Specializzazioni mediche

Specializzazioni mediche: 13.181 candidati per il concorso nazionale, presto disponibile simulatore della prova
Sono 13.181 i candidati che dal 28 al 31 luglio p.v. affronteranno la selezione per l’accesso dei Medici alle Scuole di Specializzazione di area sanitaria attraverso il secondo concorso nazionale. Per aiutarli ad affrontare più serenamente le prove il Miur, nei prossimi giorni, renderà disponibile nell’area a loro riservata un video illustrativo relativo alle procedure di riconoscimento e svolgimento dei test. Sempre nella stessa area, i candidati avranno a disposizione un simulatore che ha il solo scopo di fare prendere confidenza con l’applicativo che verrà utilizzato durante la selezione.

Nei prossimi giorni le 74 università coinvolte nello svolgimento delle prove, con il supporto del Ministero, procederanno al monitoraggio delle procedure informatiche e al perfezionamento delle misure di vigilanza e sicurezza nelle aule. Vanno avanti, dunque, come da calendario fissato dal bando del 26 maggio scorso, le tappe della procedura concorsuale.

Negli scorsi giorni il Miur ha confermato in Gazzetta Ufficiale il calendario dei test e sul portale Universitaly ha pubblicato l’abbinamento di ciascun candidato alla propria sede di svolgimento del concorso.

La procedura di iscrizione on line si è inderogabilmente chiusa per tutti, senza eccezioni, alle ore 13.00 del 23 giugno scorso.

I candidati che, entro l’orario di chiusura previsto, hanno completato la procedura prescritta dal bando sono stati ammessi con riserva al concorso ai sensi di quanto disposto all’articolo 4, comma 6 del bando stesso, salvo verifiche, appunto, sulla validità dell’iscrizione e sulle dichiarazioni rilasciate dai candidati. Il Ministero e le Università, in stretta sinergia, stanno procedendo alle verifiche.

Per ciascun aspirante anche quest’anno il massimo del punteggio attribuibile per i titoli è pari a 15 punti basati su: voto di laurea e curriculum (media degli esami sostenuti, voto ottenuto negli esami fondamentali e caratterizzanti altri titoli). Lo spazio lasciato all’autocertificazione dei candidati quest’anno è stato ridotto. Secondo quanto previsto dallo stesso bando, le amministrazioni coinvolte nella procedura hanno la facoltà di accertare la veridicità delle dichiarazioni rese dai candidati in ogni fase.

La nuova legge di riforma della scuola

La nuova legge di riforma della scuola

di Fabio Scrimitore

da Scuola e Amministrazione, n. 7/8, Luglio/Agosto 2015

 


Questi, in estrema sintesi, i punti qualificanti della legge definitivamente approvata dal Parlamento in data 9 luglio 2015.

Il nuovo Dirigente scolastico  Il Dirigente scolastico potrà gestire autonomamente le risorse umane, finanziarie, tecnologiche e materiali a disposizione. Le istituzioni scolastiche potranno infatti scegliere gli insegnamenti e attività da svolgere, e in base ad essi individuare il fabbisogno di personale docente, di attrezzature e di risorse economiche, che il MIUR provvederà a finanziare compatibilmente con le disponibilità di bilancio.Dal 1.9.2016, il Dirigente potrà richiedere docenti dell’Ambito Territoriale, ai quali potrà conferire incarichi triennali, rinnovabili per ulteriori trienni. Il mancato rinnovo non sarà legato alla volontà del Preside, ma ad eventuali modifiche del POF triennale, relative alle discipline di insegnamento. Potrà anche utilizzare i docenti per insegnamenti diversi dalla loro classe di concorso di titolarità, purché costoro ne abbiano titolo. Inoltre, il Preside dovrà tenere conto del curriculum e valorizzare le competenze del docente. La legge vieta poi ai Dirigente di assumere prof. a lui legati da vincoli di parentela. Nella gestione autonoma dell’organico e delle attività scolastiche da parte del Dirigente si fa rientrare anche il premio di merito che egli può decidere di assegnare ai docenti più meritevoli. Dal 2016 verranno stanziati 200 milioni annui allo scopo.La scelta dei docenti cui attribuire gli incarichi rimarrà quindi in capo al solo Dirigente scolastico, ma i professori potranno avanzare la propria candidatura.
Valutazione del Dirigente scolastico I Dirigenti scolastici verranno valutati sulla base del miglioramento degli apprendimenti degli studenti, e, insieme, sull’efficacia della direzione e la gestione della scuola, compresa la valorizzazione dei meriti dei professori. La valutazione dei Presidi, nel triennio 2016-2018, sarà affidata ad ispettori del Miur.
Autonomia scolastica    Come nel passato, le scuole avranno la possibilità di rimodulare il monte ore annuale di ciascuna disciplina e potenziare il tempo scuola, i modelli e i quadri orari. L’orario complessivo sarà più flessibile. Si conferma quanto era già previsto dal Regolamento sull’autonomia del 1999, cioè:- l’apertura pomeridiana;- la riduzione del numero di studenti per classe; tale possibilità è consentita soltanto se non comporterà aumento dell’organico autorizzato per l’anno scolastico di riferimento; – l’articolazione di gruppi di classi,- il potenziamento del tempo scuola;- la rimodulazione del monte orario;- l’apertura anche d’estate, nel senso che, nei periodi di pausa delle lezioni, potranno essere organizzate diverse attività formative e ricreative a beneficio degli alunni.
Organico dell’autonomia La legge istituisce l’organico funzionale (dell’autonomia), il quale comprende nuclei di professori assunti dalle scuole a chiamata diretta per far fronte alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle stesse. L’organico funzionale (o dell’autonomia) consentirà anche di far fronte alle supplenze fino a 10 giorni, L’ organico funzionale comprende:A – l’organico di diritto,B – i posti comuni,C – i posti di sostegnoD- i posti per il potenziamento dell’offerta formativa (definito anche: organico aggiuntivo) , includendovi i posti per l’organizzazione, per la progettazione, per il coordinamento e per il fabbisogno di progetti.Il testo di legge non specifica nulla in merito a quanto accadrà nel 2015/16. Tuttavia non si può escludere che, con normativa secondaria, si disponga che l’organico aggiuntivo potrà essere applicato anche per l’anno scolastico 2015/2016.Si prevede che in ogni scuola, in media, vi saranno 7 docenti in più, per potenziare l’offerta formativa. .
Ambiti territoriali Dal 2016 saranno definiti gli ambiti territoriali delle “Reti di scuole”.Tali ambiti avranno un’ampiezza inferiore alla provincia e alle città metropolitane, ma potranno comprendere anche più centri urbani. Saranno disegnati dagli Uffici scolastici regionali, sentite le Regioni e gli Enti locali. I criteri fissati prevedono che i Direttori regionali dovranno tener conto dell’entità quantitativa della popolazione scolastica, della vicinanza delle istituzioni scolastiche e della conformazione geomorfologica del territorio.Alla disciplina gestionale degli ambiti territoriali saranno assoggettati gli insegnanti che risulteranno in esubero o diventeranno soprannumerari nell’anno scolastico 2016/2017 e i docenti che saranno immessi in ruolo sui posti e le cattedre aggiuntive dell’organico dell’autonomia.I professori potranno quindi muoversi all’interno delle rete territoriale. Le reti gestiranno anche gli insegnamenti e l’offerta formativa. Gli ambiti territoriali utilizzeranno gli stessi docenti e le segreterie delle scuole, che si accorderanno sulla gestione dell’organico, l’amministrazione e le attività.Anche la formazione dei docenti potrà essere condivisa dalle scuole che comporranno le reti. Le risorse finanziarie saranno destinate all’intera rete, che dovrà gestirle e che dovrà rendere pubblici le decisioni e i conti.
Nuove assunzioni (commi dal 94 al 104) (Ne sono esclusi i dipendenti di ruolo dello Stato)   Il Piano straordinario delle assunzioni prevede 102.734 nuove nomine di docenti, dei quali47.476 immessi in ruolo dal 1.9.2015;55.258, immessi in ruolo giuridicamente dal 1.9.2015, economicamente dal 1.9.2016.Previste tre fasi:1^ fase “A” (fase Zero): attribuzione dei posti compresi nell’organico di diritto. Inizia immediatamente, secondo il vecchio regime previsto dall’art. 399 del T.U. 16.4.1994, n.297 e comprenderà:a-       21.880 nomine (posti comuni e di sostegno), con effetto 1.9.2015, di cui il 50% dalle GAE ed il 50 % dai concorsi svolti già (abolita la differenza fra vincitori e idonei); le assunzioni saranno disposte su posti liberi per pensionamento, decessi e dimissioni volontarie.b – 14.747 docenti, divisi sempre al 50 % fra le GAE e le graduatorie dei vecchi concorsi; ciò avverrà secondo quanto previsto dal Piano Carrozza:- 8.895 docenti di sostegno (3^ annualità)- 5.582 docenti di sostegno (2^ annualità).Tale fase dovrà concludersi entro il 15 settembre 2015.Entro il 31 agosto, gli interessati riceveranno la proposta di nomina. Dopo la conclusione di questa fase ZERO, le graduatorie dei vecchi concorsi a cattedra del 1999 e del 1990 cesseranno di avere efficacia.Piano straordinario di immissioni in ruolo2^ fase “B”: è assunta in deroga alla procedura prevista dall’art. 399 del predetto T.U. del 1994.:- dal giorno dell’entrata in vigore della nuova legge, l’Amministrazione avvierà la procedura per assumere.Tutti gli aspiranti, docenti abilitati o vincitori di concorso, che non saranno stati destinatari di proposta di assunzione nella fase A, dovranno produrre domanda – on line – di assunzione, indicando tutte le province e mettendole in ordine di priorità. Coloro che riceveranno proposta di contratto dovranno rispondere entro 10 giorni, dichiarando di accettare la proposta. In caso contrario resteranno fuori dal Piano straordinario di immissioni in ruolo.Le assunzioni avverranno in corso d’anno, ma avranno la decorrenza giuridica dal 1.9.2015. I posti disponibili verranno assegnati in ambito nazionale e corrisponderanno ai posti che saranno residuati dai 47.476posti della fase precedente.3^ fase “C”: sono i posti previsti per il potenziamento dell’offerta formativa.La fase 3^ riguarderà l’organico del Piano di potenziamento dell’offerta formativa e comprenderà:55.258 assunzioni, delle quali:48.812 su posti comuni;6.446 su posti di sostegno.I docenti individuati riceveranno diretta comunicazione dal Servizio Telematico del Miur, in via di predisposizione. Anche in questo caso, le assunzioni avverranno secondo l’ordine di preferenza delle singole province, indicato dai candidati nelle domande di immissione in ruolo che avranno presentato su richiesta del Miur, come è specificato di seguito. La decorrenza è prevista dal:- 1.9.2015, giuridicamente;- 1.9.2016, economicamente. – il personale, che sarà nominato dopo il 31 ottobre 2015, prenderà servizio il 1.9.2016, secondo le nuove procedure affidate ai Dirigenti scolastici. Anche questi docenti dovranno fare una scelta di sede, redigendo un elenco delle sedi di preferenza, in una delle quali saranno immessi in ruolo effettivamente dal 1.9.2016 (giuridicamente dal 1.9.2015).
Date delle assunzioni Entro il 15 settembre 2015:saranno assunti gli idonei del concorsi del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, nei limiti dei posti vacanti disponibili in organico di diritto.Entro l’anno scolastico 2015/16:saranno assunti gli idonei dei concorsi e gli aspiranti delle GAE della fase a), nei limiti dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto che residuino. La decorrenza giuridica della nomina sarà al 1.9.2015; la decorrenza economica al 1.9.2016.Entro l’anno scolastico 2015/16 saranno assunti gli idonei dei concorsi e gli iscritti nelle graduatorie GAE sui posti per il potenziamento dell’offerta formativa. La decorrenza giuridica sarà dal 1.9.2015.
Modalità di accettazione delle proposte di assunzione in ruolo  I docenti che non accetteranno la proposta di assunzione loro rivolta non parteciperanno alle procedure di nomina delle fasi successive e verranno espunti definitivamente dalle graduatorie di merito dove erano collocati.Per la scuola dell’infanzia saranno assunti soltanto i docenti necessari per coprire i posti effettivamente vacanti e disponibili in organico di diritto (non c’è Il Potenziamento Offerta Formativa).
Immissioni in ruolo del futuro Sarà bandito un concorso, al quale potranno partecipare soltanto coloro che siano in possesso di abilitazione (TAF – PAS)
Supplenze I contratti a tempo determinato riguarderanno soltanto le classi di concorso per le quali è difficile reperire docenti (es., matematica in Lombardia) Stralcio del dell’emendamento approvato il 26.6.2015:A partire dal 1° settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo ed ATA presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di 36 mesi, anche non continuativi.
Piano per il Potenziamento dell’Offerta Formativa (triennale) Sarà predisposto entro il mese di ottobre dell’anno scolastico per il triennio di riferimento. Ne consegue che entro il mese di ottobre 2015 dovrebbe essere predisposto il Piano per il Potenziamento dell’Offerta Formativa del triennio 2016/17; 2017/18; 2018/19. Il Piano per il P.O.F. potrà essere rivisto annualmente entro il mese di ottobre.Procedura di redazione del Piano:- Il Dirigente definisce gli indirizzi per le attività della scuola e le scelte di gestione amministrativa;- Il Piano è elaborato dal Collegio dei docenti;- il Piano è deliberato dal Consiglio di Istituto;- Il Piano è pubblicato sul Portale Unico Nazionale.Contenuti del Piano:- Articolazione modulare del monte ore; – Potenziamento del tempo-scuola;- Programmazione settimanale orario complessivo del curricolo edi quello delle singole discipline;- Insegnamenti opzionali delle scuole del II ciclo;- Attività formative rivolte al personale docente, amministrativo,tecnico e ausiliario.
Potenziamento degli insegnamenti La legge prevede che si potenzino gli insegnamenti di Inglese, Musica ed Educazione motoria nella scuola primaria, restando, ovviamente,nel limite dell’organico disponibile.-      Coloro che hanno una specializzazione in Scienze motorie dal prossimo anno scolastico potranno essere a tutti gli effetti nominati docenti nelle scuole elementari.
Comitato per la valutazione dei docenti (durata triennale) Il Comitato per la valutazione dei docenti, già previsto dall’art. 11 del D.P.R. n. 275 del 16 aprile 1994, sarà composto dal Preside, quattro docenti (tre scelti dal Collegio dei docenti e uno dal Consiglio d’istituto), due genitori e uno studente.Ecco cosa prevede la legge:“Per la valorizzazione del merito del personale docente è istituito presso il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca un apposito fondo, con lo stanziamento di euro 200 milioni annui a decorrere dall’anno 2016, ripartito a livello territoriale e tra le istituzioni scolastiche in proporzione alla dotazione organica dei docenti, considerando altresì, i fattori di complessità delle istituzioni scolastiche e delle aree soggette a maggiore rischio educativo, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il Dirigente scolastico, sulla base dei criteri individuati dal comitato per la valutazione dei docenti, istituito ai sensi dell’articolo 11 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, come sostituito dal presente articolo, assegna annualmente al personale docente una somma del fondo di cui al comma 125 sulla base di motivata valutazione ‘’. Il Comitato individuerà i criteri per la valorizzazione dei docenti sulla base:a) della qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, del successo formativo e scolastico degli studenti;b) dei risultati ottenuti dal docente in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.
Sistema di valutazione delle scuole Sono destinati 32 milioni di euro dal 2016 al 2019 per potenziare il sistema di valutazione delle scuole. Saranno utilizzati per organizzare le rilevazioni nazionali degli apprendimenti, la partecipazione dell’Italia alle indagini internazionali, l’autovalutazione e le visite valutative delle scuole.
Nuovo concorso per T.F.A Gli abilitati con il T.F.A o con il P.A.S., esclusi dal Piano delle assunzioni, parteciperanno ad un nuovo concorso, che sarà indetto entro il 1° ottobre 2015.
Reti di scuole La legge prevede che i professori potranno spostarsi all’interno della singola rete, o fra le reti (?). Ogni rete corrisponderà a un dato territorio, che potrà comprendere anche più città. Le reti gestiranno anche gli insegnamenti e l’offerta formativa e programmeranno la formazione dei docenti.Le risorse saranno destinate all’intera rete, che dovrà gestirle e che dovrà rendere pubblici le decisioni e i consuntivi.
Didattica digitale e laboratoriale Sarà aggiornato il Piano Nazionale Scuola Digitale del Miur per la digitalizzazione della scuola. Sarà potenziata la didattica laboratoriale  per intensificare la relazione fra realtà produttive e sociali del territorio e le scuole. Saranno creati laboratori territoriali che colleghino le scuole con le università, i poli tecnico professionali, le imprese. Per questo progetto è previsto un finanziamento di 90 milioni di euro.
Alternanza scuola-lavoro Sono previsti 100 milioni di euro, a decorrere dal 2016. Saranno aumentate a 400 le ore dedicate all’alternanza nel triennio degli istituti tecnici e professionali, a 200 nei licei.Le ore potranno essere svolte in azienda e presso enti pubblici che svolgono attività inerenti alla valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e ambientale.L’alternanza scuola-lavoro viene posta in termini di obbligatorietà nei trienni degli istituti del II ciclo. Tanto può far dubitare della costituzionalità della norma.
Formazione in servizio dei docenti Dal 2016 saranno investiti 40 milioni per la formazione in servizio dei docenti: si parla di 50 ore di attività che potranno comprendere formazione tra pari e on-line.
Il Curriculum dello studente E’ prevista la formalizzazione del Curriculum dello studente, documento che conterrà il profilo dello studente relativo al percorso di studi, alle scelte formative, alle competenze acquisite a scuola e nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Per attuare questa novità, il Preside può avvalersi di finanziamenti esterni, quali sponsorizzazioni.
Carta del docente“Io studio” La Carta del docente avrà la consistenza di 500 euro per ogni anno scolastico, utilizzabile per l’aggiornamento e la formazione. I professori potranno servirsene per comprare libri, riviste, software e hardware; potranno iscriversi a corsi di studio, o pagare ingressi a cinema e musei, ecc.Avrà cinque anni di validità; potrà essere rinnovata.Grazie a una procedura telematica da eseguire tramite il «Portale dello studente», raggiungibile dal sito del Miur, alla tessera può essere attribuita la funzionalità di carta di debito anonima al portatore.
L’inclusione scolastica Le scuole dovranno garantire l’inclusione scolastica ed il diritto allo studio degli alunni ‘con bisogni educativi speciali’ con la redazione di percorsi personalizzati.Inoltre dovranno garantire attività contro la dispersione e il cyberbullismo.
Edilizia scolastica Sono previsti 40 milioni di euro nel 2015 per indagini sullo stato dell’edilizia. Sarà emesso un avviso pubblico per l’elaborazione di progetti per la realizzazione di scuole altamente innovative. Viene prorogato il termine perché sia utilizzato il Fondo per gli interventi di edilizia scolastica fino al 2018, fondo che può essere alimentato anche da risorse finanziarie provenienti da istituzioni o soggetti esterni.
Open data Si realizzerà un Portale unico dei dati della scuola per garantire l’accesso ai dati e ai materiali degli istituti scolastici, al curriculum dello studente, alla normativa, agli atti e alle circolari.
Il 5 per mille e lo School Bonus E’ previsto che le scuole vengano inserite nel 5 per mille dell’imposta sul reddito. Inoltre la norma sullo School Bonus dispone un credito di imposta del 65% delle erogazioni liberali per la scuola effettuate nel 2015 e nel 2016 e del 50% per quelle effettuate nel 2017. Con il maxiemendamento è stato posto il tetto massimo di 100mila euro per le erogazioni liberali. Si tratta di finanziamenti da parte di aziende, privati, enti per la realizzazione di nuove strutture, la manutenzione di quelle esistenti, il sostegno ad interventi per l’occupabilità degli studenti.
   Scuole paritarie Si potrà detrarre il 19% delle spese sostenute per la frequenza di scuoledell’infanzia e per quelle del primo ciclo che fanno parte del sistema nazionale di istruzione e delle scuole paritarie per un importo annuo non superiore a 400 euro.
Esoneri e semi-esoneri La legge di stabilità del 2015 ha abolito la concessione dei provvedimenti di esonero e di semi-esonero dei collaboratori del Dirigente. Il Dirigente potrà comunque individuare fino al 10 % dei docenti perché lo coadiuvino nelle attività di supporto organizzativo e didattico della scuola. Pertanto, è prevedibile che i collaboratori del Preside verranno individuati e richiesti in modo da farli rientrare nel computo totale dell’organico fissato per la scuola; non insegneranno, ma non potranno essere sostituiti da personale esterno.
Mobilità Dal 2016/2017 scattano gli ambiti territoriali. Cambierà la mobilità. Verrà, però, garantita ai vecchi professori e a chi entrerà dall’1.9.2015 nell’organico di diritto. Dal prossimo anno scolastico, i docenti non potranno più chiedere il trasferimento dalla sede in cui sono titolari ad un’altra. e non potranno nemmeno concorrere per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. Potranno, però, conservare la titolarità della sede nella quale prestano servizio. Il diritto alla titolarità della sede sarà garantito anche ai docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno (dall’1.9.2015) sull’organico di diritto. Fermo restando che tale diritto insorgerà solo quando avranno ottenuto la sede definitiva. Gli insegnanti che saranno in esubero, o diventeranno soprannumerari nell’anno scolastico 2016/2017, confluiranno negli ambiti territoriali. Così pure accadrà per i docenti che saranno immessi in ruolo nell’organico dell’autonomia.Il prossimo anno, invece, i docenti di ruolo non potranno più muoversi, pena la perdita della sede di titolarità e la collocazione negli ambiti territoriali. L’accesso alla mobilità, così come l’abbiamo conosciuta finora, sarà garatito solo ai docenti che saranno immessi in ruolo quest’anno in organico di diritto, vale a dire, ai docenti che saranno assunti con le vecchie regole, direttamente sulle cattedre e sui posti delle loro discipline di insegnamento. A questi docenti, infatti, per l’anno 2016/2017 sarà assegnata una sede provvisoria. E dal 1° settembre 2017 otterranno una sede definitiva ad esito della mobilità. Anche a questi insegnanti sarà consentito conservare il diritto alla sede di titolarità. Che nel loro caso coinciderà con la sede definitiva. Ma poi non potranno più muoversi, altrimenti la perderanno e andranno negli ambiti. Fin qui la disciplina transitoria.

 

Diffusione della cultura scientifica

Diffusione della cultura scientifica: dal MIUR 2 bandi per un totale di oltre 12 milioni di euro
Promuovere la diffusione del sapere scientifico e avvicinare cittadini e studenti alla ricerca, finanziando istituzioni e progetti con finalità didattiche, informative e divulgative. Sono questi gli obiettivi dei 2 bandi per la diffusione della cultura scientifica pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). La somma totale messa a disposizione supera i 12 milioni di euro.

Il Bando per la concessione di un contributo triennale per il periodo 2015-2017, di circa 6 milioni e 266 mila euro, mira a sostenere il funzionamento di enti impegnati nella diffusione della cultura scientifica e nella valorizzazione del patrimonio storico-scientifico. Possono partecipare enti, strutture scientifiche, fondazioni e consorzi con un’esperienza rilevante nel settore. Il finanziamento sarà fornito ai soggetti selezionati in forma di contributo triennale. Il contributo è pari all’80% dei costi di funzionamento dell’ente.
Il Bando per contributi annuali e Accordi di Programma e Intese, del valore di 6 milioni e 650 mila euro, punta finanziare iniziative promosse da scuole e da altri soggetti pubblici e privati, tra cui mostre, realizzazioni editoriali e multimediali, convegni, attivazione di nuove istituzioni e città-centri delle scienze e tecniche, attività di formazione e aggiornamento professionale per musei e centri attivi nel campo della divulgazione. Il budget è ripartito in tre tipologie di finanziamento:

  • 2 milioni e 600 mila euro per progetti annuali, destinati alle scuole;

  • 1 milione e 400 mila euro per progetti annuali, destinati a soggetti diversi dalle scuole;

  • 2 milioni e 650 mila euro per accordi e intese con soggetti pubblici e privati.

Il contributo è pari all’80% dei costi ammissibili in tutti i casi tranne che per i progetti annuali delle scuole, per i quali è previsto un contributo del 100%.
È possibile partecipare ai bandi inviando la domanda a partire dal 14 luglio prossimo attraverso il portale Sirio. La scadenza è fissata al 6 agosto 2015.

La Buona scuola è diventata legge

La Buona scuola è diventata legge. Dopo mesi di consultazioni online, assemblee, dibattiti, proteste, scioperi, flash mob, annunci vari, presidi davanti alle sedi parlamentari e manifestazioni che hanno coinvolto tutte le scuole italiane, è finito il primo round della lunga partita che il governo Renzi ha aperto con il mondo della scuola. Questa legge apre una stagione molto difficile: come è stato già scritto si è trattato di un’occasione perduta.

Non si può negare, c’è stata una sia pur parziale inversione di tendenza nella politica di tagli che ha colpito la scuola negli ultimi dieci anni, soprattutto per affrontare la difficile questione dell’assunzione dei precari. Tuttavia l’azione complessiva del governo non è stata orientata a sostenere la scuola e chi nella scuola lavora, ma principalmente a rafforzare le funzioni di comando del sistema. Inoltre, si è fatto di tutto per mettere l’opinione pubblica contro la scuola, spesso anche grazie al silenzio e a una grande superficialità da parte dei mezzi di informazione.

E ora?

È stato chiesto al Presidente della Repubblica di non firmare la legge, ma nessuno si illude che questo possa veramente accadere.

Certo la sua approvazione costituisce una battuta d’arresto che non bisogna sottovalutare. Ma la scuola è in piedi, ed è fortemente unita nel giudizio negativo sull’azione del governo e della maggioranza parlamentare che l’ha sostenuto. Gli scioperi e tutte le manifestazioni di protesta hanno coinvolto la quasi totalità degli operatori, che non si sono fatti ingannare dalle dichiarazioni demagogiche del presidente del Consiglio. A settembre si riapre la partita, con le deleghe e i decreti attuativi, su questioni di grande importanza.

Inoltre, con una recente sentenza la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del blocco della contrattazione pubblica. Se ne è parlato poco in questi giorni, ma questo significa rimettere al centro la contrattazione collettiva e restituire un ruolo di grande responsabilità ai sindacati. Tornare a occuparsi del contratto infatti può costituire  una occasione importante non solo per affrontare il tema dei livelli retributivi, ma per intervenire sull’organizzazione del lavoro e per utilizzare al meglio la conquista più importante che questa esperienza ha portato alla scuola: la ritrovata unità, sindacale e non solo.

Infine, una gran parte del movimento chiede a gran voce di raccogliere le firme per un referendum abrogativo, perché nessuna riforma della scuola può essere imposta da un governo a colpi di fiducia e per giunta con gli insegnanti che assediano il Parlamento. È giusto aprire una discussione seria a questo riguardo. L’importante è che si riesca a parlare a tutto il Paese, chiamandolo a difendere la sua scuola, contro chi farà di tutto, usando tutti gli strumenti possibili, per scavare un fossato fra la scuola e l’opinione pubblica.

E comunque la scuola ha vinto, perché ha avuto il merito di avere condotto su un fronte molto ampio una battaglia culturale e politica sulla natura, i fini e il livello della scuola pubblica. Non si vince solo ottenendo risultati, anche se il testo finale in alcuni punti (vedi per esempio la cancellazione del blocco totale degli scatti di anzianità e l’accantonamento dell’utilizzo del 5 per mille) è piuttosto diverso da quello di partenza. Si vince anche imponendo con forza i propri argomenti all’attenzione generale, e la scuola ci è riuscita alla grande. Tanto è vero che il governo è dovuto ricorrere alla fiducia, mostrando così tutta la sua vulnerabilità.

Ne riparliamo a settembre.

La Buona Scuola diventa legge ma… l’Autonomia ce la farà?

La Buona Scuola diventa legge
ma…l’Autonomia ce la farà?

La Buona Scuola è legge e ne siamo contenti perchè si intravede con essa
un’inversione di tendenza nel mondo scolastico che certamente avrà ripercussioni
positive sui livelli complessivi di apprendimento dei nostri studenti, dal momento che
la flessibilità didattica che essa ribadisce ed aiuta, oltre che con l’istituzione
dell’organico funzionale, anche attraverso l’individuazione dei docenti più idonei in
termini di competenze relative ai POF adottati, sarà la vera scommessa da affrontare
e da vincere. Siamo anche certi che questa libertà di scelta dei docenti, che
intravediamo come bilaterale, nel senso che gli insegnanti stessi se interessati,
potranno proporsi alle Scuole, non farà che valorizzarne le professionalità. Certo, non
aver avuto il coraggio di realizzare una carriera per gli insegnanti, rimane un handicap
notevole anche per il bilanciamento e il necessario sostegno che la categoria docente
deve fornire al dirigente. Nè la prevista regalia di fine anno potrà minimamente
sostituire una carriera basata su quelle funzioni ulteriori necessarie all’autonomia.
Non si può negare che nello scontro politico tutto interno al partito di governo,
si sia persa parte di quel carattere propulsivo verso una vera autonomia che pure la
Legge vuole realizzare. Permane infatti il vecchio centralismo statalista su molti
percorsi; dagli organici alla definizione delle materie opzionali alla valutazione, tutto
viene definito dall’occhio vigile di Viale Trastevere. Ma quello che effettivamente
odora di naftalina, perchè è impregnato di quell’ideologia partecipazionista degli
anni’70, è il democraticismo dei comitati di valutazione dei docenti, dove sono tutti
responsabili: utenza, genitori e studenti, valutati e valutatori, in una melassa in cui
sarà difficile individuare il responsabile.
Perchè non si è tenuto presente che Autonomia non vuol dire rispetto delle
procedure ma responsabilità verso i risultati? Lo abbiamo detto più volte: senza una
riforma degli Organi collegiali e della governance che contenga in sè questo
paradigma, nonostante lo sforzo innovatore presente nella legge, la strada
dell’Autonomia sarà sempre in salita.
Da ultimo auspichiamo che le spinte corporativiste per il permanere dello status
quo, cui abbiamo assistito nell’ultimo mese lascino infine il posto alla riflessione che la
Scuola è sì luogo di lavoro, ma è prima di tutto al servizio di un apprendimento
efficace degli studenti.

il presidente
prof.ssa Paola Tonna

Il diploma magistrale linguistico è titolo valido per l’accesso al Concorso a Cattedra

L’ANIEF vince ancora al TAR del Lazio: il diploma magistrale linguistico è titolo valido per l’accesso al Concorso a Cattedra.

 

Nuova vittoria targata ANIEF al TAR del Lazio: annullati gli atti che escludevano una docente in possesso di diploma magistrale linguistico dalle graduatorie finali del Concorso a Cattedra 2012. L’Avv. Simona Fabbrini ottiene giustizia per la nostra iscritta e la condanna del MIUR al pagamento delle spese processuali quantificate in 2.000 Euro oltre accessori.

 

Il TAR del Lazio non ha più dubbi sulla validità del diploma magistrale linguistico quale titolo di accesso al concorso a cattedra e annulla gli atti ministeriali che escludevano una docente dalla graduatoria finale di merito in cui era rientrata dopo aver superato brillantemente tutte le prove concorsuali. L’esclusione era stata motivata dal fatto che la docente, diplomata entro l’anno 2001/2002 presso un Istituto Magistrale, aveva conseguito la maturità sperimentale linguistica e, per questo, il MIUR non le riconosceva il possesso di un diploma magistrale “valido” per la partecipazione al Concorso bandito ex D.D.G. 82/2012. L’ANIEF, che da sempre si è battuto per veder riconosciuta l’assoluta validità delle sperimentazioni magistrali linguistiche, ha patrocinato la causa della docente e il Tribunale Amministrativo ha dato piena ragione alle tesi sostenute dal nostro sindacato.

 

La sentenza, infatti, riconosce senza ombra di dubbio che “la sperimentazione scolastica, intesa, a norma dell’art. 278 del D.Lgs. 16.4.1994, n. 297 (ora abrogato dall’art. 17 del D.P.R. 8.3.1999, n. 275), come “ricerca e realizzazione di innovazioni degli ordinamenti e delle strutture”, è stata autorizzata ed attuata dall’Istituto magistrale suddetto in vista del nuovo assetto dell’istruzione elementare, nel cui ordinamento didattico è ora compreso l’insegnamento della lingua straniera, e della formazione (anche a livello universitario) degli insegnanti elementari, tanto è che entrambi i corsi di sperimentazione (quello ad indirizzo linguistico e quello ad indirizzo pedagogico) tenuti in contemporanea dal medesimo Istituto, sono stati articolati in cinque anni di studio, con possibilità di accesso, a conclusione del ciclo, a tutte le facoltà universitarie”. Pertanto, a prescindere dall’interpretazione letterale del bando e dalla considerazione che le materie di insegnamento dei due indirizzi di studio dell’Istituto magistrale statale frequentato dalla ricorrente non erano, in parte, coincidenti – il Collegio ritiene che il diploma di maturità linguistica in possesso della ricorrente rappresenti titolo valido per l’ammissione alla procedura concorsuale oggetto della impugnata esclusione”.

 

Vittoria completa dell’ANIEF, dunque, che arriva giusto in tempo per far partecipare la docente alle prossime operazioni di reclutamento e permetterle di stipulare l’aspirato contratto a tempo indeterminato cui da sempre aveva diritto.

Guida alla riforma della scuola

da Il Sole 24 ORE

Guida alla riforma della scuola

PRECARI
Il progetto iniziale del governo era assumere 150mila docenti. Poi l’asticella è scesa a poco più di 102mila, considerate le risorse finanziarie a disposizione (il maxi piano di stabilizzazioni costa a regime più di 2 miliardi di euro). Verranno immessi in ruolo i precari inseriti nelle graduatorie a esaurimento («Gae»), che comunque non si chiuderanno subito, e i vincitori e idonei del concorsone Profumo del 2012. Saranno assunti entro settembre poco più di 36mila insegnanti che copriranno il turn over e i posti in più sul sostegno già finanziati dal decreto Carrozza. Poi entro settembre verranno stabilizzati altri 11mila docenti, e nel corso del 2015-2016 i restanti 55mila che daranno vita all’organico dell’autonomia

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PRESIDI
Cambia il loro ruolo; ma avranno meno poteri rispetto alle intenzioni iniziale del premier, Renzi. Saranno promotori del piano dell’offerta formativa e avranno la possibilità, ma solo a partire dal 2016, di mettere in campo la loro squadra individuando, sui posti che si liberano ogni anno, i docenti con il curriculum più adatto a realizzare il progetto formativo del loro istituto. L’individuazione dei docenti da parte dei presidi avverrà all’interno di ambiti territoriali predisposti dagli Uffici Scolastici Regionali. I presidi potranno ridurre il numero di alunni per classe per evitare il fenomeno delle aule-pollaio; e daranno i premi ai docenti meritevoli. L’operato dei capi di istituto sarà sottoposto a valutazione
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VALUTAZIONE
Per la prima volta nella scuola italiana sarà premiato il merito. Viene infatti istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione composto da: dirigente (presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale.
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AUTONOMIA
Nasce, ma dal 2016, l’organico dell’autonomia che servirà a potenziare progetti e attività didattiche. Le scuole, d’ora in poi, potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare il loro progetto educativo. Lo faranno attraversi i piani dell’offerta formativa (Pof) che diventano triennali per dare più continuità al progetto didattico. I piani saranno elaborati dal collegio dei docenti, sulla base di indirizzi definiti dal preside, per essere poi approvati dal consiglio d’istituto dove sono rappresentate anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Viene raddoppiato il Fondo di funzionamento delle scuole che passa dai 111 milioni attuali ad oltre 200, con uno stanziamento di 126 milioni in più all’anno
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OFFERTA FORMATIVA
La riforma potenzia le competenze linguistiche: l’italiano per gli studenti stranieri e l’inglese per tutti (anche con materie generaliste insegnate in lingua con la metodologia «Clil»). Vengono potenziate poi: arte, musica, diritto, economia, discipline motorie. Alle superiori, il curriculum diventa flessibile: le scuole cioè attiveranno materie opzionali in risposta alle esigenze dei loro ragazzi. Le competenze maturate dagli studenti, anche in ambito extra scolastico (volontariato, attività sportive, culturali, musicali), saranno raccolte in un apposito curriculum digitale che conterrà informazioni utili per l’orientamento e l’inserimento nel mondo del lavoro.
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SCUOLA LAVORO
L’alternanza esce dall’occasionalità e diventa strutturale: le ore di formazione on the job salgono ad almeno 400 nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e dei professionali e ad almeno 200 nei licei. Ciò sarà possibile grazie a uno stanziamento di 100 milioni di euro all’anno. Si farà in azienda, ma anche in enti pubblici, musei e si potrà svolgere anche d’estate e all’estero. Sarà predisposta una carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza. I ragazzi potranno esprimere una valutazione sull’efficacia dei percorsi effettuati. Sarà istituito un registro nazionale in cui saranno raccolti enti e imprese disponibili a svolgere questi percorso formativi
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FORMAZIONE
Arriva la carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti. Si tratta di un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, ingressi a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio del personale diventa obbligatoria e coerente con il piano triennale dell’offerta formativa della scuola e con le priorità indicate dal ministero dell’Istruzione (oggi la formazione in servizio non viene praticamente mai fatta soprattutto dai docenti). Adesso si cambia e la formazione viene finanziata per la prima volta con uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno
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DETRAZIONI FISCALI
Viene introdotto lo school bonus: chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. Il limite massimo viene fissato a 100mila euro, previsto poi un fondo di perequazione a favore delle scuole meno “gettonatae” pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Le famiglie con un figlio iscritto alle paritarie potranno utilizzare la detrazione Irpef del 19% sulla spesa sostenuta per le rette di iscrizione. Fino a un massimo di 400 euro
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ITS
Per rendere coerente la formazione con l’orientamento, una parte dei fondi che lo Stato stanzia per gli Istituti tecnici superiori sarà legata (per il 30%) agli esiti dei diplomati nel mondo del lavoro. La riforma prevede poi una serie di interventi di semplificazione della disciplina contabile e della governance degli Its e il riconoscimento del relativo diploma per l’esercizio di diverse attività professionali.
Inoltre, si consente l’accesso a questi percorsi anche agli studenti in possesso del diploma professionale quadriennale, purché integrato da un percorso di istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts). Viene fissato anche l’ammontare del patrimonio minimo (50mila euro, che salgono a 100mila se si toccano più filiere)
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EDILIZIA SCOLASTICA
Una quota delle risorse (300 milioni di euro) già stanziate per l’edilizia scolastica viene destinata alla costruzione di scuole altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico e tecnologico. È previsto un investimento di ulteriori 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Vengono recuperate risorse precedentemente non spese da investire sulla sicurezza degli edifici. Stanziati inoltre 40 milioni per finanziare indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti. Viene istituita infine la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole
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Riforma scuola: il nostro OXI è stato ignorato

da Il Fatto Quotidiano

Riforma scuola: il nostro OXI è stato ignorato

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Una situazione paradossale. 7 luglio, molti di noi reduci da una faticosissima tornata di esami di Stato, in una delle più calde giornate dell’anno. Tanti di altre città. Ore 18: piazza Montecitorio è letteralmente intasata da un numero incredibilmente alto di persone, sotto il sole asfissiante. Dentro la Camera – tra altissimi soffitti che hanno assistito a passaggi fondamentali della vita del Paese – alcuni parlamentari, con il conforto dell’aria condizionata, hanno iniziato a disbrigare l’ultima tappa di una questione per loro di ordinaria amministrazione: l’“affare” scuola. Archiviato al Senato con la vergognosa forzatura del voto di fiducia, accettata senza batter ciglio anche da molti di coloro che fino ad allora avevano sostenuto di opporsi al provvedimento, il disegno di legge si appresta a subire un rapido passaggio. Questo epilogo procedurale mette in evidenza l’incuria con cui questo governo sta trattando l’unico tema che abbia costituito finora un ostacolo concreto alla sua arrembante e spregiudicata corsa verso la soppressione di molte delle garanzie democratiche previste dal nostro ordinamento.

Dentro e fuori  il Palazzo; due realtà ormai drammaticamente lontane – quasi opposte, certamente in questo momento storico contrapposte – sostenute da  direzioni implacabilmente contrarie l’una all’altra: centralità o no del dettato costituzionale. Nonostante questa evidenza politico-culturale, il nostro sistema di informazione, pubblica o privata che sia, non sa e non vuole essere congruente;  chi in quella piazza piazza civile e colorata di tutte le bandiere di tutti i sindacati, gremitissima, rappresenta i media rincorre – oltre la barriera protettiva e incurante delle opinioni e delle ragioni dei manifestanti – una dichiarazione purchessia di qualche parlamentare che transita nella zona antistante Montecitorio.

“Così va il mondo”, diceva qualcuno. Ma le pratiche di un’informazione ormai completamente dimentica del mandato che la comunità democratica le affida in una situazione autoritaria e liberticida quale quella che la scuola pubblica ha dovuto – per il momento – subire, tanto più perché recidive e trasversali alle diverse testate, la dicono davvero lunga sulle prospettive a breve, medio e lungo termine di un Paese senza passioni.

Ci hanno negato l’ascolto: ora tentano anche di impedirci di pensare, di discutere e di essere contro. Nel giro di un anno, una successione senza precedenti di manifestazioni imponenti, di scioperi partecipati, di cortei numerosi, di presidi ripetuti e prolungati, di flash mob creativi non hanno mai, nemmeno una volta, messo in atto comportamenti non perfettamente omogenei al diritto di espressione del dissenso, alla partecipazione, alla protesta civile.

E allora stanno provando a gabbarci con l’ennesima messinscena: Giannini “riconverte” la propria pagina Facebook (a colpo di mano quasi avvenuto, la legge è stata approvata alla Camera questa mattina). “Il mio profilo privato – annuncia – diventerà una pagina pubblica su cui riprenderanno il dialogo e il confronto con tutti voi sui provvedimenti che stiamo approvando in materia di Istruzione e sulle innovazioni a cui lavoriamo nel settore della Ricerca e dell’Università”: l’altra faccia, quella più vergognosa, della demagogia. Qualora ne avessero davvero avuto l’intenzione, avrebbero potuto ascoltare le piazze del 24 aprile, del 5 maggio (lo sciopero più imponente della storia della scuola), del 24 giugno, quest’ultima in concomitanza dell’approvazione forzosa in  Senato; la piazza del 7 luglio, perfino. Piazze composte, motivate e consapevoli, che dicevano no, argomentando le proprie ragioni e chiedendo di essere prese in considerazione.

A quanto pare, sotto il Senato ci ha notato il solo Fabrizio Rondolino, che ha twittato: “Ma perché la polizia non riempie di botte ‘sti insegnanti e libera il centro storico di Roma?”. Si è poi scagionato parlando di “provocazione”: come provocazioni sono state gli appellativi di “squadristi” alla volta dei docenti da parte di Giannini e Zanda; le innumerevoli patetiche esternazioni di un altro celebre cultore della democrazia e del pacato confronto con gli avversari politici, Davide Faraone. O l’ignobile esternazione di un altro “figlio celebre”, Marco Campione.

Coloro che hanno consigliato a Renzi di compiere questa furibonda e irrazionale volata finale non hanno però tenuto conto di una cosa: la scuola non fa nessun passo indietro. Riprendiamo le forze che ci hanno sequestrato; a settembre saremo di nuovo nelle piazze, virtuali e non, a concretizzare la nostra protesta con un no circostanziato dallo studio e dall’alternativa. Ma le basi si gettano sin d’ora: il 12 luglio, a Roma, avrà luogo un’assemblea organizzata dai comitati per il Sostegno alla Lipscuola e da altri soggetti del movimento, per pianificare un che fare condiviso.

Il nostro OXI non ha avuto possibilità di essere ascoltato: l’autoritarismo del governo e la sudditanza dei parlamentari non prevedono questa possibilità e il rispetto del dissenso. Il danno e le conseguenze che questo atteggiamento sta producendo e continuerà a produrre costituiscono una delle grandi responsabilità morali e politiche di cui prima o poi Renzi e i suoi valletti dovranno rendere conto. E noi andiamo avanti.

Test Invalsi, Italia a due velocità: il Nord batte il Sud. “Studenti iper-stimolati, ma leggono pochi libri”

da Il Fatto Quotidiano

Test Invalsi, Italia a due velocità: il Nord batte il Sud. “Studenti iper-stimolati, ma leggono pochi libri”

E’ il risultato delle prove a cui sono stati sottoposti 2,25 milioni di alunni di 13mila scuole diverse, dalle primarie (classi seconde e quinte) alle secondarie di primo grado (classi terze) e di secondo grado (classi seconde): “Il risultato è complessivamente buono, ma fotografa i limiti di alcune realtà”. Da segnalare il successo delle Marche

La Buona Scuola è legge: storia di una (mezza) riforma che ha spaccato il Pd, diviso il Paese e unito chi protesta

da Il Fatto Quotidiano

La Buona Scuola è legge: storia di una (mezza) riforma che ha spaccato il Pd, diviso il Paese e unito chi protesta

Con 277 sì, 173 no e 4 astenuti il testo Renzi-Giannini ha superato anche l’ultimo ostacolo, come sempre tra proteste e critiche. Ciò che è diventato legge dello Stato è però molto diverso dal progetto iniziale, modificato da trattative, concessioni politiche, polemiche e dietrofront del governo

Ok definitivo, tra le proteste, alla riforma della scuola: tutte le novità per studenti, presidi e prof

da Il Sole 24 Ore

Ok definitivo, tra le proteste, alla riforma della scuola: tutte le novità per studenti, presidi e prof

di Eugenio Bruno

La buona scuola è legge. Ma condurre al traguardo la riforma dell’istruzione è risultato per il governo più arduo del previsto. Come dimostrano i numeri con cui la Camera ha licenziato ieri in via definitiva il ddl Renzi-Giannini (277 sì, 173 no e 4 astenuti) e le proteste che hanno preceduto il via libera dell’assemblea.  Sia dentro il palazzo, con l’opposizione ancora sul piede di guerra, che fuori, con i sindacati e gli studenti che già annunciano battaglia per settembre. Di tutt’altro avviso il premier Matteo Renzi e la ministra Stefania Giannini che hanno esplicitato la loro soddisfazione per il risultato raggiunto.

Partiamo dai contenuti. Con la riforma varata ieri l’Italia torna a investire sull’istruzione dopo sette anni pressoché continuativi di tagli. Gran parte del miliardo stanziato dalla scorsa legge di stabilità (che a regime diventeranno 3) viene destinato a un maxi-piano di oltre 102mila assunzioni. Al tempo stesso il provvedimento porta a 200 milioni il fondo di funzionamento delle scuole, ne stanzia altrettanti per introdurre un primo embrione di merito nella retribuzione degli insegnanti (lasciando peraltro in vita gli scatti di anzianità, ndr), dona ai prof una card prepagata da 500 euro con cui acquistare libri o biglietti di cinema e teatri, finanzia con 100 milioni il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, assegna 90 milioni all’adeguamento dei laboratori e alla digitalizzazione della didattica, introduce una detrazione sulle rette per l’iscrizione alle scuole paritarie (con un tetto di 400 euro), prevede un o school bonus per chi investe in istruzione, destina 300 milioni per l’edilizia scolastica ai progetti per la costruzione di istituti innovativi.

Passiamo ai numeri. I 277 voti a favore incassati dal ddl rappresentano il punto più basso di consenso delle riforme varate dal governo Renzi. Ancora meno di quei 316 sì che a maggio avevano dato il primo via libera parlamentare al provvedimento. A determinare questo risultato sono state le 39 assenze tra i banchi del Pd. Di questi solo 15 erano giustificate, le altre 24 fanno capo ad altrettanti esponenti della minoranza democrat a cui si aggiungono i 5 voti contrari di Alfredo D’Attorre, Carlo Galli, Angelo Capodicasa, Vincenzo Folino e Giuseppe Zappulla. Solo parzialmente compensati dal “soccorso azzurro” giunto dai quattro verdiniani D’Alessandro, Parisi, Faenzi e Mottola.

Tutti dati di cui l’esecutivo dovrà tenere conto nelle prossime settimane. Insieme al clima in cui anche ieri si è svolta la discussione sull’istruzione. Dai banchi della minoranza si sono levate voci critiche. E non solo. Dalla lettura corale degli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione da parte dei 5 Stelle alla bandiera greca con la scritta ”Oxi alla buona scuola di Renzi” che campeggiava sui banchi di Sel fino ai cartelli “Giù le mani dai bambini” esposti dai deputati della Lega per protestare contro la norma che inserisce l’educazione di genere tra i comparti dell’offerta formativa da rafforzare. Una protesta che è costata al capogruppo del Carroccio, Massimiliano Fedriga, l’espulsione dall’aula.

Lo stesso copione è andato in scena in piazza Montecitorio. Con docenti e studenti riuniti per protestare contro la riforma. Tra lanci di libri in aria, striscioni, magliette e bandiere sindacali. Proprio dai sindacati sono arrivate le critiche più dure. E la promessa che la mobilitazione proseguirà a settembre quando – secondo i Cobas – diventerà «battaglia». Il come lo decideranno nei prossimi giorni Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals che hanno tuttavia già messo in moto gli uffici legali per preparare i ricorsi sui passaggi del provvedimento – a loro dire -illegittimi, ad esempio sulla chiamata diretta dei prof.

Di tutt’altro tenore la reazione del governo. Il premier Matteo Renzi ha affidato a un tweet la sua gioia: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. #labuonascuola è legge». Analogo il commento della ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini: «Questa legge è un passaggio rivoluzionario, sia in termini di risorse che di decisionismo dell’autonomia. È un patrimonio – ha spiegato – che consegniamo nelle mani degli insegnati, dei dirigenti, degli studenti e delle famiglie». Dicendosi anche aperta a successive modifiche: «Non c’è legge perfetta, è chiaro che ci saranno dei punti deboli che troveremo e che dovranno essere riformulati e corretti». E a «misure attese da anni» si è riferito anche il titolare dei Beni culturali, Dario Franceschini. Toni simili si sono registrati infine tra le fila della maggioranza democrat. Che, in risposta al dissenso della minoranza interna, si è sperticata in aggettivi. Dal capogruppo Ettore Rosato che ha parlato di riforma «straordinaria» al presidente della commissione Istruzione, Andrea Marcucci, che l’ha definita «coraggiosa» fino a Simona Maplezzi che ha respinto al mittente tutte le «menzogne» dell’opposizione.

Subito assunzioni e alternanza, solo dal 2016 via a chiamata diretta, organico dell’autonomia e merito

da Il Sole 24 Ore

Subito assunzioni e alternanza, solo dal 2016 via a chiamata diretta, organico dell’autonomia e merito

di Claudio Tucci

Il primo “adempimento” della riforma della scuola sarà l’immissione in ruolo di 36mila docenti precari entro il 1° settembre (la tranche iniziale delle oltre 102mila stabilizzazioni previste dalla legge Renzi-Giannini che si completeranno con 11mila ingressi nei giorni successivi e poi, entro settembre 2016, con l’immissione in ruolo, dal punto di vista economico, dei restanti 55mila docenti del nuovo organico dell’autonomia (che decollerà appunto dall’anno scolastico 2016-2017). E porterà in dote mediamente 7 docenti in più in ogni istituto per arricchire progettazione e offerta formativa.

Alternanza
L’anno scolastico che inizierà tra meno di due mesi segnerà una svolta per quanto riguarda l’alternanza scuola-lavoro, che diventerà obbligatoria: le ore di formazione “on the job” saliranno ad almeno 400 negli istituti tecnici e professionali (almeno 200 nei licei) e coinvolgeranno i ragazzi a partire dal terzo anno (si potrà andare anche all’estero). Per gli studenti scatterà pure il rafforzamento di alcune discipline (musica, arte, lingue, competenze digitali ed economia); e le scuole superiori potranno attivare materie opzionali (decollerà il cosiddetto “curriculum dello studente”, flessibile, che avrà un peso specifico all’esame di maturità).

Valutazione docenti
Per un’altra grande novità della riforma, l’inizio di un processo di valutazione degli insegnanti, bisognerà attendere il 2016 con l’avvio del fondo da 200 milioni annui che verranno assegnati dal preside ai docenti meritevoli sulla base di criteri individuati da un comitato di valutazione composto in prevalenza da insegnanti stessi, ma anche da genitori, studenti e da un membro esterno.

Ruolo del preside
A cambiare (ma molto meno rispetto a quanto annunciava trionfalisticamente il progetto iniziale del governo) è poi la figura del dirigente scolastico: anche qui però la principale novità, la possibilità di “scegliersi” i docenti, sarà possibile solo da settembre 2016. Slitterà quindi di un anno, con la partenza del nuovo organico dell’autonomia. E così a settembre «i dirigenti si troveranno di fronte a una doppia sfida – spiega il numero uno dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado -. Gestire il piano dell’offerta formativa, Pof, del 2015-2016 secondo le vecchie regole e mettere a punto entro ottobre l’ipotesi del nuovo piano triennale che diventerà attivo con il 2016-2017. Il tutto senza nessuna certezza, almeno in tempi brevi, circa la misura delle risorse spettanti alla scuola per quanto riguarda l’organico per il potenziamento». Il decollo dell’autonomia scolastica (rimasta sulla carta dai tempi di Luigi Berlinguer) passerà infatti, oltre che dai professori aggiuntivi, dal nuovo Pof triennale: questo documento, una sorta di carta d’identità dell’istituto, sarà elaborato dal collegio docenti, sulla base di indirizzi definiti dal preside, per essere poi approvato dal consiglio di istituto.

Formazione
Partirà subito invece la Card di 500 euro per l’aggiornamento professionale dei professori; la formazione in servizio diventa obbligatoria e coerente con il piano triennale dell’offerta formativa, con uno stanziamento strutturale di 40 milioni di euro l’anno. La riforma conferma poi la detraibilità, già dal prossimo anno scolastico 2015-2016, delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria, mentre lo school bonus, il beneficio fiscale (credito d’imposta al 65%, che poi scende al 50%) per i privati che investono nell’istruzione potrà essere utilizzato dalla dichiarazione dei redditi 2016.

Nuovo concorso e supplenze
Entro il 1° dicembre 2015 dovrà essere bandito un nuovo concorso a cattedre per circa 60mila posti per il triennio 2016-2018; e dal 1° settembre inizieranno a chiudersi le «Gae», le graduatorie a esaurimento, ma solo se esaurite. Dal 1° settembre 2016 l’inserimento nelle liste per le supplenze (che quindi rimangono nonostante le oltre 102mila stabilizzazioni) potranno avvenire solo se si è in possesso dell’abilitazione. E i contratti a tempo sottoscritti non potranno superare i 36 mesi, anche non continuativi (si risponde così alla sentenza Ue dello scorso anno che ha bacchettato l’Italia per abuso nella reiterazione dei contratti a termine).

Una risposta parziale (e con troppi dettagli) al bisogno di identità degli studenti

da Il Sole 24 Ore

Una risposta parziale (e con troppi dettagli) al bisogno di identità degli studenti

di Luisa Ribolzi

Quando trent’anni fa ho scritto un libro sugli abbandoni, ho usato come exergo una citazione da «Alice nel paese delle meraviglie», che dice «Forse ci sarà qualcuno che mi vedrà dall’alto, e mi inviterà a salire. Ma io vorrò prima che mi si dica chi sono: e salirò soltanto se mi piacerà essere quella che sono diventata. In caso contrario non mi muoverò finché non sarò un’altra» . Mi pareva, e tuttora mi pare, che questo testo centrasse pienamente il dilemma della condizione giovanile, alla ricerca della propria identità e disposta a cambiare continuamente finché questo aspetto definitivo non soddisferà il suo desiderio profondo, affidandosi ad un maestro capace di dirle «chi è».

Il testo della legge può essere letto anche da questo punto di vista: la «buona scuola» risponde alla domanda di identità dei giovani, o la seppellisce sotto un cumulo soffocante di dettagli? Se ci avete fatto caso, praticamente nessuna delle tante sintesi «la buona scuola in x… punti» comparse sulla stampa comprende un punto esplicitamente dedicato agli studenti. A questo proposito manca una visione d’insieme: i diciassette obiettivi indicati al comma 7 (più la conoscenza delle tecniche di primo soccorso, che ha un punto tutto suo) mi paiono una minuziosa elencazione di tutto quanto si considera utile o politicamente corretto, senza nessuna gerarchia e con una certa indifferenza al valore formativo dei singoli elementi. Il potenziamento delle capacità logiche e linguistiche è alla pari con l’apertura pomeridiana delle scuole, lo sviluppo di comportamenti responsabili va con la prevenzione del bullismo informatico.

Il piano triennale dell’offerta formativa, che dovrebbe consentire agli studenti e alle loro famiglie di scegliere un tipo di scuola che si ispira ai loro stessi valori, quali che siano, contiene prevalentemente indicazioni riferite all’organico, o annega in un mare di citazioni: promette di «informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto legge 14 agosto 2013, n.93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5 bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto legge n.93 del 2013». L’articolo in questione, per chi ha la pazienza di andarlo a cercare, riguarda la prevenzione della violenza sessuale e di genere, ed è anch’esso minuziosamente dettagliato. Mi sembra un tema importante, se non naufragate tra i commi, e mi auguro che serva a quella insostituibile parte della costruzione dell’identità che riguarda l’identificazione di genere. Magari però si potrebbe occuparsene nel percorso formativo degli insegnanti, che poi lo tradurranno nelle forme più adeguate alla sensibilità e all’età dei loro studenti: allo stesso modo, dovrebbero /potrebbero essere gli insegnanti a metter in atto momenti di orientamento e attività finalizzate all’accoglienza degli studenti di origine straniera.

All’interno del tema dell’identità, che io considero come la summa di tutte le esigenze formative espresse dai ragazzi, possiamo dettagliare almeno tre aspetti: l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze, la capacità di comunicare e relazionarsi con gli altri, la comprensione del sistema di diritti e doveri collegata alla cittadinanza. Dal primo punto di vista, la legge riprende una serie di indicazioni già presenti in precedenti riforme, e dettagliate all’interno dei diversi indirizzi, ma mancano indicazioni sull’accertamento degli effettivi apprendimenti: a parte ogni altra considerazione, l’Invalsi misura solo le competenze in matematica e italiano, e solo in alcuni momenti del percorso scolastico. Eppure i ragazzi avrebbero il diritto di essere informati sulle loro eventuali lacune, e questo sarebbe anche un fondamentale indicatore della validità del processo di insegnamento e apprendimento.

È positivo che venga ribadita l’importanza dell’alternanza, potenziata dalle attuali 70 ore, con un coinvolgimento del 4% di studenti, alle 400 ore obbligatorie per i tecnici e professionali e 200 per i licei, obiettivo ambizioso da raggiungere gradualmente con il sempre maggiore coinvolgimento delle imprese e delle istituzioni interessate, e con una valorizzazione della formazione regionale. Se consideriamo – come dovremmo – anche l’occupabilità fra gli obiettivi formativi, non possiamo che apprezzare che venga rinnovato, ancora troppo timidamente, l’interesse per la formazione superiore non universitaria, che fornirebbe ai ragazzi una via privilegiata di qualificazione senza forzatamente passare per l’accademia, riducendo così la dispersione senza bisogno di dichiararlo esplicitamente.

La capacità di comunicazione e di relazione, e il senso civico, mi paiono molto lasciati a un approccio teorico. In particolare, il «dovere di avere doveri», per citare un felice testo di Luciano Violante, mi pare assente sia dai contenuti che dalle indicazioni agli insegnanti: ma i ragazzi crescono solo se vengono gradualmente, ma continuativamente, resi responsabili delle proprie azioni, sotto la guida degli adulti. Su tutti questi punti, io penso che allo Stato spetti di dare indicazioni di massima, lasciando all’autonomia delle scuole di realizzarle, e valutando poi gli esiti. Se penso a tutti i progetti bellissimi che ho incontrato nel corso della mia attività, mi confermo nell’idea che si debba accrescere la discrezionalità delle scuole e dei gruppi di docenti, che molto meglio del centro sono in grado di individuare i bisogni dei loro studenti e di proporre loro momenti di crescita reale. Ma per poter innovare, le scuole hanno bisogno di fondi e di criteri di azione diversi, e gli insegnanti hanno bisogno di formazione prima, e di vedere riconosciuti i propri meriti poi.

La legge parla, infine, di piena attuazione del processo di autonomia, ma per farlo metterà a disposizione delle scuole solo qualche insegnante in più, e nemmeno sempre quelli di cui ci sarebbe bisogno. Viene meno l’elemento fondamentale del processo educativo, la relazione: gli insegnanti non sempre possono scegliere la scuola e il progetto educativo, e neppure i colleghi con cui lavorare; le famiglie non possono scegliere la scuola, i ragazzi subiscono gli insegnanti, e possono manifestare il loro disagio solo attraverso i «problemi di disciplina», esempio innegabile di valutazione implicita dei ragazzi sui loro docenti. Ma, dice, c’è uno studente nel comitato di valutazione! Bene, se ci vuole un villaggio per educare un bambino, perché non dovrebbero volerci sette persone per valutare un insegnante?

Offerta formativa, da ottobre il «Pof» diventa triennale

da Il Sole 24 Ore

Offerta formativa, da ottobre il «Pof» diventa triennale

di Lorena Loiacono

Con il piano ogni istituto dovrà programmare anche numero dei docenti e materiale per le attività scolastiche

Un piano di programmazione didattica ma anche organizzativa, dal numero dei docenti al materiale necessario per le attività scolastiche, a lunga scadenza: tra le principali novità introdotte dalla riforma della Buona Scuola spicca infatti il Pof. Il piano dell’offerta formativa che avrà una durata di tre anni, non più di un anno, e verrà stabilito nel mese di ottobre dell’anno precedente per essere poi aggiornato, annualmente, sempre in autunno.
Ottobre 2015, primo step
Con l’approvazione della riforma nelle scuole italiane arriverà il Pof triennale, espressione del potenziamento dell’autonomia scolastica, già dal mese di ottobre prossimo quando i docenti e il dirigente scolastico dovranno stilare il piano per il triennio a venire. Il 2015 quindi resta un anno di transizione, anche per la formazione degli albi territoriali da cui poi arriveranno gli eventuali docenti per il potenziamento previsto dai relativi Pof.
Un piano collegiale
Il piano per l’offerta formativa viene scritto dal collegio docenti in base alle indicazioni e agli orientamenti indicati dal dirigente scolastico. La gestione resta infatti nelle mani del preside. Una volta redatto dal collegio docenti, il testo passa nelle mani del consiglio di istituto per l’approvazione finale. Lo stesso iter viene seguito anche per gli aggiornamenti annuali.
Nel Pof la convocazione per la squadra dei docenti
Uno dei compiti principali del Pof sarà proprio l’indicazione del numero necessario di docenti per le attività da svolgere, per coprire i posti comuni, di sostegno e del potenziamento dell’offerta formativa. I docenti arriveranno dagli albi territoriali. Non solo docenti, le indicazioni riguarderanno anche il personale tecnico, ausiliario e amministrativo. Con indicazioni relative al monte orario, all’orario settimanale scelto dall’istituto anche in base alle disponibilità per il tempo scuola.
Dal curriculum dello studente e alla valutazione degli istituti
Il documento relativo al Pof deve contenere anche le attività formative destinate al personale docente ed Ata e precise indicazioni sul materiale didattico necessario per il triennio successivo e sul potenziamento dell’offerta formativa e gli insegnamenti opzionali da attivare nella scuola, che andranno ad arricchire il curriculum dello studente negli istituti superiori. Non solo, dovranno essere indicate anche le eventuali attività di “recupero” per le singole scuole, previste dal piano di miglioramento in base ai risultati dell’autovalutazione, contenuti nel Rav. L’autovalutazione in corso, che sarà conclusa nel mese di settembre prossimo.
Potenziare lingue, sport, matematica e percorsi individuali
Il potenziamento dell’offerta formativa costituirà l’anima delle singole scuole, caratterizzandone l’indirizzo scelto dal preside e confermato dagli organi collegiali in nome dell’autonomia. Ma, nello specifico, che cosa significa? Le attività da approfondire possono riguardare infatti vari aspetti delle didattica e dell’insegnamento con un occhio di riguardo alle necessità dei ragazzi e del territorio in cui insiste la scuola. Si va dal potenziamento delle materie linguistiche al sostegno per gli studenti stranieri, dalla matematica e il laboratorio alla musica e allo sport. E ancora nozioni di cittadinanza attiva e contrasto alla dispersione scolastica, passando per il pensiero computazionale, l’orientamento, la valorizzazione del merito e l’alternanza scuola-lavoro. Oltre all’introduzione di possibili percorsi individuali nella carriera scolastica degli studenti.

Il nuovo curriculum dello studente peserà sul voto di maturità

da Il Sole 24 Ore

Il nuovo curriculum dello studente peserà sul voto di maturità

di Lorena Loiacono

La riforma introduce il documento che raccoglie il percorso formativo dei ragazzi, compresi gli insegnamenti opzionali e le attività di alternanza

Con la riforma arriva nella scuola italiana il curriculum dello studente: un documento che raccoglie il percorso formativo del ragazzo specificandone tutte le attività svolte, comprese quelle opzionali previste dal nuovo Pof, il piano triennale per l’offerta formativa.
Curriculum 2.0 per un futuro nel lavoro
Il curriculum dello studente dovrà essere associato a un’identità digitale e raccoglierà tutti i dati utili per l’orientamento e l’accesso al mondo del lavoro. Metterà nero su bianco il percorso degli studi, le competenze acquisite, le eventuali scelte degli insegnamenti opzionali, le esperienze formative per l’alternanza scuola-lavoro e le attività, svolte in ambito extrascolastico, culturali, artistiche, di pratiche musicali, sportive e di volontariato.
Nel curriculum anche gli insegnamenti opzionali
Saranno parte integrante del curriculum dello studente anche gli insegnamenti opzionali, che la riforma prevede nel secondo biennio e nell’ultimo anno utilizzando la quota di autonomia e gli
spazi di flessibilità. Tali insegnamenti faranno infatti parte del percorso dello studente e saranno inseriti nel curriculum.
Un curriculum da maturità
Il curriculum verrà preso in considerazione anche in sede di esame di Stato. Assume quindi un ruolo importante nel percorso dello studente che dovrà valorizzarlo con tutte le esperienze intraprese nel suo percorso di ricrescita. Il documento dovrà inoltre avere un formato standard, i criteri e le modalità per la mappatura dovranno essere idonei ad una lettura trasparente per indicare la progettazione e la valutazione delle competenze.
A prova di privacy
Il curriculum dello studente verrà associato a un profilo digitale a disposizione delle singole scuole e dovrà essere trasmesso al Ministero della pubblica istruzione. I dati dello studente saranno quindi accessibili tramite il portale online del Miur e quindi la procedura e il trattamento dei dati personali dovranno essere trattati nel totale rispetto della privacy. La procedura per la compilazione del documento, che contiene tutte le esperienze formative e di sviluppo nonché i dati sensibili del ragazzo, avrà bisogno del parere e l’intervento del Garante per la protezione dei dati personali che potrà così disciplinare le modalità di individuazione del profilo dello studente da associare all’identità digitale, rendendone accessibili i dati.