Skills Outlook 2015: Youth, Skills and Employability

Skills Outlook 2015: Youth, Skills and Employability

oecd_2015OECD Multilingual Summaries
OECD Skills Outlook 2015
Youth, Skills and Employability
Summary in Italian
La pubblicazione è disponibile all’indirizzo: 10.1787/9789264234178-en

Prospettive dell’OCSE sulle competenze 2015
Competenze e occupabilità dei giovani
Sintesi in italiano

Nel 2013, 39 milioni di giovani di età compresa tra i 16‑29 anni nei Paesi OCSE non avevano un’attività lavorativa né erano inseriti in un percorso di studi o di formazione (i cosiddetti NEET‑‑neither employed nor in education or training)‑‑ 5 milioni di giovani in più rispetto al periodo che ha preceduto la crisi economica del 2008. Inoltre, le stime per il 2014 indicano pochi miglioramenti. I numeri sono particolarmente elevati nei Paesi dell’Europa meridionale che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi. In Grecia e Spagna, per esempio, più del 25% dei giovani erano NEET nel 2013. Altro dato ancora più preoccupante: circa metà dell’insieme dei giovani NEET – circa 20 milioni di giovani‑ non sono inseriti nel sistema scolastico e formativo e non cercano lavoro. Si corre quindi il rischio che essi possano essere “dimenticati” nell’ambito delle opportunità offerte dai sistemi formativi, sociali e del mercato del lavoro del loro Paese.
Queste cifre non sono solo un disastro a livello individuale per le persone interessate, ma rappresentano anche uno spreco finanziario poiché le competenze acquisite nei percorsi educativi non sono utilizzate a fini produttivi e costituiscono anche un potenziale carico per i loro Paesi, causato da: minori entrate fiscali, costi maggiori per prestazioni sociali, un possibile clima d’instabilità sociale dovuto al fatto che una parte della popolazione è disoccupata e demoralizzata. I giovani devono essere una ricchezza per l’economia e non un potenziale onere.
Quali sono le cause di questo inaccettabile spreco di potenziale umano? Tra le varie cause, troppi giovani abbandonano il sistema scolastico e formativo senza aver acquisito competenze adeguate e di conseguenza trovano difficilmente un lavoro. Secondo il rapporto Survey of Adult Skills, un prodotto del Programma dell’OCSE per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti (PIAAC), il 10% dei giovani che hanno ultimato il percorso di studi entro 2 anni ha scarse competenze in lettura, comprensione e utilizzo delle informazioni (literacy) e il 14% ha scarse competenze in capacità di calcolo (numeracy).
Oltre il 40% dei giovani che hanno lasciato la scuola prima di completare l’istruzione secondaria superiore hanno scarse competenze in aritmetica e in lettura.
Inoltre, troppi giovani abbandonano la scuola con un’esperienza limitata del mondo del lavoro. Meno del 50% degli studenti che seguono percorsi d’istruzione terziaria di tipo tecnico‑professionale (VET) e meno del 40% degli studenti che seguono percorsi accademici nei 22 Paesi dell’OCSE e nelle regioni analizzate dall’Adult Skills Survey partecipano a un qualsiasi tipo di apprendimento basato sull’esperienza lavorativa (il cosiddetto work‑based learning.)
Anche i giovani che hanno acquisito competenze cognitive solide hanno difficoltà a trovare lavoro.
Molte imprese considerano che sia troppo costoso assumere persone senza esperienza del mercato del lavoro. Di fatto, i giovani hanno il doppio di probabilità di essere disoccupati rispetto agli adulti nella fascia intermedia di età.
Anche i giovani che sono riusciti a entrare nel mondo del lavoro spesso devono affrontare ostacoli istituzionali per sviluppare le loro competenze e progredire nelle loro carriere. Per esempio, un giovane occupato su quattro ha un contratto temporaneo. I lavoratori con un contratto temporaneo tendono a utilizzare meno le proprie competenze e hanno meno opportunità di formazione rispetto ai lavoratori assunti con contratti permanenti. Il 12% dei giovani occupati è troppo qualificato per il tipo di attività che svolge. Ciò significa che una parte delle competenze dei giovani non è apprezzata e utilizzata e che i datori di lavoro non beneficiano pienamente dell’investimento fatto su questi giovani.
In considerazione del lento tasso di crescita previsto ancora per qualche anno in molti Paesi OCSE, specie per i Paesi europei, lo scenario economico non sembra destinato a ritrovare subito la sua dinamicità. Che cosa si può fare nel frattempo?

Garantire che tutti i giovani lascino la scuola con un bagaglio adeguato di competenze

I giovani devono avere un’ampia gamma di competenze ‑ cognitive, sociali ed emozionali per avere successo in molti ambiti della propria vita. Il programma di valutazione internazionale degli studenti (PISA) ha dimostrato una forte correlazione tra scolarizzazione nel percorso pre‑primario e il successivo conseguimento di migliori risultati in lettura, matematica e scienza, in particolare tra gli studenti svantaggiati sotto il profilo socioeconomico. I Paesi possono offrire un’istruzione pre‑primaria di alta qualità per tutti i bambini al fine di attenuare le disparità nei risultati educativi e per dare a ogni bambino una solida base di partenza per i futuri successi educativi.
Gli insegnanti e i dirigenti scolastici possono così anche individuare in tempo i bambini che hanno scarsi risultati, al fine di poterli sostenere e di aiutarli ad acquisire capacità sufficienti in lettura, matematica e scienza, a sviluppare le loro competenze sociali ed emozionali e per evitare che abbandonino completamente la scuola.

Aiutare i giovani che abbandonano il sistema scolastico a inserirsi nel mercato del lavoro

Educatori e datori di lavoro possono collaborare per garantire che gli studenti acquisiscano il tipo di competenze richieste dalla domanda di lavoro e che esse siano utilizzate sin dall’inizio della vita lavorativa del giovane. L’apprendimento basato sul lavoro può essere integrato sia nei programmi di formazione tecnica e professionale, che nell’insegnamento accademico post secondario. Questo tipo di apprendimento è utile sia agli studenti sia ai datori di lavoro: gli studenti si familiarizzano con il mondo del lavoro e i diversi tipi di competenze apprezzate nel lavoro ‑ incluse quelle sociali ed emozionali, quali la comunicazione e il lavoro con gli altri; mentre i datori di lavoro hanno la possibilità di conoscere nuovi potenziali dipendenti che hanno formato secondo i propri standard.

Smantellare gli ostacoli istituzionali all’occupazione giovanile

Poiché numerosi giovani iniziano a lavorare con contratti temporanei, è importante assicurare che i lavori temporanei siano “tappe costruttive” verso un lavoro più stabile, piuttosto che un susseguirsi di posizioni precarie che aumentano il rischio dei giovani di diventare disoccupati. Si dovrebbe ridurre l’asimmetria tra le diverse misure di tutela del lavoro che rende costosa la trasformazione di contratti a tempo determinato in contratti permanenti. Le retribuzioni minime, le tasse e i contributi sociali dovrebbero essere tutti esaminati con attenzione e, se del caso, corretti quando si tenta di ridurre il costo di assunzione di giovani con poca esperienza.

Individuare e aiutare i giovani NEET disorientati a impegnarsi di nuovo

I governi devono individuare i milioni di giovani che sono NEET e che hanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro o hanno abbandonato la ricerca di un lavoro. I servizi pubblici dell’impiego, le istituzioni sociali e i sistemi d’istruzione e di formazione possono aiutare questi giovani a trovare un lavoro o a re‑inserirsi in qualche percorso d’istruzione e formazione che offra loro una “seconda opportunità”. Un sistema di obblighi reciproci tra giovani e istituzioni nel settore dell’impiego e dell’istruzione può al tempo stesso individuare e assistere i giovani NEET. In cambio delle prestazioni sociali ricevute, ai giovani sarà chiesto di iscriversi presso servizi sociali o pubblici per l’impiego e di prendere iniziative per prepararsi al mercato del lavoro, partecipando altresì a programmi d’istruzione e di formazione continua.

Facilitare una migliore corrispondenza tra competenze dei giovani e posti di lavoro

Prevedere e anticipare le competenze necessarie per la forza lavoro. Assicurare che tali competenze siano sviluppate nei sistemi educativi e formativi in modo da limitare l’incidenza dell’asimmetria tra le competenze in possesso dei giovani e quelle richieste dalle varie occupazioni. E poiché molti datori di lavoro hanno difficoltà a valutare le competenze dei nuovi giovani lavoratori, specialmente nei Paesi con sistemi d’istruzione complessi, il settore educativo e le imprese possono lavorare insieme per creare quadri di riferimento delle qualifiche che indichino con precisione le reali competenze che i nuovi qualificati, diplomati e laureati devono possedere.



© OECD
Traduzione a cura della Sezione linguistica italiana.
La riproduzione della presente sintesi è autorizzata sotto riserva della menzione del Copyright OCSE e del titolo della pubblicazione originale.
Le sintesi sono traduzioni di stralci di pubblicazioni dell’OCSE i cui titoli originali sono in francese o in inglese.
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Il testo integrale in lingua inglese è disponibile online sul sito OECD iLibrary!
© OECD (2014), OECD Skills Outlook 2015: Youth, Skills and Employability, OECD Publishing.
doi: 10.1787/9789264234178-en
OECD SKILLS OUTLOOK 2015 – ISBN 978-92-64-234178 © OECD 2014

Finestre semestrali II Fascia graduatorie d’istituto

Finestre semestrali II Fascia graduatorie d’istituto: Anief avvia ricorsi per inserimento a pettine di tutti gli abilitati

Per l’ufficio legale del sindacato l’inserimento in un elenco aggiuntivo è illegittimo in quanto non previsto dal decreto di aggiornamento n. 353/2014 e contrario alla giurisprudenza formatasi in materia. Inoltre, è illegittima l’esclusione di chi non è già inserito nella terza fascia. Per questo, Anief ha predisposto un apposito modello di domanda. Adesioni on line sul portale Anief entro il 15 giugno.

Con il D.M. 248 del 4 maggio 2015 il Miur vuole cambiare le carte in tavola rispetto a quanto annunciato nel 2014 con il D.M. 353 di aggiornamento delle graduatorie d’istituto. Chi è già presente nelle graduatorie di terza fascia, infatti, dovrà accontentarsi di un inserimento “in coda” in un elenco aggiuntivo, di cui nessuna menzione faceva il D.M. 353/2014.

Inoltre, il decreto del 2015 esclude del tutto dalla possibilità di inserirsi nella II fascia coloro che lo scorso anno, per qualsiasi ragione, non si erano inseriti nella terza. Per chi si trova in questa situazione, Anief ha predisposto un apposito modello di domanda per chiedere adesso l’inserimento in II fascia, scaricabile durante la procedure di adesione on line al ricorso.

Per Anief si tratta di due decisioni sbagliate, contrarie alla normativa vigente e ai dettami costituzionali: evidentemente, la ‘lezione’ della Corte costituzionale sulla vicenda pettine-coda del 2009 al Miur non l’hanno ancora compresa fino in fondo. Per questo motivo, Anief avvia i ricorsi avverso il D.M. 248/2015. La scadenza delle adesioni è fissata al 15 giugno 2015.

Può partecipare al ricorso anche chi ha prodotto domanda di inserimento con riserva entro il 31 luglio 2014 ma ha conseguito successivamente il titolo abilitante e chi ha conseguito il titolo abilitante con riserva in attesa della definizione del contenzioso.

Per aderire al ricorso è necessario seguire la procedura on line sul sito Anief e seguire le indicazioni.

Concorso per Dirigenti scolastici in Campania: lo stato dell’arte

Facendo seguito alle notizie pubblicate su alcuni quotidiani e riviste di settore di un annullamento imminente e inevitabile del concorso per Dirigenti Scolastici in Campania, il Coordinamento campano idonei al concorso evidenzia la parziale inesattezza delle notizie riportate posto che – allo stato – il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, con svariate sentenze emesse tra luglio 2014 e gennaio 2015, ha confermato la legittimità di tutti gli atti riguardanti il concorso per dirigenti scolastici della Campania ed ha, tra l’altro, escluso che vi fossero situazioni di incompatibilità di alcuni componenti della commissione esaminatrice. Moltissimi, tra gli attuali vincitori del concorso, sono “parti” nei menzionati giudizi e, quindi, diretti destinatari delle sentenze inter partes.

Di recente, a seguito della proposizione di 3 Ricorsi Straordinari al Capo dello Stato, vertenti sulle medesime questioni giuridiche già scrutinate dal Consiglio di Stato, sono intervenuti i relativi pareri della II sezione (in sede consultiva) e con gli stessi è stata evidenziata la incompatibilità di due membri della commissione esaminatrice, ma senza statuire alcunchè sulle possibili conseguenze.

Allo stato, pertanto, la II Sezione del C.d.S. non ha accolto i Ricorsi Straordinari, ma ha semplicemente emesso il parere richiesto. Spetterà al Ministero e, consequenzialmente, al Capo dello Stato emettere il provvedimento finale che, al momento, non è ancora intervenuto, anzi si va verso il riesame di tale parere su richiesta del MIUR e di gran parte degli idonei, individuati come controinteressati nella disposizione seguita all’ Adunanza Generale del Consiglio di Stato del 15 maggio 2015.

I percorsi giudiziari, a volte, possono determinare anche situazioni paradossali come quelle rappresentate, ma il senso di responsabilità di ciascuno dovrebbe indurre a contenere gli allarmismi e, soprattutto, ad evitare “individualismi” propagandistici a danno di centinaia di docenti che, per circa tre anni, oltre all’impegno profuso per raggiungere i risultati poi conseguiti, hanno dovuto lottare in tutte le sedi giudiziarie per difendere i propri diritti.

Se poi – come si apprende dalla stampa – vi è qualche avvocato che si prodiga perché il concorso venga annullato,

invitando all’azione tutti i concorrenti bocciati e contestando la legittimità della pubblicazione della graduatoria di merito da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale della Campania, anche attraverso lettere aperte alle massime autorità dello Stato, le precisazioni risultano indispensabili e necessarie.

Ebbene, questo è lo scenario in cui i vincitori del concorso si sono ritrovati dopo lunghi anni di studio ed a seguito del superamento di tutte le prove concorsuali!

Ci chiediamo: è giusto che un importante concorso bandito per tutelare il pubblico interesse alla migliore conduzione delle Istituzioni scolastiche sia condizionato, come tristemente accade in tanti procedimenti amministrativi nel nostro paese, dal capriccio di coloro che utilizzano il ricorso come arma per paralizzare il lavoro della Pubblica Amministrazione? Noi crediamo di no!

Iscrizioni al Primo anno Emilia Romagna

PUBBLICATI SUL SITO DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER L’EMILIA ROMAGNA I DATI RELATIVI ALLE DOMANDE DI ISCRIZIONE AL PRIMO ANNO DELLE SCUOLE STATALI E PARITARIE PRESENTATE DALLE FAMIGLIE: SOSTANZIALE TENUTA DEGLI ISTITUTI TECNICI.

 

Pubblicati sul sito dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna – nella sezione La scuola in Emilia-Romagna – I dati della scuola – Fact Sheet – Altri numeri– i dati relativi alle domande di iscrizione al primo anno delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado presentate dalle famiglie, aggiornati al 29 marzo 2015 (link diretto). Le domande inoltrate in regione (comprese quelle per le scuole paritarie) sono state complessivamente 118.114, di cui 114.072 on line e 4.042 dirette (cioè effettuate attraverso l’ausilio dalle segreterie scolastiche), in aumento dello 0.3% rispetto lo scorso anno scolastico[1].

A.s. 2015/16
Provincia Iscrizioni on line Iscrizioni Dirette Totale Iscrizioni Totale Iscrizioni
A.s. 2014/151
BOLOGNA 24.222 1.130 25.352 24.826
FERRARA 8.274 58 8.332 8.421
FORLÌ-CESENA 10.760 246 11.006 11.063
MODENA 19.626 589 20.215 20.001
PARMA 11.135 668 11.803 11.534
PIACENZA 7.206 78 7.284 7.350
RAVENNA 9.571 357 9.928 10.212
REGGIO EMILIA 14.672 425 15.097 15.129
RIMINI 8.606 491 9.097 9.186
Totale Regionale 114.072 4.042 118.114 117.722

 

Su base provinciale, il maggior numero di iscrizioni è stato registrato nella provincia di Bologna con 25.352, seguono Modena con 20.215 e Reggio Emilia con 15.097, esattamente come lo scorso anno scolastico.

Il complessivo aumento delle iscrizioni al primo anno di corso, si differenzia se si confrontano i dati per livello scolastico:

Primaria I grado II grado Totale
A.s. 2014/15 40.097 38.123 39.501 117.721
A.s. 2015/16 40.390 38.738 38.986 118.114
Variazione percentuale +0,7% +1,6% -1,3% +0,3%

 

ISCRIZIONI ALLA SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI I GRADO STATALE E PARITARIA IN REGIONE

Nella scuola primaria, così come lo scorso anno, si registra una preferenza delle famiglie per il tempo pieno.

24 ore

settimanali

27 ore

settimanali

Fino a 30 ore settimanali Tempo pieno
per 40 ore
A.s. 2014/15 1,7% 29,8% 18,6% 49,9%
A.s. 2015/16 2,0% 30,1% 17,1% 50,8%
ITALIA A.s. 2015/16 2,9% 34,5% 23,7% 39,0%

 

Medesima preferenza, anche se meno evidente, si riscontra a livello nazionale[2].

Si conferma, invece, la scelta del tempo ordinario per la scuola secondaria di I grado sia rispetto allo scorso anno sia rispetto ai dati a livello nazionale, rispetto ai quali la scelta in regione risulta più incisiva.

Orario ordinario di 30 ore Tempo prolungato a 36 ore Tempo prolungato fino a 40 ore
A.s. 2014/15 93,3% 5,2% 1,5%
A.s. 2015/16 93,7% 4,8% 1,5%
ITALIA A.s. 2015/16 85,1% 12,4% 2,5%

ISCRIZIONI ALLA SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO STATALE E PARITARIA IN REGIONE

Nella Scuola Secondaria di II grado Statale e Paritaria le iscrizioni in regione sono state 38.986.

Ecco come si sono orientate le scelte dei ragazzi.

 

Provincia Liceo Tecnico Professionale

(percorsi quinquennali compresi IeFP[3])

Totale
BOLOGNA 3.983 2.590 1.436 8.009
FERRARA 1.384 946 686 3.016
FORLI’-CESENA 1.673 1.430 766 3.869
MODENA 2.953 2.718 1.429 7.100
PARMA 1.859 1.458 643 3.960
PIACENZA 1.158 831 470 2.459
RAVENNA 1.277 1.168 693 3.138
REGGIO EMILIA 1.776 1.474 1.260 4.510
RIMINI 1.399 928 598 2.925
Totale Regionale 17.462 13.543 7.981 38.986

 

 

Al primo posto si confermano i licei, che hanno registrato 17.462 domande, seguono i tecnici con 13.543 e i professionali con 7.981 domande. Interessante la suddivisione per indirizzi.

Per gli istituti tecnici sono state complessivamente 13.543 le iscrizioni in regione, di cui 5.608 per l’indirizzo economico e 8.475 per quello tecnologico. Le iscrizioni ai licei sono state 17.462. Significativo il numero delle iscrizioni ai licei con indirizzo scientifico (7.487) che conferma l’andamento positivo nazionale, seguono i licei ad indirizzo linguistico con 3.535.

 

 

 

 

L’ANDAMENTO RISPETTO ALL’ANNO SCOLASTICO PRECEDENTE NELLA SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO

Rispetto all’anno scolastico precedente, l’andamento delle iscrizioni nella Scuola Secondaria di II grado statale e paritaria in regione conferma una sostanziale tenuta degli istituti tecnici.

Si registra, inoltre, un leggero aumento di interesse verso i licei (+1,2%) in particolare nella provincia di Rimini.

A.s. 2014/15 A.s. 2015/16
Provincia Liceo Tecnico Professionale Liceo Tecnico Professionale
BOLOGNA 49,8% 31,9% 18,3% 49,7% 32,3% 17,9%
FERRARA 44,7% 31,6% 23,8% 45,9% 31,4% 22,7%
FORLI’-CESENA 41,4% 38,0% 20,5% 43,2% 37,0% 19,8%
MODENA 41,5% 37,3% 21,2% 41,6% 38,3% 20,1%
PARMA 46,0% 36,3% 17,7% 46,9% 36,8% 16,2%
PIACENZA 47,5% 31,8% 20,6% 47,1% 33,8% 19,1%
RAVENNA 39,5% 33,5% 26,9% 40,7% 37,2% 22,1%
REGGIO EMILIA 37,1% 34,5% 28,3% 39,4% 32,7% 27,9%
RIMINI 43,0% 35,4% 21,6% 47,8% 31,7% 20,4%
Totale regionale 43,7% 34,6% 21,7% 44,8% 34,7% 20,5%

 

L’ANDAMENTO RISPETTO AL DATO NAZIONALE

Rispetto al dato nazionale, la nostra regione registra una percentuale significativamente maggiore di iscrizioni all’istruzione tecnica-professionale, in particolare negli istituti tecnici (+4 punti percentuali). Se confrontato con quello di alcune province, il dato è ancora più rilevante: Modena (+8) Ravenna e Forlì-Cesena (+7).

A.s. 2014/2015 A.s. 2015/2016
Licei Istituti Tecnici Istituti Professionale (percorsi quinquennali compresi IeFP) Licei Istituti Tecnici Istituti Professionale (percorsi quinquennali compresi IeFP)
Emilia Romagna 43,7% 34,6% 21,7% 44,8% 34,7% 20,5%
Italia 50,1% 30,8% 19,1% 50,9% 30,5% 18,6%

 

[1] Tutti i dati relativi all’A.s. 2014/15 sono aggiornati al 29/03/2015 e consultabili sul sito istituzionale al seguente link.

[2] Tutti i dati a livello nazionale sono estratti dal FOCUS MIUR SULLE ISCRIZIONI A.S. 2015/16 pubblicato a maggio 2015.

[3] Istruzione e Formazione Professionale.

La coppia, i figli

La coppia, i figli

di Adriana Rumbolo

Si parla spesso di famiglia,si parlava molto del ruolo di madre molto gratificante per la donna qualche volta addirittura onnipotente; si parla un po’ meno del ruolo di padre ma poco troppo poco della coppia.

Ho già riferito che quando avevo circa sei anni morì in un incidente in montagna un fratello di mia madre.

La famiglia e i parenti più prossimi non facevano che parlare di questo doloroso incidente, della madre che continuava ad apparecchiare a tavola per cinque persone , come se l’adorato figlio fosse ancora in vita.

Non so perché, ma come a dimostrare la mia partecipazione chiesi a mio nonno:”Nonno è più doloroso perdere un figlio o la moglie?

“Pensavo che il nonno non mi avrebbe nemmeno risposto e che la mia domanda era stupida, ma il nonno rispose:”La compagna, cocchina, la compagna.

Rimasi senza parole , ma non sono più riuscita a dimenticare quella risposta Se desideriamo che un matrimonio funzioni dovrebbero sempre essere uniti e affettuosi marito e moglie per loro,e per la famiglia

Nel percorso affettivo, emotivo, sessuale, i genitori dovrebbero essere esempio di coppia o di genitori nel caso di separazione di guida di sicurezza per figli di amore coniugale.

Spesso invece, gli sposi che non hanno capito bene il loro ruolo scelgono un o una figlio/a per soddisfare il loro bisogno d’amore possessivo, o il loro odio in un quadro di affetti sbilanciati Quale sarà il danno maggiore.

L’ingiustizia affettiva renderà più insicuri i meno privilegiati e,aggressivi e fragili quelli più protetti e mal amati.

Specialmente nel percorso affettivo sessuale questi figli “scelti”, non potendo esprimere nella loro completezza e serenità il loro percorso- emotivo-affettivo-sensuale spesso avranno comportamenti pericolosi per sè e per gli altri iniziando proprio contro i genitori con atteggiamenti rabbiosi, narcisisti, pericolose regressioni infantili.

La coppia deve essere coppia con i suoi compiti e i suo i suoi ruoli; i figli guidati con amore bilanciato e buonsenso cresceranno più autonomi e sereni.

Esperti Nazionali Distaccati

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Esperti Nazionali Distaccati –  pubblicazione posizioni End nel sito www.esteri.it
Si comunica che sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Home Ministero Servizi Italiani Opportunità studio e lavoro per italiani Unione Europea Nelle Istituzione UE Esperti Nazionali Distaccati (End)) sono stati pubblicati i seguenti bandi:
– 12 posizioni END presso la Commissione Europe a Scadenza 18 giugno 2015;
– 12 posizioni END presso la Commissione Europe a Scadenza 20 luglio 2015;
Gli interessati dovranno far pervenire la propria candidatura, tramite l’Ufficio competente della propria Amministrazione di appartenenza, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Direzione Generale per l’Unione Europea – Ufficio IV°, entro le ore 13.00 della data indicata in corrispondenza del bando.
Per la trasmissione della candidatura è necessario attenersi alle indicazioni specificate nella pagina del sito sopra indicata, utilizzando i facsimili presenti.
Le candidature dovranno comprendere:
curriculum vitae in formato europeo in lingua inglese o francese, nulla osta dell’Amministrazione o Ente di appartenenza redatto dall’ufficio competente al rilascio e nota di accompagnamento a firma dell’interessato, oltre ad ogni altra eventuale documentazione specificatamente
richiesta negli avvisi di pubblicità. Tale documentazione deve essere trasmessa all’indirizz
o di posta elettronica dgue.04-candidature@cert.esteri.it.
Le candidature che non dovessero pervenire complete di tutta la documentazioneentro la data di scadenza del bando non potranno essere prese in considerazione.
Le Amministrazioni in indirizzo, nel diffondere la notizia relativa all’apertura dei bandi di cui sopra sono pregate di fornire anche le indicazioni su dove reperire la normativa di riferimento e tutte le informazioni in merito agli END nel sito di questo Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, MAECI, al link: Home Ministero Servizi Italiani Opportunità studio e lavoro per italiani Unione Europea Nelle Istituzioni UE Esperti Nazionali Distaccati (End), invitando i dipendenti interessati a prenderne attenta visione. Ulteriori informazioni sono reperibili in suddetto sito, nella sezione “Domande Frequenti”.
E’ inoltre possibile inviare una richiesta scritta avvalendosi del modulo “Quesiti on line”, accessibile dalla finestra “Approfondimenti”.
Eventuali contatti telefonici: Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) tel. n. 06-3691 8899, dal lunedì al venerdì (ore 9.00-13.00).

Il Consiglio di Stato: illegittimo escludere i docenti di ruolo dai PAS

Il Consiglio di Stato dà ragione all’ANIEF: illegittimo escludere i docenti di ruolo dai PAS

 

Continuano i successi ANIEF in Consiglio di Stato: annullato, con la sentenza n. 2658/2015 ottenuta dal nostro sindacato, l’art. 2, comma 1, del decreto n. 58/2013, nella parte in cui escludeva platealmente dai PAS i docenti di ruolo. Gli Avvocati Francesca Marcone, Rodrigo Verticelli, Sergio Galleano e Vincenzo De Michele ottengono piena ragione in tribunale e una nuova soddisfacente vittoria con l’annullamento dei provvedimenti che escludevano gli iscritti ANIEF, docenti di ruolo in vari gradi d’istruzione, dalla possibilità di frequentare i Percorsi Abilitanti Speciali.

 

I percorsi abilitanti speciali attivati con D.D.G. n. 58/2013 non potevano escludere i docenti già in servizio a tempo indeterminato. Lo ha confermato il Consiglio di Stato accogliendo il ricorso patrocinato dai legali ANIEF: l’esclusione di questa categoria di docenti, come da sempre sostenuto dal nostro sindacato, è stata dichiarata, infatti, illegittima perché non rispettosa della ratio riscontrabile nella normativa primaria di riferimento (d.l. n. 97/2004, convertito in legge n. 143/2004) e del diritto del personale di ruolo alla formazione continua e a quella “crescita educativa, culturale e professionale” riconosciuta a tutti i cittadini dalla nostra Costituzione.

 

Secondo il Consiglio di Stato, infatti, la normativa che istituisce i nuovi corsi speciali volti al conseguimento di un’abilitazione, “deve intendersi finalizzata a promuovere una nuova fase di formazione e arricchimento professionale, indirizzata a tutti i docenti, non già abilitati nella disciplina di riferimento, indipendentemente dall’intervenuta immissione in ruolo per altra disciplina”.

 

Ancora una volta, dunque, l’ANIEF ha posto in essere una vincente azione legale tutelando in tribunale i lavoratori della scuola e imponendo al MIUR il pieno rispetto dei loro diritti e della nostra Costituzione.

Riforma scuola, docenti: “Non adottiamo libri per protesta”. Editori: “Danneggiati”

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola, docenti: “Non adottiamo libri per protesta”. Editori: “Danneggiati”

In alcune scuole i collegi hanno deciso di bloccare la scelta dei testi per il prossimo anno scolastico. L’Aie esprime “sconcerto e stupore. Il costo di una legittima mobilitazione finisce per gravare sulle spalle di aziende e lavoratori del nostro settore”

Coding in classe, 300mila studenti si sono avvicinati al linguaggio della programmazione

da Il Sole 24 Ore

Coding in classe, 300mila studenti si sono avvicinati al linguaggio della programmazione

di P. Sol.
Oltre 300mila studenti da più di 6mila scuole di ogni ordine e 16.500 classi in tutta Italia, sotto la guida di 5mila insegnanti. Sono i numeri che sintetizzano la partecipazione al primo anno del progetto “Programma il futuro” , lanciato dal ministero dell’Istruzione insieme al Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica (Cini) per avviare gli studenti ai rudimenti della programmazione informatica.

Le cifre
La gran maggioranza dei partecipanti (55%) viene dalla scuola primaria, proprio perché il cosiddetto “coding”, l’alfabetizzazione informatica che punta a insegnare ai ragazzi la logica del pensiero computazionale attraverso il gioco e la programmazione, dovrà partire, anche nelle intenzioni del disegno di legge della “Buona scuola”, fin dalla più tenera età.
Quello che sorprende di più è che a essere coinvolti non sono solo i docenti di matematica e informatica, ma che ad avviare i ragazzi nei primi passi verso il pensiero computazionale sono stati insegnanti un po’ di tutte le discipline: se a curare il coding sono stati per il 47% docenti di matematica, ben il 28% viene da quelli di italiano e il 22% da quelli di scienze. «Questi numeri dimostrano che il metodo è quello giusto – commenta Enrico Nardelli, coordinatore Cini del progetto insieme a Giorgio Ventre – e che l’approccio al pensiero computazionale non su base puramente tecnologica coinvolge anche chi non ha competenze specifiche».

Grande risposta
Un successo che è anche trasversale a livello geografico, dal momento che le regioni più entusiaste sono risultate Lombardia, Puglia e Campania. «La grande risposta delle scuole va oltre ogni aspettativa e ci motiva a proseguire con ancora più fermezza in questa iniziativa che unisce insegnanti e studenti – ha commentato il ministro Stefania Giannini -. Noi dobbiamo fare in modo che i nostri ragazzi non siano solo consumatori di tecnologia. Dobbiamo alfabetizzarli a questi nuovi linguaggi affinché li sappiano utilizzare e gestire al meglio, oggi come strumenti di studio, domani come strumenti di lavoro».
Forte di questi numeri il progetto triennale, in linea con quanto previsto dalla “Buona scuola” in materia di potenziamento delle competenze digitali, prosegue con obiettivi ancora più ambiziosi: «Puntiamo a un milione di studenti nel secondo anno», conclude Nardelli.

Digitale, Italia in ritardo: solo il 12% dei giovani è nel settore (la media Ue è del 16%)

da Il Sole 24 Ore

Digitale, Italia in ritardo: solo il 12% dei giovani è nel settore (la media Ue è del 16%)

di Claudio Tucci

Nonostante l’elevata domanda di competenze digitali nel mondo del lavoro, in Italia si registra la percentuale più bassa su scala Ue di giovani occupati nel settore digitale: il 12% contro il 16% della media europea; secondo la Commissione Europea, anche in Europa il divario tra il numero di posti di lavoro offerti e il numero di persone con le giuste competenze digitali cresce del 3% ogni anno.

Sviluppo competenze digitali
Il tema dello sviluppo delle competenze digitali nella scuola e nella formazione professionale è al centro del programma europeo «eSkills for Jobs 2015-2016», presentato ieri a Roma, a palazzo Chigi. Il programma, promosso dalla Commissione Europea, è coordinato in Italia da Anitec (Associazione Nazionale Industrie Informatica, Telecomunicazioni ed Elettronica di Consumo) e, a livello comunitario, da DigitalEurope, l’associazione europea dell’industria delle tecnologie digitali.

Professioni Ict
A livello europeo, le professioni Ict sono date in crescita del 27% e si riscontra una necessità di figure sempre più specifiche: dal data scientist al chief technology officer, dallo sviluppatore mobile ai big data architect. In Italia l’80% dei computer all’interno delle scuole si trova in aule dedicate e solo il 10% invece è allocato nelle classi a disposizione di alunni e soprattutto di professori che lo utilizzano per aggiornare il registro elettronico. Un altro dato rilevante è che in Italia solo il 52% degli alunni frequenta una scuola con il 90% dei computer funzionanti mentre in Europa si parla del 76%. Sempre secondo le stime della Commissione, il gap in tutta l’Ue passerà dai 275.000 posti di lavoro nel 2012 a mezzo milione l’anno prossimo e 900.000 entro il 2020. Si evidenzia inoltre che nel 2015 si è verificata una riduzione del 2,2% del budget dedicato dalle imprese italiane agli investimenti in Ict.

Puntare su formazione insegnanti
Quella digitale è una rivoluzione della conoscenza che va ben oltre la tecnologia e tocca il modo in cui il sapere si crea, si alimenta, e si diffonde. «Per questo – ha sottolineato la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini – bisogna puntare non solo sulle tecnologie a scuola, ma anche sulla formazione degli insegnanti, sulle nuove competenze dei docenti e sull’allineamento tra scuola e società. Il digital divide è parte del cultural divide che puntiamo a colmare attraverso la Buona Scuola». Per il Governo «questo settore è strategico. Perché solo attraverso un processo di digitalizzazione le nostre imprese potranno adeguatamente competere in un contesto internazionale e, contestualmente, creare le condizioni migliori per attrarre investimenti esteri», ha spiegato Claudio De Vincenti,
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E Sandro Gozi, sottosegretario con delega agli Affari Europei, ha messo in evidenza come «credere nell’innovazione tecnologica oggi
significa avere più posti di lavoro domani».

«Come Anitec siamo lieti e onorati di poter coordinare per l’Italia, anche nel biennio 2015 e 2016, un programma così importante per lo sviluppo del Paese e la creazione di nuovi posti di lavoro», ha aggiunto il presidente di Anitec, Cristiano Radaelli. «Investire nella diffusione di competenze digitali è un fattore di valenza strutturale per innovare l’economia europea – ha aggiunto Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale -. Purtroppo questa consapevolezza è ancora troppo bassa in Italia. Da qui l’importanza di un’iniziativa come eSkills for Jobs. La trasformazione digitale delle attività industriali e della Pa rappresenta per l’Italia la chiave per riuscire a colmare in tempi stretti i ritardi di competitività accumulati in questi anni».

Giannini: ogni scuola dovrebbe avere un “animatore digitale”

da La Stampa

Giannini: ogni scuola dovrebbe avere un “animatore digitale”

Previsto un miliardo in più di fondi per piano nazionale digitale

Il piano nazionale digitale per la scuola italiana può contare su un miliardo in più, oltre ai 90 milioni e ai 30 strutturali previsti dal disegno di legge “La buona scuola”. Lo ha annunciato oggi a Roma il ministro per l’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, nell’incontro organizzato a conclusione del progetto ”Programma il futuro”.

 

«È una cifra importante – ha rilevato il ministro – che consente di sviluppare le attività e le azioni previste dal Piano e che impone rigore e serietà negli investimenti».

 

«La scuola non può fare tutto, ma deve essere all’avanguardia nell’innovazione», ha rilevato ancora Giannini, per la quale la diffusione delle conoscenze relative all’informatica «è la versione moderna di quello che solo pochi decenni fa era per l’Italia l’obbligo di alfabetizzazione».

 

Per questo, secondo il ministro, il Piano Nazionale per la Scuola Digitale riveste una particolare importanza. Sono soprattutto tre, ha osservato, i punti nei quali è necessario insistere. «Primo la formazione degli insegnanti – ha detto Giannini – tanto da immaginare che ogni scuola abbia “un animatore digitale”, responsabile tecnicamente e culturalmente del piano nazionale digitale in quell’istituto scolastico. Secondo punto è quello di fornire competenze agli studenti, fin dalla scuola primaria. Terzo punto la dimensione infrastrutturale, con laboratori interni alle scuole. Queste ultime – ha detto – sono il contesto che rende possibile la scuola digitale. Non ci sono soltanto lavagne interattive e i-pad: la scommessa è portare la connettività in tutto il sistema scolastico».

I compiti delle vacanze sono un “incubo” per gli studenti

da La Stampa

I compiti delle vacanze sono un “incubo” per gli studenti

L’appello del pediatra ai professori: “Non assegnateli più, meglio degli “allenamenti” su tablet e smartphone”

Una spada di Damocle incombe sul capo di circa 6,3 milioni di alunni. «Tanti sono quelli che, con la fine della scuola ormai alle porte, saranno costretti a fare i compiti delle vacanze. Gli unici salvi sono i bambini di quinta elementare e i ragazzi di terza media, mentre il 62% degli altri si trascinerà problemi, operazioni, testi, traduzioni e analisi grammaticale da giugno a settembre».

 

A fare i conti per l’Adnkronos Salute è Italo Farnetani, pediatra di Milano che dal 2004 si batte contro i compiti delle vacanze. «Sono inutili, perfino dannosi per i ragazzi, e costosi per le famiglie. Inoltre quasi nessuno li controlla al rientro a scuola. Ecco perché – spiega – quest’anno rivolgo un appello agli insegnanti alle prese con le ultime verifiche: non assegnate i compiti per le vacanze».

 

E al classico consiglio sui libri da leggere o sui diari delle giornate estive da compilare, il pediatra preferisce «“allenamenti” su tablet e smartphone: sono ideali per i nativi digitali, che già sui propri profili social raccontano agli amici gli eventi più divertenti della giornata. Non sarà faticoso farlo durante le ferie, e questo stimolerà le capacità descrittive e quelle di sintesi. Soprattutto non sarà un peso per i giovanissimi, ma un divertimento».

 

Per Farnetani, infatti, «i compiti sono una vera piaga: un obbligo assolto con poco entusiasmo dagli alunni, sempre su stimolo dei genitori, in un momento dell’anno in cui invece dovrebbero stare all’aperto, giocare, riscoprire la natura, le amicizie, la famiglia e persino la noia. Invece temi e problemi diventano un “tormentone” estivo per il 62% degli studenti, che se li centellina da giugno a settembre. Parliamo di 3 milioni 900 mila alunni, a cui davvero sembra che i compiti non finiscano mai».

 

Ai “centellinatori” seguono i “forzati di giugno-luglio”: il 30% degli alunni «si porta avanti, per poi fare le ferie in libertà ad agosto. Ma questi ragazzi, circa 1 milione e 900 mila, rischiano di passare da soli troppi pomeriggi in città alle prese con gli esercizi, mentre potrebbero divertirsi con gli amici e godere del tempo libero in modo più proficuo».

 

Ci sono poi gli “agostani”, circa il 2%: «Sono partiti a luglio e dunque accumulano i compiti ad agosto, per un triste ritorno in città. Inoltre ci sono le “cicale”: il 4% dei ragazzi, che si sono goduti l’estate e si ritrovano a settembre con la pila di assegnazioni da smaltire. Sono forse i più logici: concentrano il ripasso al rientro, ma difficilmente riescono a finire tutti i compiti».

 

Infine gli “irriducibili”: «In genere più grandicelli, rappresentano il 2% degli studenti e hanno ormai deciso di non fare i compiti». Una ribellione che accomuna circa 125 mila ragazzi, «di cui però non si accorge nessuno: perché sono pochissimi gli insegnanti che controllano il lavoro svolto. Anche per questo dico da anni di abolire i compiti: imporre qualcosa senza verificare se viene fatta è controproducente per chi è stato ligio, ma anche per i ribelli. Inoltre la vacanza, come insegna il nome, deve essere un periodo di “vuoto” dagli impegni, di riposo, giochi, divertimento, fantasia. Fuori dalle mura scolastiche i giovanissimi imparano a conoscere il mondo, a fare amicizia, a riscoprire i famigliari, a diventare autonomi. È un momento importantissimo, cruciale per lo sviluppo di passioni e personalità».

 

E se si dimentica tutto il lavoro svolto in classe? «Noi abbiamo una memoria e breve termine e una a lungo termine, dunque se le nozioni sono state ben fissate, basterà un veloce ripasso a settembre per farle riemergere. Inoltre in un periodo di crisi – dice il pediatra – trovo davvero assurdo far spendere tanto denaro alle famiglie per i compiti delle vacanze. Piuttosto, lascerei del tempo ai ragazzi con tablet, smartphone e pc: in questo modo fanno un esercizio linguistico, imparano a condividere, possono fare piccole ricerche, scrivono tanto, e lo fanno volentieri. Il nostro è ormai un mondo digitale, e occorre adeguare anche l’approccio didattico».

 

Secondo il pediatra «costringere un ragazzino a leggere un libro scelto da un adulto, mentre un compagno mangia un gelato e un altro gioca a pallone, non aiuterà a trasmettere la passione per la lettura. Se si amano le storie e le avventure, via libera ai “vecchi” testi, altrimenti oggi i ragazzi possono scoprire il mondo anche con un clic. Capirlo e guidarli, condividendo questa esperienza e parlandone insieme, può essere utile anche ai grandi».

Buona Scuola, strada in salita

da Corriere della sera

Buona Scuola, strada in salita

Arrivate migliaia di mail ai parlamentari che da mercoledì esaminano il testo della riforma scolastica: proteste e proposte da precari di tutte le fasce

Claudia Voltattorni

ROMA La paura è tanta. La fretta anche. Il tempo pochissimo. Mercoledì il ddl della Buona Scuola comincia il suo viaggio al Senato. Due giorni di audizioni in commissione Istruzione e tempo fino al primo giugno per presentare gli emendamenti che verranno poi discussi il 3 e il 4 giugno. Poi il passaggio in Aula e il voto. E allora petizioni e proposte alternative arrivano ai senatori che dovranno esaminare il testo appena approvato alla Camera.

Come racconta l’agenzia AdnKronos, secondo cui ai parlamentari sta arrivando un vero e proprio «bombardamento di email da parte di insegnanti precari, iscritti alle Gae (graduatorie ad esaurimento), precari di seconda fascia, precari abilitati, pas, Tfa e pure idonei al concorso del 2012: cioè tutto quel mondo che da quasi 9 mesi attende la Buona Scuola per sperare di cambiare vita, a partire dall’assunzione a tempo indeterminato. Destinatari soprattutto i senatori della maggioranza, soprattutto quelli della minoranza Pd che già a Montecitorio hanno fatto capire che la Buona Scuola non avrà vita facile a Palazzo Madama.

Giannini-sindacati, fumata nera

da ItaliaOggi

Giannini-sindacati, fumata nera

Riforma, genitori e studenti fuori dal comitato di valutazione. Le sigle: non basta, sarà sciopero

Alessandra Ricciardi

Nessun passo indietro sulla platea dei docenti precari che saranno stabilizzati a settembre e neanche sui poteri dei dirigenti scolastici di nomina degli insegnanti. Unica apertura sulla composizione del comitato di valutazione, da cui potrebbero saltare il rappresentate dei genitori e degli studenti. Un’apertura sulla riforma della scuola, quella giunta ieri dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, che assolutamente non soddisfa i sindacati. Le sigle, dopo il vertice al Miur, hanno confermato lo sciopero di un’ora per le prime due giornate di scrutinio. Che i no della Giannini si inseriscano in una strategia del governo, per non mollare subito e apportare qualche limatura ulteriore al senato, o che invece rappresentino la posizione ultimativa lo si vedrà la prossima settimana. La commissione cultura del senato farà consultazioni già in questi giorni pre elettorali. Poi lunedì prossimo il primo step: il deposito degli emendamenti. Bolla l’incontro come «unilaterale» Marco Paolo Nigi, segretario Snals-Confsal, che aggiunge: «Non possiamo che confermare tutta la mobilitazione e le azioni in campo». È «semplicemente surreale» per il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, «il ministro ci ha convocato per ribadire che l’impianto resta quello e se resta quello per noi è inaccettabile». Concorda il coordinatore di Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio: «È evidente che non ci sono margini di trattativa». Il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, spiega: «L’unica disponibilità ad approfondire, ed è tutta da verificare, è stata mostrata sulla questione della valutazione e cioè sulla composizione del comitato. Veramente poco rispetto alle richieste che abbiamo fatto». Dice Francesco Scrima, segretario Cisl scuola: «Per i precari, puntano tutto sul concorso senza accogliere le richieste di chi da anni lavora nella scuola e ha conseguito un’abilitazione. E sul potere dei presidi, il ministro Giannini ritiene che le competenze previste nel ddl siano indispensabili al governo della scuola. In questo modo, l’inizio del prossimo anno scolastico sarà all’insegna del caos».

La replica è affidata ad Andrea Marcucci, presidente pd della commissione cultura del senato: «Il governo Renzi ha detto che il ddl scuola non è prendere o lasciare. Lo stesso principio dovrebbe valere anche per i sindacati». Di tutt’altro avviso un altro esponente del Pd, Stefano Fassina: «Il governo continua a far finta di dialogare con il mondo della scuola. Come si fa a non capire che non può funzionare un intervento che non è condiviso dalla stragrande maggioranza di coloro che lo dovrebbero far vivere quotidianamente?». Posizione condivisa da Michele Emiliano, candidato del centrosinistra a governatore della Puglia. «Ho chiesto il ritiro del ddl scuola…C’è uno strano rapporto tra me e Matteo Renzi. Io prendo mazzate da tutte le parti. Faccio arrabbiare Renzi quando dico che sulla scuola stiamo spingendo in maniera smisurata senza ragione. Poi i nostri elettori ci dicono che sono al tal punto incavolati con il governo che non voteranno per me». Anche le regionali stanno mettendo a dura prova l’identità del Pd.

Le novità, dagli albi al reclutamento

da ItaliaOggi

Le novità, dagli albi al reclutamento

I docenti perderanno la titolarità della sede

ALBI REGIONALI. I docenti non avranno più la sede di titolarità e perderanno il diritto a chiedere di essere trasferiti da una scuola all’altra. La perdita del diritto vale anche per la mobilità annuale (utilizzazioni e assegnazioni). Il testo varato dall’aula prevede che i docenti saranno inseriti in un albo regionale e poi saranno i presidi a scegliere gli insegnanti traendoli dall’albo.

AMBITI TERRITORIALI E MOBILITÀ. Va detto subito che la facoltà di scelta dei docenti da parte dei dirigenti incontrerà il limite dell’ambito territoriale. In pratica, i presidi potranno indirizzare le loro proposte solo ai docenti che risulteranno in forza in un territorio geografico definito. Che non dovrebbe eccedere i confini della provincia e che, in ogni caso, non potrà essere inferiore al territorio di competenza delle città metropolitane. La facoltà del docente di chiedere di spostarsi continuerà ad esistere solo tra ambiti geografici. In buona sostanza, dunque, ferma la cancellazione dei trasferimenti nell’ambito del comune e nell’ambito della provincia, i docenti avranno titolo solo a chiedere di spostarsi da una provincia a un’altra. Sempre che l’ambito territoriale coincida con la provincia. E dopo avere ottenuto il trasferimento nel nuovo ambito geografico, dovrà mettersi in fila e attendere la chiamata del preside.

MOBILITÀ D’UFFICIO. Se un docente dovesse ricevere più chiamate da parte di altrettanti presidi, potrà scegliere dove andare. Se ne avrà una soltanto, sarà tenuto ad andare a lavorare nella scuola alla quale è applicato il dirigente dal quale ha ricevuto la proposta. Se invece non dovesse ricevere alcuna proposta, sarà l’ufficio scolastico ad assegnargli una sede d’ufficio individuata tra quelle rimaste vuote.

COMPENSI AGGIUNTIVI. Le retribuzioni aggiuntive non saranno più assegnate solo a chi avrà svolto del lavoro straordinario. Il dirigente, infatti, avrà facoltà di disporre di un budget, dal quale trarre somme di denaro da attribuire ai docenti che riterrà di gratificare. Per tali dazioni dovrà tenere conto del parere (non vincolante) di un comitato di valutazione in cui vi saranno anche 2 genitori e, nelle secondarie di II grado, anche un alunno, al posto di un genitore.

STAFF DIRIGENZIALE. Lo staff dirigenziale non sarà più composto solo da due collaboratori. Il dirigente potrà assegnare incarichi di gestione e organizzazione fino a un massimo del 10% dell’organico dei docenti. La copertura di tali incarichi non darà titolo ad avere retribuzioni aggiuntive. Sarà il dirigente, se lo riterrà opportuno, che potrà effettuare dazioni in denaro ai docenti che individuerà secondo gradimento, traendo le somme dalla dotazione finanziaria appositamente assegnata all’istituzione scolastica. I fondi stanziati dal disegno di legge a questo scopo ammontano complessivamente a 200 milioni.

LA CARD. I docenti riceveranno una carta di credito di 500 euro, che potranno utilizzare per sostenere i costi relativi all’aggiornamento e alla formazione.

IMMISSIONI IN RUOLO. Il dispositivo prevede l’assunzione di 100mila docenti precari: una parte tramite la copertura del turn over e la parte residua in un organico aggiuntivo, che servirà per le supplenze e l’arricchimento dell’offerta formativa. Le graduatorie a esaurimento delle secondarie e dei concorsi ordinari decadranno definitivamente. Rimarranno in piedi solo quelle dell’infanzia e della primaria.

NUOVO RECLUTAMENTO. L’attuale disciplina del reclutamento subirà modifiche sostanziali. Soprattutto per quanto riguarda i neo immessi in ruolo dai nuovi concorsi. Che non saranno assunti direttamente con un contratto a tempo indeterminato. Dopo avere vinto il concorso, saranno assunti a tempo determinato per 3 anni con un contratto di apprendistato a stipendio ridotto. E al termine del triennio, se il dirigente lo vorrà, potranno stipulare il contratto a tempo indeterminato.