Progetto Sonet-Bull

VERSO UNA STRATEGIA EUROPEA PER COMBATTERE IL BULLISMO SCOLASTICO

Progetto Sonet-Bull : è disponibile on line la pubblicazione “Report on practices and competences in dealing with bullying in school communities”.

Come affrontare il fenomeno del bullismo nelle scuole di tutta Europa? Il report, disponibile online all’indirizzo www.sonetbull.eu, è stato presentato ieri a Liegi, in Belgio, nel corso della conferenza internazionale “Practices and Competences to fight school bullying”, promossa nell’ambito del progetto Sonet-Bull, finanziato dal programma europeo Erasmus+.

Il report delinea l’estensione del fenomeno del bullismo, partendo dal quadro giuridico presente nei paesi aderenti all’iniziativa (Italia, Grecia, Irlanda e Belgio), e propone una ricerca sperimentale sul campo condotta dai diversi partner: casi reali di bullismo nella scuola europea raccontati dai protagonisti (vittime, carnefici, genitori, insegnanti…). Basandosi su un accurato lavoro di ricerca, che tiene conto del più recente dibattito sul tema del bullismo scolastico (libri, articoli, report e testimonianze), il rapporto individua le strategie pedagogiche più efficaci e presenta le dieci buone pratiche che sono state attuate con successo in ogni paese. La relazione si conclude con un’analisi dettagliata delle competenze necessarie affinché professionisti e attori delle comunità scolastiche possano affrontare efficacemente fenomeni di bullismo e agire in maniera preventiva con i bambini più a rischio. Uno strumento indispensabile per insegnanti, genitori e dirigenti scolastici che vogliono approfondire l’argomento o che si trovano a dover fronteggiare un caso concreto di violenza a scuola.

Sonet-Bull è un progetto biennale attuato dalla Greek National Agency nell’ambito di Erasmus Plus Programme, Key Action 2 “Strategic Partnerships”. Coinvolge cinque partner di quattro paesi europei: Hellenic Open University (HOU), Grecia (Coordinatore) – INFOREF, Belgio – Computer Technology Institute & Press Diophantus (CTI), Grecia – Fondazione Mondo Digitale (FMD), Italia – Dublin City University (DCU), Anti Bullying Centre (ABC), Irlanda.

Il progetto si fonda sull’idea che per affrontare situazioni di bullismo a scuola, garantire uguaglianza fra gli studenti e un ambiente di apprendimento sicuro, sia necessario il contributo di tutti i protagonisti della comunità scolastica. Il bullismo non si combatte con azioni isolate: al contrario c’è bisogno di un uso massiccio e continuato di mezzi educativi moderni e della stretta collaborazione di tutte le parti interessate. In questa ottica di intervento il progetto unisce nuovi approcci pedagogici, come e-learning e peer learning, con strumenti tecnologici ampiamente diffusi fra i giovani (internet, social network, telefonini), cercando di offrire un supporto tempestivo e continuato a tutti coloro che si occupano di bullismo all’interno delle scuole.

La Consulta a Pomezia

Il 28 maggio 2015, alla presenza del Sindaco Fabio Fucci e del Vice Sindaco, si è tenuta presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Pomezia, la prima riunione dei partecipanti alla costituzione della Consulta sull’handicap, istituita per raccoglie le associazioni e privati cittadini che operano a favore delle persone con disabilità di vario genere (sensoriali, motorie, intellettive, ecc.), le quali, pur differenziandosi per filoni d’intervento, tendono, all’interno di questo organismo, ad un unico indirizzo progettuale e culturale diretto a favorire innanzitutto l’integrazione della persona disabile, ricercando risposte qualitativamente adeguate.

La Consulta istituita e fortemente voluta dalla Giunta attuale, sarà uno spazio di confronto, scambio di idee e di progetti, oltre ad essere un organismo propositivo e consultivo, che opera quale strumento di partecipazione dei cittadini alle realizzazione di politiche dirette a garantire a tutti i cittadini pari opportunità, nel superamento delle limitazioni derivanti da situazioni di disabilità.

Rolando A. Borzetti


REGOLAMENTO DELLA CONSULTA COMUNALE PER IL SUPERAMENTO DELL’HANDICAP

 

Premio “Fatturazione Elettronica”

Forum P.A., il Miur e tre istituti scolastici vincono il Premio “Fatturazione Elettronica”
Un progetto di sistema che ha fornito alle oltre 9mila scuole statali italiane un valido supporto nell’utilizzo delle Fatture Elettroniche, standardizzandone la gestione.

È stata questa l’idea che, lo scorso 26 maggio, al Forum P.A. 2015, ha fatto vincere al Miur la prima edizione del Premio “Fatturazione Elettronica nella P.A.” nella categoria Ministeri, ex aequo con il Ministero degli Affari Esteri, tra circa 100 enti candidati. Il Premio è un’iniziativa dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano, con il Patrocinio dell’Agenzia per l’Italia Digitale, con l’obiettivo di sensibilizzare la Pubblica Amministrazione sul tema della digitalizzazione dei processi e scoprire e valorizzare le eccellenze in questo campo.

Il premio, ricevuto dal Miur nel corso del convegno “La Fatturazione Elettronica verso la PA: un nuovo passo verso la Digitalizzazione”, è il riconoscimento dei progetti di ottimizzazione dei processi amministrativi, contabili e gestionali delle Istituzioni Scolastiche, predisposti dalla Direzione Generale per la politica finanziaria e per il bilancio nei primi mesi del 2014.

Il progetto è in fase di attuazione e si prefigge sei obiettivi:

1 implementazione della fattura elettronica nelle Istituzioni scolastiche;

2 progettazione e realizzazione del service desk dedicato alle scuole;

3 mappatura delle procedure svolte dalle segreterie scolastiche;

4 aggiornamento professionale su tematiche amministrativo-contabili;

5 diffusione delle reti di scuole finalizzate all’acquisto in forma aggregata di beni e servizi;

6 messa a sistema e diffusione di buone pratiche realizzate presso le scuole.

Attualmente coinvolge la Direzione Generale per i Contratti, gli Acquisti, i Sistemi Informativi e la Statistica (DGCASIS), la Direzione Generale per le Risorse Umane e Finanziarie, le Istituzioni Scolastiche ed il Raggruppamento delle Imprese fornitrici esterne. 

La complessa procedura ha avuto inizio, dal punto di vista amministrativo, con l’allineamento della Posta elettronica Certificata di tutte le Istituzioni Scolastiche e con la registrazione centralizzata di queste ultime nell’IPA – Indice della Pubblica Amministrazione. Successivamente, sono state fornite puntuali indicazioni tecniche e normative alle scuole per la corretta gestione dell’intero processo.

Dal 6 giugno 2014 le funzioni per la gestione del ciclo della Fatturazione elettronica sono state rilasciate a tutte le Istituzioni Scolastiche attraverso il portale di servizio, SIDI. Tali funzioni consentono una gestione automatica del processo di interscambio tra il fornitore/soggetto attivo della fatturazione e le Istituzioni scolastiche ed educative: il sistema SIDI è infatti sincronizzato con lo SDI, sistema di interscambio, al quale affluiscono le fatture elettroniche PA. Le scuole ricevono, attraverso un codice univoco, le fatture ad esse indirizzate, direttamente nel portale dei servizi SIDI.

Le Istituzioni scolastiche che, per la gestione della contabilità, utilizzano l’applicazione SIDI Bilancio, processano le fatture attraverso passaggi automatizzati, che consentono un notevole risparmio di risorse economiche e di tempo.

Già nello scorso mese di luglio, con il contributo di Dirigenti Scolastici e Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, sono state verificate le funzionalità delle applicazioni e apportate alcune correzioni. Il confronto con gli istituti scolastici prosegue in maniera costante, per assicurare un servizio puntuale e fruibile. Progressivamente sono stati rilasciati i manuali operativi aggiornati.

noltre, l’Amministrazione ha attivato iniziative di formazione, alcune già svolte on line, altre a breve erogate in presenza, indirizzate ai Dirigenti Scolastici e ai Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi.

Oggi “FatturazionePA” interessa tutte le scuole ed ha processato 1.100.000 fatture, provenienti da circa 70.000 fornitori.

Il concorso era articolato complessivamente in cinque categorie:

  • Istituti di Istruzione per l’Infanzia, Primaria e Secondaria di I Grado;

  • Istituti di Istruzione Secondaria di II Grado;

  • Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza Sociale;

  • Ministeri;

  • Altre Pubbliche Amministrazioni Centrali.

Per le prime due categorie, le numerose scuole che hanno partecipato hanno dimostrato una grande consapevolezza del potenziale innovativo della digitalizzazione. Sono stati implementati progetti per l’integrazione dei flussi di fatture elettroniche all’interno dei propri sistemi contabili, riscontrando significativi benefici, dalla riduzione dei tempi di pagamento, a una più efficiente ed efficace gestione dei processi interni.

Gli istituti vincitori sono:

  • (ex aequo) Istituto Comprensivo “A. Cesari” di Castel D’Azzano (VR); Istituto Comprensivo “Enrico Pestalozzi” di Pomezia (RM);

  • Istituto d’Istruzione Superiore “Matteo Ricci” – Macerata.

IV Conferenza dei Servizi sugli ITS

Istituti Tecnici Superiori, 42 i percorsi premiati
Alla IV Conferenza dei Servizi sugli ITS presentati gli esiti del 2° monitoraggio
Il 78,3% degli studenti risulta occupato a un anno dal diploma
Toccafondi: “ITS strategici per dare risposta a disoccupazione giovanile”

Oggi a Firenze, nell’Auditorium del complesso di Santa Apollonia, nel corso della IV Conferenza dei Servizi “Gli Istituti Tecnici Superiori per lo sviluppo del Paese”, sono stati presentati gli esiti del monitoraggio e della valutazione dei percorsi ITS, con la pubblicazione della graduatoria sul sito www.indire.it/its. Per la prima volta, una quota dei contributi statali destinati agli ITS, pari al 10%, viene assegnata grazie a un criterio di premialità che mette al centro, fra l’altro, il numero di diplomati, il loro esito nel mondo del lavoro, la qualità della didattica e degli stage effettuati. Su 63 percorsi valutati 42 riceveranno questo contributo, secondo i criteri stabiliti nell’accordo della conferenza unificata Stato-Regioni dell’agosto 2014. Contributo che servirà per rafforzare i percorsi attivati. Con il ddl sulla “Buona Scuola” il Governo, già dal 2016, intende portare dal 10 al 30% la percentuale di risorse assegnate su base premiale alle singole fondazioni, tenendo conto del numero dei diplomati e del tasso di occupabilità a 12 mesi raggiunti in relazione ai percorsi attivati.

La IV Conferenza dei Servizi è stata promossa dal Ministero dell’Istruzione e organizzata dall’Indire, in collaborazione con la Commissione IX della Conferenza delle Regioni. Hanno partecipato all’incontro Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del MIUR, Cristina Giachi, Vicesindaco di Firenze e Presidente della Commissione Istruzione, politiche educative ed edilizia scolastica ANCI, Giovanni Biondi, Presidente dell’Indire, Nadia Garuglieri, Responsabile della segreteria Commissione IX Conferenza delle regioni e PP.AA., Emmanuele Bobbio, Coordinatore Commissione IX Conferenza delle regioni e PP.AA., Andrea Simoncini, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Riccardo Rosi, di Confindustria, e Federica Scipioni, di Unioncamere. Presenti i rappresentanti delle Fondazioni ITS, degli Uffici Regionali Scolastici e un intervento unitario delle Organizzazioni Sindacali.

In Italia attualmente le Fondazioni ITS sono 75, con 349 percorsi attivati e 7.838 studenti ammessi, di cui il 25,2% di sesso femminile. Fanno parte delle Fondazioni ITS oltre 1.335 soggetti partner, tra imprese, Istituti secondari di II grado, agenzie formative, enti Locali, Dipartimenti universitari, enti di ricerca, camere di commercio, organizzazioni sindacali e altri soggetti del mondo del lavoro e della formazione. Alcuni dei 75 ITS operano in più aree tecnologiche e in più ambiti. Il numero più elevato di ITS (30, pari al 40%) appartiene all’area tecnologica Nuove Tecnologie per il made in Italy, in prevalenza nell’ambito del sistema agro-alimentare (12) e del sistema della meccanica (11). Seguono gli ITS dell’area tecnologica Mobilità sostenibile (13), Efficienza energetica (11), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – Turismo (10), Tecnologie della informazione e della comunicazione (6) e Nuove Tecnologie della vita (5). Il numero più alto di Fondazioni ITS è presente in Lombardia (16), seguita da Lazio ed Emilia-Romagna (ciascuna con 7 ITS) e dal Veneto (6).

I dati di monitoraggio e valutazione della Banca dati ITS riguardano i 63 percorsi conclusi da almeno un anno al dicembre 2014 e portati a termine nel corso del triennio 2010-2013. Su 1.512 studenti censiti, i diplomati sono 1.098 (72,6%), di cui 761 (69,3%) risultano essere occupati dopo 6 mesi (650 in coerenza con il percorso svolto), con una quota che sale a 860 a 12 mesi di distanza (78,3%). Il 76% dei frequentanti è di genere maschile, con una percentuale di abbandono del 22,3%. Il 96% dei frequentanti è diplomato e il 4% è laureato. La percentuale maggiore di donne partecipanti è nella fascia di età superiore ai 30 anni mentre per gli uomini si trova nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni. Le aziende che hanno ospitato i corsisti in attività di stage sono 1055. Il 65,3% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, tra imprese (71%) e liberi professionisti (29%). Le unità formative progettate sono 1.543; di queste, 23 sono svolte all’estero (1,5%) e 199 sono svolte in lingua estera.

Sulla costante crescita del fenomeno degli ITS, il Sottosegretario al MIUR, Gabriele Toccafondi, ha dichiarato: «Gli Istituti Tecnici Superiori, con la loro identità e funzione, hanno un ruolo strategico per la crescita socio-economica del Paese e possono contribuire considerevolmente ad invertire la tendenza negativa dell’occupazione giovanile poiché nascono come scuola speciali di tecnologia. Ora, con questo monitoraggio, abbiamo i dati per capire in che modo il sistema sta funzionando, quali sono le strategie che si sono rivelate vincenti, quali le criticità da analizzare, quali gli interventi da mettere in atto affinché il percorso realizzato porti al successo tutti gli attori della filiera, dai giovani studenti alle imprese, passando per i docenti, le università e la gestione organizzativa».

Il Presidente di Indire, Giovanni Biondi, ha aggiunto: «Gli Istituti Tecnici Superiori rappresentano un segmento formativo che va a colmare un vuoto nel sistema terziario e nascono per rispondere a precise esigenze del mondo produttivo italiano. Grazie a questi percorsi integrati di studio e lavoro, fondati su attività laboratoriali, viene proposto un nuovo modello didattico basato sul learning by doing. Dai dati in nostro possesso, il tasso di abbandono degli studenti è solo del 22%, nettamente migliore rispetto a quello dei percorsi universitari. È un tipo di formazione tagliata su misura delle esigenze degli studenti e del mercato del lavoro e infatti circa l’80% degli studenti è assunto entro un anno dalla fine del percorso formativo».

CON RIFORMA NON SI MIGLIORA, SI DISTRUGGE

SCUOLA: UGL,
CON RIFORMA NON SI MIGLIORA, SI DISTRUGGE
sindacato in audizione al Senato, nonostante modifiche il risultato non cambia (dall’Agenzia AdnKronos)
”Nonostante le modifiche apportate, il risultato non cambia: con il ddl si introduce un sistema dittatoriale che rappresenta un esplicito tentativo di voler distruggere la scuola pubblica”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, al termine dell’audizione di oggi presso le commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato, nella quale l’ organizzazione è stata rappresentata dalla dirigente nazionale, Ornella Cuzzupi.
”Così com’è, la riforma priva i docenti della libertà all’insegnamento – spiega – potenziando i poteri dei dirigenti scolastici per la valutazione del merito e per le assunzioni. In realtà. il ddl si presenta come un insieme di provvedimenti unilaterali nei quali appare evidente la volontà di sminuire il ruolo delle parti sociali: una vera e propria ingerenza del legislatore in ciò che avrebbe dovuto essere materia contrattuale. Senza dimenticare ovviamente che il rinnovo del ccnl di categoria è bloccato da anni. Viene inoltre completamente stravolta la visione dell’albo dei docenti, mentre ai precari che hanno accettato tre contratti a tempo determinato, è negato il diritto ad accettarne ulteriori, evitandone così la stabilizzazione”.
”Il personale Ata – aggiunge – è stato completamente dimenticato e la stabilizzazione dei precari, tanto decantata dal governo, in realtà è solo la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia europea, così come il sistema di immissione in ruolo che si vorrebbe applicare e che stravolge le graduatorie, continuerà ad essere materia di contenzioso. E’ necessario, invece, procedere alle immissioni in ruolo, già da settembre 2015, di tutti i docenti inseriti nelle GaE e vincitori di concorso nel 2012, con copertura di tutti i posti vacanti e disponibili in organico di diritto, anche per il personale Ata”.
”La valutazione del merito – conclude – a cui siamo certamente d’accordo, deve essere attuata dal vertice e non dalla base: bisogna restituire dignità alla scuola pubblica, riconoscerne la centralità, valorizzare il personale e gli organi collegiali, per renderla competitiva e offrire agli studenti proposte didattiche adeguate”.

Ocse, in Italia abbandono scolastico oltre 17%. Siamo ultimi per capacità di lettura

da Il Fatto Quotidiano

Ocse, in Italia abbandono scolastico oltre 17%. Siamo ultimi per capacità di lettura

L’Italia è “al di sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo sul posto di lavoro”

Quante assenze si possono fare senza rischiare di essere bocciati?

da La Stampa

Quante assenze si possono fare senza rischiare di essere bocciati?

Per scongiurare il rischio bisogna aver frequentato almeno i tre quarti delle ore di lezione. Un vademecum di Skuola.net

Con l’avvicinarsi della fine della scuola tanti studenti iniziano a temere la bocciatura per eccesso di assenze. Per scongiurare questo rischio bisogna aver frequentato almeno i tre quarti delle ore di lezione che compongono l’anno scolastico, includendo anche le ore didattiche opzionali che rientrano nel curriculum individuale di ogni studente (ovvero, il cosiddetto monte ore annuale).

Ma come calcolarle nel concreto? Lo spiega il portale Skuola.net.

Intanto – ricorda – il limite di ore di assenza a scuola è regolato dall’art. 14, comma 7 del DPR 122/2009 dove si legge: «…ai fini della validità dell’anno scolastico,[…], per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato. Le istituzioni scolastiche possono stabilire, per casi eccezionali motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite. Tale deroga è prevista per assenze documentate e continuative, a condizione, comunque, che tali assenze non pregiudichino, a giudizio del consiglio di classe, la possibilità di procedere alla valutazione degli alunni interessati. Il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza, comprensivo delle deroghe riconosciute, comporta l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all’esame finale di ciclo».

Per quanto riguarda le Medie, il numero di ore obbligatorie di lezione complessive per la validazione dell’anno, secondo ordinamento, è 990. Vale a dire che le scuole medie devono organizzare almeno 990 ore di lezione. Dovendo frequentare almeno i tre quarti delle ore di lezione, il numero minimo di ore di frequenza è 743 e, di conseguenza, per non venire bocciati potete fare al massimo 247 ore di assenza. Per capire a quanti giorni corrispondono basta dividere la cifra per le ore di lezione giornaliere.

Alle Superiori, visto che la scuola deve durare almeno 200 giorni, per non essere bocciati non bisogna superare i 50 giorni di assenza. Si tratta comunque di una semplificazione: giorno più o giorno meno, facendo 50 giorni di assenza generalmente si arriva a mancare a circa 1/4 dell’orario scolastico annuale.

Per un calcolo preciso e per chi ha già fatto molte assenze, il portale consiglia di calcolare il numero di ore di lezione annue (si trovano sul Piano Offerta Formativa della scuola oppure chiedendo in segreteria) e poi, per calcolare il numero di ore massimo di assenza per anno, dividere le ore di lezione annue per 4 ottenendo così il numero da non superare, pena la bocciatura.

È sempre bene comunque controllare a metà anno a che punto si è: basta prendere la pagella di fine quadrimestre: per ogni materia viene indicato il numero di ore di assenza insieme al voto, si fa la somma e si ottiene la situazione a metà anno.

Buona Scuola, strada in salita

da Corriere della sera

Buona Scuola, strada in salita

Arrivate migliaia di mail ai parlamentari che da mercoledì esaminano il testo della riforma scolastica: proteste e proposte da precari di tutte le fasce

Claudia Voltattorni

ROMA La paura è tanta. La fretta anche. Il tempo pochissimo. Mercoledì il ddl della Buona Scuola comincia il suo viaggio al Senato. Due giorni di audizioni in commissione Istruzione e tempo fino al primo giugno per presentare gli emendamenti che verranno poi discussi il 3 e il 4 giugno. Poi il passaggio in Aula e il voto. E allora petizioni e proposte alternative arrivano ai senatori che dovranno esaminare il testo appena approvato alla Camera.

«Mail Bombing»

Come racconta l’agenzia AdnKronos, secondo cui ai parlamentari sta arrivando un vero e proprio «bombardamento di email da parte di insegnanti precari, iscritti alle Gae (graduatorie ad esaurimento), precari di seconda fascia, precari abilitati, pas, Tfa e pure idonei al concorso del 2012: cioè tutto quel mondo che da quasi 9 mesi attende la Buona Scuola per sperare di cambiare vita, a partire dall’assunzione a tempo indeterminato. Destinatari soprattutto i senatori della maggioranza, soprattutto quelli della minoranza Pd che già a Montecitorio hanno fatto capire che la Buona Scuola non avrà vita facile a Palazzo Madama.

Linee guida nazionali per le chiamate dagli albi territoriali

da La Tecnica della Scuola

Linee guida nazionali per le chiamate dagli albi territoriali

E’ la proposta ch arriva dai tecnici del Servizio Studi del Senato che ritengono che in tal modo sarebbero definite meglio le modalità di chiamata dei docenti dagli albi territoriali.

Pubblicato nel sito del Senato un ampio dossier sul disegno di legge sulla scuola che porta ora il numero 1934.
Il documento consiste di fatto in una descrizione analitica di tutte le disposizioni del ddl con utili riferimenti alla normativa preesistente.
Non mancano alcuni rilievi (pochi per la verità) di natura tecnica che dovrebbero indurre i senatori a modificare il testo per renderlo meno ambiguo.
Per esempio il comma 17 dell’articolo 2 dispone che per l’insegnamento della lingua inglese, della musica e dell’educazione motoria nella scuola primaria sono utilizzati docenti abilitati all’insegnamento per la scuola primaria “in possesso di competenze certificate”, ma i tecnici del Senato affermano che “occorrerebbe chiarire a chi spetti la certificazione delle competenze necessarie per l’insegnamento delle materie indicate”.
I tecnici del Servizio Studi intervengono anche sulla questione della “chiamata” dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.
“Al riguardo – si legge nel dossier – si valuti l’opportunità di prevedere l’emanazione di linee guida uniformi su tutto il territorio nazionale”.
Si tratta di osservazioni di natura puramente tecnica e non politica, ma sarà comunque interessante vedere se i senatori ne terranno in qualche modo conto.

Ocse: in Italia è boom di Neet e studenti con carenze in lettura e matematica

da La Tecnica della Scuola

Ocse: in Italia è boom di Neet e studenti con carenze in lettura e matematica

Secondo l’organizzazione internazionale, in Italia i giovani ‘Neet’, non occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi dell’area. E siamo il Paese con la percentuale più alta di giovani in età lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di base. Abbandoni ancora troppi alti.

Continuano a giungere conferme sull’alto numero di giovani italiani che non studiano e non lavorano. E anche su quelli che hanno basse competenze scolastiche. Secondo l’Ocse, in Italia i giovani ‘Neet’, non occupati né iscritti a scuola o in apprendistato, sono il 26,09% degli under 30, quarto dato più elevato tra i Paesi dell’area.

Dai dati internzionali risulta che prima della crisi, nel 2008, erano il 19,15%, quasi 7 punti percentuali in meno. Nell’insieme dei Paesi Ocse, i giovani ‘Neet’ erano oltre 39 milioni a fine 2013, più del doppio rispetto a prima della crisi. Tra i giovani ‘Neet’ italiani, il 40% ha abbandonato la scuola prima del diploma secondario superiore, il 49,87% si è fermato dopo il diploma e il 10,13% ha un titolo di studi universitario. La percentuale di ‘Neet’ è più elevata tra le femmine (27,99%) che tra i maschi (24,26%).

Ma non finisce qui. Perchè l’organizzazione in un rapporto sulla disoccupazione giovanile riferisce anche che il nostro Paese è, sempre nell’area Ocse, quello con la percentuale più alta di giovani in età lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di lettura, rispettivamente il 19,7% e il 26,36%.

L’Italia ha inoltre la percentuale più elevata di persone con scarse abilità in matematica tra gli adulti, il 29,76%, e la seconda tra i giovani in età lavorativa, il 25,91%, dietro agli Usa (29,01%). In generale, riferisce la tabella Ocse per la misurazione dell’ “occupabilità” dei giovani, il nostro Paese è al di sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo sul posto di lavoro.

L’Italia è inoltre seconda tra i paesi Ocse per percentuale di giovani under 25 che hanno abbandonato la scuola prima di aver terminato le superiori, e non stanno seguendo un’altro tipo di educazione, il 17,75%, dietro la Spagna con il 23,21%. L’abbandono scolastico, rileva sempre l’Ocse, ha un impatto significativo rilevante sul livello di competenze: se si considera per esempio la matematica, la percentuale di persone con competenze insufficienti è del 58,5% tra chi non ha terminato le superiori, e scende al 27,7% per chi ha terminato gli studi.

Pubblicata la circolare per l’organizzazione degli esami di Stato

da La Tecnica della Scuola

Pubblicata la circolare per l’organizzazione degli esami di Stato

Confermate le modalità operative già in vigore negli scorsi anni, compreso l’utilizzo del plico telematico per l’invio delle tracce delle prove scritte e il divieto sull’utilizzo dei cellulari ed apparecchiature elettroniche da parte dei candidati, pena l’esclusione dalle prove

Gli adempimenti di carattere tecnico-operativo ed organizzativo finalizzati al regolare svolgimento delle operazioni degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado sono stati illustrati, per l’a.s. 2014/2015, con la circolare pubblicata il 27 maggio.

La circolare ricalca quella degli anni scorsi.

È confermato l’uso del plico telematico per l’invio delle tracce delle prove scritte, secondo le indicazioni già fornite con circolare prot. n. 1382 del 21 aprile 2015.

Come sempre, è necessario utilizzare, per lo svolgimento delle prove d’esame, locali idonei sotto il profilo della sicurezza, dell’agibilità e dell’igiene, nonché dignitosi e accoglienti.

Le Commissioni, per poter svolgere nella maniera più agevole i propri compiti (elaborazione di verbali e di atti, esame di testi e documenti, formulazione della terza prova, correzione degli elaborati e conservazione di atti e fascicoli, ecc.), utilizzando di norma le funzioni dell’applicativo “Commissione web”, dovranno essere messe in condizione di servirsi di computer collegati alla rete Internet e delle stampanti in uso nelle rispettive scuole. Inoltre, dovranno essere messi a disposizione delle Commissioni, per le varie esigenze operative, il telefono, il fax, le attrezzature e i mezzi di comunicazione in dotazione.

Dovrà essere inoltre garantita la presenza e la collaborazione del personale ATA; in particolare, gli uffici di segreteria dovranno provvedere a caricare tutti i dati degli studenti necessari per l’utilizzo dell’applicativo “Commissione web”.

L’uso dei cellulari e di altre apparecchiature elettroniche è assolutamente vietato e i Dirigenti scolastici dovranno avvertire di questo i candidati.

Nei confronti di coloro che violassero tali disposizioni è prevista, la esclusione da tutte le prove di esame.

DdL, giovedì 28 maggio in 30 città si torna in piazza per dire no

da La Tecnica della Scuola

DdL, giovedì 28 maggio in 30 città si torna in piazza per dire no

 

Dal fermento che si riscontra on line, si prevedono dei flash mob partecipati. Assieme a docenti, studenti, famiglie e cittadini – tutti chiamati a vestirsi di rosso – ci saranno anche alcuni rappresentanti politici. Ad iniziare dal Movimento 5 Stelle.

Dal fermento che si riscontra sul web, in particolare su Facebook, non pensiamo di esagerare nel dire che non deluderanno le attese degli organizzatori, i flash mob contro il DdL ‘Buona Scuola’ programmati in molte piazze d’Italia per giovedì 28 maggio, a partire dalle ore 19. Gli appelli dei giorni scorsi, quindi, sembrano aver avuto gli effetti sperati da chi ha programmato questa forma di protesta, alla quale, lo ricordiamo, i partecipanti saranno chiamati a vestirsi di rosso.

Sono diverse le piazze coinvolte in tutto il territorio: a Roma l’appuntamento è a piazza di Spagna, a Milano presso l’Arco della Pace, a Catania tutti in piazza Università, a Torino il ritrovo è nella centrale piazza Castello, a Firenze davanti il Palazzo della Signoria. Ma ci sono anche Cagliari (piazza del Carmine), Napoli (piazza Dante), Verona (piazza Bra), Palermo (piazza Politeama) e tante altre. In tutto si svolgeranno una trentina di flash mob.

   Assieme a docenti, studenti, famiglie e cittadini – per dire no all’allargamento dei poteri dei presidi, alla chiamata diretta (anche se dal Pd sostengono che la riforma non la porterà), alle assunzioni limitate ad una fetta di precari e a tante altre novità – ci saranno anche alcuni rappresentanti politici. Ovviamente all’opposizione. Ad iniziare dal Movimento 5 Stelle. “Il presidente del Consiglio e il ministro Giannini – ha fatto sapere il M5S – continuano a parlare di ascolto e apertura, ma le modifiche che promettono non cambieranno di una virgola la sostanza di questa riforma. La manifestazione darà voce a coloro che hanno davvero a cuore la scuola pubblica statale ma le cui istanze sono sistematicamente ignorate e umiliate da questo governo”. 

“Le assunzioni sono un ricatto per fare approvare una riforma scempio”

da La Tecnica della Scuola

“Le assunzioni sono un ricatto per fare approvare una riforma scempio”

Così Silvia Chimienti del M5S in un suo intervento diretto, senza reticenze, sul disegno di legge di riforma della scuola.

“Le assunzioni sono un ricatto per fare approvare in tempi brevissimi una riforma scempio”. Con queste chiare parole Silvia Chimienti del M5S in un suo intervento diretto, senza reticenze.

Non è andato giù, infatti, ai grillini l’inammissibilità dell’emendamento all’articolo 1 del DDL sulla scuola che chiedeva l’immediato ritiro della “riforma”, la soppressione di tutti gli articoli, tranne naturalmente quello riguardante il piano assunzionale.

Ma questa, a ben pensarci, non è stata e non è una semplice richiesta del M5S: in circa cinque mesi questo è stato il “grido di dolore” che si è levato dal 90% degli auditi in commissione, da tutte le sigle sindacali, mai così compatte, e dall’intero mondo della scuola.

Ritiro immediato del Ddl e piano di assunzioni scorporato dal provvedimento per garantire un percorso veloce alle immissioni in ruolo e ponderare molto di più invece una revisione complessiva di un settore portante della società.

Inoltre lo stesso piano di assunzioni, continuava la Chimienti, va rivisto in direzione più equa, come sintesi di centinaia di proposte provenienti dalla base, dalle diverse categorie di precari. Piano pluriennale, che parta dal fabbisogno reale, e che includa gli abilitati della seconda fascia d’istituto.

Niente ricatti, comunque, sulle assunzioni. Questa è la verità apertis verbis. Non è attraverso di esse che passerà una riforma scriteriata, assolutamente priva di buon senso, aborrita da tutto il mondo della scuola. O tra il palazzo chiassoso e maleducato e la piazza roboante si è creato ormai un solco profondo, che è preludio di un addio alla democrazia?

Puglisi: “Nel Ddl Scuola non è prevista la chiamata diretta”

da La Tecnica della Scuola

Puglisi: “Nel Ddl Scuola non è prevista la chiamata diretta”

“Il ddl la buona scuola non prevede la chiamata diretta. Gli insegnanti sono assunti a tempo indeterminato dallo Stato. Non c’è quindi alcun profilo di incostituzionalità. Così la senatrice, responsabile scuola della segreteria nazionale Pd

“Il ddl la buona scuola non prevede la chiamata diretta. Gli insegnanti sono assunti a tempo indeterminato dallo Stato. Non c’è quindi alcun profilo di incostituzionalita'”. E’ quanto dichiara la senatrice Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria nazionale Pd, in replica ad alcune affermazioni della segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, ascoltata oggi in Senato nell’ambito dell’esame del ddl di riforma della scuola. “Nel testo del governo Renzi i docenti vengono abbinati agli ambiti provinciali – spiega la parlamentare- in base alle graduatorie. E’ li’ poi che si fanno incontrare le professionalita’ dei singoli con i bisogni delle scuole”.

Ocse: Italia ultima per lettura e matematica (dati 2012-13)

da tuttoscuola.com

Ocse: Italia ultima per lettura e matematica (dati 2012-13)

L’Italia è il Paese Ocse con la maggior percentuale di giovani in eta’ lavorativa (16-29 anni) e adulti (30-54) con scarse competenze di lettura, rispettivamente il 19,7% e il 26,36%. Lo riporta l’organizzazione in un rapporto su disoccupazione giovanile e competenze, basato su dati 2012-13.

L’Italia ha inoltre la percentuale più elevata di persone con scarse abilità in matematica tra gli adulti, il 29,76%, e la seconda tra i giovani in età lavorativa, il 25,91%, dietro agli Usa (29,01%).

In generale, riferisce la tabella Ocse per la misurazione dell’ “occupabilita'” dei giovani, il nostro Paese risultava nel periodo considetato al di sotto della media per le competenze dei giovani, i metodi di sviluppo di queste competenze negli studenti e la promozione del loro utilizzo sul posto di lavoro.