Sulla determinazione dell’organico dell’autonomia

Per una riflessione professionale sulla determinazione dell’organico dell’autonomia

di Alessandro Basso

 

Mentre il DDL “La Buona Scuola, con una nuova numerazione assegnata dal Senato (1934), sta approdando in Commissione, circolano, nelle scuole, varie ipotesi attive e proattive su quello che sarà l’organico dell’autonomia. Segno che la discussione non si è cristallizzata unicamente sugli aspetti sindacali, ma che una riflessione operativa è già in corso nelle scuole.

Non senza difficoltà, legate alla collocazione di questa discussione a margine dell’anno scolastico e parallelamente agli scrutini.

Le correnti di pensiero che si stanno confrontando sono almeno tre, accompagnate e seguite da presunte note ministeriali e fughe in avanti di qualche ufficio che sta procedendo all’interpretazione autentica preventiva (ma qualcuno dovrà pur dir qualcosa e sollevare la questione nelle scuole…).

La prima, alla quale appartiene quanto pare chi scrive, segnata da un forte pragmatismo e dalla curiosità di toccare con mano gli effetti di una tanto agognata autonomia scolastica oltre alla vivacità destata dal poter operare in condizioni di pianta organica del personale non in riduzione.

La seconda linea di pensiero è caratterizzata da coloro i quali sono seduti sulla riva del fiume e, pertinentemente, aspettano che qualcosa accada. A questa corrente appartengono anche quanti sollevano perplessità circa l’efficacia giuridica di manovre scolastiche che precedano l’approvazione, tra l’altro eventuale e potenziale, di una legge. E su questa corrente non si può che posizionarsi, razionalmente tutti.

Vi sono poi, in terza battuta, forse non sono nemmeno pochi, quanti non sanno nemmeno quanto sta avvenendo nei segreti del Palazzo, sia esso il Senato della Repubblica o l’ufficio del dirigente scolastico. Anche su questo si dovrebbe riflettere, ma non è questa la sede opportuna.

Una cosa è sicura: se passa la legge, l’organico andrà costruito, inventato, calibrato ingegneristicamente, sapendo che poi, in futuro, si potrà fare di meglio.

 

Quali sono i passaggi che potrebbero essere seguiti nella scuola per definire l’organico dell’autonomia?

 

  1. Organico dell’autonomia e POF

Il POF è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale della scuola e rappresenta in modo esplicito la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa di una scuola autonoma. E’ un documento di impegno tra la scuola e il territorio incentrato sul rapporto scuola-studenti-famiglia.

Il piano è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi. E’ lo strumento- guida fondamentale per la gestione didattico-organizzativa della scuola che detterà le linee d’azione delle professionalità dell’istituto in questo momento di grande cambiamento.

Fin qui la definizione del documento che ben conosciamo.

Il primo passaggio potrebbe essere costituito dall’implementazione delle pratiche in uso nell’istituto incrociandole con quanto introdotto dal DDL La Buona Scuola.

Si scoprirà, probabilmente che il proprio piano è già rappresentativo di molte istanze esplicitate nel documento governativo, ma che devono essere ricercate le eventuali leve per poterle realizzare al meglio.

È preferibile suddividere questa operazione in due step progressivi, il primo legato all’immediatezza e all’emergenza, il secondo, più completo e necessario di coinvolgimento, individuabile nella fase di avvio del nuovo anno scolastico, quando il proprio POF dovrebbe essere ridisegnato secondo le nuove norme.

In questo secondo step, non casualmente, sarà necessariamente tenuto in considerazione quanto emerso in sede di autovalutazione d’istituto, onde incrociare gli obiettivi di miglioramento con le nuove risorse disponibili per realizzarli. Su questo passaggio, verosimilmente, si giocherà gran parte della responsabilità del dirigente nell’ambito della propria valutazione.

Nonostante l’opinione della vulgata, che vedrebbe nel Preside il decisore unico di quanto sopra delineato, è evidente che questo passaggio dovrebbe avvenire almeno assieme allo staff della dirigenza, in qualche modo finalmente istituzionalizzato dal DDL e oggetto del prossimo ragionamento.

 

  1. La composizione dello staff del dirigente scolastico

Su questo aspetto si gioca la vita professionale dei dirigenti e, in alcuni casi, la sopravvivenza funzionale stessa degli istituti scolastici.

Al momento, un dato certo è rappresentato dalla Legge di Stabilità che ha previsto la cassazione dell’art. 459 del Testo Unico e quindi degli esoneri dei collaboratori dei dirigenti, ex vicari, tanto più in un momento in cui molte scuole italiche sono affidate, per le note ragioni, in reggenza.

Se andrà in porto la possibilità di usufruire delle nuove assunzioni per ampliare lo staff delle scuole, tutti saranno molto contenti e le scuole ne avranno gran beneficio, pur con alcuni distinguo, rappresentati dalla potenziale difficoltà di reperire tra le maglie delle GAE le figure professionali idonee alla sostituzione dei collaboratori designati. Tradotto in altri termini, come si reperirà un sostituto in classe del vicario di una classe di concorso esaurita nelle GAE? Domanda, ovviamente, ancora aperta.

Per la definizione dello staff, pare strategico coinvolgere proprio la squadra a fianco del DS, scegliendo, operativamente, da chi potrebbe essere costituito, se scegliere la strada dello staff a composizione variabile e ragionare su quali figure possano essere utili per il funzionamento dell’istituto.

La scelta che appare più funzionale, andrebbe verso la strutturazione di uno staff composto dalle funzioni strumentali, oltre ai collaboratori e, eventualmente, dai responsabili di plesso/ direttori di sede.

Una volta individuate le figure, è necessario riflettere su quali di queste possano essere interessate, eventualmente, ad un esonero parziale delle ore di insegnamento.

 

Un esempio:

Lo staff dell’Istituto sarà costituito da:

  • I e II collaboratore del Dirigente Scolastico, con compiti di coadiuvamento nella gestione dell’Istituto e di governo dei processi decisionali.
  • Funzione strumentale POF Territoriale: Coordinamento con le proposte del territorio, implementazione del documento POF- T in raccordo con le altre Funzioni Strumentali;
  • Funzione Strumentale POF, con compito di implementazione e valorizzazione del POF triennale;
  • Funzione strumentale Nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione: Coordinamento sull’utilizzo delle nuove tecnologie, coordinamento e realizzazione iniziative di innovazione per l’istituto;
  • Funzione strumentale per la Valutazione, con compiti di: Implementazione, coordinamento e successivo monitoraggio delle attività di valutazione dell’Istituto per realizzare obiettivi di miglioramento dei processi;
  • Funzione strumentale per l’inclusione, con compiti di coordinamento, monitoraggio, organizzazione del Piano Annuale dell’Inclusività e del Piano annuale di formazione del personale;
  • Funzione strumentale orientamento dispersione, con compiti di definizione di un sistema di orientamento d’istituto, promozione e coordinamento delle linee d’azione finalizzate alla lotta alla dispersione scolastica.

Per la realizzazione efficace dei processi di governance, si prevede la seguente riduzione degli orari di insegnamento dei docenti:

 

FIGURA PROFESSIONALE TIPOLOGIA ESONERO CLASSE DI CONCORSO
I collaboratore del Dirigente Esonero totale 18/18 A033, Tecnologia Sc Secondaria
II collaboratore del Dirigente Esonero parziale 8/24 AN Scuola primaria
Funzione strumentale POF Territoriale: Esonero parziale 6/24 AN Scuola primaria
Funzione Strumentale POF Esonero parziale 4/18 A028, Arte Immagine Sc. Secondaria
Funzione strumentale Nuove tecnologie per l’informazione e la comunicazione Esonero parziale 4/24 AN Scuola primaria
Funzione strumentale per la Valutazione Esonero parziale 4/18 A043, Lettere Sc. Secondaria
Funzione strumentale per l’inclusione Esonero parziale 4/24 AN Scuola primaria
Funzione strumentale orientamento dispersione Esonero parziale 4/18 A059, Sc. Matematica Sc. Secondaria

 

 

  1. L’Organico dell’autonomia
L’organizzazione funzionale dell’istituto, così come le scelte gestionali, si conformano al Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto, che sarà ri-delineato per il triennio 2015/2017, elaborato dal Collegio dei docenti e adottato dal Consiglio d’Istituto.

L’organico dell’autonomia “funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell’offerta formativa” vede coinvolto il personale in azioni di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di coordinamento.

In particolare, sono stati individuati i seguenti

Obiettivi formativi prioritari (tratti dal DDL, operando una scelta significativa)

 

·      Alfabetizzazione alla musica in tutti gli ordini di scuola;

·      Potenziamento delle discipline motorie e sviluppo di comportamenti ispirati a uno stile di vita sano, con particolare riferimento all’alimentazione, all’educazione fisica e allo sport, e attenzione alla tutela del diritto allo studio degli studenti praticanti attività sportiva agonistica;

·      Sviluppo delle competenze digitali degli studenti;

·      Iniziative per la prevenzione e per il contrasto dei fenomeni della dispersione scolastica, della discriminazione e del bullismo, anche informatico, per l’inclusione scolastica;

·      Iniziative per il diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali anche attraverso l’attivazione di percorsi individualizzati e personalizzati, nonché misure educative e didattiche di supporto, anche in collaborazione con i servizi socio-sanitari ed educativi territoriali e con le associazioni di settore;

·       Apertura pomeridiana delle scuole, per la fruizione di laboratori di recupero e potenziamento;

·      Rivisitazione del gruppo classe con riduzione del numero di alunni e di studenti per classe

·      Alfabetizzazione e perfezionamento della lingua italiana per gli alunni stranieri, anche mediante l’attivazione di corsi opzionali di lingua e la dotazione di laboratori linguistici anche in rete.

·       Alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come lingua seconda attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana, da organizzare anche in collaborazione con gli enti locali, il terzo settore e il volontariato, con l’apporto delle comunità di origine, delle famiglie e dei mediatori culturali.

Al fine di dare coerenza al nostro lavoro e non veder sminuita questa opportunità che se ben sviluppata avrebbe portata storica, non si dovrebbe escludere di individuare le azioni conseguenti agli obiettivi formativi suggeriti dal DDL, onde tradurli in   leve di sviluppo strategiche e funzionali all’O.F.

Questi obiettivi saranno concretizzati nelle seguenti azioni, con la seguente previsione di utilizzo di personale.

 

AZIONE (esempio) RISORSE UMANE NECESSARIE ALLA REALIZZAZIONE
Implementazione del tempo scuola alla scuola primaria in risposta alle domande di iscrizione delle famiglie, laboratori didattici di recupero e consolidamento 1 docente di scuola primaria
Alfabetizzazione dell’italiano come lingua seconda e come lingua dello studio 1 docente di scuola primaria da utilizzare in tutte le scuole dell’Istituto per interventi a carattere permanente
Alfabetizzazione motoria scuola primaria 1 docente di Ed. fisica
Alfabetizzazione musicale e attività nelle arti performative, scuola primaria 1 docente di ed. musicale
Recupero e consolidamento degli apprendimenti di base, attività di integrazione a favore degli alunni BES, azioni di contrasto alla dispersione scolastica e alle varie forme di bullismo 1 docente con specializzazione polivalente per il sostegno o formazione affine
Sviluppo delle competenze digitali, realizzazione di laboratori informatici, alfabetizzazione informatica di base, potenziamento della didattica digitale e della classe capovolta, sviluppo di un sistema di comunicazione digitale per gli alunni e per l’organizzazione, coordinamento tecnico del progetto digitale d’istituto, coordinamento sperimentazioni in atto 1 docente di tecnologia o comunque con formazione in campo informatico e nella didattica con le N.T.

Non andrebbe trascurato, in questa fase interlocutoria, di iniziare ad individuare, per gli istituti comprensivi, sprovvisti di risorse umane tecniche per la gestione informatica (oltre che di risorse economiche) una figura di assistente tecnico, in rete con altre scuole. È suggeribile operare una previa valutazione di opportunità sulla scelta di avere un assistente tecnico piuttosto che un tecnico assunto con i fondi a disposizione della scuola, ma scelto tra le figure del mondo del privato.

 

Proseguendo, la questione delle priorità. Ad oggi non è affatto chiaro su quante unità di personale si potrà contare; potrebbe essere opportuno, quindi, prospettarsi un ordine di priorità, in modo da aver pronto un elenco di bisogni su cui far valutare gli uffici preposti sulla base dell’entità degli organici assegnati all’ “ambito territoriale” di pertinenza.

 

PROSPETTO RIASSUNTIVO DI SINTESI

 

Ordine di priorità Tipologia posto Numero posti
1 A033, Tecnologia Sc Secondaria 1 posto
2 SCUOLA PRIMARIA, POSTI COMUNI 1 posto
3 A043, Lettere Sc. Secondaria 4 ore *
4 A059, Sc. Matematica Sc. Secondaria 4 ore
5 A028, Arte Immagine Sc. Secondaria 4 ore
6 SCUOLA PRIMARIA, POSTI COMUNI 1
9 A030, Ed. fisica 1 posto
10 A032 Ed. musicale 1 posto

*Fino a che punto potranno essere “spezzate” le cattedre?

11 ASSISTENTE TECNICO 1 posto per la rete

 

Questo documento è pronto per la condivisione collegiale. Il DDL prevede che l’organico dell’autonomia sia elaborato dal dirigente, sentito il collegio docenti e il consiglio d’istituto.

Se saranno mantenuti i tempi previsti dal governo, giocoforza dovrebbe essere pianificato il passaggio collegiale nel mese di giugno, escludendo una convocazione a luglio o agosto.

Possono essere sì sollevate questioni di opportunità (e di legittimità?) circa la consultazione di un organo collegiale prima dell’approvazione di una legge, ma, ad oggi, non si intravvedono strade più facilmente percorribili, oltre al fatto che, in questo momento delicato, non appare strategico procedere senza i necessari passaggi formali.

 

Parere negativo sulla legittimità costituzionale del DDL governativo sulla scuola

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha espresso un parere negativo sulla legittimità costituzionale del DDL governativo sulla scuola; e questo nonostante il Presidente della Commissione, la Senatrice Finocchiaro, evidentemente convertita al renzismo, abbia votato a favore della costituzionalità contrariamente alla prassi.

Come è ovvio  la questione di legittimità costituzionale  sarà riproposta e ridiscussa  nell’Aula; quanto è avvenuto dovrebbe però convincere chi ha un minimo di sensibilità costituzionale a ritirare il DDL, stralciando la parte relativa all’assunzione dei precari e rinviando l’esame del testo di legge dopo che esso sia stato riscritto in modo rispettoso dei principi costituzionali.Difatti, come abbiamo rilevato nei giorni scorsi, il DDL, oltre ad essere incostituzionale nella sua impostazione, è disseminato in tutti i suoi articoli di norme in contrasto con i principi costituzionali. Un’ultima considerazione: il Presidente Mattarella non ha proprio nulla da osservare? La riforma renziana  è una legge destinata a incidere profondamente sulla funzione della Scuola Statale, luogo di formazione delle nuove generazioni, dove l’osservanza della Costituzione dovrebbe essere un punto fermo.

Ddl “La Buona Scuola” GOVERNO BATTUTO AL SENATO

Ddl “La Buona Scuola” GOVERNO BATTUTO AL SENATO.
Nigi: “i nostri timori si rilevano fondati”

Roma, 9 giugno 2015 – “Le preoccupazioni espresse in più occasioni e da tempo dallo Snals-Confsal in relazione ai dubbi sulla costituzionalità di alcuni aspetti del ddl, hanno trovato conferma nel voto in Commissione Affari Costituzionali al Senato” – ha dichiarato Marco Paolo Nigi segretario generale Snals-Confsal.

“Questo voto rende indispensabile – ha continuato Nigi – lo scorporo, in un provvedimento d’urgenza di un piano pluriennale, per la stabilizzazione di tutto il personale precario.”

Nuovo Isee

da Superabile

Nuovo Isee, Anffas critica il “trionfalismo” sul monitoraggio: troppi punti oscuri

Il presidente Speziale replica al ministro Poletti: “Campione è significativo, ma tante criticità, soprattutto per pluridisabili: in alcuni casi Isee schizzato da 0 a 13 mila euro. E pochi comuni hanno adeguato propri regolamenti per accesso a servizi. Caos e iniquità a danno delle persone con disabilità”

ROMA – Troppi “punti oscuri” nei primi dati sul nuovo Isee e troppe criticità a spese delle persone con disabilità: Anffas smorza così l’entusiasmo con cui il governo, in particolare il ministro Poletti, ha presentato la prima parte del monitoraggio relativo all’applicazione del nuovo misuratore economico. Monitoraggio che però, contrariamente a quanto contestato dal comitato “Stop al nuovo Isee”, sarebbe per Anffas “significativo” in quanto a consistenza del campione, ma “critico” per le conclusioni che se ne traggono. Ed ecco, in sintesi, i “punti oscuri” rilevati dal presidente Roberto Speziale”.

Pluridisabilità fa schizzare in alto l’Isee. Primo, “ancora ci sono situazioni assolutamente critiche che colpiscono fortemente le persone con disabilità ed i loro nuclei familiari”. In particolare, le “condizioni di pluridisabilità che hanno fatto schizzare verso l’alto l’Isee delle persone che ne sono affette, arrivando anche a vedere situazioni in cui da Isee ristretto pari a zero si è passati, pur considerando le franchigie, ad un Isee in cui, calcolandosi tutte le provvidenze correlate all’invalidità (a causa della mancata esecuzione delle sentenze del Tar Lazio del febbraio scorso), si arriva anche a 13 mila euro, con le conseguenze negative per accedere alle prestazioni sociali agevolate.

I Comuni non adeguano i regolamenti. Secondo, sono pochi i comuni che stanno adeguando i propri regolamenti per l’accesso ai servizi. Condizione fondamentale, questa, visto che “oltre a ciò che l’Isee rileva, sono poi le scelte regionali e dei Comuni che determinano le condizioni di accesso alle prestazioni. Da questo punto di vista – fa notare Speziale – i dati rilevati dal Ministero fotografano una situazione in cui sono pochissimi i Comuni che hanno adeguato i propri regolamenti. Con preoccupazione, inoltre, Anffas rileva che da queste prime scelte si sta profilando un orientamento pericoloso: soglie di esenzione ridotte o addirittura pari a zero, percentuali di compartecipazione al costo elevate rispetto a livelli Isee molto bassi, prestazioni non considerate come sociosanitarie e ascrivibili quindi non all’Isee ristretto ma all’Isee ordinario”.

Falsa rappresentazione delle condizioni di vita delle persone con disabilità. Infine, c’è una preoccupazione “tecnica”, che ha a che fare con la capacità dell’Isee di misurare effettivamente le condizioni economiche dei nuclei con disabilità. In particolare, “le famiglie con minori con disabilità, per cui non è applicabile l’Isee ristretto”. Per Speziale, “questa situazione, unita ad un non corretto utilizzo del moduli per la Dsu per le persone con disabilità che stiamo registrando in vari casi lungo il territorio nazionale, determina ancora più una falsa rappresentazione delle vere e, purtroppo precarie, condizioni di vita delle persone con disabilità, rendendo più oneroso l’accesso alle prestazioni sociali agevolate”.

Sullo sfondo di tutte queste considerazioni critiche, c’è la “nostra ferma contrarietà nei confronti della scelta del governo di non dar seguito, fino ad ora, alle sentenze emesse dal Tar Lazio che, invece, hanno severamente messo in discussione, dichiarandole illegittime, parti importanti del nuovo Isee – conclude Speziale – Addirittura il Governo ha espresso la volontà di impugnare, nel termine ordinario che scadrà fra qualche mese, le tre sentenze del Tar Lazio, con la chiara conseguenza di continuare ad aggravare di giorno in giorno la situazione di caos generata dal DPCM 159/2013. Caos, ma anche e soprattutto iniquità, ancora una volta a danno delle persone in condizione di maggiore vulnerabilità, come le persone con disabilità. Basti pensare al fatto che ancora l’Inps genera Isee più alti perché continua a calcolare le provvidenze economiche per invalidità civile che invece il Tar ha dichiarato non computabili, tanto da indurre i vincitori dei ricorsi al Tar a provare a far presentare la Dsu direttamente presso l’Inps, minacciando l’Istituto dei danni che dovessero generarsi per il mancato rilascio dell’Isee conforme alle sentenze”.


Lombardia: la “Buona scuola” partirà con 4.650 studenti in meno? Ledha: “Pronte lettere di diffida”

Migliaia di ragazzi con disabilità rischiano di non poter frequentare le lezioni perché privi dei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza educativa e trasporto. Ledha denuncia la grave mancanza di responsabilità delle istituzioni e annuncia ricorsi in tribunale

ROMA – “Già al primo giorno del prossimo anno scolastico in Lombardia potrebbero mancare all’appello 4.650 studenti. Sono i bambini e i ragazzi con disabilità sensoriale delle scuole di ogni ordine e grado e i giovani con disabilità che frequentano le scuole superiori. Nonostante l’allarme lanciato da più di un anno dalle associazioni delle persone con disabilità, né il Governo, né la Regione Lombardia, né le vecchie e nuove Province, né la Città Metropolitana di Milano hanno trovato il modo di garantire il diritto allo studio a questi bambini e ragazzi, che rischiano di restare privi dei servizi di assistenza alla comunicazione, assistenza educativa e trasporto. Una condizione che li costringerebbe a restare a casa o a ridurre di molto la frequenza scolastica”. A denunciare la situazione è la Ledha, Lega per i diritti delle persone con disabilità. L’organizzazione ha diffuso un articolato appello in cui denuncia “la grave mancanza di responsabilità delle persone che oggi ricoprono importanti incarichi istituzionali” e si mette “al fianco delle migliaia di famiglie che vorranno rivolgersi alla magistratura per vedere rispettato il diritto dei loro figli di andare a scuola, come tutti gli altri alunni e studenti. Abbiamo predisposto le lettere/diffida da inviare alle Province e a Città Metropolitana di Milano – spiega Donatella Morra, referente Ledha scuola – con cui le famiglie potranno chiedere l’attivazione di questi servizi. Qualora il servizio non venisse attivato sarà possibile procedere con un ricorso in tribunale”.

Ledha chiede un appuntamento urgente ai vertici delle istituzioni coinvolte: Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, Daniele Bosone presidente dell’Unione Province Lombarde e Giuliano Pisapia Sindaco della Città Metropolitana di Milano. Parallelamente, Ledha ha chiesto alla Fish – Federazione Italiana Superamento Handicap – di continuare ad attivarsi presso il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Istruzione per risolvere la questione.

A oggi nessun ente pubblico (Comuni, Province o Città Metropolitana di Milano) accetta ufficialmente le domande di attivazione di questi servizi per il prossimo anno scolastico, non avendo approvato nessun atto amministrativo che ne preveda l’organizzazione. Inoltre non c’è nessun capitolo di bilancio che stanzi le risorse necessarie. Risultato: se qualcosa non cambierà nei prossimi giorni, quei bambini e quei ragazzi saranno costretti a rimanere a casa o a frequentare con un orario ridotto.

“Si tratta di servizi che la legge 104 del 1992 prevede come diritti esigibili e gratuiti, che devono essere garantiti, indipendentemente dai problemi gestionali o economici degli enti pubblici – spiega Donatella Morra -. Per questo motivo Ledha, tramite le sue associazioni, ha iniziato una campagna di informazione a tutte le famiglie coinvolte, offrendo il supporto necessario per rivolgersi alla magistratura nel caso le istituzioni continuino a non trovare una soluzione a questo problema”.

Paradossale la situazione a Milano, come riferisce Ledha. “Il Comune (sindaco Giuliano Pisapia) ha avvisato con una lettera le famiglie che non potrà più sostenere il servizio di trasporto e assistenza educativa nelle scuole superiori perché di competenza della Città Metropolitana. Le stesse famiglie, però, hanno ricevuto un’altra comunicazione da parte della Città Metropolitana (sindaco Giuliano Pisapia) che le informa che gli uffici non riceveranno neanche le domande di attivazione del servizio perché nessuno ha attribuito loro questa competenza”.


Nuovo Isee, ecco tutti i numeri del ministero: “Per i disabili è più vantaggioso”

Il testo integrale del documento pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali sulle dichiarazioni Isee elaborate nei primi tre mesi del 2015: in tre casi su quattro il nuovo Isee è più basso o uguale rispetto a quello che sarebbe stato calcolato con le vecchie regole

ROMA – La “gran parte” delle persone con disabilità e delle loro famiglie che hanno richiesto la dichiarazione Isee in questo 2015 ha trovato “le nuove regole più vantaggiose” rispetto a quelle che era in vigore dodici mesi fa: il nuovo Isee insomma conviene, e conviene soprattutto alle persone con disabilità. E’ questo il principale concetto che emerge dal documento pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e relativo ad un campione di 22 mila dichiarazioni Isee (il 2% del totale) richieste nei primi mesi dell’anno. Il quaderno “Tre mesi di nuovo Isee. Prime evidenze” fa il punto della situazione generale e poi si sofferma sulla situazione delle famiglie in cui è presente almeno una persone disabile, mettendo in evidenza – pur con alcuni distinguo – che il nuovo Isee è favorevole e neutro rispetto a quello precedente in tre casi su quattro. Per le famiglie con maggiori disponibilità economiche (oltre 30 mila euro di Isee) invece la presenza di disabili cresce.

Nel documento viene specificato, peraltro, che per particolarità tecniche legate allo strumento il vecchio Isee è anche sovrastimato rispetto a quello effettivo e che dunque i vantaggi reali dovrebbero essere perfino maggiori di quelli evidenziati nell’analisi. Un’analisi che arriva nel pieno di una polemica rovente sul tema fra il governo e alcune associazioni di persone disabili, anche in seguito alle sentenze del Tar del Lazio che – tuttora inapplicate – hanno bocciato l’Isee proprio relativamente alle nuove norme nei casi di disabilità. Ecco il testo integrale del quaderno del Ministero relativamente alla parte dedicata alle famiglie con persone disabili:

Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dell’introduzione delle nuove regole, con l’azzeramento e la sostanziale riduzione dell’ISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli passano infatti da un decimo a un quarto della popolazione, con un incremento di due volte e mezzo; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 44% dei nuclei con persona con disabilità a fronte del 29% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,7% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è circa il doppio con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che l’ISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del 16% dei nuclei con disabili nel I trimestre). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati all’introduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati. L’effetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa l’inclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare l’ISEE a un quarto dei nuclei). L’effetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, d’impatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

L’effetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nell’ordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi il doppio dei nuclei familiari che invece sarebbero favoriti dalle vecchie regole (58% vs. 31%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente l’area di chi rimane stabile (uno su dieci). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano chiaramente sulla mediana, che si riduce di quasi il 30%. La media invece cresce, poco meno che nella popolazione complessiva (+7,4%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati: infatti, considerando la media per i soli valori ISEE inferiori a 30.000 euro, l’incremento è dimezzato (+3,6%). Come già osservato, comunque, questi dati sottostimano significativamente l’ISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (il 16%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime una riduzione nei valori medi oltre che mediani. Ma vi è pure un effetto patrimonio, anch’esso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare

Nell’analisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale – modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE “ibrido” in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende l’ISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con l’introduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dall’altro) e sulla scala di equivalenza (con l’eliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dell’ISEE ibrido. Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora evidente in tutti gli indicatori. Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (del 35%), ma anche il 3° quartile (il valore che separa il quarto di popolazione più ricco) si riduce di oltre il 5%. Si riduce anche la media (di quasi il 5%), in misura più accentuata se considerata per gli ISEE inferiori a 30.000 euro (-7,8%). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per due terzi dei nuclei di persone con disabilità ed è meno favorevole per meno di un quarto, un rapporto che è quasi di 3 a 1. Resta stabile circa il 12% dei nuclei.


Nuovo Isee, le famiglie con disabilità replicano al ministero: “Per noi solo svantaggi”

Per Guerra, “65% delle famiglie disabili favorita da nuovo Isee è favorevole”. Ribatte Bonanno: “Tanti disabili non hanno ancora fatto Isee”. Una mamma: “Mio Isee passa da 16 mila a 22 mila euro solo per indennità. Dovrò pagare io i servizi che salvano mia figlia da morte sociale”

ROMA – “La ricerca è stata condotta su un campione così esiguo, appena il 2% della popolazione Isee, da render perfino assurde le percentuali rilevate”: per Chiara Bonanno, una delle promotrici del comitato “Stop al nuovo Isee”, occorre quindi “un’analisi molto più guardinga di quella entusiasta che, invece, la Guerra fa sul suo profilo”. Anche perché, continua Bonanno, “tante famiglie con disabilità non rientrano nel campione, perché devono ancora compilare l’Isee, in attesa che le sentenze del Tar siano applicate”.

Non occorre quindi dar credito, secondo Bonanno, all’ottimismo e l’esultanza di Maria Cecilia Guerra, una delle ispiratrici del nuovo misuratore economico, che così ha annunciato, nei giorni scorsi, le prime rilevazioni, definendo il nuovo Isee “una riforma davvero più equa. Il monitoraggio effettuato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sui dati relativi al milione e passa di dichiarazioni Isee presentate nel primo trimestre di quest’anno – continua Guerra – conferma la bontà della riforma avviata da gennaio”. E riporta due dati in particolare: il primo riguarda le famiglie con disabilità: “per circa quattro quinti di questi nuclei – riferisce Guerra – le nuove modalità di definizione dell’Isee sono più favorevoli (65,4%) o indifferenti (11,7%) rispetto alle vecchie. Gli Isee pari a zero passano da un decimo a un quarto della popolazione, con un incremento di due volte e mezzo; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 44% dei nuclei con persone con disabilità, a fronte del 29% che si sarebbe avuto con le vecchie regole”.

L’altro dato positivo riguarda l’emersione delle false dichiarazioni: “nei primi tre mesi di quest’anno – riferisce Guerra – le dichiarazioni dei richiedenti Isee con patrimonio mobiliare nullo sono crollate di quasi due terzi, passando dal 72,7% del primo trimestre del 2014 al 24,1 per cento. E il valore medio dichiarato è molto cresciuto. Se un anno fa meno di un cittadino su tre dichiarava di avere un conto corrente al momento della richiesta di Isee, ora oltre tre quarti lo fanno senza indugio”.

Ribatte Bonanno: “la senatrice non rileva però che l’emersione dei conti correnti dichiarati è dovuta alla legge Monti, che ha vietato la percezione in contanti degli importi di pensioni e di ogni importo in denaro, costringendo così migliaia di pensionati ad aprire un conto corrente”. Non solo: “la maggior parte delle persone non autosufficienti, soprattutto quelle che a causa delle maggiori somme percepite per far fronte ad una disabilità molto più grave, e che quindi sarebbero state con il nuovo Isee calcolate come più ricche, non hanno ancora fatto l’Isee, in attesa dell’applicazione delle sentenze per la quale il Governo è stato recentemente diffidato”.

E Sabina, una mamma caregiver, riporta la propria situazione come emblematica della ricaduta effettiva che la riforma dell’Isee sta avendo sulle famiglie con disabilità: una riforma tutt’altro che equa, secondo Sabina Beretta, visto che “è stata penalizzante per la maggioranza delle famiglie con disabilità e degli stessi disabili, cui ha tolto anche il diritto di usufruire dei servizi essenziali, utenti che fino allo scorso anno ne avevano beneficiato”. Ed ecco i numeri, relativi al caso personale di Sabina e di tanti come lei: “Io, a fronte di un Isee di 16 mila euro del 2014, quest’anno mi ritrovo con un Isee di 22mila. Questo grazie al governo, che mi ha obbligata a inserire nel computo l’assegno di accompagnamento di mia figlia e la sua pensione d’invalidità”. Non solo: “Sono stata obbligata ad aggiungere nel computo anche una somma accantonata in un libretto postale che è di proprietà di mio papà, ma nel quale risulto cointestataria perché papà ha 94 anni e non è nelle condizioni di poter gestire quei pochi risparmi che ha messo da parte. Per il resto – continua – sono una dipendente comunale, con una misera reversibilità in quanto vedova precoce, per cui il reddito familiare, rispetto allo scorso anno, è rimasto invariato”. Quali saranno le conseguenze pratiche di questo aumento dell’Isee, Sabina può solo prevederlo: “Probabilmente a settembre mia figlia perderà tutti quei servizi che il Comune le erogava per via di un Isee contenuto: parlo del trasporto e della compartecipazione del centro diurno. Ed io mi ritroverò ancora una volta a dovermi svenare per mantenergli quel minimo indispensabile che la protegga da una morte sociale”.

 

L’Aquila rinasce anche con un’area gioco aperta a tutti

L’Aquila rinasce anche con un’area gioco aperta a tutti

 

L’inclusione passa anche attraverso i giochi dei bambini e il loro stare assieme senza pregiudizi né ostacoli. E proprio l’inclusione e i bambini sono i protagonisti di una festa aperta a tutti che contribuisce anche alla rinascita di una città tanto piegata dagli eventi come L’Aquila.

Accadrà nel pomeriggio di sabato 13 giugno (ore 16-18.30), presso il Parco Giochi di Viale Rendina, e anche i bambini con disabilità potranno partecipare e divertirsi insieme a tutti gli altri, in occasione dell’inaugurazione di una nuova area giochi progettata secondo i principi della piena inclusione e rispettando i criteri di accessibilità, fruizione universale e sicurezza.

Sarà infatti proprio all’Aquila la nuova tappa del progetto nazionale Giochiamo Tutti! (www.giochiamotutti.it) promosso dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha già portato ad analoghe realizzazioni a Genova e Milano e che qui si avvale del fondamentale sostegno economico di Mediafriends, la ONLUS fondata nel 2003 da Mediaset, Medusa e Mondadori, impegnata nella solidarietà sociale, della fattiva collaborazione del Comune dell’Aquila e del locale Coordinamento delle Associazioni di Persone con Disabilità, con tutte le sue organizzazioni, oltreché dell’operatività del Gruppo Giochisport.

Si tratta di aree nelle quali i giochi sono simili a quelli di tutte le altre (altalene, scivoli, pannelli ecc.), che però dispongono di alcuni particolari accorgimenti, tali da consentire ai bambini con disabilità di giocare e divertirsi come e insieme a tutti i coetanei. Non un’area “speciale”, quindi, riservata ad alcuni bimbi, ma realmente aperta a tutti.

E aperta a tutta la cittadinanza, come detto, sarà anche la festa organizzata per il 13 giugno, in occasione dell’inaugurazione della nuova area giochi (il taglio del nastro sarà alle 17), a traino del Circobus dell’Associazione Brucaliffo, organizzazione che opera all’Aquila dal 2002, realizzando attività ludico-ricreative dal forte valore aggregativo, senza però mai sacrificare la qualità e il livello culturale delle stesse.

Nella fattispecie, il Circobus è un pulmino colorato e allestito come un vero e proprio circo itinerante, che trasporta clown e animatori, trasformando ogni luogo in cui si reca in uno spazio di festa condivisa.

Tutti i protagonisti di questa bella iniziativa saranno presenti il 13 giugno: il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, con Emanuela Di Giovambattista, assessore comunale alle Politiche Sociali; il presidente nazionale della FISH Vincenzo Falabella; il responsabile dei Progetti Mediafriends Nicola Conti; il responsabile del Coordinamento delle Associazioni di Persone con Disabilità dell’Aquila Massimo Prosperococco; vari esponenti dell’impegno civile e istituzionale.

E tra tanta animazione, divertimento e inclusione, un giovane writer aquilano produrrà la sua arte, realizzando, all’interno dell’area, un murale dedicato anch’esso al Progetto Giochiamo Tutti!, il tutto sulle note prodotte dal Complesso Bandistico dell’Istituto Comprensivo Mazzini-Patini dell’Aquila.

Esprime “una gioia infinita”, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e parla di “un regalo meraviglioso, sottolineando che “all’Aquila sta per nascere non un semplice parco giochi, ma un luogo di aggregazione e integrazione. Siamo grati alla FISH e a Mediafriends, per avere regalato alla nostra Città, ancora ferita, un’occasione nuova per crescere e amare”.

Per la FISH – commenta dal canto suo il presidente Vincenzo Falabellaè motivo di grande soddisfazione collaborare alla rinascita dell’Aquila, portando il nostro messaggio inclusivo. I bambini, le generazioni di domani, con la loro gioia e voglia di stare tutti assieme sono il veicolo più sicuro di una comunità diversa e a misura di tutti. Giocare tutti! è un impegno molto serio”.

Lettera di 29 ex capi di Stato ai governi del mondo: “Ripristinate il rispetto per gli insegnanti”

Dopo MasterProf, la Settimana dell’Insegnante, l’hashtag #RingraziaUnDocente
lanciano ora la nuova campagna #DignitàDocente, insieme a Your Edu Action

Lettera di 29 ex capi di Stato ai governi del mondo
“Ripristinate il rispetto per gli insegnanti”
Riparte il Global Teacher Prize e gli studenti di Daniele Manni, ambasciatore
in Italia della Varkey Foundation, diffondono l’importante messaggio

Dal 29 maggio scorso e sino al 10 ottobre 2015 sono aperte le candidature alla seconda edizione del “Global Teacher Prize”, conosciuto oramai come “Premio Nobel per l’Insegnamento”. Nella precedente edizione, tra i 50 finalisti al “Nobel”, due erano italiani: la veneta Daniela Boscolo ed il salentino Daniele Manni. Successivamente tutti e 50 i finalisti hanno ricevuto l’importante investitura di “Ambasciatori” della Varkey Foundation nei rispettivi paesi, con il compito di rappresentare la Fondazione e divulgarne gli obiettivi e la mission.

Daniele_Manni_0sm2.jpgPer quanto concerne l’Italia, gli studenti di Manni per “scovare” tutti i super insegnanti da candidare al Prize hanno ideato e implementato il sito/servizio “MasterProf – No ordinary teachers”, hanno lanciato, in stretta collaborazione con il sito Your Edu Action, la “Settimana Italiana dell’Insegnante” (dall’11 al 16 maggio), hanno creato l’hashtag #ringraziaundocente che tanto successo ha riscosso in tutto il paese, e ora, nella missione di promuovere in patria la seconda edizione del Global Teacher Prize, battezzano il nuovo hashtag #DignitàDocente e diffondono la versione italiana della lettera aperta a tutti i Governi del mondo a firma di 29 ex Capi di Stato.

Questa la lettera sotto forma di “mail”:

Da: 29 ex Capi di Stato
A: Governi e Ministeri dell’Istruzione del mondo
Oggetto:  Invitiamo a proteggere e valorizzare gli insegnanti

Nelle maggiori società e nella storia, la professione insegnante è stata tra le più rispettate nelle rispettive comunità.  Riscontriamo, con rammarico, che questo rispetto è andato via via consumandosi. Dall’indagine svolta dalla Varkey Foundation, è risultato che meno di un terzo dei genitori intervistati in tutto il mondo ha affermato che incoraggerebbe i propri figli a diventare insegnanti. Alla richiesta di paragonare la professione dell’insegnante ad altre professioni, solo in Cina essa è ritenuta pari a quella medica. Troppo spesso gli insegnanti fungono da capro espiatorio per i mali della società. Sono loro i responsabili del degrado nei comportamenti dei giovani e della mancanza di competenze basilari sul posto di lavoro. Talvolta sono persino responsabili del cattivo rendimento economico di un intero Paese. I politici ne fanno un facile bersaglio per le loro vittorie politiche a breve termine.

Gli effetti di questa situazione sono da ritenersi seriamente dannosi in riferimento alle possibili opportunità per le generazioni future. Se gli insegnanti non sono rispettati dalla società, non sono ascoltati dai loro alunni, non sono spalleggiati dai genitori, e i laureati più talentuosi e dotati continueranno a non considerare la professione docente tra le carriere appaganti a cui aspirare. Inoltre, la mancanza di rispetto per gli insegnanti indebolisce l’insegnamento stesso, danneggia le opportunità di apprendimento di milioni di persone e, infine, impoverisce la società nel suo complesso. Una cittadinanza mal istruita può portare all’indebolimento delle istituzioni democratiche quali il parlamento e la stampa libera.

In questo ben preciso momento, si ha più che mai bisogno di bravi insegnanti. Si ha bisogno di grandi insegnanti capaci di forgiare grandi menti. Altrimenti non saremo mai in grado di affrontare i grandi problemi del mondo, dal cambiamento climatico ai conflitti, alle malattie, alla povertà. La civiltà umana fa passi in avanti solo quando dietro le quinte ci sono bravi insegnanti, che incentivano la creatività, incoraggiano, forniscono una valida guida e aiutano a puntare in alto e in avanti.

Invitiamo tutti i Governi del mondo a proteggere e valorizzare gli insegnanti e di fare la loro parte affinché essi ricevano il rispetto che tanto meritano.

Firmata da:

Africa, Medio Oriente e Asia
capistato.jpgMichail Gorbačëv, Presidente dell’Unione Sovietica (1990-1991)
Abdurrahim El-Keib, Primo Ministro della Libia (2011-2012)
Antonio Mascarenhas Monteiro, Presidente di Capo Verde (1991- 2001)
Cassam Uteem, Presidente delle Mauritius (1992-2002)
Olusegun Obasanjo, Presidente della Nigeria (1976-1979, 1999-2007)
James R Mancham, Presidente delle Seychelles (1976-1977)
Han Seung-soo, Primo Ministro della Corea del Sud (2008-2009)
Jose Ramos Horta, Presidente di Timor Est (2007-2012)
Roza Otunbayeva, Presidente del Kyrgyzstan (2010-2011)

Americhe
Belisario Betancur, Presidente della Colombia (1982-1986)
Andrés Pastrana, Presidente della Colombia, (1998-2002)
Kim Campbell, Primo Ministro del Canada (1993)
Luis Alberto Lacalle, Presidente dell’Uruguay (1990-1995)
Ricardo Lagos, Presidente del Cile, (2000-2006)
Sebastián Piñera, Presidente del Cile (2010-2014)
Jorge Quiroga, Presidente della Bolivia (2001-2002)
Martín Torrijos, Presidente del Panama (2004-2009)
Felipe Calderón, Presidente del Messico, (2006-2012)

Europa
Vaira Vike-Freiberga, Presidente della Lettonia (1999-2007)
Felipe González, Presidente del Governo di Spagna (1982-1996)
José Luis Rodríguez Zapatero, Presidente del Governo di Spagna (2004-2011)
Alfred Gusenbauer, Cancelliere dell’Austria (2007-2008)
Zlatko Lagumdzija, Primo Ministro della Bosnia-Erzegovina (2001-2002)
Rexhep Meidani, Presidente della Repubblica d’Albania (1997-2002)
Iveta Radicova, Primo Ministro della Slovacchia (2010-2012)
Petre Roman, Presidente della Romania (1989-1991)
Jorge Sampaio, Presidente del Portogallo (1996-2006)
Boris Tadic, Presidente della Serbia (2004-2012)
Tarja Halonen, Presidente della Finlandia (2000-2012)

Scuola: dubbi su reali intenzioni Renzi

Scuola: Ugl, dubbi su reali intenzioni Renzi
(dall’Agenzia ANSA)
“Il modus operandi del governo Renzi ci fa dubitare delle reali intenzioni del premier: non vorremmo che le dichiarazioni di apertura sul ddl Scuola siano solo un ulteriore pretesto per prendere tempo e non procedere alle immissioni in ruolo”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, secondo il quale “se davvero Renzi volesse un vero confronto sulla riforma dovrebbe mettere in stand-by il testo di legge e rivederne completamente i contenuti”.
“La possibilita’ delle nomine ‘discrezionali’ del dirigente – prosegue – ma anche i criteri meritocratici non risultano appropriati a un comparto come la scuola, cosi’ come occorre prevedere maggiori investimenti e dar seguito all’iter per il rinnovo del contratto di lavoro di categoria, nel quale discutere problematiche per le quali il governo ha invece ben pensato di intervenire unilateralmente. L’Ugl Scuola da sempre chiede un piano pluriennale di assunzioni che interessi tutti i profili professionali – aggiunge Mascolo – e, visti i tempi oramai risicati, il governo deve necessariamente adoperarsi affinche’ la prima tranche inizi dal primo settembre. Auspichiamo dunque che il premier voglia davvero riannodare le fila del dialogo – conclude – e non stia temporeggiando con la speranza di sminuire le proteste dei sindacati, che sono invece espressione del dissenso della gran parte di lavoratrici e lavoratori verso questa riforma”.

Blocco scrutini primo atto: “Tanti a Bologna, e da domani…”

da Repubblica.it

Blocco scrutini primo atto: “Tanti a Bologna, e da domani…”

Secondo i sindacati in Emilia-Romagna forte adesione tra ieri e oggi, ora la verifica nelle altre regioni. “Ma gli studenti non avranno problemi”

di SALVO INTRAVAIA

Scatta il blocco degli scrutini contro la Buona scuola di Renzi. I primi ad incrociare le braccia sono stati gli insegnanti dell’Emilia Romagna, dove le lezioni si sono concluse sabato scorso. Ma è nei prossimi giorni che si vedrà l’adesione allo sciopero indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals, Cobas e Gilda. Secondo Raffaella Morsia, segretario della Flc Cgil emiliano-romagnola i primi dati parlano chiaro e sono “molto positivi”. Riscontri incoraggianti anche da parte della Cisl scuola. Per il segretario generale, Francesco Scrima “i primi dati sono positivi”. “Bene sul primo grado e secondo grado, ma anche alla primaria. Aspettiamo i prossimi giorni per fare un primo bilancio sull’esito della mobilitazione”.

Il primo sciopero degli scrutini dal 1990 è stato indetto dai sindacati soprattutto “contro lo strapotere dei presidi-sindaci, il mega piano da 100mila assunzioni che lascia a casa 60mila supplenti di seconda fascia e contro la desindacalizzazione di parecchi aspetti scolastici”. Lo sciopero, che non può interessare le classi terminali che portano gli alunni agli esami di terza media, di qualifica professionale e di maturità, riguarderà la prima ora di scrutinio  –  che salterà e dovrà essere riconvocato anche per l’assenza di un solo docente  –  nei primi due giorni calendarizzati dalle singole scuole. Ma basterà che gli insegnanti si mettano d’accordo per fare saltare tutti gli scrutini dei primi due giorni. In Emilia-Romagna e nel Molise le lezioni si sono chiuse sabato scorso e i primi scrutini si sono già svolti l’altro ieri e si svolgono in queste ore.

Oggi, 8 giugno, è prevista l’ultima campanella in Lombardia e nel Lazio. Domani chiuderanno i battenti le scuole pugliesi e a seguire tutte le altre regioni. L’esito dello sciopero, spiegano da ministero si potrà avere soltanto fra qualche giorno, in quanto le funzioni informatiche di rilevamento delle assenze durante gli scrutini saranno aperte fino al 18 giugno. Lo sciopero degli scrutini si incrocia con la maturità, che giorno 15 convoca la riunione preliminare delle commissioni d’esame. Per questo i dirigenti scolastici hanno minacciato di fare svolgere gli scrutini di domenica e fino a tarda notte. Ma per le valutazioni finali relative alle prime quattro classi ci sarà tempo anche nei pomeriggi dei giorni antecedenti le prove scritte d’esame che partiranno mercoledì 17 giugno con la prova d’Italiano.

“Non vogliamo creare disagi a studenti e famiglie  –  spiegano dalla Flc Cgil  –  che consideriamo nostri alleati nella battaglia, è solo un ulteriore passo della mobilitazione generale che stiamo portando avanti”. Nei giorni scorsi, mentre il disegno di legge di riforma della scuola sta facendo il suo iter parlamentare, in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di piazza contro la riforma Renzi-Giannini. Mentre a Genova, nel corso della Repubblica delle idee, il premier ha ammesso alcuni errori e ha annunciato altre modifiche, dopo quelle intervenute alla Camera durante le scorse settimane. Ma lo sciopero degli scrutini non verrà revocato. E a Bologna un gruppo di insegnanti è in sciopero della fame.

Riforma, un preside a tempo

da ItaliaOggi

Riforma, un preside a tempo

Cambio di sede ogni 6 anni, ma la legge già lo prevede

Alessandra Ricciardi

Dopo essersi cosparso il capo di cenere ed aver ammesso che sì, lui ha commesso degli errori sulla scuola, nel corso della direzione del Pd il premier Matteo Renzi ha aperto alla minoranza interna. Pur riaffermando il principio che la riforma va fatta. Costi quel che costi.

Nelle retrovie in verità, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, alcuni incontri tra gli esponenti di maggioranza e minoranza si sono già svolti in questi giorni della vigilia per individuare gli emendamenti sui quali concentrare le attenzioni e provare a ricucire quella spaccatura del partito che, passata in cavalleria la legge elettorale, proprio sulla riforma della scuola, complice l’ampio dissenso tra insegnanti e studenti che il disegno di legge ha scatenato, potrebbe arrivare alle sue estreme conseguenze. I lavori della commissione istruzione del senato, che si regge sulla maggioranza di un solo voto (e nella maggioranza sono annoverati anche i due dissidenti dem Corradino Mineo e Walter Tocci), riprenderanno da oggi, nella lista da esaminare ci sono 1960 emendamenti.

Nel mirino delle proteste i super poteri dei dirigenti. Che, ed è uno degli elementi della trattativa, potrebbero essere costretti a cambiare sede ogni 6 anni così da garantire la trasparenza e l’imparzialità dell’operato. Ma la mobilità dei dirigenti è già prevista, anche se finora non è mai stata attuata, dal decreto legislativo 165/2001, che la lega alla valutazione dell’operato da parte del direttore regionale. Un elemento dunque di novità non assoluta, che non cambierebbe di molto l’assetto che comunque la riforma avrebbe.

Se per attuare una vera autonomia, obiettivo principale della Buona scuola come ha ribadito il premier, è necessario un organo di vertice capace di organizzare il lavoro e di assumersi delle responsabilità, questo va coniugato con la tutela delle altre componenti della comunità scolastica, è la posizione della minoranza capeggiata al senato da Miguel Gotor. Che ha riscritto l’articolo 9 del ddl: resta la chiamata dei docenti, che potranno «anche» candidarsi presso la scuola dell’ambito territoriale di riferimento; a decidere però non sarà il singolo dirigente ma un comitato per la valutazione dei docenti. Il comitato è composto da quattro insegnanti e presieduto dal dirigente scolastico. Ed è integrato da due genitori, per infanzia e primo ciclo, uno studente e un genitore, per il secondo ciclo. Non avranno però diritto di voto, così neutralizzando possibili ritorsioni da parte di genitori o studenti scontenti. Lo stesso comitato valuta i nuovi docenti al termine del periodo di prova e assegna annualmente il premio per il merito ai prof che si sono distinti, complessivamente a livello nazionale sono disponibili 200 milioni di euro. Nessuna trattativa contrattuale sui criteri di attribuzione dei fondi, così come invece chiedono i sindacati. Ma la partita è ancora da giocare.

L’Abruzzo anticipa il nuovo organico Lo stop della Giannini ferma tutto

da ItaliaOggi

L’Abruzzo anticipa il nuovo organico Lo stop della Giannini ferma tutto

Sindacati sulle barricate: prova di forza illegittima

Alessandra Ricciardi

‘impegno, assicurano dal Miur, è che venissero date indicazioni solo informali perché i dirigenti scolastici sapessero e si organizzassero per tempo. Anche perché di tempo ne è rimasto davvero poco per far partire la riforma della scuola a settembre, se effettivamente il parlamento dovesse riuscire a vararla per giugno.

E la scadenza del15, inizialmente fissata, è già svanita. Ma alcuni dei direttori scolastici regionali presenti al vertice tenutosi al Miur, per fare il punto sulla riforma, hanno preso invece carta e penna, lo ha fatto certamente il dg dell’Abruzzo, Ernesto Pellecchia, che ha messo per iscritto quanto al ministero era stato richiesto. Apriti cielo, i sindacati sono saliti sulle barricate, accusando il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, di voler anticipare una riforma che non si sa come e quando sarà approvata. Ieri la retromarcia sollecitata dal ministero: Pellecchia ha inviato una nuova nota per dire ai presidi della sua regione di ignorare la precedente circolare. Ma cosa si chiedeva ai presidi?

In ballo c’è il nuovo organico potenziato da definire in base al piano dell’offerta formativa della singola scuola già per settembre: «Si invita codesta dirigenza scolastica a individuare le aree omogenee di attività e i relativi fabbisogni di personale…. avendo cura di specificare, per ciascuna area, le classi di concorso di riferimento», si legge nella circolare abruzzese recante le linee guida. Che prosegue: «Ove non sia possibile deliberare entro il 20 del corrente mese, indicare la data di convocazione dell’organo collegiale, comunque entro il 30 giugno». Si tratta di una richiesta «illegittima», attacca Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «che espone i dirigenti scolastici a responsabilità e soprattutto trasforma l’aspetto centrale dell’autonomia scolastica, il piano dell’offerta formativa, in un mero adempimento burocratico estivo, da cui liberarsi rapidamente, senza rispetto di professionalità e qualità. Piuttosto», dice Di Menna, «si facciano i provvedimenti per dare certezza delle nomine a settembre». Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, chiede «chiarezza, coerenza e responsabilità, non è possibile assistere a una commedia pirandelliana, in cui ciascuno (premier, ministro, senato) continua a recitare a soggetto». Il Miur «sta violando le più elementari regole di correttezza», aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «non andavano date indicazioni ai direttori, anche se informali, la legge ancora non c’è». Invece «di stralciare dal ddl il piano di assunzioni, la titolare di viale Trastevere ha scelto ancora una volta di procedere autonomamente con una forzatura», ribadisce Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda. «Un intervento di cui veramente non si sentiva il bisogno», commenta Marco Paolo Nigi, segretario Snals-Confsal, «piuttosto ci convochino a Palazzo Chigi».

Immissioni, pomo della discordia

da ItaliaOggi

Immissioni, pomo della discordia

La minoranza Pd chiede di aumentare il numero delle assunzioni. La maggioranza è sul no. Confermati invece gli albi, più morbidi sul superpreside.

Antimo Di Geronimo

È scontro aperto sul disegno di legge sulla scuola, in commissione istruzione al senato, tra i senatori della maggioranza renziana e la minoranza interna del Pd. La battaglia si combatte a colpi di emendamenti su scui l’avvio della discussione è stato rinviato a dopo la direzione del partito. E il campo di battaglia è il piano sulle immissioni in ruolo. Renzi non vuole cedere sul numero finale delle assunzioni (circa 107mila). Che lascerebbe fuori definitivamente circa 180mila docenti, tra precari delle graduatorie a esaurimento e abilitati non inseriti negli elenchi provinciali. Ma la minoranza Pd ha preparato alcuni emendamenti, che prevedono un aumento del numero delle assunzioni, ai quali non sembrerebbe intenzionata a rinunciare.

Più morbida la posizione sul superpreside, in merito al quale i senatori non renziani hanno presentato proposte di modifiche che, se approvate, non muterebbero granché lo strapotere del dirigente scolastico. Niente da rilevare, infine, sulla questione degli ambiti territoriali, sui quali la minoranza si è praticamente astenuta dal presentare proposte di modifica sostanziali. Tanto più che, sull’art. 8, la maggioranza sembrerebbe orientata a blindare il testo. E per fare ciò ha presentato un megaemendamento che riscrive totalmente il testo dell’articolo, riprendendo la versione approvata dalla camera.

n espediente, questo, che avrebbe come effetto quello di precludere l’approvazione di qualunque modifica. Dunque, la partita si gioca solo sulla questione delle assunzioni. È su questo fronte che Renzi potrebbe avere qualche problema a trovare i numeri per far passare la riforma.

La relatrice di maggioranza, Francesca Puglisi, ha presentato un emendamento in commissione che sostituisce l’articolo 8, praticamente con una sua fotocopia. Se sarà approvato, come sembra che andrà, i docenti perderanno definitivamente il diritto alla mobilità, così come è stato fino ad adesso. E dovranno rassegnarsi o a non muoversi più oppure ad andare incontro al rischio della mobilità aleatoria.

Sulla questione del superpreside, la minoranza PD ha presentato un emendamento che, una volta diventato legge, avrebbe come unico effetto di rilievo la modifica della composizione del comitato di valutazione. Che sarebbe costituito dal preside e da 4 docenti, individuati in seno al consiglio di istituto (e non più eletti dal collegio dei docenti). I 2 genitori rimarrebbero, ma senza diritto di voto. Idem nelle scuole superiori, dove al posto di uno dei due genitori entrerebbe un alunno.

Il comitato di valutazione, sempre secondo l’emendamento presentato dalla minoranza, assumerebbe su di sé la competenza a scegliere i docenti dagli ambiti territoriali. Rimarrebbe intatto, dunque, il metodo del mero gradimento in luogo del sistema della mobilità fondato su regole tassative e trasparenza delle operazioni. L’emendamento, se approvato, non andrebbe incontro alle richieste dei docenti e dei sindacati. E non fugherebbe il rischio di arbitri e discriminazioni. Tanto più che il dirigente avrebbe gioco facile a controllare il comitato, in forza del suo ruolo gerarchicamente sovraordinato rispetto ai docenti.

Sulla materia delle assunzioni la minoranza PD ha presentato alcuni emendamenti che, se tradotti in legge, comporterebbero la graduale assunzione di tutti i precari. Prima di tutto i precari storici delle graduatorie e poi tutti gli abilitati a vario titolo con almeno 3 anni di insegnamento anche non consecutivi. Anni intesi secondo le regole sulla ricostruzione di carriera: periodi di almeno 180 giorni anche frazionati oppure periodi di insegnamento prestati ininterrottamente dal 1° febbraio fino a termine delle attività.

Questa posizione è profondamente diversa rispetto a quella della maggioranza del Pd. Che coincide invece con la stesura del testo licenziato dalla camera. Vale a dire, 107mila assunzioni tratte dalle graduatorie a esaurimento e da quelle dei concorsi, con l’esclusione dei meri abilitati. E cioè dei docenti attualmente inclusi nella seconda fascia delle graduatorie di istituto o che abbiano maturato i titoli per accedervi.

Blocco dei contratti pubblici Il governo teme la Consulta

da ItaliaOggi

Blocco dei contratti pubblici Il governo teme la Consulta

L’avvocatura dello stato: buco nei conti di 35 mld

Antimo di Geronimo

Se la Consulta dichiarerà incostituzionale il blocco delle retribuzioni dei dipendenti pubblici (e dunque anche dei lavoratori della scuola statale) nelle casse dello stato si aprirà un buco stimato in 35 miliardi. Il monito viene dall’Avvocatura dello stato, che lo ha fatto presente in una memoria difensiva depositata in vista di un giudizio previsto per il 23 giugno prossimo. In quella data la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi su due ordinanze di remissione presentate dal Tribunale di Roma (ordinanza 76/2014 del 27 novembre 2013) e dal Tribunale di Ravenna (ordinanza 125/2014 del 28 febbraio 2014).

Le ordinanze argomentano l’incompatibilità costituzionale tra le norme che bloccano i rinnovi contrattuali. E lo fanno ponendo l’accento sul fatto che ciò risulterebbe in rotta di collisione con il principio di proporzionalità e sufficienza delle retribuzioni. In pratica, a fronte di una maggiore onerosità della prestazione derivante dal blocco del turn over e dell’aumento del costo della vita, le retribuzioni degli statali sarebbero rimaste ferme. Ciò da una parte ha determinato una perdita salariale secca, pari al mancato recupero dell’inflazione. E dall’altra parte, ha precluso la retribuzione dei maggiori oneri che ogni dipendente è costretto ad accollarsi, per fare il lavoro dei colleghi andati in pensione che non sono stati rimpiazzati. Il ragionamento dei giudici remittenti non fa una grinza. Ma bisogna fare i conti con la borsa della spesa pubblica, i cui cordoni, di anno in anno, diventano sempre più stretti. Di qui il monito dell’Avvocatura. Che però potrebbe anche cadere nel vuoto. Se è vero, infatti, che il pareggio di bilancio è ormai entrato in Costituzione, è vero anche che il blocco delle retribuzioni ha riguardato solo i dipendenti pubblici. Il che, sempre secondo il giudice remittente, sembrerebbe collidere con il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Va detto, inoltre, che la Consulta, in altre occasioni, ha cancellato norme simili a quelle del blocco dei contratti. Recentemente, quelle sul blocco delle pensioni, ricevendo forti critiche da ambienti governativi e da parte della dottrina. Proprio per la faccenda del pareggio di bilancio. Ma va anche detto che la Corte costituzionale è l’unico organo ad avere titolo a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale delle leggi.

DdL, siamo alla commedia pirandelliana

da La Tecnica della Scuola

DdL, siamo alla commedia pirandelliana

Lo ha detto Francesco Scrima, leader Cisl Scuola: sulla riforma premier, ministro e Senato continuano a recitare a soggetto. E con loro i direttori Usr e i presidi, che chiedono di portarsi avanti nell’applicazione di una legge che ancora non c’è. Mentre il sindacato è tenuto ai margini, malgrado l’impegno preso nell’incontro di palazzo Chigi del 12 maggio.

Nessuna scorciatoia, la riforma della scuola va prima approvata e poi applicata. A chiederlo è Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, che chiede al Governo di tenere “fede all’impegno assunto nell’incontro di palazzo Chigi del 12 maggio scorso: in quella sede – dice il sindacalista – si è concordato un percorso da concludere con un nuovo incontro al massimo livello politico, dopo il confronto al MIUR e le audizioni in Commissione al Senato. Lo si convochi quanto prima, perché servono chiarezza, coerenza e responsabilità”.

Invece, continua Scrima, accade quel che non ti aspetti: “il ministero dell’istruzione invita i direttori regionali a “portarsi avanti” nell’applicazione di una legge che ancora non c’è. A loro volta i direttori regionali, chi informalmente e chi con atto formale, chiedono ai dirigenti scolastici di applicare le disposizioni previste dal ddl sull’organico dell’autonomia e di individuare il fabbisogno di posti per il prossimo anno scolastico. Infine i dirigenti, e qui si chiude questa catena di illegittimità partita dal ministero dell’istruzione, sono indotti a convocare i Collegi dei docenti per acquisire il parere previsto dal ddl”.

Il sindacalista Cisl punta il dito anche contro “il ministero, che mai ha mostrato di avere il controllo della situazione in questa vicenda: non pensi ora di cavarsela imboccando scorciatoie illegittime e assai poco riguardose nei confronti di un ramo del Parlamento ancora impegnato nell’esame del testo. Nessuno degli atti adottati prima che la legge sia pubblicata in Gazzetta può avere peraltro validità: si eviti dunque di coinvolgere i collegi in adempimenti inutili, privi di legittimità e che dovranno pertanto essere necessariamente ripetuti”.

Il rischio fondato, per il sindacato, è che i tempi di approvazione e introduzione della riforma “siano ormai talmente stretti da rendere quasi impossibile garantire un regolare avvio dell’anno scolastico: è un rischio che denunciamo da tempo e che purtroppo si sta concretizzando”.

Per Scrima, in conclusione, siamo alla “commedia pirandelliana in cui ciascuno (premier, ministro, Senato) continua a recitare a soggetto”.

L’impressione, però, è che il copione non sia stato concluso. E se la “commedia” avesse un finale inaspettato?

Sciopero degli scrutini, l’adesione sarà altissima

da La Tecnica della Scuola

Sciopero degli scrutini, l’adesione sarà altissima

Ne sono convinti i sindacati, dopo il tira e molla dell’ultimo mese sulla legittimità e sull’opportunità di far slittare le valutazioni di fine anno. Bernocchi (Cobas): i docenti hanno capito che è l’arma migliore per battere il ddl ‘cattiva scuola’. Ma la Cub Scuola mette in guardia: per cercare di ostacolare lo sciopero, i presidi stanno mettendo in atto azioni illegittime. Tutte le indicazioni per chi vuole aderire.

Ci siamo: dopo il tira e molla, durato oltre un mese, lo sciopero degli scrutini entra nel vivo. Con un’adesione alla protesta che si prevede altissima. Si salveranno solo le classi terminali, quindi quelle di terza media e di quinto superiore.

“Gli insegnanti – scrive la Cub Scuola – si sono organizzati nelle varie scuole per garantire l’assenza di almeno un insegnante per ogni scrutinio: basta infatti un solo insegnante in sciopero per far annullare lo scrutinio. Anche se le leggi anti-sciopero degli inizi degli anni Novanta e ancora in vigore – leggi gravemente condivise anche da Cgil, Cisl, Uil e Snals – rendono difficile il blocco prolungato, gli insegnanti vogliono comunque dare un segnale forte, rimandando le operazioni di assegnazione dei voti proprio nei giorni in cui il Disegno di legge è in discussione al Senato”.

Vale la pena ricordare che la normativa vigente prevede che gli scrutini rimandati per via dello sciopero, anche di un solo docente del consiglio di classe, per mancanza del cosiddetto ‘collegio perfetto’, vanno svolti al massimo entro cinque giorni.

“In alcune scuole – continua il sindacato di base – i dirigenti scolastici, per cercare di ostacolare lo sciopero, stanno mettendo in atto azioni illegittime: per esempio, alcuni dirigenti minacciano di convocare gli scrutini anche di domenica, cosa che è assolutamente illegale”.

Un punto, quest’ultimo, su cui nei giorni scorsi si era fermato anche l’Anief, che ha messo in guardia i presidi a farsi carico di negare al personale docente e Ata il riposo settimanale per un’attività a tutti gli effetti funzionale all’insegnamento e quindi da svolgere nei giorni feriali.

Gli fa eco Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, che definisce gli scioperi degli scrutini di questa settimana “l’arma migliore per battere il ddl ‘cattiva scuola’, imporre il no al preside padrone e ai quiz e ottenere l’assunzione stabile dei precari”. Ora il premier, secondo Bernocchi, “vorrebbe cavarsela lasciando ai presidi i superpoteri ma aggiungendovi una sorta di ‘clausola di sicurezza’, imponendo loro il cambio di scuola ogni sei anni: come se il problema fosse il grado di corruttibilità del preside e non la carica di per sé degradante e distruttiva dei superpoteri sull’intero funzionamento della collegialità scolastica”. “Siamo convinti che l’arma decisiva per bloccare il ddl sia il successo dello sciopero degli scrutini di questa settimana. Nei giorni scorsi, di fronte alla sleale, e a nostro parere illegale, manovra di alcuni presidi che hanno convocato gli scrutini prima che le lezioni terminassero, lo sciopero è stato totale. Ma il test decisivo ci sarà a partire da oggi e noi siamo fiduciosi che lo sciopero supererà anche quello oceanico del 5 maggio, bloccando almeno il 90% degli scrutini”.

Ricordiamo che i Cobas hanno convocato lo sciopero degli scrutini l’8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. Lo sciopero è previsto nella prima ora di ogni suo scrutinio: sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare.

Gli altri sindacati, invece, hanno previsto che ogni docente possa scioperare anche negli altri giorni di svolgimento delle valutazioni di scrutinio di fine anno.

Per approfondimenti sulle modalità di adesione allo sciopero cliccare qui.

Organico autonomia: organi collegiali al lavoro anche a luglio

da La Tecnica della Scuola

Organico autonomia: organi collegiali al lavoro anche a luglio

Dopo il maldestro tentativo del Miur di anticipare le operazioni propedeutiche alla attivazione dell’organico dell’autonomia, è probabile che tutto venga rinviato a quando la legge sarà in vigore. E cioè ai primi giorni di luglio.

Gli uffici centrali del Miur e gli USR ce la stanno mettendo davvero tutta per creare confusione su una questione (quella dell’organico dell’autonomia) che è già sufficientemente delicata e che non ha bisogno di essere resa ulteriormente complicata.
Poche ore fa, l’USR dell’Abruzzo ha già provveduto a ritirare la circolare incriminata che aveva fatto arrabbiare il M5S e la stessa Flc-Cgil.
Ma ormai la frittata è fatta e tornare alle uova di partenza non è più possibile.
Anche perchè stanno arrivando notizie da altre regioni che confermano l’intenzione del Miur di accelerare sulla attivazione dell’organico dell’autonomia.
Nel Lazio, per esempio, l’Usr avrebbe invitato le scuole a predisporre le richieste di organico per il 2015/2016; stessa cosa è accaduta in Lombardia dove il 5 giugno scorso i dirigenti scolastici hanno preso parte ad una conferenza di servizio convocata con urgenza dal direttore generale.
Notizie analoghe arrivano anche dalla Liguria, mentre per la giornata odierna (lunedì 8) è prevista una conferenza di servizio in  Emilia-Romagna.
Insomma, è del tutto evidente che Miur e USR sono ormai in piena confusione. Manca non solo una cabina di regia ma persino un banale coordinamento fra i diversi uffici dell’amministrazione.
Viste le violente polemiche che sta suscitando l’iniziativa del Miur è probabile che per l’idea di far predisporre alle scuole delibere “preventive” cada già nelle prossime ore.
Il risultato sarà che, dopo l’approvazione della legge (anzi, dopo la sua effettiva entrata in vigore) nelle scuole bisognerà fare una vera corsa contro il tempo per dare avvio alle operazioni legate alla attivazione dell’organico dell’autonomia.