L’esame di Stato… e la scadenza del 2015!

L’esame di Stato… e la scadenza del 2015!

di Maurizio Tiriticco

 

nds_esamipubblicato in “Notizie della Scuola”, n. 19/20 del 1/30 giugno 2015, pp. 192, € 16,00 – raccolta coordinata delle disposizioni relative allo svolgimento degli esami conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore

si veda anche: Diario d’Esame 2014-2015
Una guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni
a cura di Dario Cillo

 

Un cambiamento disatteso

Un lettore attento e che segue le nostre pubblicazioni constaterà che, nell’edizione del fascicolo speciale dello scorso anno, il mio pezzo introduttivo aveva il medesimo titolo. Perché? Ritenevo gli esami di Stato dello scorso anno come gli ultimi da condursi senza una chiara certificazione delle competenze accertate e raggiunte dai candidati. E ritenevo invece che, con la tornata del 2015, andando a regime sia le Indicazioni nazionali per i licei che le Linee guida per gli istituti tecnici e professionali, adottate con il riordino avviato nel 2010, questa tanto attesa e necessaria certificazione avrebbe dovuto finalmente effettuarsi.

E ciò anche in considerazione del fatto che sia le Indicazioni che le Linee guida – quest’ultime con definizioni indubbiamente più mirate e articolate – indicano quali sono le competenze da certificare in termini di “risultati di apprendimento” al termine del quinquennio [1]. In effetti, è semplicemente fuori del tempo che i nostri giovani, licenziati dal secondo ciclo di istruzione, non possano far valere sia per gli studi ulteriori che per il mercato del lavoro – scelte oggi a dimensione europea – un titolo di studio che, invece di indicare i punteggi conseguiti, sempre di difficile comprensione, “dichiari” chiaramente “che cosa sanno fare”.

Insomma, pare che questa certificazione delle competenze… non s’ha da fare! Riprendere la nota intimazione manzoniana può sembrare eccessivo, ma il fatto è che ormai da ogni parte della nostra amministrazione si richiamano le istituzioni scolastiche e gli insegnanti all’insegnamento finalizzato alle competenze, al loro accertamento e alla loro certificazione, ma… sembra che da questo richiamo la conclusione degli studi secondari di secondo grado sia esclusa!

 

Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?

Eppure, la legge parla chiaro! Siamo nel lontano 1997 – lo scorso millennio – e nella legge di riforma degli esami di maturità, un concetto tutto di impronta gentiliana ma fuori della storia e della società, che ormai preferisce giovani competenti, che sappiano più “fare” che “essere” – pur se l’essere è sempre condizione del fare – abbiamo scritto all’articolo 6: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”.

Tre concetti nuovi, rivoluzionari rispetto a una tradizione consolidata da decenni, concetti sui quali il Regolamento attuativo della legge doveva stendere parole chiare e definitive. Ma il Regolamento, dpr 323/98, all’articolo 1, comma 2, così recita: “L’analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le CONOSCENZE generali e specifiche, le COMPETENZE in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le CAPACITA’ elaborative, logiche e critiche acquisite”. In effetti, era un po’ poco! Si trattava, invece, di dare indicazioni chiare alle scuole e alle commissioni d’esame, poste di fronte a un cambiamento che avrebbe dovuto essere epocale! Com’è noto, i generici bizantinismi non aiutano a modificare le cose.

Chi scrive – allora ancora in servizio come dirigente tecnico – provò a mettere nero sul bianco, anche e soprattutto perché occorreva dare alle commissioni, che nella tornata del ’99 avrebbero dovuto operare secondo le nuove disposizioni, indicazioni operative che avessero un minimo di chiarezza. Un “nero sul bianco” che in quell’anno divenne un “dischetto” con tutta una serie di interventi autorevoli ed esempi operativi. L’anno successivo – gli insegnanti più anziani lo ricorderanno – i contenuti e le finalità del nuovo esame di Stato divennero una sorta di leit motif in una serie di trasmissioni televisive interattive con le scuole effettuate su Rai-Sat-3. Si trattò di dodici lezioni settimanali che ebbero luogo tutti i venerdì dal gennaio all’aprile.

Pertanto, stante il fatto che ormai era una tradizione consolidata nelle nostre scuole ragionare e operare in termini di “sapere”, “saper fare” e “saper essere”, si potevano assumere e condividere, a proposito delle “parole nuove” che intendevano caratterizzare il cambiamento dal concetto di maturità a quello di competenza, le seguenti definizioni:

CONOSCENZA come acquisizione di contenuti, cioè di dati, informazioni, termini, regole, procedure, metodi, tecniche, concetti, principi…, come insiemi di date conoscenze afferenti ad una o più aree disciplinari;

COMPETENZA come utilizzazione delle conoscenze acquisite, necessarie per risolvere situazioni problematiche o produrre nuovi “oggetti”, in quanto applicazione concreta di una o più conoscenze teoriche;

CAPACITA’ come utilizzazione responsabile e significativa di determinate competenze in situazioni organizzate in cui interagiscono più fattori e/o più soggetti e si debba assumere una decisione.

Si trattava, ovviamente, di approfondimenti concettuali che potremmo definire provvisori, tuttavia aderenti a quanto indicato dalle definizioni date dal Regolamento. Non si trattava, infatti, delle definizioni che sono state date negli anni successivi anche e soprattutto con il concorso delle interlocuzioni avute con i partner europei nel contesto dell’Unione.

 

Un modello di certificazione provvisorio… ancora in adozione!

In effetti, in quegli anni, la ricerca e la letteratura in merito alle competenze non era affatto univoca e la stessa Unione europea, nata a Maastricht qualche anno prima, nel 1992, pur nelle sue diverse articolazioni, non dava indicazioni univoche precise in merito. In tale carenza dottrinale, nostrana ed europea – se si può dire così – il Ministero scelse la via più facile, quella di rinviare di due anni una vera e propria certificazione di competenze e di prendersi e dare alle scuole un periodo di riflessione.

Fu così che, quando si trattò di definire un primo modello di certificazione conclusivo del nuovo esame di Stato con il dm 450/98, si optò per un modello in cui si indicassero semplicemente i risultati ottenuti in termini numerici del punteggio ottenuto dal candidato. Le commissioni, comunque, avrebbero potuto attestare le “ulteriori specificazioni valutative con riguardo anche a prove sostenute con esito particolarmente positivo”. Quindi, di una certificazione vera e propria e definitiva, neanche l’ombra! Il Ministero si prendeva il tempo per riflettere e decidere. E nel medesimo decreto, infatti, leggiamo: “I modelli delle certificazioni integrative del diploma hanno carattere sperimentale e si intendono adottati limitatamente agli anni scolastici 1998/1999 e 1999/2000”. Sono passati ormai sedici anni, ma di certificazione e relativi modelli ancora non si parla! E il dm 26/2009, che rinnova quello di undici anni prima, ovviamente nulla dice in proposito.

Il ritardo in materia è grave in quanto non consente ai nostri diciannovenni in uscita dal sistema di istruzione di produrre un documento che certifichi ciò che veramente sono in grado di fare. E non c’è giustificazione alcuna al riguardo, perché nel corso degli anni la ricerca educativa comunitaria – e si ricordi che l’Unione europea e le sue istanze non sono organismi “altri” dai nostri, perché, com’è noto, anche noi ne facciamo parte e i documenti europei sono prodotti anche con il nostro contributo.

 

Le competenze nei documenti dell’Unione europea

E’ opportuno quindi segnalare che, in materia di competenze il Parlamento europeo e il Consiglio hanno recentemente prodotto documenti definitivi, che ogni Stato membro dovrebbe considerare e far propri.

Il primo documento è la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea del 18 dicembre 2006, che detta le competenze chiave di cittadinanza in grado di garantire a ciascun cittadino dell’Unione anche e soprattutto l’apprendimento permanente: 1) comunicazione nella madrelingua; 2) comunicazione nelle lingue straniere; 3) competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; 4) competenza digitale; 5) imparare a imparare; 6) competenze sociali e civiche; 7) spirito di iniziativa e imprenditorialità; 8) consapevolezza ed espressione culturale.

Il secondo documento è la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea del 23 aprile 2008, con cui viene istituito il Quadro europeo delle qualifiche (European Qualifications Framework, EQF) per l’apprendimento permanente. Si tratta di un sistema comparativo che permette di confrontare ed equiparare titoli di studio e qualifiche professionali dei cittadini degli Stati membri dell’Unione europea. In altri termini, un cittadino europeo che circoli per studio o per lavoro in ciascuno dei Paesi membri, sa che il suo titolo corrisponde a un preciso livello europeo debitamente riconosciuto.

In tale Raccomandazione i risultati di apprendimento sono definiti in termini di CONOSCENZE, ABILITA’ e COMPETENZE. Si noti che la scansione di cui alla citata legge 425/97 e successivo Regolamento aveva adottato un ordine diverso e precisamente CONOSCENZE, COMPETENZE e CAPACITA’, un ordine che, ovviamente, oggi, va assolutamente corretto, anche perché la Raccomandazione dà definizioni formali ormai definitive, che ciascun sistema di istruzione sia generalista che di formazione professionale dei 28 Paesi membri deve fare proprio. Pertanto, con l’EQF si definisce, in modo chiaro e trasparente, il livello di apprendimento e di competenza raggiunto da un qualsiasi cittadino europeo in un certo ambito di istruzione e/o di formazione.

I livelli adottati sono 8. Mi limito a riprodurre il primo, relativo a un’istruzione minimale di base, e l’ultimo, relativo ad alte specializzazioni.

Livello 1 – CONOSCENZE generali di base. ABILITA’ di base necessarie a svolgere mansioni/compiti semplici. COMPETENZE: lavoro o studio, sotto la diretta supervisione in un contesto strutturato.

Livello 8 – Le CONOSCENZE più all’avanguardia in un ambito di lavoro o di studio e all’interfaccia tra settori diversi. Le ABILITA’ e le tecniche più avanzate e specializzate, comprese le capacità di sintesi e di valutazione, necessarie a risolvere problemi complessi della ricerca e/o dell’innovazione e ad estendere e ridefinire le conoscenze o le pratiche professionali esistenti. Le COMPETENZE: dimostrare effettiva autorità, capacità di innovazione, autonomia, integrità tipica dello studioso e del professionista e impegno continuo nello sviluppo di nuove idee o processi all’avanguardia in contesti di lavoro, di studio e di ricerca.

Le definizioni che oggi finalmente possiamo dare in via definita dei tre termini/concetti di CONOSCENZE, ABILITA’ e COMPETENZE sono le seguenti:

CONOSCENZE – insieme organizzato di dati e informazioni relative a oggetti, eventi, procedure, tecniche, regole, principi, teorie, che il soggetto ap-prende, com-prende, archivia e utilizza in situazioni operative quotidiane procedurali e problematiche;

ABILITA’ – atti concreti singoli che il soggetto compie utilizzando date conoscenze e dati strumenti; di fatto un’abilità costituisce un segmento di competenza;

COMPETENZA – “la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali (il Sé), sociali (il Sé e gli Altri) e/o metodologiche (il Sé e le Cose) in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale. Nel Quadro Europeo delle Qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia”. NB: Le virgolette stanno a indicare che si tratta del testo ufficiale della Raccomandazione europea, fatta eccezione degli scritti tra parentesi.

 

Le Raccomandazioni europee nella normativa italiana

Le due Raccomandazioni sono state fatte proprie dal nostro Governo.

La Raccomandazione relativa alle competenze di cittadinanza la ritroviamo adottata dal dm 139/2007, relativo all’innalzamento e adempimento dell’obbligo di istruzione decennale, e dal dm 9/2010, relativo al modello di certificazione.

Nel dm 139/2007 le otto competenze chiave di cittadinanza europee sono state così “curvate” alla specificità del nostro “sistema educativo di istruzione e formazione: 1) Imparare ad imparare; 2) Progettare (riguardano lo sviluppo del Sé in quanto persona); 3) Comunicare; 4) Collaborare e partecipare; 5) Agire in modo autonomo e responsabile (riguardano lo sviluppo del Sé in rapporto con gli Altri); 6) Risolvere problemi; 7) Individuare collegamenti e relazioni ( riguardano lo sviluppo del Sé in rapporto con la realtà naturale e sociale).

I tre vettori relativi allo sviluppo della Persona riprendono in effetti quanto sancito del dpr 275/99 relativo all’autonomia delle istituzioni scolastiche, che all’articolo 1, comma 2 così recita: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”. L’educazione riguarda lo sviluppo/crescita del soggetto all’interno di un contesto sociale organizzato; la formazione riguarda il suo personale sviluppo/crescita e apprendimento; l’istruzione riguarda l’acquisizione di quelle personali conoscenze, abilità e competenze che gli consentiranno di accedere con successo al mondo del lavoro [2].

E’ opportuno ricordare che nel citato dm 139/2007 vengono anche individuate 16 competenze culturali così distribuite: 6 competenze afferenti all’asse dei linguaggi; 4 competenze afferenti all’asse matematico; 3 competenze afferenti all’asse scientifico-tecnologico; 3 competenze afferenti all’asse storico sociale. Si tratta da competenze che vengono accertate e certificate al termine dell’obbligo di istruzione decennale.

La Raccomandazione relativa all’European Qualifications Framework è stata è stata recepita dall’“Accordo Stato Regioni (Presidenza del Consiglio dei Ministri, Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano) per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche al Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF – European Qualifications Framework), di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008”, siglato il 20 dicembre 2012.

Dal citato Accordo si evincono le seguenti corrispondenze tra i livelli europei e i nostri titoli di studio:

livello1 – diploma di licenza conclusiva del primo ciclo di istruzione;

livello 2 – certificato delle competenze di base acquisite in esito all’assolvimento dell’obbligo di istruzione;

livello 3 – qualifica di operatore professionale;

livello 4 – diplomi conclusivi del secondo ciclo di istruzione; diploma professionale di tecnico; certificato di specializzazione tecnica superiore;

livello 5 – diploma di Istruzione Tecnica Superiore;

livello 6 – laurea; diploma accademico di primo livello;

livello 7 – laurea magistrale; diploma accademico di secondo livello; master universitario di primo livello; diploma accademico di specializzazione (primo livello); diploma di perfezionamento o master (primo livello);

livello 8 – dottorato di ricerca; diploma accademico di formazione alla ricerca; diploma di specializzazione; master universitario di secondo livello; diploma accademico di specializzazione (secondo livello); diploma di perfezionamento o master (secondo livello).

Nell’Accordo leggiamo anche che occorre “adottare le misure necessarie affinché, a far data dall’1 gennaio 2014, tutte le certificazioni delle qualificazioni rilasciate in Italia… riportino un chiaro riferimento al corrispondente livello del Quadro Europeo delle Qualificazioni per l’apprendimento permanente”.

Gli 8 livelli europei sono scanditi secondo tre descrittori, ormai adottati anche nel nostro Paese: CONOSCENZE, ABILITA’ e COMPETENZE; e di ciascun livello si indicano le rispettive corrispondenze.

Per quanto riguarda la conclusione del primo ciclo italiano, gli esiti di apprendimento indicati dall’Unione europea sono i seguenti:

  • conoscenze: conoscenze generali di base;

  • abilità: abilità di base necessarie per svolgere mansioni/compiti semplici;

  • competenze: lavorare o studiare sotto supervisione diretta in un contesto strutturato.

Com’è noto, la competenza relativa al lavoro non riguarda il nostro ordinamento, in quanto “l’età minima di ammissione al lavoro è fissata al momento in cui il minore ha concluso il periodo di istruzione obbligatoria” (dlgs 345/99, art. 5), quindi dopo il compimento dei 16 anni di età. E’ opportuno ricordare che ai 15 anni di età è possibile accedere all’apprendistato di primo livello, finalizzato al compimento dell’obbligo di istruzione, al conseguimento di una qualifica di primo livello e a un diploma professionale (si veda il Testo Unico sull’apprendistato, dlgs 167/2011).

Per quanto riguarda il conseguimento dell’obbligo di istruzione decennale (si consegue nei percorsi del secondo ciclo di istruzione, nei percorsi dell’istruzione e formazione professionale regionale e nell’apprendistato), gli esiti di apprendimento indicati dall’Unione europea sono i seguenti:

  • conoscenze: conoscenze pratiche di base in un ambito di lavoro e di studio;

  • abilità: abilità cognitive e pratiche di base necessarie per utilizzare le informazioni rilevanti al fine di svolgere compiti e risolvere problemi di routine, utilizzando regole e strumenti semplici;

  • competenze: lavorare o studiare sotto supervisioni diretta con una certa autonomia.

Il quarto livello interessa gli studenti che concludono e superano il secondo ciclo di istruzione. Gi esiti di apprendimento, di cui al quarto livello europeo, sono i seguenti:

  • conoscenze: conoscenze pratiche e teoriche in ampi contesti in un ambito di lavoro e di studio;

  • abilità: una gamma di abilità cognitive e pratiche necessarie per creare soluzioni a problemi specifici in un ambito di lavoro e di studio;

  • competenze: autogestirsi all’interno di linee guida in contesti di lavoro o di studio solitamente prevedibili, ma soggetti al cambiamento; supervisionare il lavoro di routine di altre persone, assumendosi una certa responsabilità per la valutazione e il miglioramento delle attività di lavoro e di studio.

L’accordo è entrato in vigore a partire dal primo gennaio 2014.

 

I diciannovenni non sono (ancora) competenti, ma…

…gli undicenni e i quattordicenni sì! Che strano Paese! Che strana amministrazione! Eppure le “carte” parlano chiaro. Alludo alla cm 3 del 13 febbraio 2015 con cui vengono proposti alla sperimentazione delle istituzioni scolastiche autonome due modelli di certificazione delle competenze relativi rispettivamente al termine della quinta classe primaria e della terza media. L’incipit della circolare è il seguente: “Come è noto l’ordinamento scolastico vigente (DPR n. 122/2009) prevede che al termine del primo ciclo di istruzione sia rilasciata ad ogni allievo una certificazione delle competenze acquisite in esito al percorso formativo frequentato. Analoga prescrizione è prevista al termine del percorso della scuola primaria. Il rilascio della certificazione è di competenza dell’istituzione scolastica frequentata dall’allievo, che vi provvede sulla base di un modello nazionale (Legge 53/2003). Come precisano le Indicazioni Nazionali per il curricolo (DM 254/2012), che dedicano a questo tema un apposito capitolo, la certificazione delle competenze attesta e descrive le competenze progressivamente acquisite dagli allievi”.

In effetti, sembra che la nostra amministrazione abbia imboccato ormai da oltre un decennio la strada delle competenze e della loro certificazione – forse perché “ce lo chiede l’Europa” – senza però avviare, e soprattutto con gli insegnanti, una seria riflessone sia sul concetto di competenza che su quello di certificazione. Sono in molti a chiedersi se un bambino di 11 anni e un adolescente di 14 possano avere seriamente maturato una competenza, se è vero che la competenza è un saper fare complesso rispetto al “saper fare” di un soggetto in età evolutiva.

La scelta che avevamo compiuta con la legge 296/2006, articolo 1, comma 622, era chiara: “L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età… L’adempimento dell’obbligo di istruzione deve consentire, una volta conseguito il titolo di studio conclusivo del primo ciclo, l’acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai curricula relativi ai primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore…”.

Si indicava chiaramente la necessità di avviarsi verso un curricolo verticale continuo e progressivo, pur in permanenza di quella cesura costituita dalla “licenza media” conclusiva di un primo ciclo di istruzione. Com’è noto, il comma 5 dell’articolo 33 della Costituzione prescrive “un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi…”. Pertanto, la licenza media, pur non costituendo il termine dell’obbligo di istruzione, conclude, comunque, un ciclo e l’esame di Stato è più che legittimo, finché non ci si decida a riconoscere che un reale primo ciclo di istruzione coincide con il compimento dell’obbligo.

In conclusione, sarebbe forse il caso di dire che apprendere per competenze non significa tout court certificarle ad ogni pie’ sospinto. Una competenza necessita di tempi lunghi di apprendimento e di maturazione, e un soggetto in età evolutiva è assai difficile che maturi precocemente una competenza, tranne le rare eccezioni: un Giotto, un Mozart, un Leopardi; e come non ricordare il piccolo Ermes che, appena nato, con il carapace di una tartaruga si costruì una lira! L’importante è che l’insegnante sappia che l’apprendimento di un dato contenuto (oggetti, eventi, personaggi, procedure, regole, tecniche, principi, teorie, ecc.) non è mai fine a se stesso, ma è condizione di un “saper fare” prossimo venturo, che nei tempi brevi costituirà un’abilità e che nei tempi lunghi, coniugato con altre conoscenze e con altre abilità, darà luogo a dei “saper fare” complessi, quindi a una o più competenze.

In effetti, la stessa cm 3 – nonostante la dotta e circostanziata introduzione – non sembra cedere molto all’invito a certificare competenze a tutto tondo, quando si limita ad usare l’espressione “profili di competenza”, che di fatto rinviano ai “traguardi per lo sviluppo delle competenza”, che ritroviamo nelle Indicazioni nazionali.

Per concludere, da parte dell’amministrazione l’enfasi sulle competenze è molto alta, ma le indicazioni concrete sono molto poche. Comunque, in tale situazione i nostri diciannovenni attendono. Fino a quando?

[1] Si vedano in proposito: a) i risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi liceali e quelli distinti per ciascuno degli otto licei nell’allegato A del dpr 89/2010; b) i risultati di apprendimento relativi al quinto anno dei percorsi tecnici e professionali, rispettivamente nelle Direttive ministeriali 4 e 5 del 16 gennaio 2012.

[2] Va sottolineato che, mentre sotto oil profilo psicopedagogico, per formazione si intende la formazione della persona, sotto il profilo istituzionale e normativo per formazione si intende l’“istruzione e formazione professionale”, di cui all’articolo 117 Cost., di competenza delle Regioni.

Green Technologies Award 2015

Green Technologies Award 2015: premiati da Schneider Electric i migliori progetti dedicati ad una gestione più consapevole dell’energia, sviluppati da Istituti di Istruzione Secondaria di secondo grado.

Stezzano (BG), 3 giugno 2015 – Si è conclusa con successo, con la premiazione dei vincitori,  la quinta edizione del Concorso “GREEN TECHNOLOGIES AWARD, ENERGIA NUOVA PER LE SCUOLE”, organizzato da Schneider Electric, lo specialista globale nella gestione dell’Energia, e patrocinato dal MIUR – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Rivolto agli studenti delle classi quarte e quinte di Istituti di Istruzione Secondaria di secondo grado di tutto il territorio nazionale, il Concorso premia i migliori progetti relativi alla realizzazione di sistemi per l’efficienza energetica e per l’utilizzo di energie rinnovabili applicate ad impianti tecnologici presenti in ambito scolastico e in altri settori quali l’industria, l’agricoltura e il terziario.
L’obiettivo è far prendere coscienza delle opportunità relative al risparmio energetico e della necessità di attivare interventi per una gestione più efficiente dell’energia, consentendo agli allievi di acquisire conoscenze e competenze tecniche, che permettano loro un più rapido inserimento nel mondo produttivo.
I vincitori nelle due categorie “Green Technologies Scuola” e ”Green Technologies altri settori” sono stati premiati, in rappresentanza del MIUR, da Antonio Scinicariello, Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’autonomia scolastica. Per Schneider Electric erano presenti Laura Bruni, Direttore Affari Istituzionali, Dario Mangiò, Direttore Field Marketing e Gianfranco Mereu, Responsabile delle Relazioni con le Scuole e le Università.
Pur non avendo potuto partecipare di persona, ha portato il suo saluto anche Maria Cristina Roscia, dell’Università degli Studi di Bergamo, Presidente della Commissione Giudicatrice del concorso, che ha così commentato l’evento: “Il concorso ha evidenziato non solo l’elevata qualità dei progetti presentati ma anche il forte interesse da parte degli istituti scolastici per questo importantissimo settore. Le istituzioni, MIUR, Università, Scuole Secondarie di secondo grado, congiuntamente ad una realtà industriale internazionale come la Schneider Electric‎, hanno mostrato che il coniugare i diversi aspetti della conoscenza e della produttività può essere anche di forte stimolo alla formazione di una coscienza energetica sostenibile”.

Gianfranco Mereu, Responsabile delle Relazioni con le Scuole e le Università di Schneider Electric ha commentato, tracciando un bilancio dei cinque anni di Green Technology Award:  “Con Green Technology Award abbiamo creato una iniziativa di alto impatto che ha coinvolto finora oltre 250 scuole in tutta Italia, con oltre 2.000 docenti e studenti che si sono impegnati per realizzare circa 300 progetti.  E’ un percorso di grande valore per i partecipanti, che provenendo da indirizzi di studio diversi hanno potuto coniugare ed acquisire competenze diverse attraverso un’esperienza pratica legata alle tecnologie per l’efficienza energetica, sempre più richieste nel mondo del lavoro. La qualità dei progetti è così elevata che essi non restano un’esercitazione accademica: molte delle soluzioni proposte in questi anni, infatti, sono state applicate nelle scuole e sono anche entrate in una raccolta di soluzioni applicative che Schneider Electric propone per le esigenze di questo settore”

Anche Antonio Scincariello, per il MIUR, ha sottolineato il valore dell’iniziativa. “Il nostro compito è fare in modo che il mondo del lavoro e il mondo della scuola dialoghino costantemente. Per quanto riguarda l’istruzione tecnica e professionale, è un rapporto che oggi va coltivato facendone un sistema, supportato dalle politiche scolastiche – come ad esempio l’alternanza scuola lavoro – e dall’adesione del mondo dell’impresa”.

I numeri dell’edizione 2015 e i vincitori

All’edizione 2014/2015 hanno aderito 38 istituti da tutta Italia, che hanno coinvolto una popolazione di oltre 300 studenti. La Commissione Giudicatrice, composta da specialisti Schneider Electric e personalità del mondo Accademico e delle Professioni, ha selezionato i progetti finalisti che si sono distinti per qualità di progetto, innovazione, applicabilità pratica e chiarezza documentale.

In rappresentanza degli istituti finalisti, oltre 50 tra studenti, docenti e dirigenti scolastici hanno presentato il risultato dei propri lavori e ricevuto i meritati riconoscimenti. La premiazione si è tenuta quest’anno presso la sede di Schneider Electric a Stezzano, in provincia di Bergamo, presso la quale gli studenti hanno avuto anche la possibilità di visitare il nuovo Xperience Lab, lo spazio dedicato alle più innovative soluzioni per l’efficienza energetica applicata in tutti i settori, dalla domotica all’industria.

Per l’area di progetto “GREEN TECHNOLOGIES SCUOLE”, l’istituto Vincitore è stato l’IIS “F. Corni” di Modena, che ha presentato il progetto “Lello il bidello, disinserimento carichi mediante touch screen”.  Gli altri istituti finalisti rispettivamente al secondo e terzo posto sono stati  l’IIS “Cravetta-Marconi” di Savigliano (CN) e l’ITIS “M. Delpozzo” di Cuneo. La motivazione per l’assegnazione del premio alla scuola prima classificata è stata “Il gruppo di lavoro dell’Istituto “Fermo Corni” di Modena ha realizzato, in modo chiaro ed esaustivo, un progetto con soluzioni innovative di automazione, volte all’ottimizzazione e al controllo dei consumi elettrici dell’edificio scolastico, valorizzandone l’utilizzo da remoto”.

Per l’area di progetto “GREEN TECHNOLOGIES – ALTRI SETTORI” il progetto vincitore è stato “Emme Energy” dell’IIS IPSIA “L. Montini – V. Cuoco” di Campobasso. Al secondo e al terzo posto si sono classificati l’ITIS “A. Meucci” di Firenze e l’IPSIA “G. Ceconi” di Udine. La Commissione ha così motivato l’assegnazione del premio alla scuola di Campobasso: “Il gruppo di lavoro dell’Istituto “L. Montini” di Campobasso ha proposto un progetto metodologicamente completo di efficientamento energetico, partendo da un’analisi energetica con misurazioni in campo e monitoraggio su cloud, seguita dall’implementazione di soluzioni innovative per la gestione di carichi elettrici e controllo delle emissioni”.

Ai primi 3 classificati nelle due categorie è stato riconosciuto un premio consistente in una borsa di studio per il gruppo di lavoro e in apparecchiature Schneider Electric per l’Istituto di appartenenza, oltre ad una targa commemorativa.

Quest’anno è stato anche assegnato un Premio Speciale della Giuria, all’IIS “Cairo Montenotte” di Cairo M.tte, in Provincia di Savona, che ha realizzato il progetto “SUNRASE, rasaerba automatico ad energia solare”. La Giuria ha evidenziato come “Il gruppo di lavoro dell’Istituto “Cairo Montenotte” con il prototipo SUNRASE si è distinto per la capacità di integrare in modo creativo l’automazione e la produzione di energia fotovoltaica con l’obiettivo di soddisfare un’esigenza specifica di cura del manto erboso della loro scuola a costi contenuti e in modo sostenibile”.

Una meritata menzione agli istituti che si sono classificati al 4° e 5° posto, rispettivamente l’IIS “A. Avogadro” di Torino e l’ITT “San Marco” di Mestre (VE) per l’area di progetto “Green Technologies Scuole”, e ITIS “M. Delpozzo” di Cuneo e l’ISIS “Zappa-Fermi” di Parma per l’area “Green Technologies Altri Settori. Le scuole hanno ricevuto un kit didattico per la domotica e un attestato di merito.

Si è poi rinnovato anche il premio per il gruppo di lavoro che ha effettuato la migliore esposizione del proprio progetto, assegnato da una giuria presente in sala e consistente nella collezione completa del corso “Sistemi Automatici” messo a disposizione dalla casa editrice Zanichelli. Il vincitore è stato anche per questa categoria l’IIS F. Corni di Modena.

Sostenuta dal successo dell’iniziativa, testimoniato dall’ampia partecipazione al Concorso appena concluso, Schneider Electric sta già mettendo in cantiere l’edizione 2016.

La brutta scuola non piace a nessuno

Pantaleo: la brutta scuola non piace a nessuno. La nostra mobilitazione continua

Il Governo e il Senato prendano atto che sul disegno di legge della brutta scuola non c’è consenso ed evitino di provocare a settembre il caos in tutte le scuole.

Il voto delle regionali è un chiaro segnale al Governo di ostilità del mondo della scuola rispetto a un provvedimento che riporta indietro la scuola pubblica. La forte astensione dal voto è il sintomo di una distanza abissale tra governanti e governati anche per effetto della sottovalutazione della questione morale.

Le logiche autoritarie, come quelle presenti nel disegno di legge, e il tentativo di imporle senza alcun confronto determinano solo sfiducia e rabbia. Si faccia un decreto sulle assunzioni e si apra un vero confronto per cambiare radicalmente e con i tempi necessari il disegno di legge. Non bastano piccoli aggiustamenti rispetto a un impianto inaccettabile e incostituzionale in molte parti. Tutte le organizzazioni sindacali, gli studenti e tantissime associazioni hanno avanzato critiche e proposte serie e concrete. I veri conservatori sono quelli che hanno scritto il testo di legge perchè pensano a una scuola sempre più disuguale con meno libertà, democrazia e diritti.

La mobilitazione continua e il 5 giugno sarà un’altra straordinaria giornata di lotta unitaria, diffusa in cento città su tutto il territorio nazionale, che anticiperà lo sciopero degli scrutini e tante altre iniziative in cantiere.

Non ci rassegneremo e non ci fermeremo perché sappiamo di avere la ragione e il consenso dalla nostra parte.

PROGETTO “ROBOCOOP”

PROGETTO “ROBOCOOP”: COOP INVESTE OLTRE 100.000 EURO

PER L’INNOVAZIONE DELLA DIDATTICA NELLE SCUOLE DELL’EMILIA-ROMAGNA

 

Prosegue con successo il processo di innovazione della didattica nelle scuole dell’Emilia-Romagna avviato dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna grazie all’importante impegno delle COOP a favore della scuola. Sono già oltre 60 le istituzioni scolastiche che in questi giorni hanno aderito all’azione “ROBOCOOP”. L’ambizioso progetto, frutto di un investimento complessivo di oltre 100.000 euro da parte delle COOP Estense, Adriatica, Reno, Consumatori Nord-Est, nasce dall’idea di innestare su un tessuto già vivo ed in movimento di “scuola 2.0″ nuovi spunti e istanze che derivano dalle recenti interazioni con il mondo del coding (imparare a creare semplici programmi o videogiochi), del making e della didattica del fare, con specifico riferimento alla scuola primaria.

La dotazione che verrà fornita alle scuole destinatarie del progetto – tutte individuate nell’area emiliana colpita dal sisma – consiste in un “kit di partenza”, composto da mini-robot per la didattica, da strumenti per programmarli, da una serie di incontri di formazione e da un’azione di accompagnamento per i docenti. Il kit, pensato agile ed essenziale per semplificare la sperimentazione con piccoli gruppi e valutare l’efficacia degli strumenti proposti, potrà essere facilmente introdotto nella didattica quotidiana e diventare esperienza trasferibile anche in altri contesti di apprendimento.

Anche in questa operazione, come già è avvenuto per l’azione Coop Estense Classi 2.0 per gli anni 2013/14 e 2014/15, il Servizio Marconi TSI dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna , in stretta collaborazione con i donatori, coordina le attività di formazione e di accompagnamento, fornendo il necessario supporto per concretizzare, sotto il profilo pratico-operativo, le azioni elaborate in fase progettuale.

Incidente a scuola, anche il Miur deve rispondere per danni

da Il Sole 24 Ore

Incidente a scuola, anche il Miur deve rispondere per danni

di Francesco Machina Grifeo

La responsabilità per culpa in vigilando, con conseguente obbligo di risarcire i danni, che l’articolo 2048 pone in capo ai genitori di figli minorenni, può essere superata dalla dimostrazione di aver fornito loro una educazione «adeguata». È uno dei passaggi della sentenza del Tribunale di L’Aquila, del 27 gennaio 2015 n. 86 , che affronta l’intricato tema della distribuzione della colpa in un incidente scolastico.

La vicenda
Durante un’assemblea di classe autorizzata all’interno del laboratorio di chimica dell’istituto, un alunno rimaneva ustionato sul collo e sul viso dopo essere stato spruzzato con una pipetta contenente una sostanza ustionante da un compagno. Da qui la richiesta di circa 100mila euro per risarcimento danni dei genitori. In realtà, come successivamente accertato, il convenuto aveva reagito ad un primo spruzzo da parte della vittima, prendendo però la seconda pipetta direttamente dal recipiente delle sostanze pericolose. Per cui, considerato anche che egli frequentava la seconda classe di un istituto superiore, il tribunale ne ha comunque individuato la colpa nell’aver utilizzato «sconsideratamente» oggetti «potenzialmente pericolosi».

Responsabilità dei genitori
Ciò detto, prosegue la sentenza, «il riconoscimento della capacità di intendere e volere del minore e, quindi, della sua responsabilità non preclude in astratto il riconoscimento di una responsabilità anche in capo ai genitori ovvero agli insegnanti ex art. 2048 c.c. ovvero un concorso di responsabilità di costoro». Tuttavia, nel caso specifico il giudice l’ha esclusa ritenendo accertato che i genitori avessero «impartito un’educazione consona alle proprie condizioni sociali e familiari», ed esercitato «una vigilanza adeguata all’età e finalizzata a correggere comportamenti non corretti». «A tal fine – prosegue la sentenza rifacendosi alla Cassazione (4481/2001) – non occorre che i genitori provino la propria costante ed ininterrotta presenza fisica accanto al figlio […] quando risultino correttamente impostati i rapporti del minore con l’ambiente extrafamiliare». Del resto, per il tribunale, il fatto in sé non denota «una cattiva educazione, ma piuttosto una immaturità ovvero una imprudenza, dovuta probabilmente anche al contesto (una pausa ricreativa nell’ambito di un’assemblea di classe)». Dalla prova orale era infatti emerso che si trattava di un «ragazzo seguitissimo» dai genitori, i quali gli impartivano «consigli e direttive di comportamento sociale e collettivo». Per cui, poteva ritenersi raggiunta la prova liberatoria ex articolo 2048 c.c. ed esclusa la responsabilità dei genitori.

Responsabilità docenti e Ministero
Il tribunale, poi, dopo aver ravvisato la legittimazione passiva del Ministero, accogliendo l’eccezione dell’istituto, ha approfondito la questione della responsabilità dei docenti. In particolare, nonostante vi fosse già stata una condanna penale (non ancora definitiva) dell’insegnante – perché aveva lasciato soli gli alunni -, e del dirigente scolastico – perché aveva autorizzato l’assemblea nel laboratorio di chimica – ha scagionato il primo perché dalla normativa di settore non emerge un obbligo di presenza e vigilanza costante dell’insegnante durante le assemblee. Mentre, ha ritenuto responsabile il dirigente per aver permesso lo svolgimento dell’assemblea nell’ora di chimica, ed il ministero dell’Istruzione in virtù del rapporto di immedesimazione organica.

Infine ha riconosciuto anche il concorso di colpa dell’alunno ustionato (nella misura del 25%) per aver volontariamente partecipato al gioco delle pipette, mentre avrebbe ben potuto allontanarsi. De restante 75%, dunque, rispondono in solido il Ministero (45%) e l’alunno (30%).

Scuola, chiusura con sciopero. Ma gli insegnanti rischiano di dover lavorare di notte per completare gli scrutini

da la Repubblica

Scuola, chiusura con sciopero. Ma gli insegnanti rischiano di dover lavorare di notte per completare gli scrutini

Via libera all’astensione di un’ora durante le valutazioni di fine anno, ma non per le classi che devono affrontare gli esami. Molti i dubbi tra i docenti, possibile che le attività si concludano nelle ore notturne o di domenica

Salvo Intravaia

Fine d’anno col botto: il primo sciopero degli scrutini che si ricordi dal 1990. Ma parecchi docenti sono incerti sul da farsi: partecipare allo sciopero per continuare a manifestare tutto il dissenso sulla riforma della scuola targata Renzi-Giannini, e dare un altro segnale al governo, oppure lasciar perdere per evitare un prolungamento delle operazioni di scrutinio anche nelle ore notturne e di domenica?

Intanto, dopo mille polemiche  –  tra i sindacati e il garante degli scioperi  –  il ministero dell’Istruzione ha dato il via libera allo sciopero di un’ora in concomitanza con operazioni e le attività funzionali relative alle valutazione di fine anno, escluse quelle relative alle classi di fine ciclo (terza media e ultimo anno delle superiori). Per i prossimi giorni è quindi prevista una chiusura di anno scolastico piuttosto movimentata. Dopo lo sciopero generale della scuola dello scorso 5 maggio, con l’adesione record del 66 per cento di insegnanti e Ata, la situazione resta molto calda nel mondo della scuola.

Le modifiche apportate al disegno di legge, che in pochi anni promette di cambiare volto alla scuola italiana, nel corso della discussione a Montecitorio non sono bastati ai sindacati e al popolo della scuola. Il preside-sindaco, per gli addetti ai lavori, continua ad avere troppi poteri, mentre lo stralcio del 5 per mille a favore delle scuole statali (e no) ha ingigantito il significato politico delle donazioni liberali (school bonus) e della detrazione fiscale a favore delle paritarie, che invece sono rimaste nel provvedimento. E il precariato è sempre meno contento. Una miscela che rischia di esplodere proprio in occasione dello sciopero degli scrutini indetto da tutti i sindacati  –  confederali e autonomia  –  per i prossimi giorni. Il primo dal 1990, quando venne varata la legge sulla regolamentazione degli scioperi nei servizi pubblici.

Intanto, il disegno di legge sulla Buona scuola procede il suo iter parlamentare e attorno al 20 giugno potrebbe essere legge. Nei prossimi giorni, a Palazzo madama inizierà la discussione degli oltre 1.900 emendamenti presentati. Per questa ragione lo sciopero degli scrutini viene considerato l’ultima spiaggia per ulteriori modifiche all’articolato. Lo sciopero di un’ora indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Gilda e Snals si svolgerà nei primi due giorni di scrutinio di ogni singola scuola. Se quindi un istituto ha anticipato la chiusura delle lezioni di qualche giorno e inizia gli scrutini prima, i docenti di quella scuola potranno manifestare nei primi due giorni. Restano sempre esclusi dalla protesta gli scrutini delle ultime classi, quelle che portano agli esami di maturità, agli esami di qualifica professionale o a quelli di terza media.

Per tutti gli altri scrutini i docenti potranno scioperare per un’ora in ogni scrutinio. In altre parole, visto che lo scrutinio dura in generale un’ora, il singolo docente potrebbe assentarsi  –  secondo quanto esplicitano i sindacati confederali nelle faq diffuse in questi giorni  –  anche in tutti gli scrutini dei due giorni di sciopero. Ma, chiariscono, non è necessario farlo perché basta mettersi d’accordo tra colleghi e fare mancare la presenza di un solo docente per volta per fare saltare lo scrutinio, che deve svolgersi secondo il cosiddetto “collegio perfetto”: tutti presenti e nessuna possibilità di sostituzioni. Tranne che per garantire la fine di tutte le operazioni entro domenica 14 giugno. Perché il giorno dopo si insediano le commissioni degli esami di maturità con professori e presidi impegnati.

E’ proprio sul web che in queste ore si svolge la discussione sull’opportunità o meno di aderire allo sciopero. “Tu cosa farai?”, è la domanda più ricorrente che si rivolgono i prof delle superiori e della media sui social e su whatsapp. Lo sciopero, per la compilazione e la consegna delle schede finali, coinvolge anche le maestre di scuola primaria e per la prima ora del turno antimeridiano (o l’ultima ora di quello pomeridiano) anche le colleghe della materna. Così come il personale Ata e il personale educativo. Aderire allo sciopero degli scrutini in massa, dopo lo sciopero generale, equivale ad un altro segnale forte della base contro la Buona scuola. Ma poi, i presidi sarebbero costretti a riconvocare i consigli di classe nei giorni successivi e, se necessario, anche nelle ore notturne o di domenica. Senza possibilità alcuna per i docenti di astenersi ulteriormente. Una situazione stigmatizzata da molti: “dove si è mai visto uno sciopero che si ritorce contro chi lo ha fatto?”, si chiedono in parecchi. Ma altrettanti non hanno dubbi: sciopero a tutti i costi, anche andando incontro al sacrificio dello scrutinio nelle ore notturne e di domenica.

La riforma alla prova del nove

da La Tecnica della Scuola

La riforma alla prova del nove

In Senato, da mercoledì 3 giugno la presidenza della commissione Istruzione dovrà scremare i 1960 emendamenti al ddl. Da venerdì potrebbe già iniziare il voto sui rimanenti. I tempi sono ristretti: il Governo punta a rendere attuabili le nuove norme dal 1° settembre 2015. La minoranza dem non si rassegna. Fassina (Pd): si faccia tesoro della lezione delle elezioni regionali, ci sono errori clamorosi, serve un cambiamento radicale. E i sindacati affilano l’arma degli scrutini.

Dopo il ciclo di audizioni che si è svolto la scorsa settimana, da mercoledì pomeriggio, 3 giugno, avrà luogo in commissione Cultura la discussione generale, alla quale seguirà l’illustrazione e il voto degli emendamenti che potrebbe iniziare già venerdì 5 giugno.

Toccherà alla presidenza della commissione Istruzione del Senato fare il delicato lavoro di scrematura delle richieste, pari a 1960 emendamenti, decidendo quali sono le modifiche ammissibili e quelle da rigettare.
Il governo, la scorsa settimana, ha ribadito l’apertura a modificare il provvedimento attraverso il confronto, ricordando che dovrà però essere approvato in tempo utile per rendere attuabile il ddl dal 1° settembre 2015.

Chi continua a confidare in una revisione sostanziale del ddl 1934 è la minoranza dem. L’ala contestatrice del Pd, imperterrita, continua a porre le sue richieste di modifica: ridurre la portata del potere dei presidi, di allargare il piano di assunzioni, rivedere il programma sui finanziamenti degli istituti, che si pongono in continuità con quelli depositati in prima lettura alla Camera.

Il portabandiera di queste rivendicazioni è il deputato Pd Stefano Fassina: “spero che sulla scuola in commissione al Senato, dopo le mobilitazioni delle scorse settimane e il segnale venuto ieri dal voto, ci sia la disponibilità politica a una correzione di rotta. Perché la scuola è un fattore che ha contribuito in modo cospicuo alla perdita di voti”.

Il riferimento di Fassina è, intervistato da Qn e da Repubblica, all’esito delle elezioni regionali. “Dopo questo risultato, Renzi deve fermarsi e cambiare rotta”. Se il premier “vorrà andare avanti su questa strada fallimentare, io uscirò dal Pd”, ha confermato l’ex ministro dell’Economia. “Spero – ha concluso Fassina – si faccia tesoro della lezione di queste elezioni regionali. Siamo di fronte a errori clamorosi, serve un cambiamento radicale”.

Anche i sindacati sono sul piede di guerra. Con tutte le organizzazione che confermano lo sciopero degli scrutini, rivolto al personale della scuola, docente, dirigente e Ata, in Italia e all’estero, per tutte le classi delle scuole di ogni ordine e grado nei periodi di scrutinio, articolati a livello regionale, escluse le valutazioni studentesche terminali.

“Il sindacato – ha detto il 2 giugno Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – è consapevole dei disagi che questa decisione porterà a livello di utenza scolastica e di personale. Ma, purtroppo, l’arma dello sciopero sembra in questo momento rappresentare l’ultima ratio per evitare l’approvazione di decisioni e norme incomprensibili, che non porteranno alcuna ‘Buona Scuola’”. Ad iniziare dalla deriva aziendalistica che si vuole dare ai nostri istituti scolastici, affidati ad un dirigente scolastico sempre meno preside e sempre più manager, che distribuisce premi annuali al personale a lui più vicino, che decide quali docenti precari vanno assunti e quali di ruolo meritano di rimanere”.

Lo sceriffo dimezzato

da tuttoscuola.com 

Lo sceriffo dimezzato

Amministratore delegato, uomo solo al comando, podestà, sindaco, sceriffo: il dirigente scolastico previsto dalla Buona Scuola è diventato il bersaglio preferito delle critiche al ddl di riforma anche nel lessico del dibattito.

Di più: è diventato la ragione di fondo per contrastare il disegno riformatore. Anziché essere visto come figura indispensabile per realizzare l’autonomia delle scuole, c’è chi lo vede come l’affossatore della democrazia scolastica.

Le modifiche apportate dalla Camera al testo iniziale del Governo, con le quali sono state fortemente ridotte le prerogative del nuovo dirigente, non bastano comunque a soddisfare la richiesta delle opposizioni, sindacali in testa.

I poteri del dirigente scolastico sono stati ridotti a due (seppur con paletti di controllo): mantengono sostanzialmente il diritto di “chiamata” dei docenti dagli albi territoriali e decidono l’assegnazione dei premi agli insegnanti meritevoli.

Ma tutto questo sembra non bastare: si teme che quei poteri diventino occasione di privilegi, nepotismi, corruzione. Eppure…

Come ha riferito Giorgio Rembado (Anp) in una intervista al “Sole 24ore”, all’estero i poteri dei presidi sono più ampi, c’è una vera autonomia gestionale, senza che questo crei il minimo scandalo.

Anzi. In Inghilterra, Olanda, Scandinavia, e buona parte dei Paesi dell’Est europeo – riferisce Rembado – “i presidi assumono direttamente gli insegnanti delle proprie scuole; e stabiliscono, anche, seppur all’interno di linee guida, stipendi ed eventuali gratifiche”.

Accade anche negli Usa, in Canada e in parte dell’Asia, incluse realtà come Hong Kong, Singapore, Corea del Sud che, insieme alla Finlandia, primeggiano nelle classifiche internazionali sulla qualità degli apprendimenti.

Non si tratta di imitare o di importare ricette confezionate – conclude Rembado. Ma sarà, almeno, lecito chiedersi se a sbagliare siano i tre quarti del mondo avanzato o se non valga la pena di avviare un qualche parziale riallineamento del nostro sistema educativo. Una buona scuola si misura innanzitutto dagli esiti dei suoi studenti”.

Come ovviare alle posizioni strumentali funzionali agli interessi delle varie organizzazioni sindacali? La via d’uscita sta nel rendersi conto che non occorre che un dirigente scolastico sia dotato di grossi poteri perché sia grande. Un dirigente è grande se conquista una riconosciuta leadership professionale nel suo mondo, se la mantiene nel tempo, innovando ed investendo per esplorare piste formative sconosciute. La leadership non si conta e non si pesa: semplicemente si vede. Il Ministero punti su un’adeguata continuità della formazione iniziale ed in servizio dei dirigenti, nonché su un serio reclutamento, per contrastare anche le continue e varie sanatorie legislative, promosse e sostenute da tutte le organizzazioni sindacali, che nell’ultimo decennio hanno accompagnato le procedure di reclutamento della dirigenza scolastica. Una buona riforma passa da qui.

Sciopero scrutini contro ddl Cattiva scuola

Malgrado gli schiaffoni elettorali, Renzi vuole portare a compimento il disastroso progetto di “cattiva scuola”. Imponiamo il ritiro del Ddl con uno sciopero plebiscitario degli scrutini
No al preside-padrone, no ai quiz, sì all’assunzione stabile dei precari
Il 5 giugno manifestazioni in tutta Italia. A Roma corteo dal Colosseo (ore 17.30) e “notte bianca” a Piazza Farnese
Gli schiaffoni elettorali affibbiati a Renzi, al suo governo e al PD hanno molte motivazioni, ma quella prevalente attiene, a parere generale, alle politiche neoliberiste del governo nei confronti del lavoro e ancor più all’attacco sferrato stoltamente contro tutto il mondo della scuola: un attacco così violento da aver provocato il 5 maggio il più grande e unitario sciopero generale della scuola di sempre, evento che si ripeterà nei prossimi giorni con il plebiscitario sciopero degli scrutini che, partito dai COBAS, ha coinvolto tutte (anche questo senza precedenti) le organizzazioni sindacali. E tra questi due eventi gi scioperi contro i quiz Invalsi, da noi promossi, hanno visto la straordinaria partecipazione dei genitori (che hanno lasciato a casa i propri figli alle Elementari il 6 e il 7 maggio) e degli studenti il 12 maggio ed hanno annullato un terzo delle prove a base di indovinelli.
Di fronte a questa plebiscitaria opposizione e ai negativi risultati elettorali (che poi sono la vera preoccupazione per chi ha il Potere come unica bussola dell’agire politico), qualsiasi leader politico o governo farebbe marcia indietro e nello specifico abbandonerebbe la catastrofica idea di consegnare le scuole a dei presidi-padroni secondo il pessimo modello aziendale alla Marchionne, con “un uomo solo al comando”: ma per il momento non sembrerebbe che questa elementare “saggezza” stia emergendo nel governo Renzi. Dunque, sarà decisiva l’estensione unitaria della protesta che bloccherà gli scrutini in tutta Italia, richiedendo il ritiro del Ddl e l’emanazione di un decreto per l’assunzione stabile dei precari, secondo quanto indicato dalla Corte di giustizia europea. Come COBAS abbiamo convocato lo sciopero degli scrutini (escludendo le classi “terminali”) per due giorni consecutivi, a partire da quello seguente la fine delle lezioni, l’8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. Ogni docente potrà scioperare la prima ora di ogni suo scrutinio e sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare. La trattenuta sarà oraria ed i Comitati e Assemblee di sciopero unitari, che si sono costituiti, faranno in modo che l’onere sia ripartito tra il maggior numero di docenti. Va tenuto conto, però, che in alcune scuole i presidi hanno preso l’illegittima e antididattica decisione di fare scrutini prima della conclusione delle lezioni. Stante che le vie legali non avrebbero la tempestività necessaria per intervenire, anche in questo caso lo sciopero è comunque coperto, grazie alla modalità di convocazione dello sciopero di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda che consente lo sciopero orario, in ogni classe, nei primi due giorni di effettuazione degli scrutini nella singola scuola.
Infine, il 5 giugno in tutta Italia il blocco degli scrutini verrà accompagnato da manifestazioni, cortei, spettacoli, feste, giochi e intrattenimenti contro la “cattiva scuola” renziana, i presidi padroni, i quiz, e per il ritiro del Ddl. A Roma un corteo unitario, indetto da alcune RSU e con la partecipazione di tutti i sindacati che hanno promosso gli scioperi, partirà alle 17.30 dal Colosseo e si recherà a P. Farnese ove si svolgerà (fino alle 24) una “notte bianca” con interventi, spettacoli, teatro, balli e musica di strada, intrattenimenti vari, pizze e gelati per grandi e piccini.

Piero Bernocchi   portavoce nazionale COBAS


MODALITÀ DI ATTUAZIONE DELLO SCIOPERO DEGLI SCRUTINI – 2015

A seguito delle numerose richieste di chiarimenti che ci sono giunte, abbiamo raccolto di seguito le risposte alle domande più frequenti.

1. Lo sciopero degli scrutini è legittimo?

. L’Accordo Nazionale del 1999 sui servizi pubblici essenziali relativo alla Disciplina dell’esercizio del diritto di sciopero nel settore scuola chiarisce quali sono i limiti degli scioperi e l’art. 3, comma 3 del testo esplicitamente prevede:

lett. a) – non saranno effettuati scioperi a tempo indeterminato;

lett. c) – ciascuna azione di sciopero non può superare i due giorni consecutivi;

lett. g) – gli scioperi proclamati e concomitanti con le giornate nelle quali è prevista l’effettuazione degli scrutini finali non devono differirne la conclusione nei soli casi in cui il compimento dell’attività valutativa sia propedeutico allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione. Negli altri casi, i predetti scioperi non devono comunque comportare un differimento delle operazioni di scrutinio superiore a cinque giorni rispetto alla scadenza programmata della conclusione”.

Gli scioperi indetti non sono a tempo indeterminato, non superano i due giorni di indizione, non bloccano le operazioni di scrutinio delle classi che svolgono gli esami conclusivi dei cicli di istruzione, non comportano un differimento superiore ai cinque giorni rispetto alla conclusione prevista, pertanto sono perfettamente legittimi.

2. Ci sono scrutini ed attività durante le quali non si può scioperare?

In base alla normativa vigente le classi e le attività da escludere dallo sciopero sono:

– le classi impegnate negli scrutini finali propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione;

– le classi impegnate negli esami di qualifica nei Professionali;

– le classi impegnate negli esami di licenza media;

– le attività relative agli esami di idoneità.

3. Oltre ai Cobas altre organizzazioni sindacali hanno proclamato lo sciopero?

. Tutte le OO.SS. hanno proclamato lo sciopero. Nel sito della Commissione di Garanzia sono presenti le proclamazione di sciopero (vedi). Col solito ritardo anche il MIUR ha diramato diverse Note (scarica) con cui comunica agli Uffici Scolastici Regionali le proclamazioni e le adesioni allo sciopero.

4. Se in una stessa giornata sono programmati gli scrutini di classi terminali (III media o V superiore) e di classi intermedie è possibile scioperare in queste ultime?

. È sempre possibile scioperare per la prima ora di tutti scrutini programmati per le classi intermedie, con l’esclusione degli scrutini finali propedeutici allo svolgimento degli esami conclusivi dei cicli di istruzione (III media e V superiore).

5. Se il calendario prevede nei primi giorni gli scrutini di classi terminali (III media o V superiore) come si individuano “i primi due giorni stabiliti dai calendari dei singoli istituti” in cui è possibile scioperare?

In questo caso bisogna considerare come giorno iniziale quello in cui è programmato il primo scrutinio relativo alle classi intermedie, data da cui decorrono i due giorni in cui è possibile scioperare.

6. A quanto ammonta la trattenuta per lo sciopero?

La trattenuta è “oraria” (circa 18 €), naturalmente se si sciopera per più di un’ora bisogna moltiplicare la trattenuta per il numero di ore di sciopero, fino a raggiungere il massimo importo della trattenuta giornaliera.

7. Bisogna comunicare la propria adesione allo sciopero?

NO. Non ci sarebbe bisogno di comunicare alcunché. Ma, visto che, l’Associazione Nazionale Presidi ha dato ai dirigenti scolastici la seguente illegittima indicazione: “Se qualcuno manca e non ha comunicato preventivamente l’adesione allo sciopero, attendere un quarto d’ora e poi sostituirlo (non è comportamento antisindacale, se la comunicazione non perviene una volta che la seduta è aperta)”, è opportuno che al momento dell’apertura della seduta sia comunicata l’adesione allo sciopero. Il preside, preso atto della dichiarazione di sciopero, e quindi dell’impossibilità di procedere allo scrutinio, deve provvedere al suo rinvio.

8. Quanti docenti devono scioperare per bloccare lo scrutinio?

È sufficiente che si dichiari in sciopero anche un solo docente per lo scrutinio di ciascuna classe, perché il consiglio di classe in sede di scrutinio è un collegio con funzioni giudicatrici e quindi deve rispettare il requisito del “Collegio perfetto”, cioè la necessità del quorum integrale (Nota n. 717 del 14 maggio 1981 Uff. Decreti delegati; NotaMPI n. 598/1981; Consiglio di Stato IV Sez. n. 189/1988). In questo modo, con l’adesione anche di un solo docente per ciascun consiglio di classe, si impedisce l’effettuazione degli scrutini di una intera giornata in tutte le classi di tutta la scuola.

9. Si può scioperare nella prima ora di ogni scrutinio nella stessa giornata?

. Lo sciopero “breve”, di un’ora, è indetto per la prima ora di ogni scrutinio, quindi ogni docente può scioperare nella prima ora di attività programmata relativa a ciascuno degli scrutini delle classi che lo riguardano nella giornata, quindi anche a più scrutini nello stesso giorno, anche non consecutivi, sempre esclusi gli scrutini delle classi che hanno esami finali.

10. Se lo scrutinio è stato programmato per più di un’ora, in caso di sciopero breve, il preside può cominciare lo scrutinio al termine della prima ora?

NO. La mancanza del “Collegio perfetto” rende impossibile l’apertura delle operazioni e quindi il suo regolare svolgimento. D’altro canto, come sarebbe possibile comprimere delle operazioni di scrutinio programmate per più di un’ora nel breve tempo residuo previsto dalla calendarizzazione?

11. Il preside può effettuare sostituzioni in caso di sciopero degli scrutini?

NO. Il capo di istituto non può sostituire in nessun caso chi sciopera. Quindi non realizzandosi il “Collegio perfetto” lo scrutinio va sospeso e riconvocato successivamente.

12. Il preside può spostare lo scrutinio per aggirare lo sciopero?

NO. Il dirigente non può spostare lo scrutinio in caso di sciopero. Queste date dovrebbero, peraltro, essere indicate nel Piano delle attività deliberato dal Collegio dei docenti (art. 28, comma 4, CCNL Scuola 2006/2009) e quindi ogni modifica operata dal dirigente senza l’approvazione del Collegio sarebbe illegittima. Nel caso in questione poi qualunque modifica della data tenderebbe a limitare o vanificare il diritto di sciopero, un comportamento antisindacale e quindi sanzionabile in base allo Statuto dei Lavoratori (art. 28 legge n. 300/1970).

13. I presidi possono decidere di effettuare gli scrutini finali prima del termine delle lezioni, fissato dal calendario regionale?

NO. Non possono farlo. Infatti, nonostante l’Associazione Nazionale Presidi scriva sorprendentemente che “il monte ore annuo viene soddisfatto di regola … circa dieci giorni prima del termine delle lezioni ” basta fare qualche semplice operazione per rendersi conto che un curriculo di 990 ore, con 30 ore settimanali, è teoricamente realizzabile in 33 settimane che corrispondono a 198 giorni (di fatto i 200 giorni di lezione previsti dall’art. 74 comma 3 del d.lgs. n. 297/1994) e un eventuale anticipo rischierebbe di invalidare l’anno scolastico.

Ma soprattutto, bisogna ricordare che “La valutazione ha per oggetto il processo di apprendimento, il comportamento e il rendimento scolastico complessivo degli alunni” (art. 1, comma 3, d.P.R. n. 122/2009) e quindi deve basarsi su tutti gli elementi rilevabili lungo l’intero anno scolastico fino al termine programmato delle lezioni.

Inoltre, nella scuola secondaria di primo e secondo grado “per procedere alla valutazione finale di ciascuno studente, è richiesta la frequenza di almeno tre quarti dell’orario annuale personalizzato” (art. 11, comma 1, d.lgs. n. 59/2004; art. 13, comma 2, d.lgs. n. 226/2005, art. 14, comma 7, d.P.R. n. 122/2009), e questo requisito indispensabile “ai fini della validità dell’anno scolastico e per la valutazione degli alunni” (art. 2, comma 10, d.P.R. n. 122/2009) è verificabile solo dopo il termine delle lezioni.

Anche per il primo ciclo, solo “in sede di scrutinio conclusivo dell’anno scolastico” (art. 2, comma 6, d.P.R. n. 122/2009) può essere deliberata l’ammissione o non ammissione alla classe successiva.

Infine, anche la valutazione del comportamento, da effettuarsi relativamente a “tutto il periodo di permanenza nella sede scolastica, anche in relazione alla partecipazione alle attività ed agli interventi educativi realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori della propria sede” (art. 2, comma 1, legge n. 169/2008, come ribadito dall’art. 7, comma 2, d.P.R. n. 122/2009), esclude che detta valutazione, per tutti gli ordini di scuola, possa effettuarsi prima della fine delle lezioni o addirittura ancor prima del termine di altre attività programmate che dovessero protrarsi oltre il termine delle lezioni e, quindi, non è possibile procedere ad alcuno scrutinio finale prima del termine delle lezioni.

Abbiamo già sollecitato tutti i dirigenti scolastici ad attenersi alla normativa vigente e gli Uffici Scolastici Regionali a vigilare su eventuali anomalie, è comunque importante che ci vengano segnalate eventuali illegittime anticipazioni in modo da poter intervenire tempestivamente.

In ogni caso, visto che lo sciopero è stato anche proclamato “per i primi due giorni stabiliti dai calendari dei singoli istituti” (Nota MIUR n. 15367/2015), è possibile scioperare anche nelle date delle illegittime anticipazioni degli scrutini, escludendo sempre le classi terminali.

14. Quali attività si possono bloccare per le elementari e le medie?

Tutte quelle ricadenti nei giorni di proclamazione dello sciopero, tranne che non si tratti degli esami di terza media.

15. Nel caso degli scrutini, il preside, constatato lo sciopero anche di un solo componente del consiglio di classe, deve aggiornarlo massimo a cinque giorni dopo, ma è vero che se poi dovesse continuare a scioperare ancora qualcuno in questa seconda convocazione il dirigente può sostituirlo e rivolgersi al giudice per interruzione di pubblico servizio?

NO. Le modalità di effettuazione dello sciopero, diventate particolarmente complesse dopo l’emanazione della L. n. 146/1990 (la cosiddetta legge “anti-Cobas”), non prevedono assolutamente questo. Solo se la convocazione dello sciopero fosse ritenuta dalla Commissione di garanzia (non da chiunque, magari dal DS …) pregiudizievole “ai diritti della persona costituzionalmente tutelati” e se il tentativo di conciliazione tra organizzazione sindacale proclamante e Governo non dovesse riuscire, solo allora il Presidente del Consiglio, o un Ministro delegato, potrebbe emanare un’ordinanza con “le misure necessarie a prevenire il pregiudizio ai diritti della persona costituzionalmente tutelati di cui all’articolo 1, comma 1” (art. 8, comma 1, L. n. 146/1990 come modificato dalla L. n. 83/2000). Queste misure potrebbero anche prevedere la sostituzione degli scioperanti, ma non la configurazione di un reato come l’interruzione di pubblico servizio.

16. Gli scrutini si fanno quasi ovunque con software informatico e si mandano voti ed assenze via internet giorni prima della data stabilita per gli scrutini delle singole classi. È obbligatorio fornire queste informazioni prima della seduta del Consiglio di classe?

NO. Anche se in molte scuole si opera così per comodità bisogna comunque ribadire che non esiste alcun obbligo di comunicare anticipatamente alcunché. Anzi, le proposte di voto – perché, ricordiamo anche questo, il voto del singolo insegnante è solo una proposta mentre “la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata nella scuola primaria dal docente ovvero collegialmente dai docenti contitolari della classe” e nella scuola secondaria di primo e secondo grado “dal consiglio di classe … presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza” (d.P.R. n. 122/2009, artt. 2 e 3 per elementare e media, artt. 4 e 6 per il superiore, art. 7 per la condotta) – possono essere presentate solo durante lo scrutinio non essendo prevista dalla normativa vigente nessun’altra modalità e quelle fatte ancora prima del termine delle lezioni sono assolutamente illegittime.

Nota 3 giugno 2015, AOODGSIP 3704

Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione

agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Italiana di
BOLZANO
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Tedesca di
BOLZANO
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Ladina di
BOLZANO
alla Provincia di Trento Servizio Istruzione
TRENTO
alla Sovrintendenza Agli Studi per la Regione Autonoma della Valle D’Aosta
AOSTA

Oggetto: Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole, seconda edizione

Nell’ambito delle attività previste dal protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, si inserisce l’iniziativa ‘Libriamoci, realizzata grazie al lavoro del Centro per il Libro e la Lettura.
La seconda edizione di “Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole” si terrà dal 26 al 31 ottobre 2015 e l’auspicio è che diventi un appuntamento annuale del calendario scolastico.
L’obiettivo di tale iniziativa è di riuscire a coinvolgere il maggior numero di studenti, avvicinandoli ai libri attraverso attività di lettura ad alta voce organizzate con gli insegnanti, senza alcun fine valutativo, ma con l’unico scopo di far riscoprire ai più giovani il piacere della lettura e la possibilità di sfruttare il proprio tempo in modo costruttivo ed educativo, con la piacevole compagnia di un buon libro. Il programma si svilupperà attraverso reading, maratone e incontri speciali che potranno prevedere la presenza di illustri autori, presenze di forte rilievo culturale, fondazioni e associazioni.
Gli insegnanti sono pertanto invitati ad inserire queste attività nel POF degli istituti scolastici e ad organizzare attività di lettura ad alta voce che coinvolgano gli studenti. All’iniziativa possono partecipare scuole di ogni ordine e grado.
Per avere suggerimenti e informazioni, per condividere i propri progetti e per organizzare le iniziative (contattando associazioni, autori, biblioteche, lettori, etc … ), gli insegnanti potranno avvalersi del sito www.libriamociascuola.it dove saranno rese note tutte le iniziative segnalate dalle scuole, grazie al coordinamento del Centro per il libro e la lettura.
Si ricorda che chi aderisce alla campagna descrivendo sul sito l’iniziativa riceverà un attestato di partecipazione e parteciperà all’estrazione di 50 premi in libri tra le prime 1.000 iniziative registrate.
In considerazione del valore dell’iniziativa le SS.LL. sono pregate di assicurare la più ampia e tempestiva diffusione dell’iniziativa in oggetto presso le Istituzioni scolastiche.
Si ringrazia per la collaborazione.

IL DIRETTORE GENERALE
Giovanna Boda

Indicibili (In)canti

Orchestre e cori fanno scuola
Mercoledì al Miur il premio per le migliori esperienze
Giannini: “Con la Buona Scuola rafforzeremo lo studio della musica”

man1l

Un incantesimo in scena. La magia della musica vive una mattinata nel Cortile della Minerva del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Torna anche quest’anno l’ormai tradizionale appuntamento con Indicibili (In)canti, il concorso nazionale che mira a valorizzare le buone pratiche musicali nella scuola italiana, a potenziare l’attività strumentale e corale nella scuola e a educare gli studenti all’”incanto” per la musica. Mercoledì 3 giugno 2015, dalle 9, la cerimonia di consegna dei riconoscimenti ai gruppi orchestrali e corali che hanno dimostrato la qualità degli interventi musicali nelle scuole, alla presenza del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. La cerimonia sarà accompagnata anche questa volta dal Concerto dei vincitori del concorso. Un appuntamento prezioso della scuola, un modo pratico – appunto – di fare musica.

L’iniziativa, alla sua quarta edizione, vede come testimonial d’eccezione Paolo Fresu, Ennio Morricone, Danilo Rea, Paolo Damiani (che cura anche la direzione artistica del Concerto) e la partecipazione della cantante Serena de Ferrari, dei Percussionisti del Liceo Statale Manzoni di Latina e dei giovanissimi solisti dell’Orchestra Papillon.

Indicibili (In)canti è promosso dal Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica per tutti gli studenti, presieduto da Luigi Berlinguer, con la collaborazione della Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione. Tra gli obiettivi del Comitato, oltre alla diffusione della cultura musicale attraverso un apprendimento pratico della musica stessa, anche il potenziamento dell’attività strumentale e corale.

Il concorso è una delle iniziative messe in campo dal Miur per promuovere l’educazione e la pratica musicale nelle scuole.

“Noi vogliamo che l’educazione musicale ritorni al centro delle competenze dei nostri studenti – spiega il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini -. Imparare a fare musica, non solo a studiarla, familiarizzare con le note, familiarizzare con uno strumento, è una delle priorità del disegno di legge della Buona Scuola che prevede proprio per questo un rafforzamento dell’insegnamento di questa disciplina”.

“L’educazione musicale – sostiene il presidente Luigi Berlinguer – non solo sviluppa pensieri ed emozioni, potenzia le abilità linguistiche, migliora il rendimento nell’apprendimento, ma educa anche i giovani al rispetto dell’altro e alla collaborazione tra diversi, attraverso il riconoscimento dei principi dell’eguaglianza e delle differenza. La crescita individuale e collettiva dei futuri cittadini – aggiunge – si alimenta anche e soprattutto nell’esperienza del fare musica insieme, tutte e tutti”.

Il concerto sarà trasmesso in live streaming su Radio Cemat (www.radiocemat.org)


Programma