LEGGE 107/2015 (la buona scuola): MATERIALI DI STUDIO E APPROFONDIMENTO

LA LEGGE N° 107 13/7/2015 (la buona scuola)

MATERIALI DI STUDIO E APPROFONDIMENTO

a cura di Giuseppe Guastini

Dichiarazione dei diritti in Internet (Camera, 28.7.15)

Dichiarazione dei diritti in Internet

Camera dei Deputati, 28 luglio 2015

Commissione di studio per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet


Presentazione “Dichiarazione diritti in Internet”

Martedì 28 luglio, dalle ore 12, presso la Sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della “Dichiarazione dei diritti in Internet”. L’appuntamento, cui hanno partecipato la Presidente della Camera, Laura Boldrini, il professor Stefano Rodotà e altri membri della Commissione di studio, è stato trasmesso in diretta webtv.

La Presidenza della Camera dei deputati ha promosso la costituzione di una Commissione di studio per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet un anno fa. A far parte della Commissione, che ha iniziato i suoi lavori il 28 luglio 2014, sono stati chiamati deputati attivi sui temi dell’innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali, studiosi ed esperti, operatori del settore e rappresentanti di associazioni.

Per la prima volta in Italia è stata istituita in sede parlamentare una Commissione su questi temi. L’iniziativa, che fa seguito ad alcuni incontri e seminari svolti proprio alla Camera dei deputati su questi argomenti, nasce anche in coincidenza con altre iniziative analoghe, assunte in questo ambito negli ultimi anni, con una recente accelerazione a livello internazionale. Tra queste, l’approvazione in Brasile della legge cosiddetta “Marco civil” nell’aprile 2014, le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea dell’8 aprile (Google-Spain) e del 13 maggio 2014 (Digital rights Ireland), la raccomandazione del Consiglio d’Europa anch’essa del 16 aprile 2014 (sulla protezione dei diritti umani su Internet) e la sentenza della Corte Suprema Usa del 25 giugno 2014 (sulla privacy relativa ai telefoni cellulari). Tutto ciò si aggiunge alle molte iniziative provenienti dalla società civile che in questi ultimi anni si sono mosse nella direzione della elaborazione di specifici principi per il governo della rete. Il testo elaborato dalla Commissione, anche per la specificità di Internet, individua una serie di principi generali che abbracciano le diverse tematiche connesse all’uso della rete. Non intende invece costituire una forma di regolamentazione secondo il classico modello normativo.

L’8 ottobre 2014 la Commissione ha varato una prima bozza di dichiarazione dei diritti in Internet, i cui contenuti – sintetizzati in 14 articoli – sono stati sottoposti all’attenzione dei partecipanti alla riunione dei Parlamenti dei Paesi membri dell’Unione europea e del Parlamento europeo sui diritti fondamentali che si è tenuta presso la Camera il 13 e il 14 ottobre 2014 nel corso del Semestre di presidenza dell’Unione europea. Il testo è stato poi sottoposto a una consultazione pubblica (dal 27 ottobre 2014 al 31 marzo 2015) per assicurare la partecipazione più larga possibile all’individuazione dei principi in esso contenuti. All’esito della consultazione pubblica e di un ciclo di audizioni di associazioni, esperti e soggetti istituzionali, i principi sono stati rielaborati e trasfusi in un nuovo testo della Carta dei diritti, che si propone come sintesi più avanzata delle diverse posizioni e sensibilità emerse. Durante la conferenza stampa, la Presidente Boldrini ha annunciato anche quali saranno le prossime tappe.

Specializzazioni mediche, al via il secondo concorso nazionale

Specializzazioni mediche, al via il secondo concorso nazionale
13.188 i candidati, 261 le sedi d’esame
Anestesia, Radiodiagnostica, Medicina interna fra le più ambite

Prende il via il 28 luglio 2015 il secondo concorso nazionale per l’accesso alle Scuole di Specializzazione in Medicina. I candidati sono in tutto 13.188, le sedi di esame sono 261, per un totale di 432 aule e oltre 15.600 postazioni informatiche messe a disposizione per lo svolgimento delle prove che si terranno nell’arco di quattro giorni. Sono 454 i responsabili d’aula a cui si sommano i referenti tecnici e il personale di vigilanza. Inoltre, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, saranno garantite da parte delle Forze dell’ordine misure di vigilanza ad hoc.

Fra le tipologie di Scuola più scelte dai candidati figurano: Anestesia Rianimazione Terapia Intensiva e del dolore, Radiodiagnostica, Medicina interna, Pediatria, Malattie dell’apparato cardiovascolare. Ogni candidato all’atto della domanda poteva scegliere fino a 3 tipologie di Scuola e massimo 2 per Area (Medica, Chirurgica, dei Servizi Clinici).

Nei giorni scorsi le Università coinvolte, in collaborazione con il Miur, hanno provveduto al controllo e al collaudo di tutte le postazioni. Il Ministero, nelle indicazioni operative inviate agli Atenei, ha chiesto che le postazioni siano allestite in modo da impedire potenziali interazioni fra i candidati e tentativi di copiatura. Ai candidati è vietato introdurre in aula manuali, testi, supporti cartacei, appunti, telefoni cellulari, palmari e ogni altro strumento idoneo alla memorizzazione di informazioni o alla trasmissione di dati, pena l’immediato annullamento della prova da parte del responsabile d’aula.

I contratti di Formazione specialistica a disposizione sono 6.363, di cui 6.000 coperti con fondi statali, 363 da Regioni e altri enti. I contratti coperti con fondi statali sono 1.000 in più rispetto al precedente concorso.

La prova d’esame consiste nella soluzione di 110 quesiti a risposta multipla: 70 comuni a tutti i candidati, 30 comuni a ciascuna Area, 10 comuni per tipologia di Scuola. Al pari dello scorso anno, ai titoli saranno attribuiti fino a 15 punti di cui: fino a 2 punti per il voto di laurea e fino a 13 per il curriculum degli studi (fino a 5 per la media ponderata degli esami sostenuti, fino a 5 per il voto riportato negli esami fondamentali e caratterizzanti e fino a 3 per altri titoli).

I candidati avranno a disposizione computer privi di tastiera, non connessi a Internet, sui quali sarà possibile operare esclusivamente attraverso un mouse.

Le graduatorie saranno pubblicate giovedì 6 agosto 2015 sul sito riservato alle Specializzazioni a cui si accede dal portale www.universitaly.it.

Il calendario delle prove:

Prova

Data

Prima parte comune a tutte le tipologie di Scuola

28 luglio 2015 – inizio ore 11.00

Seconda parte – Scuole di AREA MEDICA

29 luglio 2015 – inizio ore 11.00

Seconda parte – Scuole di AREA CHIRURGICA

30 luglio 2015 – inizio ore 11.00

Seconda parte – Scuole di AREA DEI SERVIZI CLINICI

31 luglio 2015 – inizio ore 11.00

I corsi inizieranno per tutti all’inizio di novembre in concomitanza con l’avvio del nuovo anno accademico.

SpecializzazioniMediche

Scuola, Cassazione: “Esenzione Ici a paritarie solo senza attività commerciale”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, Cassazione: “Esenzione Ici a paritarie solo senza attività commerciale”

Dopo la bufera la Suprema Corte precisa senso e portata della sentenza di Livorno che impone ad alcuni istituti scolastici religiosi di pagare l’Ici. Sono esonerati solo quelli che non svolgono “attività commerciale”. Spetta poi al singolo contribuente dimostrarlo. E le decisioni di merito sui singoli casi toccano ai giudici. Si profila così la pioggia di ricorsi

La Cassazione precisa: «Per l’esenzione Ici la scuola deve provare il no profit»

da Il Sole 24 Ore

La Cassazione precisa: «Per l’esenzione Ici la scuola deve provare il no profit»

di Gianni Trovati

Tocca al contribuente che chiede l’esenzione dall’Imu il compito di «provare in concreto» che l’immobile non sia occupato da attività «svolte con modalità commerciali», quindi nel caso delle due scuole di Livorno la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza perché il giudice d’appello «non aveva congruamente motivato» e quindi sarà lui a dover rivalutare le sentenze.

Il caso Ici-Imu sulle scuole paritarie ha scaldato il dibattito fino a spingere lo stesso presidente della Suprema corte, Giorgio Santacroce, a tornare sulle due sentenze con una nota per respingere le «polemiche in larga parte fuor d’opera» fiorite sull’idea di una Cassazione che «obbligherebbe» le scuole al pagamento dell’Ici. «Per evitare qualsiasi strumentalizzazione» Santacroce torna sui punti caldi delle due pronunce (descritte sul Sole 24 Ore del 15 luglio) ricordando che le regole sull’imposta nel “non profit” sono state oggetto «di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione dell’esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza».

Il punto è proprio questo, e basta rileggere le sentenze 14225 e 14226/2015 per capire che l’analisi dei giudici, al di là dello specifico caso livornese, è andata dritta al problema del rapporto con i criteri Ue, che resta un nervo scoperto anche dopo la complicata riscrittura delle regole intervenuta nel 2012 proprio per evitare la procedura d’infrazione.

Nelle polemiche di questi giorni in effetti si è sentito di tutto, compresa l’esigenza di chiarire aspetti in realtà già affrontati dalle norme come la distinzione fra le scuole paritarie e quelle che tali non sono, ma il punto chiave è ancora una volta legato alla definizione di attività «commerciale», quindi soggetta all’Ici ieri e all’Imu oggi, e «non commerciale», e di conseguenza esente.

Questa distinzione, spiega la sentenza 14225/2015 richiamando orientamenti precedenti (per esempio quello scritto dalla stessa Cassazione nella sentenza 5485/2008), non può essere desunta «a priori», sulla base di documenti «che attestano il tipo di attività cui l’immobile è destinato», ma va verificata «in concreto», perché anche le attività richiamate nell’elenco delle esenzioni (fra cui rientra l’istruzione; articolo 7, comma 1, lettera i del Dlgs 504/1992) fanno scattare l’obbligo di pagamento quando sono svolte «con modalità commerciali». E «il corrispettivo», cioè la retta nel caso della scuola, secondo la sentenza «è un fatto rivelatore dell’esercizio dell’attività con modalità commerciali». In questo quadro, non ha rilievo il fatto che il bilancio della scuola sia in perdita, perché il «carattere imprenditoriale» va escluso quando il servizio «sia svolto in modo del tutto gratuito».

Passaggi come questi possono mettere in crisi anche l’argine anti-Imu faticosamente costruito dal Governo nel 2012, e contenuto in un regolamento (il decreto 200/2012 dell’Economia) e non nella legge primaria che proprio per contrastare le obiezioni comunitarie si limita a prevedere l’esenzione per gli immobili in cui le attività sono svolte «con modalità non commerciali».

Fin qui l’accordo fra principi Ue, legge italiana e Cassazione è totale, ma i problemi nascono quando si arriva al decreto attuativo; il regolamento dell’Economia stabilisce infatti l’Imu si evita fino a quando la retta media non supera il «costo medio per studente» pubblicato dal Miur (5.739,17 euro negli asili, 6.914,17 alle superiori), e fissa quindi il confine in un punto radicalmente diverso da quello che distingue servizio gratuito e attività accompagnata da un «corrispettivo». Un confine, quest’ultimo, che può mettere a rischio il meccanismo delle esenzioni anche in altri settori, per esempio quello della sanità.

Ici scuole paritarie, Cassazione: polemiche infondate, decidere spetta al giudice caso per caso

da Repubblica.it

Ici scuole paritarie, Cassazione: polemiche infondate, decidere spetta al giudice caso per caso

Il primo presidente Santacroce interviene per placare la bufera “in larga parte fuor d’opera”: “Sentenza in linea di continuità con il consolidato orientamento”. Spetta al giudice di merito decidere se spetta o meno l’esenzione. Servizio Informazione Religiosa: “Spallata alla libertà di educazione”

ROMA – Nessun ‘obbligo’ a pagare l’Ici per le scuole paritarie cattoliche, ma sarà il giudice di merito a dover decidere. Dopo un weekend di accese polemiche intorno alla sentenza della Cassazione, che ha stabilito che due scuole religiose di Livorno dovranno pagare l’Ici, l’Imposta comunale sugli immobili, oggi sostituita dall’Imu, l’imposta municipale unica, con il il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha parlato di “sentenza ideologica”, interviene il primo presidente della corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che ha deciso di spiegare la sentenza per fare chiarezza. Al fine di evitare qualunque strumentalizzazione, la Corte precisa che la sentenza “si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato circa l’interpretazione dell’esenzione prevista”, per cui “si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto – e la sentenza vi fa esplicito riferimento – di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”.

L’interpretazione, dunque, “è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale”. E la Corte chiarisce: “L’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente”.

Nel caso in esame, dunque, la Cassazione ha ritenuto “che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa”. Tanto è vero, conclude il comunicato firmato da Santacroce, che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: “Sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.

Ma le critiche non si placano: “La sentenza della Corte di Cassazione è oggettivamente, comunque la si guardi, una spallata alla libertà di educazione”, si legge in una nota diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei. “Il retrogusto della sentenza è ideologico e non sorprendono gli applausi che vengono dai settori più ideologizzati sia della società sia del Parlamento. Applausi dietro i quali si intravedono, purtroppo, pregiudizi coltivati negli anni, nel tentativo di affermare un principio assoluto di laicità dello Stato che facilmente sconfina nell’arbitrio del più forte”, scrive il direttore del Sir, Domenico Delle Foglie, nell’editoriale, destinato ai 150 settimanali cattolici italiani, che commenta la sentenza della Cassazione sull’Ici alle scuole pubbliche paritarie di Livorno.

“Si rimedi quanto prima al passo del gambero sulle scuole paritarie. Il tavolo di confronto annunciato dal Governo va nella direzione giusta, ma si deve accelerare per fare chiarezza e scongiurare questa mannaia che può essere vitale per le paritarie”, ha detto il deputato di Area popolare Alessandro Pagano. “Anche dal principale partito di maggioranza ci aspettiamo quindi la stessa solerzia riscontrata su altri temi meno urgenti. Per cui – prosegue Pagano – va assolutamente salvaguardata la parità scolastica, sia sul piano della libertà educativa che della sostenibilità economica. La scuola è tutta pubblica, senza contare che lo Stato risparmia 6 miliardi di euro grazie alle paritarie. Non può essere, infine, ancora una volta una sentenza giudiziaria a decidere, anche quando la politica adempie ai suoi doveri di legislatore”.

Per il senatore di Forza Italia e segretario della commissione istruzione e beni culturali di palazzo Madama, Marco Marin,  “la sentenza della Cassazione sul pagamento degli arretrati Ici per le scuole paritarie rischia di avvalorare quel malinteso da cui scaturiscono, da anni, una serie di pregiudizi ideologici nei confronti degli istituti paritari”, dando forza all’idea “che si possa assimilare questi istituti ad attività commerciali con fini di lucro. Un presupposto sbagliato che travolge un principio riconosciuto dalla nostra Costituzione: la libertà di scelta educativa delle famiglie. Di più, un presupposto che nega la realtà: la retta pagata dalle famiglie per far sì che i loro figli possano frequentare un istituto paritario è infatti a mala pena sufficiente per la sopravvivenza stessa di questi istituti”. E conclude: “Tutti devono ricordare che circa 13.500 istituti paritari garantiscono il servizio scolastico a oltre un milione di studenti. Mettere in pericolo tutto questo – prosegue – significa smantellare il nostro sistema scolastico. Altro che indebolire le scuole paritarie, vanno sostenute. Cosa che andava prevista già nell’ultimo disegno di legge sulla scuola. Un’altra occasione persa dal governo. Renzi almeno ora faccia qualcosa”, conclude.

“Proprio noi siamo oggetto di una campagna ideologica sulla scuola scatenata dalla stampa ecclesiastica. Un onore!”, afferma il segretario del Psi, Riccardo Nencini, dopo le polemiche che hanno riguardato la sentenza della Cassazione che ha stabilito che due scuole religiose dei Livorno dovranno pagare l’Ici e la risposta del segretario della Cei, Nunzio Galantino, che ha parlato di ‘sentenza ideologica’. “Eppure la posizione socialista è chiara: tutela della libertà di insegnamento, consapevolezza che spesso, in molti comuni italiani, le scuole paritarie colmano disservizi dovuti a carenza di strutture statali, nessun privilegio circa il pagamento delle tasse – aggiunge Nencini -. Poche ore fa la Cassazione ha chiarito l’orientamento assunto. Bene. La conferma che, quando il legislatore non decide, è la magistratura a sostituirlo. E’ successo spesso anche nel campo spinoso dei diritti di terza generazione. Meglio di nulla ma meglio la politica”, conclude.

Di decisione sbagliata parla il sindaco di Verona, Flavio Tosi: “Il Comune di Verona, che ritiene sbagliata la decisione della Cassazione, riconoscerà alle scuole paritarie presenti sul territorio le risorse necessarie per garantire la loro continuità lavorativa”, ha annunciato. “Le scuole paritarie – prosegue – offrono un servizio capillare importante sul territorio, garantendo lo stesso servizio delle scuole pubbliche, a pari qualità formativa e con la metà dei costi. Riconosciute come un servizio formativo paritario, queste scuole dovrebbero operare in uguaglianza di risorse e supporti statali riconosciuti”. “Una decisione che porterà solo alla chiusura di queste strutture, decretando la fine del loro importante lavoro a supporto del servizio offerto dalla scuola pubblica”. Tosi conclude auspicando che “al più presto il governo intervenga a correzione della decisione presa dalla Cassazione e che la Regione, oltre alle proteste verbali, riconosca effettivamente delle risorse per garantire aiuti in favore delle scuole paritarie del Veneto”.

Il progetto di Governo “#scuolebelle” anche nel 2016

da La Tecnica della Scuola

Il progetto di Governo “#scuolebelle” anche nel 2016

Il Governo prosegue l’impegno preso sulla manutenzione degli edifici scolastici. A dirlo è stato, il 27 luglio a Palermo, il Sottosegretario del Miur, Davide Faraone.

Intervenuto al primo appuntamento del nuovo programma di incontri “table&speech” promosso dall’Anip, l’associazione che rappresenta in Confindustria il settore del “facility management”, Faraone ha tenuto a dire che dopo i 280 milioni di euro spesi tra il 2014 e la prima metà del 2015 negli oltre 12.500 interventi di piccola manutenzione, tinteggiatura, decoro e ripristino delle scuole italiane il progetto “#scuolebelle” potrà essere rifinanziato anche nel 2016.

L’intervento del sottosegretario, riporta l’agenzia Ansa, si è tenuto davanti ad una nutrita platea di imprenditori del facility, ai quali è stato, in particole, illustrato il triplice progetto “#la buonascuola”, “#scuolebelle e “#scuolesicure” annunciando la possibilità di una proroga del programma di manutenzione anche per il 2016.

Quello annunciato da Faraone è “un impegno di grande importanza per la scuola pubblica italiana, e quindi per gli studenti e gli insegnanti del Paese che potranno contare su scuole più sicure, più pulite e più belle – ha commentato Lorenzo Mattioli, Presidente di Anip – ma anche una buona notizia per le nostre imprese insieme alle quali oggi celebriamo un passo “storico” per l’Associazione che entra direttamente in Confindustria, aprendo una fase radicalmente nuova al nostro sviluppo”.

Ici alle paritarie, colpo di scena: la Cassazione deve ancora decidere!

da La Tecnica della Scuola

Ici alle paritarie, colpo di scena: la Cassazione deve ancora decidere!

Tanto clamore per nulla? È probabile. Perché sul caso del pagamento dell’Ici da parte delle scuole paritarie, la decisione della Cassazione non è definitiva.

Si tratterebbe solo di una sentenza di annullamento con rinvio. In attesa di una più circostanziata valutazione del caso, divenuto ormai nazionale. A dichiararlo è stato il Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, spiegando che “sarà il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.

Presto ne sapremo qualcosa di più: di certo, però, l’interpretazione di una fonte così autorevole e interna alla giustizia di terzo grado, pone più di un dubbio sul fatto che la decisione della Cassazione sia effettivamente definitiva.

Si parte il 28 luglio con le domande per le immissioni in ruolo 2015/2016

da La Tecnica della Scuola

Si parte il 28 luglio con le domande per le immissioni in ruolo 2015/2016

Ai sensi del bando del 17 luglio scorso, apriranno alle ore 9 di domani, 28 luglio 2015, fino alle ore 14 del 14 agosto le funzioni su Istanze on-line per le domande relative alle immissioni in ruolo dal 1° settembre 2015.

Questa è l’unica modalità di presentazione dell’istanza, per cui non verranno accettate domande trasmesse via mail o comunque in modalità cartacea.

Invitiamo gli aspiranti interessati a verificare che i dati già inseriti su Istanze on-line siano corretti ed eventualmente a modificarli in caso di inesattezze o rettifiche da apportare (andare su “Variazione dati personali”). È importante, soprattutto, indicare una mail (non necessariamente pec) alla quale sarà inviata la proposta di assunzione.

La procedura di immissione in ruolo riguarderà la copertura di tutti i posti comuni e di sostegno dell’organico di diritto rimasti vacanti (36.627) e disponibili (10.849) all’esito delle operazioni di immissione in ruolo effettuate per il 2015/2016, nonché per la copertura dei posti di cui alla Tabella 1 allegata alla Legge (48.812 posti + 6.446 posti su sostegno) e ripartiti per gradi di istruzione della scuola primaria e secondaria, per tipologia di posto e per regioni. In totale quest’anno saranno 102.734 le assunzioni effettuate dallo Stato nella scuola.

 

Possono partecipare al piano di assunzioni:

  • i soggetti iscritti a pieno titolo nelle graduatorie del concorso ordinario bandito con decreto 82 del 24 settembre 2012;
  • i soggetti iscritti a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento, esclusivamente con il punteggio e con i titoli di preferenza e precedenza posseduti alla data dell’ultimo aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento, avvenuto per il triennio 2014-2017.

 

Sono, invece, esclusi:

  • i soggetti iscritti nelle graduatorie dei concorsi per titoli ed esami banditi anteriormente all’anno 2012;
  • il personale già assunto quale docente a tempo indeterminato alle dipendenze dello Stato;
  • i soggetti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento che non abbiano sciolto la riserva per conseguimento del titolo abilitante entro il 30 giugno 2015.

 

È bene inoltre tener presente che vanno presentate le domande in tutte le province, esprimendo:

  1. l’ordine di preferenza tra tutte le province a livello nazionale;
  2. l’ordine di preferenza tra i posti di sostegno e i posti comuni;
  3. per i candidati inseriti sia nelle Gae sia nella graduatoria dei concorsi, a quale delle due procedure dare la precedenza.

 

Come già detto, all’indirizzo mail indicato sarà trasmessa la proposta di assunzione, che dovrà essere accettata, entro dieci giorni dalla data di ricezione, esclusivamente attraverso il sistema informatico del Miur.

In caso di mancata accettazione, nel termine e con le modalità previste, si perde ogni diritto ad ulteriori proposte di nomina in ruolo e si viene cancellati dalle rispettive graduatorie.

 

Le fasi delle assunzioni

 

Riepiloghiamo, infine, le fasi attraverso le quali saranno effettuate le assunzioni.

 

Il Ministero ha già avviato la fase a normativa vigente (cosiddetta fase “zero”) per l’assunzione a tempo indeterminato di 36.627 docenti (21.880 su posti comuni e 14.747 su posti di sostegno). I posti saranno coperti con docenti delle Graduatorie ad esaurimento (Gae) e delle Graduatorie dei concorsi. Tale fase si svolge con le vecchie regole. I posti residui verranno riassegnati nelle fasi successive.

Nella fase A, la prima prevista dal Piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola, saranno attribuiti i 10.849 posti vacanti e disponibili e quelli residui della cosiddetta fase ‘zero’. Partecipano gli iscritti nelle Gae e gli iscritti nelle graduatorie del concorso del 2012. Queste fasi si chiuderanno entro la metà di agosto. Se ne occuperanno gli Uffici Scolastici Regionali (Usr).

Con la nota n. 21828 il Miur ha chiarito che “alla fase A del piano straordinario di assunzioni non possono partecipare gli aspiranti già assunti, quali docenti a tempo indeterminato alle dipendenze dello Stato, ivi compresi i docenti nominati, per la stessa o per altra classe di concorso, tipo posto e grado di istruzione, nella precedente fase 0.”.

I posti che ancora residueranno dopo la fase A saranno attribuiti nella fase B, di carattere nazionale. La platea degli interessati è sempre quella delle Gae e delle graduatorie del concorso del 2012. Per partecipare a questa fase è necessario presentare apposita domanda secondo il bando pubblicato il 21 luglio dal Miur: i posti, in questo caso, rientrano nella procedura nazionale di assegnazione. Poiché le fasi precedenti al momento di apertura delle domande saranno ancora in corso, è opportuno che tutti gli interessati si iscrivano alla procedura nazionale. I docenti in possesso di specializzazione potranno scegliere se privilegiare la nomina su posto di sostegno.

Successivamente (fase C) si assegneranno i 55.258 posti del potenziamento, quelli che servono a rafforzare e ampliare l’offerta formativa. Anche in questo caso la procedura coinvolgerà gli iscritti nelle Gae e nelle graduatorie del concorso 2012 che hanno già presentato la domanda nella fase B per la procedura nazionale. Le scuole, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, esprimeranno i propri fabbisogni relativi all’organico del potenziamento. Gli Usr incroceranno le loro richieste con la platea dei candidati ancora non assunti.

Le nomine effettuate entro il 15 settembre 2015 comportano l’immediata presa di servizio.

In caso di nomine effettuate successivamente al 15 settembre 2015 l’assegnazione della sede avviene al termine della relativa fase salvo che l’aspirante nominato in ruolo sia titolare di contratto di supplenza diverso da quello per supplenze brevi e saltuarie. In tal caso l’assegnazione avverrà dal 1° settembre 2016 per i soggetti impegnati in supplenze annuali e al l luglio 2016, ovvero al termine degli esami conclusivi dei corsi di studio della scuola secondaria di secondo grado, per il personale titolare di supplenze sino al termine delle attività didattiche.

La decorrenza economica del relativo contratto di lavoro è subordinata alla effettiva presa di servizio presso la sede assegnata.

Giannini: “Coinvolgerò gli studenti in scrittura deleghe su “La Buona scuola”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Coinvolgerò gli studenti in scrittura deleghe su “La Buona scuola”

Le parole del ministro dell’Istruzione a margine di un convegno organizzato dal Partito Democratico

“Fra pochi giorni lancerò un appello agli studenti per coinvolgerli nella scrittura delle deleghe che li riguardano” sulla riforma della scuola. Così Stefania Giannini, intervenendo al seminario organizzato dal gruppo Pd Senato sull’attuazione del dl riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione.

Tutte le fasi del piano assunzioni, il Ministero pubblica il sito informativo

da tuttoscuola.com

Tutte le fasi del piano assunzioni, il Ministero pubblica il sito informativo

Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato la pagina Web relativa al Piano assunzioni 2015/16. Essa è disponibile all’indirizzo http://www.istruzione.it/assunzioni_buona_scuola/index.shtml e comprende la spiegazione delle varie fasi, un’area documentazione, un’area dedicata alle domande frequenti (al momento vuota, ma che sarà popolata man mano) e i contatti.

Le descrizioni delle fasi (Zero, A, B e C) sono molto precise e scritte con un linguaggio non burocratico. L’unico dato in più rispetto a quelli già noti è la calendarizzazione della fase C, da cui si desume che le indicazioni attive delle scuole sul fabbisogno termineranno il 5 ottobre: “I posti del potenziamento sono ripartiti fra le classi di concorso in base al fabbisogno di docenti, inclusi i collaboratori del dirigente scolastico, che le scuole comunicano al sistema informativo dal 21 settembre al 5 ottobre e che gli USR verificano immediatamente dopo tenendo conto delle graduatorie”.

Cassazione: una nota interpretativa ridimensiona la questione ICI-IMU per le paritarie

da tuttoscuola.com

Cassazione: una nota interpretativa ridimensiona la questione ICI-IMU per le paritarie

Mentre monta il dibattito sull’ICI-IMU per le scuole paritarie con alcuni toni un po’ accesi, la Cassazione fornisce una interpretazione autentica della sentenza, giudicando ‘in larga parte fuor d’opera’ certe polemiche, e, sostanzialmente, ridimensionando la portata della pronuncia.

L’esenzione dal pagamento dell’Ici spetta “laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale” e “l’onere di provare tale ultima circostanza spetta, secondo le regole generali, al contribuente”.

È quanto spiega la Cassazione, con una nota firmata dal primo presidente Giorgio Santacroce, sull'”interpretazione sostenuta” dalla sentenza sul pagamento dell’Ici da parte delle scuole paritarie, “in continuità con l’orientamento in materia espresso già in precedenza da questa Corte”.

La Corte, al fine di evitare strumentalizzazioni, precisa la nota, v ricodatoche la sentenza “si pone in linea di continuità con l’orientamento consolidato della Corte stessa circa l’interpretazione dell’esenzione prevista”, per cui “si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto – e la sentenza vi fa esplicito riferimento – di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da un’interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”.

Per la Cassazione, dunque, “l’interpretazione sostenuta dalla sentenza in questione, è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale”.

Inoltre, “l’onere di provare tale circostanza spetta al contribuente. Nel caso, la Corte ha ritenuto che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenendo conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività di impresa. Tant’è che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.

Il blocco dei contratti ha leso le libertà sindacali

da tuttoscuola.com

Pubblicato su Cisl-scuola
Il blocco dei contratti ha leso le libertà sindacali
Commento del prof. Carmine Russo alla sentenza della Consulta (seconda parte)

Dopo avere motivato le ragioni della non retroattività degli effetti della sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti, il prof. Carmine Russo rileva ulteriori conseguenze di quella pronuncia.

È importante evidenziare quale sia il parametro di illegittimità utilizzato dalla Corte, considerando che i giudici che hanno rimesso la questione alla Corte (Tribunale di Roma e Tribunale di Ravenna) avevano ipotizzato il contrasto con diversi articoli della Costituzione. Ma la Corte non ha ritenuto legittimo il riferimento: – all’art. 2 e all’art. 3 (presunta disparità di trattamento tra comparti del pubblico impiego e tra questi e il settore privato) perché sia tra i settori che tra i comparti pubblici sussistono differenze di status che giustificano differenze di trattamento anche da parte del legislatore; – all’art. 35 (tutela del lavoro) perché valgono le valutazioni svolte sui precedenti due articoli – all’art. 36 (retribuzione proporzionata e sufficiente) perché singoli provvedimenti eccezionali possono giustificare la sospensione del parametro della retribuzione proporzionale.

Al contrario la Corte ha ritenuto che il prolungamento del blocco contrasti con l’art. 39 Cost. (libertà sindacale) per diverse ragioni: – perché il principio di libertà sindacale non può essere scisso da quello di attività e se si blocca la contrattazione di fatto si impedisce l’espressione della libertà; – perché i due principi sono tutelati sia da norme internazionali (Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro che l’Italia ha recepito) che comunitarie cui l’Italia aderisce (giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, Carta di Nizza, Carta sociale europea) – perché nel sistema delle fonti del lavoro pubblico italiano, la contrattazione ha un ruolo fondamentale non solo per la contrattazione della retribuzione ma anche per quella del merito e delle altre condizioni di lavoro che finiscono per incidere anche su aspetti organizzativi dei servizi.

La Corte conclude affermando che “il carattere ormai sistematico di tale sospensione sconfina, dunque, in un bilanciamento irragionevole tra libertà sindacale (art. 39, primo comma, Cost.), indissolubilmente connessa con altri valori di rilievo costituzionale e già vincolata da limiti normativi e da controlli contabili penetranti (artt. 47 e 48 del d.lgs. n. 165 del 2001), ed esigenze di razionale distribuzione delle risorse e controllo della spesa, all’interno di una coerente programmazione finanziaria (art. 81, primo comma, Cost.). Il sacrificio del diritto fondamentale tutelato dall’art. 39 Cost., proprio per questo, non è più tollerabile”.

L’importanza di questa sentenza è quella di travalicare la sola dimensione retributiva della contrattazione per affermare la sua importanza anche sotto il profilo più generale degli effetti positivi che essa può avere sull’organizzazione e, seppure indirettamente, la Corte finisce per criticare provvedimenti legislativi che possano irrimediabilmente compromettere il ruolo di rappresentanza e tutela svolto dai sindacati a favore dei lavoratori. 

Perché gli effetti della sentenza che ha bocciato il blocco dei contratti non sono retroattivi?

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Perché gli effetti della sentenza che ha bocciato il blocco dei contratti non sono retroattivi?
L’autorevole commento di un docente di diritto del lavoro sulla sentenza 178/2015 della consulta (prima parte)

Sul sito della Cisl-scuola è riportato un interessante commento di Carmine Russo, docente di Diritto del Lavoro all’Università La Sapienza di Roma, sulla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato illegittimo il blocco dei contratti.

Di seguito la prima parte del commento.

Per comprendere fino in fondo il significato della sentenza della Corte Costituzionale 178/2015, che ha dichiarato l’illegittimità del blocco della contrattazione collettiva nel settore pubblico, – esordisce Russo – bisogna partire dalla fine e cioè dal fatto che la Corte la definisce come sentenza di accoglimento per “illegittimità costituzionale sopravvenuta” e ne faccia decorrere gli effetti a partire dalla data di pubblicazione. Nelle tipologie delle sentenze della Corte Costituzionale le sentenze “per illegittimità sopravvenuta” (in senso stretto) sono quelle con cui la norma sottoposta ad esame pur non presentando vizi di costituzionalità al momento della sua entrata in vigore, lo diviene in seguito ad eventi che possono metterne in discussione la legittimità. In altre parole la Corte Costituzionale non dichiara illegittimo il primo provvedimento che ha determinato il blocco (d.l. 78/2010), ma tutti quelli che intervenuti successivamente (d.l. 98/2011, l. 147/2013 e l. 190/2014) hanno reso quel blocco temporaneo strutturale, sovvertendo ogni carattere di temporaneità e eccezionalità. Ciò che quindi viene sanzionato non è il blocco della contrattazione in quanto tale, che può anche determinarsi se condizioni gravi di finanza pubblica lo ipotizzano come possibile, parziale e temporanea soluzione, ma il fatto che il suo protrarsi per un periodo prolungato, continuo e indeterminato gli facciano perdere quei caratteri di provvisorietà ed eccezionalità che sono i soli a consentire la sospensione di un diritto costituzionalmente riconosciuto. 

Decreto Ministeriale 28 luglio 2015, AOOUFGAB 514

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Ufficio del Gabinetto

Decreto Ministeriale 28 luglio 2015, AOOUFGAB 514

OGGETTO: Definizione del programma annuale di promozione delle eccellenze concernente gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, statali e paritarie, per l’a.s.2015/2016.