Per una svolta contro la segregazione

FISH: per una svolta contro la segregazione

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap segue con attenzione la discussione del testo unificato delle proposte di legge sul cosiddetto “Dopo di noi” all’esame della Commissione Affari sociali della Camera.

“Abbiamo avuto modo di esprimere in più occasioni il nostro punto di vista e articolati suggerimenti di modifica su una norma che riteniamo possa e debba avere delle ricadute significative su centinaia di migliaia di famiglie italiane. L’elaborazione di questa disposizione, che parte dalla constatazione di una emergenza sociale, deve però rappresentare anche l’occasione per un ripensamento profondo del rapporto stesso fra Stato e famiglie e fra Stato e caregiver familiari, persone il cui ruolo non è riconosciuto se non quando viene a mancare.”

Così commenta Vincenzo Falabella, presidente della FISH, impegnato in prima persona nel monitoraggio dei testi e dei lavori parlamentari.

“La nuova norma deve incardinarsi nell’articolo 19 della Convezione ONU favorendo ogni intervento che promuova e sostenga da un lato la vita indipendente di tutti e dall’altro impedisca la segregazione, promuovendo in tutti i modi e in tutti gli ambiti l’autonomia e il supporto alla persona.”

In tal senso la FISH ha ripetutamente chiesto che venga assunto l’obiettivo politico di “impedire che le persone con disabilità siano vittime di segregazione, in particolare evitando la residenza impropria o presso strutture che per numero di ospiti e caratteristiche non consentano la piena inclusione e non riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare.”

Prosegue Falabella: “Abbiamo espressamente chiesto, nel solco della Convenzione ONU, che per le persone istituzionalizzate in contesti segreganti siano attivati percorsi di supporto alla domiciliarità o di inserimento in contesti che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare e che il Fondo per il ‘dopo di noi’ non sia destinato alla realizzazione o al supporto di strutture che per loro caratteristiche siano causa di segregazione o isolamento. È una battaglia di civiltà che affianchiamo idealmente a quella storica sulla soppressione dei cosiddetti manicomi e alla più recente chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Una battaglia che va oltre le Aule parlamentari, oltre questa stessa norma. Deve impegnare ogni ambito politico, organizzativo, culturale e – in prima linea – il movimento associativo poiché si tratta di un cambio di paradigma non più rinviabile e che riguarda l’intera società, non solo le persone con disabilità.”

Al momento la Commissione Affari sociali non ha ancora preso in considerazione questa specifica proposta che FISH ritiene culturalmente e praticamente assai rilevante.

LA PDL SUL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA

LA PDL F I S H E F A N D SUL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA A C N. 2444 COME RIMEDIO ALLE ATTUALI MOLTE CRITICITA’

 

Gentile prof Daniela Boscolo,

 

ho letto il Suo articolo dal titolo “ Vi racconto il sostegno nelle scuole “ pubblicato su Orizzonti scuola e sono onorato di poter dialogare con Lei , esempio di professionalità e sensibilità,   sul tema dell’inclusione scolastica che mi ha sempre impegnato, dapprima come alunno minorato visivo nelle scuole di Gela in Sicilia tra la fine degli Anni Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta e   poi come docente di diritto in un istituto tecnico commerciale a Roma, e quindi come esperto presso il Ministero dell’Istruzione per occuparmi della normativa sull’inclusione scolastica a partire dai primi anni ottanta, nonché come vicepresidente nazionale della F I S H, federazione italiana per il superamento dell’handicap.

Condivido le Sue denunce di violazioni operate in molte scuole della nostra apprezzabile normativa inclusiva, come l’utilizzo improprio da parte di taluni dirigenti scolastici dei docenti specializzati per il sostegno in supplenze abbandonando gli alunni con disabilità o segregandoli nelle illegali “ aule di sostegno “ , come la delega ai soli docenti specializzati del progetto inclusivo da parte di docenti curricolari , troppo spesso del tutto impreparati a seguire didatticamente gli alunni con disabilità ed altri bes.

Siccome con la F I S H e la F A N D ( federazione delle associazioni nazionali della disabilità ) abbiamo fatto presentare alla Camera la proposta di legge n. 2444 sul miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica, mi permetto di far presente come in tale nostra PdL abbiamo cercato di superare le carenze da Lei giustamente denunciate, prevedendo la formazione obbligatoria iniziale ed in servizio di tutti i futuri docenti curricolari sulle didattiche inclusive, un rafforzamento della specializzazione per il sostegno, portata a due anni, dopo un triennio di formazione in corsi universitari orientati all’insegnamento, contenuti della specializzazione totalmente dedicati alla pedagogia ed alla didattica generale ed alle didattiche speciali, concernenti le modalità di approccio ai bisogni educativi scaturenti dalle diverse disabilità, nonché ad un anno di tirocinio diretto ed indiretto, sotto la guida di tutors, il tetto massimo di due alunni con disabilità per classe e di 20 alunni in tali classi.

Proprio per questo mi permetto di discutere alcune Sue critiche al DdL sulla “ Buona scuola”, che all’art 21 comma 2 lettera E ha recepito buona parte dei principii contenuti nella nostra PdL:

  • Lei, come dice, in rappresentanza di oltre duemilacinquecento docenti per il sostegno ritiene erronea la scelta operata dal DdL Renzi , presente nella nostra PdL della separazione delle carriere dei docenti specializzati da quelle dei docenti curricolari, auspicando anzi cattedre miste “bis valenti “ cioè composte in parte da ore di sostegno ed in parte da ore di docenza curricolare. Ora, una delle ragioni che ci ha spinto a proporre la separazione delle carriere è la mancanza di continuità didattica per i nosytri alunni con disabilità a causa dell’attuale commistione delle carriere, per la quale, dopo cinque anni di sostegno i docenti possono tornare su cattedra curricolare; la situazione si aggraverebbe con la cattedra mista, dal momento che gli alunni che hanno diritto ad una intera cattedra di sostegno , se fosse approvata l’ipotesi della cattedra mista, sarebbero obbligatoriamente seguiti da due docenti per il sostegno e da due docenti della stessa disciplina e ciò in più di una disciplina.
  • Frettolosa ci sembra la critica all’abolizione delle aree disciplinari per il sostegno nelle scuole superiori, operata con l’art 15 della l.n. 128/2013, poiché tali aree non riguardavano tutte le discipline, anzi ad es. l’area tecnologica comprendeva alcune decine di discipline e quindi non assicurava assolutamente nulla ed inoltre, laddove la cattedra corrispondeva ad una disciplina, ciò facilitava la definitiva delega ai docenti specializzati del progetto inclusivo da parte dei docenti curricolari.
  • La nostra Pdl, prevedendo l’obbligo di formazione iniziale ed in servizio dei docenti curricolari sulle didattiche inclusive e la specializzazione dei docenti per il sostegno che esclude l’abilitazione in discipline curricolari, favorisce un dialogo stretto tra i due tipi di docenti, dei quali, i curricolari debbono necessariamente aver bisogno di collaborare coi docenti specializzati per saper meglio veicolare i propri insegnamenti anche verso gli alunni con disabilità, il cui apprendimento disciplinare verrà mediato dalle didattiche inclusive operate dai docenti specializzati. Si è sparsa la diceria , anche forse per dichiarazioni atecniche del Sottosegretario on Faraone, che i nuovi docenti specializzati sarebbero non più docenti, ma figure di tipo assistenziale o peggio infermieristico. Da quanto ho detto questa leggenda metropolitana non mi pare trovi fondamento; anzi mi pare che la professionalità docente specifica dei docenti specializzati emerga con maggiore nettezza e divenga determinante per la realizzazione del processo inclusivo, rivendicando un ruolo dei docenti specializzati cui non è più praticamente possibile la delega da parte dei docenti curricolari, non essendo più gli specializzati docenti di alcuna disciplina curricolare.
  • Già questa differenza di ruoli è emersa negli art 2,4 e 6 del dpr n. 122/2009 sulla valutazione degli alunni, dal momento che essi indicano l’oggetto della valutazione di tutti gli alunni da parte dei soli docenti specializzati, concernente “ la crescita negli apprendimenti( nella loro generalità, come avviene ad es. dai presidenti delle commissioni degli esami ),   nella comunicazione, nella socializzazione e nelle relazioni “ ( art 12 comma 3 l.n. 104/92, espressamente citato in tali articoli), mentre l’oggetto della valutazione delle singole discipline è attribuito dall’art 9 dello stesso dpr ai docenti curricolari.

Spero con queste poche righe di essere riuscito a chiarire degli equivoci che circolano su alcuni aspetti della riforma e della nostra Pdl e Le sarò grato se Lei contribuirà, con la Sua autorevolezza, a fare chiarezza presso l’opinione pubblica.

Salvatore Nocera

Petizione aperta

Petizione aperta in modalità on-line

Il D.d.L. n. 1577 – recentemente approvato dal Senato della Repubblica – esclude i Dirigenti scolastici dall’ Area della Dirigenza Pubblica ed è per questo che è stata elaborata, la presente che chiede il reinserimento dei D.S. nell’area della Dirigenza pubblica attraverso il D.d.L. 2994 in discussione alle Camere.

La petizione può essere sottoscritta dai D.S. cliccando sul seguente link:

https://docs.google.com/document/d/1CqfMnwN6sllZnTfotuOkXRyjJ77e8ofXo06H9-Ui2Ps/edit

e inserendo nome, cognome e sede di servizio.

Prime firmatarie della petizione:

M. Augusta Mozzetti, Dirigente scolastica,I.C. v. Casalotti, 259, Roma

Roberta Moncado, Dirigente scolastica, L.S. G.Peano, Monterotondo, Roma


 

Al Presidente della Repubblica Italiana

Sergio Mattarella

Al Presidente del Consiglio

Matteo Renzi

Alla Ministra M.I.U.R.

Stefania Giannini

Alle Commissioni parlamentari

 

 

Egregi,

sottoponiamo alla Vostra cortese attenzione la petizione allegata riguardante i Dirigenti delle scuole statali che, pur nelle molteplici responsabilità dirigenziali assegnate dal D.L. n.165/2001, non sono stati ancora inquadrati nell’area della Dirigenza pubblica, ma esclusi dalla stessa, nel recente D.d.L. 1577 approvato dal Senato della Repubblica.

Certi di ricevere gentile attenzione e auspicando fattivi interventi nel D.d.L. 2994, in discussione alle Camere, al fine di eliminare la discriminazione che si è creata,

nei fatti, tra i Dirigenti scolastici e gli altri Dirigenti di area pubblica, ringraziamo anticipatamente.

 

I DIRIGENTI DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE STATALI DEVONO ESSERE INQUADRATI NELL’AREA DELLA DIRIGENZA PUBBLICA

PETIZIONE

NOI DIRIGENTI PUBBLICI DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE STATALI

Crediamo che

  • nella fase di discussione alle Camere del D.d.L. n. 2994 di riforma della scuola vi sia l’assoluta necessità d’inserire nel predetto D.d.L i Dirigenti scolastici nella più ampia area della Dirigenza pubblica;
  • i Dirigenti scolastici, pur essendo stati inquadrati con il D.L. 30 Marzo 2001 n. 165 nella Dirigenza, con la conseguente attribuzione delle responsabilità a questa collegate, a tutt’oggi non hanno visto compiuti né l’inquadramento economico relativo, né l’autonomia per l’esercizio del ruolo, diritti già attribuiti agli altri Dirigenti di Area pubblica;
  • si determini un’evidente discriminazione di trattamento, a parità di ruolo e responsabilità, tra i Dirigenti scolastici e quelli dell’Area pubblica;
  • il servizio scolastico pubblico, il più esteso in Italia a vantaggio dei cittadini, e che per sua natura e scopo si qualifica come l’elemento fondante e portante dell’intero Paese rimanga , sul versante della Dirigenza, nella più totale ambiguità di ruolo e di poteri, poiché viene negata alle Istituzioni scolastiche e al Paese tutto una Dirigenza dal qualificato profilo professionale;
  • ciò risulti oltremodo gravoso considerato che il recente D.d.L.n. 1577 riguardante l’Area della Dirigenza pubblica ha escluso   i Dirigenti delle scuole statali dalla stessa, negando così un diritto già esercitato   negli anni a partire dal D.L. n. 165/2001 mediante lo svolgimento dello specifico ruolo;
  • pur esercitando compiutamente i compiti che gravano sui Dirigenti pubblici i DS siano stati, nei fatti, esclusi dai benefici economici e dalle prerogative di Autonomia che tale ruolo necessariamente comporta.

NOI DIRIGENTI SCOLASTICI STATALI

Ribadiamo

DI ESSERE A TUTTI GLI EFFETTI DIRIGENTI PUBBLICI IN QUANTO:

  • Rappresentanti legali delle Istituzioni scolastiche;
  • Responsabili per l’organizzazione, la gestione e la rendicontazione delle Istituzioni scolastiche statali eroganti servizio pubblico, con un numero considerevole di dipendenti mediamente 100 a fronte dei Dirigenti che dirigono Uffici pubblici composti mediamente da 10 unità;
  • Responsabili, come datori di lavoro, nel Sistema di prevenzione e protezione delle Istituzioni scolastiche e di quanto attiene la sicurezza degli edifici scolastici, della gestione di un corretto rapporto interistituzionale finalizzato alla sicurezza (EELL, territorio etc..); (D.lgs n.81/2008 e successive integrazioni);
  • Rappresentanti la Parte Pubblica, ovvero lo Stato italiano, nel tavolo di contrattazione sindacale;
  • Responsabili, nella contrattazione, per quanto riguarda le materie dell’informazione preventiva e successiva, per la regolare applicazione del contratto e per la redazione della relazione pubblica di accompagnamento dello stesso contratto integrativo;
  • Responsabili per tutte le procedure della privacy lgs n. 196/2003;
  • Responsabili delle procedure di indizione e svolgimento dei bandi di gara finalizzati all’erogazione dei servizi;
  • Sottoscrittori di contratti di lavoro, nonché di tutti i contratti che regolano la vita scolastica;
  • Responsabili per la gestione dei TFR, dei pensionamenti, delle ricostruzioni di carriera del personale, delle graduatorie docenti e alunni e dei contenziosi;
  • Datori di lavoro nell’applicazione dei regolamenti disciplinari docenti e ATA e per l’applicazione delle sanzioni ai dipendenti fino a dieci giorni di sospensione dall’attività lavorativa;
  • Nominati dall’Amministrazione, spesso in sua vece, in qualità di difensori del Ministero PI in contenziosi amministrativi e civili;
  • Responsabili per la redazione del Programma annuale, dei risultati perseguiti mediante questo e della regolarità amministrativa e finanziaria da sottoporre ai revisori dei conti mediante dettagliate relazioni di accompagnamento sia del Programma annuale che del Conto consuntivo;
  • Responsabili dell’applicazione delle norme sulla trasparenza, l’anticorruzione, la semplificazione, la dematerializzazione con annessa realizzazione a norma dei siti scolastici (gov.it);
  • Responsabili per il buon andamento degli OO.CC. sia in qualità di Presidenti e coordinatori del Collegio docenti e della Giunta esecutiva che come garanti della sollecita e corretta regolarità nell’applicazione delle delibere dei Consigli d’Istituto;
  • Responsabili del PAI (Piano annuale di Inclusione), dell’integrazione degli alunni con disabilità, della gestione dei casi di alunni con Bisogni Educativi Speciali pur nella concreta difficoltà di garantire il diritto al sostegno didattico in assenza di organico e con l’obbligo di doverlo assicurare in applicazione delle sentenze del TAR che seguono i ricorsi presentati dalle famiglie;
  • Responsabilità in merito all’esecuzione degli opportuni interventi programmati dal GLI e dei GLH Operativi e ai rapporti con le ASL, le cooperative degli assistenti igienico-sanitari, educativi e tecnici;
  • Presidenti dei consigli di classe, nella fase degli scrutini quadrimestrali e finali;
  • Presidenti del Comitato di valutazione del servizio dei docenti e Referenti per il Gruppo di lavoro sull’Inclusione;
  • Responsabili del sistema di valutazione e autovalutazione (prove Invalsi, questionari scuola, RAV…) e dei risultati complessivi raggiunti in riferimento agli obiettivi previsti nel piano dell’offerta formativa da rendicontare all’utenza;
  • Curatori dei rapporti con gli Enti istituzionali esterni e rappresentanti legali dell’Istituzione scolastica nelle reti territoriali orizzontali e verticali;
  • Preposti all’organizzazione di tutti gli Uffici, anche degli Uffici di segreteria (D.lgs n.150/2009);
  • Presidenti, a titolo gratuito, ma obbligatorio (in quanto incaricati d’Ufficio), delle Commissioni d’esame di Stato di sc. secondaria di I grado in altra Istituzione per il mese di Giugno e di fatto responsabili per tutta la durata degli esami di quanto accade in due differenti Istituzioni scolastiche.

 

Segnaliamo che

Da anni i Dirigenti scolastici si fanno carico della sostenibilità dell’intero sistema nei territori, dovendo assumere continue reggenze di scuole senza titolari; nell’a.s. 2015/2016 le reggenze saranno almeno 1.800 e forse 2500 nell’a.s. 2016-2017.

A seguito del dimensionamento scolastico sono state create delle megaistituzioni (IISS) con più sedi, fino a 17, dislocate a notevole distanza le une dalle altre e che ciò ha comportato un notevole aggravio per lo svolgimento dei compiti di organizzazione e gestione degli Istituti.

Le responsabilità dirigenziali, che ci impegnano presso le scuole ininterrottamente per dieci/ dodici ore di lavoro giornaliero, sono oltremodo aumentate negli anni recenti, rendendoci imputabili di tutto quanto accade nell’Istituzione da noi presieduta; tutto questo mentre diminuiscono gli strumenti istituzionali a sostegno del nostro operato.

Paradossalmente i nostri stipendi, anziché essere finalmente equiparati a quelli dei Dirigenti pubblici, sono stati recentemente decurtati di circa € 300/400 mensili. Il Governo si era impegnato a restituire tali somme ma ciò ancora non è stato fatto.

A seguito delle predette decurtazioni stipendiali, per assurdo, a fine carriera un Dirigente scolastico percepisce poco più di un professore di scuola secondaria.

Le parti fissa e variabile dello stipendio differenziano ciò che percepisce un Dirigente di area Pubblica da quello che percepisce un Dirigente scolastico e poiché queste costituiscono il valore che lo Stato dà all’Unità diretta dal Dirigente (Ufficio/scuola) ne consegue l’inevitabile riflessione che per lo Stato la Scuola valga meno di un Ufficio.

Per quanto attiene la retribuzione per la posizione di risultato, mentre i Dirigenti scolastici sono soggetti a valutazione certificata, quelli degli Uffici pubblici no, pur percependo per tale voce dai 20 mila ai 50 mila euro annui.

In riferimento a quanto sopra esposto

NOI DIRIGENTI PUBBLICI DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE STATALI

CHIEDIAMO

che nel D.d.L. di riforma della scuola n. 2994 in discussione alle Camere si porti a compimento, come logica conseguenza della D.lgs n. 165/2001, il nostro inquadramento nella comune Area della Dirigenza Pubblica, a tutela di una più compiuta autonomia e per una scuola di qualità al servizio del cittadino e della repubblica.

SCUOLA: FORZARE L’ORIZZONTE!

SCUOLA: FORZARE L’ORIZZONTE!
Nonostante lo sfilarsi dei sindacati pronta firma come la CISL, il movimento è forte e può vincere.

Gli scioperi del 24 aprile e del 5 maggio, le assemblee, i presidi, le manifestazioni delle ultime settimane hanno dato un’indicazione inequivoca: la grande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola vuole una scuola della cooperazione e della collegialità, la libertà di insegnamento, forti investimenti per la scuola pubblica, forti aumenti retributivi, l’immissione in ruolo del personale precario.
Vogliamo, in altri termini, l’esatto contrario di quanto intende imporci il governo dall’accrescimento del potere ai dirigenti alla trasformazione dei singoli istituti scolastici in aziende in concorrenza fra di loro, dai finanziamenti alle scuole private al blocco del contratto ed alla riduzione delle risorse per la scuola pubblica.
Di fronte ad una mobilitazione imponente, il governo ricorre, per combatterci, a mezzi assolutamente usuali e non per questo meno pericolosi:

  • dapprima una propaganda spudoratamente menzognera e la minaccia di sanzioni, ad opera di Roberto Alesse Presidente della Commissione di Garanzia contro l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici, contro forme di lotta incisive quali il blocco degli scrutini;

  • il tentativo di dividere il fronte grazie alla disponibilità, anche questa non nuova, delle organizzazioni sindacali più “responsabili” e cioè più prone alla sua volontà in cambio del riconoscimento del ruolo di interlocutori del governo e, in altri termini, della restaurazione della concertazione. a questo proposito il comunicato di Annamaria Furlan che riportiamo di seguito, segue è, errori lessicali a parte,  un vero e proprio capolavoro letterario.
    Si riconosce l’ostilità della CISL al blocco degli scrutini e si sostiene che non vi è relazione fra obiettivi che si perseguono, la CISL pudicamente si dichiara in disaccordo con il governo, le forme di lotta adottate per perseguirlo.
    Annamaria Furlan, oh gran sapienza dei cislini antichi!, vuole convincerci che otterrà dei risultati significativi mediante il “confronto”, l’amena discussione, lo scambio di convenevoli e, soprattutto, senza indisporre il governo con pratiche antipatiche come le lotte.
    In altri termini ci si vuole far credere che sarà possibile, grazie ad accorti discorsi, ricondurre alla retta ragione un governo che pure si accusa delle “porcate del progetto ‘buona scuola’ di Renzi e le sue presunzioni”.
    Sarebbe logico, ma evidentemente la logica non la caratterizza,  che Annamaria Furlan si mettesse d’accordo con se stessa: se siamo di fronte ad un governo che fa porcate occorre agire di conseguenza.
    Come si suol dire, e sulla base dell’esperienza passata, basta aver fede. Peccato che noi in Annamaria Furlan e nella CISL fiducia non ne abbiamo.
    Al contrario, visto che non è la prima volta che la CISL spezza una mobilitazione, ricordiamo il 2008 quando si accordò con un governo che stava tagliando l’organico in misura notevolissima, ci domandavamo solo quando avrebbero fatto il salto della quaglia. Leggiamo comunque quanto scrive

“….Nessun passo indietro e nessun sconto a Renzi. Siamo contro il blocco degli scrutini, in maniera chiara e non ambigua come stanno facendo alcuni sindacati.
Non cadiamo nel tranello alimentato da molta stampa di spostare l’attenzione sulle forme di lotta piuttosto che sui contenuti che il Sindacato propone. Inoltre col Governo si è aperto un confronto e la Cisl, come ha sempre fatto, cercando ogni occasione di confronto per trovare soluzioni e modificare il disegno di Legge sulla Scuola.
SIAMO SINDACATO AL 100%. LA CISL NON È IN PIAZZA SOLO PER FINALIZZARE LA LOTTA FINE A SE STESSA. SIAMO PROTAGONISTI NELLA MOBILITAZIONE E IN TUTTE LE PIAZZE.
IL NOSTRO OBIETTIVO È QUELLO DI EVITARE CHE LE PORCATE DEL PROGETTO “BUONA SCUOLA” di RENZI E LE SUE PRESUNZIONI FACCIANO DANNO ALLA SCUOLA ED A TUTTO IL PAESE.”

Per parte nostra, noi crediamo che l’aggressività del governo nasconda, male, il suo nervosismo e la sua debolezza e che proprio adesso serva la massima chiarezza, ogni cedimento in cambio di “concessioni” marginali e risibili, ogni sottrarsi all’azione vanno denunciati per quello che sono: un passare dall’altra parte.

La CUB Scuola Università Ricerca ha indetto lo sciopero degli scrutini e ritiene che vi siano le condizioni, se sapremo essere uniti al di là delle divisioni che il governo cerca di creare, per arrivare al blocco ad oltranza.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

SITUAZIONE DIFFICILE E INSOSTENIBILE DEL PERSONALE ATA

Lettera del Vice Presidente Nazionale A.N.A.AM. Scuola al Presidente Matteo Renzi:

Gentile Presidente,
in questi mesi ha preso “a cuore” il settore scuola, dapprima con un documento chiamato “Buona Scuola”, poi con proclami di un decreto legge per poi “democraticamente” ritornare sui suoi passi e proporre un disegno legge. In questi mesi l’abbiamo vista impegnato in trasmissioni radiofoniche e televisive, a “twittare e postare” sui social network, non ultimo abbiamo saputo che ha inviato una lettera tramite mail a tutti i docenti del settore scuola. Ci sembra strano che Lei e nessuno delle persone preposte a ciò, abbiano mai pensato che nelle scuole opera anche il personale amministrativo tecnico ausiliario al fine di rendere fondamentale il suo buon funzionamento.

Ebbene si, caro Presidente, nella scuola “ci siamo anche noi” … I COLLABORATORI SCOLASTICI.

Noi collaboratori scolastici che ogni mattina e sera garantiamo l’apertura e la chiusura delle scuole italiane, noi che siamo il primo personale di riferimento per migliaia di bambini e famiglie… noi che in molte realtà italiane vediamo affidare appalti di pulizie a ditte esterne, dove è stato stabilizzato il personale ex LSU con una spesa maggiore per il bilancio scolastico e con una percentuale del 25% di accantonamento dei posti in organico per noi ausiliari. Anche per quanto riguarda la sentenza della Corte Europea teniamo a precisare che il primo ricorso è stato presentato proprio da un ATA, ma il Governo, anziché assumerli, ha deciso di licenziarli, forse per far posto ai dipendenti in esubero di altre Amministrazioni (vedi ex Provveditorati e Provincia), non tenendo conto della specificità delle mansioni e delle retribuzioni, che sono bassissime. Noi che abbiamo visto nell’arco di un decennio diminuire drasticamente l’organico tra dimensionamento e tagli, tanto che in molte realtà si lavora con un’unità per edificio scolastico. Noi collaboratori scolastici che garantiamo la pulizia delle scuole con carichi di lavori quasi al limite dell’impossibile. Noi collaboratori che garantiamo la sorveglianza e l’assistenza ai minori e disabili.

Ebbene si, caro Presidente, nella scuola “ci siamo anche noi” … GLI ASSISTENTI TECNICI.

Noi che provvediamo all’assistenza tecnica, alle esercitazioni didattiche in compresenza del docente per almeno 24 ore settimanali e per le restanti 12 ore provvediamo alla manutenzione e riparazione delle attrezzature tecnico – scientifiche dei laboratori e alla preparazione del materiale per le esercitazioni. A noi che, per i motivi succitati, viene richiesta specifica preparazione professionale, conoscenza di strumenti e tecnologie anche complesse, con l’assenza totale di corsi di formazione ed aggiornamento da parte dell’Amministrazione.
Noi che, con una disponibilità finanziaria della scuola sempre più ridotta, siamo gli unici a poter riparare e rendere utilizzabili strumentazioni consunte che andrebbero sostituite.
Anche noi tecnici, a seguito di tagli, dobbiamo districarci contemporaneamente in più laboratori, e molte volte le lezioni laboratoriali si svolgono con il solo insegnante, il quale, se pur perfettamente in grado di svolgere la lezione ed utilizzare le attrezzature, non può garantire la piena sicurezza degli studenti che utilizzano apparecchiature elettroniche, sostanze chimiche, macchinari, fornelli di cucina ecc…
Noi che come figura professionale siamo presenti solo nelle scuole secondarie di II grado, mentre nelle scuole secondarie di I grado e nelle scuole primarie si affida a ditte e tecnici esterni la manutenzione e il supporto dei laboratori utilizzati nelle attività progettuali, presenti nel piano dell’offerta formativa o nelle attività esterne, vedi PON ecc..

Ebbene si, caro Presidente, nella scuola “ci siamo anche noi” … GLI ASSISTENTI AMMINISTRATIVI.

Si ricorda di noi? Quelli della cerchia dantesca, “dei fannulloni brunettiani”.
Noi che abbiamo una qualifica di 4° livello, che in qualsiasi altra amministrazione statale svolgeremmo ruoli di usciere e bibliotecario.
Invece noi siamo quelli che animiamo con molteplici sacrifici la macchina amministrativa – didattica della scuola. Noi, quelli che, a supporto delle famiglie, curiamo le iscrizioni degli alunni… chieda un po’ in giro a mamme e papà se, anche con l’avvento del sistema informatico di Scuole In Chiaro, molti di loro non hanno avuto bisogno del supporto delle segreterie scolastiche, o alle tante famiglie extra comunitarie che non hanno possibilità e competenze linguistiche per espletare autonomamente l’iter delle iscrizioni dei propri figli!!
Noi assistenti amministravi che da anni svolgiamo compiti di gestione del portale SIDI (istanze on line, inserimento domande personale supplente docente ed ATA, individuazione supplenti, predisposizione contratti), comunicazione obbligatoria al centro per l’impiego, richiesta certificazione antipedofilia al casellario giudiziale del tribunale via pec, elaborazione stipendi supplenti temporanei e trasmissione stipendi al portale NOIPA, pratiche di ricostruzione di carriera, gestioni pensioni, pratiche di prestiti dei dipendenti, iscrizioni e registrazioni iscrizioni alunni, statistiche alunni sul portale SIDI ed INVALSI, trasmissione infortuni dipendenti ed alunni, predisposizione e stampa delle schede di valutazione ed allegati vari, predisposizione f24, Irap, cassetto fiscale, Agenzie delle Entrate, Equitalia controllo fornitori, ordini, gare, verifiche, convenzioni, ordini di acquisto, ricerca ditte, AVCP, acquisizione Cig per acquisti e gare, schede Simog, registrazione del Dirigente Scolastico per le funzioni al Sidi, gestione Durc, scarico fatture elettroniche, pagamenti tramite OIL carico e scarico materiale del magazzino……
Caro Presidente, potevamo continuare ancora ad elencare la mole di lavoro che da anni ci è stata assegnata senza formazione e corsi di aggiornamento da parte della Pubblica Amministrazione, ma che con sacrifici e senso del dovere assolviamo ogni mattina perché dipendenti dello Stato… Alla faccia degli uscieri e bibliotecari di 4° livello di altre amministrazioni!!! Anche noi in molte realtà subiamo la decurtazione dell’organico, per la stabilizzazione di personale CO.CO.CO. addirittura pari al 50%. Anche noi abbiamo visto drasticamente calare gli organici a seguito di tagli e dimensionamenti scolastici. Abbiamo visto passare in segreterie personale docente inidoneo a discapito di colleghi precari storici.
Morale della favola, sentiamo annunciare assunzioni che riguardano, difatti, solamente i docenti e non il personale ATA.
Nelle linee guida della Buona Scuola, gli assistenti amministrativi, sono menzionati solo marginalmente a pag. 83 riguardo ai futuri risparmi derivanti dalla digitalizzazione delle segreterie con la progressiva riduzione del personale (più di 2.000 unità in meno); nella finanziaria, oltre alla riduzione già citata e ad una rivisitazione al ribasso dell’organico del personale ATA, è previsto praticamente il blocco delle supplenze creando perciò situazioni di pericolo per la mancata sorveglianza e pulizia, senza contare ritardi nell’espletamento di pratiche,o addirittura, impossibilità di portarle a termine (Il testo vieta da settembre 2015 di conferire supplenze, per sostituzione personale assente, ai collaboratori scolastici se non dopo 7 giorni, agli assistenti amministrativi, se non in scuole con meno di 3 unità di personale, e agli assistenti tecnici sempre e comunque).
Ci sentiamo veramente offesi per la scarsa, anzi nulla, considerazione da parte del Governo, e preoccupati per il futuro, soprattutto dei più giovani.
Le inviamo, inoltre, altre nostre considerazioni e proposte che speriamo possano illustrare meglio la situazione del personale ATA.
Scusandoci per il disturbo arrecato, a disposizione per ogni eventuale richiesta e/o chiarimento, porgiamo distinti saluti.

PROBLEMA N. 1:
L’autonomia scolastica ha dotato tutte le scuole di personalità giuridica, ma non ha modificato gli organici, pertanto quelli degli Istituti Comprensivi sono notevolmente esigui, sia a fronte del carico di lavoro, che è maggiore rispetto a quello di altre Istituzioni Scolastiche di grado superiore, sia in caso di assenze di colleghi non sostituiti con supplenti (chiamate giornaliere supplenti, maggior numero di personale con contratto a tempo determinato, rapporti con più comuni, etc.). Il lavoro nelle segreterie si è ulteriormente complicato in seguito alle seguenti novità: convocazioni supplenti on-line con graduatorie riprodotte molteplici volte – iscrizioni on-line – pagamento supplenze brevi sempre on-line tramite il solito SIDI, che però non è stato ampliato provocando rallentamenti o blocchi totali del sistema operativo (ripetizione inserimenti in caso di esaurimento fondi) – ricostruzioni carriera – pratiche pensioni – rilevazioni di vario genere; ciò comporta un notevole dispendio di tempo ed energia. Mancanza di sicurezza e sorveglianza per notevole riduzione dei collaboratori scolastici soprattutto nelle istituzioni con più plessi ubicati anche in più comuni.

POSSIBILE SOLUZIONE N. 1:

Aumento della dotazione organica sia di collaboratori scolastici sia di assistenti amministrativi, tenendo conto di altri parametri e non solo del numero degli alunni e non diversificandoli più tra ordini di scuole; ad esempio, in diversi Istituti Comprensivi ci sono scuole distribuite fra più comuni. Questo permetterebbe di garantire sia il servizio, che la sicurezza e la sorveglianza, che non è più possibile garantire con gli organici attuali. Inserimento negli organici di direzione didattiche, istituti comprensivi e scuole secondarie di I grado di almeno un assistente tecnico, con diminuzione di contratti esterni a ditte specializzate.

PROBLEMA N. 2:
Livelli retributivi insoddisfacenti perché rimasti invariati dal 1976 ad oggi a fronte di un titolo di studio richiesto superiore a quello del 1976 ed a un aumento notevole di mansioni e di responsabilità non previste nel nostro mansionario. Vorremmo far notare come nel tempo, dal 1976 quando bastava una 5° elementare per i bidelli e una terza media per gli applicati di segreteria, come si chiamavano allora, sono stati ulteriormente aumentati i carichi di lavoro e le responsabilità a fronte dello stesso stipendio;  ora occorre un diploma di scuola superiore o una laurea per gli assistenti amm.vi (ex applicati) e un diploma di qualifica per i collaboratori scol.ci (ex bidelli) ma la retribuzione non è mai stata cambiata e corrisponde al 3° e 4° livello della carriera esecutiva.

POSSIBILE SOLUZIONE N. 2:

Passaggio dal 4 livello come ex applicati al 5° o 6° livello come assistenti amministrativi eventualmente con un corso obbligatorio come per la prima e seconda posizione economica. Si propone pertanto per tutti gli assistenti amministrativi uno stipendio adeguato al titolo di studio ed al lavoro effettivamente svolto; non esistono lavori simili al nostro inquadrati al 4° livello (si sottolinea che l’art. 36 della Costituzione recita “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso suffic..).

PROBLEMA N. 3:
Graduatorie d’istituto di terza fascia supplenti ATA aventi nei primi posti personale senza esperienza specifica nelle scuole statali e/o proveniente da scuole private e/o paritarie, che comunque ha accumulato punteggio (collaboratori scolastici, insegnanti ecc.).

POSSIBILE SOLUZIONE N. 3:

Riaprire la 2° fascia eliminando la dicitura “ad esaurimento” e lasciarla solo per le scuole e non per gli Uffici Scolastici Provinciali o prevedere la distribuzione degli aspiranti in due sezioni nella terza fascia: nella prima dovrebbero essere inserite le persone che hanno già prestato servizio nelle scuole statali nella stessa qualifica per almeno 30 giorni (non dovrebbe essere tanto complicato, visto che nel modulo di domanda era già prevista questa casistica) e nella seconda tutte le altre. In questo modo si garantirebbe più professionalità e si aumenterebbe la produttività delle istituzioni scolastiche e si farebbero lavorare in primis persone che hanno lavorato solo in scuole statali, a volte con sacrifici e per poco tempo. Già nel passato avevamo avuto delle graduatorie diversificate in base al servizio prestato nello stato o in altre amm.ni, private o meno.

PROBLEMA N. 4:
Problema pensioni con diritti acquisiti più volte calpestati solo per i lavoratori dipendenti che producono una forza lavoro in età troppo avanzata e non lascia spazio ai giovani.

POSSIBILE SOLUZIONE N. 4:

Conservare il diritto ad andare in pensione a 60 anni con una quota da “96” a “100” prevedendo una penalizzazione sempre più ridotta man mano che l’età o gli anni contributivi aumentano (da un 10/12% ad un 2% meno).

PROBLEMA N. 5:
Copertura finanziaria per i punti n. 1, 2, 4

E per mantenere gli 80 euro, per rinnovare i contratti ai dipendenti pubblici, per non diminuire drasticamente gli organici ATA, anzi per incrementarli perché il suddetto personale è oltremodo utile e necessario come già più volte specificato, sostenendo comunque doverosamente le persone le aziende i comuni coinvolti in queste ultime drammatiche alluvioni

POSSIBILE SOLUZIONE N. 5:

Eliminazione 1° e 2° posizioni economiche ATA che verrebbero riassorbite dal passaggio di qualifica. Eliminazione “carrozzone” INVALSI. Eliminazione contratti pulizia che costano molto ma rendono poco. Eliminazione figura revisori conti per scuole. Usare tutti i risparmi generati da vari ridimensionamenti e contrazioni organici solo per il comparto scuola pubblica (news parlano di svariati fondi dirottati da risparmi pubbliche amm.ni a Expo 2015). Blocco aumenti pensioni baby: è assurdo che chi ha versato pochi anni di contributi (pensioni baby – portuali- prepensionamenti come quelli delle F.S. ecc) ritirandosi dal lavoro molto giovane ottenga anche degli aumenti che paghiamo e pagheremo noi che non possiamo andare in pensione. Eliminazione DA SUBITO varie forme di finanziamento pubblico ai partiti, che il popolo sovrano ha sempre scelto nei vari referendum di eliminare. Eliminazione e/o riduzione spese militari all’estero e degli armamenti sofisticati come gli aerei F35; riduzione auto blu e grigie; diminuzione stipendi dei politici e dei parlamentari e degli addetti alle Camere; riduzione consulenze esterne da riassegnare all’interno della P.A. o nelle Commissioni Parlamentari; riduzione affitti della P.A. verso terzi; ridiscussione trattati Europei e eliminazione vincolo di bilancio deficit/Pil del 3%; accorpamento votazioni di ogni tipo in un giorno solo già da maggio 2014 ( politiche ed europee). Da prossimo parlamento riduzione numero parlamentari e/o camera unica.

IL VICE PRESIDENTE NAZIONALE
A.N.A.AM. SCUOLA
Antonio Carrella

COMUNICAZIONE ELEZIONE NUOVO PRESIDENTE UNIONE PROVINCE D’ITALIA (UPI)

PROT. N. 408                                                                            ROMA 18/05/2015

Ai Rappresentanti del Governo

Alle associazioni di categoria

Loro sedi

 

OGGETTO: COMUNICAZIONE ELEZIONE NUOVO PRESIDENTE UNIONE PROVINCE D’ITALIA (UPI)

 

Si comunica che a seguito dell’Assemblea Generale delle Province d’Italia tenutasi a Roma lo scorso 15 maggio  2015, è stato eletto il Presidente dell’UPI nazionale nella persona del Dott. Achille Variati Presidente della Provincia Vicenza e Sindaco del Comune di Vicenza.

LA NOSTRA MOBILITAZIONE CONTINUA

D O P O I L 5 M A G G I O ….
LA NOSTRA MOBILITAZIONE CONTINUA
per tutto il periodo di discussione alla camera dei deputati
del disegno di legge sulla “buona scuola”
CON DIVERSE INIZIATIVE IN LOMBARDIA
Per rappresentare le aspettative di chi vive la scuola, per presentare le nostre proposte,
per condividere l’idea di una scuola buona, mettiamo in campo diverse iniziative:
– incontri, appelli, confronti con tutti i parlamentari lombardi, con gli studenti e le famiglie
– richieste di incontro con rappresentanti istituzionali
– e contemporaneamente in TUTTE LE PROVINCE DELLA LOMBARDIA:
invitiamo lavoratrici e lavoratori della scuola a partecipare ad un
PRESIDIO
davanti alla PREFETTURA di Bergamo
in via Torquato Tasso
MARTEDI’ 19 maggio 2015
Ore 15.00
Ci incontriamo per ribadire (anche con conferenza stampa e richiesta di colloquio col Prefetto):
· l’urgenza di un piano di assunzioni che soddisfi le legittime aspettative di migliaia di precari
esclusi da quanto prevede l’attuale stesura della legge, pur avendo gli stessi requisiti di chi è nelle
GAE. Serve un piano pluriennale che interessi il personale docente e il personale ATA
· il rifiuto di un modello di governo della scuola che enfatizza le prerogative del dirigente
contrapponendole alla collegialità e alla dimensione cooperativa che deve caratterizzare la
progettazione e la gestione delle attività della scuola
· la salvaguardia delle prerogative contrattuali su materie che investono aspetti normativi e
retributivi del rapporto di lavoro, come l’assegnazione di sede, la mobilità e la retribuzione
accessoria
· l’esclusione di soggetti non adeguatamente qualificati nelle sedi di valutazione ai fini della
conferma in ruolo e della valorizzazione professionale
Inoltre le OO.SS. Regionali Lombardia, Flc-CGIL – CISL SCUOLA –
UIL Scuola – SNALS Confsal – GILDA UNAMS, hanno già proclamato,
fino a tutto il 19 maggio, lo sciopero/astensione delle attività
aggiuntive programmate. (comunicazione per le scuole inviata all’USR il 13 maggio

LA “BUONA SCUOLA” TRA IL DIRE ED IL FARE

LA “BUONA SCUOLA” TRA IL DIRE ED IL FARE

La notizia è di questi giorni: al Liceo Sarpi di Bergamo il dirigente scolastico prof. Damiano Previtali ha deciso di accettare l’incarico di Dirigente presso il Ministero dell’Istruzione e di conseguenza ha lasciato la Presidenza del Sarpi. Al suo posto è stato nominato il Dirigente prof. Giuseppe Pezzoni. E allora, qual è il problema ? Per un dirigente che se ne va, un altro ne arriva ! Come la risolve semplicemente il nostro buon Presidente Renzi ! Peccato, però, che su due prestigiosi Istituti orobici avremo un Dirigente scolastico dimezzato. I danni arrecati alla Scuola, in questi anni, dal sistema delle reggenze è ancora oggi sotto gli occhi di chi la Scuola, la vive ogni giorno. Era proprio così urgente nominare Damiano Previtali dirigente al Miur del nuovo ufficio nazionale che si occuperà dei sistemi di valutazione ? Ci sono tre frasi del buon Presidente Renzi che, se accostate a questa improvvisa violenza operata sul Sarpi e sul Suardo, ci convincono ancora di più che la buona scuola di Renzi “non sa da fare”.

La prima accompagna l’offensiva multimediale del video registrato e pubblicato sul sito di Palazzo Chigi e su youtube, su facebook e su twitter “Ci sono dei momenti in cui il linguaggio della franchezza e della verità sono l’unica soluzione. Per questo ho scelto di mettere la faccia e raccontare cos’è davvero per noi la buona scuola”.

Le altre due sono scritte nella mail inviata dal premier a ciascun docente della scuola pubblica italiana, circa 750mila persone ( più o meno i dati degli scioperanti del 5 maggio): ci serve restituire prestigio e rispetto alla scuola”, Vogliamo che il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con più cura da chi governa”

Mettendosi alla lavagna, Renzi voleva forse scimmiottare il lavoro degli insegnanti ? oppure, toccata con mano la rabbia del Personale della Scuola, che continua a non capire “la buona scuola” si è messo alla lavagna con la santa pazienza del maestro di fronte agli allievi più zucconi e l’ha rispiegata ? Ma è in questo modo, trattando i Docenti come scolaretti, che si restituisce “prestigio e rispetto alla scuola” ? Ma se il nostro buon Presidente Renzi, non ha il titolo per insegnare e non è abilitato, cosa ci fa in cattedra ? Forse l’ha nominato qualche dirigente sceriffo, suo amico !

E visto che al nostro buon Presidente Renzi piace tanto metterci la faccia, venga a Bergamo e spieghi agli studenti, alle famiglie e al Personale del Sarpi e del Suardo perché con un solo provvedimento è stato capace di rendere acefali due “fiori all’occhiello” della Scuola orobica, a due mesi dalla conclusione della scuola ed a un passo dagli esami di Stato ?

Presidente Renzi, noi siamo qui e l’aspettiamo.

 

Loris Renato Colombo – Segretario provinciale Snals Confsal di Bergamo

La Buona scuola e il vero significato delle parole

da Il Fatto Quotidiano

La Buona scuola e il vero significato delle parole

A costo di diventar noioso, torno a parlare di scuola. Da poeta stavolta, non da insegnante.

Non lo faccio per intervenire su questo, o quell’aspetto della cosiddetta “buona scuola” renziana, ma, più modestamente, per riflettere sul significato di due parole (di due espressioni, se preferite) che vengono usate spessissimo a proposito di scuola.

Intanto, a parere di molti, almeno a parere di quasi tutti quelli che di scuola parlano e scrivono sui media mainstream, la scuola sarebbe un’azienda.

Proprio qualche mattina fa l’ennesimo economista chiamato a dare il suo parere sulla scuola durante un servizio di RaiNews24 (ma perché occorrerebbe chiedere il parere di un economista sulla scuola? a me pare che sia come se si chiedesse a un poeta, o a un chimico, un parere sulla prossima riforma fiscale, o sui mutui subprime) sosteneva che la scuola fosse un’azienda che eroga servizi.

Davvero? A me non risulta.

A me risulta, piuttosto che, come sosteneva Calamandrei, la scuola, per la nostra Carta costituzionale, sia un’istituzione.

Un’istituzione non eroga servizi, piuttosto realizza diritti. Il suo fine non è quello di accumulare profitti, ma promuovere conoscenze e ‘competenze’.

Nel caso della scuola si tratta di diritti, conoscenze e ‘competenze’ basilari: quelli degli allievi di imparare a essere, prima di tutto, cittadini coscienti e responsabili, tanto dei propri diritti, quanto dei propri doveri e quelli degli insegnanti di professare la propria disciplina in piena libertà, per realizzare il fine di garantire alla società la formazione di quei futuri cittadini di cui sopra, educati al difficilissimo compito di esercitare la libertà.

Trasformare la scuola in un’azienda (e i suoi insegnanti in operai alla catena di produzione di qualcosa che non è più possibile chiamare ‘cultura’ e meno che mai ‘cultura dei diritti’, o i suoi allievi in ‘clienti’ di un market dove possono scegliere il prodotto più conveniente, o alla moda) significa colpire alla base le fondamenta di una società democratica, dividere diritti civili e diritti politici alla maniera del Bonaparte.

Chiamare azienda la scuola, insomma, non è soltanto un’espressione irragionevole, priva di senso comune, ma anche l’ultimo segnale, devastante, di una società in cui la dimensione economica pretende di sovrastare ogni altro ambito della vita umana. Fino a imporre al linguaggio che le uniche metafore legittime siano quelle che a essa rimandano.

Fin la famiglia è oggi un’azienda, si sa, e, soprattutto, ogni azienda è una famiglia: peccato che i genitori di codesta famiglia (una volta si diceva: i padroni) si comportino poi come Chronos e divorino i propri figli…

Tutto ciò, da umile operaio delle parole quale sono, mi inquieta e mi inquieta ancora di più che a parlare per prima della scuola-azienda, spacciandola per una trovata avanzata e ‘moderna’, sia stata la Sinistra.

Ma ricordarlo mi aiuta a non stupirmi più di tanto che sia proprio essa a concludere, oggi, un lavoro appaltato per qualche decennio alla Destra.

Da Berlinguer a Renzi: tout se tient nella cosiddetta, sinistra, Sinistra italiota.

Un altro dei cavalli di battaglia di questo nuovo tentativo di riformare la scuola italiana a forza di decreti è poi l’idea del cosiddetto preside-sindaco.

Il preside-sindaco giunge infine a sostituire l’ormai stanco e liso preside-manager.

Difficile, peraltro, convincere qualcuno che il suo lavoro sia quello di manager, se ciò che si trova ad amministrare sono solo pochi spiccioli stenterelli, raschiati dal fondo del barile. Meglio, allora, dirgli che sarà un sindaco, altrettanto povero, magari, ma almeno in condizione di prendere decisioni.

Un sindaco è figura più amichevole e più autorevole di un manager.

Ma un sindaco non viene nominato, viene eletto. Almeno da quando l’Italia è una Repubblica. Un sindaco, se svolge male il suo compito, difficilmente potrà essere scelto dai suoi cittadini per un altro mandato.

Dunque, invece di rimandare al mittente la proposta del preside-sindaco, imho, i docenti italiani dovrebbero accettarla e farla propria.

A patto, però, che davvero di un preside-sindaco si tratti, a patto, cioè, che il Governo faccia davvero ciò che dice di voler fare e non pretenda di cambiare addirittura il significato corrente delle parole.

Un preside-sindaco sarà, a lume di ragione, eletto dai suoi cittadini-insegnanti (e magari da genitori e allievi), dovrà rendere loro conto della sua amministrazione, sarà la realizzazione massima della ‘collegialità’, non la sua negazione.

Altrimenti, a norma di vocabolario, meglio chiamarlo sindaco-prefetto, o sindaco-federale: avrà meno appeal, ma almeno avremo usato le parole per far fare loro ciò che devono fare: descrivere e conoscere la realtà, non mascherarla.

«E’ finita l’epoca del 6 politico»

da Corriere.it

«E’ finita l’epoca del 6 politico»

Ma Cofferati attacca il premier: il governo si fermi, la scuola è partecipazione

di Redazione Scuola Online

«Io credo che la maggior parte degli insegnanti sia pronto per un sistema di valutazione. Qualcuno dice che non deve dipendere dal preside ma da un nucleo tecnico, ma io penso che in qualcuno resti l’idea di mantenere una filosofia del 6 politico». Ma «c’è bisogno di dire: è finita la stagione del 6 politico» ora è «il tempo del merito». Nuovo intervento del premier Matteo Renzi sulla riforma della scuola durante “L’Arena” di Massimo Giletti su Rai1- Il premier, che ha ribadito che il governo non metterà la fiducia sul provvedimento in discussione alla Camera, ha ammesso di aver fatto errori di comunicazione durante questi ultimi dieci mesi in cui il governo ha imposto il tema della riforma della scuola come una priorità. Anche l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati è intervenuto ieri sul tema dal Salone del Libro di Torino: «La riforma a cui sta lavorando il governo, così com’è, è un provvedimento regressivo perché introduce nella scuola un modello di responsabilità che è l’esatto contrario della partecipazione e della collegialità sulla quale si è eretto l’impianto scolastico fino ai giorni nostri». «Credo che il governo – conclude Cofferati – farebbe bene a fermarsi e a ricominciare, con umiltà, tutta la discussione sulla scuola coinvolgendo tutti i soggetti che operano al suo interno».

Chi ha sostenuto spese d’istruzione per familiari a carico può detrarle dall’Irpef

da Il Sole 24 Ore

Chi ha sostenuto spese d’istruzione per familiari a carico può detrarle dall’Irpef

di Luca De Stefani
Anche chi ha sostenuto le spese di istruzione, nell’interesse di familiari a carico, può detrarre questi pagamenti dall’Irpef al 19 per cento. Sono agevolate tutte le spese per la frequenza di corsi di istruzione secondaria (medie e superiori) e universitaria (anche master, dottorati di ricerca, di perfezionamento e di specializzazione), ma comunque in misura non superiore a quella stabilita per le tasse e i contributi degli istituti statali (articolo 15, comma 1, lettera e, Tuir).

Le condizioni
Per poter detrarre le spese di istruzione sostenute nell’interesse di familiari «fiscalmente a carico», è sufficiente che questi ultimi rispettino le condizioni reddituali (reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro) e soggettive indicate nell’articolo 12 del Tuir (oltre al coniuge e ai figli, sono interessati anche i discendenti dei figli, i genitori, i generi e le nuore, il suocero e la suocera, i fratelli e le sorelle, i nonni e le nonne, a patto che convivano con il contribuente o ricevano dallo stesso assegni alimentari non imposti dal giudice). Non è necessario, invece, che chi sostiene l’onere sia proprio il contribuente che beneficia della detrazione forfettaria per i «carichi di famiglia» prevista dall’articolo 12 del Tuir. Secondo le istruzioni al modello 730, infatti, queste detrazioni spettano anche se non si fruisce delle detrazioni per carichi di famiglia, che invece sono attribuite interamente a un altro soggetto . In questi casi, chi ha sostenuto la spesa, deve comunque indicare nel quadro «familiari a carico» del modello Unico o del 730, il “codice fiscale del familiare” nell’interesse del quale ha pagato la spesa, oltre che «il numero dei mesi a carico», e nel campo relativo alla «percentuale di detrazione» del carico di famiglia deve indicare zero. Quindi, per esempio, il nonno che paga le tasse scolastiche al nipote convivente può beneficiare della relativa detrazione del 19%, anche se il bonus forfetario dell’articolo 12 del Tuir, relativo al nipote a carico, viene usufruito da uno o da entrambi i genitori.

Documento intestato a chi detrae
Quando le spese per l’istruzione (detraibili al 19%) sono pagati nell’interesse di familiari a carico (cioè per i quali si rispettano le condizioni soggettive e reddituali per la detrazione forfettaria per i «carichi di famiglia» dell’articolo 12 del Tuir, anche senza beneficiarne concretamente), il documento, che certifica la spesa, deve essere intestato al contribuente che paga l’onere (istruzioni al 730). Se il documento è intestato al figlio, le spese devono essere suddivise al 50% tra i due genitori.
Tuttavia, siccome ai fini della detrazione degli oneri è necessario che essi siano rimasti effettivamente a carico del contribuente, se la spesa è stata sostenuta da uno dei genitori e questi è in grado di provarlo, il medesimo può detrarre l’intero importo , annotando nel documento comprovante la spesa una dichiarazione con la quale attesta di aver sostenuto interamente la spesa (circolare 108/E/1996, risposta 2.4.6). Quindi, se i genitori intendano ripartire le spese in misura diversa dal 50% devono annotare nel documento comprovante la spesa la percentuale di ripartizione .
Infine, se uno dei due coniugi è fiscalmente a carico dell’altro, quest’ultimo può considerare l’intera spesa sostenuta, ai fini del calcolo della detrazione o della deduzione (circolare 11/E/2007, risposta 2.1).

Edilizia scolastica, lavori ancora in corso in una scuola su due

da Il Sole 24 Ore

Edilizia scolastica, lavori ancora in corso in una scuola su due

di Valeria Uva

Lavori completati in una scuola su due per le ultime risorse destinate all’edilizia scolastica. Mentre difficoltà maggiori si registrano sui vecchi programmi cofinanziati con le risorse europee e destinati alle Regioni del Mezzogiorno, dove secondo un’indagine a campione è in ritardo il 62% dei lavori.

Va meglio, appunto, in base al monitoraggio della Struttura di missione per l’edilizia scolastica, il programma di interventi speciali diviso in tre filoni (ribattezzati «scuole belle» «scuole sicure» e scuole nuove»). In poco più di un anno dall’insediamento del Governo Renzi, l’avanzamento complessivo degli interventi (un miliardo in tutto) è a metà percorso (si veda la scheda a fianco) con risultati migliori per i 280 milioni delle scuole belle e i 233 delle scuole nuove, entrambi attestati verso un avanzamento del 50% contro il modesto 18% del più corposo pacchetto delle scuole sicure (549 milioni di euro).

A facilitare l’avanzamento del programma «Scuole belle» è la natura stessa degli interventi: si tratta per lo più di manutenzioni ordinarie, di piccoli e piccolissimi cantieri da poche migliaia di euro che ovviamente sono più facili da avviare e da completare. E infatti l’annualità 2014 è praticamente tutta conclusa e i 7mila interventi restanti sono quasi tutti in calendario per le prossime vacanze estive. Al contrario, a far marciare meglio il capitolo delle scuole nuove è lo strumento finanziario. In questo caso il Governo non ha assegnato nuove risorse ma si è limitato a sbloccare quelle esistenti, concedendo un allentamento del patto di stabilità. In altre parole, fondi e progetti in questo caso erano di fatto già pronti ma bloccati nelle casse degli enti locali dal Patto.

Le criticità

Tutt’altra storia per le «scuole sicure» che procedono più lentamentemente, nonostante peraltro siano finanziamenti di più antica data (i fondi li ha trovati il Governo Letta con i primi 150 milioni del Dl 69/2013, ai quali si è aggiunta una riprogrammazione Cipe da 400 milioni nel giugno scorso). I problemi qui sono quelli già noti. Prendiamo la Campania, ad esempio che da sola assorbe il 12% degli importi: «Qui nessun cantiere si è concluso e si scontano forti ritardi – spiega la coordinatrice della struttura di missione, Laura Galimberti – per via di ricorsi dei Comuni contro la graduatoria regionale, che di fatto hanno bloccato per mesi le erogazioni». La Campania, insieme con Calabria e Sardegna, è nel mirino anche per il ritardo accumulato nella gestione dei fondi europei (Pon 2007-2013). Secondo la (nuova) task force per l’edilizia scolastica (che si va ad aggiungere alla struttura di missione), creata dall’Agenzia per la coesione con il compito di monitorare da vicino i cantieri, il 62% degli interventi esaminati presenta criticità: 250 quelle contate dagli ispettori tra difficoltà di ottenere pareri, problemi di collaudo e, nella maggior parte dei casi, «inerzia o inadeguatezza del soggetto attuatore».

A rallentare è anche la “governance” dei fondi: «Finora l’edilizia scolastica ha ricevuto finanziamenti da moltissimi canali – aggiunge Galimberti – alla legge principale del 1996 sono seguiti vari piani stralcio, poi si sono aggiunti i fondi europei e da ultimo anche 350 milioni del ministero dell’Ambiente per l’efficientamento energetico». Nelle tre Regioni del Sud monitorate finora, la task force ha contato 13 fonti di finanziamento, comprese le ordinanze di protezione civile per le emergenze.

Un caos che dovrebbe finire con la partenza del Fondo unico per l’istruzione che concentrerà al Miur sia la programmazione che il finanziamento (compresa la «cassa» finora in mano all’Economia) con un unico strumento di intervento e graduatorie a scorrimento.

I fondi in arrivo

Nell’immediato futuro, ci saranno da investire i circa 950 milioni del decreto mutui Bei (si veda la tabella qui sotto), che dovrebbero tradursi in altri 1470 cantieri (ma la stima dipende dalle condizioni finanziarie). Saranno i primi ad utilizzare le nuove graduatorie uniche in via di elaborazione dopo che le Regioni hanno mandato le richieste entro il 30 aprile. Mentre anche per le Province è in arrivo un allentamento del Patto di stabilità per 50 milioni quest’anno e altrettanti nel 2016, tutti destinati ai a lavori nelle scuole superiori.

Buona Scuola, 72 ore per decidere. E Renzi apre al dialogo sui presidi

da la Repubblica

Buona Scuola, 72 ore per decidere. E Renzi apre al dialogo sui presidi

Il governo vuole arrivare al voto finale sulla riforma nei primi giorni della settimana. Il premier bacchetta i docenti che minacciano il boicottaggio degli scrutini, ma si dice disposto al confronto sui poteri della dirigenza scolastica

di SALVO INTRAVAIA

Sul preside-sceriffo il premier Matteo Renzi è ancora disposto al confronto, ma bacchetta gli insegnanti che minacciano lo sciopero degli scrutini e quelli che hanno invitato i propri alunni a boicottare i test Invalsi. Quella che sta per aprirsi è una settimana decisiva per il disegno di legge sulla Buona scuola, che ha portato in piazza lo scorso 5 maggio oltre 600mila docenti, presidi e personale Ata: amministrativi, tecnici e ausiliari. Domani – lunedì – alla Camera riprendono i lavori con la discussione degli emendamenti sugli articoli 6, 8 e 9. Dopo l’approvazione dei primi tre la scorsa settimana. I lavori proseguiranno a ritmi serrati anche nella giornata di martedì, mentre mercoledì 20 è previsto il voto finale a Montecitorio. Successivamente, il provvedimento passerà al vaglio del Senato, dove non sono previste modifiche sostanziali, ma qualche aggiustamento è ancora possibile.

Magari su uno dei punti più controversi: la figura del super preside con poteri speciali. Ad aprire la porta a sindacati e docenti è lo stesso presidente del Consiglio che su Rai1 ha detto a Massimo Giletti: “Sul preside discutiamo. Sono pronto alla condivisione e al confronto”. Venerdì scorso, sono stati approvati i primi cinque articoli del disegno di legge  –  tra i quali l’Alternanza scuola-lavoro, per 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei, e il curriculum dello studente al superiore  –  più l’articolo sette, con 90 milioni di stanziamento per il Piani digitale e il potenziamento dei laboratori. Nei prossimi tre giorni, verranno passati in rassegna tutti gli altri articoli e mercoledì arriverà il voto finale. Poi, il provvedimento passerà al Senato e nuovamente alla Camera per la votazione definitiva, che dovrebbe arrivare entro metà giugno.

Restano sul tappeto le divisioni tra i sindacati e il governo soprattutto su tre aspetti: i poteri del preside-sindaco, che sono già stati stemperati, il finanziamento attraverso il 5 per mille versato dai contribuenti a favore della singola scuola e l’esclusione di 166mila abilitati che resteranno fuori dalle 100mila assunzioni previste dalla Buona scuola. I Cobas hanno già proclamato lo sciopero degli scrutini, articolato per regioni. Ma il garante degli scioperi, Roberto Alesse, ha già fatto sapere che gli insegnanti rischiano la precettazione e una eventuale sanzione disciplinare, se lo sciopero bloccasse gli scrutini delle classi terminali.

E a Giletti, che affacciava l’ipotesi di un uso della malattia strategico da parte dei docenti, Renzi ha risposto: “Non si può minacciare il blocco degli scrutini, non si può giocare sulla pelle dei ragazzi. Anche chi boicotta i test Invalsi perché non li condivide non dà un bell’esempio di educazione civica”. “Io  –  a proposito dei premi che il super preside potrà assegnare ai docenti migliori, ha aggiunto Renzi  –  credo che la maggior parte dei professori siano pronti ad un sistema di valutazione. Chi ha voglia di parlare in modo serio avrà un governo attento  –  ha spiegato  –  Noi siamo pronti a dialogare”. Non è quindi escluso che al Senato qualche altra modifica arrivi. Ma non sarà certo stravolto l’impianto della riforma che ormai ha una sua fisionomia ben delineata.

Blocco scrutini, i Cobas sfidano il Garante

da la Repubblica

Blocco scrutini, i Cobas sfidano il Garante

Due giorni di sciopero a inizio giugno. Il presidente della commissione di garanzia: il danno lo subiranno solo gli studenti Renzi: “Farò tesoro delle critiche, ma ascoltare non è assecondare”. Dopo le ultime modifiche, scontente anche le paritarie

Venerdì l’Unicobas, ieri i Cobas. Hanno proclamato in successione il blocco degli scrutini per due giorni. I sindacati confederali restano in attesa: la Cgil vorrebbe muoversi, ma non intende rompere l’unità faticosamente costruita con Cisl e Uil che sulle pagelle consegnate in ritardo hanno forti dubbi. Il Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, viste le mosse dei sindacati di base, replica: «Chi si muove fuori dalle regole danneggia solo studenti e famiglie e a loro dovrà spiegare le ragioni di un blocco illegale degli scrutini. Userò il massimo rigore».
Il portavoce Cobas, Piero Bernocchi, spiega: «Avremmo preferito una convocazione unitaria, ma dobbiamo dare con urgenza un segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta». Due giornate di stop, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, diversa per regione. Gli Unicobas, venerdì, avevano proposto due date tra l’8 e il 18 giugno, periodo in cui ci sarà la discussione finale sulla “Buona scuola” alla Camera. La base Cobas si dice pronta a proseguire la lotta oltre i due giorni indetti rischiando, così, denunce e precettazioni. Per domenica 7, sempre il sindacato di base, ha previsto una nuova manifestazione. La Cisl ricorda che prima dovrà consumarsi l’incontro previsto con il ministro Stefania Giannini: «Siamo contrari a un blocco che ci mette contro famiglie e studenti, in quel periodo ci sono le ultime interrogazioni e compiti in classe». L’idea dei confederali è quella di scioperi brevi: la giornata del 5 maggio è costata 42 milioni a oltre 600 mila docenti.
Ieri Matteo Renzi si è espresso via Twitter. «Sto leggendo le risposte dei prof», ha scritto il premier. «Faremo tesoro di suggerimenti e critiche, ma ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici… », ha risposto a un utente. Con i tweet Renzi ha confermato che la card per la formazione dei prof — 500 euro — varrà anche per i docenti di sostegno e che chi sarà assunto non sarà poi licenziato dopo tre anni.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, ha ricordato a Stefano Fassina che quando era responsabile economico del partito «lo implorai, senza risultati, di inserire un piano di assunzioni di 60 mila insegnanti». E ora sulla “Buona scuola” arrivano le critiche degli istituti privati. A Firenze Luigi Sepiacci, presidente dell’associazione nazionale, dice: «Questo testo condanna le paritarie a scomparire per l’impossibilità di reperire docenti qualificati».
(c. z.)

DdL, il mea culpa di Renzi c’è stato ma non servirà

da La Tecnica della Scuola

DdL, il mea culpa di Renzi c’è stato ma non servirà

Sul video-messaggio del 13 maggio ammette: “mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su “umanista” ho sbagliato”. Il merito e la valutazione vanno introdotti, anche se in qualche professore c’è ancora l’idea di mantenere la filosofia del 6 a tutti i costi. Blocco scrutini? Non è un bell’esempio di educazione civica. Insomma, il passo indietro del premier c’è stato. Ma su contenuti marginali.

Il premier si assume tutte le responsabilità sulla riforma della scuola, che hanno collaborato ad esasperare la situazione e ad aumentare i mugugni della piazza: “ci sono stati errori di comunicazione per colpa mia” ma il governo è pronto a continuare a dialogare, ha detto Renzi nel corso dell’Arena di Giletti (Rai Uno).

Come già indicato in un altro nostro articolo, il presidente del Consiglio ammette che “ci sono stati problemi di comunicazione e mi assumo la responsabilità”. Conferma, poi, che il ddl ‘La Buona Scuola’ sarà approvato nelle Camere senza ricorrere alla fiducia dell’Aula. “Mentre sull’Italicun abbiamo messo la fiducia, con una forzatura rispetto alle altre forze politiche, sulla scuola non la mettiamo. E ribadisco: mettiamo più soldi sulla scuola che in passato e apriamo alla meritocrazia”.

A proposito del video-messaggio di mercoledì scorso, 13 maggio, il premier rivela che il suo errore grammaticale non è sfuggito nemmeno alla prof di “casa”: “sì, mia moglie con un sms immediato mi ha detto che su “umanista” ho sbagliato”, perché bisognava scrivere cultura umanistica.

Renzi, inevitabilmente, è stato poi sollecitato a dire la sua sul blocco degli scrutini proclamato dai Cobas e su cui potrebbero convogliare anche altri sindacati maggiori. “Non si gioca sulla pelle dei ragazzi. Noi siamo disponibili al confronto, deciderà il Parlamento, ma chi boicotta i test Invalsi” o chi “blocca gli scrutini” non fa un bell’esempio di educazione civica”.

Per quanto riguarda la stagione della meritocrazia, invece, Renzi non ha dubbi: è giunta l’ora di introdurla. “Penso anche che in qualche professore ci sia ancora l’idea di mantenere la filosofia del 6 politico. Ma è finta la stagione del 6 politico. Dalle lettere che mi sono arrivate credo che la maggior parte dei professori sia pronta ad un sistema di valutazione”.

Insomma, il passo indietro del premier c’è stato. Ma su contenuti marginali. Su quelli indicati dai sindacati e della “piazza”, invece, i margini di trattativa appaiono minimi. A queste condizione, quindi, il muro contro muro con sindacati e corpo insegnante è destinato a continuare: i docenti, infatti, non accettaerano con serenità un sistema valutante, con influenze dirette sui premi economici annuali, gestito da un comitato di valutazione nel quale il preside continua ad avere un ruolo centrale.