Karzan Kader, Bekas

“Bekas” di Karzan Kader

di Mario Coviello

bekasE’ uscito in Italia il 19 marzo di quest’anno un film che i docenti dovrebbero far vedere in classe ai loro alunni Bekas di Karzan Kader.E’ un film scorrevole e commovente, con una fotografia dai toni caldi e allo stesso tempo tenui. La trama gira delicatamente intorno alla vicenda del potere e dei soprusi di Saddam Hussein, che il regista stesso ha vissuto in prima persona. Kader porta sul grande schermo la sua fuga dall’Iraq avvenuta nel 1991, raccontando tutte le paure e la stanchezza provate con la sua famiglia.

Allo stesso tempo, però, affronta in modo più intimistico il rapporto tra due fratelli Zana di sette anni e Dana di 10, che sperimentano sulla loro pelle come essere uniti li renda più forti.

Primi anni ’90. Il regime di Saddam Hussein esercita una violenta pressione sulla regione curda dell’Iraq. Due fratelli curdi orfani e senzatetto vedono il film Superman attraverso un buco nel muro del cinema locale, e decidono di andare in America. Quando saranno lì, Superman potrà risolvere i loro problemi, e punire quelli che sono stati cattivi con loro. Ma, per arrivarci, hanno bisogno di denaro, passaporti, un mezzo di trasporto, un modo per passare la frontiera. Non hanno nulla ma decidono comunque di intraprendere il viaggio verso il loro sogno. Uno dei tratti più adorabili del film è di certo l’ingenuità con cui affrontano il viaggio, convinti che si possa arrivare in America in sella a Michael Jackson, un asino, con soltanto uno o due giorni di cammino, o che basti scrivere il proprio nome su un quadernino per avere un passaporto. L’unica cosa che lascia un po’ spiazzati è che sempre, davanti ad ogni difficoltà e imprevisto, i due riescono a scamparla e a ricongiungersi, non c’è mina o deserto che tenga in questo continuo altalenarsi tra guaio e lieto fine.

E se alcuni spettatori saranno irremovibili davanti all’impossibilità di un tale fortunato susseguirsi di eventi, dall’altra questo è forse il modo giusto per presentare una storia del genere ai più piccoli: mettendoli cioè di fronte ad una storia in cui i protagonisti sconfiggono i cattivi, superano tutte le prove e si scoprono invincibili supereroi. Questo è anche il modo migliore per riportare un po’ di fiducia e ottimismo nelle vite dei più grandi.

Karzan Kader,il giovanissimo cineasta curdo che dopo la fuga con la famiglia è diventato cittadino svedese ha detto “ Nel1991, avevo sei anni. Vedo me stesso e mio fratello prepararci per passare la frontiera irachena. Stanchi, affamati e spaventati. Questa è la mia storia, la storia di come ho lasciato il Kurdistan. Quando ho iniziato a scrivere BEKAS, volevo raccontare questa storia, perché mi ero innamorato del sogno di metter piede sulle strade americane e di vivere in pace, lontano dalla guerra di Saddam. E amo l’idea di due ragazzi che si mettono in pericolo per raggiungere il loro eroe, Superman, dalle strade irachene agli Stati Uniti, sul dorso di un asino. In nessun’altro posto al mondo si potrebbe raccontare una storia di questo tipo. In questa parte del mondo la guerra è durata così a lungo da diventare una condizione normale. Voglio che questa storia faccia sentire la voce del popolo curdo al resto del mondo. Non esistono altri film che mostrino al mondo questo lato del Kurdistan, non è mai stata fatta prima una cosa del genere”.

Sullo sciopero di UN’ORA nella scuola

CGIL, CISL, Gilda, SNALS, UIL con tremulo ardire decidono UN’ORA di sciopero nel corso degli scrutini

Di fronte ad un governo che impone una vera e propria controriforma della scuola basata sul rafforzamento del potere dei dirigenti e sull’introduzione di modalità privatistiche di gestione della scuola formalmente pubblica, i sindacati rappresentativi, non si capisce di chi vista la mobilitazione della categoria contro il DDL Renzi Giannini, sforzandosi al massimo partoriscono uno sciopero di UN’ORA.

L’argomento accampato per giustificare una scelta siffatta è surreale: non si devono tediare le famiglie e gli studenti. Insomma per gli studenti ed i genitori, che fra l’altro hanno partecipato attivamente all’opposizione alle prove Invalsi dimostrando che sono ben più consapevoli della gravità della situazione di come li immaginano i dirigenti dei sindacati concertativi, sarebbero preoccupati NON per l’attacco alla scuola pubblica ma per un ritardo degli scrutini.

La CUB Scuola Università Ricerca conferma lo sciopero degli scrutini già indetto e invita i colleghi e le colleghe a mobilitarsi unitariamente al di là delle appartenenze sindacali, solo dimostrando NEI fatti la nostra opposizione alla politica governativa possiamo vincere.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

BATTAGLIA CONTINUA, SCIOPERO PRIMA ORA SCRUTINI

SCUOLA. MASCOLO:
BATTAGLIA CONTINUA, SCIOPERO PRIMA ORA SCRUTINI
(dall’Agenzia DIRE)
L’Ugl continua la sua battaglia contro la riforma della scuola e ha indetto, come le altre
organizzazioni sindacali, lo sciopero della prima ora di servizio, per tutti gli scrutini, in occasione
delle prime due giornate di svolgimento”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo che “le
modifiche apportate fino a questo momento sono del tutto insufficienti e non ci lasciano altra
scelta se non quella di proseguire con la mobilitazione. Una protesta, quella che abbiamo indetto,
che rientra nella piu’ ampia legalita’ e nel pieno diritto dei lavoratori”.
“Le nostre richieste di modificare alcuni nodi cruciali del ddl o di fermare il percorso di riforma –
conclude -, a tutt’oggi sono rimaste inascoltate e non saranno di certo piccoli aggiustamenti a farci
cambiare idea. Si dice che ‘chi di speranza vive, disperato muore’ e non c’e’ proverbio piu’ adatto
alla difficile situazione che stanno vivendo alunni, lavoratori e famiglie, in attesa ormai da anni di
una riforma che renda la scuola efficiente e competitiva, mentre il governo non ascolta”.

Per cambiare il ddl sulla scuola decise ulteriori azioni di mobilitazione

Il testo del disegno di legge di riforma votato ieri dalla Camera lascia irrisolte molte delle sue più evidenti criticità e non dà risposta alle richieste che stanno alla base di una mobilitazione condivisa e partecipata dall’intero mondo della scuola. Resta dunque ancora la necessità di apportare al testo di legge profondi cambiamenti e si motiva per questo la proclamazione di ulteriori iniziative di lotta sugli stessi obiettivi individuati nella piattaforma dello sciopero generale del 5 maggio:
un piano di assunzioni che non può limitarsi soltanto a quanti sono inseriti nelle GAE, escludendo decine di migliaia di docenti e ATA oggi in servizio con contratto a tempo determinato
no al potere dei dirigenti di conferire incarichi ai docenti attraverso la chiamata diretta dagli albi territoriali
no alla valutazione dei docenti con criteri arbitrari e la costituzione di commissioni prive delle necessarie competenze
regolazione per contratto di tutte le materie che hanno ricadute su aspetti normativi e retributivi a del rapporto di lavoro
impegni precisi per il rinnovo del contratto nazionale.
Questi obiettivi verranno riproposti in tutte le sedi di confronto nelle quali i sindacati saranno impegnati, alla luce di quanto convenuto a Palazzo Chigi il 12 maggio, a partire dall’incontro di lunedì 25 maggio con la ministra Giannini al MIUR, e successivamente con  le audizioni al Senato e l’ulteriore incontro col governo, puntando a ottenere i necessari cambiamenti al testo di legge.

A tal fine le segreterie di FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Fgu proclamano lo sciopero della prima ora di servizio per tutti gli scrutini in ciascuna delle prime due giornate di svolgimento delle operazioni, le cui date sono individuate in relazione al calendario adottato da ogni singola istituzione scolastica, con esclusione delle classi terminali dei cicli di studio.

Lo sciopero del personale docente coinvolto nelle operazioni di scrutinio avverrà nel pieno rispetto delle disposizioni di legge e contrattuali, salvaguardando le legittime aspettative di studenti e famiglie. Per il personale docente della scuola dell’infanzia, il personale educativo e il personale ATA lo sciopero si effettuerà nella prima ora di servizio (e nell’ultima, in caso di turno pomeridiano) delle giornate individuate per la scuola in cui presta servizio

Proseguiranno le iniziative organizzate a livello territoriale e nelle scuole per un’azione costante di informazione e coinvolgimento  dei cittadini  sulle ragioni e sugli obiettivi della mobilitazione; si darà inoltre vita nella giornata di venerdì 5 giugno, con inizio alle 21, ad una iniziativa dal titolo “La cultura in piazza” con fiaccolate che avranno luogo contemporaneamente in tutte le principali città italiane.

Nei prossimi giorni verranno diffuse più puntuali indicazioni operative su tutte le iniziative previste.

Scuola: ok Camera al ddl. Garante scioperi: “Escluso blocco scrutini esami”

da Repubblica.it

Scuola: ok Camera al ddl. Garante scioperi: “Escluso blocco scrutini esami”

Giannini: “Grande cambio culturale”. Insegnanti protestano a Montecitorio. Salvi esami di terza media, maturità, abilitazioni professionali. Giannini: “Risorse fresche, 3 mld in più”. Deputati dem scrivono a senatori: “Senato faccia altre modifiche”

ROMA –  L’aula della Camera ha approvato il ddl di riforma della scuola con 316 sì, 137 no e 1 astenuto. A favore hanno votato Pd, Area popolare, Scelta civica, Per l’Italia-Centro democratico, Psi, Minoranze linguistiche. Contrari M5s, Forza Italia, Lega, Sel, Fdi-An, Alternativa libera. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.

Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, soddisfatta per il risultato: “Siamo tutti un po’ stanchi, ma molto molto felici. Credo si faccia un grande cambio culturale. Il primo articolo – ha spiegato – riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva. Si conclude una maratona cominciata quasi un anno fa, che è stata, contrariamente a quanto si è voluto dire, anche inusuale per l’ascolto continuo di tutta la società”. E rassicura: “Al mondo della scuola dico: abbiate fiducia di essere protagonisti dell’autonomia”. Poi chiarisce: “I pilastri del provvedimento non saranno toccati in Senato”.

“Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo essere ancora discussi”, ha affermato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che ha rivendicato il risultato raggiunto:”Abbiamo rispettato gli impegni che avevamo preso soprattutto con i tempi perché sappiamo che ci sono 100mila assunzioni in ballo per il prossimo anno scolastico”.

Non sono mancati momenti di tensione tra i deputati e la presidente della Camera, Laura Boldrini, è dovuta intervenire per richiamare l’Aula all’ordine.

Esami salvi. Intanto, in merito al rischio del blocco degli scrutini, l’Autorità di garanzia per gli scioperi, che ha ricevuto, da parte delle sigle sindacali Unicobas, Cobas e Usb, le proclamazioni di due giorni di sciopero, da effettuarsi successivamente alla chiusura delle scuole, ha annunciato che non ci sarà alcun blocco per i cicli finali del percorso scolastico: esami di terza media, maturità e abilitazioni professionali.

A confermare che gli esami finali si svolgeranno regolarmente, gli stessi sindacati che, conformandosi a quanto già dichiarato dall’Autorità, hanno esplicitamente escluso ogni forma di protesta che comprometta le fasi finali dei percorsi scolastici. In merito alle astensioni dagli scrutini delle classi intermedie, l’Autorità di garanzia si riserva di decidere nei prossimi giorni, poiché sta valutando complessivamente le proclamazioni di sciopero, che stanno via via pervenendo, allo scopo di evitare che l’attuazione delle astensioni possa produrre, in concreto, una violazione della normativa.  “Sono felice che ci sia un passo indietro sul blocco degli scrutini” ha affermato il ministro Giannini.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA

Nuove mobilitazioni. Insieme all’approvazione del ddl, arriva l’annuncio di nuove mobilitazioni: “Il ddL appena approvato alla Camera non è buona scuola, ma autoritarismo e diseguaglianza”, dice Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Abbiamo chiesto tutti insieme di cambiare i punti chiave del testo, ma il Governo non ha voluto
ascoltare il mondo della scuola. Questo ddL così è inaccettabile. Questa non è autonoma scolastica, basata sulla cooperazione, la democrazia, la lotta alla diseguaglianza: è una scuola-azienda che produce diseguaglianze. Ora partirà una grande mobilitazione nelle scuole per chiedere di stravolgere questo ddL al Senato. Tutto il mondo della scuola, unito, continuerà a manifestare contro questo provvedimento”.

Renzi: “A insegnanti bravi più soldi”. Il premier Matteo Renzi continua a difendere la riforma, soprattutto per la parte che riguarda il merito: “Siamo disponibili a valutare il come, ma l’importante è che ci sia un principio: agli insegnanti bravi vanno dati soldi in più”, ha detto intervenendo in diretta a Rtl 102.5. Ma anche sul ruolo del preside, Renzi non indietreggia: “Io non lo voglio un preside burocrate o passacarte. La riforma della scuola prevede che il preside possa individuare i professori più adatti alla scuola. Questo non è un preside sceriffo, è un preside che si prende qualche responsabilità in più”, ha detto Renzi, che giudica la minaccia del blocco degli scrutini un ‘errore clamoroso’. “Se vorranno farlo hanno tutto il diritto di farlo, ma sarebbe un errore clamoroso perché va contro i ragazzi e le famiglie. Il punto è: possiamo dire che l’Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Si, possiamo dirlo”.

Tre miliardi in più. Risorse in  più in arrivo per la scuola: lo dice su Twitter il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “#labuonascuola è risorse fresche per l’istruzione, 3 mld a regime in più su questo capitolo con art.26”.

Le proteste in piazza. “Ritiro, ritiro” hanno gridato alcuni insegnanti, riuniti in piazza Montecitorio durante la discussione dell’Aula. In piazza anche alcuni esponenti delle opposizioni. La riforma della scuola “è la cosa più di destra che il governo potesse fare. I sindacati e i professori hanno il diritto di portare fino alle estreme conseguenze la loro battaglia”, ha detto il leader di Sel, Nichi Vendola.

Scuola, Vendola: “E’ riforma più di destra che il governo potesse fare”

E su Twitter scrive: “Il mondo della scuola percepisce il ddl del governo come uno sfregio, come una cancellazione della #scuola pubblica italiana”.

Fassina contestato. È stato contestato dagli insegnanti contrari alla riforma l’esponente della minoranza dem, Stefano Fassina. Mentre parlava dal palchetto, i manifestanti gli ripetevano in coro “Fuori dal Pd, fuori dal Pd”. “Siamo qui per cercare risposte – ha detto Fassina – non rassegniamoci,non rassegnatevi. La battaglia continuerà al Senato dove riproporremo gli emendamenti fondamentali. Un punto è chiaro: senza il consenso degli insegnanti, del personale scolastico e degli studenti la scuola non può funzionare, ci vuole condivisione”.

Sinistra dem non vota. All’interno del Pd le divisioni si sono fatte sentire anche in questo caso. La sinistra del partito non ha partecipato al voto. Dai tabulati risulta che da Bersani a Cuperlo, da Fassina a D’Attorre, da Roberto Speranza a Stumpo sono 40 i deputati dem assenti in Aula al momento del voto. Ma di questi, stando a fonti della maggioranza Pd, 12 sono ‘giustificati’: Amoddio non è riuscita a votare per problemi della postazione. Bonavitacola, Bonomo, Culotta, Greco, Mauri (che ha una gamba rotta), Paris, Rigoni e Ragosta sono in campagna elettorale. Genovese e Di Stefano, coinvolti in inchieste giudiziarie, non hanno partecipato alla seduta. Infine, Minnucci è stato espulso per 12 settimane per i disordini in Aula. Rosy Bindi, invece, figura in missione. Tra i no, ma non del Pd perché ormai passati al Misto, spiccano invece quelli di Pippo Civati e Luca Pastorino.

Lettera deputati Area riformista a senatori. Tutti i deputati dem, poi, hanno firmato un documento comune che rappresenta una sorta di testimone per il Senato, e che, in ogni caso, “non sarà un atto di chiusura” nei confronti del resto del partito e del governo. La lettera, promossa da Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, chiede ai senatori dem “l’impegno del Senato per portare a ulteriori e necessari cambiamenti” alla riforma della scuola che già alla Camera, sostengono i promotori, ha risolto alcuni “punti critici”. “La lettera – spiega il deputato della minoranza dem, Davide Zoggia – prevede la libertà di voto di chi la firma: chi deciderà di far prevalere il rapporto con il mondo degli insegnanti si asterrà dal voto finale, chi invece vorrà premiare il lavoro svolto dai colleghi in commissione voterà sì al provvedimento. C’è la convinzione che sia possibile fare un altro pezzo di percorso insieme in Senato per migliorare il disegno di legge”.

Camusso: “Battaglia continua”.  “Con il voto di oggi non si chiude la battaglia, che continua”, sostiene Susanna Camusso, leader della Cgil, commentando la riforma della scuola. “Si dice – continua Camusso – che ci vorrebbe davvero una buona riforma della scuola. Questa non lo è, è legata a una logica emergenziale e non a un progetto sul valore dell’istruzione nel nostro paese, di coesione sociale e di uguaglianza che la scuola deve avere. La piega invece a un’idea di efficientismo”. Per il leader sindacale, quindi, non “é una riforma positiva. Il governo aveva annunciato che avrebbe discusso ma nei fatti continua a difendere il suo progetto. Con altrettanta nettezza – conclude – e col voto di oggi non si chiude la battaglia, che continua”.

La Cenerentola della Buona Scuola

La Cenerentola della Buona Scuola

di Mavina Pietraforte

 

“Non è il momento di inserire, nel nostro ordinamento scolastico, lo studio del diritto e dell’economia politica in tutte le scuole superiori!  Non lo è ancora, non lo è mai stato. “

Così scrive l’ Avv. Maria Giovanna Musone (Apidge Piemonte).

Infatti nessuna delle proposte contenute nel documento La Buona scuola sono state recepite nel DDL 2994, come risulta dal testo liquidato alla Camera.

 

L’insegnamento del diritto e dell’economia

Insegnare una materia come quella ricompresa nel diritto e l’economia (classe di concorso A019, per gli addetti ai lavori), è sempre stato un po’ una sfida.

E’ una materia che non ha il profilo certo e inevitabile dell’insegnamento di italiano. Neppure quello sicuro e svelto dell’insegnamento delle lingue. Perché si deve studiare diritto ed economia? Diritto, forse, ognuno ne vede l’utilità, ma economia? Economia politica, poi…! Aziendale, semmai, che si capisce di sicuro. Ai diplomati dell’istituto tecnico e professionale è utilissima e fondamentale, economia aziendale.

Con Cittadinanza e Costituzione è senz’altro più titolato il docente di storia a insegnare la Costituzione rispetto al prof di diritto!

Ma di sicuro ora l’insegnamento del diritto e dell’economia è proprio ricoperto di cenere dal DDL scuola. Come Cenerentola.

Proprio adesso che il liceo economico e sociale sostiene per la prima volta la seconda prova di diritto ed economia.

 

Una narrazione di insegnamento  

Dispiace questo oblio. Lo dico, da insegnante di queste materie che amavo insegnare e che amo tuttora, dopo che ho superato il concorso per dirigente tecnico proprio nel settore discipline giuridiche ed economiche.

Così posso raccontare di come mi sentivo, all’inizio della carriera ad insegnare materie che venivano considerate solo teoriche, allora poi, nel lontano 1987 c’erano solo libri di testo pieni appunto di testo scritto, senza una evidenziazione, un glossario, nulla. Per fortuna i libri di testo con il passare degli anni sono diventati più colorati e facili da consultare.

E soprattutto c’era diritto a far da padrone sull’economia.

I colleghi con cui mi confrontavo erano quasi tutti di giurisprudenza, io venivo da scienze politiche e mi dilettavo a preparare lezioni con piccoli problemi economici. Ero sempre alla ricerca di colleghi di matematica disponibili ad intrecciare le loro lezioni con quello che io volevo spiegare di economia e che abbisognava di strumenti matematici.

Alcuni mi hanno ascoltato, con un collega pubblicai anche delle unità didattiche (come si diceva allora) sul vincolo di bilancio del consumatore per cui occorreva sapere le funzioni di utilità e lui aveva per questo utilizzato il programma applicativo ”derive”.

Era bello proporre ai ragazzi quell’accanimento matematico sull’economia, dovevo cercare di renderlo semplice, di far capire dove volevo arrivare, utilizzando un po’ di funzioni, qualche equazione.

Il viso semplice di una ragazza mi disse che le piaceva l’economia, perché c’era la matematica.

Con il tempo cambiai metodo, volgendo lo sguardo in parte all’economia aziendale, ma lì mi premeva far capire che non di azienda si trattava, ma di scelte per l’economia pubblica, di teorie economiche che potevano influenzare la visione politica delle cose. E allora mi incamminavo decisa verso la storia per cogliere i diversi momenti storici in cui era prevalsa una teoria economica anziché un’altra. E ci voleva il raffronto con il presente. Ma era difficile. Perché era già politica.

Mi veniva in soccorso allora il diritto, quando si doveva parlare dell’ordinamento giuridico, della Costituzione, dei suoi principi e dell’assetto dello Stato sociale. Di filosofia dello Stato.

Non era facile, i ragazzi dell’istituto tecnico non avevano gli strumenti per capire appieno la direzione. Rischiavano di imparare a memoria, giusto per l’interrogazione o la verifica scritta.

Non era facile per loro intuire la correlazione storico-giuridico-economica per la comprensione del sociale e non era facile neanche collegare il rigore della matematica con le “leggi dell’economia”.

 

Il Liceo economico e sociale e il suo futuro.

Ho poi incontrato, ormai da dirigente tecnico, l’opzione economico sociale del liceo delle scienze umane, il liceo economico e sociale, appunto. Qui i ragazzi possono avere qualche marcia in più, più pronti o disponibili per l’approfondimento anche teorico.

Ma già da subito, solo un’opzione, mi è sembrato poco. Ci vorrebbe qualcosa di più. Un indirizzo tout court.

Avvalorato magari dal fatto che con il DDL 2994 il diritto e l’economia sarebbero potute entrare prepotentemente nelle scuole.

E invece no.

Perché? Forse anche per i nostri politici e non solo a volte per gli alunni è difficile da accettare e concepire che a scuola si possa insegnare in modo così aperto e versatile, vedendo il tutto e non una parte, non facendo a pezzi le cose, ma facendone intravedere la rete concettuale che di per sé rappresenta una chiave interpretativa dei fatti del mondo.

O forse perché il liceo economico e sociale non decolla oltre il 2% di iscrizioni?

Mi sono chiesta il perché di questo stallo, altri molto più autorevoli e competenti di me se lo sono chiesto, ovviamente.

Per parte mia, ho guardato due cose: il quadro orario di diritto ed economia dei licei economici e le Indicazioni Nazionali (D.I. 211/10). Entrambi insufficienti. 3 h alla settimana per insegnare ciò che alla rinfusa e in modo alquanto vago viene prospettato nelle Indicazioni. Si dirà, ma non sono mica i programmi di una volta! Sì, ma un minimo di approfondimento per ogni addentellato contenutistico credo sia necessario, per non cadere nella banalizzazione. Soprattutto considerato che gli obiettivi specifici di apprendimento, le linee generali e competenze per il diritto e l’economia dell’opzione economico e sociale sono gli stessi formulati per il biennio del liceo delle scienze umane, limitandosi a formulare altre definizioni di contenuti per il secondo biennio e il quinto anno.

Forse ci vuole uno sforzo ulteriore. Decidere ad esempio il taglio da dare a questi contenuti: se si vogliono curvare verso la matematica, nel primo biennio, sicuramente per la micro e parte della macroeconomia, se nel secondo biennio si vuole privilegiare l’aggancio con la storia e con il diritto.

Comunque rivoluzionare il quadro orario. E far scegliere ai docenti se vogliono insegnare diritto o economia. Coloro che provengono da giurisprudenza sceglieranno diritto e ben venga un approccio al metodo di caso per lo studio del diritto, ma i laureati in scienze politiche ed economia e commercio sicuramente daranno un’impronta più matematica allo studio dell’economia politica, come d’altra parte viene insegnata nelle Università.

Più ore, più ricchezza di metodi e contenuti, nuove Indicazioni che affondino nei contenuti per esaltarne la complessità.

Per esaltare, almeno nei licei economici e sociali, ciò che di giuridico e di economico si è perso negli altri ordini di scuole.

Tso per i disturbi alimentari: presentata alla Camera la proposta di legge

da Superabile

Tso per i disturbi alimentari: presentata alla Camera la proposta di legge

In Italia 100 mila casi di anoressia e bulimia. Il 5% muore per complicanze organiche. La normativa vigente non permette di intervenire sui casi oppositivi. Ora si discute un’integrazione alla legge, perché il trattamento sanitario obbligatorio per la nutrizione sia fornito dal Ssn

ROMA – Un’integrazione alla legge n. 883 del 1978 affinché ai disturbi del comportamento alimentare venga riservata una regolamentazione specifica. La proposta della deputata Sara Moretto del Partito Democratico è stata presentata ieri pomeriggio alla Camera dei deputati e intende colmare una normativa che equipara  anoressia e bulimia ad una qualsiasi altra patologia psichiatrica. Attualmente una delle tre condizioni previste per l’applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio è che il paziente manifesti alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici. Una condizione che tende a non verificarsi nei pazienti affetti da disturbo del comportamento alimentare.
Il motivo urgente dell’ospedalizzazione è invece più spesso costituito dalla grave compromissione fisica. Come ha spiegato Pierandrea Salvo, consulente tecnico della proposta di legge “Sono centomila le persone in Italia affette da disturbi alimentari, e il dieci percento di queste muore nel corso di una malattia che, tra  tutte le patologie psichiatriche, rappresenta la percentuale più alta. Nel cinquanta percento dei casi la causa del decesso è determinata da complicanze organiche che, anche in stato avanzato, sarebbero facilmente curabili”. Nella pratica clinica, quando questi  si oppongono ai suddetti trattamenti non vi è la possibilità di disporre una misura obbligatoria.

“Anche nei casi in cui questo venga disposto- aggiunge Salvo-  i servizi psichiatrici di diagnosi e cura non risultano dotati di competenze nutrizionali, mentre i reparti internistici non sono dotati delle necessarie misure di sicurezza e delle competenze adeguate alla gestione di pazienti oppositivi”. L’altra mancanza che l’art. 34bis andrebbe a colmare  riguarda la funzione tutelativa garantita dal TSO e rivolta soprattutto ai minorenni, impossibilitati ad esercitare una loro volontà. “Succede spesso che vengano ricoverati e intubati per mesi in reparti di ortopedia o neuropsichiatria infantile senza mai accedere a terapie riabilitative”.

Nelle testo proposto dalla deputata Moretto il trattamento sanitario obbligatorio per la nutrizione dovrebbe essere fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, nelle strutture pubbliche di tutta Italia e gestito da una équipe multi professionale includente almeno psichiatri, esperti in nutrizione clinica e pediatri. Per ricominciare a mangiare dopo mesi di alimentazione forzata, e perché il paziente venga messo nelle condizioni di avviare una terapia, è necessaria una equipe medica competente sulla specificità del disturbo e sulle compromissioni organiche che ne derivano.

A sostegno dell’iniziativa legislativa il Coordinamento nazionale disturbi alimentari composto da associazioni di volontariato istituitesi spontaneamente tra ex-pazienti e familiari di sei regioni italiane. A rappresentarli Giuseppina Poletti: “Alcuni di loro hanno rischiato la vita o hanno perso dei familiari perché non sapevano quale reparto poteva accoglierli. La modalità di cura a questo tipo di disturbi non si può improvvisare secondo la fase di acuzie di chi arriva. È necessario che ogni reparto psichiatrico disponga di uno spazio e una equipe multidisciplinare già pronti e definiti in partenza”. (Valeria Calò)

Disabilità, “l’Aquila esempio positivo per qualità e quantità dei servizi”

da Superabile

Disabilità, “l’Aquila esempio positivo per qualità e quantità dei servizi”

Parla il presidente di Autismo Abruzzo Dario Verzulli. La città ha investito nel settore anche dopo il terremoto. “Ora deve accelerare e dotarsi di un ‘Dopo di noi’ per i disabili adulti”. “Dal fermento delle famiglie può nascere anche un indotto economico”

L’AQUILA – “L’Aquila è un esempio positivo, e purtroppo sconosciuto, di servizi offerti dal Comune ai disabili, un unicum per quantità e qualità a livello non solo regionale”: ad affermarlo è Dario Verzulli, presidente della onlus Autismo Abruzzo. “Da sempre – continua – il Comune dell’Aquila ha investito risorse per la disabilità e non ha smesso di farlo dopo il terremoto. È una cultura, intesa come disponibilità, conoscenza, attenzione, e sensibilità verso la diversità che altrove non esiste. Da quando abbiamo fondato Autismo Abruzzo onlus tocchiamo con mano ogni giorno i disagi di famiglie di disabili che non possono contare su una simile offerta”.
Nel capoluogo abruzzese, esiste un centro di trattamento intensivo che rispetta le indicazioni delle linee guida nazionali per l’autismo. Accoglie 18 ragazzi con attività dalle 3 alle 6 ore diurne. Un ragazzo autistico, oltre alle attività riabilitativa a totale carico del sistema sanitario, può ricevere, inoltre, 10 ore a settimana di assistenza domiciliare garantite dal Comune. Nelle altre città abruzzesi i più fortunati possono aspirare a 4 ore di assistenza domiciliare. È inoltre garantito un servizio di trasporto pubblico per la scuola e per il centro diurno. Cooperative specializzate garantiscono, per conto del Comune, un servizio efficiente in grado di soddisfare esigenze diversificate.

“La città, parlando di autismo – secondo Verzulli – è ora al punto di svolta: deve accelerare per creare un ‘Dopo di noi’ per persone adulte affette da autismo degno dell’alto standard di servizi già presenti sul territorio. Qualcosa c’è, ma non è abbastanza. Molto interessante, ad esempio, è il percorso condiviso fra la Asl e l’Aptdh, Associazione per la Promozione e la Tutela dei Diritti nell’Handicap, grazie al quale adulti affetti da autismo hanno la possibilità di affiancare alle attività del Centro per l’autismo della Asl, i servizi offerti dall’associazione e dal suo centro sociale. È un primissimo passo di preparazione verso il ‘Dopo di noi'”.

“È davvero ora – conclude il presidente della Onlus Abruzzo Autismo – di fare il salto culturale che permetta alla comunità di capire che non basta un container per accogliere i disabili, e alle istituzioni che oltre che dalla tutela dei loro diritti può nascere un indotto economico e un fermento sociale creato dalle famiglie, dal volontariato, dagli anziani attivi. In quest’ottica, fin dalla fondazione della onlus Autismo Abruzzo, stiamo lavorando per arrivare a recuperare strutture inutilizzate per costituire dei poli della solidarietà e alcuni appartamenti dei progetti C.a.s.e (complessi realizzati nel post sisma per accogliere provvisoriamente i cittadini che hanno perso la propria abitazione) da destinare alla residenzialità una volta liberi dalle famiglie colpite dal sisma.

In ambito regionale – conclude Verzulli – la nostra associazione è riuscita ad ottenere risultati tangibili: a Teramo e a Pratola Peligna, in pochi mesi sono state realizzare strutture molto accoglienti e funzionali che presto offriranno i loro servizi all’utenza. Ora aspettiamo che L’Aquila sappia cogliere la sua occasione per diventare città di riferimento regionale per l’autismo e per i servizi collegati al “Dopo di Noi”. (Elisa Cerasoli)

Segregazione delle persone con disabilità: si muove l’Europarlamento

Segregazione delle persone con disabilità: si muove l’Europarlamento

“In tutta l’Unione europea vi sono centinaia di migliaia di minori, disabili, persone affette da problemi di salute mentale, anziani e persone senza fissa dimora che vivono segregati all’interno di istituti e subiscono per tutta la vita le conseguenze dell’istituzionalizzazione.”

“Gli Stati membri dell’UE dovrebbero essere incoraggiati ad abbandonare l’assistenza istituzionale a favore di un sistema di assistenza e sostegno basato sulla famiglia e sulla comunità.”

È lo stralcio di una Dichiarazione scritta su cui 13 europarlamentari (nemmeno uno italiano) chiedono la sottoscrizione da parte dell’Europarlamento. Se la dichiarazione raccoglierà l’adesione della maggioranza diventerà un atto di indirizzo di storica rilevanza culturale e politica: no alla segregazione delle persone con disabilità.

“Siamo molto soddisfatti che FISH sia esattamente nel solco di quelle che sono le riflessioni più avanzate in tema di diritti umani. Le persone con disabilità devono poter scegliere dove vivere e con chi vivere. Le politiche sociali devono favorire innanzitutto la domiciliarità e solo in casi particolari contribuire alla realizzazione di soluzioni alternative che comunque, per standard e organizzazione, devono riprodurre il contesto familiare.”

Così commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap. “La Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità, all’articolo 19, ribadisce il contrasto alla segregazione e all’isolamento. Su questo principio richiamiamo l’impegno politico del nostro Parlamento e quello culturale delle associazioni e delle organizzazioni dell’impegno civile. Ovviamente chiediamo a tutti gli europarlamentari di sottoscrivere la dichiarazione.”

L’impegno per la deistituzionalizzazione – e quindi l’inclusione – delle persone con disabilità è un tema centrale per FISH su cui ha approvato una specifica mozione all’ultimo congresso.

Europe in action 2015. A Roma uno dei più grandi eventi sulla disabilità intellettiva

da Redattore sociale

Europe in action 2015. A Roma uno dei più grandi eventi sulla disabilità intellettiva

Appuntamento per il 21 e 22 maggio per la conferenza organizzata da Inclusion Europe, associazione a cui aderisce Anffas Onlus. Speziale: “Per la prima volta in Italia si affronterà in maniera concreta il tema dell’Auto-rappresentanza”

ROMA – Saranno oltre 300 e arriveranno da tutta Europa a Roma per uno dei più grandi eventi sulla disabilità intellettiva. Si tratta dello Europe in Action 2015, una conferenza organizzata da Inclusion Europe che si svolgerà nella capitale il 21 e 22 maggio, presso l’hotel NH Roma Midas in via Aurelia 800. Associazione europea a cui aderisce Anffas Onlus, l’Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale.

Al centro del programma della conferenza l’Auto-rappresentanza declinata sia a livello personale che in termini di politiche – legate in particolare a temi come capacità legale, partecipazione politica, accessibilità, salute, istruzione e vita nella comunità – con protagonisti in prima persona i Self-Advocates, che come relatori di molte sessioni di lavoro condivideranno le proprie esperienze, e moltissimi professionisti del settore e/o decisori politici europei. “Siamo orgogliosi di ospitare questo grande evento europeo e di collaborare alla sua realizzazione – afferma Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus -, la conferenza rappresenterà un momento importante e un nuovo punto di partenza per tutte le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale italiane, per le loro famiglie, per i nostri decisori politici e per tutti coloro che quotidianamente si confrontano con la disabilità intellettiva”.

Con la conferenza, continua il presidente di Anffas “per la prima volta in Italia si affronterà in maniera diretta e concreta il tema dell’Auto-rappresentanza e si avrà modo di vedere quanto negli altri paesi europei è stato realizzato cercando di porre le basi per promuovere il movimento degli Auto-rappresentanti anche nel nostro paese e rendendo quindi ancora più tangibile il Nulla su di noi, senza di noi”. Per Speziale, il confronto che nascerà tra le esperienze italiane e le esperienze europee “consentirà di allargare ancora di più gli orizzonti di tutto il movimento delle persone con disabilità, aprendo nuove strade e dando vita a nuove idee e nuove realtà”.

“Quando si tratta della loro vita, le persone con disabilità intellettiva sono degli esperti” afferma il direttore generale di Inclusion Europe, Geert Freyhoff, “I Self-Advocates sono nella posizione migliore per poter dare suggerimenti e/o opinioni ai decisori politici e dovrebbero essere coinvolti direttamente in tutte le decisioni che riguardano gli interessi e il benessere di tutti coloro che hanno una disabilità intellettiva”. Nella stessa settimana e nella stessa location si svolgeranno anche altri eventi, tra cui l’Assemblea Nazionale di Anffas Onlus (23 e 24 maggio).

Dal restyling dell’abilitazione al riordino delle scuole all’estero: ecco le deleghe da attuare entro 18 mesi

da Il Sole 24 Ore

Dal restyling dell’abilitazione al riordino delle scuole all’estero: ecco le deleghe da attuare entro 18 mesi

di Marzio Bartoloni

Si sono ridotte a dieci (erano 14) le deleghe previste dal Ddl Buona scuola. Ma il dimagrimento deciso durante il passaggio in commissione lascia comunque intatta una poderosa fase attuativa da mettere in pista «entro 18 mesi» dall’entrata in vigore del provvedimento. Con maxi interventi come la riforma dell’abilitazione all’insegnamento a quelli micro come il riordino dei convitti e degli educantati o delle scuole all’estero.

Come detto sono in tutte dieci le deleghe rimaste, visto che durante l’esame in commissione sono state soppresse quelle su autonomia scolastica, dirigenti scolastici, Its, ausili digitali per la didattica e quelle concernenti la governance della scuola e gli organi collegiali. La prima delega riguarda in particolare un intervento per mettere ordine alle tante norme che si sono sovrapposte nel tempo: il Ddl prevede infatti la redazione di un nuovo testo unico delle disposizioni in materia di istruzione. La seconda delega, una delle più sostanziose, riguarda invece il riordino, l’adeguamento e la semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria, «in modo da renderlo funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione». Un riordino che punta tra le altre cose a introdurre le lauree abilitanti. La terza e quarta delega prevedono rispettivamente il riordino della disciplina degli organi dei convitti e degli educandati («con particolare riferimento all’attività di revisione amministrativo contabile») e la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Prevista poi (ecco la quinta delega) la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale in «raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale».

Sistema integrato di educazione dalla nascita ai sei anni
Tra le deleghe più importanti al Governo c’è anche l’istituzione del sistema integrato di educazione dalla nascita fino ai sei anni. Infine a chiudere le ultime quattro deleghe: si comincia con la riforma del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze delle regioni in tale materia, puntando sulla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (dai servizi alla persona, supportando le condizioni di disagio, ai servizi strumentali. Il Ddl Buona scuola prevede poi una delega per la «promozione e diffusione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e della produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici e sostegno della creatività connessa alla sfera estetica». E infine a chiudere innanzitutto una delega aggiunta in extremis: la revisione e il riordino «delle istituzioni e delle iniziative scolastiche italiane all’estero». E poi l’adeguamento della normativa «in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato, anche in raccordo con la normativa vigente in materia di certificazione delle competenze».

Edilizia scolastica, cresce da 40 a 50 milioni l’anno la dote del decreto mutui

da Il Sole 24 Ore

Edilizia scolastica, cresce da 40 a 50 milioni l’anno la dote del decreto mutui

di Massimo Frontera

Con il Ddl appena varato ogni regione avrà almeno una scuola innovativa. Deroghe al codice appalti estesa all’intera programmazione 2015-2016

Bando per scuole innovative, risorse aggiuntive per l’edilizia scolastica, deroghe al codice estese all’intera programmazione triennale di edilizia scolastica. Sono queste, in sintesi, le novità principali che la scuola incassa con l’approvazione del testo da parte dell’Aula della Camera.

Cresce la dote del decreto mutui: 50 milioni l’anno
Rispetto al testo proposto dal governo, le misure a favore dell’edilizia scolastica ne escono rafforzate. A cominciare dalle risorse. La dote di 40 milioni l’anno per 30 anni che il cosiddetto “decreto mutui” assegnava a progetti di nuove scuole cresce di 10 milioni l’anno a partire dal 2016. Lo prevede il comma 16 dell’articolo 21, come modificato fino all’ultimo in commissione e definitivamente votato lo scorso martedì dall’Aula della Camera. Si tratta di risorse a carico dello Stato, anticipati da Bei o Cdp, stanziati a favore degli enti locali e – soprattutto – “nettizzati” rispetto al patto di stabilità.
Nell’ambito dello stesso meccanismo dei mutui trentennali, gli istituti per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica ottengono una dote apposita aggiuntiva di 4 milioni l’anno (articolo 21, comma 15).
Sempre nell’ambito del capitolo risorse, il ddl prevede che un gettito a favore degli interventi “fuori sacco” sugli edifici («interventi di edilizia scolastica che si rendono necessari a seguito di eventi eccezionali e imprevedibili»). I soldi sono quelli che derivano dal gettito dell’8 per mille (articolo 21, comma 14).

Scuole innovative, almeno una per regione
Nel passaggio alla Camera c’è stato anche un restyling significativo della misura a sostegno di scuole innovative da selezionare con un bando nazionale del Miur (articolo 20). Il testo del Ddl proposto dal governo ignorava le regioni. Invece, il testo uscito dall’Aula della Camera vede un forte ruolo degli enti territoriali. Le risorse – che vengono dai 300 milioni di investimento Inail (con oneri di locazione in favore dell’Inail a carico dello Stato) – avranno un riparto regionale (con Dm Istruzione). Non solo. Ogni regione potrà ricevere il finanziamento di almeno un progetto innovativo, su massimo cinque progetti selezionati. Il concorso lo bandisce il ministero dell’Istruzione, ma la selezione dei progetti a livello locale sarà fatta dalle Regioni. Il progetto selezionato riceve il finanziamento, ma per i progettisti non c’è la certezza di proseguire nell’iter della progettazione. «Gli enti locali proprietari delle aree oggetto di intervento possono affidare i successivi livelli di progettazione ai soggetti individuati a seguito del concorso», specifica il testo del ddl votato dalla Camera. È il caso di fare una piccola notazione: Gli enti “possono” affidare i successivi livelli di progettazione, ma non sono obbligati. Su questo punto forse si poteva fare di più. Se il progetto è innovativo è grazie al progettista che lo ha ideato. Se poi il progetto viene “sfilato” ai suoi ideatori, si produce un doppio danno: si mortifica l’ingegno del progettista e si rischia di abbassare la qualità e la portata innovativa del progetto stesso.

Deroghe al codice appalti
Confermate anche le larghe deroghe al codice appalti che riguardano la realizzazione degli interventi di edilizia scolastica (su questa misura la Camera non è intervenuta con modifiche). I poteri derogatori – attribuiti a sindaci e presidenti di provincia – si applicheranno a tutta la durata della programmazione 2015-2017 dell’edilizia scolastica, precisa l’ultimo periodo del comma 2 dell’articolo 21 del Ddl.
I poteri derogatori sono quelli introdotti dal cosiddetto decreto legge Fare (n.69/2013, articolo 18, comma 8-ter). In quell’occasione la deroga era stata introdotta per i soli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici, finanziati allora con una prima tranche di 150 milioni. Poi il programma è stato rifinanziato e la deroga è stata confermata. Oggi infine, la stessa deroga è stata estesa a tutta la programmazione triennale nazionale dell’edilizia scolastica. Evidentemente la deroga piace agli enti locali.

Il Pof cambia passo, la programmazione didattica sarà triennale

da Il Sole 24 Ore

Il Pof cambia passo, la programmazione didattica sarà triennale

di Lorena Loiacono

L’offerta formativa delle scuole, d’ora in poi, avrà una programmazione triennale. Il Pof, quindi, sarà varato ogni tre anni: entro il mese di ottobre dell’anno scolastico precedente al triennio di riferimento. A stabilirlo è l’articolo 2 del testo di riforma. Per formulare la programmazione dell’offerta formativa le scuole potranno contare sulle indicazioni fornite dall’Ufficio scolastico regionale in merito alla dotazione organica complessiva di cui potranno disporre.
La carta d’identità della scuola
Il Pof deve essere coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi a livello nazionale ma deve anche riflettere le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale in cui insiste la scuola. Pur avendo durata triennale, il Pof può essere rivisto anche ogni anno sempre entro il mese di ottobre, per sistemare eventuali criticità riscontrate nell’applicazione del piano.
Nel Pof materie scolastiche, attrezzature e formazione dei docenti
La programmazione dell’offerta formativa deve contenere la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa adottate dalle singole scuole. Deve indicare inoltre il fabbisogno di posti nell’organico dei docenti e di posti del personale Ata, il fabbisogno di infrastrutture e di attrezzature materiali e i piani di miglioramento redatti dalle scuole nell’ambito del procedimento di valutazione. Nel Pof devono essere inserite anche le attività di formazione per il personale docente e Ata e la definizione delle risorse che occorrono.
Chi approva il pof?
Il piano dell’offerta formativa viene elaborato dall’intero collegio dei docenti e non solo dal dirigente scolastico, come era previsto nella prima versione del Ddl. Gli insegnanti fanno comunque riferimento agli indirizzi e alle scelte di gestione e di amministrazione indicati dal preside che, a sua volta, ascolta anche le richieste delle associazioni dei genitori e degli studenti, nel caso delle scuole superiori. Una volta redatto, il piano viene approvato dal consiglio di circolo o di istituto e viene reso pubblico attraverso il sito della scuola.

Nuovi quadri orario: verso il potenziamento di inglese, musica e sport

da Il Sole 24 Ore

Nuovi quadri orario: verso il potenziamento di inglese, musica e sport

di Lorena Loiacono

Inglese, musica e sport: il potenziamento delle materie scolastiche parte da qui e passa anche per la storia dell’arte e la matematica.
Parla d’ordine: competenze linguistiche
Primari per la riforma sono la valorizzazione e il potenziamento
delle competenze linguistiche: dalla lingua italiana a quella inglese e alle altre lingue dell’Unione europea. Per questo obiettivo viene potenziato anche l’utilizzo della metodologia Clil, Content language integrated learning.
Saper leggere ma anche saper far di conto e suonare
Matematica, logica, scienze e musica, dal componimento alla cultura. E non solo, gli studenti dovranno conoscere anche gli aspetti culturali e ambientali italiani, con una buona base internazionale. Tra le prime materie da approfondire anche storia dell’arte e del cinema e spettacoli dal vivo.
Ritorna l’educazione civica
Dall’educazione interculturale alla pace, dal rispetto delle differenze al dialogo tra le culture, la solidarietà, la conoscenza dei diritti e dei doveri e la cura dei beni comuni. Si parte dal potenziamento delle conoscenze giuridiche ed economico-finanziarie e si arriva all’educazione all’auto-imprenditorialità. Lo studente dovrà inoltre sviluppare la conoscenza della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali, artistiche e musicali.
Tutti in campo
Non solo i libri sui banchi, la scuola passa anche per la palestra con il potenziamento delle discipline motorie e lo sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano. A scuola si parlerà anche di corretta alimentazione e di educazione allo sport. Con un occhio di riguardo alla tutela del diritto allo studio degli studenti che praticano attività sportiva agonistica.
Inglese, musica e scienze motorie, ecco i fondi
Per potenziare l’insegnamento di materie come inglese, storia della musica ed educazione fisica è stato votato l’incremento del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche per 126 milioni di euro annui dal 2016 al 2021.
Alle elementari basta il maestro
Per l’inglese, la musica e l’educazione motoria nella scuola elementare possono essere utilizzati i docenti abilitati all’insegnamento per la scuola primaria in possesso di competenze certificate oppure docenti abilitati all’insegnamento anche per altri gradi di istruzione in qualità di specialisti.
Laboratori e social network, la scuola guarda al futuro
Un obiettivo indispensabile per la scuola italiana è, ora, lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti: dal pensiero computazionale all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media, dal potenziamento delle metodologie laboratoriali al contrasto della dispersione scolastica, della discriminazione e del bullismo. Compreso quello informatico: il cyberbullismo.