Contestare sì, ma con quali modalità?

Contestare sì, ma con quali modalità?

di Maurizio Tiriticco

 

Non mi è piaciuta affatto la contestazione di ieri a Corradino Mineo. E’ un senatore PD che indubbiamente avrà sofferto, e non poco, optando per l’astensione. Ovviamente, poteva anche votare contro, ma il suo VOTO, indubbiamente ONESTO, va rispettato e non può essere contestato nelle forme che ho viste. Lo stesso Piero Bernocchi, noto esponente dei Cobas e per nulla tenero verso le scelte del PD, ha avvertito la necessità di abbracciarlo e proteggerlo da una folla urlante e veramente minacciosa. Parolacce a non finire, apostrofi irriverenti al massimo! Comprendo la rabbia – che condivido – di migliaia di insegnanti, dirigenti e altro personale della scuola, che si sono sentiti maltrattati e offesi dalla sicumera e dalla arroganza di questo PD ormai fuori dalle righe, ma… NO!!! Il livello della nostra professionalità di uomini e donne di cultura e di scuola non ci consente manifestazioni del genere.

Però – e mi dispiace dirlo – è nello stesso Parlamento che ormai NON SI PARLA più, SI URLA, si fanno interventi asfittici, a volte sgrammaticati, poveri nei contenuti, sempre connotati da espressioni che in volgo si chiamano parolacce! Per non dire dei tanti spettacolini (striscioni, magliette, carte al vento, lancio di oggetti, salto dai banchi, ecc.) che si ripetono tutti i giorni! NO! E’ una deriva che mi preoccupa! Il Parlamento non è un mercato! Non è una piazza! Non è uno stadio! E’ uno spazio in cui SI PARLA! E in cui si deve parlare bene, con correttezza grammaticale, di argomentazioni e di idee. E in cui, anche, SI ASCOLTA!

Il nostro Parlamento ha conosciuto tempi indubbiamente migliori. Basta andare a rileggere gli atti dell’Assemblea Costituente! Discorsi ricchi di dottrina e di pensiero. Da quegli interventi è nata – e nel giro di un anno – una Carta costituzionale che tutti ci invidiano. Il che non significa che a volte la contestazione non possa e non debba toccare toni alti. Basta ricordare ciò che avvenne quando la maggioranza impose la cosiddetta Legge truffa (siamo nel 1953). E ancora: quando all’Assemblea costituente si doveva decidere che cosa “fare” dei Patti Lateranensi, che, per la loro stessa natura, avrebbero connotato un certo tipo di Repubblica, o del concetto di “proprietà privata”, o di scuola. Si trattava di gettare le fondamenta di uno Sato assolutamente nuovo, che usciva da un secolo o poco meno di monarchia e da un ventennio di dittatura… e da due guerre che avevano messo a dura prova un popolo intero e… nato da poco! Si trattava di costruire un Paese in cui compito primo della Repubblica fosse quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La temperie era altissima, ma gli interventi, pur se vigorosi, sempre di alta levatura. Oggi sembra che con la Buona scuola questa prioritaria condizione – contenuti elevati e correttezza espressiva – sia stata accantonata, ma… torno alla mia riflessione.

Quello che mi preoccupa, oggi, è la povertà di pensiero e di linguaggio dentro e fuori il Parlamento. E da questa povertà non possono che uscire cattive leggi e… cattivi cittadini, purtroppo. Il malaffare dilagante è un segno terribile di questa decadenza civica! E sarebbe peggio che ne uscisse un intero cattivo Paese, e proprio in un momento storico molto difficile. Basti pensare a problemi enormi, quali la globalizzazione galoppante e le immigrazioni che si faranno sempre più pesanti, un’Unione europea che giorno dopo giorno rischia di frantumarsi, incapace di affrontare i problemi tremendi dell’oggi, un’ONU pressoché inesistente! Per non dire di qull’Islamic State of Iraq and Syria, che diventa sempre più pericoloso. Sono problemi transnazionali che solo una classe dirigente di elevata statura può affrontare.

E una classe dirigente che ha elaborato questa Buona scuola e ha varato questo decreto mi preoccupa non poco. In effetti, non ha avvertito che è la natura costituzionale stessa del nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione” che viene pericolosamente messa in discussione. Una maggioranza che non ha voluto ascoltare le opinioni e i suggerimenti – e ce ne sono stati tanti – di semplici iscritti ed esponenti del PD, oltre a Mineo, Walter Tocci e Felice Casson, di uomini di scuola e di cultura, veramente mi preoccupa! In politica, o se si vuole, in una Buona politica, l’autoreferenzialità è estremamente pericolosa.

E non vorrei che la cosiddetta Buona scuola fosse solo una delle tante Buone politiche che seguiranno.

“BUONA SCUOLA” E LA BUONA GOVERNANCE?

“BUONA SCUOLA” E LA BUONA GOVERNANCE?

di Alessandro Basso e Piervincenzo Di Terlizzi

 

Uno dei passaggi più controversi del testo, che è stato presentato per la questione di fiducia al Senato della Repubblica, è quello legato alla definizione degli organi collegiali. In prima battuta la questione era destinata ad essere affidata ad un decreto legislativo in applicazione della “Buona scuola; durante la trattativa estenuante dell’ultimo mese l’argomento è stato espunto ed è quindi scomparso del testo approvato.

La ragione sarebbe legata alla necessità di affrontare la questione all’interno di un dibattito parlamentare, senza lasciarla in mano al governo, come se negli anni passati non si fosse mai tentato di mettere mano a questi organismi democratici che sottendono il governo della scuola.

Tutti si sono accorti che il mondo è cambiato dagli anni Settanta e gli addetti del mestiere si sono accorti ancor di più che questi meccanismi di democrazia, sicuramente indispensabili, sono minimamente interconnessi con la stagione dell’autonomia e soprattutto con l’attribuzione della dirigenza scolastica ai capi d’istituto.

Lascia perplessi la dilazione di una delle questioni fondanti della vita delle scuole, poiché è lecito pensare che la trattativa sugli organi collegiali non sarà semplice, tanto più che in molti ci hanno provato negli anni passati. Ci sia consentito affermare che si poteva fare di più, perché la contraddizione emerge ampiamente, laddove si va a ridisegnare un sistema formativo, si potenzia o perlomeno si prova ad attuare la tanto agognata autonomia scolastica, senza rivedere la governance complessiva delle istituzioni scolastiche.

Ci preoccupa proprio il passaggio parlamentare per i tempi e perché, da sempre, questa istanza non trova nella calendarizzazione delle Camere priorità e attenzioni. Si tratta forse della materia che più delle altre avrebbe avuto bisogno di un intervento in sede tecnica, magari attraverso la formulazione di un decreto ad hoc, anche perché il confronto sugli organi collegiali è stato ampio nel corso degli ultimi anni ed era approdato ad una sintesi, condivisa dai due schieramenti politici principali, a partire dal testo originariamente a firma di Valentina Aprea.

È probabile chela tensione attorno al ddl sua stata talmente alta, che qualsiasi ragionamento concernente la collegialità avrebbe potuto minare la sopravvivenza stessa dell’impianto della riforma: ciò è comprensibile; non sono così comprensibili, però, i passaggi che saranno affrontati nelle scuole per garantire la concreta realizzazione di un’autonomia che vede, ancora, nella norma degli anni Settanta diverse attribuzioni che si sovrappongono, tra Consiglio d’Istituto e dirigenza scolastica, senza chiamare in causa la Giunta esecutiva del Consiglio d’Istituto, che da molti anni non ha senso di esistere in quanto ibrido formale e sostanziale.

Parimenti, risulta piuttosto singolare l’assenza di un ragionamento sugli organi collegiali, considerando parallelamente la grande ed impegnativa stagione per il rinnovo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione -organo recentemente quanto artatamente nato-, che per il momento pare abbia unicamente avuto la funzione di misurare la rappresentatività delle varie sigle sindacali,non apportando peraltro nessuna novità interessante in merito.

L’attenzione del legislatore andrebbe richiamata su un altro aspetto, che ad oggi appare come il grande assente in questa riforma: l’ elemento territoriale.

L’intera stagione dell’autonomia scolastica si fonda sul principio che la scuola insiste all’interno di un territorio e che da questo territorio deve carpire le istanze formative e trasformarle in proposte per gli studenti e le loro famiglie. Non pare proficuo dilazionare la presenza di un elemento territoriale all’interno degli organi collegiali: ad oggi la responsabilità di attivare i contatti con il territorio è affidata esclusivamente al dirigente scolastico e questo può essere bene: però, se la responsabilità dell’offerta formativa va condivisa, a nostro avviso va condivisa anche la generazione di queste istanze formative, attraverso la presenza di soggetti del territorio all’interno degli organi collegiali. La presenza di soggetti esterni all’interno della scuola spaventa, peraltro, e non poco: l’esempio più recente lo offre la discussione sul comitato di valutazione, per il quale l’emendamento al ddl 1934 ha cercato di proporre una sintesi, che tenesse conto sia dell’impianto originario del governo sia, allo stesso tempo, delle richieste della base, fortemente spaventata dall’allargamento ai genitori.

Pensando ad una riformulazione di un sistema per la valutazione e avviando questo percorso culturale all’interno della scuola, avremo dei vantaggi che potranno essere costituiti anche dalla presenza dei genitori e degli studenti.

Risulta per ora più difficile immaginare la codificazione della presenza del membro esterno, per ragioni di natura organizzativa e perché rischia di creare una nuova figura o una nuova attribuzione in capo ai dirigenti e quindi di diventare tra una nuova formalità: speriamo non un formalismo.

P. McGrath, Follia

Follia di Patrich McGrath, Adelphi, 1998

di Mario Coviello


“Le storie d’amore contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni». Inghilterra 1959. Dall’interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra Peter Greave comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera : Max Raphael, psichiatra, si trasferisce con la moglie Stella ed il figlio Charlie in un manicomio vittoriano, fuori Londra, in cui è stato nominato vice-sovraintendente.

Stella, è una donna molto bella e raffinata, ma fragile e sensibile e ben presto arriva a disprezzare l’atmosfera claustrofobia del manicomio e suo marito, uomo freddo ed insensibile, votato solo al suo lavoro. La sua vita sarebbe andata avanti così in una quotidianità ossessiva, se non avesse incontrato Edgard Stark, un paziente uxoricida, in semilibertà per la cura del giardino.

Edgard è un artista, uno scultore, per il quale il confine tra arte e passione, amore e morte è diventato inesistente . Dall’incontro scaturisce un amore folle, una passione erotica incontrollabile ed irrazionale e, quando Edgard riesce a fuggire……

Leggendo la trama sembrerebbe alto il rischio di ritrovarsi tra le mani uno dei soliti polpettoni nel più classico stile Harmony. Sin dalle prime pagine, però, s’intuisce la qualità e lo spessore di questo romanzo che racconta la malattia di Stella, una malattia chiamata amore.

“Già, l’amore” dissi. “Parliamo di questo sentimento che non riuscivi a dominare. Come lo descriveresti?”. Qui Stella fece un’altra pausa. Poi, con voce stanca, riprese:

“Se non lo sai non posso spiegartelo.”

“Allora non si può definire? Non se ne può parlare? E’ una cosa che nasce, che non si può ignorare, che distrugge la vita delle persone. Ma non possiamo dire nient’altro. Esiste, e basta.”

“Queste sono parole, Peter” mormorò Stella.

Il libro è un viaggio sofferto all’interno di un’anima tormentata: il lettore viene tuffato a capofitto nei meandri più oscuri di una mente che ha il coraggio di abbandonare la bellezza agognata di una tranquillità illusoria… Se ogni nostro atteggiamento sembra essere meccanico e assolutamente normale, pensiamo per un attimo a quali meccanismi inconsci vi sono alla base, ma anche facendolo non arriveremo mai a comprendere quella sfera che ci appartiene, che è forse la nostra essenza più importante.

La forza di questo romanzo è nella narrazione . E’ come se ogni parola usata da McGrath fosse una calamita che attrae il lettore tra le pagine per impedirgli di staccarsi, anche solo per respirare. Durante tutto il romanzo sembra quasi di attraversare un girone dantesco: aria di inquietudine, di dramma, di esasperazione, di battaglie mentali destinate a infrangersi sul muro della ragione; è un viaggio senza ritorno sin dalla prima pagina.

L’autore, Patrick McGrath, ha trascorso gran parte della sua infanzia nel manicomio criminale di Broadmoor, dove il padre esercitava la professione di psichiatra ed è diventato un osservatore straordinariamente acuto di pazienti psichiatrici e di coloro che se ne occupano ed usa il suo talento letterario per raccontare storie cupe e avvincenti.

Riforma scuola. 100mila assunzioni, ma in tre fasi. Ecco cosa cambia per i precari

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola. 100mila assunzioni, ma in tre fasi. Ecco cosa cambia per i precari

Il provvedimento che ha ottenuto il via libera al Senato e il 7 luglio dovrà essere approvato definitivamente dalla Camera, prevede contratti per 102.464 docenti. Una parte sarà assunta a luglio, un’altra a settembre e un’altra ancora a fine ottobre

Scuola, la riforma di destra

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, la riforma di destra

di

A mio modo di vedere la cosiddetta riforma della scuola è, tra le ‘belle’ innovazioni partorite da Renzi e dal suo governo, la più carica di conseguenze nefaste per l’Italia. Due premesse: al di là delle rituali giaculatorie sull’importanza della scuola, rimane il fatto che l’istruzione di massa è il più potente strumento di autoriproduzione o di automodifica non cruenta che una società moderna possiede. E’ a scuola che ciascuno di noi ha imparato a ragionare (o a mal ragionare) e ha imparato i contenuti e i modi del suo ragionare, che per altro porterà con sé per tutta la vita. (Non sottovaluto la famiglia, ma qui sto tentando un altro discorso).

Ma – seconda premessa – proprio per questo suo potere riproduttivo o innovativo, la scuola ‘buona’ o ’bella’ non esiste. Non esiste in sé. Esistono solo modelli specifici di istruzione buoni per riprodurre una determinata società o per modificarne un’altra in una determinata direzione. E non si tratta solo di contenuti (più matematica o più musica): si tratta di valori. Scuola autoritaria o permissiva, meritocratico-competitiva o cooperativa, conformizzante o diversificante, scuola che incoraggia le parità di genere o ignora il problema. E così via.

E’ per questo, per essere sempre la realizzazione di un progetto, che comunque la scuola, ogni scuola, è sempre anche il frutto di scelte e decisioni politiche. Non esiste la scuola neutra.

Di queste due premesse la sinistra italiana non ha mai tenuto molto conto: dimenticando Gramsci, ha sempre ritenuto che il Ministero del Lavoro fosse più strategico di quello della Pubblica Istruzione.

Tuttavia l’Italia repubblicana ha avuto un modello di scuola coerente con il suo modello di società: è quello tracciato nella Costituzione. E’ una scuola tesa al massimo verso un modello di cittadinanza egualitaria e libera. E’ una scuola laica, nettamente non confessionale, aperta a tutti; è obbligatoria e gratuita fino al massimo livello di età che lo Stato ritiene di poter garantire a tutti; e coloro che, senza mezzi, dimostrano capacità e impegno, avranno sostegni per andare oltre.

Gli insegnanti sono selezionati attraverso concorsi; il relativamente alto grado di autonomia di cui gode[va]no nell’esercizio delle loro funzioni nasce[va] dal convincimento del Costituente che la professione dell’insegnante sia di quelle che possono essere regolate solo dalla scienza e coscienza da chi le esercita.

La scuola deve essere dunque un potente strumento di uguaglianza, di acquisizione uguale per tutti degli strumenti di base della partecipazione sociale, civile, economica e politica alla vita del proprio paese. Pertanto l’omogeneità degli ordinamenti e dei programmi non è un’imposizione autoritaria, ma uno strumento di produzione di uguaglianza. Questa bella scuola poteva essere fatta crescere, come dimostrò la istituzione della Scuola media unica (1961).

Ma poiché a scuola impariamo a ragionare, in questa scuola si ragionava troppo perché potesse piacere a quei gruppi di potere che aspirano al controllo monopolistico sul ragionamento dei cittadini. Avanti allora a distruggere la scuola pubblica: diminuzione relativa progressiva dei salari e perdita di prestigio di una professione femminilizzata e mal pagata; diminuzione relativa progressiva dei fondi per le attrezzature e per l’edilizia; piccole riforme , il cui unico scopo era l’introduzione progressiva di elementi confessionali nel sistema- scuola d’Italia; fino ai trionfi morattiani e gelminiani.

In verità Renzi, con questa “riforma di destra” (Schifani dixit) ha portato avanti il lavoro ‘sporco’: ha introdotto tra i compiti della scuola quello di produrre per le aziende un poco addestrato ma permanente esercito di riserva, il cui compito non è tenere bassi i salari, ma dimostrare che non necessariamente il salario è un diritto di chi lavora. Quanto agli insegnanti, la loro scienza e coscienza è una moneta che non ha più corso. Fannulloni e inconcludenti, un sistema di bastone e carota provvederà a rimetterli in carreggiata, mentre i più disponibili e volonterosi diverranno i/le favoriti/e dell’ormai celebre preside sceriffo. E saranno esempi virtuosi per i loro alunni.

Ma non è tutto questo il peggio, anche se, lo confesso, centinaia di migliaia di docenti in piazza mi aveva fatto sperare che andasse un po’ meglio.

No, la cosa per me agghiacciante, è il doppio ricatto con il quale la ‘riforma’ è stata portata a compimento. Ai docenti: o fate come dico io o dite addio alle immissioni in ruolo. E ai parlamentari del Pd: o fate come dico io o dite addio alla poltrona. Con una differenza: i docenti continuano a dire di no; i parlamentari hanno scoperto di avere un altissimo senso della responsabilità che impedisce loro di provocare una crisi di governo “che in questo momento l’Italia non può permettersi”. Gli “irresponsabili” sono stati quattro, ai quali va la mia stima.

Visto che il Parlamento serve sempre a meno, a quando la sua trasformazione in Assemblea dei parlamentari muti?

P.S. Cara ministra Boschi, se le fa piacere, può anche dirmi che ho un’allucinazione.

Via libera del Garante Privacy alla nuova carta dello studente

da Il Sole 24 Ore

Via libera del Garante Privacy alla nuova carta dello studente

di Eu. B.

Via libera del Garante privacy allo schema di decreto del Miur che regola la realizzazione e la consegna della carta dello studente denominata «IoStudio».  A renderlo noto è la newsletter settimanale dell’Authority presieduta da Antonello Soro.

Il decreto ministeriale
Nel tenere conto delle indicazioni del Garante, il decreto prevede che il Miur, tramite le segreterie scolastiche, attribuisca a ciascuno studente delle scuole secondarie di secondo grado statale o paritaria, censito nell’Anagrafe nazionale degli studenti, una carta nominativa: «IoStudio». La card attesta lo status di studente, ha validità di cinque anni, può essere rinnovata e consente ai studenti di usufruire di agevolazioni e sconti per l’accesso a beni e servizi culturali, trasporti nazionali e internazionali, acquisto di materiale scolastico. Su richiesta dello studente o di chi ne esercita la potestà genitoriale la carta può essere attivata anche come «borsellino elettronico». Grazie a una procedura telematica da eseguire tramite il «Portale dello studente» raggiungibile dal sito del Miur, alla tessera può essere associata la funzionalità di carta di debito anonima al portatore.

Il parere del Garante
Nell’esprimere parere favorevole – si legge ancora nella newsletter – il Garante ha rilevato che il trattamento dei dati degli studenti «è svolto nell’ambito delle funzioni istituzionali del ministero e avviene nel rispetto dei principi del Codice privacy». La realizzazione e l’assegnazione della Carta infatti, che non potrebbero avvenire utilizzando dati anonimi o senza identificare lo studente, impiega solo i dati indispensabili. Il Miur, tramite connessione sicura, invia al fornitore – che è anche il responsabile del trattamento – i dati necessari alla stampa e alla spedizione delle Carte agli istituti scolastici (cognome e nome, luogo e data di nascita, codice fiscale dello studente, etc.). Dati che non potranno essere conservati dal fornitore una volta esaurito il suo compito e dovranno essere cancellati dal Dipartimento del Miur che li ha trattati al termine dell’iniziativa. Il Miur, inoltre, come emerso nel corso dell’attività istruttoria svolta in collaborazione con l’Authority, ha precisato che gli studenti riceveranno l’informativa sul trattamento dei dati utilizzati per assegnare la Carta al momento dell’iscrizione on line al primo anno della scuola secondaria.

Iscrizione diretta alle classi quinte dei professionali per chi ha il diploma di tecnico

da Il Sole 24 Ore

Iscrizione diretta alle classi quinte dei professionali per chi ha il diploma di tecnico

di Lorena Loiacono

Prendere il secondo diploma in un anno. L’occasione per i diplomati tecnici al professionale è da non perdere e infatti il boom di richieste all’Istruzione professionale è assicurato. Dalla Lombardia parte quindi l’idea delle scuole Polo, con la creazione di classi apposite, riservate solo a studenti già diplomati.
Nasce la classe dei diplomati
Secondo le stime le richieste di passaggio dei diplomati tecnici nell’Istruzione e formazione professionale ad un corso di Istruzione professionale, per prendere il diploma frequentando solo l’ultimo anno, è altissima tanto che dall’Ufficio scolastico regionale della Lombardia parte la corsa ai ripari. Si tratta di preparare le scuole e individuare quelle che possano assurgere a ruolo di istituti Polo, in cui attivare nuove classi quinte dedicate solo a studenti che abbiano già conseguito il diploma professionale di tecnico. Nasce pertanto una nuova offerta che va incontro alla nuova crescente richiesta di istruzione.
Dal Miur la selezione tra gli istituti
E’ necessario ora individuare le scuole che possano garantire un servizio adeguato, che abbiano quindi strumenti culturali e professionali per un percorso annuale che accompagni gli studenti all’ammissione all’esame. I requisiti richiesti dal Miur, per le scuole della Lombardia, riguardano la disponibilità dell’offerta formativa IeFP oppure la sperimentazione del corso annuale IeFP per il conseguimento del diploma di Stato, un’offerta di Istruzione professionale correlata con gli indirizzi del diploma IeFP, le procedure interne per i passaggi da IeFP a IP e una posizione sul territorio facile da raggiungere. In tutto, per il momento, sarebbero 43 le scuole in grado di vedersi riconoscere il ruolo di “Istituzione polo” sul territorio della Lombardia.
Dall’orientamento alle future iscrizioni
Interessati da questa possibilità, oggi, sono gli studenti che hanno appena concluso il quarto anno di diploma IeFP: potranno fare domanda di passaggio alle nuove classi quinte, nelle scuole polo, solo dopo aver conseguito il titolo di diploma. Nel frattempo diventa fondamentale il ruolo dell’orientamento per valutare la dimensione del servizio e per consentire alle scuole Polo di predisporre quanto necessario per la valutazione dei crediti.
Da un diploma all’altro
Un diplomato tecnico agricolo può ambire al secondo diploma, Ip, in Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, uno studente con diploma IePF in tecnico grafico può iscriversi al quinto anno di produzioni industriali e artigianali, un tecnico di impianti termici frequenterà invece Manutenzione e assistenza tecnica oppure Apparati, impianti e servizi tecnici industriali e civili, il tecnico di cucina potrà studiare Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera e il tecnico elettrico studierà Manutenzione e assistenza tecnica.

DdL, assunzioni su potenziamento istituti: per i docenti individuati sarà prendere o lasciare

da La Tecnica della Scuola

DdL, assunzioni su potenziamento istituti: per i docenti individuati sarà prendere o lasciare

Saranno 51.899 i nuovi docenti interessati alla seconda tranche di immissioni in ruolo, che però si realizzerà molto probabilmente solo con decorrenza giuridica 1° settembre 2015, mentre per l’economica dovranno attendere l’anno successivo. Ma la vera brutta notizia è un’altra: coloro che non accettano la proposta, “non partecipano alle fasi successive e sono definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie”.

Sono diverse le novità rilevanti all’interno dei nuovi commi inseriti, al fotofinish, nel maxiemendamento al ddl ‘La Buona Scuola’: una di queste è quella riguardante le 55.258 assunzioni su posti di potenziamento dell’offerta formativa, che coinvolge anche circa 6.500 vincitori ed idonei dell’ultimo concorso del 2012. Complessivamente, si tratta di più della metà dei nuovi prossimi assunti: ebbene, questa seconda tranche di immissioni in ruolo, da realizzare successivamente alla canonica su posti vacanti, riguardante 51.899 nuovi docenti, si realizzerà con molta probabilità solo con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2015, mentre per la decorrenza economica del contratto a tempo indeterminato bisognerà attendere la presa di servizio presso la sede assegnata (verosimilmente il 1° settembre 2016), come già indicato in un altro articolo.

Il comma 101 del testo di riforma approvato al Senato ci dice: “i soggetti di cui al comma 97, lettere b) e c), accettano espressamente la proposta di assunzione entro dieci giorni dalla data della sua ricezione secondo le modalità di cui al comma 102. In caso di mancata accettazione, nel termine e con le modalità predetti, i soggetti di cui al comma 95 non possono essere destinatari di ulteriori proposte di assunzione a tempo indeterminato ai sensi del piano straordinario di assunzioni”. Sin qui nulla di nuovo, perché tale esclusione, dal piano di immissioni in ruolo previsto dal ddl 1934, era previsto già nella versione approvata alla Camera il 20 maggio scorso.

La novità arriva con il testo aggiunto e approvato a Palazzo Madama: “i soggetti che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata in una fase – prosegue il comma – non partecipano alle fasi successive e sono definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie. Le disponibilità di posti sopravvenute per effetto delle rinunce all’assunzione non possono essere assegnate in nessuna delle fasi di cui al comma 97”.

Insomma, i docenti che non vorranno essere assunti, a fronte di una proposta ufficiale, dovranno pagare una “penale” davvero alta: l’esclusione dalle graduatorie. La sottolineatura “definitivamente”, introdotto in un secondo momento a Palazzo Madama, induce a pensare che l’espulsione avvenga non solo da questa fase di assunzioni ma anche delle stesse GaE e dalle graduatorie di merito dove erano collocati. La proposta di contratto avrà quindi il sapore, è il caso di dire, del “prendere o lasciare”. E siccome potrebbe riguardare anche una provincia non dietro l’angolo la propria residenza, visto che nello stesso DdL sono cadute le preferenze iniziali, in certi casi la decisione potrebbe essere davvero difficoltosa.

RAV: chiusura entro luglio 2015, con possibilità di aggiornamento entro settembre 2015

da La Tecnica della Scuola

RAV: chiusura entro luglio 2015, con possibilità di aggiornamento entro settembre 2015

L.L.

Il Miur decide di riaprire le funzioni a settembre per consentire alle scuole che lo ritenessero necessario di aggiornare il lavoro svolto

Viste le numerose richieste giunte dalle scuole finalizzate ad avere più tempo per approfondire i vari passaggi interni al Rapporto di Autovalutazione (RAV), il Miur ha deciso, con nota prot. n. 5983 del 25 giugno 2015, di riaprire per tutte le scuole e per tutto il mese di settembre la funzione di aggiornamento del RAV.

Le istituzioni scolastiche dovranno comunque chiudere il loro primo rapporto di autovalutazione entro luglio, permettendo all’Amministrazione centrale e periferica di visualizzare il lavoro svolto attraverso un monitoraggio di tutti i RAV.

Monitoraggio che si svolgerà fra l’inizio di agosto e la fine di settembre e che permetterà al Miur di dare alcuni rimandi sulla elaborazione dei rapporti, con indicazioni che potranno essere autonomamente assunte dalle scuole.

Inoltre, nei primi giorni di settembre sarà trasmessa alle scuole una nota in merito alla predisposizione dei piani di miglioramento, con indicazioni che potrebbero sollecitare, in alcune istituzioni scolastiche, la necessità di opportune regolazioni.

Naturalmente ogni scuola sarà libera di decidere se considerare il proprio lavoro di autovalutazione chiuso a luglio oppure se riaprirlo per aggiornalo e renderlo definitivo entro il 30 settembre 2015. In particolare potranno riprendere il RAV (pur sapendo che i dati sono legati all’anno scolastico 2014/15) quelle istituzioni scolastiche in cui si sono verificati dei cambiamenti rispetto alla situazione di luglio (ad esempio per avvicendamento della dirigenza scolastica).

In pratica, entro il 31 luglio tutte le scuole sono tenute a chiudere il loro rapporto di autovalutazione che in questa prima fase non sarà oggetto di pubblicazione. Il 1° settembre si riapriranno le funzioni per la possibile regolazione e/o integrazione dei RAV ed entro il 30 settembre si chiuderanno definitivamente le funzioni e i RAV verranno pubblicati nell’apposita sezione di “Scuola in chiaro” dedicata alla valutazione.

Dal 1° luglio ci sono novità per il Durc

da La Tecnica della Scuola

Dal 1° luglio ci sono novità per il Durc

L.L.

Entra in vigore il “Durc on-line” per la verifica della regolarità contributiva delle imprese. La richiesta deve essere effettuata direttamente sul sito dell’Inps o dell’Inail.

Sul sito dello Sportello Unico Previdenziale è stato pubblicato un avviso che spiega che dal 1° luglio 2015 la verifica della regolarità contributiva deve essere effettuata, ai sensi del D.M. 30/1/2015, con il servizio “Durc On Line” sui siti www.inps.it e in www.inail.it.

Per accedere al nuovo servizio, le stazioni appaltanti e le amministrazioni procedenti possono utilizzare le stesse credenziali/abilitazioni già rilasciate per l’applicativo www.sportellounicoprevidenziale.it.

L’applicativo Sportello Unico Previdenziale rimarrà comunque attivo in via transitoria fino al 1 gennaio 2017 per effettuare solo le seguenti richieste di DURC, selezionabili da “Altra tipologia per – Altri usi consentiti dalla legge”:

  • DURC con certificazione crediti P.C.C.
  • DURC fatture P.A. debiti scaduti 31.12.2012

Per approfondimenti sulla nuova procedura:

Damiano (Pd): Alla Camera voteremo sì a fiducia e a riforma

da tuttoscuola.com

Damiano (Pd): Alla Camera voteremo sì a fiducia e a riforma

Il voto di ieri, per quel che riguarda il Pd, è stato compatto a eccezione di quattro defezioni. Sarebbe stato meglio non mettere la fiducia, ma al dunque – se ci sono cambiamenti, e ci sono stati, e se si fa un passo importante per l’assunzione dei precari – alla fine credo sia un bene che questa riforma proceda“. Così il deputato di minoranza del Pd, Cesare Damiano, leader insieme al ministro Martina della nuova corrente del Pd ‘Sinistra è cambiamento’ dopo il sì alla fiducia incassato ieri dal governo in Senato.

In merito all’atteggiamento che la corrente (una settantina di parlamentari tra deputati e senatori) terrà in aula alla Camera quando vi approderà di nuovo il disegno di legge sulla scuola, Damiano precisa: “Per quel che riguarda Sinistra è cambiamento, il nostro atteggiamento è noto: noi voteremo la fiducia. Il giorno in cui deciderò di non votare la fiducia al mio governo, lascerò il Partito democratico“, ha precisato in trasparente polemica con i senatori Pd che al momento del voto si sono allontanati dal Senato dichiarando di non poter dare la fiducia al governo Renzi.

Ma “naturalmente in questa circostanza“, ha concluso, “io voterò la fiducia e voterò anche il provvedimento perché ci sono oggettivamente dei cambiamenti, anche se non è tutto quello che avremmo voluto. Penso che questa mia valutazione sia largamente condivisa da Sinistra è cambiamento“.

Giannini: così l’Italia ha cambiato marcia

da tuttoscuola.com

Giannini: così l’Italia ha cambiato marcia

Il nostro Paese ha dimostrato la capacità di cambiare marcia. La riforma della scuola ha costituito uno dei punti cruciali del dibattito politico per oltre un anno“. E’ quanto ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante il seminario organizzato dal parlamento italiano in collaborazione con l’Oecd sul tema “Riforme per la crescita in Europa” parlando del ddl ‘buona scuola’ a cui il Senato ha dato via libera con il voto di fiducia al governo.

La discussione – ha sottolineato il ministro – è stata piuttosto  accesa, con prese di posizioni contrarie molto agguerrite ma anche posizioni a favore del governo. Questo dà testimonianza del grado di passione di questo dibattito, anche da parte dei sostenitori della riforma. Per molto tempo il nostro Paese  è stato criticato per non aver dato luogo a riforme puntuali. Io credo che il governo italiano stia in questo momento cercando di adottare un altro tipo modello che superi gli stereotipi”.

Privacy, dal Garante sì alla card ”IoStudio”

da tuttoscuola.com

Privacy, dal Garante sì alla card ”IoStudio”

Il Garante della privacy ha dato il suo via libera alla realizzazione e alla consegna della carta dello studente “IoStudio”.

La card conterrà solo dati indispensabili degli studenti. Il responsabile dell’autorità amministrativa indipendente ha quindi approvato lo schema di decreto del Miur che, considerate le indicazioni dell’Ufficio del Garante, prevede che lo stesso Ministero – tramite le segreterie scolastiche – attribuisca una carta nominativa a ciascuno studente che frequenta una scuola secondaria di secondo grado statale o paritaria e che sia censito nell’Anagrafe nazionale degli studenti.

“IoStudio” attesta lo status di studente, ha validità di cinque anni, può essere rinnovata e consente agli studenti di usufruire di agevolazioni e sconti per l’accesso a beni e servizi culturali, trasporti nazionali e internazionali, acquisto di materiale scolastico. Su richiesta dello studente, o di chi ne esercita la potestà genitoriale, la carta può essere attivata anche come “borsellino elettronico”.

Alla carta, infatti, può essere associata la funzionalità di carta di debito anonima al portatore. La procedura telematica è da eseguire tramite il “Portale dello studente” raggiungibile dal sito del Miur.

Nell’esprimere parere favorevole, il Garante ha rilevato che il trattamento dei dati degli studenti è svolto nell’ambito delle funzioni istituzionali del Ministero e avviene nel rispetto dei principi del Codice privacy.

La realizzazione e l’assegnazione della Carta – che non potrebbero avvenire utilizzando dati anonimi o senza identificare lo studente – impiega solo i dati indispensabili.

La procedura per ottenere “Io Studio”

Il Miur, tramite connessione sicura, invia al fornitore, designato responsabile del trattamento, i dati necessari alla stampa e alla spedizione delle Carte agli istituti scolastici (cognome e nome, luogo e data di nascita, codice fiscale dello studente, etc.).

Dati che non potranno essere conservati dal fornitore una volta esaurito il suo compito e dovranno essere cancellati dal Dipartimento del Miur che li ha trattati al termine dell’iniziativa.

Il Miur, inoltre, ha precisato che gli studenti riceveranno l’informativa sul trattamento dei dati utilizzati per assegnare la Carta al momento dell’iscrizione on line al primo anno della scuola secondaria.

Renzi ha vinto una battaglia, ma perderà la sua guerra contro la scuola

Renzi-Pirro, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola, vince la prima battaglia, facendo strame della democrazia e della sedicente “opposizione” interna che vota a favore della fiducia o vigliaccamente esce dall’Aula
Ma come successe al proverbiale re dell’Epiro, lui e il suo PD pagheranno amaramente gli effetti della corale indignazione del mondo della scuola. In vista per loro batoste elettorali ancora più forti, mentre a settembre ogni scuola sarà una barricata contro il Ddl.
La mobilitazione non va in vacanza: proteste nei prossimi giorni in tante città e il 7 luglio, in occasione del voto finale alla Camera, manifestazione a Roma (P.Montecitorio, ore 17)
Come era purtroppo prevedibile, il ducetto Renzi ha imposto, con la forza e con le procedure più antidemocratiche della storia parlamentare del dopoguerra, la “fiducia” sul Ddl-cattiva scuola. Malgrado lo stesso Senato avesse votato l’anticostituzionalità della legge, la fiducia è stata  concessa sul Ddl e su nove deleghe che intendono sconvolgere totalmente la scuola pubblica; né i brontolii di Grasso-Ponzio Pilato né quelli dell’invisibile (cfr.Crozza) Mattarella lo hanno minimamente frenato. E tantomeno lo ha fatto la sempre più grottesca e sedicente “opposizione” interna al PD che in massa ha votato a favore o, con somma ipocrisia, è uscita dall’Aula per non votare NO: come quello sventatamente sciagurato Corradino Mineo, che ha avuto non solo la faccia tosta di venire a vantarsene tra i manifestanti infuriati, ma che ha pure insultato i “sindacalisti” che lo hanno salvato dalla pur sacrosanta rabbia popolare.
Ma se è vero che, nella sua guerra totale contro il popolo della scuola pubblica, Renzi ha vinto la prima battaglia, la sua vittoria rimanda esemplarmente al proverbiale Pirro, che vinceva tante battaglie qua e là ma nel frattempo dissanguava e impoveriva il suo regno, l’Epiro, che alla fine crollò miseramente. Continua a sorprenderci, in tal senso, l’incredibile sottovalutazione dell’intreccio tra la grandiosa mobilitazione del popolo della scuola pubblica e i clamorosi e ripetuti tracolli elettorali del PD. Vista anche ieri la furia nelle piazze contro il PD, la speranza che il popolo della scuola pubblica dimentichi l’ignobile misfatto della “cattiva scuola” è pura follia: quei protagonisti dell’istruzione pubblica, collegati ad un vastissimo “indotto” sociale che ha sempre votato in larga maggioranza per il centrosinistra e che hanno già punito drasticamente il PD togliendogli un paio di milioni di voti nelle recenti elezioni, lo faranno ancora più nettamente nelle prossime, e nel frattempo provocheranno un ulteriore crollo dei consensi per Renzi e il PD.
Ma soprattutto Renzi-Pirro dovrà affrontare ben altro tipo di scontro da settembre in poi: si passerà dalla battaglia campale ad un conflitto di “guerriglia vietnamita”, ovviamente non-violenta ma altrettanto pervasiva, diffusa, continua e logorante per i corifei della scuola-azienda: ogni scuola costituirà una barricata contro l’applicazione del Ddl. I docenti non accetteranno mai di perdere la libertà di insegnamento, di essere assunti e licenziati da un preside-padrone che dovrebbe sceglierli follemente da Albi di migliaia di persone, di essere premiati o puniti da un “gran Giurì” composto dallo stesso “padrone”, da alcuni colleghi, più uno studente e un genitore (o due genitori) che nulla sanno per valutarli, e che instaurerebbero un potere assoluto, alla Marchionne, in ogni istituto. Si romperà ogni collegialità, lo scontro interno diverrà la norma quotidiana, il preside-padrone dovrà affrontare non solo l’ostilità dei non-premiati ma dotarsi anche di un buon ufficio legale.
Comunque, qui ed ora, la protesta non va in vacanza. Iniziative di lotta si svolgeranno nei prossimi giorni in tutta Italia, con Palermo in primo piano, che accoglierà oggi e domani ,come meritano, Giannini e Faraone in tournée. E in occasione del voto finale alla Camera, il 7 luglio manifesteremo, insieme alle scuole, alle RSU e agli altri sindacati, a P.Montecitorio (ore 17) per esprimere ancora una volta, e con ancora maggior forza, la nostra indignazione e rabbia contro la sciagurata arroganza governativa.

Piero Bernocchi  portavoce nazionale COBAS