, di fatto non ci sono state decisioni – aggiunge Giovannelli -. È stato un incontro nel corso del quale il ministro ha comunicato che l’orientamento del governo, benché non ancora deciso in maniera definitiva, è quello di proporre un appello contro le sentenze del Tar e passare velocemente all’insediamento del comitato consultivo che è previsto dal regolamento dell’Isee per il monitoraggio: in ambito del comitato potrebbero essere esaminati eventuali aggiustamenti”. Comitato, quindi, che non è una novità né segno d’apertura, visto che è previsto dallo stesso nuovo Isee. Tuttavia, continua Giovannelli, “si velocizzeranno le procedure relative al suo insediamento per consentire di partire subito col monitoraggio e valutare eventuali aggiustamenti che si dovessero rendere necessari”.

Dal ministero del Welfare, però, secondo Giovannelli non sembrano arrivare segnali di ripensamento. “Non abbiamo avuto l’impressione che da parte del ministero ci sia apertura a ridiscutere le parti annullate dal Tar – aggiunge il direttore generale Anmil -. L’impressione è che l’impianto, così come ridisegnato dal precedente esecutivo, vuole essere mantenuto, sia pure apportando qualche accorgimento sulla base dell’esperienza. La sensazione è che le intenzioni del ministero e del governo siano quelle di difendere l’impianto così com’è e conservarlo in questo modo. L’orientamento è quello di presentare appello al Consiglio di Stato presentando la sospensiva delle sentenze emesse dal Tar”.

Orientamento del governo confermato anche dalla Fand, Federazione associazioni nazionali disabili, che insieme alla Fish ha partecipato all’incontro con il ministro. “Il governo non ha ancora preso una decisione definitiva sulla questione Isee rispetto alle sentenze del Tar, anche se l’orientamento è quello di proporre appello al Consiglio di Stato – spiega Franco Bettoni, presidente nazionale Anmil in una nota -. Tuttavia è necessario fugare le incertezze e garantire risposte immediate ai cittadini, risposte che si possono dare anche senza fare appello, ma semplicemente applicando da subito la sentenza del Tar”. Secondo Bettoni, “da questo Isee sono quasi un milione le famiglie delle vittime del lavoro titolari di rendita Inail che restano fortemente penalizzate considerando che inserendo tale rendita nel computo dei redditi significa dare una errata ed ingiusta interpretazione della natura della prestazione erogata la quale ha natura risarcitoria e non previdenziale”.

Allo stato attuale, intanto, la sentenza del Tar è ancora lettera morta, spiega Giovannelli. “La sentenza del Tar in questo momento è inapplicata – aggiunge -. C’è una lettura, quella che viene data dagli ambienti ministeriali, secondo cui la sentenza poneva la questione dell’annullamento, ma formulava anche un invito a rivedere. Si gioca su questa ambiguità”. Intanto l’Anmil non demorde e al mondo della politica nei prossimi giorni presenterà oltre 50 mila firme a sostegno della sentenza, ma se si dovesse arrivare a Palazzo Spada, c’è già una contromisura in lavorazione. “Come associazione andremo a caccia di un caso di un infortunato sul lavoro che deve chiedere una prestazione sociale e non la ottiene per via dell’impostazione del nuovo Isee – conclude Giovannelli – per sollevare la questione davanti ad un giudice e poi, davanti a quel giudice, sollevare le eccezioni di incostituzionalità. L’unico strumento che ci rimane è la Corte Costituzionale”.

Liste per il CSPI: tanti errori di (quasi) tutti i sindacati

da La Tecnica della Scuola

Liste per il CSPI: tanti errori di (quasi) tutti i sindacati

Più della metà delle liste presentate dovrà essere corretta e integrata. Due sindacati soltanto non hanno commesso errori: Snals e Unicobas

A scorrere gli elenchi delle liste presentate da sindacati e associazioni per le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione c’è da rimanere per lo meno stupiti: più della metà delle liste dovrà essere corretta, rivista, integrata e così via.
Le irregolarità riscontrate dalla Commissione elettorale centrale riguardano praticamente tutti i sindacat ad eccezione di Snals e Unicobas. Non si salvano quindi neppure le organizzazioni “storiche” che pure dispongono di strutture solide in cui lavorano decine e decine di persone.
Le correzioni richieste dalla Commissione riguardano soprattutto la mancata autenticazione delle firme di presentatori di lista e di di candidati. In alcuni casi mancano però persino le dichiarazioni dei candidati di godere dell’elettorato attivo e passivo.
In considerazione del grande numero di liste che devono essere regolarizzate la Commissione elettorale ha dovuto persino predisporre un calendario; i presentatori delle liste o i loro delegati avranno a disposizione 4 giorni (3, 4, 7 e 8 aprile) per correggere gli errori.
Per evitare ulteriori errori o dimenticanze nella comunicazione che la Commissione ha pubblicato nel sito del Miur è contenuta anche la modulistica da utilizzare.
La regolarizzazione riguarda anche 3 liste della componente dirigenti scolastici,
Ma il record delle irregolarità spetta alle liste per la scuola primaria: le uniche due liste prive di errori sono quelle dello Snals e dell’Unicobas, tutte le altre, per un motivo e per altro, dovranno essere integrate.
A questo punto è facile prevedere che non tutti riusciranno a raccogliere nei prossimo giorni firme e documenti mancanti, e questo farà sicuramente scendere il numero complessivo delle liste che potranno partecipare alla competizione elettorale.

Nasce la Fondazione Italiana sull’autismo: n. verde per segnalare i casi di mancata inclusione

da La Tecnica della Scuola

Nasce la Fondazione Italiana sull’autismo: n. verde per segnalare i casi di mancata inclusione

Presentato al Miur l’ente che riunisce associazioni e società scientifiche a supporto di questa disabilità. Anche la Rai dedica un promo alla giornata mondale.

Il 2 aprile, nel giorno voluto dall’ ONU per celebrare la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, al Miur in conferenza stampa è stata presentata la Fondazione Italiana sull’autismo: si tratta di un ente che riunisce associazioni e società scientifiche a supporto di questa disabilità.

La Fondazione ha un numero verde –  800 03 18 19 – attraverso il quale sarà possibile segnalare tutti i casi di mancata inclusione di ragazzi autistici. È stato predisposto anche un conto corrente, per chi volesse fare una donazione alla Fondazione che destinerà i contributi alla ricerca, il numero è il seguente: IT89U0200810701000103669052.

Nel corso della giornata, Autism Speaks ha promosso “Accendilo di blu” (Light it up blue ), lo slogan della manifestazione è infatti: “Non chiudere la porta alla conoscenza, accendi una luce blu”, è per questo che i monumenti delle principali città del mondo sono stati illuminati di blu, simbolicamente per ‘accendere’ la luce sull’autismo.

Oggi “Conoscere vuol dire comprendere” è, infine, il titolo del promo Rai dedicato alla ‪#‎GiornataMondialeAutismo.