11 giugno Enti territoriali e Jobs Act in CdM

Il Consiglio dei Ministri si è riunito l’11 giugno 2015

ENTI TERRITORIALI

Misure urgenti per gli enti territoriali (decreto legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri dell’economia e finanze Pietro Carlo Padoan e  dell’interno  Angelino Alfano, ha approvato un decreto legge recante misure urgenti in materia di enti territoriali. Nello specifico il testo prevede:
Patto di stabilità interno: sono previste norme che allentano i vincoli consentendo  a Comuni, Province e Città metropolitane margini maggiori per investimenti volti alla cura del territorio e all’erogazione dei servizi. In particolare, vengono rideterminati gli obiettivi del patto di stabilità interno dei Comuni per gli anni 2015-2018 concedendo agli enti un maggiore contributo di 100 milioni di euro (in termini di spazi finanziari) l’anno così suddiviso: 10 milioni per eventi calamitosi e messa in sicurezza del territorio; 40 milioni per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e per interventi di bonifica dei siti contaminati dall’amianto; 30 milioni per l’esercizio della funzione di ente capofila nel caso di gestione associata di alcune funzioni; 20 milioni per le spese per sentenze passate in giudicato a seguito di contenziosi connessi a cedimenti strutturali e procedure di esprorio. Le norme non comportano maggiori oneri la finanza pubblica perché resta invariato l’obietto complessivo del patto di stabilità dei Comuni fissato dalla legge di stabilità
A favore dei Comuni viene previsto un ammorbidimento delle sanzioni per il mancato rispetto del patto di stabilità interno nel 2014. La sanzione, rappresentata dalla riduzione delle risorse spettanti dal Fondo di solidarietà, si applica in misura pari al 20% dello sforamento, anziché pari al 100%. Analogamente, per le Province e le Città metropolitane le risorse che vengono erogate dal fondo sperimentale di riequilibrio vengono ridotte del 20% anziché del 100% dello sforamento con il limite massimo previsto del 3% delle entrate correnti registrate nell’ultimo consuntivo.
Pagamento  debiti commerciali: per l’anno 2015 sono incrementate di 2 miliardi di euro le risorse destinate alle Regioni e alle Province autonome per far fronte al pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili maturati alla data del 31 dicembre 2014. L’importo di 2 miliardi è ulteriormente incrementato dalle eventuali risorse disponibili e non utilizzate per il pagamento dei debiti degli enti del Servizio Sanitario nazionale. Per il pagamento dei debiti certi, liquidi ed esigibili dei Comuni maturati al 31 dicembre 2014, vengono concessi ulteriori 850 milioni.
Fondo compensazione IMU e TASI: per il 2015 è attribuito ai Comuni un contributo di 530 milioni di euro. Con decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze da adottare entro il 10 lugli 2015, viene stabilita , secondo una metodologia adottata dalla Conferenza Stato-Città e Autonomie Locali, la quota di contributo spettante a ciascun  ente tenendo conto dei gettiti dell’IMU e della TASI del 2014.
Anagrafe Nazionale Popolazione Residente (ANPR) e Carta d’identità elettronica: si tratta di misure finalizzate all’ampliamento dell’ANPR attraverso l’informatizzazione dei registri di stato civile e delle liste di leva. Sono previste altresì disposizioni che consentono il superamento del documento digitale unificato attraverso la definitiva implementazione della nuova carta di identità elettronica.
Misure per l’accelerazione della ricostruzione in Abruzzo: disposizioni per favorire l’accelerazione e la trasparenza degli interventi di ricostruzione degli immobili privati nei territori abruzzesi colpiti dal sisma del 2009. Sono comprese ulteriori misure per assicurare la ricostruzione di edifici pubblici, compresi quelli di interesse storico, artistico e archeologico.
Zone Franche Urbane dell’Emilia Romagna: nei territorio dell’Emilia Romagna colpiti dall’alluvione del 17 gennaio 2014 e nei Comuni colpiti dal terremoto del 20 e 29 maggio 2012 viene istituita la zona franca che beneficia di consistenti agevolazioni fiscali. Possono beneficiare di tali agevolazioni le imprese localizzate all’interno della zona franca che rientrano nella definizione di ‘microimprese’ e hanno avuto un reddito lordo 2014 inferiore a 80.000 euro e un numero di addetti non superiore a 5 unità. Le agevolazioni per questi soggetti consistono nell’esenzione dalle imposte sui redditi (fino a 100.000 euro di reddito) e dall’IRAP (fino a 300.000 euro) delle attività prodotte nelle ZFU e dall’IMU per gli immobili siti nella zona franca. Le agevolazioni sono concesse per i periodi di imposta 2015 e 2016.
Sisma Lombardia: vengono stanziati 205 milioni di euro a favore delle popolazione della Lombardia colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio 2012. La somma viene erogata dal Presidente della Regione nella forma di contributi in conto capitale da destinare alla ricostruzione degli immobili, alle imprese che abbiano subito danni a scorte e beni strumentali, alla delocalizzazione tempora delle attività danneggiate al fine di garantire la continuità produttiva.
Clausola di salvaguardia: nel decreto viene introdotta una norma che evita nel 2015 l’aumento dell’accisa sulla benzina previsto dalla legge di stabilità in caso di mancata autorizzazione da parte della Ue del meccanismo del reverse charge dell’Iva nel settore della grande distribuzione.

DECRETI ATTUATIVI SUL JOBS ACT

1. Misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro  (decreto legislativo – esame definitivo)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in via definitiva, un decreto legislativo recante misure per la conciliazione delle esigenze di cura, vita e di lavoro, in attuazione dell’articolo 1, commi 8 e 9, della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
Il provvedimento interviene, prevalentemente, sul testo unico a tutela della maternità (n° 151 del 26 marzo 2001), e reca misure volte a sostenere le cure parentali e a tutelare in particolare le madri lavoratrici. Il decreto interviene, innanzitutto, sul congedo obbligatorio di maternità, al fine di rendere più flessibile la possibilità di fruirne in casi particolari come quelli di parto prematuro o di ricovero del neonato.  Il decreto prevede un’estensione massima dell’arco temporale di fruibilità del congedo parentale dagli attuali 8 anni di vita del bambino a 12. Quello parzialmente retribuito (30%) viene portato dai 3 anni di età a 6 anni; per le famiglie meno abbienti tale beneficio può arrivare sino ad 8 anni.  Analoga previsione viene introdotta per i casi di adozione o di affidamento.
In materia di congedi di paternità, viene estesa a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo per i lavoratori dipendenti come attualmente previsto, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti.  Sono inoltre state introdotte norme volte a tutelare la genitorialità in caso di adozioni e affidamenti prevedendo estensioni di tutele già previste per i genitori naturali. Importante l’estensione dell’istituto della automaticità delle prestazioni (ovvero l’erogazione dell’indennità di maternità anche in caso di mancato versamento dei relativi contributi) anche ai lavoratori e alle lavoratrici iscritti alla gestione separata di cui alla legge n. 335/95 non iscritti ad altre forme obbligatorie.
Il decreto contiene due disposizioni innovative in materia di telelavoro e di donne vittime di violenza di genere. La norma sul telelavoro prevede benefici per i datori di lavoro privato che vi facciano ricorso per venire incontro alle esigenze di cure parentali dei loro dipendenti. La seconda norma introduce il congedo per le donne vittime di violenza di genere ed inserite in percorsi di protezione debitamente certificati. Si prevede la possibilità per le lavoratrici dipendenti di datore di lavoro pubblico o privato, con esclusione del lavoro domestico,  nonché per le lavoratrici titolari di rapporti di collaborazione coordinata o continuativa di astenersi dal lavoro, per un massimo di tre mesi, per motivi legati a tali percorsi, garantendo loro la retribuzione e gli altri istituti connessi.

2. Disciplina organica dei contratti di lavoro e la revisione della normativa in tema di mansioni (decreto legislativo – esame definitivo)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in via definitiva,  un decreto legislativo sulla disciplina organica dei contratti di lavoro e la revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
Per quanto riguarda i contratti di collaborazione a progetto (Co. Co. Pro.), a partire dall’entrata in vigore del decreto, non potranno più esserne attivati (quelli già in essere potranno proseguire fino alla loro scadenza). Comunque, a partire dal 1° gennaio 2016, ai rapporti di collaborazione personali che si concretizzino in prestazioni di lavoro continuative ed etero-organizzate dal datore di lavoro saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Restano salve le collaborazioni regolamentate da accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, che prevedono discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni. Con l’intento di espandere le tutele del lavoro subordinato, il decreto legislativo prevede, con effetto dal 1° gennaio 2016, un meccanismo di stabilizzazione dei collaboratori e dei lavoratori autonomi che hanno prestato attività lavorativa a favore dell’impresa. Rientra nel quadro della promozione del lavoro subordinato e del contrasto all’elusione anche l’abrogazione delle disposizioni sul lavoro a progetto e dell’associazione in partecipazione con apporto di lavoro dell’associato persona fisica.
Mansioni – Viene previsto che il lavoratore può essere assegnato a qualunque mansione del livello di inquadramento, così com’è previsto nel lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione (articolo 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001), purché rientranti nella medesima categoria e non più soltanto a mansioni «equivalenti», a mansioni, cioè, che implicano l’utilizzo della medesima professionalità. In presenza di processi di ristrutturazione o riorganizzazione aziendale e negli altri casi individuati dai contratti collettivi l’impresa potrà modificare le mansioni di un lavoratore fino ad un livello, senza modificare il suo trattamento economico (salvo trattamenti accessori legati alla specifica modalità di svolgimento del lavoro). Viene altresì prevista la possibilità di accordi individuali, “in sede protetta”, tra datore di lavoro e lavoratore che possano prevedere la modifica anche del livello di inquadramento e della retribuzione al fine della conservazione dell’occupazione, dell’acquisizione di una diversa professionalità o del miglioramento delle condizioni di vita.
Vengono confermate le seguenti tipologie:

  • Contratto a tempo determinato cui non sono apportate modifiche sostanziali.
  • Contratto di somministrazione – Per il contratto di somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing) si prevede un’estensione del campo di applicazione, eliminando le causali e fissando al contempo un limite percentuale all’utilizzo calcolato sul totale dei dipendenti a tempo indeterminato dell’impresa che vi fa ricorso (20%).
  • Contratto a chiamata – Viene confermata anche l’attuale modalità tecnologica, sms, di tracciabilità dell’attivazione del contratto.
  • Lavoro accessorio (voucher) – Viene elevato il tetto dell’importo per il lavoratore fino a 7.000 euro, restando comunque nei limiti della no-tax area, e verrà introdotta la tracciabilità per evitare, così, un loro uso improprio, prevedendo, da un lato, che il committente imprenditore o professionista possa acquistare il voucher solo in via telematica, dall’altro che debba comunicare preventivamente quale uso farà dei voucher, indicando il codice fiscale del lavoratore e il luogo di svolgimento della prestazione, in un arco temporale di 30 giorni.
  • Apprendistato – Con la revisione della disciplina dell’apprendistato per la qualifica e per il diploma – che ora assume la nuova denominazione di «apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore» – nonché dell’apprendistato di alta formazione e ricerca, si pongono le basi di un «sistema duale», in cui il conseguimento dei titoli, rispettivamente, del livello secondario di istruzione e formazione e del livello terziario, potrà avvenire anche attraverso l’apprendimento presso l’impresa. Si intende, inoltre, rivitalizzare le predette due tipologie di apprendistato, che finora non hanno trovato un adeguato apprezzamento dal sistema delle imprese. Recependo, poi, la volontà espressa dal Governo nel disegno di legge «Scuola» lo schema prevede che possano accedere all’apprendistato, di durata massima quadriennale, anche gli studenti degli istituti scolastici statali per il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore.
  • Part-time – Vengono definiti i limiti e le modalità con cui, più in assenza di previsioni al proposito del contratto collettivo, il datore di lavoro può chiedere al lavoratore lo svolgimento di lavoro supplementare seppur in misura non superiore al 25 per cento delle ore di lavoro settimanali concordate, e le parti possono pattuire clausole elastiche (le clausole che consentono lo spostamento della collocazione dell’orario di lavoro) o flessibili (le clausole che consentono la variazione in aumento dell’orario di lavoro nel part- time verticale o misto), con diritto del lavoratore ad una maggiorazione onnicomprensiva della retribuzione pari al 25 per cento per le ore di cui è variata la collocazione o prestate in aumento. Viene inoltre prevista la possibilità, per il lavoratore, di richiedere il passaggio al part-time in caso di necessità di cura connesse a malattie gravi o in alternativa alla fruizione del congedo parentale.

3. Disposizioni per la razionalizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale (decreto legislativo – esame preliminare)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante disposizioni per la realizzazione e la semplificazione dell’attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione sociale in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
Il decreto legislativo prevede, al fine di razionalizzare e semplificare l’attività ispettiva, l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro. L’Ispettorato ha personalità di diritto pubblico, ha autonomia di bilancio e “autonomi poteri per la determinazione delle norme concernenti la propria organizzazione ed il proprio funzionamento.
Gli organi dell’Ispettorato sono:

  • il direttore generale che ne ha la rappresentanza legale;
  • il consiglio di amministrazione;
  • il collegio dei revisori.

La principale funzione dell’Ispettorato nazionale, risiede nel coordinamento, sulla base di direttive emanate dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, della vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria. A tal fine, l’Ispettorato definisce tutta la programmazione ispettiva e le specifiche modalità di accertamento e detta le linee di condotta e le direttive di carattere operativo per tutto il personale ispettivo (compreso quello in forza presso INPS e INAIL).
In supporto alla programmazione dell’attività di vigilanza svolta dall’Ispettorato, si prevede l’obbligo per l’INPS, l’INAIL e l’Agenzia delle entrate di mettere a disposizione dell’Ispettorato, anche attraverso l’accesso a specifici archivi informatici, dati e informazioni, sia in forma analitica che aggregata.
Al fine di rafforzare l’azione di coordinamento con altri organi preposti alla vigilanza si prevede :

  • la stipula di appositi protocolli,  anche con i servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali e delle agenzie regionali per la protezione ambientale onde  assicurare l’uniformità di comportamento ed una maggiore efficacia degli accertamenti ispettivi, evitando la sovrapposizione degli interventi;
  • l’obbligo per ogni altro organo di vigilanza che svolge accertamenti in materia di lavoro e legislazione sociale di raccordarsi con l’Ispettorato.

In ragione di un progressivo accentramento di tutte le funzioni ispettive presso l’Ispettorato nazionale del Lavoro, il personale ispettivo di INPS e INAIL è inserito in un ruolo provvisorio ad esaurimento dei predetti Istituti con il mantenimento del trattamento economico e normativo in vigore e non potrà essere sostituito dagli Istituti. Pertanto, il reclutamento del personale ispettivo, dall’entrata in vigore dei decreti attuativi, sarà riservato esclusivamente all’Ispettorato del Lavoro. Ulteriori disposizioni sono finalizzate alla semplificazione normativa in materia di ricorsi amministrativi e giudiziari riguardanti  gli atti degli organi ispettivi.

4. Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro (decreto legislativo – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
Le disposizioni contenute nel decreto possono essere suddivise nei seguenti quattro gruppi fondamentali:

  • disposizioni comuni alle integrazioni salariali ordinarie (CIGO) e straordinarie (CIGS);
  • disposizioni in materia di CIGO;
  • disposizioni in materia di CIGS;
  • disposizioni in materia di fondi di solidarietà.

Per effetto del decreto vengono estese le tutele a 1.400.000 lavoratori sinora esclusi.
Le disposizioni del decreto consentono risparmi di spesa, utilizzati per rendere strutturali la NASpI a 24 mesi anche dopo il 2016 e per rendere strutturali i  finanziamenti per importanti interventi di politica sociale in materia di: conciliazione dei tempi di cura, di vita e di lavoro; assegno di disoccupazione (ASDI); fondo per le politiche attive del lavoro. Il decreto comporta anche, come ripetutamente affermato dal governo, una salvaguardia, per il solo 2015, della durata della NASpI con riferimento ai lavoratori stagionali del settore del turismo

Disposizioni comuni alle integrazioni salariali ordinarie (CIGO) e straordinarie (CIGS)

I principali interventi riguardano:

  • l’estensione dei trattamenti di integrazione salariale agli apprendisti assunti con contratto di apprendistato professionalizzante, con la conseguente estensione degli obblighi contributivi (precisamente, gli apprendisti diventano destinatari della CIGO e, nel caso in cui siano dipendenti di imprese per le quali trova applicazione solo la CIGS, di quest’ultimo trattamento, limitatamente alla causale di crisi aziendale);
  • la revisione della durata massima complessiva delle integrazioni salariali: viene previsto, infatti, che per ciascuna unità produttiva, il trattamento ordinario e quello straordinario di integrazione salariale non possano superare la durata massima complessiva di 24 mesi in un quinquennio mobile. Utilizzando i contratti di solidarietà tale limite può essere portato a 36 mesi nel quinquennio mobile;
  • l’introduzione di meccanismi di condizionalità concernenti le politiche attive del lavoro: nello specifico, i lavoratori beneficiari di integrazioni salariali per i quali è programmata una sospensione o riduzione superiore al 50% dell’orario di lavoro sono convocati dai centri per l’impiego per la stipula di un patto di servizio personalizzato;
  • l’introduzione di un meccanismo di “chi usa di più paga di più” sulle aliquote pagate dalle imprese. Il decreto prevede un meccanismo di responsabilizzazione delle imprese attraverso le aliquote del contributo d’uso (contributo addizionale). Viene infatti previsto un contributo addizionale del 9% della retribuzione persa per i periodi di cassa (cumulando CIGO, CIGS e contratti di solidarietà) sino a un anno di utilizzo nel quinquennio mobile; del 12% sino a due anni e del 15% sino a tre.

Disposizioni in materia di integrazioni salariali ordinarie (CIGO)

I principali interventi riguardano:

  • una riduzione generalizzata del 10% sul contributo ordinario pagato su ogni lavoratore. L’aliquota del contributo ordinario pagato da tutte le imprese indipendentemente dall’utilizzo della cassa passa quindi dall’1,90% all’1,70% della retribuzione per le imprese fino a 50 dipendenti; dal 2,20% al 2% per quelle sopra i 50; dal 5,20% al 4,70% per l’edilizia;
  • l’introduzione del divieto di autorizzare ore di integrazione salariale ordinaria eccedenti il limite di un terzo delle ore ordinarie lavorabili nel biennio mobile, con riferimento a tutti i lavoratori dell’unità produttiva mediamente occupati nel semestre precedente la domanda di concessione dell’integrazione salariale; e ciò, al fine di favorire la rotazione nella fruizione del trattamento di CIGO, nonché il ricorso alla riduzione dell’orario di lavoro rispetto alla sospensione;
  • la semplificazione della procedura di concessione delle integrazioni salariali ordinarie: nello specifico, viene previsto che il trattamento sia concesso dalla sede INPS territorialmente competente, senza previa deliberazione della Commissione provinciale della Cassa integrazione guadagni.

Disposizioni in materia di integrazioni salariali straordinarie (CIGS)

I principali interventi riguardano:

  • la razionalizzazione della disciplina concernente le causali di concessione del trattamento: nello specifico, viene previsto che l’intervento straordinario di integrazione salariale possa essere concesso per una delle seguenti tre causali:
    • riorganizzazione aziendale (che riassorbe le attuali causali di ristrutturazione, riorganizzazione o conversione aziendale);
    • crisi aziendale, ad esclusione, a decorrere dal 1° gennaio 2016, dei casi di cessazione dell’attività produttiva dell’azienda o di un ramo di essa. Viene previsto, tuttavia, che può essere autorizzata, per un limite massimo di 6 mesi e previo accordo stipulato in sede governativa, entro il limite di spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018, una prosecuzione della durata del trattamento di CIGS, qualora all’esito del programma di crisi aziendale l’impresa cessi l’attività produttiva e sussistano concrete prospettive di rapida cessione dell’azienda e di un conseguente riassorbimento occupazionale);
    • contratto di solidarietà: pertanto, gli attuali contratti di solidarietà di tipo “A”, previsti per le imprese rientranti nell’ambito di applicazione della CIGS, diventano una causale di quest’ultima;
  • l’introduzione della previsione che per le causali di riorganizzazione aziendale e crisi aziendale possano essere autorizzate sospensioni del lavoro soltanto nel limite dell’80% delle ore lavorabili nell’unità produttiva nell’arco di tempo di cui al programma autorizzato; e ciò, al fine di favorire la rotazione nella fruizione del trattamento di CIGS; questa disposizione non opera per un periodo transitorio di 24 mesi dall’entrata in vigore del decreto;
  • la revisione della durata massima della CIGS e dei contratti di solidarietà; nello specifico:
    • per la causale di riorganizzazione aziendale viene confermata l’attuale durata massima di 24 mesi per ciascuna unità produttiva, eliminando però la possibilità, attualmente prevista, di concedere le c.d. “proroghe complesse” (ossia due proroghe della durata massima di 12 mesi ciascuna);
    • per la causale di crisi aziendale viene confermata la durata massima di 12 mesi;
    • per la causale di contratto di solidarietà viene confermata, rispetto agli attuali contratti di solidarietà di tipo “A”, la durata massima di 24 mesi. Tale durata può essere estesa a 36 mesi, in quanto viene previsto che la durata dei trattamenti per la causale di contratto di solidarietà, entro il limite di 24 mesi nel quinquennio mobile, sia computata nella misura della metà. Oltre tale limite, la durata di tali trattamenti viene computata per intero.

Disposizioni in materia di fondi di solidarietà bilaterali
I principali interventi riguardano:

  • la previsione dell’obbligo di estendere i fondi di solidarietà bilaterali per tutti i settori che non rientrano nell’ambito di applicazione delle integrazioni salariali ordinarie o straordinarie, in relazione alle imprese che occupano mediamente più di 5 dipendenti (attualmente l’obbligo è previsto in relazione alle imprese che occupano mediamente più di 15 dipendenti);la previsione che, a decorrere dal 1° gennaio 2016, il fondo di solidarietà residuale (ossia il fondo che opera per  tutti i settori i quali, oltre a non rientrare nell’ambito di applicazione delle integrazioni salariali ordinarie o straordinarie, non abbiano costituito fondi di solidarietà bilaterali) assume la denominazione di Fondo di Integrazione Salariale ed è soggetto a una nuova disciplina. Gli aspetti salienti di tale nuova disciplina sono i seguenti:
    • rientrano nell’ambito di applicazione del Fondo di integrazione Salariale i datori di lavoro che occupano mediamente più di 5 dipendenti (attualmente, invece, rientrano nell’ambito di applicazione del fondo di solidarietà residuale i datori di lavoro che occupano mediamente più di 15 dipendenti), a fronte del pagamento di un’aliquota dello 0,45% della retribuzione a partire dal 2016 (per le imprese oltre i 15 dipendenti, l’aliquota sarà dello 0,65%).
    • il Fondo di Integrazione Salariale garantisce, a decorrere dal 1° gennaio 2016, l’erogazione di una nuova prestazione, ossia l’assegno di solidarietà. Si tratta di una integrazione salariale corrisposta – per un periodo massimo di 12 mesi in un biennio mobile – ai dipendenti di datori di lavoro che stipulano con le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative accordi collettivi aziendali che stabiliscono una riduzione dell’orario di lavoro, al fine di evitare o ridurre le eccedenze di personale o di evitare licenziamenti plurimi individuali per giustificato motivo oggettivo: tale nuova prestazione sostituisce i contratti di solidarietà di tipo “B”, ossia quelli stipulati dalle imprese non rientranti nell’ambito di applicazione della CIGS. I datori di lavoro che occupano mediamente più di 5 e fino a 15 dipendenti possono richiedere l’assegno di solidarietà per gli eventi di sospensione o riduzione di lavoro verificatisi a decorrere dal 1° luglio 2016;
    • nel caso di lavoratori che occupano mediamente più di 15 dipendenti, il Fondo di Integrazione Salariale garantisce l’ulteriore prestazione consistente nell’assegno ordinario, per una durata massima di 26 settimane in un biennio mobile, in relazione alle causali di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa previste dalla normativa in materia di integrazioni salariali ordinarie (ad esclusione delle intemperie stagionali) e straordinarie (limitatamente alle causali per riorganizzazione e crisi aziendale);
  • revisione della disciplina dell’assegno ordinario corrisposto dai fondi di solidarietà bilaterali: i fondi (diversi dal fondo di integrazione salariale) stabiliscono la durata massima della prestazione, non inferiore a 13 settimane in un biennio mobile e non superiore, a seconda della casuale invocata, alle durate massime previste per la CIGO e la CIGS (attualmente, invece, l’assegno ordinario, a prescindere dalla causale invocata, non può eccedere la durata massima prevista per la CIGO);
  • introduzione di requisiti di competenza ed assenza di conflitto di interesse per gli esperti designati dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori, quali membri dei comitati amministratori dei fondi di solidarietà bilaterali (ivi compreso il fondo di integrazione salariale);
  • introduzione di requisiti di onorabilità per tutti i membri dei comitati amministratori del Fondo di Integrazione Salariale e dei fondi di solidarietà bilaterali;
  • la previsione che, entro il 31 dicembre 2015, i fondi bilaterali cosiddetti puri, o alternativi al sistema sin qui descritto (quali il fondo bilaterale dell’artigianato) eroghino almeno una prestazione tra l’assegno ordinario per 13 settimane nel biennio o l’assegno di solidarietà per 26 settimane nel biennio, prevedendo un’aliquota di contribuzione al fondo dello 0,45% (diviso tra azienda e lavoratore secondo un accordo lasciato alle parti sociali).

5. Disposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e le politiche attive (decreto legislativo – esame preliminare)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante diposizioni per il riordino della normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive ai sensi dell’articolo 1, comma 3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183.

Il decreto legislativo istituisce  una Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), e formata dalle strutture regionali per le Politiche attive del Lavoro, dall’INPS, dall’INAIL, dalle Agenzie per il lavoro e dagli altri soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, dagli enti di formazione e da Italia Lavoro e ISFOL. L’istituzione dell’ANPAL avverrà senza nuovi oneri a carico della finanza pubblica. Tutte le risorse necessarie al suo funzionamento saranno infatti trasferite dal Ministero del lavoro e dall’ISFOL, dei quali sarà effettuata una conseguente riorganizzazione.
Il Ministero del lavoro fisserà linee di indirizzo triennali ed obiettivi annuali in materia di politiche attive e definirà i livelli minimi che le prestazioni devono avere su tutto il territorio nazionale.
Per garantire i livelli essenziali di prestazioni in materia di servizi e politiche attive del lavoro, Ministero del lavoro, Regioni e Province autonome definiranno, un Piano finalizzato all’erogazione delle politiche attive mediante l’utilizzo coordinato di fondi (nazionali, regionali e del Fondo Sociale Europeo). Allo stesso scopo il Ministero del lavoro stipulerà, con ogni Regione e con le Province autonome, una convenzione per regolare i rapporti e gli obblighi concernenti la gestione dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro.

Il Ministero del lavoro controllerà quindi il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale e monitorerà le politiche occupazionali.

Sarà istituito un Albo nazionale dei soggetti accreditati a svolgere funzioni in materia di politiche attive del lavoro, un Sistema informativo delle politiche del lavoro ed il fascicolo elettronico del lavoratore. All’istituzione dell’Albo provvederà l’ANPAL. L’obiettivo è quello di valorizzare le sinergie tra soggetti pubblici e privati e di rafforzare le capacità di incontro tra domanda e offerta di lavoro. Sistema informativo e al fascicolo elettronico del lavoratore mirano ad una migliore gestione del mercato del lavoro e del monitoraggio delle prestazioni erogate.  Per semplificare gli adempimenti per i datori di lavoro, si prevede che le comunicazioni di assunzione, trasformazione e cessazione dei rapporti di lavoro (comprese quelle relative alla gente di mare), dovranno essere effettuate in via telematica. Le informazioni del Sistema informativo rappresenteranno la base per la formazione del fascicolo elettronico del lavoratore, liberamente accessibile da parte degli interessati.  Tutte le informazioni contenute nel Sistema informativo saranno messe a disposizione delle Regioni e delle Province. Ci sarà anche un Albo nazionale degli enti accreditati a svolgere attività di formazione professionale.

Quanto ai Fondi interprofessionali e bilaterali che faranno anch’essi parte della Rete –  l’ANPAL eserciterà la vigilanza su di essi, riferendo al Ministero del Lavoro. In vista di un più efficace inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro si prevede che Regioni e Province autonome costituiscano uffici territoriali, denominati Centri per l’impiego, per svolgere, nei confronti dei disoccupati, disoccupati parziali e soggetti a rischio di disoccupazione, attività di orientamento, ausilio, avviamento alla formazione e accompagnamento al lavoro.

Viene definito lo stato di lavoratore disoccupato anche parziale e di lavoratore a rischio di disoccupazione. Gli appartenenti a queste categorie verranno assegnati ad una classe di profilazione, allo scopo di valutarne il livello di occupabilità e saranno convocati dai Centri per l’impiego per la stipula di un Patto di servizio personalizzato. Il Patto dovrà inoltre riportare la disponibilità del richiedente a partecipare a iniziative di carattere formativo, di riqualificazione o di politica attiva e ad accettare congrue offerte di lavoro.

Per rafforzare la condizionalità delle erogazioni, la domanda di ASpI, NASpI o DIS-COLL equivarrà a dichiarazione di immediata disponibilità del lavoratore, e sarà inserita nel Sistema informativo delle politiche attive e dei servizi per l’impiego.
I beneficiari di prestazioni a sostegno del reddito, che non abbiano riottenuto una occupazione, saranno quindi chiamati  a stipulare il Patto di servizio personalizzato.
La sottoscrizione del Patto di servizio personalizzato sarà necessaria anche ai fini della concessione dell’Assegno di disoccupazione (ASDI).
I beneficiari di prestazioni di sostegno al reddito che, senza giustificato motivo, non partecipano alle iniziative finalizzate a conseguirne l’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro saranno soggetti  a sanzioni che vanno dalla decurtazione, alla sospensione o decadenza dalle prestazioni.

Si prevede inoltre un Assegno di ricollocazione, a favore dei soggetti disoccupati, la cui disoccupazione ecceda i quattro mesi. La somma, graduata in funzione del profilo di occupabilità, sarà spendibile presso i Centri per l’impiego o presso i soggetti accreditati a svolgere funzioni e compiti in materia di politiche attive del lavoro. L’assegno non costituirà reddito imponibile.

Ancora, i lavoratori titolari di strumenti di sostegno del reddito potranno essere chiamati a svolgere attività di servizio nei confronti della collettività nel territorio del Comune di residenza.
L’utilizzo dei lavoratori in tali attività non determinerà l’instaurazione di un rapporto di lavoro.
A questi lavoratori spetterà un importo mensile, pari all’assegno sociale, erogato dall’INPS.  Si riordina infine la normativa in materia di incentivi all’occupazione con la previsione della istituzione, presso l’ANPAL, di un Repertorio nazionale degli incentivi all’occupazione. Vengono definiti i principi generali di fruizione degli incentivi al fine di garantire un’omogenea applicazione; si provvede alla razionalizzazione di quelli relativi ai contratti di apprendistato per la qualifica, il diploma e la specializzazione professionale e di alta formazione e ricerca.

6. Disposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità (decreto legislativo – esame preliminare)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, ha approvato, in esame preliminare, un decreto legislativo recante diposizioni di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183.
Le disposizioni contenute nel decreto possono essere suddivise in tre gruppi fondamentali. Il primo concerne la semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese; il secondo i rapporti di lavoro; il terzo le pari opportunità.
Semplificazioni procedure e adempimenti
a) Razionalizzazione e semplificazione dell’inserimento mirato delle persone con disabilità.
Le linee caratterizzanti l’intervento riguardano:

  • la possibilità per i datori di lavoro privati di assumere i lavoratori con disabilità mediante la richiesta nominativa, la stipula di convenzioni e l’assunzione diretta. Viene altresì introdotta la possibilità di computare nella quota di riserva i lavoratori disabili che abbiano una riduzione della capacità lavorativa di una certa entità anche se non assunti tramite le procedure del collocamento mirato;
  • l’integrale revisione della procedura di concessione dell’incentivo per le assunzioni dei disabili, prevedendo la corresponsione diretta e immediata dell’incentivo al datore di lavoro da parte dell’INPS mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili.

b) Razionalizzazione e semplificazione in materia di costituzione e gestione del rapporto di lavoro.
I principali interventi riguardano:

  • la tenuta, a decorrere dal 1° gennaio 2017, del libro unico del lavoro in modalità telematica presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
  • la previsione che tutte le comunicazioni in materia di rapporti di lavoro, collocamento mirato, tutela delle condizioni di lavoro, incentivi, politiche attive e formazione professionale, ivi compreso il nulla osta al lavoro subordinato per cittadini extracomunitari nel settore dello spettacolo, siano effettuate esclusivamente in via telematica mediante modelli semplificati;
  • il potenziamento della Banca dati politiche attive e passive;
  • l’abolizione dell’autorizzazione al lavoro all’estero e la semplificazione del collocamento della gente di mare.

c) Razionalizzazione e semplificazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
Le principali modifiche riguardano:

  • la revisione della composizione del Comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, al fine di semplificare e snellire le procedure di designazione dei membri;
  • la riduzione dei componenti della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro, l’introduzione di una nuova procedura di ricostituzione della Commissione e un aggiornamento delle funzioni ad essa istituzionalmente attribuite;
  • la messa a disposizione al datore di lavoro, da parte dell’Inail, anche in collaborazione con le aziende sanitarie locali per il tramite del Coordinamento Tecnico delle Regioni, di strumenti tecnici e specialistici per la riduzione dei livelli di rischio;
  • lo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di primo soccorso, nonché di prevenzione degli incendi e di evacuazione, anche nelle imprese o unità produttive che superano i cinque lavoratori;
  • il miglioramento del processo di acquisizione delle informazioni necessarie per il calcolo del premio assicurativo attraverso la realizzazione di un apposito servizio sul portale dell’INAIL;
  • la trasmissione all’INAIL del certificato di infortunio e di malattia professionale esclusivamente per via telematica, con conseguente esonero per il datore di lavoro;
  • la trasmissione all’autorità di pubblica sicurezza delle informazioni relative alle denunce di infortunio mortali o con prognosi superiore a trenta giorni a carico dell’INAIL, esonerando il datore di lavoro;
  • l’abolizione dell’obbligo di tenuta del registro infortuni, anticipando la soppressione dell’obbligo, connessa, nelle intenzioni del legislatore, alla emanazione del decreto interministeriale istitutivo del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro (SINP).

d) Revisione delle sanzioni in materia di lavoro e legislazione sociale.
I principali interventi riguardano:

  • la modifica alla c.d. maxisanzione per il lavoro “nero” con l’introduzione degli importi sanzionatori “per fasce”, anziché legati alla singola giornata di lavoro irregolare e la reintroduzione della procedura di diffida, che consente la regolarizzazione delle violazioni accertate. La regolarizzazione è subordinata al mantenimento al lavoro del personale “in nero” per un determinato periodo di tempo;
  • la modifica al c.d. provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale, favorendo una “immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita, valorizzando gli istituti di tipo premiale”;
  • si chiariscono le nozioni di omessa registrazione e infedele registrazione sul libro unico del lavoro e si modifica il regime delle sanzioni;
  • si modificano le sanzioni in materia di consegna del prospetto paga;
  • si elimina l’obbligo, nell’ambito dei cantieri edili, di munire “il personale occupato di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro”.

Disposizioni in materia di rapporto di lavoro

I principali interventi riguardano:

  • la revisione della disciplina dei controlli a distanza del lavoratore;
  • la possibilità per i lavoratori di cedere, a titolo gratuito, ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, che svolgono mansioni di pari livello e categoria, i riposi e le ferie maturati, con esclusione dei giorni di riposo e di ferie minimi garantiti dalla legge, al fine di assistere i figli minori che, per le particolari condizioni di salute, hanno bisogno di assistenza e cure costanti da parte dei genitori;
  • l’introduzione con decreto ministeriale, per i lavoratori del settore privato, di ipotesi di esenzione dal rispetto delle fasce di reperibilità in caso di malattia, così come avviene per i lavoratori del settore pubblico;
  • l’introduzione di modalità semplificate per effettuare le dimissioni e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, esclusivamente con modalità telematiche su appositi moduli resi disponibili dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali attraverso il sito istituzionale.

Disposizioni in materia di pari opportunità

I principali interventi riguardano:

  • la revisione dell’ ambito territoriale di riferimento delle consigliere di parità provinciali in vista della soppressione delle province;

  • la modifica della composizione e delle competenze del Comitato nazionale di parità;

  • la modifica delle competenze e della procedura di designazione e nomina delle consigliere, semplificando l’iter di nomina e superando le incertezze dovute alla precedente formulazione;

  • l’introduzione del principio secondo cui per le consigliere di parità non trova applicazione lo spoil system di cui all’art. 6, comma 1, della legge n. 145/2002;

  • la ridistribuzione fra gli enti interessati degli oneri per il sostegno alle attività delle consigliere;

  • l’introduzione della Conferenza nazionale delle consigliere di parità, per rafforzare e accrescere l’efficacia della loro azione, e consentire lo scambio di informazioni, esperienze e buone prassi. La Conferenza sostituisce la Rete delle consigliere e opera senza oneri per la finanza pubblica.

PIENO SOSTEGNO ALLA MOBILITAZIONE DEL MONDO DELLA SCUOLA

PIENO SOSTEGNO ALLA MOBILITAZIONE DEL MONDO DELLA SCUOLA CONTRO IL DESTABILIZZANTE PROGETTO GOVERNATIVO DI RIFORMA DELL’ISTRUZIONE PUBBLICA

Il GIGA, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, in merito alle attuali e massicce mobilitazioni in corso nel mondo della scuola contro il devastante progetto di riforma del sistema dell’istruzione pubblica denominato, con arrogante disprezzo dell’intelligenza collettiva, “Buona Scuola”, esprime il proprio totale consenso e appoggio alle forme di lotta messe in atto in queste settimane dai lavoratori della scuola, docenti e personale ata, studenti, famiglie e cittadini.
Noi, insegnanti specialisti di Geografia economica (classe A039), crediamo di poter esprimere, come e più di altri, il disagio e forse anche la rabbia che ci viene dall’essere stati già da diversi anni travolti dalla stessa forza demolitrice che investe adesso l’intero impianto del sistema di istruzione pubblico statale e che già si era esercitata nello smantellamento della nostra materia di docenza, cancellata con la mannaia da ordini e indirizzi scolastici in cui costituiva insegnamento qualificante e di indirizzo (I.P. Commerciali e alberghieri, I.T. nautici) e fortemente ridimensionata e dequalificata nei curricula nei quali ancora sopravvive (I.T. commerciali e turistici).
Abbiamo l’assoluta certezza che una medesima ostinata intenzione di ridimensionamento del sistema pubblico di istruzione stia pervicacemente operando per mano di compagini politiche diversamente connotate ma condizionate egualmente più dalla pressioni di poteri economico-aziendali che dall’interesse pubblico, per ridurre ogni forma di autonoma e libera costruzione del sapere critico a mero sistema di addestramento e conformismo formativo e culturale.
Crediamo che ora più che mai, in difesa di valori e principi che costituiscono l’essenza stessa di una società libera e consapevole, debbano essere valorizzate tutte le iniziative di coinvolgimento ed impegno diretto, tutte le forme di autorganizzazione e di azione sindacale non delegata, principi ai quali abbiamo ispirato l’azione e le rivendicazioni della nostra organizzazione di insegnanti di Geografia, convinti come siamo che solo in questo modo si possa spezzare il carattere di autoreferenzialità che la politica e i gruppi di potere hanno assunto nei confronti della gestione dei beni comuni, non a caso, in particolare nei confronti della pubblica istruzione.
Riteniamo che il disegno di legge attualmente in discussione al parlamento esprima in modo eclatante questa volontà di ridurre un sistema che nelle pratiche della condivisione e della partecipazione poggia la sua pedagogica ragione costitutiva ad una struttura di tipo aziendalistico e che al fuori di questo nulla rimanga in termini di contenuti innovativi e propositivi e che pertanto esso non sia emendabile e vada rigettato in toto e che da questo vada scorporato e attuato con urgenza il provvedimento di assunzione dei precari su tutti i posti vacanti e disponibili a risarcimento, seppur tardivo, del loro insostituibile apporto per il pieno funzionamento della scuola nonostante le condizioni di palese discriminazione a cui sono stati sottoposti in tutti questi anni.
Non riteniamo “buona scuola” ma anzi pessima, inaccettabile, improponibile, una scuola in cui:
1. i dirigenti scolastici assumono il totale controllo della scuola, annullando le prerogative degli organi collegiali finora principale garanzia di partecipazione, democrazia e pluralismo culturale della scuola di tutti e aperta a tutte le sue componenti;
2. docenti e Ata vengono scelti e premiati dai dirigenti e dai loro staff e che solo questi soggetti decidano l’orientamento didattico e la formazione obbligatoria, cancellando così di fatto la libertà d’insegnamento, asse portante della scuola democratica. I docenti “prescelti” a chiamata diretta da parte dei presidi, saranno costretti – sotto costante ricatto di espulsione se non più graditi – a rinunciare alla propria indipendenza e diventare meri esecutori della volontà del “capo”;
3. la valutazione di studenti, docenti, e scuole basata sui Quiz Invalsi – prove standardizzate e decontestualizzate di conformismo culturale – riducono l’insegnamento ad addestramento e i docenti a somministratori e tabulatori; i nuclei di valutazione integrati da genitori ed alunni rischiano di far prevalere criteri personali, occasionali e non oggettivi a fronte della complessità irriducibile e necessaria della funzione docente;
4. mentre diventano sempre più pesanti i tagli delle risorse pubbliche e i contratti di lavoro, scaduti nel 2009, sono ibernati sine die, le scuole devono ricorrere al finanziamento “fai da te”, con donazioni private che aumentano il divario tra scuole di serie A, B, C e conferiscono alla scuola un sempre più spiccato e intollerabile carattere di selezione sociale;
Per tutto questo e quanto altro ancora di destabilizzante è contenuto in questo disegno di legge, noi del GIGA manifestiamo il nostro pieno appoggio e la nostra partecipazione diretta alle corali forme di protesta in atto che riteniamo, nella sostanza, l’unico vero ed inequivocabile pronunciamento del mondo della scuola e della società a fronte del maldestro e truffaldino tentativo di spacciare per unanime e consensuale la pseudo-consultazione telematica alla quale abbiamo peraltro partecipato elaborando una nostra proposta.
Ci uniamo e partecipiamo allo sciopero per il blocco degli scrutini come ulteriore forma di contestazione attiva e consapevole e come forma di comunicazione del nostro dissenso e di massimo coinvolgimento di tutti in difesa della scuola bene comune contro la sua riduzione a strumento in mano di pochi, privilegiati attori.

Convenzione Onu sulla disabilità, “l’Ue si impegna per la piena attuazione”

da Superabile

Convenzione Onu sulla disabilità, “l’Ue si impegna per la piena attuazione”

Dichiarazione della rappresentante della Commissione Ue alla VIII Conferenza degli stati parte: Finlandia, Irlanda e Olanda “procedano al più presto alla ratifica”. Partirà nel 2016 un progetto pilota per l’attuazione della Convenzione nei paesi a basso e medio reddito

ROMA – “Integrare i diritti delle persone con disabilità nel programma per lo sviluppo post 2015”: è questo il tema a cui è dedicata l’VIII sessione della Conferenza degli Stati parte della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, che si è aperta ieri mattina a New York e si concluderà domani sera. Denso il programma degli incontri, tra focus tematici e tavole rotonde. Ad oggi, sono 154 gli Stati parte, che hanno cioè ratificato la Convenzione, 29 i firmatari e 15 quelli che ancora non hanno aderito: tra questi ultimi, molti Stati africani, come Eritrea, Repubblica democratica del Congo, Sud Sudan, ma anche il Liechtenstein. Ultima ratifica, in ordine di tempo, quella della Turchia, nel marzo scorso.

I lavori sono in pieno svolgimento e si attende la pubblicazione di documenti e dichiarazioni conclusive: intanto, alcuni stati partecipanti hanno portato e presentato la propria “Dichiarazione”. Tra questi, a nome dell’Unione Europea, Inmaculada Placencia Porrero, responsabile dell’Unità per i diritti delle persone con disabilità alla Commissione europea. “Questo è un anno chiave per l’attuazione della Convenzione nell’Unione europea – ha detto – In linea con l’articolo 36 della Convenzione, il Comitato sui diritti delle persone con disabilità esaminerà il rapporto Ue nel mese di agosto e i preparativi per questo confronto sono ben avviati, attraverso la risposta scritta alla lista dei problemi individuati”. Il rapporto è stato inviato alle Nazioni Unite nei giorni scorsi e contiene ” esempi di importanti iniziative che contribuiscono all’attuazione della Convenzione nell’Unione europea – ha riferito Porrero – come il carattere obbligatorio di accessibilità nella legislazione sugli appalti pubblici.

Ma si riferisce anche a sfide ancora aperte, come quelle relative alla raccolta dei dati o la legislazione sulla capacità giuridica”. E di queste sfide si è recentemente e positivamente discusso in occasione del Forum di lavoro annuale sull’attuazione della Convenzione in Europa. “Sia l’Unione europea che i suoi Stati membri stanno lavorando per l’attuazione della Convenzione. E i tre Stati membri che devono ancora ratificare la Convenzione (Finlandia, Netherland e Irlanda, ndr) sono tenuti a mettere a punto i loro processi di ratifica al più presto”.

Per quanto riguarda il 2015, “anno europeo per lo sviluppo”, l’Unione “continua ad aumentare l’attenzione per le persone con disabilità nelle sue politiche e nei programmi di cooperazione allo sviluppo, e continuerà a farlo nel quadro di sviluppo post-2015 – ha detto ancora Porrero – Accogliamo con favore i progressi realizzati facendo esplicito riferimento alla disabilità nei principali obiettivi e riconoscendo la necessità di raccogliere dati disaggregati sulla disabilità. In relazione a ciò, un progetto pilota è in preparazione nell’ambito della cooperazione allo sviluppo dell’Ue, per sostenere gli sforzi di un certo numero di paesi a basso e medio reddito nell’attuazione della Convenzione, attraverso lo sviluppo delle capacità delle istituzioni di governo e delle organizzazioni dei disabili. Inoltre – ha detto ancora Porrero – si sta discutendo della possibilità che questo progetto contribuisca a monitorare l’attuazione della Convenzione Onu della realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questo progetto – ha concluso – è un esempio dell’impegno dell’Ue nell’attuazione della Convenzione e della volontà di adempiere agli obblighi comunitari condividendo le proprie conoscenze e risorse a tal fine”.

Senza lavoro il 75% dei disabili visivi: a Napoli gli stati generali dell’Uic

da Superabile

Senza lavoro il 75% dei disabili visivi: a Napoli gli stati generali dell’Uic

La città ospiterà l’assemblea nazionale dell’Unione ciechi: al centro dell’agenda lavoro e politiche di inclusione. “I nostri dati, confermati da quelli del ministero del Lavoro, ci parlano di una situazione lavorativa estremamente grave”

NAPOLI – Gli stati generali dell’Unione ciechi per parlare di lavoro e di politiche di inclusione si terranno a Napoli giovedì 11 e venerdì 12 giugno 2015. L’appuntamento è al Dipartimento di scienze e tecnologie dell’università “Parthenope” (al Centro direzionale Isola C4) per il convegno “Il lavoro fa per me!”, incontro nazionale promosso dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti con il supporto organizzativo e finanziario dell’I.Ri.Fo.R., l’Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione.

La due giorni di dibattito sarà dedicata interamente alla disabilità visiva e alle azioni positive per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. “Con questo grande appuntamento di Napoli – dichiara Mario Barbuto, presidente nazionale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti – vogliamo riportare al centro dell’attenzione il tema del lavoro e dell’occupazione e stimolare atteggiamenti socialmente responsabili, da parte delle organizzazioni e delle istituzioni pubbliche e private che operano in seno alla società civile, per la conquista di un vero sistema di welfare, volto a conferire ai ciechi e agli ipovedenti italiani la più completa dignità di persone e l’uguaglianza di cittadini tra i cittadini”.

“In Italia oggi l’emergenza che deve essere affrontata con priorità assoluta è quella del lavoro – afferma Barbuto – Questo è ancora più vero per le persone con disabilità, in modo particolare per i ciechi e gli ipovedenti. I nostri dati, confermati da quelli del ministero del Lavoro, ci parlano di una situazione lavorativa estremamente grave, con oltre il 75% di persone con disabilità visiva disoccupate o in cerca di occupazione. E questa percentuale aumenta ancora se si parla di giovani. È un quadro allarmante, siamo in piena emergenza. Come Unione, chiediamo alla politica di aggiornare la normativa sui centralinisti e di attuare quella sugli operatori della comunicazione, risolvendo la questione della copertura retributiva dei contributi figurativi; è urgente poi il riconoscimento di una figura professionale di 2° livello, quale quella dell’operatore del benessere o massaggiatore, che deve essere chiaramente accompagnata da normative che prevedano il collocamento obbligatorio”.

Altre importanti questioni aperte sul fronte del lavoro sono ricordate da Paolo Colombo, componente della direzione nazionale e responsabile del settore lavoro dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti: “Come Unione – dice – chiediamo che si possano salvaguardare e valorizzare le professionalità dei docenti non vedenti anche nel contesto dell’attuale riforma scolastica, nonché riscoprire le attività tradizionali e permettere lo svolgimento di nuove in modo che anche la persona non vedente, messa nelle giuste condizioni, possa scegliere e svolgere al meglio il suo lavoro e avere un proprio progetto di vita; a questo proposito una legislazione di sostegno in favore delle libere professioni e attività di impresa svolte dai non vedenti potrebbe aiutare. Cosi come l’osservanza dei requisiti di accessibilità che le nuove tecnologie consentono e una diversa organizzazione dei servizi del collocamento, sostenendo strumenti di politica attiva che favoriscono l’incontro di domanda e offerta di lavoro. Non dimentichiamo che il lavoro, per i non vedenti, rappresenta la strada maestra per il rispetto della dignità come persone”.

“Il convegno rappresenta per la nostra città – dichiara il presidente della sezione dell’Unione di Napoli, Mario Mirabile – un’occasione importantissima per far comprendere le capacità e le potenzialità dei disabili visivi. Purtroppo Napoli è anche l’emblema delle difficoltà che i disabili incontrano per inserirsi nel mondo del lavoro. Dopo anni di assoluta paralisi ed inerzia, soltanto negli ultimi mesi il Centro per l’impiego ha iniziato ad aggiornare le graduatorie; la commissione provinciale ex legge 68/99 si è riunita pochissime volte con risultati assolutamente scarsi; i posti riservati agli operatori telefonici si sono notevolmente ridotti e la sezione di Napoli dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti ha in atto un ricorso al Consiglio di Stato per la mancanza di controlli da parte degli organi competenti sul rispetto della legge 113/85. Attualmente ci sono circa 100 centralinisti iscritti nelle apposite liste di collocamento che chissà se e quando potranno essere occupati. Nella nostra regione sono stati banditi 2 concorsi alle Asl Napoli 1 e Napoli 3 che avrebbero potuto far impiegare circa 120 disabili in diverse mansioni, ma da oltre 4 anni tali concorsi per una ragione o per un’altra, sono bloccati. Confidiamo che questa conferenza possa dare una spinta all’occupazione per i ciechi e gli ipovedenti. Non ci aspettiamo miracoli, ma i nostri giovani sono molto sfiduciati. Dal nostro canto apprezziamo gli sforzi della presidenza e della direzione nazionale dell’Unione che si è sempre battuta per il pieno rispetto delle normative in materia di collocamento obbligatorio e per lo sviluppo di nuove possibilità occupazionali per i privi della vista”.

L’assistenza igienica degli alunni con disabilità in Sicilia

L’assistenza igienica degli alunni con disabilità in Sicilia (L.R. 15/04, Circ. 3/05 e Intesa 23/06/05)

di Salvatore Nocera

 

Scuola-ASL-Enti locali: coordinamento e compiti – Assistenti scolastici (AEC, Assistenza Specialistica) – Collaboratori Scolastici (ex Bidelli) – Normativa Regionale

 

In Italia il problema assai controverso dell’assistenza igienica agli alunni con disabilità è stato risolto con il CCNL del 2003, confermato dal CCNL del 2007 art. 47, 48 e Tabella A, secondo i quali tutti i collaboratori e collaboratrici scolastiche hanno l’obbligo di accompagnare gli alunni con disabilità da fuori a dentro la scuola e viceversa e dentro i locali della scuola. Anche l’assistenza igienica compete ai collaboratori scolastici, ma per tale mansione occorre un incarico del Dirigente Scolastico, trattandosi di attività specialistica (vedi scheda n° 144. Chiarimenti definitivi sui compiti dei “bidelli” (CCNL 2003)).

 

In Sicilia la questione è ancora più complicata. Infatti qui, in forza dell’autonomia regionale, è stata emanata la Legge regionale 5/11/2004 n. 15 che, all’art. 22, stabilisce che l’assistenza igienica è a carico dei Comuni per la scuola di base e delle province per la scuola superiore, senza eccezione alcuna. La cosa è stata talmente innovativa che è stata emanata la Circolare n. 3 del 27 Marzo 2005 nella quale si ribadisce questa singolare innovativa soluzione; però alla fine si precisa (in ciò attenuando il rigore della propria legge regionale) che i Dirigenti Scolastici, prima di chiedere agli Enti locali l’assegnazione di personale ad hoc, debbono fornire una dichiarazione agli stessi circa la presenza di collaboratori “formati e disponibili”. Il termine “disponibili” è, come sempre, ancora equivoco, non chiarendo se trattasi di una disponibilità oggettiva, dovuta alla presenza di tale personale nella scuola o soggettiva, nel senso della volontà o meno del personale di svolgere tali mansioni.

Per questo motivo anche in Sicilia si è stipulata un’Intesa il 23 Giugno 2005, fra Regione siciliana, ANCI ed UPI regionali, Sindacati, nonché il Forum del Terzo Settore ed il Coordinamento delle associazioni regionali di persone con disabilità e loro familiari.

Nell’Intesa si ribadisce il carattere suppletivo di ricorso agli Enti locali poiché si riconosce preliminarmente l’applicazione del CCNL del 2003, che pone a carico dei collaboratori e delle collaboratrici scolastiche l’obbligo di svolgere l’assistenza scolastica con l’obbligo di frequentare un apposito corso di aggiornamento di circa 40 ore, previo incarico del dirigente scolastico, che deve assegnare anche al collaboratore un contributo economico aggiuntivo di circa € 1000 annui. Dopo aver constatata l’indisponibilità del personale ausiliario della scuola (indisponibilità non soggettiva – voglio o non voglio -, ma oggettiva – mancanza di personale aggiornato), allora ci si può rivolgere ai Comuni per chiedere l’assegnazione di personale per l’assistenza igienica. Anzi si prevede la possibilità di stipula di convenzioni fra scuole ed Enti locali che provvedono a dare alle scuole un assegno ad personam di circa 750 euro.

Oggi però, i corsi dovrebbero essere stati ormai svolti e comunque un Dirigente scolastico, saputo all’atto dell’iscrizione (Gennaio o Febbraio) che un alunno con disabilità necessita di assistenza igienica, deve immediatamente porre in essere le procedure con l’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale per l’avvio di un corso di aggiornamento al quale debba partecipare un collaboratore ed una collaboratrice scolastica (per il rispetto del genere degli alunni). Deve quindi dare incarico ai due prescelti, sulla base di un’assemblea sindacale, di svolgere tale attività al termine del corso, col corrispettivo diritto al compenso che, dopo la sequenza sindacale del 2008 è divenuto pensionabile.

Qualora i collaboratori prescelti si rifiutino di svolgere il corso o nessun collaboratore accetti l’incarico, a mio avviso, il Dirigente, che ha l’obbligo del risultato di qualità di funzionamento della scuola, deve riformulare l’ordine di servizio con diffida, pena il deferimento per sanzione disciplinare. Ove i collaboratori designati propongono ricorso al tribunale del lavoro, a mio avviso, il Tribunale, sulla base del CCNL, non potrebbe far altro che constatare la violazione del CCNL da parte loro e conseguentemente convalidare il provvedimento disciplinare.

Esami di Stato 2015 conclusivi del Secondo Ciclo (OM 11/15)

Esami di Stato 2015 conclusivi del Secondo Ciclo (OM 11/15)

di Salvatore Nocera

 

Il MIUR ha emanato l’O.M. n° 11/15 concernente gli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo d’istruzione.

Sono da evidenziare gli artt. 22 e 23 concernenti rispettivamente gli esami degli alunni con disabilità e quelli con DSA e altri BES.

L’art. 22 sugli alunni con disabilità conferma la normativa relativa a quanti svolgono un PEI normale o semplificato; presenta invece delle novità per quanto riguarda gli alunni con PEI differenziato. Come di consueto, detti alunni svolgono prove differenziate ai fini del conseguimento di un attestato e non del diploma. E’ consentito che possano non svolgere una o più prove scritte. Ciò non impedisce l’ammissione agli orali dal momento che viene indicata la loro assenza sui tabelloni, come avviene per gli altri alunni eventualmente assenti alle prove scritte, con la pubblicazione dei risultati prima dell’inizio delle prove orali. Il punteggio conclusivo verrà proporzionalmente ridotto in base al numero delle prove scritte non effettuate.

L’art. 23 per gli alunni con DSA conferma il loro diritto ad avvalersi delle misure compensative presenti nel loro PDP (che deve essere allegato alla relazione del 15 maggio); viene confermato il divieto di misure dispensative ad eccezione della dispensa dalle prove scritte di lingua straniera che debbono essere compensate con una prova orale. Anche per la terza prova è consentita la sostituzione delle prove scritte di lingua straniera con l’orale.

Per gli alunni con ulteriori BES sono consentiti solo strumenti compensativi e non è ammessa nessuna misura dispensativa, ivi compresa quella relativa alle lingue straniere.

Per gli alunni con DSA e ulteriori BES che chiedano ed ottengano l‘esonero dal sostenere qualunque prova di lingua straniera è ribadito il divieto di ottenere il diploma essendo consentito solo il rilascio di un attestato con i crediti formativi.


OSSERVAZIONI

E’ certamente degna di rilevo la norma che consente agli alunni con disabilità con PEI differenziato l’ammissione agli orali anche se non hanno svolto una o più prove scritte. Ciò supera un problema tecnico dovuto al fatto che, con l’introduzione delle procedure informatiche, i percorsi di tali alunni venivano bloccati anche con l’assenza del risultato di una sola prova scritta.

Dalla dizione letterale dell’O.M. “qualora non svolgano una o più prove scritte” non è dato comprendere se l’assenza possa riguardare tutte e tre le prove scritte d’esame. In ogni caso il punteggio finale sarebbe decurtato dei punti relativi alle prove scritte non svolte. Ciò pone anche dei problemi relativi alla privacy in quanto i risultati dei tabelloni, limitati alle sole prove svolte, risulterebbero inferiori al 60 che è il punteggio minimo per ottenere la dichiarazione di “esito positivo” che compare sui tabelloni per quanti superano l’esame, ivi compresi gli alunni con PEI differenziato che ricevono l’attestato.

 

Per evitare problemi di tutela della privacy, la soluzione più logica sembrerebbe quella di attribuire a tali alunni, qualunque sia il numero delle prove svolto, un punteggio minimo di 60, qualora l’esito dell’esame sia positivo.

Ciò d’altra parte corrisponde alla verità sostanziale dell’esito delle prove. Infatti se l’alunno effettua gli esami sul suo PEI differenziato e lo svolge positivamente, qualunque sia il numero delle prove sostenute, il giudizio non può essere che positivo e quindi almeno di 60.

Queste osservazioni portano a ritenere che gli alunni con PEI differenziato abbiano diritto ad una valutazione conclusiva a partire da 60, anche se non svolgono tutte e tre le prove scritte, qualora il loro PEI differenziato non abbia previsto tale modalità di valutazione.

Tirocini presso le Rappresentanze diplomatiche italiane

Università, firmata la Convenzione Maeci-Miur-Fondazione Crui per i tirocini presso le Rappresentanze diplomatiche italiane

Il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e il Presidente della Fondazione CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane) Angelo Riccaboni hanno firmato questo pomeriggio, alla Farnesina, l’accordo per un Programma di tirocini curriculari presso le Rappresentanze diplomatiche italiane. L’iniziativa, che ha trovato ampi consensi parlamentari, è realizzata a favore di laureandi che aspirano alla carriera diplomatica o a carriere internazionali e si colloca nell’ambito della campagna di promozione della candidatura italiana al Consiglio di Sicurezza. Grazie al Programma di tirocini fino a 400 studenti universitari potranno fare esperienza presso le sedi diplomatiche dell’Italia all’estero, dall’1 ottobre al 31 dicembre 2015. I tirocinanti riceveranno borse di durata trimestrale di un importo minimo pari a 400 euro mensili.

“La Convenzione rilancia il programma di tirocini per studenti universitari presso le nostre Sedi diplomatiche all’estero”, ha dichiarato il Ministro Paolo Gentiloni. “I laureandi avranno modo di effettuare un’esperienza formativa attraverso la partecipazione diretta alle attività delle nostre Rappresentanze diplomatiche per la promozione della candidatura italiana al Consiglio di Sicurezza. La collaborazione con il MIUR permetterà il cofinanziamento del programma, la cui realizzazione sarà assicurata dal prezioso contributo della Fondazione CRUI nel processo di selezione dei candidati più meritevoli. L’iniziativa è stata fortemente sostenuta dal Governo – che ha stanziato un fondo dedicato – per aprire ai giovani nuove ed attraenti opportunità formative”.

“Questi tirocini rappresentano una straordinaria occasione di conoscenza e apertura verso il mondo per i nostri studenti universitari”, ha sottolineato il Ministro Stefania Giannini. “Il Programma scaturisce da una solida collaborazione fra istituzioni tesa a valorizzare le nostre giovani eccellenze: la selezione terrà conto del curriculum universitario dei candidati, i più motivati avranno accesso ai tirocini. Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto che consentirà a centinaia di ragazzi di arricchire il loro curriculum con un’esperienza di alto valore formativo”.

“Ringrazio il MAECI e il MIUR per la sensibilità mostrata nel riproporre un programma di grande valenza culturale e formativa”, ha concluso il Presidente della Fondazione CRUI, Angelo Riccaboni. “Dai tirocini, infatti, i nostri studenti riceveranno ulteriori stimoli all’apertura internazionale e formidabili occasioni di confronto”.

Isee: ora i disabili pagano meno, e i Comuni protestano

da vita.it

http://www.vita.it/it/article/2015/06/10/isee-ora-i-disabili-pagano-meno-e-i-comuni-protestano/135415/
Isee: ora i disabili pagano meno, e i Comuni protestano

Botta e risposta con Raffaele Tangorra, Direttore Generale per l’Inclusione e le politiche sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sulla disabilità, un racconto opposto a quello delle associazioni. Chi ha ragione?

A proposito del report sul primo trimestre di vita del nuovo Isee, presentato giovedì scorso dal Governo, botta e risposta con Raffaele Tangorra, Direttore Generale per l’Inclusione e le politiche sociali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Un campione di dati pari al 2% non è pochino per parlare di “evidenze”?

I report annuali sull’Isee vengono fatti su un campione dell’1%, o meglio su quattro date di nascita. Qui abbiamo usato otto date di nascita, raddoppiando il campione. Comunque l’affidabilità si misura sulla composizione del campione, che in questo caso è stato costruito come sempre. E posso assicurare che i nuclei con persone con disabilità erano ben rappresentati, pesano per un quarto del campione. Ci siamo chiesti se fosse il caso di uscire con dei dati così presto, perché siamo consapevoli ad esempio del fatto che nella prima parte dell’anno si concentrano le DSU con Isee più bassi: l’abbiamo fatto per dare uno strumento agli enti erogatori, che erano in attesa e ora possono prendere le loro decisioni sui servizi erogati.

Rispetto al tema “emersione” e “selettività” il nuovo Isee è un successo: lo è anche in termini di equità?

Non penso che selettività, veridicità dell’indicatore, migliori controlli siano qualcosa di diverso da “equità”.

Rispetto al tema “disabilità” il report parla di un nuovo Isee che favorisce i disabili, mentre le associazioni rappresentano una realtà opposta, di un Isee che penalizza in maniera pesante la disabilità. Chi ha ragione? Come si spiega la discrepanza?

Se c’è una sottopopolazione Isee che ha avuto un’attenzione specifica in fase di costruzione dello strumento, questa è proprio disabilità, in particolare la disabilità adulta: sono gli unici per cui è prevista una franchigia, che non si dà per chi ad esempio beneficia di un assegno sociale. È il contrario di quella “vulgata” che dice che nel disegnare l’Isee abbiamo voluto colpire i disabili e devo dire anzi che i nostri dati forse persino sottostimano il vantaggio: siamo alleati delle persone disabilità, non stiamo facendo un’operazione a loro nocumento. Tra l’altro, se ci fosse bisogno di una prova empirica, qui riceviamo le proteste degli enti locali che con questo nuovo Isee vedono calare la compartecipazione da parte delle persone con disabilità.

Noi siamo alleati delle persone disabilità, non stiamo facendo un’operazione a loro nocumento. Tra l’altro, se ci fosse bisogno di una prova empirica, qui riceviamo le proteste degli enti locali che con questo nuovo Isee vedono calare la compartecipazione da parte delle persone con disabilità.

Raffaele Tangorra

Non è un dato di fatto che la pluridisabilità sia penalizzata dall’attuale sistema di franchige?

L’Italia è un Paese in cui ci sono tante prestazioni di welfare, a più livelli. Nelle istruzioni abbiamo chiarito quel che succede a chi riceve indennità aggiuntive, soprattutto dalle Regioni, che alla fine non entrano nell’Isee. Per dirla semplice: se con una parte dell’accompagnamento pago un’assistente e quella spesa è rendicontabile, quella parte sarà abbattuta, non viene conteggiata nell’Isee.

Chi siede nel Comitato consultivo di cui il ministro ha parlato?

Rappresentanti delle Amministrazioni centrali, Regioni, Comuni, i tre sindacati maggiori, il Forum del Terzo settore, Fish, Fand, Forum delle Associazioni Familiari.

Quando sarà il prossimo appuntamento?

Quando avremo i dati del secondo trimestre, spero prima della pausa estiva.

Il Governo intende sempre impugnare le tre sentenze del Tar del Lazio? L’aveva annunciato, ma non l’ha ancora fatto.

Non sta a me fare valutazioni politiche. Di certo chiederemo al Consiglio di Stato la sospensiva, perché non possiamo avere elementi di incertezza.

 

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Decreto CEC 10 giugno 2015, AOODGOSV 5268

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca

 

La Commissione elettorale centrale

VISTO il decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233, e successive modifiche e integrazioni, recante la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola;

VISTO il decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n.114, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari e, in particolare, l’art 23 quinquies, comma 2, recante norme sulle elezioni del Consiglio superiore della pubblica istruzione, come modificato dall’art. 6, comma 1, del decreto legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11;

VISTA la sentenza del Consiglio di Stato n. 00363/2015 REG. RIC. E n. 834/2015 REG. Prov. COLL. in data 18 febbraio 2015 in attuazione della quale il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha fissato le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione in data 28 aprile 2015;

VISTA l’Ordinanza Ministeriale del 9 marzo 2015, n. 7, recante termini e modalità delle elezioni delle componenti elettive del Consiglio Superiore della pubblica istruzione, nonché delle designazioni e delle nomine dei suoi componenti;

VISTO l’atto prot. 3523 del 21 aprile 2015 con il quale la Commissione elettorale centrale ha pubblicato le liste definitive dei candidati alle elezioni delle componenti elettive del Consiglio Superiore della pubblica istruzione;

VISTI i verbali contenenti le tabelle riassuntive dei risultati elettorali inviati dai Nuclei elettorali regionali, ai sensi dell’art. 33 della citata Ordinanza Ministeriale;

VISTI i termini previsti dall’articolo 35 della citata O.M. 7 del 2015 per la proclamazione degli eletti:

 

DECRETA

 

Art. 1

Proclamazione degli eletti

 

Sono proclamati eletti i seguenti candidati:

 

Componente elettiva personale docente per la scuola dell’infanzia:

 

  • SERENA ASSAIANTE nata a Formia il 26.10.1978 (CGIL – VALORE SCUOLA).

 

Componente elettiva personale docente per la scuola primaria:

 

  • FEDELI ANNA nata a Roma il 7.9.1952 (CGIL – VALORE SCUOLA);
  • MONGILLO ROSA nata a Giffoni Valle Piana (SA) il 29.05.1953 (CISL SCUOLA – AIMC: IN PRIMA PERSONA AL PLURALE);
  • MARGIOTTA DANIELA nata a Pompei (NA) il 6.11.1986 (SNALS – CONFSAL: LA FORZA DELLE TUE IDEE);
  • OLIVIERI LOREDANA nata a Foggia il 19.5.1965 (CGIL – VALORE SCUOLA).

Componente elettiva personale docente per la scuola secondaria di I grado:

 

  • MIGLIETTA RAFFAELE nato a Capua (CE) il 3.2.1963 (CGIL – VALORE SCUOLA);
  • BIGELLI LAURA nata a Ostra (AN) l’11.8.1964 (SNALS – CONFSAL: LA FORZA DELLE TUE IDEE);
  • CURTI STEFANO nato a Roma il 23.7.1954 (CISL SCUOLA – AIMC: IN PRIMA PERSONA AL PLURALE);
  • PISANO PAOLA nata a Firenze il 9.12.1966 (CGIL – VALORE SCUOLA).

 

Componente elettiva personale docente per la scuola secondaria di II° grado:

 

  • CAMPANARI AMERICO nato a Pieve Torina (MC) l’1.8.1953 (CGIL – VALORE SCUOLA);
  • ALBANO ANTONIO nato a Poggiomarino (NA) il 29.9.1960 (SNALS – CONFSAL: LA FORZA DELLE TUE IDEE);
  • BAGNI GIUSEPPE nato a Lastra a Signa (FI) il 13.5.1953 (CGIL – VALORE SCUOLA).

 

Componente elettiva personale dirigente:

 

  • CIANFRIGLIA LICIA nata a Roma il 13.8.1963 (ANP PER L’AUTONOMIA E PER LA DIRIGENZA);
  • MONTANARI LAMBERTO nato a Imola (BO) il 2.9.1955 (ANP PER L’AUTONOMIA E PER LA DIRIGENZA).

 

Componente elettiva personale A.T.A.:

 

  • SANTORO ANNAMARIA nata a Martina Franca (TA) il 10.10.1959 (CGIL – VALORE SCUOLA).

 

Componente elettiva personale dirigente, docente e A.T.A. per le scuole della Valle d’Aosta:

 

  • FOLETTO KATYA nata ad Aosta il 30.5.1973 (CGIL – VALORE SCUOLA).

 

Componente elettiva personale dirigente, docente e A.T.A. per le scuole di lingua tedesca:

 

  • KAINZ HUBERT nato a Merano (BZ) il 27.1.1967 (FÜR MEHR MITBESTIMMUNG – DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE).

 

Componente elettiva personale dirigente, docente e A.T.A. per le scuole di lingua slovena:

 

  • ČERNIC PETER nato a Gorizia il 19.11.1972 (SKUPAJ ZA SLOVENSKO ŠOLO).

 

 

 

 

Art. 2

Ricorsi

 

Ai sensi dell’articolo 36 dell’O.M. n. 7 del 2015, avverso le presenti determinazioni sono ammessi ricorsi alla C.E.C. da parte dei rappresentanti delle liste dei candidati e dei singoli candidati che ne abbiano interesse.

I ricorsi potranno essere presentati esclusivamente a mani alla segreteria della C.E.C. entro tre giorni dalla pubblicazione del presente decreto, secondo il seguente calendario:

  • 11 e 12 giugno 2015 dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 16:00 presso il MIUR – Viale Trastevere, 76/a – 2° piano, stanza n. 311;
  • 13 giugno 2015 dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 14:00 alle ore 16:00 presso il MIUR – Viale Trastevere, 76/a – 1° piano, stanza n. 236.

I ricorsi potranno essere presentati da persona munita di delega da parte degli interessati.

 

 

Il Presidente della C.E.C.

f.to Teresa Pasciucco

           Firma autografa sostituita a mezzo stampa ai sensi art. 3 comma 2 D.Lgs. n.39 del 1993


Risultati elezioni C.S.P.I.

Scuola, per i renziani è solo un incidente

da La Stampa

Scuola, per i renziani è solo un incidente

Trattative con la minoranza sui poteri dei presidi. E porte aperte a FI
carlo bertini

roma

A sentire la versione di corridoio più maliziosa, potrebbe essere stato uno scherzetto degli alfaniani per dare un segnale che senza di loro non si va lontano. A sentire la versione meno dietrologica e più prosaica, la scena ha pure un risvolto comico: un pasticcio senza malizia politica, così spiegano quelli del Pd l’incidente che ha visto andare sotto il governo – per l’assenza degli alfaniani e il voto decisivo di Mario Mauro – sul parere di costituzionalità alla «buona scuola» votato dalla prima commissione. Niente di grave, dicono al Pd, perché il lavoro sugli emendamenti prosegue nella commissione di merito, la Cultura, dove si va avanti lo stesso. E le pregiudiziali di costituzionalità verranno votate poi in aula. Ma certo questo primo stop è simbolicamente un fatto negativo, indicatore di gran confusione e poca regia.

Stop senza conseguenze

Allora, come è andata? Girava voce che oggi non si sarebbe votato ed era assente in prima Commissione persino Zanda, sostituito all’ultimo da uno del Pd che passava di lì. Invece si è votato perché come a volte succede le cose corrono più del previsto. Anche il capogruppo di Area Popolare in commissione non lo sapeva e non aveva informato gli altri. Gli altri sono il capogruppo Gaetano Quagliariello, Andrea Augello e Salvatore Torrisi. Il Pd dunque si è arrangiato, la presidente della Commissione Anna Finocchiaro ha rotto la prassi e ha votato anche lei. Ma nella sequenza di errori di conduzione, c’è pure il fatto che erano presenti due senatori di Gal (un gruppo che dovrebbe avere un solo esponente in commissione): si chiamano entrambi Mauro, il primo Mario uscito giorno fa dalla maggioranza – decisivo il suo voto contrario – e il secondo Giovanni. Casualità poi vuole, che a rappresentare il governo vi fosse il sottosegretario D’Onghia, che ha deciso di restare fedele al governo ma prima era nei Popolari con Mario Mauro che ora è all’opposizione. «La riforma è scritta male, fermiamoci e scriviamola meglio», dice lui fiero del suo ruolo in questa occasione. «Un incidente tecnico che non cambia il percorso della riforma della scuola», sostiene Zanda che tiene a precisare che i senatori del Pd erano tutti presenti in commissione. Un gruppo di maggioranza non ha ricevuto l’avviso del voto ed era assente. Una questione puramente tecnica.

Le trattative nel Pd

Renzi in Direzione ha concesso alla minoranza Pd due settimane di tempo in più per discutere, ma i bersaniani sostengono lo abbia fatto perché così i voti decisivi in commissione saranno fatti dopo i ballottaggi di domenica, «anche per svelenire il clima». I renziani ammettono che «c’è disponibilità a qualche modifica migliorativa», come spiega Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura, senza voler entrare nel merito. A sentire però chi conduce le trattative, si lavora per ridurre i poteri dei presidi, mentre non c’è margine per aumentare il numero di precari da assumere, su cui non c’è nessuna apertura. Con la minoranza del Pd, quella bersaniana, si tratta a oltranza sui paletti ai presidi manager e gli uomini del premier confidano di poter chiudere un accordo con loro; ma in commissione i numeri sono tiranni e con i due pasdaran del Pd, Tocci e Mineo, sarà difficile venire a patti: posto che non verranno sostituiti, per poter passare indenne la riforma della scuola dovrà ottenere un soccorso azzurro, che allo stato non è garantito. Questa è la fotografia sul piano politico di un nodo che dovrà sciogliersi la prossima settimana. «Sulla questione di come vengono giudicati gli insegnanti e i presidi, sulle borse di studio e sul diritto allo studio, si tratta e l’area bersaniana è ben disposta», raccontano gli emissari del premier. Che sperano però di riuscire a tenere aperto pure il «forno» di Forza Italia senza il quale potrebbero esserci seri problemi. Almeno in commissione, dove i numeri sono sul filo, in aula si vedrà a fine mese.

Scuola, sciopero degli scrutini contro la riforma: adesione con punte del 90%

da Repubblica.it

 

Scuola, sciopero degli scrutini contro la riforma: adesione con punte del 90%

Secondo i sindacati, la protesta contro il ddl sta coinvolgendo moltissimi insegnanti. Concreto il rischio che si accavalli con gli esami di maturità

Sciopero degli scrutini con adesioni del 90 per cento in tantissime realtà. A comunicarlo sono gli stessi sindacati della scuola che raccolgono i dati delle regioni in cui le lezioni sono terminate e si sta procedendo alle valutazioni finali. Con precedenza per quelle delle classi terminali – quinte della scuola superiore, terze classi della media e terze degli istituti professionali – dove non è possibile scioperare. I primi a “incrociare le braccia” contro la Buona scuola proposta dal governo Renzi sono stati gli insegnanti di Emilia-Romagna e Molise, dove le lezioni si sono concluse lo scorso 6 giugno, e di Lombardia e Lazio, dove l’ultima campanella è suonata l’8 giugno. Secondo Piero Bernocchi, dei Cobas, “lo sciopero degli scrutini è partito in maniera trionfale in Emilia-Romagna, Molise, Lazio e Lombardia, dove gli scrutini effettuati non superano il 10 per cento”.

La mobilitazione, che rappresenta il secondo atto della protesta organizzata da tutti i sindacati della scuola, è stata indetta nei primi due giorni utili – in cui è possibile scioperare – calendarizzati dai singoli istituti. Nelle regioni in cui le lezioni si sono concluse lunedì scorso, è stato possibile scioperare ieri e oggi, se lunedì pomeriggio è stato dedicato allo scrutinio delle classi terminali. E così via. In 13 regioni, l’ultima campanella è suonata oggi o suonerà domani. E il pericolo che lo sciopero degli scrutini si accavalli agli esami di maturità è più che una semplice ipotesi. Per questa ragione molti presidi hanno minacciato lunghe ed estenuanti riunioni anche in ore notturne o di domenica.

Ma la cosa più probabile è che le operazioni di scrutinio delle classi intermedie si possano svolgere nei pomeriggi degli esami di stato: esami di maturità la mattina e scrutini il pomeriggio. E nonostante il superlavoro che si prospetta, la maggior parte degli scrutini è già saltata. Nella Capitale, il Coordinamento delle scuole secondarie comunica che le valutazioni finali sono saltate in diversi istituti: al classico e linguistico Aristofane, all’istituto comprensivo Gandhi e allo scientifico e linguistico Innocenzo XII di Anzio. Anche dalla Flc Cgil iniziano ad arrivare i dati delle prime adesioni. In provincia di Ferrara l’adesione allo sciopero è stata “straordinaria”.

“In diversi Istituti Comprensivi – spiegano dalla Flc Cgil – si sono registrate punte di adesione tra l’85 e il 90 per cento, mentre altri istituti si attestano tra il 70 e il 60 per cento. Grande soddisfazione anche per l’adesione che si è registrata nelle scuole superiori”. Stesso discorso in Sicilia, dove le lezioni si sono concluse ieri. In diversi istituti di Palermo, gli scrutini sono stati bloccati completamente. Mentre in altre scuole la percentuale di scrutini saltati oscilla fra il 50 e il 70 per cento. Per dire “no” al preside-sceriffo e ai finanziamenti alle scuole paritarie, gli insegnanti si sono organizzati. Perché per gli scrutini finali basta che sia uno solo a scioperare, giacché per svolgere lo scrutinio occorre che siano tutti presenti: il cosiddetto collegio perfetto.

E’ facile, mettendosi d’accordo, fare saltare tutti gli scrutini di una giornata. Il dato definitivo della protesta arriverà fra qualche giorno. Intanto, il governo è alle prese con i primi problemi al Senato –  ieri in commissioni Affari costituzionali la maggioranza è andata sotto – con lo stesso premier che ha annunciato ulteriori modifiche, dopo quelle apportate alla Camera. Ma le frizioni tra maggioranza, opposizione interna al Pd, opposizioni in Parlamento, sindacati e mondo della scuola non sembrano superabili con semplici modifiche all’attuale articolato. Da più parti si chiede il ritiro del disegno di legge e lo stralcio delle 100mila assunzioni previste dalla Buona scuola. Ma il premier ha già detto a chiare lettere che o passa tutta la riforma oppure niente.

DdL, ecco gli emendamenti che potrebbero essere accolti in Senato

da La Tecnica della Scuola

DdL, ecco gli emendamenti che potrebbero essere accolti in Senato

Sull’allargamento delle assunzioni è stato alzato il disco rosso, ma ci sono modifiche su cui i senatori Pd di maggioranza sarebbero disposti a discutere: dalla chiamata diretta, tramite albi territoriali, che slitterebbe di un anno, alle classi pollaio, che verrebbero cancellate attraverso l’introduzione di un tetto massimo di alunni pari a 25. Ed altro ancora.

Sulla riforma della scuola non sarà possibile intervenire sul piano di assunzioni, allargando il numero e il tipo di precari (Tfa, Pas, ecc.) perché le risorse stanno scritte nella legge di stabilità che non si può o cambiare: a dirlo, nelle ultime ore, è stata Francesca Puglisi (responsabile scuola Pd). Che ha però lasciato delle speranze su altre modifiche: i poteri dei presidi, con l’incarico a tempo (il dirigente scolastico dovrà cambiare scuola ogni due trienni) e la loro valutazione da associare al raggiungimento di obiettivi. Basterà a docenti, personale, sindacati e piazza per fermare la contestazione?

L’Ansa, per completare il discorso sugli emendamenti che hanno discrete possibilità di essere accolti al Senato, ha realizzato un quadro esauriente.

Tra gli oltre 2.000 emendamenti dichiarati ammissibili ce ne sono alcuni, prevalentemente targati Pd, che toccano temi “caldi” del provvedimento e che verranno sottoposti all’esame di Governo e relatori.

SCHOOL BONUS – Potrebbe essere introdotto un limite massimo alle donazioni (erogazioni liberali in denaro) alle scuole, e dunque agli sgravi conseguenti, che sarebbe di 5.000 euro annui per le persone fisiche e 50.000 per le imprese.

ASSUNZIONI – Si prevede una quota di riserva, fino al 40%, per i precari che hanno raggiunto i 36 mesi di servizio con contratti a tempo determinato.

CHIAMATA DIRETTA – Slitterebbe di un anno la possibilità di chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici.

PRESIDI – Il dirigente scolastico dovrà cambiare scuola ogni due trienni. Potrebbe ottenere una proroga e avere dunque il rinnovo dell’incarico nel caso mancassero due anni al suo pensionamento. Sarà valutato ogni tre anni (e su questo si giocherà l’indennità integrativa) sulla base del raggiungimento di obiettivi (tra questi potrebbe esserci anche il successo formativo ottenuto).

VALUTAZIONE PROF – Cambia la composizione del Comitato di valutazione: presieduto dal preside, composto di 4 docenti scelti dal Consiglio di istituto, verrebbe allargato a rappresentanti dell’utenza (dunque genitori e studenti), per evitare conflitti di interesse, soltanto se chiamato a esprimere criteri generali. In caso di valutazione negativa di un insegnante potrebbe esserci la possibilità di una proroga di un anno per rivedere il giudizio.

PARITARIE – Potrebbero essere esclusi dai benefici previsti (detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica) le fasce di reddito oltre una certa soglia (probabilmente sopra i 100.000 euro).

CLASSI POLLAIO – Verrebbe introdotto un tetto massimo di 25 alunni. Dalle primarie alle Superiori questo intervento costerebbe 456 milioni di euro.

CSPI: confermate le nostre anticipazioni. I nomi degli eletti

da La Tecnica della Scuola

CSPI: confermate le nostre anticipazioni. I nomi degli eletti

La Flc-Cgil stravince (9 seggi su 18 disponibili) ma il grande slam lo fa l’ANP che conquista entrambi i seggi dei dirigenti scolastici e si conferma il sindacato maggiormente rappresentativo della area V.

Si sono conclusi presso il Ministero i lavori della Commissione elettorale nazionale per le elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.
In sostanza il risultato finale rispecchia le nostre ultime anticipazioni, anche se va detto che l’analisi del voto si presenta complessa e articolata a causa del metodo di calcolo utilizzato per l’attribuzione dei seggi.
Ad ogni modo la Flc-Cgil, pur con una percentuale non altissima di voti (27%), ha stravinto ed è riuscita ad ottenere seggi in  ogni componente.
Due vanno alla Cisl-Scuola, 3 allo Snals e 2 all’ANP.
Questo il dettaglio

Scuola Infanzia
Assaiante Serena (Flc-Cgil)

Scuola primaria 
Fedeli Anna (Flc-Cgil)
Olivier Loredana (Flc-Cgil)
Mongillo Rosa (Cisl-Scuola)
Margiotta Daniela (Snals)

Secondaria I grado
Miglietta Raffaele (Flc-Cgil)
Misano Paolo (Flc-Cgil)
Bigelli Laura (Snals)
Curti Stefano (Cisl-Scuola)

Secondaria II grado
Campanari Americo (Flc-Cgil)
Bagni Giuseppe (Flc-Cgil)
Albano Antonio (Snals)

Personale Ata
Santoro Annamaria (Flc-Cgil)

Risultato importante quello ottenuto dall’Anp di Giorgio Rembado che conquista entrambi i seggi disponibili per i dirigenti scolastici e rompe un po’ le uova nel paniere della Flc-Cgil che non riesce a fare il bottino completo per tutte le componenti. Per l’Anp andranno in consiglio Licia Cianfriglia e Lamberto Montanari.
Del CSPI faranno parte anche tre rappresentanti delle minoranze linguistiche: Foletto Katia (Flc-Cgil) per la Val d’Aosta, Kainz Hubert per la provincia autonoma di Bolzano (lingua tedesca) e Cӗrnic Peter per la minoranza slovena.

Personale Ata, i sindacati masticano amaro: perché altri 2.020 tagli?

da La Tecnica della Scuola

Personale Ata, i sindacati masticano amaro: perché altri 2.020 tagli?

Lo dicono Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda, diffidando il Miur, alla vigilia dell’incontro sugli organici di amministrativi, tecnici ed ausiliari del prossimo anno: è una riduzione destinata a produrre enormi difficoltà. Però partita da lontano.

Non ci sono davvero delle premesse convincenti sull’informativa ai sindacati, fissata dal Miur per il 10 giugno, a proposito degli organici del personale Ata per l’anno scolastico 2015/16.

Le organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl, in modo unitario, hanno infatti prodotto un documento-denuncia, attraverso il quale giudicano “grave e inaccettabile una riduzione di organico destinata inevitabilmente a produrre enormi difficoltà in una situazione che già vede le scuole reggere a fatica il peso di un buon funzionamento che si riesce ad assicurare con sempre maggior fatica”. Il riferimento è al taglio previsto da diversi mesi, attraverso la legge di stabilità approvata a fine 2014, di altri 2.020 posti tra amministrativi, tecnici ed ausiliari.

In una nota unitaria, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda denunciamo quella che definiscono una situazione sempre più “insostenibile”, che si accompagna alla diffida rivolta al Miur, affinché non dia avvio ad alcuna procedura “senza aver prima svolto, come dovuto, la prescritta informativa alle organizzazioni sindacali”.

Sugli Ata, ormai da alcuni anni, sembra che ogni occasione è buona per ridurre gli organici: ricordiamo che con le riforme Gelmini-Tremonti, la categoria è stata fortemente penalizzata dalla cancellazione di oltre 2mila scuole autonome: ciò ha infatti comportato la soppressione di decine di migliaia di posti.