Annullata la rilevazione nazionale sulla prova scritta di matematica degli esami di Stato

La Mathesis informa che l’indagine nazionale sui risultati della prova scritta di matematica nei licei scientifici condotta attraverso il sito www.matmedia.it non gode quest’anno del favore del MIUR.
Per quanto ripetutamente sollecitata, la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici non ha diramato alcuna nota rivolta alle commissioni d’esame operanti sul territorio nazionale per informarle dell’iniziativa e laddove questo è stato fatto, come nel caso dell’USR Campania, la stessa nota è stata prontamente revocata.
Tanto doverosamente si rende noto, comunicando altresì che l’indagine è annullata per non porre le commissioni d’esame nelle condizioni imbarazzanti di avere divulgato atti d’ufficio senza autorizzazione.
La Mathesis, anche a nome della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base della Seconda Università di Napoli, che generosamente si era offerta di sostenere l’iniziativa, proseguendo in tal modo l’impegno già avviato dalla ex Facoltà d’Ingegneria, ringrazia tutti coloro che hanno già compilato il relativo questionario e dà loro assicurazione che i dati forniti non saranno in alcun modo divulgati.
Ogni ulteriore informazione al riguardo è su: www.matmedia.it


Avviata la rilevazione nazionale sulla prova scritta di matematica degli esami di Stato.

Dal 22 Giugno al 13 Luglio, su www.matmedia.it, è possibile compilare il questionario riguardante l’annuale indagine sulla prova scritta di matematica e sui risultati della sua valutazione.
La compilazione è riservata alle commissioni d’esame e coinvolge, particolarmente, il commissario esterno di matematica con una serie di domande aperte che mirano ad acquisirne il parere sui molteplici aspetti scientifici e pedagogici delle tracce proposte anche in relazione all’ attuazione delle Indicazioni Nazionali.

La Mathesis ringrazia sin d’ora, unitamente alla Scuola Politecnica e delle Scienze di Base della Seconda Università degli Studi di Napoli che sostiene l’iniziativa, tutte le commissioni operanti sull’intero territorio nazionale che vorranno compilare il questionario e contribuire così alla buona riuscita dell’indagine.

FIDUCIA ENNESIMO ATTO DI FORZA

SCUOLA, MASCOLO (UGL):
FIDUCIA ENNESIMO ATTO DI FORZA
“sconfitta dei valori democratici quali dialogo e confronto”
(dall’Agenzia DIRE)
“La fiducia posta sul maxiemendamento al ddl Scuola e’ l’ennesimo atto di forza che non risolve i problemi del Paese, e rappresenta una sconfitta dei valori democratici quali il dialogo e il confronto”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, commentando l’approvazione nell’Aula del Senato della riforma della Scuola, e aggiungendo che “siamo stanchi di assistere ai provvedimenti di facciata del governo, e continueremo a mettere in atto iniziative di protesta contro un atteggiamento dannoso e unilaterale: con il ricatto delle immissioni in ruolo, e dietro le frasi pubblicitarie dell’esecutivo, si nasconde un testo scritto senza tenere in considerazione la voce dei rappresentanti dei lavoratori, e su cui dissente la maggioranza del personale scolastico, che scioperando in massa ha dato prova tangibile della sua contrarieta'”.
“Per quanto ci riguarda – conclude – faremo il possibile per fare in modo che il sistema scolastico, e con esso i suoi lavoratori, non venga offeso da una riforma che non fara’ che impoverirlo ulteriormente”.

Parenti e badanti: è il welfare “autogestito” delle famiglie

da Superabile

Parenti e badanti: è il welfare “autogestito” delle famiglie

Studio Censis delinea il “sistema di adattamento e di autoregolazione” delle famiglie italiane, che creano una rete di supporto informale per sopperire al vuoto lasciato dai soggetti, sia pubblici sia privati, incaricati di erogare servizi nel campo del sociale

ROMA – “Welfare autogestito dalle famiglie”. Con queste parole lo studio del Censis ‘Salvare il sociale’, presentato ieri, definisce il sistema di “adattamento” e di “autoregolazione” delle famiglie italiane, che creano una rete di supporto informale per sopperire agli “ampi spazi di vuoto nella capacità di dare risposte ai bisogni crescenti della popolazione” lasciato dai soggetti, sia pubblici sia privati, incaricati di erogare servizi nel campo del sociale. L’autogestione, spiega il Censis, prevede il ritrovamento di ‘risorse’ all’interno della stessa famiglia (come i nonni o parenti più in generale) o all’esterno, attraverso il ricorso all’aiuto delle badanti.
Del 59,4% delle famiglie italiane che nel 2012 hanno dichiarato di aver dato o ricevuto qualche aiuto informale, il 17,3% ha svolto l’attività di ‘tenere i bambini’ e il 9,4% l’ha ricevuta. Altro esempio di supporto informale e’ la ‘compagnia di persone sole o malate’, svolta dal 15,9% degli intervistati. Altre forme di supporto informale sono l’aiuto economico, nella spesa quotidiana e l’assistenza agli anziani.

Un’altra soluzione diffusa è quella delle badanti. Ad oggi, secondo il Censis, sono 700 mila, in gran parte straniere, per una spesa media di 920 euro mensili che gli italiani dichiarano di pagare per questo servizio. Un dato sottostimato, e’ stato sottolineato, per la forte presenza di irregolarità. Il ruolo della badante incontra pareri ambivalenti: quasi l’80% degli italiani ritiene che abbiano “salvato una generazione di anziani”, ma oltre il 72% pensa che a causa di questo sistema la società italiana si senta “deresponsabilizzata rispetto all’assistenza ai non autosufficienti”.

Eppur si muove …

Eppur si muove …

Approvato al senato il Disegno di Legge sulla riforma della scuola

Il Senato ha votato la fiducia al Governo sul Disegno di Legge 1934 di riforma della scuola. Manca ancora un passo, cioè il secondo voto della Camera – il cui esito appare peraltro scontato.

Giunge così a conclusione un percorso avviato con gli annunci del Governo nell’estate 2014, poi transitato attraverso l’ambizioso documento politico presentato a settembre e seguito da una serie di passaggi parlamentari che ne hanno in parte ridimensionato l’originaria carica riformatrice.

Sarebbe tuttavia ingiusto non riconoscere che il testo finale contiene parecchi elementi di innovazione, che incideranno sul modo di funzionare delle scuole, a cominciare da quel discusso piano di assunzioni che ha comunque il merito di ripristinare nella sostanza l’idea di organico funzionale: non del tutto nuova, ma troppo frettolosamente abbandonata quindici anni fa. Per tacere del valore sociale di un risarcimento, per quanto tardivo, a migliaia di docenti finora confinati nel ghetto del precariato “ad esaurimento”.

Altri però sono gli aspetti che a noi appaiono più positivi: a cominciare dal fatto stesso che finalmente il disegno di legge va in porto: mentre – appena una settimana fa – tutto sembrava (per dichiarazione dello stesso Renzi) dover slittare all’anno prossimo. Ci sembra giusto ricordare che, a sbloccare una situazione di stallo, ha molto contribuito anche la nostra ferma presa di posizione e l’iniziativa di mobilitazione prontamente avviata con una raccolta di firme nella categoria.

Il DdL va in porto e ci va “tutto insieme”, nonostante una campagna violentissima, condotta dai sindacati del comparto e da un variegato universo di movimenti, che fino all’ultimo ha tentato di ottenere il cosiddetto “stralcio”: sì alle assunzioni e rinvio per tutto il resto.

Uno degli strumenti di questa campagna è stato il vero e proprio linciaggio morale condotto nei confronti dei dirigenti, accusati di tutto l’accusabile e fatti oggetto di dileggio sui social network, e purtroppo non solo. Si è cercato a lungo di far credere che la riforma fosse una resa dei conti interna fra presidi e docenti, anziché un’opportunità per cambiare finalmente almeno qualcuno degli elementi di una situazione stagnante: che nessuno ama, ma a difesa della quale tutti insorgono non appena si enunci un qualsiasi progetto di cambiamento.

Dal testo finale è scomparsa una clausola osteggiata dalla maggior parte dei dirigenti, perché interpretata come una ritorsione ai loro danni: quella relativa al limite temporale nell’incarico dei dirigenti su una stessa sede. Non è un risultato da poco e non era affatto scontato, data l’esplicita intenzione che aveva originato la proposta: introdurre un contrappeso ai “poteri” del preside.

Fra questi ultimi, è rimasta la clausola impropriamente definita della “chiamata diretta”, anche se – essenzialmente per motivi organizzativi – la sua decorrenza slitta al prossimo anno scolastico. E comunque rimane in capo al dirigente, fin da quest’anno, formulare le richieste in vista dell’attribuzione dell’organico “aggiuntivo”. Sempre collegata a questo organico rinforzato, la possibilità di assicurare funzioni che erano state cancellate dalla legge di stabilità (una per tutte: l’esonero dei collaboratori).

Confermata anche la valutazione “premiale” del merito, che rimane competenza del dirigente, seppure sulla base di criteri espressi dal comitato di valutazione. Lo stesso si dica per la conferma in ruolo dei docenti in anno di prova: anche qui la parola finale spetta al dirigente, mentre il comitato esprime un parere. Opportunamente, a nostro avviso, il comitato stesso – limitatamente a questa funzione – agisce con la sola partecipazione del dirigente e dei docenti: mentre rimane la composizione allargata (ad un genitore, uno studente ed un esterno) per tutte le sue altre funzioni.

Ulteriore dato positivo per la categoria: dopo oltre due anni di pressione sul Governo, si porta a casa una consistente integrazione del Fondo Unico Nazionale: che per circa metà è strutturale, mentre per una parte piuttosto consistente si tratta di un’erogazione una tantum per il 2016 ed il 2017, a parziale ristoro di quanto indebitamente trattenuto sulla RIA dei pensionati negli scorsi anni.

Allargando la ricognizione ad aspetti meno direttamente connessi con la posizione del dirigente, vanno ricordate in positivo almeno due innovazioni: la possibilità, finalmente concreta, di introdurre opzioni nel curricolo e l’affermazione che la formazione in servizio dei docenti è obbligatoria, permanente e strutturale.

Sempre parlando di aspetti di sistema: il progressivo passaggio dall’organico di istituto a quello di ambito territoriale consentirà di ampliare gli spazi operativi per il progetto di istituto e per un incontro fra domanda ed offerta di formazione meno sbilanciato dell’attuale.

Tutto bene, allora? Dopo tante mediazioni, sarebbe impossibile persino ipotizzarlo. Abbiamo segnalato a più riprese il nostro rammarico per l’abbandono di altri aspetti innovativi e per noi rilevanti. Ma la campagna per la Buona Scuola che oggi si avvia a conclusione segna comunque un punto di non ritorno nell’organizzazione del servizio di istruzione: da struttura finalizzata prevalentemente ad amministrare gli interessi del personale a comunità progettuale che ruota intorno ad un progetto di formazione dei giovani studenti. E che a questo fine indirizza l’utilizzo delle risorse.

Spetta adesso ai dirigenti dimostrare nei fatti che i timori e le paure lungamente agitati dagli avversari del cambiamento erano strumentali e solo tesi alla conservazione dell’esistente. Da settembre in avanti avranno l’opportunità di far vedere che la scuola può migliorare, se dispone delle risorse necessarie ed è guidata con gli strumenti opportuni.

Ddl Scuola, sì alla fiducia con 159 voti. I dettagli

da La Tecnica della Scuola

Ddl Scuola, sì alla fiducia con 159 voti. I dettagli

Continua la maratona parlamentare per l’approvazione del DdL di riforma della scuola.

La giornata di mercoledì (clicca qui)

Il testo ufficiale integrale del provvedimento (clicca qui)

Con 159 voti a favore il Governo ha incassato, nell’aula del Senato, la fiducia posta sul maxi emendamento che contiene la riforma della scuola. I voti contrari sono stati 112, nessun astenuto. I presenti erano 273 e i votanti 271. Ora la parola passa alla Camera, dove il ddl è già stato calendarizzato per il 7 luglio. 

Fischi e urla nell’aula del Senato al momento in cui il presidente del Senato Pietro Grasso ha annunciato l’esito del voto di fiducia al maxi emendamento che contiene la riforma della scuola.

“Hanno ucciso la scuola pubblica”. Così su Twitter Beppe Grillo, rinviando al blog dove i parlamentari M5S scrivono: “Hanno ucciso la scuola pubblica italiana. A farlo è stato un governo ignorante e arrogante, che ha dato la mazzata finale a un Paese già in ginocchio trasformando la scuola statale nell’orribile copia di un’azienda, con un preside manager che si sceglie gli insegnanti e si fa la scuola come piace a lui. Un bel colpaccio per il governo Pd, che non era riuscito nemmeno al peggior centrodestra berlusconiano”.

Tra le novità previste dal maxi-emendamento una valutazione dei presidi triennale e un Comitato di valutazione docenti rivisto nella sua composizione con una maggiore presenza di docenti e l’aggiunta di un membro esterno; l’assunzione dei circa 6 mila 500 idonei al concorso 2012 inseriti nel piano di assunzione straordinaria dei docenti precari operativo da settembre; la destinazione del 10% dello school bonus alle scuole con meno risorse e il tetto di 100 mila euro per le erogazioni liberali agli istituti.

Ecco il testo ufficiale integrale del provvedimento (clicca qui)

Il Senato approva la ‘Buona Scuola’

da tuttoscuola.com

Il Senato approva la ‘Buona Scuola’

Con 159 voti favorevoli, 112 contrari, nessun astenuto, il Senato ha votato la fiducia al Governo sul maxiemendamento ‘Buona Scuola’. Erano presenti 273 senatori, dei quali 261 hanno espresso il voto, mentre 12 non vi hanno partecipato anche se presenti. Tra questi alcuni senatori del Pd, in dissenso dal gruppo, tra i quali Corradino Mineo, Walter Tocci e Roberto Ruta.

La maggioranza richiesta era di 136 voti, ed è stata dunque nettamente superata.

Ora il testo passa alla Camera, che ha già calendarizzato la seduta in Aula per il prossimo 7 luglio.

‘La Buona Scuola’, via libera del Senato

‘La Buona Scuola’, via libera del Senato

Giannini: “Oggi giornata importante per il rilancio del sistema di istruzione”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, esprime “soddisfazione” per il via libera del Senato al disegno di legge ‘La Buona Scuola’.  

“Oggi è una giornata molto importante per il nostro Governo e per il Paese. Quello al Senato era un passaggio fondamentale e il ddl è stato approvato con ampi numeri. Questa legge prevede il rilancio del nostro sistema di istruzione attraverso un cambiamento culturale che mette al centro questi principi: autonomia, trasparenza, responsabilità, valutazione e merito. Su questi temi per la prima volta si riesce a superare un muro che molti ministri non erano riusciti a valicare. La Buona Scuola comunque è per noi un punto di partenza, dopo l’approvazione avremo un lungo percorso di dialogo e di costruzione attuativa in cui coinvolgeremo il mondo dell’istruzione”.

Il provvedimento

Il provvedimento approvato dal Senato oggi prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime sul capitolo istruzione e un piano straordinario di assunzioni per dare alla scuola i docenti di cui ha bisogno. I concorsi per gli insegnanti tornano ad essere banditi regolarmente: il primo sarà indetto entro quest’anno. 

Il ddl mette al centro l’autonomia scolastica: si danno gli strumenti finanziari e operativi ai dirigenti per poterla realizzare. Ovvero più risorse economiche (raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole) e più risorse umane (ogni istituto avrà in media 7 docenti in più per i progetti e il potenziamento della didattica). 

Agli studenti viene garantita un’offerta formativa più ricca che guarda alla tradizione (più Musica e Arte), ma anche al futuro (più Lingue, competenze digitali, Economia). L’intera comunità scolastica è coinvolta dell’elaborazione del Piano dell’offerta formativa, il documento costitutivo nell’identità culturale e progettuale di ogni istituto. Nel ddl ci sono risorse per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e la loro valorizzazione. Continua l’investimento dello Stato sull’edilizia scolastica, con fondi per gli interventi di manutenzione, ma anche per la costruzione di strutture innovative.
Le schede

La Buona Scuola mette al centro l’autonomia 

Il ddl consente di realizzare l’autonomia scolastica, assegnando maggiori strumenti ai dirigenti per chiedere e gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le scuole, grazie al piano straordinario di assunzioni, da settembre avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia, per coprire le cattedre oggi vacanti e garantire la continuità didattica, per rispondere alle nuove esigenze educative, organizzative e progettuali, per potenziare l’offerta formativa, combattere la dispersione scolastica, rendere la scuola più inclusiva. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo. I Piani dell’offerta formativa diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico: sono elaborati dal Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, per essere poi approvati dal Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono presenti anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno. Risorse che servono alle scuole per tutte le spese correnti, dal materiale didattico al toner per le stampanti e che da quest’anno saranno erogate in tempi più certi. Le istituzioni scolastiche, nei periodi di sospensione dell’attività didattica, anche in collaborazione con le famiglie, realtà associative e del terzo settore potranno organizzare attività educative, ricreative e culturali nei loro spazi. Le scuole potranno costituirsi in Reti per la gestione del personale e delle pratiche burocratiche. 

Un piano straordinario di assunzioni 

Il provvedimento dà il via libera ad un Piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016 per coprire le cattedre vacanti e creare il nuovo organico dell’autonomia che darà alla scuola l’8% di docenti in più, una media di 7 docenti aggiuntivi per ciascun istituto. Oltre 100.000 insegnanti saranno dunque assunti quest’anno. Poi si tornerà a bandire regolarmente concorsi ogni tre anni: il primo bando è previsto entro il prossimo 1° dicembre e saranno valorizzati i titoli dei candidati e il servizio prestato da chi ha già insegnato. 

Il dirigente scolastico diventa un leader educativo 

I presidi diventano leader educativi: meno burocrazia e più attenzione all’organizzazione della vita scolastica. Dovranno essere i promotori del Piano dell’offerta formativa e avranno la possibilità, a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto per realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. È lo Stato, e non il dirigente scolastico, ad assumere gli insegnanti. Solo dopo l’assunzione, gli insegnanti vengono chiamati dalle scuole sulla base dell’offerta che vogliono garantire agli studenti. Le operazioni avverranno in modo trasparente: i presidi renderanno pubbliche tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. I dirigenti scolastici potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio utilizzando l’organico a disposizione. Il loro operato sarà sottoposto a valutazione. Il risultato influirà anche sulla loro retribuzione aggiuntiva. Il dirigente, di concerto con gli organi collegiali, può promuovere iniziative sull’orientamento e per la valorizzazione delle eccellenze. 

La Buona Scuola prepara al futuro 

Il disegno di legge prevede il miglioramento dell’offerta formativa, sempre più declinata in base alle esigenze degli studenti e coerente con la necessità di orientarli al futuro. Con la Buona Scuola ci sarà il potenziamento delle competenze linguistiche: l’Italiano per gli studenti stranieri e l’Inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua). Vengono potenziate poi: Arte, Musica, Diritto, Economia, Discipline motorie. Viene dato più spazio all’educazione ai corretti stili di vita, alla cittadinanza attiva, all’educazione ambientale, e si guarda al domani attraverso lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (pensiero computazionale, utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media). Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno inserite in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro. 

Scuola-lavoro, laboratori e digitale 

Almeno 400 ore nell’ultimo triennio dei tecnici e dei professionali e 200 in quello dei licei. L’alternanza scuola-lavoro esce dall’occasionalità e diventa strutturale grazie ad uno stanziamento di 100 milioni all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà fare anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. È previsto che i ragazzi possano esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito inoltre un Registro nazionale dell’alternanza in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi. Sempre per rendere coerente la formazione con l’orientamento al futuro, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. Altri 90 milioni vengono stanziati subito per l’innovazione didattica e la creazione di laboratori territoriali, aperti anche di pomeriggio, per orientare i giovani al lavoro e da utilizzare come strumento di contrasto alla dispersione. Sul digitale e l’innovazione l’investimento diventa permanente: dopo i primi 90 milioni, ce ne saranno altri 30 all’anno a partire dal 2016. 

Una Card per l’aggiornamento degli insegnanti 

Arriva la Carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti, un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il Piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal Ministero. Viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno. 

Un fondo ad hoc per valorizzare i docenti

Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: preside (che presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale. 

Un bando per ‘Scuole Innovative’, continua l’impegno sull’edilizia 

Il ddl prevede un bando (300 i milioni a disposizione) per la costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole ‘green’ e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitali. L’Osservatorio per l’edilizia scolastica, istituito presso il Miur, coordinerà strategie e risorse per gli interventi e promuoverà la cultura della sicurezza. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole. 

La Scuola trasparente 

Il ddl prevede la creazione di un Portale unico dei dati della scuola con la pubblicazione di tutte le informazioni relative al sistema di istruzione: bilanci degli istituti, Anagrafe dell’edilizia, Piani dell’offerta formativa, dati dell’Osservatorio tecnologico, curriculum vitae degli insegnanti, incarichi di docenza. Uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini e di responsabilizzazione degli istituti. 

School bonus e detrazione rette per chi va alla paritaria 

Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100.000 euro per le donazioni. Cambia l’approccio all’investimento sulla scuola: ogni cittadino viene incentivato a contribuire al miglioramento del sistema. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Scatta la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria.

Il disegno di legge assegna poi la delega al Governo a legiferare in diversi ambiti fra cui la formazione in ingresso dei docenti, il diritto allo studio, il riordino delle norme in materia di scuola, la promozione dell’inclusione scolastica, le modalità di assunzione e formazione dei dirigenti scolastici, la creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni. Sarà potenziata infine la Carta dello Studente che diventerà uno strumento per l’accesso a servizi dedicati.

  

Al Senato il maxiemendamento: ecco che cosa accadrà nelle scuole

Al Senato il maxiemendamento: ecco che cosa accadrà nelle scuole

Criticità serie nel piano per gli insegnanti

Mettendo insieme super poteri del dirigente, sistema di valutazione con studenti e genitori, riduzione delle tutele contrattuali, precarizzazione diffusa, si minaccia in modo serio il pluralismo culturale, la libertà di insegnamento, la qualità della didattica, elementi essenziali della scuola statale.

  1. Piano straordinario di assunzioni – anno scolastico 2015-2016
    Dal settembre 2015 Vengono fatte 51.889 immissioni in ruolo per coprire i posti vacanti di insegnamento. Gli insegnanti scelgono la sede con il meccanismo attuale. Restano titolari di sede.
    In corso di anno scolastico Vengono fatte 55.258 immissioni in ruolo nell’organico aggiuntivo dell’autonomia con decorrenza giuridica settembre 2015.
    Dal 1 settembre 2016 Questi ultimi insegnanti diventano titolari degli ambiti Sono individuati dai dirigenti delle singole scuole, dove restano per tre anni Restano nelle scuole se non cambia il piano
    L’assunzione riguarda: vincitori e idonei del concorso 2012 personale presente nelle Gae Dovranno fare domanda per le varie province dove c’è posto
    Gli abilitati di seconda fascia dovranno fare il nuovo concorso sui posti disponibili (si ipotizzano 60 mila assunzioni dal 1 settembre 2016)
    Rimane la durata massima dei tre anni nei contratti a termine

    >> UIL : positivo che le assunzioni siano state fatte quest’anno e che le scuole vengano scelte con l’attuale sistema. Netta contrarietà per aver lasciato fuori dalle assunzioni tutti gli abilitati di seconda fascia che resteranno con contratti precari pur essendoci disponibilità di posti non coperti dal piano di assunzioni. Nessun cenno al piano pluriennale.

  2. Gli ambiti territoriali
    Dal 1 settembre 2016 in ogni regione vengono definiti gli ambiti territoriali. I docenti titolari delle scuole rimangono, salvo i perdenti posto e coloro che fanno domanda di trasferimento. Questi ultimi si aggiungono ai neo assunti (per la parte di organico aggiuntivo) e ai nuovi assunti dal 2016 , e fanno parte dell’organico di ambito territoriale. Sono i dirigenti scolastici a “sceglierli” per le singole scuole. Dopo il triennio l’ambito diventa il luogo di raccolta degli esclusi che vengono redistribuiti nelle scuole.

    >> UIL : Quello degli ambiti territoriali si prospetta come un girone infernale per gli esclusi. Gli insegnanti si precarizzano tutti e perdono la titolarità nel tempo. Un meccanismo ingiusto e inapplicabile.

  3. Retribuzione accessoria ‘per merito’
    L’assegna il dirigente scolastico, in base a criteri definiti dal Comitato di valutazione composto da: Dirigente (che lo presiede), docenti eletti dal Collegio, un docente eletto dal Consiglio di Istituto, due genitori eletti dal Consiglio di Istituto (per la scuola primaria e secondaria di primo grado), un genitore e uno studente eletti dal Consiglio di Istituto (per la scuola secondaria di secondo grado), un esterno nominato dal direttore regionale (ispettore, dirigente o docente).

    >> UIL : un sistema di valutazione “al contrario”, studenti e genitori partecipano alla valutazione degli insegnanti; non avviene in nessun paese europeo. Nessun riferimento ad un sistema di valutazione serio che dovrebbe basarsi su competenze tecnico professionali di aree disciplinari ( ad es. ispettori come in Francia).

  4. Tutele contrattuali
    Tutte le norme contrattuali in contrasto con il ddl decadono. In particolare l’intervento riguarda l’orario, la formazione obbligatoria, parte della retribuzione accessoria.

    >> UIL : impensabile che tutele contrattuali uguali per tutti non esistono più per gli insegnanti che subiscono una doppia penalità: blocco del contratto e riduzione delle attuali tutele

assunzioni

NESSUNA FIDUCIA SUI NOSTRI DIRITTI / FLASH MOB NELLE PIAZZE E NELLE SCUOLE DI TUTTA ITALIA

Questa mattina è prevista al Senato la discussione in aula sul disegno di legge Buona Scuola. Abbiamo contestato da subito il merito delle proposte contenute nella legge, distanti da bisogni reali del mondo dell’istruzione e dai diritti degli studenti e il metodo: la scelta della fiducia, dopo mesi di messaggi pubblicitari sul dialogo e il confronto, è una scelta grave e irresponsabile, che aumenta le distanze con il mondo dell’istruzione.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete degli Studenti Medi: “Forzare il percorso della riforma in Senato fino a porre la fiducia, che verrà discussa questa mattina, è stata una scelta grave, un insopportabile strappo con quel mondo della scuola che, compatto, da mesi sta facendo di tutto per cambiare radicalmente il disegno di legge.”

“Oggi noi studenti saremo imbavagliati nelle piazze italiane per dire che sui nostri diritti non c’è nessuna fiducia: la Buona Scuola, al posto di occuparsi della lotta alle disuguaglianze, comprime il nostro diritto a vivere una scuola democratica, cancella il nostro diritto ad una reale partecipazione nei nostri istituti, mette a rischio la nostra libertà di apprendimento” dichiara Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi.

Conclude “Nonostante questa riforma ci “leghi le mani” e determini l’istituzione di un modello efficientista e aziendalista nella scuola pubblica, la nostra mobilitazione non si fermerà e proseguirà nei prossimi mesi per rivendicare una scuola laica, inclusiva, cooperativa e democratica, vicina alle reali problematiche educative di studenti e famiglie, in prima linea nella lotta alle diseguaglianze sociali che la crisi ha aumentato nel corso degli ultimi anni: il governo, con la scelta della fiducia e l’approvazione di questa legge, sta compiendo una scelta sbagliato”

Crolla la spesa pubblica per il sociale, 81 per cento in meno in 7 anni

da Superabile

Crolla la spesa pubblica per il sociale, 81 per cento in meno in 7 anni

Studio Censis: dai 1,7 miliardi di euro l’anno del 2007, il Fondo per le politiche sociali è calato fino a 297,4 milioni nel 2014. Fondo per la non autosufficienza: dai 400 milioni del 2010 ai 350 di quest’anno. Profondo divario tra nord e sud

ROMA – Per il sociale, la spesa pubblica va in picchiata: dagli 1,7 miliardi di euro l’anno del 2007, il Fondo per le politiche sociali e’ calato fino a 297,4 milioni nel 2014, circa meno 81% in sette anni. E’ quanto emerge da uno studio del Censis presentato oggi, nell’ambito dell’ultimo degli incontri del ‘Mese del sociale 2015′.
Anche il Fondo per la non autosufficienza vede una diminuzione: dai 400 milioni del 2010, si e’ passati ai 350 di quest’anno, passando peró per il totale annullamento del Fondo nel 2012. Nonostante questo, il peso del finanziamento pubblico per attivita’ non profit, invece, rimane consistente. Nel campo sanitario, dell’assistenza sociale e della protezione civile il pubblico fornisce il 63% del loro budget complessivo, circa 13,5 miliardi di euro.

In tutti i campi il divario tra il Nord e il Sud Italia rimane profondo. Su una spesa sociale dei comuni di oltre 7 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati disponibili, la spesa pro capite passa dai 282,5 euro nella Provincia autonoma di Trento ai 25,6 euro della Calabria. Complessivamente, il Sud presenta una spesa sociale per abitante di 50,3 euro, meno di un terzo dei 159,4 euro del Nord-Est. Inoltre, nel Mezzogiorno il peso dei trasferimenti statali rispetto alle risorse proprie dei comuni per il welfare locale e’ maggiore, cosi’ i tagli hanno avuto un impatto diretto sui servizi destinati al sociale.

Precari scuola, Consulta rinvia decisione su docenti con contratto a termine

da Il Fatto Quotidiano

Precari scuola, Consulta rinvia decisione su docenti con contratto a termine

La Corte costituzionale avrebbe dovuto esprimersi il 23 giugno sulla sentenza della Corta europea che considerava illegittima la reiterazione dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi nelle scuole italiane, senza specificare il motivo. Avvocato di Anief che cura il ricorso: “Passo molto grave, così bloccati i processi in corso”

Buone notizie dall’Ocse: l’Italia migliora per inclusione sociale e rapporti alunni/docenti

da Il Sole 24 Ore

Buone notizie dall’Ocse: l’Italia migliora per inclusione sociale e rapporti alunni/docenti

di Giuliana Licini

In dieci anni la scuola italiana è migliorata e a certificarlo è l’Ocse. L’Organizzazione, che più volte ha messo in evidenza falle e criticità del sistema d’istruzione della Penisola, questa volta lo accredita dei passi avanti fatti nonostante la “scure” dei risparmi. «Le risorse sono state tagliate, ma l’efficienza è molto migliorata, in parte grazie agli insegnanti che hanno avuto una responsabilità molto positiva», spiega Francesca Borgonovi, economista dell’Ocse specializzata nel settore scolastico, a commento dei risultati dello studio sui “Cambiamenti delle scuole nell’ultimo decennio” pubblicato nei giorni scorsi dell’Organizzazione. Sulla quarantina di Paesi presi in considerazione, l’Italia brilla per i miglioramenti nelle relazioni tra studenti e insegnanti e nell’inclusione sociale, settori in cui si piazza ai primi posti quanto a progressi e anche per la qualità dei materiali scolastici è salita un po’ nel “ranking”.

Andamento dei rapporti studenti-docenti
L’Italia si aggiudica l’ottavo posto: nel 2003, mentre la media Ocse dell’indice era pari a zero, la Penisola era a -0,60, ma nel 2012 era salita a -0,16, con un recupero di 0,45 punti. «Un cambiamento molto forte, tra i maggiori dell’Ocse» e tanto più rilevante in quanto avvenuto in una stagione di «importanti tagli» delle risorse pubbliche, rileva Borgonovi, sottolineando che i docenti pur «nel clima di contestazione rispetto alle riforme, sicuramente con i ragazzi sono riusciti a migliorare molto il rapporto che è fondamentale per garantire l’offerta formativa». Un progresso quindi «estremamente positivo» e «non ovvio» dato il contesto. Tra i vari quesiti posti agli studenti, l’unica risposta a discostarsi in modo significativo dalla media Ocse riguarda la disponibilità dei docenti a dare aiuto extra: il 71% dei ragazzi ha risposto in modo affermativo contro l’82% Ocse. Un’indicazione forse legata anche alla scarsa accessibilità degli edifici scolastici oltre l’orario delle lezioni, commenta Borgonovi. Perfettamente in linea con le medie Ocse, invece, la percezione sul trattamento equo da parte dei prof (81%) e di poco rilievo le variazioni su altri fronti. Il 75% dei ragazzi italiani, ad esempio, si trova bene con i propri insegnanti e il 70% ritiene di essere ascoltato con attenzione (contro il 74% Ocse).

Inclusione sociale
L’altro fronte di netto miglioramento riguarda – un po’ a sorpresa – l’inclusione sociale, dove l’Italia mette a segno in un decennio un progresso di 5 punti percentuali del relativo indice che le valgono il sesto posto come performance sui 40 Paesi. «Le scuole sono diventate più inclusive rispetto al 2003: l’Italia è tra i Paesi con una minore segregazione e dove il background socio-economico pesa meno che altrove nelle performance scolastiche», dice Borgonovi, ricordando i Paesi con una segregazione a livello di scuola molto forte, come Francia o Cile. In Italia, «la scuola pubblica funziona ancora abbastanza come motore di inclusione sociale e di possibile mobilità. Potrebbe fare molto di più, ma senz’altro è una cosa positiva». Nel 2003 l’indice di inclusione sociale – che misura quanto ogni scuola sia rappresentativa dell’universo socio-economico degli studenti del Paese – per l’Italia era pari al 71% a fronte di una media Ocse del 75%, ma nel 2012 era salito al 76% «perfettamente in linea con la media». Si tratta, peraltro, di medie nazionali, ma con grosse disparità tra regioni. Ad esempio, l’Abruzzo ha un indice di inclusione che arriva quasi all’85%, Bolzano, Valle d’Aosta, Lazio e Sicilia sono oltre l’81%, mentre Toscana e Campania sono al 71% e la Lombardia è al 74%. A rendere la scuola italiana più inclusiva concorrono fattori di ordine geografico-logistico. Nelle grandi città ci sono differenze tra periferie e centro e zone con scuole migliori e zone con scuole meno buone, ma nei tanti centri abitati più piccoli di cui è cosparsa la Penisola, «tutti gli studenti tendono ad andare negli stessi istituti». Di qui «l’importanza di non creare delle scuole ghetto che abbiano solo gli immigrati o solo studenti socio-economicamente svantaggiati» e sicuramente «l’urban planning, il creare delle città coese, aiuta anche il sistema d’istruzione a diventare promotore di inclusione sociale».

I materiali scolastici
In termini di qualità dell’education material (libri, laboratori, materiale didattico in generale) in Italia «c’è stato un miglioramento, ma molto piccolo», con un aumento dell’indice di settore da -0,2 punti circa a poco sopra lo zero, che resta sotto la media Ocse. Inoltre, non va dimenticato che «un conto sono le smart board o i laboratori, un conto sono gli edifici scolastici malmessi», che non rientrano nell’analisi dello studio in questione. L’Ocse ha ben presente – come ricorda Borgonovi – «il forte disagio espresso nel rapporto Pisa 2013 per quel riguarda le infrastrutture da molti dirigenti scolastici che giudicavano necessario un miglioramento».
Last but not least, per avere un’idea dei tagli del sistema d’istruzione della Penisola degli ultimi anni e confrontarlo con il resto dei Paesi industrializzati, basta scorrere il rapporto Ocse-Pisa dello scorso settembre. L’Italia – si legge nella “Country Note” – «è il solo Paese in cui la spesa pubblica reale nell’istruzione è calata tra il 2000 e il 2011 ed è il Paese che ha accusato il maggiore calo (-5%) nel volume degli investimenti pubblici tra il 2005 e il 2011. Le risorse pubbliche investite in scuole e università nel 2011 erano del 3% inferiori rispetto a quelle del 2000, mentre nello stesso periodo la spesa media Ocse nelle istituzioni scolastiche è aumentata del 38%».

Riforma scuola in aula alla Camera il 7 luglio. Protestano Sel-M5s

da Repubblica.it

Riforma scuola in aula alla Camera il 7 luglio. Protestano Sel-M5s

Le opposizioni accusano maggioranza e governo di mettere in atto una “forzatura”. Ipotesi via libera al Senato entro fine settimana, presto la questione di fiducia. Di Maio a Renzi: se blindi il testo “sei un uomo finito”

ROMA – Il disegno di legge di riforma della scuola approderà nell’aula della Camera il prossimo 7 luglio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Una decisione che viene accolta dalle proteste di Sel e Movimento 5 Stelle, che accusano maggioranza e governo di mettere in atto una “forzatura”. La riforma della scuola, viene spiegato al termine della capigruppo, ipotizzando il via libera del Senato entro domani o al massimo entro venerdì, passerà all’esame delle commissioni competenti dalla prossima settimana.

Intanto, sono 630 i subemendamenti al testo dei relatori presentati sul ddl scuola in commissione Istruzione del Senato. Ma sul testo, come già confermato ieri dal premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri, si va verso il voto di fiducia domattina. Fra le forze di opposizione, la Lega Nord sta valutando, in caso di voto di fiducia, di rimanere fuori dall’aula.

“Stiamo valutando il provvedimento, ma siamo orientati a seguire la linea di rimanere fuori dall’aula come abbiamo sempre fatto durante le fiducie. In questa valutazione ci stiamo confrontando con Forza Italia e nello specifico con il senatore Marco Marin“, spiega il capogruppo Giammarco Centinaio. Sia Marin sia Centinaio partecipano ai lavori della commissione Istruzione.

I punti principali e più discussi della riforma riguardano il piano dell’offerta formativa, i poteri decisionali del dirigente scolastico, il comitato per la valutazione dei docenti, i criteri di assunzione degli insegnanti precari, le agevolazioni fiscali per donazioni a favore delle scuole private. Nella seduta di ieri i relatori in commissione hanno presentato un maxiemendamento, sostitutivo dell’intero testo, che recepisce alcune proposte di modifica. Il maxiemendamento (qui il testo integrale) prevede che tra i 100mila docenti assunti entro il mese di agosto ci siano anche gli idonei del concorso 2012 e che la nuova regola della chiamata diretta dei docenti da parte del preside sia valida da settembre 2016. Gli incarichi conferiti dal dirigente avranno durata triennale. Il preside resta titolare della gestione dell’istituto, ma dovrà rispettare le competenze degli organi collegiali. Il piano dell’offerta formativa sarà elaborato dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, e approvato dal consiglio di istituto.

Intanto, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, componente del direttorio pentastellato, scrive su Fb: “Oggi in piazza di Spagna il M5s” chiede “Renzi dimettiti” e il “ritiro del ddl scuola. Assumete i precari 100mila subito, non tra un anno, con decreto e su posti vacanti 2014, attingendo anche dalla II fascia in base al fabbisogno! Renzi, se metti la fiducia sulla scuola, sei un uomo finito”.

Riforma, niente tour de force: arriverà in Aula alla Camera solo il 7 luglio

da La Tecnica della Scuola

Riforma, niente tour de force: arriverà in Aula alla Camera solo il 7 luglio

Decadono i tempi di approvazione serratissimi, che avrebbero portato al sì definitivo di Montecitorio già la prossima settimana: M5S e Sel ottengono che una volta incassato il via libera al Senato, il DdL torni nell’altro ramo del Parlamento passando per la Commissione di competenza. Il rischio è che, allungandosi i tempi, aumentino però le assunzioni di tipo giuridico. Intanto le immissioni in ruolo sono diventate 107mila.

Dopo l’autorizzazione a porre la fidicia sul maxi-emendamento da parte del Governo, salvo improbabili colpi di scena, la riforma della scuola è destinata ad essere approvata. Perché la maggioranza sembrerebbe avere i numeri a favore, in entrambi i rami del Parlamento. Ma il tour de force che avrebbe portato al via libera definitivo, a trasformarla in legge dello Stato, già la prossima settimana, non sarà rispettato.

Il programma stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio, dove il testo perverrà dopo il praticamente scontato voto di fiducia dell’Aula del Senato previsto per il 25 giugno, prevede che la riforma della scuola tornerà in Aula alla Camera solo il 7 luglio. Dove il testo, quindi, non arriverà direttamente: a partire dal 30 giugno, infatti, subito dopo aver incassato la fiducia a Palazzo Madama, approderà in Commissione.

Esultano Movimento 5 Stelle e Sel, che in queste ultime ore hanno dato vita a proteste vibranti nei confronti della maggioranza, rea, a loro dire, di aver programmato l’approvazione di una riforma così importante, quale è quella della scuola, attraverso un vero atto di “forzatura’”.

L’allungamento dei tempi, a questo punto, potrebbe però anche complicare il piano di attuazione delle assunzioni (che con i 6mila idonei del concorso del 2012 sono diventate quasi 107mila): se il DdL dovesse essere approvato troppo avanti, infatti, aumenteranno in modo esponenziale le possibilità di stipula dei contratti a tempo indeterminato con decorrenza 1° settembre 2015 solo a livello giuridico.