#5MAGGIO DOMANI STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI IN PIAZZA

RETE STUDENTI E UDU: #5MAGGIO DOMANI STUDENTI MEDI E UNIVERSITARI IN PIAZZA CON I LAVORATORI IN TUTTA ITALIA / VOGLIAMO UNA SCUOLA #BUONAXDAVVERO

Domani 5 Maggio come Rete degli Studenti Medi ed Unione degli Universitari insieme ai Sindacati scenderemo in piazza per dire no ai provvedimenti sulla Buona Scuola, per ribadire la nostra totale contrarietà ai metodi che sono stati utilizzati da parte del Governo nella costruzione di questa riforma, gli stessi metodi che vorrebbero propinarci con la Buona Università.

Il 5 maggio studenti, genitori, insegnanti insieme a Milano, Roma, Bari, Catania, Paermo, Cagliari in difesa dell’istruzione pubblica: scuola e università non sono in vendita e se il Governo pensa veramente di continuare su questa via ponendo in essere un tentativo di Riforma dell’Università, così come ha fatto per la Buona Scuola, esclusivo e non inclusivo, il 5 maggio sarà solo la prima di tante date di mobilitazione per dire che non possiamo permetterci Riforme del comparto istruzione che trasformano le nostre scuole in aziende, che mettono ulteriormente in dubbio, come fece a suo tempo la Gelmini, il carattere pubblico dell’istruzione.

Gianluca Scuccimarra Coordinatore dell’Unione degli Universitari dichiara “Domani saremo nelle piazze italiane con i sindacati, ancora una volta accanto i lavoratori, portando le nostre rivendicazioni sull’Università e sulla Scuola, per dire a gran voce che i protagonisti siamo noi e che vogliamo essere ascoltati!

Il percorso sulla Buona Scuola, come rischia di essere quello prefigurato sulla Buona Università, si è rivelato un processo esclusivo e decisionista, in cui l’ascolto degli studenti, degli insegnanti, dei genitori è stata solo una finta facciata.

Crediamo fermamente che debba essere messo in moto un processo inclusivo e di proposta che coinvolga i protagonisti di scuola ed universitá, in grado di fare proposte alternative a quelle che il Governo vuole propinarci: la direzione sarà sicuramente diversa, non siamo disposti a trattare sul carattere pubblico dei nostri Atenei così come non crediamo in una Scuola aziendalista.”

Alberto Irone Portavoce della Rete degli Studenti Medi conclude “Domani saremo in piazza contro la Buona Scuola, accanto alle lavoratrici e ai lavoratori in questo sciopero generale perché tutto il mondo della scuola si deve unire contro le politiche di un Governo che, con il DDL Buona Scuola, trasformerà la scuola italiana in un luogo autoritario e aumenterà le diseguaglianze. Dobbiamo combattere quest’idea di scuola-azienda tutta volta alla competizione e alla selezione, finanziata dai privati e comandata da un preside-manager, perché limita la libertà di docenti, personale, studenti e famiglie e ferisce mortalmente l’idea di una scuola inclusiva e capace di essere il motore dello sviluppo del Paese inteso come uguaglianza possibilità di realizzazione dei cittadini.

Abbiamo partecipato a tutte le loro finte consultazioni, abbiamo avanzato molte proposte, prima e dopo la presentazione di questo DDL, sempre con spirito costruttivo: ma i lavoratori e gli studenti di questo Paese, ancora una volta, sono rimasti inascoltati.

Le nostre Scuole e le nostre Università non sono in vendita: quella di domani sarà solo la prima di tante mobilitazioni perché senza studenti non ci può essere né Buona Scuola né Buona Università.”

5 maggio: scuole vuote piazze piene

5 maggio: scuole vuote piazze piene

Il Comitato nazionale di sostegno alla legge d’iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”, ora in discussione in VII commissione della Camera insieme al testo base del governo “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti,” denuncia il grave comportamento del PD che ha deciso, il 30 aprile scorso, in ufficio di presidenza della VII commissione della Camera di:

imporre un drastico taglio delle migliaia di emendamenti presentati, riducendoli a poche decine;

imporre un drastico contingentamento dei tempi di discussione;

limitare la discussione del provvedimento in 10 giorni e di fissare a priori la data del 19 maggio per il voto finale;

Gli emendamenti finora presentati dal PD in commissione confermano la volontà di stravolgere l’impianto costituzionale fondato sulla libertà di insegnamento.

Con la presentazione di emendamenti  sostitutivi  da parte della relatrice,  non solo rimane ancor più  indefinito il quadro generale, ma si inseguono interessi particolari disciplinandoli nel dettaglio, già prefigurando così, il contenuto delle deleghe.

Vane sono allora le parole del premier Renzi che vorrebbe far credere di essere disponibile a modificare il testo di un DDL che continuiamo a considerare inemendabile!

Il comitato respinge il ricatto del governo che collega l’assunzione dei precari dovuta dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 26/11/14 ad una riforma che prevede:

l’assunzione di una parte esigua dei precari aventi diritto in base alla sentenza della Corte di giustizia europea del 26/11/14;

la riduzione degli investimenti pubblici in istruzione;

il tentativo di imporre la figura di un super dirigente scolastico che, in competizione con le altre scuole, sceglie i suoi insegnanti in modo discrezionale, raccoglie fondi da sponsor privati e dai genitori, gestisce sia l’attività amministrativa che didattica;

ulteriori finanziamenti a favore delle scuole private.

L’unica risposta possibile a questo grave attentato ai fondamenti della scuola pubblica e quindi alla democrazia, è scendere in piazza compatti per difendere la scuola della Costituzione.

Invitiamo tutta la cittadinanza, genitori, studenti, insegnanti e personale non docente a partecipare allo sciopero generale e alle manifestazioni del 5 maggio.

La riforma proposta da Renzi bisogna guardarla in trasparenza, al di là degli annunci apparentemente sensati e degli apprezzamenti entusiastici di Confindustria. Con essa rinasce la scuola di classe, ricchi e poveri di nuovo separati: poche scuole di qualità per chi può permettersele, un’infinità di scuole impoverite e trascurate dallo Stato, per tutti gli altri. Scuole di serie A e scuole di serie B. Si tratta di una vera e propria mutazione genetica. Siamo di fronte alla riforma più subdolamente ottusa e pericolosa che il mondo della scuola pubblica abbia mai conosciuto.

ASSUNZIONE SUBITO
DI TUTTI GLI INSEGNANTI AVENTI DIRITTO,

NO al dirigente manager!
No alla scuola azienda!
Si alla scuola di tutti e per tutti!

Comitato nazionale di sostegno alla legge d’iniziativa popolare “Per una buona scuola per la Repubblica”

Incontro con Luigi Ballerini

Incontro con Luigi Ballerini autore di “IO SONO ZERO”, editore il Castoro, 2015

di Mario Coviello

ballerini1Ho incontrato Luigi Ballerini per parlare della “Signorina Euforbia”che partecipa al Torneo di lettura tra dieci scuole in rete della provincia di Potenza, coordinate dalla bibliomediateca “ A. Malanga” dell’Istituto Comprensivo di Bella( Potenza). Ho ascoltato subito dopo lo scrittore a Farheneit nella presentazione del suo ultimo libro “ Io sono zero” e dopo aver letto il libro che mi ha appassionato gli ho rivolto alcune domande.

Zero sta per compiere quattordici anni. Non ha mai toccato un altro essere vivente, non ha mai patito il freddo o il caldo, non sa cosa siano il vento o la neve. Zero è vissuto nel Mondo, un ambiente protetto, dove è stato educato, allenato e addestrato a combattere attraverso droni e a raggiungere obiettivi.
Quando un giorno il Mondo si spegne e diventa tutto buio, Zero involontariamente esce ed entra nel mondo, quello reale, dove nevica e fa freddo, non si comunica attraverso schermi, non c’è nulla che lui sappia riconoscere.
Inizia da qui la seconda storia di Zero che, in una fuga sempre più pericolosa da chi l’ha cresciuto, dovrà capire la ragione della sua esistenza e dovrà trovare un modo per vivere nel mondo reale, quello complicato dove dentro e fuori, sapori e odori, amore e ribellione esplodono.

Qui di seguito la nostra conversazione.

Dopo il grande successo della “ Signorina Euforbia” premio Andersen 2014, hai completamente (o forse no) cambiato genere.Dall’atmosfera ovattata della cucina di una pasticceria siamo passati ad un alloggio supersegreto nel quale le padelle sono state sostituite dai touch screen. Hai raccontato di “Zero” un ragazzo che compie quattordici anni ed è stato allevato da una organizzazione super segreta per diventare una “macchina di guerra” . Perché questa scelta ?

I miei libri nascono dalle occasioni che mi si presentano, non sono mai pianificati a tavolino per tematiche. Tempo fa, era un domenica sera in cui avevo lavorato tutto il giorno su un tablet, mi sono recato a Messa e siccome ero in fondo alla chiesa e non sentivo né vedevo bene ho letteralmente “zoomato” il prete davanti a me. Ossia ho provato a ingrandirlo aprendo il pollice e l’indice della mano destra nell’aria come avessi a che fare con un touch screen. Un istante dopo lo sconcerto per il mio gesto e per come mi ero ridotto è subito sorta in me una domanda: “ma se un ragazzo avesse vissuto quattordici anni solo a contatto con touch-screen e di colpo si trovasse nella realtà, come reagirebbe?”. Ecco “Io sono Zero” è iniziato proprio in quel momento.

In tutto il romanzo Zero, vissuto per 14 anni solo con lo schermo di un computer, deve fare i conti con la realtà in cui piomba. La realtà è fatta di freddo, caldo, neve, dolore…emozioni.La realtà è fatta di libri che pesano, di carezze e abbracci che fanno paura.Hai voluto forse lanciare un grido d’allarme per chiedere ai genitori, alla scuola,alla società che i nostri adolescenti vivano il reale, il sudore,gli odori, i sapori, il cielo e non il soffitto?

Il rischio che i nostri ragazzi riducano considerevolmente la possibilità di esperienza nel reale esiste davvero. Non dobbiamo demonizzare la tecnologia, che anzi ci aiuta, supporta e facilita. Dobbiamo tuttavia riconoscere che per fare esperienza occorre che il corpo, nella sua interezza, si applichi, si coinvolga e si comprometta col reale. Noi siamo motricità, sensibilità e pensiero. È un di meno operare una riduzione di questa unità. Rischia di iniziare molto presto. Pensiamo al “colorare” su un tablet. Questo tipo di attività che può arrecare un certo grado di soddisfazione, tuttavia non ha tutta la portata del colorare con carta e matite o tempere o pastelli a cera. La pressione sul foglio che può anche bucarlo, le dita che si sporcano, l’oggetto da stringere, l’odore del colore, il suono della matita sulla carta, sono insostituibili. Certo, alle mamme l’uso del tablet può risultare più pulito e comodo, ma si taglia via qualchecosa. E una partita di calcetto giocata sul campo con gli amici non è la stessa cosa di una partita giocata su una consolle.

È a tema anche la questione della conoscenza. Si conosce via esperienza e l’esperienza riguarda tutto il corpo. Non si impara solo nella Rete e con la Rete.

Zero viene accolto da una giovane coppia che non può avere figli. Stefania e Luca si scoprono diversi, capaci di lottare in una situazione eccezionale per difendere e salvare Zero, anzi 2.0, (quanta ironia)la “ loro creatura”. Attraverso loro cosa hai voluto suggerire ai giovani genitori di figli adolescenti toppo immersi nel virtuale

Una delle attenzioni che possiamo avere oggi nei confronti dei bambini e dei ragazzi è permettere loro di vivere un reale convincente e soddisfacente. Non è detto che sia scontato. I genitori del 2015 sono spesso preoccupati e spaventati per le sorti dei loro figli e possono essere tentati dall’idea che averli in casa, sotto gli occhi, magari connessi a un dispositivo, rappresenti una situazione di sicurezza. In realtà con la rete può entrare in casa di tutto, anche ciò che è più contrario all’uomo, magari proprio ciò che si teme di più dal “fuori”. Favorire il reale significa aprire le case, permettere di invitare gli amici, fare rete fra genitori in modo da lasciarli andare anche a casa di altri, far frequentare luoghi di socialità come possono essere gli oratori, i centri sportivi, le scuole… Uno slogan che ho coniato è che la sfida col virtuale si vince nel reale. Con un reale affascinante la tecnologia non sarà alternativa, ma supplementare e i giovani ne sapranno fare buon uso.

Mi sembra che tu voglia lanciare anche un generale monito per l’uso consapevole della rete e delle tecnologie. Quando scappano per nascondere Zero Stefania e Luca buttano via il cellulare, usano solo denaro contante, si nascondono in una baita isolata per sfuggire al “grande fratello” che ci controlla. E’ così ?

In realtà credo che una persona che sta bene possa vivere persino in una situazione da “grande fratello”, ossia non ha nulla da nascondere. Tuttavia credo valga la pena di lanciare il monito di non essere ingenui, soprattutto nell’uso della Rete. Troppo spesso noi, ma soprattutto i ragazzi, sottovalutiamo l’effetto del postare foto, video e frasi. La cosiddetta “internet reputation” è qualcosa che ci riguarda da vicino e che può avere effetti sul presente e sul futuro. Un uso consapevole e non ingenuo dei Sociale Network, ad esempio, è qualcosa per cui dobbiamo lavorare: se ne deve parlare coi ragazzi, non lasciarli soli allo sbaraglio.

Anche in “ Io sono zero” come nella “ Signorina Euforbia” c’è un nonno, un nonno generale. Perché Luigi Ballerini non può fare a meno di raccontare i nonni ?

Quando presenti in una famiglia. i nonni rappresentano una grande risorsa. Non solo in termini di aiuto concreto (spesso lo forniscono), ma anche di continuità col passato con la propria storia. Un nonno e una nonna attenti, più liberi dalla preoccupazione educativa dei genitori che talora li rendono un po’ soffocanti, possono essere ambiti di respiro per i bambini e i ragazzi. Con loro si possono fare cose che altrimenti non sarebbero possibili, la loro maggior disponibilità di tempo li rende più pazienti e tranquilli facilitando il dialogo e lo star bene insieme. L’importante è che da parte loro non siano invadenti, che non vogliano sostituirsi ai genitori, che favoriscano sempre il rapporto dei figli con mamma e papà.

-Ed infine una notazione sul tuo modo di raccontare. Ancora una volta il discorso diretto. Luigi Ballerini è Zero e il suo alter ego, sempre scritto con un altro carattere,è Luca, Stefania, il generale e il suo amico Antonio. Il libro si legge d’un fiato perché ti prende subito. Come scrivi ?, dove ?, come nascono le tue idee?,chi legge per primo i tuoi romanzi?. Questa volta hai fatto leggere prima il romanzo ai tuoi figli ? E chi tu o loro ama i Beatles, i western e l’Uomo Ragno che ci avvolge nella sua tela appena apriamo “ Io sono zero”?.

Come molti scrittori italiani faccio un altro lavoro oltre a scrivere. Io sono uno psicoanalista. Quindi scrivo appena ne ho l’occasione e ovunque posso. La scrittura è un’attività certo piacevole e di soddisfazione, ma anche impegnativa, un’attività a cui dedico tutto il tempo che posso. Non credo al mito romantico dello scrittore ispirato che scriverebbe in una specie di stato di “trance”, credo piuttosto che scrivere sia un’attività artigianale, metodica, dove il prodotto del lavoro è qualcosa che va continuamente limato, ripulito, sistemato. Scrivere è in realtà sempre riscrivere, almeno per me.

I miei libri li faccio spesso leggere a qualche giovane prima di inviarli all’editore, possono certo essere i miei figli, in particolare penso ad Anna e Chiara con la sensibilità delle loro diversa età, ma anche a figli di amici e lettori che mi seguono. Il loro parere è sempre prezioso per me.

Nelle storie, nei personaggi casca sempre qualcosa di me. Non tanto come identificazione totale con un protagonista, quanto con diversi aspetti di me che vanno a intridere il tessuto dei personaggi. Così la mia parte antipatica finisce nell’antipatico, la cattiva nel cattivo, la generosa nel generoso, l’angosciata nell’angosciato. E poi si insinuano anche i tratti delle persone che incontro. Così in Zero ritroviamo i Beatles che piacevano a me da giovane, il Western che entusiasmava mio padre e l’Uomo Ragno che occupa troppo la testa di un ragazzo che conosco.

Scrivere è raccontare l’uomo e il mondo, partendo sempre da sé.

La riforma delle Pubbliche Amministrazioni: criticità e prospettive

Università degli Studi Roma Tre

Dipartimento di Scienze della Formazione

Seminario di studi

La riforma delle Pubbliche Amministrazioni: criticità e prospettive

 

 

Roma, 14 maggio 2015

Via Milazzo 11 B – Aula Volpi

PROGRAMMA

 

Ore 15:00 Saluti

–       Dott. Dott. Pasquale Basilicata   – Direttore Generale

Università degli Studi Roma Tre

 

–       Prof. Gaetano Domenici – Direttore Dipartimento di Scienze della Formazione

Università degli Studi Roma Tre

 

Ore 15:15 Introduce e modera

Prof. Antonio Cocozza – Presidente Corso di Laurea “Formazione e Sviluppo

delle Risorse Umane” Università degli Studi Roma Tre

 

Ore 15:35 Tavola Rotonda

–       On.le Pier Paolo Baretta – Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Presidente Ares

–       Dott. Cristiano Cannarsa – Presidente e Amministratore Delegato Sogei

–       Prof. Gianfranco D’Alessio – Università degli Studi Roma Tre

–       Dott. Sergio Gasparrini – Presidente ARAN

–       Prof. Tiziano Treu – Università Cattolica del Sacro Cuore

 

Conclusioni

–       On.le Marianna Madia – Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione

 

 

Si richiede l’iscrizione al convegno presso la segreteria organizzativa del Centro CReS – IELPO

E-Mail: ielpo@uniroma3.it – Tel. + 39 06 57339825

La partecipazione al convegno è valida ai fini del tirocinio interno per tutti i corsi di laurea

5 maggio: sciopero generale della scuola

5 maggio: sciopero generale della scuola
LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI NON SI EMENDA, SI CANCELLA
​​
CORTEO A TORINO DEL
​”​COORDINAMENTO CONTRO LA​ ​BUONA SCUOLA”, COBAS E CUB DI TORINO
Concentramento alle ore 9 in piazza Carlo Alberto

L’attacco a docenti, personale Ata e studenti è palese e necessita di una risposta forte e compatta.
Nessuno può ora più permettersi il lusso di sottrarsi alla lotta.

Martedì 5 maggio scioperiamo tutte e tutti e scendiamo in piazza per chiedere

IL RITIRO COMPLETO DEL DDL “PER LA BUONA SCUOLA” DI RENZI

Resistenza! Che ogni scuola sia una trincea! Alberto Manzi, Don Milani, Piero Calamandrei dicono “26×1”

Osservazioni su riorganizzazione dell’UST Brescia

Al MIUR Dipartimento delle Risorse Umane Finanziare Strumentali
Al Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia
Al Presidente della Regione Lombardia
Al Presidente della Provincia di Brescia
Ai Sindaci dei Comuni di Brescia e Provincia
Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole Statali e Paritarie di Brescia e Provincia
Alle OO.SS di categoria
Agli organi di stampa locale e nazionale
A tutti gli Uffici Scolastici Territoriali
Sede

Il personale dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia di via S. Antonio, 14 (ora “Ufficio IV”), prende atto dell’avvenuto declassamento in fascia “C”, esprimendo tutta la propria rabbia e delusione per iI trattamento ricevuto e per la mancanza di riconoscimento del lavoro ad oggi svolto.
L’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia infatti, è il secondo in Lombardia, immediatamente dopo Milano, per estensione territoriale e per numero di alunni e dipendenti. Il personale di questo Ufficio ha sempre svolto con professionalità e competenza tutti i compiti inerenti la gestione della scuola e del relativo personale, pur con notevole carenza di organico.
La competenza e la professionalità sono state universalmente riconosciute da ogni Dirigente succedutosi alla guida di questo Ufficio, e gli hanno permesso di maturare, annualmente e per intero il premio di produttività allo scopo stanziato dal Ministero. Non per nulla, fin dagli anni ’80, quest’Ufficio è stato ritenuto il Provveditorato “PILOTA” in Lombardia. Prova ne è che è stato il primo in questa regione ad essere informatizzato per la gestione delle pratiche e per le nuove metodologie amministrative inerenti il personale della scuola del territorio bresciano. Pertanto non possiamo che esprimere stupore e meraviglia per una classificazione che non corrisponde assolutamente all’importanza e alle dimensioni demografiche della scuola bresciana.
Questa nuova classificazione per altro mortifica il nostro bagaglio di competenze e professionalità, sviluppato nel tempo e sempre applicato con precisione, rispetto delle tempistiche e correttezza, nonostante la cronica carenza dell’organico.
Infatti il declassamento a livello “C” è destinato a determinare la progressiva riduzione delle risorse per le scuole del territorio bresciano. Quali prime ricadute, le cattedre relative alle classi ad indirizzo musicale di nuova costituzione, sono state diminuite a due e il numero delle ore a disposizione per la formazione dell’organico della Scuola Secondaria di I grado è stato drasticamente ridotto dalle iniziali 4243 ore (pari a 236 posti) a 2754 ore (pari a 153 posti) con una differenza in negativo di 83 posti per l’anno scolastico 2015/2016 a tutto vantaggio di Bergamo e di altre province della Lombardia. Quelle riferite non sono che le prime conseguenze del declassamento poiché devono essere ancora assegnati i posti dei docenti della Scuola Secondaria di II grado e del personale AT A.
Questo declassamento, con un Dirigente a mezzo servizio, umilia e disconosce di fatto l’intera scuola bresciana e l’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia.

Firmato
Il Personale dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Brescia

SCUOLA 5 MAGGIO SCIOPERO GENERALE

SCUOLA | 5 MAGGIO SCIOPERO GENERALE

del personale docente, educativo, ATA e dirigente

Bari | Cagliari | Catania
Milano | Palermo | Roma
Nelle piazze le voci della scuola

Il 5 maggio sciopero del personale della scuola per ribadire con forza le richieste su cui da settimane il mondo della scuola è mobilitato:

Ü no ai super poteri del dirigente scolastico e a modelli di gestione autoritaria che stravolgono i principi di un’autonomia fondata sulla collegialità, la cooperazione, la condivisione, il pluralismo culturale e la libertà di insegnamento.

Ü subito un piano di assunzioni che assicuri la stabilità del lavoro per tutto il personale docente e ATA impiegato da anni precariamente;

Ü organici adeguati al fabbisogno, per un’offerta formativa efficace e di qualità;

Ü rinnovo del contratto scaduto da sette anni per una giusta valorizzazione del lavoro nella scuola;

Ü no a incursioni per legge su materie soggette a disciplina contrattuale, come le retribuzioni e la mobilità del personale;

Ü avvio di una politica di forte investimento su istruzione e formazione, recuperando il gap che separa l’Italia dagli altri paesi europei.

Questo il programma delle manifestazioni che si articoleranno a livello territoriale:

BARI
Ore 9.30  –  partenza del corteo da  Piazza Castello  à arrivo a Piazza Prefettura dove si svolgerà il comizio.

CAGLIARI
Ore 9.30 – partenza del corteo da Piazza Giovanni XXIII à arrivo a Piazza del Carmine dove si svolgerà il comizio.

CATANIA
Ore 9.00  – partenza del corteo da Piazza Europa à arrivo a  Piazza Roma dove si svolgerà il comizio.

MILANO
Ore 9.30  – partenza del corteo da Piazza delle Repubblica à arrivo a  Arco della Pace   dove si svolgerà il comizio.

PALERMO
Ore 9.00   – partenza del corteo da Piazza Marina   à arrivo a Piazza Verdi  dove si svolgerà il comizio.

ROMA
Ore 9.00   – partenza del corteo da  Piazza della Repubblica   à arrivo alle ore 11.00 a Piazza del Popolo  dove si svolgerà il comizio.

Ddl scuola: prof prestati dalle medie alle primarie, meno potere ai presidi

da Corriere.it

Ddl scuola: prof prestati dalle medie alle primarie, meno potere ai presidi

La commissione Cultura alla Camera al lavoro nonostante la festività ha dato il via libera a modifiche del ddl che danno più spazio alla collegialità nelle decisioni

di Valentina Santarpia

Meno poteri ai presidi e più collegialità nella stesura del Piano dell’offerta formativa per le scuole: lo stabilisce un emendamento del Pd sul ddl «La Buona scuola» approvato domenica in Commissione Cultura alla Camera, al lavoro nonostante la giornata festiva. Ad annunciarlo è Manuela Ghizzoni su Twitter, ricordando che l’emendamento «riporta POF alla decisione degli organi collegiali per reale autonomia». Inizialmente il ddl prevedeva che il Piano fosse elaborato dal dirigente scolastico, mentre l’emendamento approvato stabilisce che «il Piano è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il Piano è approvato dal consiglio di circolo o di istituto».

La verifica ogni tre anni

L’emendamento stabilisce inoltre che il Piano triennale «è rivedibile annualmente» e che deve indicare sia «il fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell’organico dell’autonomia sulla base del monte orario degli insegnamenti, con riferimento anche alla quota di autonomia dei curricoli e agli spazi di flessibilità, nonché del numero di alunni con disabilità» sia «il fabbisogno dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa». I tre anni sono del resto anche il periodo di tempo entro i quali un preside viene valutato, come già previsto dalle norme attualmente in vigore: e quindi anche questo stempera il superpotere dei presidi-manager. Un altro emendamento del Pd in discussione va nella stessa direzione: prevede infatti che il dirigente sia valutato dal Consiglio di istituto, che è composto da docenti, genitori, e- nel caso delle scuole superiori – anche dagli studenti.

Arte e musica al centro

Un altro aspetto del ddl scuola che gli emendamenti approvati domenica tendono a migliorare è quello che riguarda la formazione artistica e musicale. In particolare, secondo una modifica proposta dal Pd e approvata, «il fondo di funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni statali dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica è aumentato di 7 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2015 al 2002». Un altro emendamento al testo, sempre proposto dai democratici, stabilisce che «per il potenziamento degli obiettivi formativi e per promuovere l’eccellenza italiana nelle arti», con decreto del Ministro dell’Istruzione di concerto con il Ministro dei Beni culturali, si riconosca «l’equipollenza tra titoli rilasciati da scuole e istituzioni di rilevanza nazionale e operanti nei settori di competenza del Mibact», come ad esempio l’Accademia di arte drammatica, «alla laurea triennale, magistrale o specializzazione». «Un bellissimo segnale», commenta Simona Malpezzi (Pd). Per esemplificare: se oggi chi si diploma all’Accademia di danza della Scala, o all’Accademia di arte drammatica, non aveva un riconoscimento specifico per poter insegnare, dopo il ddl potrà vedersi riconosciuto un titolo acquisito in una «istituzione nazionale».

I prof che «migrano»

Passa infine anche un emendamento che consente agli istituti scolastici di utilizzare per l’insegnamento della musica, dell’inglese e dell’educazione motoria, «nell’ambito delle risorse di organico disponibili, docenti abilitati all’insegnamento per la scuola primaria in possesso di competenze certificate, nonché docenti abilitati all’insegnamento anche di altri gradi di istruzione in qualità di specialisti ai quali è assicurata una specifica formazione nell’ambito del Piano nazionale». Così le scuole primarie potranno avere l’aiuto di prof specialisti, proprio nelle materie che il governo vuole potenziare, senza dover ricorrere a contributi esterni, spesso pagati dalle famiglie. «Così aiutiamo le scuole a funzionare meglio e si allargano le sperimentazioni», conclude Malpezzi.

Allo studente mal valutato basta l’interesse morale per proporre ricorso

da Il Sole 24 Ore

Allo studente mal valutato basta l’interesse morale per proporre ricorso

di Tiziana Krasna

Con la sentenza 22 aprile 2015, n. 187, la prima sezione del Tar Friuli Venezia Giulia, nel ribadire che è idoneo a fondare l’interesse e la legittimazione a ricorrere, non solo l’interesse materiale concreto e attuale, ma anche l’interesse puramente morale (cfr., Consiglio di Stato, sez. V, sentenza n. 1626/2015), ha puntualizzato che tale è sicuramente l’interesse di uno studente a vedersi correttamente valutato al termine del proprio corso di studi.

Il principio di diritto
Nella nostra società, ha chiosato infatti il Tribunale amministrativo friuliano, l’esame di maturità segna indiscutibilmente il passaggio all’età adulta; è un crocevia dell’esistenza, il cui ricordo resiste, a differenza di molti altri, all’usura del tempo. Il voto dell’esame di Stato è una prima fondamentale misura del proprio valore che se anche non pregiudica irreparabilmente le prospettive di futura carriera, comunque legittima l’aspirazione dello studente a vedersi valutato coerentemente con i risultati raggiunti nel quinquennio di studi.
La decisione ha aggiunto che “nel caso di specie il ricorrente non è solo un brillante liceale” che ha ottenuto un voto di maturità al di sotto di quanto poteva ragionevolmente attendersi, ma un amministrato che ha visto leso da un atto dell’amministrazione scolastica il proprio interesse, incontrovertibilmente concreto e materiale, a poter beneficiare di un migliore regime di tassazione universitaria e di un più elevato punteggio di accesso ai corsi di studio accademici.

Il caso
Nella specie, lo studente aveva impugnato il provvedimento scolastico avente a oggetto l’esito finale dell’esame di Stato di maturità scientifica sostenuto dal ricorrente a seguito del quale era stato dichiarato maturo con votazione 94/100. Detto punteggio, inferiore alle aspettative dello studente, che giungeva all’esame di Stato con un curriculum scolastico impeccabile, trova causa nella votazione della prova di italiano, valutata 11/15.

Argomenti, spunti e considerazioni
La conclusione del Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia persuade. Tanto sul piano tecnico, quanto su quello di politica del diritto. Dal primo punto di vista, perché in simili situazioni in ballo v’è ben di più che il senso di autocompiacimento. Come acutamente evidenziano i giudici friulani, uno studente che ha ottenuto un voto di maturità al di sotto di quanto poteva ragionevolmente attendersi subisce una lesione del proprio interesse, incontrovertibilmente concreto e materiale, a poter beneficiare di migliore un regime di tassazione universitaria e di un più elevato punteggio di accesso ai corsi di studio accademici. Dal secondo punto di vista, perché un sistema che almeno a parole dice di volersi sempre più orientare verso la cultura del merito, anche attraverso una decisione giudiziaria può affermare questo principio, a fortiori se lo fa con riguardo all’ambito scolastico.

Arriva la classifica delle scuole italiane

da Il Messaggero

Arriva la classifica delle scuole italiane

Tra i tanti parametri che incideranno, la valorizzazione degli insegnanti, i risultati degli studenti e i loro esiti occupazionali.

ROMA Il processo di valutazione delle istituzioni scolastiche compie un ulteriore passo in avanti nella direzione auspicata dal ddl “La buona scuola”. È stata infatti presentata qualche giorno fa al ministero dell’Istruzione la piattaforma web che consentirà agli istituti scolastici di compilare il rapporto di autovalutazione. L’accesso alla piattaforma sarà per il momento ad appannaggio dei dirigenti scolastici e dei componenti del gruppo di autovalutazione delle scuole. Le scuole dovranno darsi un punteggio da 1 a 7 su 11 macro-voci riguardanti il profitto degli studenti (dai risultati scolastici, risultati delle prove standard competenze e obiettivi a distanza) e i processi (progettazione, curricolo, valutazione, inclusione, organizzazione della scuola, territorialità, dialogo con le famiglie, valorizzazione del personale scolastico). Entro il 31 Luglio, le scuole dovranno inviare il loro rapporto di autovalutazione. Successivamente nella piattaforma ogni singolo istituto troverà una serie di dati statistici che serviranno su base locale e nazionale a paragonare i risultati ottenuti con quelli di altri istituti con lo stesso percorso di studi.
GLI INDICATORI
Tra i 49 indicatori che determinano lo stato di salute della scuola ci saranno anche gli esiti occupazionali degli studenti, grazie ad una partnership tra il Miur ed il Ministero del Lavoro. Una volta che il Rav (rapporto di autovalutazione) sarà completato sono previsti il 31 Luglio, le scuole dovranno inviare il loro rapporto di autovalutazione. Successivamente nella piattaforma ogni singolo istituto troverà una serie di dati statistici che serviranno su base locale e nazionale a paragonare i risultati ottenuti con quelli di altri istituti con lo stesso percorso di studi.
GLI INDICATORI
Tra i 49 indicatori che determinano lo stato di salute della scuola ci saranno anche gli esiti occupazionali degli studenti, grazie ad una partnership tra il Miur ed il Ministero del Lavoro. Una volta che il Rav (rapporto di autovalutazione) sarà completato sono previsti due step di pubblicazione: il primo sul portale della scuola e poi sul portale del Ministero dell’Istruzione, nella sezione “Scuola in chiaro”.
GLI OBIETTIVI
L’obiettivo dell’autovalutazione è il confronto con le altre scuole e il determinare gli obiettivi da migliorare o le lacune da colmare, in un ambito di complessiva analisi e valutazione del sistema formativo su base triennale. I risultati dei test saranno resi pubblici tramite la pubblicazione online del Rapporto di autovalutazione. Il rapporto di autovalutazione è finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa e degli apprendimenti e sarà indirizzato in particolar modo alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico, all’arginare le differenze tra scuole e aree geografiche, alle differenze di apprendimento, alla progressione educativa degli studenti rispetto alla situazione di partenza. Ma l’autovalutazione non è solamente una nuova applicazione per scandagliare e conoscere il mondo della scuola, ma per il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone è un tassello «che si inserisce nel complesso della grande operazione di trasparenza che stiamo facendo sulla scuola con il ddl di riforma. La valutazione inoltre è della comunità e non del singolo dirigente scolastico, che ha il compito di costruire una sinergia affinché la missione educativa sia completata. L’autonomia – ha concluso Faraone – funziona se è accompagnata dalla trasparenza.»
IL MINISTRO
Il ministro Stefania Giannini ha dichiarato: «Stiamo dando alle scuole lo strumento per lavorare al miglioramento della loro offerta. Per la prima volta gli istituti avranno un set di dati completo su cui ragionare. Non stiamo mettendo voti né abbiamo creato un sistema per classificare le scuole, ma stiamo offrendo – ha concluso – al sistema gli strumenti per guidare l’autonomia scolastica».
Massimiliano Coccia

Pensioni, sempre più basse sempre più lontane

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, sempre più basse sempre più lontane

Già oggi due assegni mensili su tre stano sotto i 750 euro. Per i giovani lavoratori prospettive da brividi, per via del sistema contributivo più sfavorevole: dopo 40 anni di contributi, rischiano di andare in pensione con la metà dell’ultimo stipendio. La stima contenuta nel “simulatore” on line predisposto dall’Inps. Cesare Damiano (Pd): urge una riflessione complessiva sulla previdenza.

Quello delle pensioni, assieme al blocco degli stipendi degli statali, continua ad essere il leit motive degli ultimi anni. Stavolta a rianimarlo, sono stati alcune notizie pervenute negli ultimi giorni: la prima è stata resa pubblica dell’Inps, che ha comunicato i dati relativi alle pensioni vigenti al primo gennaio 2015 e liquidate nel 2014: ebbene, il 64,3% delle pensioni degli italiani hanno un importo inferiore a 750 euro. Non è un dato completo, intendiamoci, perché non sono pochi i beneficiari di più pensioni. Ma i numeri emessi dall’Inps sono sufficientemente significativi per comprendere il ridimensionamento complessivo che le pensioni hanno subìto nell’ultimo periodo.

Un’altra notizia di rilievo sul tema riguarda la sentenza della Corte Costituzionale, secondo cui per il 2012 e 2013, non sarebbe stato giustificato, anche se in presenza della “contingente situazione finanziaria”, applicare sui trattamenti pensionistici di importo superiore a tre volte il minimo Inps il blocco della perequazione: quel meccanismo è incostituzionale, ha detto la Consulta, bocciando quindi l’articolo 24 del decreto legge 201/2011. “L’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”, si legge nella sentenza 70 della Consulta. Oltre che a dare ragione ai ricorrenti, la sentenza rischia ora di mettere in seria crisi le casse statali: per l’Avvocatura dello Stato, sarebbe di circa 1,8 miliardi per il 2012 e circa 3 miliardi per il 2013 il computo di soldi sottratti ai pensionati.

Intanto, ed ecco la terza notizia, dal primo maggio, una prima fetta di lavoratori italiani ha la possibilità di ottenere gratuitamente e on line il computo del loro futuro assegno pensionistico: possono conoscere, in pratica, l‘entità della pensione maturata e gli anni di contributi ancora da versare per il raggiungimento dei requisiti minimi di accesso. Grazie al simulatore digitale interattivo messo a disposizione dall’Istituto nazionale di previdenza sociale, in questa prima fase potranno accedere al servizio, connettendosi al sito www.inps.it (link ‘La mia pensione’), solo i dipendenti con meno di 40 anni, già in possesso del pin Inps (richiesto sempre al portale dell’ente, che ne rilascia una prima parte subito e la rimanente via e-mail) e che abbiano versato almeno 5 anni di contributi.

Da giugno, si darà accesso agli under 50. L’obiettivo dell’Inps, scrive il Corriere della Sera, è “rendere possibile la simulazione della pensione a quasi 18 milioni di lavoratori dipendenti, artigiani, commercianti e parasubordinati. Nel 2016 l’operazione verrà estesa prima ai lavoratori domestici e a quelli agricoli e infine ai dipendenti pubblici. Al termine del 2016 il simulatore andrà a regime e sarà accessibile da tutta la platea degli iscritti all’Inps, circa 23 milioni e mezzo di lavoratori”. Il sistema di calcolo permetterà al lavoratore, attraverso pochi passaggi, di individuare il proprio conto contributivo e “verificare se ci siano anomalie ed errori e segnalarli”.

“Purtroppo – scrive l’Anief – , per moltissimi dipendenti, in particolare i più giovani e coloro che non possono vantare un altissimo numero di anni utili, il risultato del simulatore si rivelerà a dir poco traumatico: anche se le “stime vengono elaborate in moneta costante ipotizzando lo scenario base, cioè un aumento della retribuzione dell’1,5% l’anno e così del Pil”, potranno appurare che l’importo che percepiranno una volta raggiunta la pensione non sarà molto più alto dell’attuale assegno sociale. E anche per chi lascerà il servizio con 40 anni di lavoro non andrà molto meglio: nella maggioranza dei casi, andrà in pensione con la metà e anche meno dell’ultimo stipendio”.

“Il loro assegno di quiescenza – continua il sindacato di origine siciliana – non avrà nulla a che vedere con l’ultimo stipendio, come invece accadeva con il sistema retributivo. Ecco un esempio pratico: chi è nato nel 1990 e inizia a lavorare ora, potrebbe andare in pensione, dopo i 70 anni, con appena 400-500 euro (33% dell’ultimo stipendio). La beffa è dovuta al fatto che il sistema contributivo attuale prevede un’incidenza sull’accontamento previdenziale decisamente più sfavorevole al lavoratore rispetto ai modelli pensionistici precedenti”.

Insomma, le pensioni future sembrano davvero orientate al forte ridimensionamento. Ce ne è abbastanza perché il governo debba aprire “un tavolo di confronto sul tema della previdenza per non doverlo affrontare un pezzo alla volta”: a chiederlo Cesare Damiano (PD), presidente della Commissione Lavoro alla Camera, che ha presentato da diverso tempo un ddl per correggere i tanti limiti inclusi nella riforma Fornero.

“Risulta ormai evidente – dice Damiano – la necessità di una riflessione complessiva sulla previdenza che porti ad una correzione della “riforma” Fornero. I capitoli sui quali intervenire – spiega – sono molteplici: l’introduzione di un criterio di flessibilità che consenta di uscire dal lavoro in modo anticipato; le ricongiunzioni pensionistiche; la “Quota 96” degli insegnanti; una nuova indicizzazione delle pensioni che tenga conto della sentenza della Corte, per citare alcuni temi. La strategia della trasparenza adottata dall’INPS dovrebbe anche prevedere di rispondere a domande rimaste finora inevase: quanti sono gli “esodati” non compresi nei 170 mila lavoratori finora salvaguardati? Quante sono le risorse destinate alla previdenza e quante all’assistenza? Quali sono i fondi in attivo e quali in passivo? Tutti questi interrogativi servono a testimoniare la complessità della situazione. Facciamo tesoro degli errori del recente passato ed evitiamo di procedere a strappi e – auspica Damiano – senza una visione d’insieme”.

DDL scuola: stop ai “poteri” dei dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

DDL scuola: stop ai “poteri” dei dirigenti scolastici

Ripreso il dibattito in Commissione Cultura alla Camera. Approvato il nuovo testo dell’articolo 2: il Piano triennale sarà elaborato dal collegio dei docenti e approvato dal consiglio di istituto. Marginale il ruolo del dirigente scolastico.

Alle ore 10 di domenica sono ripresi in Commissione Cultura della Camera i lavori sul disegno di legge 2994.
Nella prima ora di lavoro è stato approvato l’articolo 2 del provvedimento che, di fatto, riscrive l’articolo 3 del Regolamento dell’autonomia del 1999.
In pratica viene eliminata la dicotomia fra POF e Piano triennale, in quanto la nuova norma prevede che “ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano triennale dell’offerta formativa, rivedibile annualmente. Il Piano è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia”.
Ma la vera novità consiste nel fatto che il Piano dovrà indicare sia “il fabbisogno dei posti comuni e di sostegno dell’organico dell’autonomia sulla base del monte orario degli insegnamenti, con riferimento anche alla quota di autonomia dei curricoli e agli spazi di flessibilità, nonché del numero di alunni con disabilità” sia “il fabbisogno dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa”.
Farà parte del Piano anche “il piano di miglioramento dell’istituzione scolastica di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 80 del 2013”.
Rispetto alla versione iniziale del ddl che disponeva che il Piano venisse elaborato dal dirigente scolastico, il testo approvato introduce una modifica decisiva: “Il Piano è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti dal dirigente scolastico. Il Piano è approvato dal consiglio di circolo o di istituto”.
Vedremo se questa modifica sarà considerata adeguata da chi sostiene che il ddl attribuisce troppo potere ai dirigenti scolastici.

Si discute di albi e di ‘presidi sceriffo’, ma non più di stipendi

da La Tecnica della Scuola

Si discute di albi e di ‘presidi sceriffo’, ma non più di stipendi

Il dibattito sul ddl scuola sta facendo trascurare un tema assolutamente centrale: gli stipendi dei docenti italiani sono ormai a livelli bassissimi. E così il ministro Padoan ringrazia.

L’acceso dibattito che si sta svolgendo in questi giorni sul disegno di legge 2994 sta convogliando l’interesse di buona parte del mondo della scuola sui contenuti del provvedimento ma contribuisce anche a far passare in secondo piano quella che dovrebbe forse essere invece una questione assolutamente centrale, il rinnovo del contratto e della sua parte economica in particolare.
Certamente la questione del “preside sceriffo” appassiona docenti e Ata e serve a far andare la scuola sui mezzi di informazione nazionali, così come gli “albi territoriali” scatenano l’interesse dei docenti tutti, anche di quelli più tiepidi che ora temono che – quando faranno domanda di trasferimento – non potranno più chiedere una sede scolastica ma dovranno limitarsi a indicare un albo o una rete di scuole.
In tutto questo, sta però passando quasi sotto silenzio il tema degli stipendi del personale della scuola, fermi da anni. Fino ad un paio di anni fa quasi tutti i docenti e gli Ata riuscivano ad integrare lo stipendio in modo più o meno significativo grazie ai compensi del fondo di istituto; ma ormai anche questa voce si è ridotta di molto. In pratica per un buon numero di docenti negli ultimi anni lo stipendio è diminuito anche in termini di valore assoluto.
Eppure basta frequentare Facebook per constatare che il problema degli stipendi è pressochè assente dal dibattito.
Non vogliamo arrivare a pensare che “qualcuno” abbia cercato di incanalare il dibattito su altri temi per far dimenticare il fatto che gli stipendi dei docenti italiani sono ridotti a livelli di sopravvivenza, ma di una cosa siamo quasi sicuri: il ministro Padoan è ben contento degli esiti indiretti del disegno di legge sulla scuola.

E se il dirigente scolastico sciopera?

da La Tecnica della Scuola

E se il dirigente scolastico sciopera?

Il dirigente scolastico che intende scioperare, già il giorno prima, deve individuare – con apposito ordine di servizio – il docente che lo sostituirà.

La grande adesione prevista per lo sciopero del 5 maggio metterà in evidenza un problema che finora non si era di fatto mai posto in modo preciso: cosa succederà nelle scuole in cui anche il dirigente scolastico sciopera?
In proposito, la norma è abbastanza chiara: il dirigente scolastico che decide di aderire alla protesta deve individuare tempestivamente – con apposito ordine di servizio scritto – il docente che lo dovrà sostituire nella giornata dello sciopero.
Ovviamente la sostituzione può riguardare solamente le attività che rivestono carattere di necessità e urgenza o l’adozione di eventuali provvedimenti finalizzati a garantire la sicurezza del servizio scolastico.
In linea generale il dirigente deve essere sostituito dal docente che già ha tale delega (il cosiddetto “vicepreside”). Ma, poichè i docenti non hanno l’obbligo di comunicare in anticipo la propria adesione allo sciopero, è opportuno che il dirigente predisponga un elenco dei docenti ai quali, in ordine di priorità, spetta il compito di sostituirlo. In base ad un principio di carattere generale l’elenco dovrebbe essere predisposto tenendo conto dell’anzianità.
La questione – come si può  intuire – è molto complicata soprattutto nelle scuole del primo ciclo che sono quasi sempre articolate in più plessi anche distanti fra di loro.
Le regole che abbiamo richiamato evidenziano peraltro un dato importante: il dirigente scolastico è l’unica figura che – di fatto – in caso di sciopero deve comunicare in anticipo la propria adesione e che deve essere sostituito da un altro dipendente. Anzi, il dirigente deve provvedere egli stesso a individuare la persona che lo sostituirà.