Ricette, commissioni, lavoretti: 500 anziani e persone Down si scambiano saperi

da Superabile

Ricette, commissioni, lavoretti: 500 anziani e persone Down si scambiano saperi

Si conclude il progetto dell’Associazione italiana persone down per lo scambio intergenerazionale di competenze e conoscenze: quasi 500 persone coinvolte, 2.300 competenze messe in campo circa 1.000 scambi realizzati. Contardi: “Un riconoscimento del valore reciproco. Abbiamo già sette partenariati”

ROMA – Un’occasione di incontro tra giovani con sindrome di Down e persone anziane, all’interno di un vero e proprio mercato, il “Mercato dei saperi”. Si chiude l’iniziativa promossa da Aipd (Associazione italiana persone Down), che ha coinvolto 12 città italiane, quasi 500 persone (181 con sindrome di Down e 301 anziani) in quasi mille scambi e 2.332 competenze messe in gioco.

Il progetto, finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (L.383/2000) ha coinvolto le sezioni Aipd di Bari, Marca Trevigiana, Roma, Campobasso, Mantova, Potenza, Belluno, Matera, Milazzo, Termini Imerese, Viterbo, Vulture): in ciascuna di queste, sono stati attivati dei contact point locali chiamati “Porte dei saperi”. Qui sono avvenuti gli scambi, a livello locale, in modalità uno a uno ma anche tra singoli e gruppi e tra gruppi, presso domicili privati e sedi aperte al pubblico: giovani con sindrome Down e anziani hanno offerto la propria disponibilità ad insegnare attività di vita quotidiana e trasmettere saperi, ricevendo in cambio ciò che avevano indicato nella “Lista dei desideri”. Così, un doppio obiettivo è stato raggiunto: per le persone con sindrome di Down, l’acquisizione di abilità di autonomia personale e sociale; gli anziani, dal canto loro, hanno ricevuto servizi a sostegno delle loro attività quotidiane, con una conseguente maggiore partecipazione sociale.

Secondo quanto riferito da Aipd, i migliori risultati si sono ottenuti nei 202 scambi “in cucina”: ricette culinarie, nelle 167 commissioni fuori casa e nei 154 lavoretti a mano (uncinetto, maglia, piccoli oggetti artigianali). con 154 scambi realizzati. “Il progetto ha portato ad un riconoscimento del valore reciproco, attraverso lo scambio di esperienze e competenze – riferisce Anna Contardi, coordinatrice nazionale di Aipd -. Il progetto è arrivato a conclusione, ma ci sono già sette partenariati formalizzati con enti e istituzioni, moltissime collaborazioni informali con associazioni e centri sociali. Siamo in attesa di risposte per continuare il progetto sul territorio a Belluno, Bari, Milazzo-Messina, Mantova, Roma, Campobasso, Potenza, Termini Imerese”.

Aipd. Lavoro dei down

“Sono stato orgoglioso di collaborare in questo mercato, spero che possa continuare in tutte le città italiane”, ha spiegato in conferenza stampa Leonardo Ornago, un ragazzo con sindrome Down della sezione Aipd Marca Trevigiana. Mentre Giuseppina Petta, giornalista in pensione di Campobasso, è intervenuta in qualità di “anziana”: “Rappresento i maestri del lavoro della mia città, non ho avuto perplessità su questa collaborazione, c’è stata grande disponibilità a lavorare sul progetto da parte di tutti noi – ha riferito – All’inizio ero agitata ed emozionatissima, sono stati i ragazzi ad accompagnarmi, mano nella mano, nel loro mondo”.

Bella e importante, l’esperienza, anche per gli operatori: “Abbiamo lavorato su un territorio molto ampio, tra la Lauria e Val d’Agri – racconta Oriana Rondinella, operatrice di Aipd Potenza – Abbiamo utilizzato gli anziani più ‘positivi’ come ponte per farci conoscere da altre persone anziane e come apripista sul territorio”. Rosanna Biondo di Roma ha avuto come partner nello scambio Andrea Moriconi, il ragazzo che ha fatto il facchino nella seconda edizione di Hotel 6 Stelle: “Gli scambi sono stati molto belli, Andrea mi ha insegnato ad utilizzare pc e telefonino, è fondamentale per me, spero che continueremo a collaborare”. E Andrea ha dichiarato: “Il mercato dei saperi deve continuare, lo voglio dire, sono sicuro che tutte le persone con sindrome di Down hanno diritto a trovare un lavoro”.

Il progetto si è dotato di diversi strumenti di lavoro: un sito internet, con informazioni sui luoghi in cui è attivo il Mercato dei saperi; un database, dove in tempo reale si incontrano domanda e offerta; schede in alta comprensibilità in cui sono documentate e diffuse le competenze acquisite, dalle ricette di cucina a come smacchiare il caffè su una maglietta. “Il risultato? – conclude Aipd – Maggiori competenze per tutti, disponibili sul sito con testi e video che testimoniano le attività in tutte le sezioni coinvolte”.

Ddl: basta limare va cambiato impianto

Scuola: ddl; Mascolo (Ugl),
basta limare va cambiato impianto
(dall’Agenzia ANSA)
“Il premier ha fatto numerosi tentativi di limare un ddl inadeguato alle reali esigenze della scuola, ma non a cambiare l’impianto, cosa che sarebbe stata fondamentale affinche’ la riforma della scuola potesse partire con il piede giusto”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo.
“Che il governo non avesse le reali intenzioni di procedere con le 100 mila assunzioni in ruolo del personale della scuola lo abbiamo da sempre sostenuto, allo stesso modo come abbiamo evidenziato – osserva il sindacalista -, che il premier avrebbe cercato di far ricadere la colpa su terzi, rei solo di non aver accettato una riforma che avrebbe distrutto la scuola italiana. Tra l’altro le 100mila assunzioni non coprirebbero i posti vacanti e disponibili in organico di diritto, ma sarebbero solo una prima tranche di un piano pluriennale che il governo avrebbe dovuto predisporre. Oltre tutto, se le assunzioni non verranno fatte, l’Italia continuera’ a farsi carico delle sanzioni della corte europea dovute alla mancata stabilizzazione dei lavoratori, che certamente contribuiscono ad aggravare la delicata situazione del debito pubblico”.
“A fronte di tutto questo – continua – e’ difficile non pensare a un ricatto, che nulla ha a che fare con la volonta’ di valorizzare la scuola italiana con un percorso di riforma adeguato alle reali necessita’ e condiviso dalle parti sociali, che invece Renzi ha fatto solo finta di ascoltare. E’ impensabile poter accogliere positivamente l’avvio di una nuova procedura concorsuale, senza tener conto della necessita’ di stabilizzare chi ha maturato una notevole esperienza ‘nelle aule’ ed e’ incluso nelle graduatorie da numerosi anni, o ha superato un precedente concorso. Allo stesso modo come non e’ possibile spazzar via le graduatorie di terza fascia, per poi dare ai dirigenti scolastici una maggiore discrezionalita’ nelle assunzioni, senza aver ben chiaro i criteri che verranno adottati”.
Alla luce di di tutto questo, per Mascolo “risulta difficile credere che le politiche del governo siano mirate a rilanciare la scuola pubblica, mentre sembra piu’ coerente dire che ancora una volta il premier cerca di far cassa, tra l’altro rendendola inefficiente e non competitiva, a danno degli alunni e delle famiglie”.

Un passato che non passa

Un passato che non passa

E così, dopo annunci, presentazioni multimediali, consultazioni on line durate mesi, audizioni delle forze sociali, confronti interni alla maggioranza, dibattiti in sede parlamentare, e chi sa ancora cosa, il disegno di legge sulla Buona Scuola sembra giunto al capolinea.

Di fronte alla valanga di emendamenti presentati in Senato – e soprattutto di fronte agli scricchiolii della sua stessa maggioranza ed ai deludenti risultati elettorali – il decisore politico sembra aver preso una posizione forte, originale ed innovativa: fermi tutti, apriamo un’altra consultazione.

Quante volte ci è stata “narrata” nell’ultimo anno e mezzo la storia del cambiamento di verso della politica? Quante volte ci è stato detto che, dopo il confronto – rapido e senza mediazioni – sarebbero venuti altrettanto rapidi la decisione ed il cambiamento radicale? Ed invece siamo al ritorno in forze delle logiche più viete e consunte, della politica parolaia ed inconcludente, capace solo di estenuarsi in discussioni senza fine, che non producono altro che la stagnazione ed il conflitto fine a se stesso.

Sulla Buona Scuola c’è già stato un documento programmatico, molto promettente, presentato a settembre e sottoposto ad una mega-consultazione pubblica (si è parlato di un milione e ottocentomila interventi). Da quella consultazione è uscito un disegno di legge, già meno coraggioso ed innovativo, ma comunque apprezzabile (e lo abbiamo pubblicamente apprezzato, malgrado alcune riserve). Il DdL è stato fatto oggetto, in sede di esame in Commissione alla Camera, di decine di audizioni con una pletora di sigle, portatrici dei più svariati interessi. Il risultato approdato in Aula era pressoché irriconoscibile, amputato di buona parte dei passaggi più positivi e reso illeggibile nella forma: ma neppur questo è bastato, perché l’Assemblea lo ha ulteriormente modificato e peggiorato.

Ora siamo al Senato ed a tremila emendamenti: di fronte ai quali il “decisore” politico – quanta ironia in quel nome! – ha deciso di non decidere. Si va alla Leopolda e ad una consultazione con tutti quelli che riterranno di avere qualcosa da dire: ma cosa mai si potrà dire ancora (e in un solo giorno!) che non sia stato già detto e ridetto in quasi dieci mesi ed in tutte le sedi possibili?

Ovviamente, si tratta di un espediente per non decidere e per rinviare: come la vecchia politica aveva fatto tante volte. C’era bisogno di un “rottamatore” e di un “riformatore”, per di più “decisionista”, per arrivare a tanto?

Il Disegno di Legge, per come era stato stravolto, non ci piaceva più di tanto e lo consideravamo solo come un male minore. Non saremo noi a spargere lacrime sul suo destino. Ma se tutto ritorna in discussione e se questo perpetuo gioco dell’oca torna alla casella di partenza, allora chiediamo veramente che si azzeri tutto e si torni al testo originario, quello che era entrato in discussione alla Camera, recuperando se possibile anche alcuni degli aspetti più innovativi del documento programmatico di settembre, come un diverso rapporto fra progressione economica per anzianità e progressione legata alla valutazione.

Se il rinvio di un anno è un prezzo pesante che il paese sta ancora una volta per pagare all’incapacità di decidere, che almeno si utilizzi il tempo per restituire al disegno riformatore quella coerenza e quella capacità di incidere che si sono affievoliti lungo il percorso. La Buona Scuola non può ridursi all’assunzione di centomila insegnanti, senza un progetto per il loro utilizzo e senza le leve per gestirli. E, soprattutto, senza che alla guida di questo nuovo disegno complessivo vi siano dei dirigenti in possesso degli strumenti necessari e pienamente legittimati anche dalla loro appartenenza al ruolo unico della dirigenza statale.

2009-2015: 1.250.000 controlli sugli invalidi

2009-2015: 1.250.000 controlli sugli invalidi

In questi giorni si assiste all’ormai ciclico refrain scandalistico sulla spesa per le invalidità civili. Il copione è il solito: cronaca che evidenzia casi isolati come se rappresentassero la generalità, articoli o interventi di giornalisti ammantati di oggettività e con uso approssimativo di dati estrapolati ben poco scientificamente e a seguire commenti “politici” di stampo “giustizialista” o con improbabili ricette risolutive.

Il presunto polverone questa volta è sollevato dal Corriere della Sera di domenica 14 e lestamente rilanciato da altre testate minori ghiotte di scandalismo. Fino a finire in TV (Ballarò) del 16 giugno che intervista Federico Fubini, articolista del Corriere.

Secondo la tesi del Fubini gli assegni (così li chiama) di invalidità starebbero aumentando negli ultimi due anni in modo eccessivo: 50.000 in più nel 2012 e altrettanti nel 2013.

In realtà l’aumento è lo stesso degli ultimi 15 anni, con l’eccezione del 2011, anno in cui tale progressione è diminuita, verosimilmente per le ricadute operative e i rallentamenti derivanti dalla informatizzazione del sistema di accertamento.

Sempre secondo Fubini, dopo il 2012, dopo che “il governo di Mario Monti aveva lanciato 150 mila ‘verifiche straordinarie’ dell’INPS contro i falsi invalidi”, i controlli si sarebbero allentati. L’articolista ha perso qualche puntata e incorre in qualche grossolano errore.

In realtà il Governo Monti ha stabilito sì 150mila controlli, ma per ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015: quindi 450mila.

Questi controlli, sommati ai precedenti 800mila (dal 2009 a 2012), portano a 1.250.000 persone controllate e verificate. Un’operazione titanica, con costi elevatissimi (su cui Fubini potrebbe trarre una buona indagine giornalistica), dagli esiti di una consistenza ridicola e foriera di un contenzioso straordinario (peraltro INPS soccombe in giudizio nel 50% dei casi).

Negli stessi anni, per inciso, i fondi sociali hanno subito una riduzione che è arrivata al 90% e i Comuni, complice il Patto di stabilità, hanno fortemente ridotto i servizi sociali ai Cittadini. Pertanto non è stata propriamente l’era rosea che qualcuno rimpiange.

Dopodiché Fubini chiama a “sponsor” Cottarelli e il suo noto quanto inapplicato dossier sulla spending review: l’aumento delle indennità di accompagnamento non sarebbe proporzionale alla crescita dell’età media. La FISH aveva già replicato a Cottarelli evidenziando come la spesa per indennità di accompagnamento sia inversamente proporzionale alla spesa sociale dei Comuni per gli anziani. Meno i Comuni spendono per gli anziani, più aumenta la richiesta, e quindi la concessione, delle indennità di accompagnamento. Il 50% circa di tali indennità, infatti, è concessa a Cittadini ultra80enni.

Il Italia sono prudenzialmente stimati 500mila casi di Alzheimer che si aggiungono alle patologie ingravescenti tipiche della terza età. Il costo e l’impatto sociale della non autosufficienza sono estremamente gravi e severi.

A fronte di un limitato impegno dello Stato “sociale” su questo versante, la spesa a carico delle famiglie (badanti, pagamento di rette, assistenza diretta) è causa di impoverimento progressivo.

A questo si aggiunga che la spesa sociale per disabilità dell’Italia è una delle più basse d’Europa. Che le famiglie e le persone ricorrano alle uniche e limitate opportunità che il Paese offre non deve quindi stupire ma far riflettere.

Quanto alla correttezza degli accertamenti, quelli che riguardano le minorazioni civili sono gli unici, nella pur ridondante organizzazione burocratica italiana, in cui la pubblica amministrazione controlla preventivamente se stessa: ogni verbale emesso dalle ASL (sei medici e operatori) viene verificato, prima di essere emesso, dall’INPS (altri sei medici). Difficile sostenere che a questa occhiuta vigilanza ancora sfugga un numero di “profittatori” che sia in qualche misura rilevante.

“Sarebbe necessario discutere seriamente sulla politiche per la disabilità e sulle relative risorse per favorirne l’inclusione – commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Gli interventi dai toni eclatanti e scandalistici sono assolutamente inutili a tutti. Siamo disponibili a confrontarci con chiunque sulla base di dati reali e non certo parziali che disegnano una situazione per molti versi drammatica per le persone e per le famiglie italiane. Nel frattempo, però, la diffusione di informazioni distorte e parziali contribuisce a diffondere luoghi comuni e pregiudizio nei confronti delle persone con disabilità, dipingendole come parassiti e profittatori. Il che è inaccettabile.”

SLITTAMENTO BUONA SCUOLA

RETE STUDENTI: SLITTAMENTO BUONA SCUOLA / NESSUNA RAPPRESAGLIA SUGLI STUDENTI, NECESSARIO STRALCIO PRECARI

Il Presidente del Consiglio ha annunciato che a causa dell’ingente quantità di emendamenti presentati non si riuscirà ad approvare la Buona Scuola in tempi utili e l’assunzione dei centomila precari, quindi di conseguenza tutto il DDL, slitterà di un anno almeno.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Questa decisione sembra in tutto e per tutto una rappresaglia nei confronti degli studenti e di chi ha contrastato la Buona Scuola fino ad ora. Il governo erige un muro tra noi ed il provvedimento rimpallando la responsabilità alla minoranza del suo partito, cercando ancora una volta di dividere le parti che contrastano il provvedimento di sua creazione.”

Conclude il portavoce: “L’assunzione dei precari deve essere stralciata e fatta con un decreto di legge, è infatti una delle questioni più urgenti per la scuola. e’ necessario inoltre modificare radicalmente diversi punti del DDL, come abbiamo già ampiamente richiesto. Per rivoluzionare la scuola bisogna parlare di diritto allo studio garantito, finanziamenti pubblici, rappresentanza studentesca ampliata, alternanza scuola lavoro veramente utile e che non sia solo sfruttamento di forza lavoro per le aziende. Come abbiamo detto più e più volte in moltissime occasioni, una scuola buona per davvero senza gli studenti non si fa.”

I PRECARI NON DEVONO PAGARE LE TENSIONI DEI PARTITI

SNALS-CONFSAL: I PRECARI NON DEVONO PAGARE LE TENSIONI DEI PARTITI
Dopo le dichiarazione di Renzi,  il sindacato autonomo chiede un provvedimento d’urgenza per le assunzioni promesse

Roma, 17 giugno.   LO SNALS-CONFSAL RINNOVA LA RICHIESTA DI UN PROVVEDIMENTO D’URGENZA PER L’AVVIO DELLA STABILIZZAZIONE DEL PERSONALE CON LE ASSUNZIONI PROMESSE. QUESTE DEVONO COSTITUIRE LA BASE DEL PIANO PLURIENNALE necessario per la definitiva soluzione del problema del precariato in tutte le tipologie esistenti, sia per i docenti che per gli ATA, prima dell’avvio di un sistematico reclutamento con le ordinarie procedure concorsuali.
Se si segue questa strada è accettabile e, probabilmente, utile una breve pausa di riflessione per arrivare, eliminato lo scoglio della stabilizzazione di tutti i precari, a una riscrittura del testo che porti a superare le criticità attuali legate soprattutto a quegli aspetti che riguardano:
Ø  i “superpoteri” ai dirigenti scolastici con la chiamata diretta dei docenti e il “potere” salariale;
Ø  una gestione della scuola che mette a rischio la libertà d’insegnamento, depotenzia le competenze del collegio dei docenti e del consiglio di istituto annullando, di fatto,  la collegialità;
Ø  l’introduzione di un sistema di valutazione inaccettabile nelle forme e nei contenuti;
Ø  l’invasione da parte della legge di aspetti prettamente contrattuali;
Ø  la mancata previsione dell’avvio del  rinnovo contrattuale.

Il segretario generale Nigi ha dichiarato: “Il presidente Renzi tenga conto del fatto che l’opposizione al testo proposto non nasce da aspetti categoriali e corporativi, ma ha unito in una protesta dalle dimensioni mai viste il personale della scuola (docenti, ATA, di ruolo e non di ruolo e parte dei dirigenti scolastici), gli studenti, le famiglie e lo stesso mondo accademico”.
“Se le proposte non troveranno un sostanziale accoglimento, la mobilitazione continuerà mettendo a rischio non solo il regolare inizio dell’anno scolastico ma anche il suo intero andamento” ha concluso Nigi .

RINVIO DDL SCUOLA: “SU ASSUNZIONI PRONTI A CHIEDERE PROCEDURA INFRAZIONE”

RINVIO DDL SCUOLA, GILDA: “SU ASSUNZIONI PRONTI A CHIEDERE PROCEDURA INFRAZIONE”

“Le immissioni in ruolo previste dalla riforma della scuola non sono un regalo di Renzi, ma un atto dovuto legato alla sentenza della Corte di Giustizia Europea. E poiché la Gilda Unams è stata attrice del ricorso presentato a Lussemburgo, siamo pronti a chiedere una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto di quanto disposto dai giudici comunitari”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, replicando all’annuncio del presidente del Consiglio di voler stoppare il disegno di legge e rinviare di un anno le assunzioni dei precari.

“Come ribadiamo ormai da mesi, – prosegue Di Meglio – è necessario stralciare il piano di stabilizzazioni dal ddl e trasferirlo in un decreto legge: non è vero, come continua ad affermare il governo, che le assunzioni sono inscindibili dalla riforma complessiva, perché l’organico funzionale di 50mila docenti, diviso per le 8500 scuole presenti su tutto il territorio italiano, è gestibile senza alcun problema con gli attuali poteri dei dirigenti scolastici”.

“Imputare il rinvio della riforma e delle stabilizzazioni all’eccesso di emendamenti – commenta ancora il coordinatore della Gilda –  è un inaccettabile scaricabarile che, oltre a essere irrispettoso verso il Parlamento, è un evidente segnale di debolezza”.

In merito alla nuova consultazione che Renzi vorrebbe organizzare a luglio, Di Meglio non usa mezzi termini: “Si tratta dell’ennesima pagliacciata: le questioni sono ormai note e se decide di rinviare la riforma, è soltanto perché si è reso conto di non avere in Senato i numeri sufficienti per approvarla. Inoltre è mistificatorio dire che sono 18 i sindacati con cui doversi confrontare, poiché in realtà sono 5 le sigle rappresentative. A un confronto serio – conclude Di Meglio – non ci sottraiamo, ma sicuramente non siamo disposti a partecipare a un’assemblea ‘al Colosseo’ in cui ancora una volta si finge di ascoltare”.

FUORI LA PROVA NAZIONALE INVALSI DALL’ESAME DI TERZA MEDIA!

FUORI LA PROVA NAZIONALE INVALSI DALL’ESAME DI TERZA MEDIA!
Introdotta nel 2007 dall’ex ministro Fioroni (L. 176/2007), dal 2009 la cosiddetta “Prova
Nazionale” INVALSI funesta l’esame finale del primo ciclo, concorrendo alla valutazione dello
stesso (DPR 122/2009).
Perché dire NO?
Come tutti i test INVALSI:
 E’ INUTILE: un test a quiz svilisce la preparazione degli studenti (nonché la
professionalità degli insegnanti), demolendone la capacità critica.
 E’ FUORVIANTE: più che “valutare” la qualità del sistema, appiattisce e distorce, per
mera ossessione statistica, una realtà complessa ed eterogenea come quella delle
scuole italiane.
 E’ DISCRIMINATORIA: nel ridurre tutti a numeri e codici uniformati, cancella i bisogni
individuali, lasciando indietro (alunni DSA, BES) o addirittura ignorando (alunni
certificati) i più deboli.
ma inserirla come prova dell’esame di Stato di terza media la rende ancora più DANNOSA
in quanto:
 E’ UTILIZZATA IN MODO IMPROPRIO: uno strumento pensato (così vogliono farci
credere) per la rilevazione esterna degli apprendimenti degli studenti e della qualità del
sistema scolastico, viene di fatto usato per determinare il voto finale di un esame.
 E’ FORTEMENTE PENALIZZANTE: l’esito è determinante nella valutazione d’esame,
facendo media alla pari delle altre prove e del giudizio di ammissione.
 E’ INVASIVA NELLA DIDATTICA: dai libri di testo ai programmi disciplinari condiziona
l’attività di insegnamento, piegata spesso alla logica del quiz nell’ansia da valutazione
di docenti, genitori e alunni.
 E’ UN’IMPOSIZIONE DIFFICILMENTE CONTRASTABILE: inserirla nell’esame di Stato
obbliga di fatto i docenti alla somministrazione e alla “correzione”, senza possibilità di
manifestare un chiaro dissenso attraverso lo strumento dello sciopero.
Per tutto questo, per il bene della scuola, dei nostri alunni e della professionalità dei loro
insegnanti, in occasione della somministrazione del 19 giugno 2015, continuiamo a
chiedere l’ESCLUSIONE DEFINITIVA della Prova INVALSI anche e soprattutto dall’esame di
terza media.

CESP Bologna
COBAS Bologna
Coordinamento Precari Scuola Bologna

Scuola, Renzi: “Con 3mila emendamenti, quest’anno niente assunzioni”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, Renzi: “Con 3mila emendamenti, quest’anno niente assunzioni”

“E’ conseguenza delle scelte dell’opposizione”, dice il presidente del Consiglio a Porta a Porta. La richiesta alle minoranze, esplicitata dai suoi fedelissimi, è quella di ritirare gli emendamenti, in modo da neutralizzare gli ostacoli alla riforma Giannini. Minoranza Pd, Sel e M5s, da tempo chiedono la separazione tra il cammino della riforma e quello delle assunzioni, da mandare avanti con decretazione d’urgenza

Maturità, per chi non può sostenere l’esame ci sono le prove suppletive

da Il Sole 24 Ore

Maturità, per chi non può sostenere l’esame ci sono le prove suppletive

di Lorena Loiacono

Per gli studenti che, per malattia o per altri validi motivi, non possono sostenere le prove di maturità nella data nazionale fissata per oggi, esiste la possibilità di far slittare le prove nella sessione suppletiva. Il posticipo richiede ovviamente una diversa organizzazione da parte della commissione d’esame visto che, come spesso capita, l’avvio degli esami suppletivi va a cadere durante gli orali, nel mese di luglio.
Da oggi è possibile spostare l’esame
Inevitabilmente, cadendo la sessione suppletiva nel mese di luglio, verranno ad accavallarsi gli orali ordinari con gli scritti suppletivi e la commissione dovrà modificare il calendario. Tutte le esigenze vanno gestire tramite il Sidi con una funzionalità che sarà a disposizione delle segreterie a partire da oggi, 17 giugno, in occasione della prima prova di maturità. La funzione resterà disponibile per una settimana, fino al 24 giugno prossimo.
Un nuovo calendario
Per l’anno scolastico 2014-2015, la sessione suppletiva dell’esame di maturità è stata fissata al 1 luglio, giorno in cui verrà svolta la prima prova scritta. Il secondo scritto, quello di indirizzo, è fissato al 2 luglio. Nei giorni successivi andranno avanti le eventuali prove per gli esami nei licei artistici e nei licei musicali e coreutici. La terza prova scritta suppletiva si svolge, come da regola, nel secondo giorno successivo alla seconda prova scritta suppletiva. Mentre la quarta prova scritta suppletiva, presente solo negli istituti interessati, si svolge nel giorno successivo alla terza prova scritta.
Quando serve un esame straordinario
Non solo suppletiva, esiste anche la possibilità di una sessione straordinaria di norma fissata al mese di settembre per tutti coloro che abbiano la necessità, provata, di spostare l’intero esame o parte di esso di oltre due mesi. In questo caso la funzione del Sidi per organizzare le date sarà attiva il 7 luglio prossimo, una volta archiviata la gestione della sessione suppletiva. Le date non sono state ancora pubblicate ma generalmente si tratta della prima metà del mese di settembre. Nell’anno scolastico 2013-2014, ad esempio, si svolsero a partire dal 10 settembre, nel 2012-2013 si iniziò invece l’11 settembre.

Via alle linee guida per i nuovi Centri per l’istruzione degli adulti che decolleranno a settembre

da Il Sole 24 Ore

Via alle linee guida per i nuovi Centri per l’istruzione degli adulti che decolleranno a settembre

di Franco Portelli

Il Miur definisce le linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento a sostegno dell’autonomia organizzativa e didattica dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia). Pubblicato in data 8 giugno 2015, sulla Gazzetta ufficiale S.G. n. 130 – Supplemento Ordinario numero 266, il relativo Dm Miur -Mef del 12 marzo 2015.

Via a settembre
A partire dal primo settembre 2015 il riordino dell’istruzione degli adulti va a regime. Al posto dei vecchi centri ci saranno delle vere e proprie istituzioni scolastiche autonome, dotate di uno specifico assetto didattico e organizzativo, di propri organi collegiali. I Cpia sono articolati in reti territoriali di servizio e opereranno in stretto raccordo con le autonomie locali, il mondo del lavoro e delle professioni attivando percorsi formativi strutturati per livelli di apprendimento.

Linee guida
Le linee guida emanate definiscono l’assetto organizzativo dei Cpia, l’assetto didattico e gli strumenti di flessibilità. I centri realizzano un’offerta formativa finalizzata al conseguimento della certificazione attestante il conseguimento del livello di istruzione corrispondente a quello previsto dall’ordinamento a conclusione della primaria, di titoli di studio di primo e secondo ciclo, della certificazione che attesta l’acquisizione delle delle competenze di base connesse all’obbligo di istruzione, dei tioli che attestano il raggiungimento di conoscenza della lingua italiana di livello non inferiore ad A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue.

L’articolazione
Il Cpia si articola, dal punto di vista amministrativo, in una sede centrale e in punti di erogazione di primo livello (sedi associate) dove si realizzano percorsi di primo livello e percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. Queste sedi associate sono individuate nell’ambito della competenza esclusiva delle Regioni. Un elemento di grande innovazione è determinato dalla valorizzazione del patrimonio culturale e professionale della persona a partire dalla ricostruzione della sua storia individuale, in coerenza con le politiche nazionali dell’apprendimento permanente. A questo proposito, è previsto un “Patto formativo individuale” definito previo riconoscimento dei saperi e delle competenze formali, informali e non formali posseduti dall’alunno.

Percorsi personalizzati
La personalizzazione dei percorsi si attua anche attraverso l’organizzazione per gruppi di livello facilitando, in questo modo, gli apprendimenti partendo proprio dalle competenze possedute. Sono privilegiati, a questo proposito, modelli aperti e flessibili, sviluppando strategie metodologiche e didattiche coerenti con i diversi contesti di riferimento. I Miur, inoltre, ha definito i risultati di apprendimento in competenze, conoscenze e abilità al termine dei vari percorsi di istruzione, i relativi quadri orari, e le Linee guida per la progettazione della sessione di formazione civica e di informazione.

Con l’integrazione tra formazione e lavoro ammessi più titoli di studio

da Il Sole 24 Ore

Con l’integrazione tra formazione e lavoro ammessi più titoli di studio

di Gianni Bocchieri

Il Dlgs di riordino dei contratti accoglie tutte le osservazioni della Conferenza Stato-Regioni ed integra e sostituisce le disposizioni contenute nel Ddl della “Buona Scuola” sull’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore.

Sistema duale e percorsi

La prima importante novità riguarda la costruzione di un “sistema duale” di integrazione organica tra formazione e lavoro, attraverso cui viene ampliato l’insieme dei titoli di studio conseguibili con questa tipologia contrattuale, che ora comprende la qualifica ed il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione superiore (il cosiddetto Ifts).

La seconda importante novità riguarda la possibilità di attivare i percorsi di apprendistato per i giovani che hanno compiuto i 15 anni di età e fino al compimento dei 25, a partire anche dal secondo anno dei percorsi di istruzione tecnica, professionale e liceale per l’acquisizione del diploma di istruzione secondaria superiore e di ulteriori competenze tecnico-professionali rispetto a quelle già previste dai vigenti regolamenti scolastici, utili anche ai fini del conseguimento del certificato di specializzazione tecnica superiore. In questo modo viene ampliata e portata a regime la cosiddetta “sperimentazione Carrozza” (articolo 8-bis del Dl 104/2013 convertito dalla legge 128/2013).

Retribuzione e durata

La terza modifica riguarda l’esonero del datore di lavoro da ogni obbligo retributivo per le ore di formazione svolte esternamente all’impresa e la previsione di una retribuzione pari al 10% di quella che sarebbe dovuta al lavoratore per le ore di formazione a carico del datore di lavoro. Infine, viene confermata la possibilità di trasformare questa tipologia di apprendistato in quello professionalizzante, dopo il conseguimento della qualifica o del diploma, purché la somma dei due periodi di apprendistato non superi il termine massimo fissato dagli accordi interconfederali o dai contratti collettivi nazionali. Confermata poi la definizione del limite massimo di durata della formazione esterna all’azienda pari al 60% dell’orario ordinamentale dei percorsi di studio.

La disciplina transitoria e incentivi

Prevista una disciplina transitoria con la vigente normativa, finché non saranno adeguate le discipline regionali ed emanato il decreto interministeriale che dovrà determinare: standard formativi, durata e modalità della formazione a carico del datore di lavoro.

In tema di incentivi all’assunzione si prevede l’esonero dal contributo pari al 41% del massimale mensile dell’Aspi per le interruzioni dei rapporti di apprendistato diverse dalle dimissioni o dal recesso del lavoratore; lo sgravio totale dei contributi a carico del datore di lavoro inclusi il contributo della Naspi; la riduzione dal 10 al 5% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali della contribuzione dovuta dai datori di lavoro.

La riforma della scuola ha perso i suoi superpoteri

da Internazionale

La riforma della scuola ha perso i suoi superpoteri

 

Matteo Renzi annuncia che l’assunzione dei precari della scuola slitterà al 2016.  

Parlando a Porta a porta il premier ha accusato l’opposizione di aver presentato troppi emendamenti e che questi faranno slittare la riforma che prevede anche l’assunzione dei precari

di  Roberta Carlini

Sono ore decisive non solo per i 490mila studenti alla vigilia della maturità, ma anche per la riforma della scuola che hanno frequentato. La commissione cultura del senato, che nonostante l’apparente fretta è rimasta in stand-by per diverso tempo (occupato dalle consultazioni e riunioni in casa del Partito democratico) è convocata per la notte prima degli esami, cioè alle 20.30 del 16 giugno. I rapporti di forza sono di 15 a 12: dodici alle opposizioni e quindici alla maggioranza, ma tra questi ultimi ci sono tre senatori non allineati al segretario del Pd e presidente del consiglio (Walter Tocci, Corradino Mineo e Carlo Rubbia).

Nel frattempo si spera che sarà pervenuta la relazione tecnica alla riforma, preparata dalla commissione bilancio (i cui lavori sono stati a loro volta rallentati dalle avventure del suo presidente Antonio Azzolini, sul quale pende la richiesta d’arresto da parte della procura di Trani).

Sulla riforma della scuola è piombato l’intero arco dei temi politici e giudiziari del momento: come se non bastasse la portata degli argomenti e le 17 deleghe contenute nell’articolato, peraltro già oggetto di modifiche consistenti nel passaggio alla camera. Dagli slogan iniziali della Buona scuola in dodici punti, al disegno di legge approvato in consiglio dei ministri ai primi di marzo, al testo che la camera ha riveduto e corretto e trasmesso al senato (qui alcune schede sintetiche di lettura), molti sono gli oggetti smarriti e molti quelli assai cambiati. Nell’attesa che anche il senato faccia la sua parte, ecco un primo elenco delle cose che la riforma ha smarrito per strada e di quelle che ha trovato.

I superpoteri dei presidi
Il primo oggetto smarrito è il superpotere attribuito nella stesura iniziale ai dirigenti scolastici, che ci concretizzava in due momenti cruciali: scegliere in totale autonomia i docenti da assumere, nell’ambito della lista degli albi regionali; assegnare i premi ai più meritevoli. Dopo il passaggio alla camera, gli albi regionali diventano “ambiti territoriali di riferimento”, che però saranno definiti non prima dell’anno prossimo; il dirigente deve sentire il parere del collegio dei docenti e rendere pubblici i criteri in base ai quali sono fatte le scelte; non può dare incarichi a parenti entro il secondo grado; tocca ai docenti, nel caso siano chiamati da più scuole, scegliere dove andare. Senza contare che, secondo gli ultimi emendamenti a cui sta lavorando la maggioranza, potrebbe essere rinviato all’anno scolastico 2016-2017 anche il debutto della chiamata diretta del preside.

Oggetto nuovo, pescato durante i lavori della camera, è un neonato comitato di valutazione che, per ogni scuola, dovrà coadiuvare il preside nella scelte dei meritevoli

Un po’ intiepidito anche il secondo superpotere, quello sull’attribuzione dei “premi”: il bonus, per il quale c’è un budget nazionale di 200 milioni di euro e che raggiungerà il 5 per cento dei docenti nell’ipotesi minima (quattro docenti per scuola), il 33 per cento in quella massima (dai 23 ai 27 docenti per scuola). Nel primo caso, l’aumento mensile per i premiati sarà tra i 430 e i 490 euro al mese; nel secondo attorno ai 70 euro al mese.

Oggetto nuovo, pescato durante i lavori della camera, è un neonato comitato di valutazione che, per ogni scuola, dovrà coadiuvare il preside nella scelte dei meritevoli: dentro ci dovrebbero stare due docenti (chiamati a valutare i propri colleghi) e due genitori per le elementari e medie, un genitore e uno studente per le superiori. Quest’ultima modifica non piace affatto ai senatori, e dovrebbe essere una delle prime cose che salteranno nei lavori del senato. Spunta invece, tra gli oggetti trovati, il preside “a tempo”, massimo tre anni rinnovabili di altri tre, per bilanciare con una riduzione della permanenza in ogni singola scuola l’aumento di poteri e ridurre il rischio di creazione di feudi personali eterni.

Piano di assunzioni
Tra gli oggetti trovati, dopo lunghissima battaglia, ci sono gli idonei del concorso 2012, che vanno dunque ad aggiungersi ai circa 101mila previsti dallo svuotamento delle graduatorie a esaurimento. Restano fuori le maestre della scuola materna e gli abilitati dei corsi di Tirocinio formativo attivo (Tfa) e delle ex Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario (Ssis), nonché i precari con almeno tre anni di servizio su posti scoperti (i supplenti annuali): per loro si promette una quota del 40 per cento di posti riservati nel prossimo concorso.
Clamorosamente, è smarrito il principale obiettivo del piano di assunzioni: la chiusura definitiva delle graduatorie. Infatti si prevede che, oltre a quelle della scuola dell’infanzia (che resta in attesa di una riforma che copra l’arco educativo di vita da zero a sei anni), resteranno aperte anche le graduatorie delle elementari, dove mentre la riforma procedeva in parlamento altre sentenze hanno provveduto a piazzare maestre diplomate negli anni nei quali la licenza magistrale era ancora titolo “abilitante”. Tra gli oggetti (del desiderio) perduti, anche la fine delle supplenze: le assunzioni non basteranno a coprire tutti i posti vacanti per alcune cattedre, in particolare matematica e fisica al nord, e dunque per queste si dovrà ricorrere ancora alle supplenze dalle graduatorie di istituto.

Questioni di soldi
Il più grosso degli oggetti smarriti qui è il 5 per mille alle scuole: stralciato, dopo la rivolta unanime di tutto il mondo del terzo settore. Se ne parlerà in sede di legge di stabilità. Modifiche rilevanti, invece, sul cosiddetto school bonus – ossia la possibilità di fare donazioni liberali alle scuole e detrarle dalle tasse – e sugli sgravi fiscali per le rette scolastiche. Il beneficio fiscale per le donazioni varrà sia per le scuole statali sia (questa è la novità) per le paritarie, e consiste in un credito d’imposta pari al 65 per cento della spesa per gli anni 2015 e 2016 e del 50 per cento per il 2017. Nuovi ingressi anche tra i beneficiari dell’altro provvedimento fiscale, la detraibilità delle spese sostenute per la frequenza scolastica.
Anche se il presidente del consiglio Matteo Renzi si è apertamente dichiarato contrario ai “diplomifici”, la camera ha esteso gli sgravi dalle sole materne ed elementari alle scuole secondarie, inferiori e superiori: si potranno detrarre fino a 400 euro all’anno per studente. Si aggiunge la previsione di un “piano straordinario” per verificare i requisiti delle scuole paritarie, che dovrebbe servire, quando arriverà, a togliere i requisiti ai cosiddetti diplomifici.

C’è un piano B, anche per la scuola
Al senato come alla camera, lo scontro si concentra sulle categorie dei precari da assumere, ossia gli attuali esclusi dal piano; sui poteri dei presidi; sugli sgravi e gli aiuti per le scuole paritarie. Ma, al di là del merito, è la prima prova dell’eventuale nuova fase di Renzi, dopo i deludenti risultati delle elezioni amministrative; e delle strategie delle opposizioni.
Con un piccolo dettaglio: i tempi, che ormai sono proibitivi, dato che la riforma dovrebbe essere approvata in via definitiva entro il 30 giugno perché ci sia la – già difficile – possibilità di far partire la macchina amministrativa per varare il cosiddetto “organico funzionale”, propedeutico all’assunzione dei 101mila. Finora, proprio il legame tra questi tempi stretti e la mole gigantesca della riforma ha pesato, come un ricatto implicito: chi si oppone alla riforma blocca le assunzioni, dicevano fino a poco fa i sostenitori di Renzi, opponendosi alla richiesta delle opposizioni di stralciare le assunzioni dal corpus della legge delega.
Adesso però c’è più di un dubbio, tra le fila dei renziani, sull’idea di andare alla prova di forza sulla scuola, con il conseguente passaggio per un voto di fiducia. È spuntata invece, nelle ultime ore, un’altra ipotesi, che lascerebbe più tempo a senato e camera per votare la legge: a settembre si assumono tutti i 101mila, ma si separa la decorrenza giuridica da quella economica dell’immissione in ruolo.
Il che vuol dire che per quei precari che trovano già la loro cattedra pronta – e sono quelli che sarebbero stati assunti comunque, per il normale scorrimento delle graduatorie: circa 50mila docenti – l’assunzione giuridica ed economica scatta dal primo settembre. Gli altri entrano giuridicamente in ruolo dal primo settembre, ma la decorrenza economica scatta quando è pronto l’organico dell’autonomia, cioè dopo qualche mese.
In questo modo si eviterebbe di dover rinviare tutto di un anno, ma verrebbe anche meno uno dei più potenti strumenti di pressione che ha Renzi per far passare la riforma così com’è.

Renzi: “Troppi emendamenti bloccano le assunzioni dei 100mila precari della scuola”

da la Repubblica

Renzi: “Troppi emendamenti bloccano le assunzioni dei 100mila precari della scuola”

Il premier: “In commissione sono tremila, così è impossibile rispettare i tempi”. Poi una nota Pd rivolta a sindacati e minoranza: “Tre giorni per approvare e si può fare”. Conferenza nazionale a luglio. Botta e risposta Camusso-Poletti, per Cgil “quella del governo è pura vendetta”

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Ormai è quasi certo: la riforma della scuola targata Renzi rischia di essere rinviata di un anno. Quasi. Perché dopo il duro annuncio di Matteo Renzi, in serata, è arrivata una nota del Pd rivolta direttamente alla minoranza, che chiede di ridurre gli emendamenti per approvare la riforma in tre giorni.

A indicare lo stop per le assunzioni dei precari, in maniera molto chiara, è stato lo stesso premier. “Quest’anno con tremila emendamenti mi pare difficile che si assumano i precari. Si andrà al prossimo anno”, ha detto il presidente del consiglio, ospite di Porta a porta, parlando delle assunzioni degli insegnanti precari previste dal disegno di legge del governo sulla Buona scuola. E siccome le 100mila assunzioni rappresentano la spina dorsale dell’intera riforma scolastica, va da sé che ad essere rinviata di un anno sarà l’intera Buona scuola immaginata dal governo. Ad indurre l’esecutivo a rinviare di un anno la riforma cardine del governo Renzi i tempi ormai troppo stretti e i troppi problemi di tipo tecnico per applicare le tante novità introdotte dalla riforma.

Con un tour de force in Parlamento, cosa sempre possibile, il rischio che a settembre le scuole  –  tra organico funzionale e chiamata diretta dei presidi dagli albi territoriali  –  precipitino nel caos è tutt’altro che remoto. I sindacati lo dicono da tempo. Un’ipotesi, l’apertura nella più totale incertezza dell’anno scolastico, che il presidente del Consiglio non può neppure considerare, perché a quel punto la riforma scolastica si trasformerebbe per il governo in una debacle. La notizia circolava da qualche giorno, ma non c’erano conferme. Adesso, sembra tutto più chiaro.

Ma alle parole di Renzi fa seguito – dopo un’ora – una agenzia fa fonte Pd che proprio questo rischio conferma, e lancia un appello per scongiurarlo: “Nei prossimi tre giorni la minoranza può lavorare a togliere o ridurre gli emendamenti in commissione per consentire alla riforma di essere approvata nei tempi stretti che ci sono” e dunque procedere alle assunzioni dei precari. Vediamo se i sindacati – osservano dalla maggioranza – si schiereranno con 100mila lavoratori da assumere o contro”.

Ecco perché il rinvio di un anno della riforma rischia di essere inevitabile. I tempi di discussione del provvedimento al Senato si sono allungati e, per mettere in pratica tutte le novità previste dal provvedimento, gli uffici ministeriali hanno bisogno di tempo. In altre parole, approvare la legge oltre il mese di giugno avrebbe significato rendere impossibile la sua applicazione dal primo settembre di quest’anno. L’organico dell’autonomia, sul quale si dovrebbero innestare le 100mila assunzioni dalle graduatorie ad esaurimento, non esiste ancora. In questi mesi, al ministero si sono esercitati con delle simulazioni, ma poi la realtà è un’altra cosa. Perché la macchina della scuola è molto complessa e, senza tempi distesi, si potrebbe bloccare.

L’approvazione definitiva del disegno di legge era prevista all’inizio per metà giugno. Ma soltanto ieri sono iniziate le votazioni degli emendamenti in commissione Cultura al Senato. E, anche facendo gli straordinari, serviranno almeno una/due settimane per concludere tutto. Poi, il provvedimento dovrà tornare nuovamente alla Camera per la terza lettura. E fare slittare a luglio l’approvazione definitiva della riforma rende impossibile la sua attivazione dal prossimo anno. La cosa più saggia era quindi quella di rinviare tutto di un anno: albi territoriali, deleghe, super-preside, alternanza scuola-lavoro, finanziamenti alle paritarie. E assunzioni.

Una mossa che non ha né vincitori, né vinti. Col rinvio di un anno, i sindacati che hanno proclamato ben due scioperi non sono riusciti ad ottenere lo stralcio delle 100mila immissioni in ruolo dal resto del provvedimento. E, in più, dovranno fare i conti con la delusione dei precari delle graduatorie ad esaurimento che si sentivano già in cattedra. Ma raccoglieranno il consenso dei 60mila supplenti di seconda fascia  –  che sarebbero rimasti fuori dai giochi  –  ma che secondo la Corte di giustizia europea hanno diritto all’assunzione a tempo indeterminato dopo tre anni di supplenze. Questi ultimi potranno continuare a sperare in una soluzione favorevole anche per loro.

Renzi inoltre centra l’obiettivo di non snaturare l’intero provvedimento con lo stralcio delle assunzioni dalla minoranza Dem e dai sindacati. E dribbla una serie di pericoli ancora possibili: su un disegno di legge con 8 deleghe non è “elegante” dal punto di vista istituzionale mettere la fiducia e dopo l’incidente in commissione Affari costituzionali  –  in cui il governo è andato giù su un emendamento  –  non è detto che il provvedimento non possa subire altre imboscate. Al Senato i numeri sono molto risicati. A questo punto, a meno di improbabili corse per chiudere la partita in quindici giorni, ad agosto si assumeranno 44mila precari, con le vecchie modalità. Il resto  –  57mila posti dell’organico dell’Autonomia + 22mila di turn-over: 79mila cattedre, più l’intera riforma  –  slitterà all’anno prossimo. Uno zero a zero che salva la scuola dal caos di una apertura d’anno scolastico tra mille incognite.

Botta e risposta Camusso-Poletti. Il rischio di non assumere i precari della scuola annunciato da Renzi, “è una pura operazione di vendetta: siccome non gli abbiamo dato ragione, dice che non si assume”. Così il segretario della Cgil, Susanna Camusso durante la trasmissione Ballarò. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, presente in trasmissione ha subito replicato: “Le assunzioni sono dentro un disegno organizzato della scuola”. Il segretario Cgil ha aggiunto: “Sinceramente gli dà fastidio l’unità della scuola e non solo dei sindacati”. Ha quindi sostenuto che “per assumere in tempo bisogna fare un decreto per mettere in ruolo i docenti all’inizio dell’anno scolatisco”. Inoltre – secondo la Camusso – “il piano di assunzioni previsto non basta”. Ma Poletti ha sottolineato che “le assunzioni sono previste entro un disegno organizzato dalla scuola” e che non è giusto “assumere senza definire gli obiettivi” ma che “se non sarà possibile faremo i conti con la realtà, come negli anni passati”.

Giannini su stralcio assunzioni.  “Lo stralcio delle assunzioni significa snaturare completamente lo spirito di questo provvedimento”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha risposto in un’intervista a Radio 24 alla domanda se è ipotizzabile lo stralcio delle assunzioni degli insegnanti dal ddl di riforma della scuola, dopo le dichiarazioni rese del premier Matteo Renzi a Porta a Porta. Giannini ha quindi proseguito: “Dobbiamo cercare di arrivare a conclusione con tutte le doverose forme di miglioramento che la Camera aveva già apportato e che il Senato può utilmente recuperare o rinnovare ma mettendo insieme tutto, a partire dall’autonomia scolastica, che è il nostro obiettivo fondamentale per rendere meno borbonico il sistema”. “La nostra volontà è quella di un grande dialogo sulla scuola e c’è stato un dibatito ampio su questo progetto educativo che comprende anche la fine della piaga del precariato storico”.

Le reazioni dei sindacati.  Non si fanno attendere le reazioni di Cgil, Cisl e Uil. Secondo Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, “il presidente del Consiglio ha preso atto che il disegno di legge sulla scuola è pessimo e per questa ragione ha provocato una forte opposizione di docenti, Ata, dirigenti scolastici, studenti e famiglie. Si faccia un decreto per le 100mila assunzioni, si preveda un piano pluriennale di immissioni in ruolo”. A definire “positiva” la pausa di riflessione “che il governo intende prendersi sulla scuola” è quindi Francesco Scrima, della Cisl Scuola: “Un supplemento di confronto – dice – sarebbe una decisione di grande buon senso, e troverebbe finalmente ascolto una richiesta che andiamo facendo da mesi. Non pensi il premier di potersela cavare con un passaggio sbrigativo e ‘mediatico’ che renderebbe ancora più lacerato un rapporto già fortemente compromesso col mondo della scuola”. Dalla Uil è Carmelo Barbagallo, segretario generale dell’organizzazione, a commentare: “L’avevamo previsto: con un ddl non sarebbe stato possibile concretizzare le assunzioni dei precari. E, infatti, avevamo chiesto un decreto che, volendo, ancora si potrebbe fare”.

Scuola, il diktat del Tar sul concorsone: “I vincitori vanno proclamati immediatamente”

da la Repubblica

Scuola, il diktat del Tar sul concorsone: “I vincitori vanno proclamati immediatamente”

 

La decisione dei giudici amministrativi pugliesi rischia di far rivedere al rialzo il numero delle assunzioni previste dal decreto sulla Buona scuola. L’Ufficio scolastico: “Ripercussioni pesanti”

di Antonello Cassano 

I numeri delle assunzioni previste dal decreto sulla Buona scuola potrebbero essere rivisti al rialzo. I vincitori del concorso del 2012 per l’assegnazione di 284 cattedre di scuola primaria in Puglia dovranno essere assunti, così come previsto dal bando. Per la prima volta in Italia, in Tar – quello della Puglia – ha accolto il ricorso di 17 aspiranti vincitori inseriti nella graduatoria di merito per la scuola primaria che lamentavano l’assenza di una graduatoria vincitori.

Lo ha reso noto l’avvocato Maria Serena Metta, che ha difeso gli insegnanti nel giudizio avviato contro l’Usr (l’Ufficio scolastico regionale). Ora quest’ultimo dovrà proclamare i vincitori: in caso contrario verrebbero falsati gli elenchi dei docenti che dovranno essere assunti secondo il bando del 2012. Docenti che adesso potrebbero aumentare come numero rispetto agli attuali elenchi del ministero e per i quali il governo ha previsto l’ingresso in servizio dal prossimo anno. Secondo il decreto 2012, che in Puglia bandiva il concorso per la immediata copertura di 284 posti comuni per la scuola primaria, all’esito dell’approvazione della graduatoria di merito, composta da 345 candidati, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale doveva proclamare vincitori un numero di candidati pari al numero di posti banditi: in Puglia, quindi, i primi 284 della graduatoria di merito.

Questo non è accaduto. Anzi, l’Usr fino a oggi ha proclamato poco più di un centinaio di vincitori: ha deciso di per prassi di dichiarare i vincitori del concorso soltanto al momento di assegnare la cattedra, riducendo così al ruolo di idonei (e non di vincitori) anche i primi 284 candidati vincitori. Una procedura che sarebbe stata seguita anche dal Lazio e dalla Campania, a differenza di altre regioni che invece hanno ottemperato all’iscrizione degli elenchi. Adesso i quasi 200 docenti pugliesi lasciati nell’incertezza dalle scelte dell’Usr potranno reclamare l’assunzione. Condividendo la tesi dei ricorrenti, il Tar riconosciuto che “l’Ufficio scolastico regionale debba emettere il decreto di proclamazione dei vincitori come richiesto dai ricorrenti, essendo tale obbligo stabilito dall’articolo 13 del bando di concorso”.

La sentenza, alla luce del decreto sulla Buona scuola, rischia di avere ripercussioni pesanti. L’Ufficio scolastico regionale attende direttive: “Ci interfacceremo sia con l’Avvocatura dello Stato, visto che la sentenza deve essere ancora notificata, sia col ministero dell’Istruzione anticipa il vicedirettore Anna Cammalleri – È chiaro che questa sentenza potrebbe avere conseguenze su tutto il budget delle nomine da operare dal primo settembre”. Di questa decisione dovranno certamente tenere conto anche gli altri Uffici scolastici regionali. Il che, considerata l’ampiezza delle regioni inadempienti, potrebbe far lievitare sensibilmente in tutta Italia il numero degli insegnanti che hanno diritto all’assunzione.