Imu alle scuole paritarie: “Anche a Firenze paghino le tasse”

Imu alle scuole paritarie, Grassi: “Anche a Firenze paghino le tasse”
Il capogruppo dell’opposizione di sinistra a Palazzo Vecchio incalza:
“Logico applicare la sentenza della Cassazione come avvenuto a Livorno”

“Proporremo un’interrogazione e, appena avuta risposta, qualunque essa sia, depositeremo una mozione perché anche il Comune di Firenze chieda con forza e chiarezza il pagamento dell’Imu alle scuole paritarie private”.
Così Tommaso Grassi, capogruppo dell’opposizione di sinistra a Palazzo Vecchio, dopo la sentenza di Cassazione che si è espressa sulla richiesta avanzata dal Comune di Livorno. Fatto che rappresenta un precedente importante visto che la Cassazione ha riconosciuto la legittimità della richiesta di pagamento dell’Ici avanzata nel 2010 dal Comune di Livorno agli istituti scolastici del territorio gestiti da enti religiosi.

“Visto quanto la suprema Corte ha sentenziato – spiega infatti Grassi –  che si tratta di attività, in sintesi, di carattere commerciale, come si legge ‘senza che a ciò osti la gestione in perdita’, nella mozione che abbiamo depositato si chiede agli uffici comunali di inviare la richiesta di arretrati per gli ultimi 5 anni a tutte le scuole di ogni ordine e grado a cui si ritiene possa essere applicata la sentenza sul caso di Livorno. E così anche a tutte quelle strutture pseudo commerciali, da case per ferie a strutture di ristoro, che finora facendo il dribbling tra le norme hanno evitato di pagare le tasse comunali e che adesso, finalmente, sarebbe giusto pagassero”.

“Non ci sorprendono, e anzi li troviamo piuttosto scontati, privi di fondamento e persino ridicoli, i gridi di allarme che da qualche giorno arrivano dal mondo della Chiesa – chiosa l’esponente della sinistra fiorentina – che vede in queste sentenze un colpo alla loro attività. Ma è questione di giustizia: si cominci a far pagare a tutti le tasse e poi vediamo se e come aiutare i progetti più meritevoli di assistenza ai più deboli, che certo non possono essere le scuole a pagamento di qualunque fede siano, e che comunque in ogni caso non devono essere di qualche confessione religiosa”.

Diritto allo studio e disabilità: approvato emendamento al Senato

Diritto allo studio e disabilità: approvato emendamento al Senato

Un segnale moderatamente positivo dal Senato sul fronte del diritto allo studio per le persone con disabilità. Riguarda i servizi di supporto scolastico rimasti “orfani” dopo che la legge 7 aprile 2014, n. 56 ha soppresso le competenze delle Province e ha assegnato alle Regioni il compito di redistribuirle alle Città metropolitane ed ad altri enti.

Ricostruiamo la questione: il decreto legislativo 112/1998 (art. 139, comma 1 c) attribuiva alle Province il compito di garantire assistenti educativi e della comunicazione (AEC). Il loro supporto è essenziale soprattutto nel caso di alunni sordi, non vedenti o ipovedenti o con altre disabilità. Il loro ruolo è espressamente previsto dalla legge quadro 104/1992 (art. 13) e dalla legge 67/1993. Inoltre le stesse Province dovevano assicurare (gratuitamente) il trasporto scolastico alle persone con disabilità nelle scuole superiori.

Queste competenze ora a chi spettano? Teoricamente alle Regioni o alla Città metropolitane, ma mancano anche i trasferimenti dei fondi necessari per garantire questi servizi.

Già molti mesi fa la FAND (Federazione fra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) avvertivano: “Questa incertezza sta già generando non pochi problemi di garanzia di un diritto costituzionale e causando una forte preoccupazione e disagio nelle famiglie già pronte ad agire anche legalmente per la tutela di questo diritto.”

Ma sullo stesso delicato aspetto si sono alzate molte altre voci, oltre a quelle di FAND e FISH, in particolare tramite l’UICI (Unione italiana Ciechi e Ipovedenti), LEDHA (Federazione lombarda della FISH), Federhand (Federazione campana della FISH) ed altre associazioni aderenti come ANFFAS ed AIPD.

In particolare poi, Vincenzo Falabella, presidente FISH, sulla scorta delle sollecitazioni delle associazioni, ha mantenuto in questi mesi una stretta interlocuzione con Gianclaudio Bressa, Sottosegretario di Stato agli Affari regionali, per promuovere un intervento normativo dirimente o almeno correttivo.

L’opportunità per una provvisoria soluzione è giunta nel corso della discussione e approvazione del decreto legge sugli enti territoriali (DDL 1977). Il Senato ha approvato il maxiemendamento governativo che all’articolo 8 (comma 13 quater) prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro per i servizi di supporto scolastico (assistenti educativi e alla comunicazione e trasporto).

Ora il testo passa alla Camera dove non sono prevedibili modifiche. La moderata soddisfazione per il risultato deriva dalla insufficienza dello stanziamento destinato a coprire i costi di tali servizi, pur considerando la disponibilità politica e dello stesso Ministero dell’Istruzione che hanno compensato il sostanziale immobilismo delle Regioni.

“Ci aspettiamo ora che la piena copertura finanziaria di quei servizi diventi strutturale nella prossima legge di stabilità – sottolineano FAND e FISH – Sappiamo bene infatti che la cifra di 30 milioni copre solo in parte l’emergenza per i primi tre mesi dell’anno scolastico che inizia a settembre. Il diritto allo studio, al contrario, non può essere vincolato a disponibilità di bilancio.”

29 luglio Edilizia scolastica: i primi 1.200 interventi finanziati con mutui BEI

Piano annuale edilizia scolastica 2015: elenco interventi

Edilizia scolastica, Giannini firma decreto: on line l’elenco dei primi 1.200 interventi finanziati con mutui BEI

È disponibile da oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca l’elenco dei primi 1.215 interventi di edilizia scolastica per il 2015 che saranno finanziati attraverso lo strumento dei mutui agevolati BEI (Banca europea per gli investimenti), con oneri di ammortamento a carico dello Stato. Gli oltre 1.200 interventi saranno coperti subito con un finanziamento totale di 739.272.550,50 euro.
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha infatti firmato il decreto interministeriale Miur-Mef che autorizza le Regioni a stipulare i mutui con la BEI. Ogni Regione può ora utilizzare la quota di risorse che le è stata assegnata e gli enti locali indicati nel piano annuale 2015 possono avviare le procedure di gara e i relativi appalti per gli interventi nelle scuole del proprio territorio.
I 1.215 interventi rientrano fra quelli che le Regioni hanno indicato come prioritari nella programmazione nazionale per l’edilizia scolastica di cui l’Italia si è dotata quest’anno per la prima volta a maggio. Una programmazione che riguarda il triennio 2015-2017, per il quale il finanziamento totale previsto attraverso lo strumento dei mutui agevolati è di 905 milioni. A seguito delle verifiche sui progetti presentati per la prima annualità hanno avuto il via libera 1.215 interventi. I fondi non assegnati nel 2015 saranno utilizzati nel 2016 e nel 2017.

Il gioco dell’oca delle immissioni in ruolo nella scuola

Il sistema imposto dal Governo per le immissioni in ruolo è iniquo e farraginoso. Siamo di fronte a una corsa a ostacoli che, oltre a non coprire tutti i posti in organico di cui la scuola ha bisogno, restringe di fatto il campo degli aventi diritto. Il Mezzogiorno, ancora una volta, è il più penalizzato dalle scelte irresponsabili del Governo. Infatti, molti docenti dovranno trasferirsi al nord perché non si è voluto progettare un piano di interventi nelle aree del sud, soprattutto le più disagiate e a rischio, che puntasse a rafforzare la qualità e quantità dell’offerta formativa.

Come avevamo paventato, si profila il rischio di una nuova migrazione da una regione all’altra di precari, i quali con gli stipendi che si ritrovano difficilmente potranno mantenere un livello di vita simile a quello della propria sede di residenza. È urgente che le istituzioni regionali facciano sentire la loro voce su questo gioco dell’oca sulla pelle delle persone. Per il personale Ata si prevedono ulteriori tagli di organici e mancate immissioni in ruolo e molte scuole faranno fatica a garantire il normale funzionamento.

Vogliamo ricordare al Governo che il lavoro è un diritto che non può essere messo in discussione da scelte che mortificano la dignità, le aspirazioni e la vita delle persone e non garantiscono nemmeno una migliore qualità dell’offerta formativa. La legge sulla brutta scuola mostra già le prime crepe e siamo solo all’inizio.

Lavoro ai disabili, sui decreti del Jobs Act l’associazionismo si spacca

da Superabile

Lavoro ai disabili, sui decreti del Jobs Act l’associazionismo si spacca

Giudizi diametralmente opposti rispetto alle bozze dei decreti attuativi del Jobs Act che riformano il collocamento obbligatorio: clima teso fra Fish, Cisl e Uic da un lato e Cgil, Uil, Ugl, Ens e Anmic dall’altro. Divisi i sindacati, giudizi diversi in casa Fand

ROMA – Clima teso e atmosfera rovente: è un luglio caldo per il mondo della disabilità, che sulla modifica delle norme dell’inserimento lavorativo si è trasversalmente spaccato, con giudizi differenti sull’operato del governo e considerazioni opposte sugli effetti che le norme in via di definizione potrebbero causare. Si spaccano le associazioni e si spaccano anche i principali sindacati, fino a creare due veri e propri fronti che raccontano lo stesso provvedimento con accenti diametralmente opposti.

L’oggetto del contendere è lo schema di decreto legislativo (Atti del Governo, n. 176), attuativo della delega di cui alla legge 183/2014: in termini più prosaici, si tratta dei decreti delegati del Jobs Act, che sono attualmente sottoposti al parere della Conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni di Senato e Camera. Lo schema di decreto è dunque al momento solamente una bozza, ma l’iter è in fase avanzata e i tempi per una eventuale modifica delle norme sono abbastanza stretti.

Modifiche che a gran voce chiedono una nutrita schiera di sigle, con in prima fila tre sindacati – la Cgil, la Uil e l’Ugl – insieme all’Anmic (associazione nazionale mutilati invalidi civili) e all’Ens (ente nazionale sordi). Sull’altro fronte ci sono invece la Cisl insieme all’Uic (unione italiana ciechi ipovedenti) e alla Fish, una delle due grandi federazioni di associazioni. E se la Fish pare mantenere al suo interno una relativa unità, musica diversa dalle parti della Fand, che vede associazioni ad essa aderenti su entrambi i fronti del contendere.

Quella che fino a quel momento era una semplice, per quanto evidente, diversità di lettura, è diventato quasi uno scontro verbale nei giorni scorsi, quando il gruppo contrario alle nuove norme ha duramente criticato la controparte con toni che non si registravano da tempo nei rapporti fra le diverse associazioni. In particolare Cgil, Uil, Ugl, Anmic e Ens non hanno digerito il riferimento che Cisl, Fish e Uic hanno fatto, nell’argomentare la loro posizione favorevole, ai lavori dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: “È palesemente scorretto – hanno scritto di rimando – il comportamento di qualche associazione di limitata rappresentatività che arbitrariamente si è arrogata il diritto di parlare a nome dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, esprimendo il plauso incondizionato ai decreti attuativi del Jobs Act”. Una reazione veemente e certamente inconsueta, che al di là dei toni vuole ricordare il fatto che c’è una parte dell’associazionismo che non si riconosce in nessuna delle due grandi federazioni (Fand e Fish) e che nel caso concreto esprime grande perplessità per i contenuti della riforma in cantiere. Ad essere contestata dunque è la “pretesa” di rappresentare tutto il mondo della disabilità o comunque di poter parlare in rappresentanza di tutti.

Nel merito, c’è una sostanziale identità nel salutare con favore alcuni elementi come la previsione di accordi territoriali tra datori di lavoro, sindacati e associazioni di categoria per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, l’applicazione del principio dell’accomodamento ragionevole che il datore di lavoro deve effettuare per rendere compatibili i posti di lavoro con le specificità delle persone con disabilità, l’istituzione di un disability manager, organo collegiale responsabile dell’inserimento lavorativo per la predisposizione di progetti personalizzati, la costituzione di una banca dati del collocamento mirato.

Il principale punto di frizione (ma non è il solo) riguarda il rafforzamento dell’istituto della “chiamata nominativa”, che assume un ruolo preminente. Secondo i critici, si lascia così al datore di lavoro la possibilità di selezionare il lavoratore disabile da assumere che, con ogni probabilità, sarà individuato solo tra le persone con un minore grado di invalidità: essa sarà così solo foriera di discriminazioni e favoritismi in danno dei disabili più gravi, e ugualmente penalizzati saranno alcune categorie di disabili piuttosto che altre. Sul fronte opposto, invece, Fish, Cisl e Uic fanno notare come il rafforzamento di questa tipologia di chiamata, che può arrivare anche al 100% e che diventa esclusiva per i lavoratori con disabilità psichica e mentale, consente esattamente di selezionare la “persona giusta” e collocarla nel “posto giusto”: un vero e proprio collocamento mirato, quindi, che consentirebbe di realizzare inserimenti lavorativi proficui e di superare le discriminazioni che tutt’oggi colpiscono soprattutto le persone con disabilità più grave, in particolare intellettive e relazionali.

Nuovo anno scolastico: prima campanella il 7 settembre a Bolzano, l’ultima il 16 in Puglia e Veneto

da Il Sole 24 Ore

Nuovo anno scolastico: prima campanella il 7 settembre a Bolzano, l’ultima il 16 in Puglia e Veneto

di Alessia Tripodi

Il Miur pubblica i calendari scolastici regionali e l’ordinanza che fissa le date degli esami di Stato: maturità al via il 22 giugno 2016.

Saranno gli studenti della Provincia autonoma di Bolzano i primi a tornare sui banchi, il 7 settembre, mentre quelli di Puglia e Veneto godranno delle vacanze più lunghe, visto che per loro la campanella non suonerà prima del 16 settembre. Marche e Molise saranno le prime a terminare le lezioni – il 4 giugno 2016 – mentre a Bolzano bisognerà aspettare fino al 16 giugno 2016.
Il Miur ha pubblicato sul suo sito i calendari scolastici regionali per l’anno 2015-2016, con le indicazioni di inizio e termine delle lezioni e delle sospensioni per le festività, sia quelle nazionali che quelle stabilite a livello locale dalle singole regioni.

Il nuovo anno scolastico
Viale Trastevere ha anche pubblicato l’ordinanza che stabilisce il calendario delle festività nazionali e le date d’inizio degli gli esami di terza media e di maturità, fissate, rispettivamente, al 17 e al 22 giugno 2016.
Il primo anno scolastico dopo l’approvazione della Buona Scuola «sarà molto più affascinante rispetto ai molti trascorsi» ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che si si aspetta «un avvio del nuovo anno scolastico più efficiente del passato, perché stiamo rispettando un cronoprogramma che dettaglia ogni passaggio». «Prima -ha spiegato il ministro – questo non era avvenuto, forse perché non era stata una necessità, soprattutto in anni in cui gli insegnanti si tagliavano invece che assumerli». «Insegnanti, dirigenti scolastici, famiglie e anche studenti affronteranno con noi questa avventura – ha continuato Giannini – cercando di vedere anche quali sono i limiti, i punti da modificare, altrimenti può darsi che la protesta che è andata in vacanza ritorni e ci confronteremo con essa sulla base dei fatti concreti, primo tra tutti – ha concluso – che le scuole a settembre avranno il doppio delle risorse per il loro funzionamento».

Alternanza scuola-lavoro, Miur e Federmeccanica «a caccia» di 50 istituti tecnici da sostenere

da Il Sole 24 Ore

Alternanza scuola-lavoro, Miur e Federmeccanica «a caccia» di 50 istituti tecnici da sostenere

di Eu. B.

Arriva al traguardo il progetto “Traineeship” per l’alternanza scuola-lavoro. È stata pubblicata ieri la circolare che dà seguito al protocollo d’intesa sottoscritto un anno fa dal Miur e da Federmeccanica. E che va a caccia di 50 scuole superiori per sperimentare la formazione on the job rafforzata dalla legge 107. Entro il 20 settembre gli istituti tecnici degli indirizzi “Meccanica”, “Meccatronica ed Energia”, “trasporti e logistica (limitatamente a “Costruzione del mezzo”), “Elettronica ed Elettrotecnica”, “Informatica e Telecomunicazioni” e agli istituti professionali dell’indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica” potranno autocandidarsi. Dieci giorni dopo gli Uffici scolastici regionali sceglieranno le candidature migliori.

Il progetto Traineeship
Mette a frutto un modello sperimentato con l’Indire. Che punta alla co-progettazione dei percorsi di alternanza, alla formazione congiunta dei docenti tutor, alla sperimentazione di nuove forme organizzative, alla sperimentazione di strumenti di gradimento e di certificazione delle competenze, alla definizione delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Approfittando delle novità introdotta dalla “Buona scuola” il progetto prevede un periodo di alternanza di 400 ore. Così suddivise: 120 al terzo anno, 200 al quarto e 80 al terzo.

I termini
Ogni istituto potrà partecipare con quattro classi da individuare tra le terze, le quarte e le quinte. Le candidature andranno presentate tramite posta elettronica certificata (Pec), entro il 20 settembre, agli uffici scolastici regionali. Che dovranno individuare i beneficiari entro il 30 settembre. Ogni regione avrà un numero massimo di istituti da selezionare secondo i parametri

I criteri
Ogni Usr dovrà nominare una commissione integrata da un rappresentante di Federmeccanica. Nella scelta delle candidature le commissioni potranno attribuire al massimo 100 punti. Di cui 35 per la presenza radicata sul territorio, 15 per la partecipazione ad altri progetti di alternanza, 35 per la qualità nella progettazione integrata già realizzata e 15 per l’associazione con Its o altre realtà del territorio.

 

Scuole paritarie e tasse: le norme dimenticate

da avvenire.it

Scuole paritarie e tasse: le norme dimenticate

Enrico Lenzi

Si svolgerà nei primi giorni di agosto l’atteso tavolo di confronto tra governo e mondo della scuola paritaria dopo la sentenza della Corte di Cassazione sull’esenzione del pagamento dell’Ici. Manca ancora la convocazione ufficiale, ma i primi contatti con le parti in causa sono già avvenute con l’invito al prossimo incontro. A condurre i lavori sarà il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. Un passaggio molto atteso dopo il clamore e le polemiche suscitate dalla sentenza. Aspetti che non sono piaciuti neppure all’Associazione genitori (Age) presente nella scuola statale, che con il suo presidente nazionale, Fabrizio Azzolini, sottolinea come in «gioco c’è la scuola tutta e non solo quella paritaria, che fa parte del sistema integrato di istruzione».

Un pronunciamento, quello della Cassazione, che «non è destinato a cambiare nulla dell’attuale normativa » si affretta a precisare la Federazione delle scuole materne di ispirazione cristiana (Fism) che con oltre 600mila alunni e una presenza in quasi tutti i Comuni italiana, rappresenta la fetta più consistente della scuola paritaria in Italia. «Restano valide le norme previste nel decreto ministeriale 200/2012 – precisa il segretario nazionale della Fism Luigi Morgano in una circolare inviata a tutte le scuole associate –, nel quale è stato descritto con efficacia e pignoleria quando un’attività didattica anche di natura fiscalmente commerciale è svolta con modalità non commerciali». Una norma – la 200/2012 – che «la Cassazione, però, non ha richiamato nella propria sentenza, utilizzando ai fini di motivazione della decisione solo la normativa intervenuta nel 2012 da parte dell’allora governo Monti, cioè l’articolo 91 del Dl 1/2012». Insomma ci si è fermati a un passo precedente rispetto alle norme che successivamente hanno specificato con chiarezza le condizioni alle quali è prevista l’esenzione del pagamento del-l’Ici e poi dell’Imu.

Le condizioni sono espresse chiaramente: l’attività è paritaria rispetto a quella statale e la scuola adotta un regolamento che garantisce la non discriminazione in fase di iscrizione degli alunni; l’accoglienza degli alunni portatori di handicap, l’applicazione di un contratto nazionale per il personale; l’adeguamento delle strutture agli standard previsti; un bilancio pubblico, una retta simbolica. Per determinare il costo medio alunno – parametro fondamentale per la determinazione dell’attività non commerciale – si è fatto riferimento ai costi determinati dall’Ocse per l’Italia. «In sostanza – ribadisce ancora la nota della Fism – si stabilisce che se il corrispettivo medio è inferiore o uguale al costo medio per alunno significa che l’attività didattica è svolta con modalità non commerciali e quindi non è assoggettabile ad imposizione
Imu».

In campo, come detto, scendono anche i genitori dell’Age, che operano nella scuola statale. «Serve maggior chiarezza normativa» sottolinea il presidente Azzolini, che ricorda come «in gioco c’è la scuola di tutti e la libertà di scelta educativa delle famiglie, costituzionalmente riconosciuta ». Non solo. «Le paritarie non sono solo istituti cattolici e non sono le scuole dei preti o delle suore: sono paritarie, ad esempio, scuole comunali o provinciali, numerosi asili comunali – ricorda il presidente nazionale dell’Age –. Negli ultimi anni il ministero dell’Istruzione registra un aumento delle richieste di paritarie comunali che chiedono di passare allo Stato proprio perché gravate dalle spese e dal fisco», mentre «le paritarie rette da congregazioni, o diocesi o associazionismo no profit semplicemente sono costrette a chiudere e continuano inesorabilmente a farlo». Chiusure, ricorda ancora Azzolini, che «comportano anche la perdita di posti di lavoro tra gli oltre 91mila tra docenti e non docenti».

Riforma Scuola, al via piano straordinario assunzioni: la domanda sul sito del Miur

da Il Fatto Quotidiano

Riforma Scuola, al via piano straordinario assunzioni: la domanda sul sito del Miur

Iniziano le fasi A, B e C del provvedimento che porteranno a 10mila contratti per posti vacanti e disponibili, e poi a ulteriori 55mila posti del potenziamento. Per arrivare al totale (almeno sulla carta) di 102mila nuovi docenti

Scuola, via alle domande per le assunzioni dei prof

da La Stampa

Scuola, via alle domande per le assunzioni dei prof

Fino alle ore 14 del 14 agosto saranno attive le funzioni su Istanze on-line per le domande relative alle immissioni in ruolo dal primo settembre

Da oggi, martedì 28 luglio, fino alla vigilia di Ferragosto è possibile presentare domanda per entrare nelle assunzioni previste dalla riforma della “Buona scuola” per coprire 55.258 nuovi posti del potenziamento, di cui 6.446 destinati al rafforzamento del sostegno. A questi si sommeranno i posti non assegnati eventualmente vacanti a seguito delle assunzioni sul turn over e sui restanti posti disponibili. La procedura resterà aperta fino alle 14.00 del 14 agosto.

 

IL PIANO DEL MINISTERO

Sul sito del Ministero dell’Istruzione è disponibile una sezione dedicata al Piano straordinario di assunzioni 2015-2016 con tutte le informazioni utili. «Abbiamo voluto creare uno spazio di servizio per fornire aggiornamenti e informazioni agli insegnanti che rientrano nel nostro piano di assunzioni. Qui i docenti – ha spiegato il ministro Giannini – potranno trovare documenti, contatti, assistenza, faq. E da qui potranno accedere direttamente anche alla domanda per la procedura nazionale. Al Miur stiamo lavorando affinché tutte le assunzioni avvengano nei tempi prestabiliti a garanzia di un sereno avvio del nuovo anno scolastico».

 

I NUMERI

Nell’anno scolastico 2015-2016, il ministero assumerà a tempo indeterminato 102.734 docenti, 60mila in più – fa notare – di quelli che sarebbero stati assunti senza la legge n. 107/2015. Da questa mattina è anche attivo un numero (06/58494100) per fornire assistenza agli insegnanti che devono presentare domanda (uno staff risponderà dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00, dal lunedì al venerdì).

 

LE CRITICHE DEI SINDACATI

Il ministro Giannini ha detto di aspettarsi un avvio di anno «anche più efficiente del passato, perché si sta rispettando un crono programma che dettaglia ogni passaggio». Un ottimismo non condiviso dal segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, per il quale è stata messa in moto una «lotteria» che «lascia le persone “in sospeso”. Si prende il biglietto ma fino all’ultimo non si sa quale è il risultato».

Ci sono «margini di ambiguità incomprensibili» denuncia.

 

I DUBBI SULLE GRADUATORIE

E a titolo di esempio cita una delle domande più ricorrenti rivolte al sindacato «che succede a chi, inserito nelle Gae, non presenta domanda di partecipazione alla procedura nazionale?’» Ebbene – spiega il sindacalista – la Uil Scuola «da subito, ha dato una risposta certa sulla base di quanto previsto dalla Legge 107/15: “chi non presenta domanda resta inserito a pieno titolo nelle graduatorie a esaurimento”. Oggi il ministero – fa però notare Turi – mentre cerca di fare chiarezza su questo aspetto, mantiene ancora un livello di ambiguità che non aiuta le persone: nella Faq n. 10 si afferma che: se un docente non presenta domanda di partecipazione alle fasi b) e c) del piano assunzionale non potrà partecipare al piano straordinario di assunzioni e rimarrà iscritto nelle graduatorie fino alla loro soppressione. È mai possibile che Faq del Miur vadano a sovrapporsi a una legge, appena approvata, che al comma 105 prevede chiaramente che, “a decorrere dal 1 settembre 2015, le Gae, se esaurite, perdono efficacia ai fini dell’assunzione con contratti di qualsiasi tipo e durata”. Il dettato di legge appare chiaro, le Gae – osserva il sindacalista – si esauriscono solo quando tutti coloro che sono inseriti a pieno titolo sono immessi in ruolo. Ma il Miur lo sa?».

 

Riforma, sulle deleghe si cambia

da ItaliaOggi

Riforma, sulle deleghe si cambia

Ministero e Pd chiamano a confrontro associazioni, studenti, genitori Lgbt, sindacati. L’apertura sui decreti attuativi, a partire dalla formazione

Ingoiata la pillola amara delle contestazioni di piazza da parte del proprio elettorato, il Pd ora prova a ricucire. A giorni partirà l’invito ad associazioni, enti istituzionali, genitori, studenti, e anche ai sindacati, per istituire una serie di comitati di confronto sui decreti attuativi della legge 107.
Un’apertura al dialogo sulla riforma della scuola, dalla formazione dei docenti alla valutazione degli studenti, accompagnata da una nuova strategia comunicativa, su cui hanno ragionato ieri durante un seminario organizzato dal gruppo del senato del partito democratico, obiettivi condivisi dal sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, e dallo stesso ministro, Stefania Giannini. Che in un tweet scriverà:«Fra pochi giorni lancerò l’appello a studenti per coinvolgerli in scrittura deleghe che li riguardano».

I tavoli deovrebbero essere incardinati tra settembre e ottobre, con l’obiettivo di arrivare all’elaborazione dei decreti al massimo entro la prossima primavera. Un impegno che questa volta c’è l’intenzione di portare avanti, dopo le tante promesse non mantenute di coinvolgimento e consultazione del premier Matteo Renzi, che hanno pesato non poco sullo stato di agitazione e di insofferenza del mondo della scuola. Al momento gli appunti presi parlano di un’assemblea plenaria, con le varie associazioni professionali, i sindacati, le università, ma anche i comuni, alcuni ministeri di riferimento, come quello della Cultura e del turismo, e poi i forum di genitori e studenti, da tenersi per gli inizi di settembre, così da sancire l’avvio del nuovo anno all’insegna della Buona scuola.

Sarà l’occasione per declinare i singoli tavoli e le modalità di lavoro. Tra le priorità emerse, la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, la definizione del sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni, sulla scorta della proposta della responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, il diritto allo studio, i livelli essenziali delle prestazioni; ma anche la formazione iniziale e in itinere dei docenti, la valutazione degli studenti, i nuovi esami di stato. Un approfondimento potrebbe riguardare anche i temi legati al diritto allo studio posti dai genitori Lgbt. Restano fuori, al momento, altri temi scottanti, come la valutazione dei dirigenti e la revisione del testo unico.

Il coordinamento sarà assicurato dal ministero dell’istruzione. Sperando che a settembre la fase delle assunzioni, su cui per ora è concentrata la macchina di viale Trastevere, sia a buon punto e soprattutto non riservi brutte sorprese.

Neoassunti, chi non va nell’ambito

da ItaliaOggi

Neoassunti, chi non va nell’ambito

Le assegnazioni alla sede saranno provvisorie, poi scatterà una mobilità straordinaria. E nessuna compensazione tra classi di concorso diverse

Antimo Di Geronimo

I docenti che saranno immessi in ruolo sull’organico di diritto conserveranno la titolarità della sede. E non entreranno negli ambiti territoriali a chiamata diretta da parte dei presidi. Lo ha precisato il ministero dell’istruzione con una nota emanata il 22 luglio scorso (21739). Il dicastero di viale Trastevere ha spiegato che al personale beneficiario dei contratti a tempo indeterminato sarà assegnata, per l’anno scolastico 2015/16, la sede provvisoria di servizio. E la sede definitiva verrà attribuita secondo i criteri e le modalità da determinare con il contratto sulla mobilità relativo all’anno scolastico 2016/2017. Ciò vale sia per coloro che saranno immessi in ruolo entro il 15 agosto prossimo, nella fase delle assunzioni ordinarie (cosiddetta fase «0») sia per coloro che saranno assunti entro il 15 settembre, sempre sull’organico di diritto, nella prima fase del piano di assunzioni straordinarie (cosiddetta fase «A»). L’amministrazione ha chiarito, inoltre, che quest’anno non saranno effettuate compensazioni tra le varie classi di concorso.

Dunque, qualora in una classe di concorso dovessero residuare delle immissioni in ruolo per carenza di aspiranti, anziché utilizzare il posto non assegnato per incrementare il numero di immissioni in ruolo di un’altra classe di concorso, tale cattedra andrà ad accrescere la dotazione di disponibilità della fase successiva. Facciamo un esempio. Succede talvolta che, all’atto dell’attribuzione degli incarichi a tempo indeterminato, in una classe di concorso vi sia un numero di posti disponibili superiore al numero degli aspiranti. Ciò avviene, per esempio, quando la graduatoria del concorso ordinario è esaurita e nella graduatoria a esaurimento vi è un numero di aspiranti inferiore al numero dei posti da assegnare. In tali casi, per prassi, i posti non assegnati vengono «versati» nella dotazione di un’altra classe di concorso che presenti un sufficiente numero di aspiranti e di posti liberi in organico di diritto. Nella maggior parte dei casi il travaso avviene dalla classi di concorso di nicchia a quelle del gruppo lettere, di solito, verso la A050 se si tratta di disponibilità nella secondaria di II grado oppure nella A043, se si tratta di disponibilità nella secondaria di I grado oppure, ancora, verso il sostegno.

Quest’anno, eventuali posti non assegnati non potranno essere recuperati applicando tale prassi e saranno riassorbiti aggiungendo le disponibilità dei posti non assegnati alla fase successiva di assunzioni. Il divieto di effettuare le compensazioni (e cioè di travasare le disponibilità assegnate in una classe nella disponibilità di un’altra classe di concorso o in quella del sostegno) non vale all’interno della stessa classe di concorso o disponibilità di posto.

Qualora dovesse risultare esaurita o inesistente la graduatoria del concorso ordinario, le disponibilità saranno interamente assegnate traendo gli aventi titolo scorrendo solo la graduatoria a esaurimento. Ciò vale sia per le classi di concorso (o per le disponibilità di posto comune nella scuola primaria) che per il sostegno. Il ministero ha precisato che ciò discende dalle disposizioni contenute nel secondo comma dell’art. 399 del testo unico. Che continuano ad applicarsi anche dopo l’entrata in vigore della legge 107/2015 dove, peraltro, è citato più volte. Il dicastero di viale Trastevere ha ricordato, inoltre, che con il decreto n. 470 del 7 luglio 2015 è stato assegnato un contingente di nomine in ruolo pari a 36.627 unità di personale docente, di cui 14.747 riservato alla copertura dei posti di sostegno agli alunni con disabilità, ai fini della stipula dei contratti a tempo indeterminato per l’anno scolastico 2015/2016. A questa prima tornata di assunzioni (fase «0») che coincide con quella delle assunzioni ordinarie, a copertura dei posti lasciati liberi ad esito dei pensionamenti (cosiddetto turn over) farà seguito un’ulteriore tornata di immissioni in ruolo a copertura dei posti ancora liberi nell’organico di diritto. Che negli anni scorsi venivano coperti con supplenze annuali fino al 31 agosto (l’anno scorso ne sono state disposte circa 14mila).

Per coprire tutti i posti vacanti e disponibili dell’organico di diritto, nella fase «A» dovrebbero esser stipulati 10849 contratti a tempo indeterminato. Allo stato attuale, il decreto autorizzativo di queste ulteriori assunzioni è in corso di perfezionamento. Le immissioni riguarderanno tutti gli ordini e gradi di scuola, compresa la scuola dell’infanzia, sia nella fase «0» che nella fase «A». L’amministrazione ha ricordato, infine, che alla fase «A» del piano straordinario di assunzioni non possono partecipare gli aspiranti già assunti, quali docenti a tempo indeterminato, alle dipendenze dello Stato, compresi i docenti nominati nella precedente fase«0». E nella fase «A» non possono partecipare nemmeno i soggetti inclusi nelle graduatorie dei concorsi per titoli ed esami banditi anteriormente all’anno 2012.

Assunzioni, chi entra e chi esce

da ItaliaOggi

Assunzioni, chi entra e chi esce

C’è tempo fino al 14 agosto per la domanda. Attivo un sito ad hoc e un numero di assistenza. Fuori chi ha vinto un concorso ante 2012 o è già travet

di Antimo Di Geronimo e Sandra Cardi

Al via le domande per partecipare alla tornata di immissioni in ruolo sull’organico aggiuntivo. I termini, anticipati da ItaliaOggi martedì scorso, sono stati fissati dal ministero dell’istruzione con il decreto 767 del 17 luglio scorso e vanno dalle ore 9.00 del 28 luglio alle 14.00 del 14 agosto prossimo (si veda l’ultimo comma dell’articolo 8). Trattandosi di un vero e proprio concorso per titoli, i termini e le procedure sono stati notificati con la pubblicazione di un apposito avviso sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Speciale, Concorsi ed Esami n.55 del 21 luglio scorso (reperibile sul sito www.italiaoggi.it/documenti). Le istanze vanno compilate e inoltrate via web tramite il sito del ministero dell’istruzione, utilizzando lo spazio denominato «istanze on line», al quale si accede direttamente dal sito istituzionale del dicastero di viale Trastevere: www.istruzione.it. Il ministero ha inoltre predisposto una sezione dedicata del proprio sito con 5 sezioni che raccolgono tutto il materiale, le info, e il modulo da compilare, oltre a un numero di assistenza (06/5849410) aperto a tutti coloro che partecipano a questa fase assunzionale.

Hanno titolo a presentare la domanda tutti gli aspiranti docenti che risultano inclusi nella graduatoria di merito del concorso del 2012 (non solo i vincitori, ma anche gli idonei) e tutti i precari attualmente iscritti nelle graduatorie a esaurimento. Restano esclusi gli aspiranti docenti attualmente iscritti nelle graduatorie di merito dei concorsi indetti anteriormente al 2012, i docenti di ruolo e i dipendenti della pubblica amministrazione con contratto a tempo indeterminato, anche se risultano inclusi nelle graduatorie a esaurimento.

Va detto subito che le procedure di reclutamento a cui fa riferimento il decreto 767 e l’avviso in Gazzetta Ufficiale non riguardano le assunzioni sull’organico di diritto della fase ordinaria (cosiddetta fase «0») a seguito della quale saranno disposte 36.627 immissioni in ruolo: 21.880 a copertura del turn over e 14.747 sul sostegno. E non riguardano nemmeno le ulteriori assunzioni, sempre sull’organico di diritto, sui posti e le cattedre vacanti residuate dalle immissioni in ruolo ordinarie (cosiddetta fase «A») pari a 10.849 unità. A queste due tornate di assunzioni, peraltro, si accederà senza presentare alcuna domanda. E saranno disposte seguendo la procedura ordinaria prevista dall’articolo 399 del testo unico: 50% dalle graduatorie dei concorsi ordinari e 50% dalle graduatorie a esaurimento. Nella fase «0» si seguirà la vecchia prassi e, per le assunzioni da concorso, si utilizzeranno anche le graduatorie dei concorsi indetti precedentemente al 2012. Nella fase «A» (che è la prima fase del piano straordinario di assunzioni) fermo restando il criterio duale (50% da concorso e 50% da graduatoria a esaurimento) si utilizzeranno, invece, solo le graduatorie del concorso del 2012. Le assunzioni alle quali gli aspiranti concorreranno, presentando la domanda dal 28 luglio al 14 agosto, saranno disposte in due fasi dando priorità alle graduatorie del concorso del 2012. Nel primo step (cosiddetta fase «C») l’amministrazione procederà a coprire le disponibilità in organico di diritto residuate dalla fase «A». E nelle seconda fase saranno disposte le immissioni aggiuntive vere e proprie, che saranno 55.258: 48.812 sui posti comuni e 6.446.

Le immissioni in ruolo aggiuntive su posto comune saranno distribuite tra scuola primaria (18.133 unità), scuola secondaria di I grado (7.206) e scuola secondaria di II grado (23.473). Non sono previste immissioni in ruolo aggiuntive nella scuola dell’infanzia. La presentazione della domanda dovrà avvenire obbligatoriamente tramite il sistema informativo del ministero dell’istruzione, in deroga alle disposizioni contenute nel codice dell’amministrazione digitale. Affinché le domande siano considerate valide, dunque, bisognerà che gli interessati utilizzino necessariamente le procedure di «istanze on line», astenendosi dall’utilizzare quelle ordinariamente previste dal decreto legislativo 82/2005, che dispongono, invece, l’obbligo di presentare le istanze per posta elettronica (articolo 45, comma 2) e con firma digitale (articolo 65).

Gli aspiranti che sono presenti sia nella graduatoria del concorso del 2012 che nelle graduatorie a esaurimento, dovranno specificare per quale delle due categorie intendono essere considerati (non è possibile concorrere contemporaneamente per entrambe). E se possiedono anche la specializzazione per il sostegno dovranno esprimere l’ordine di preferenza tra i posti di sostegno ed i posti comuni. Nella domanda, i candidati dovranno esprimere, inoltre, «l’ordine di preferenza tra tutte le province, a livello nazionale.». La presentazione delle istanze non è obbligatoria e l’accettazione va effettuata entro 10 giorni, direttamente utilizzando il sistema informativo del ministero dell’istruzione.

I soggetti che non accettano la proposta di assunzione, eventualmente effettuata in una fase del piano straordinario di assunzioni, non parteciperanno alle fasi successive e saranno definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie (si veda l’articolo 6, comma 3 del decreto ministeriale 767/2015). La sanzione si applica a tutte e 3 le fasi del piano straordinario di assunzione, compresa la fase «A» alla quale si accede senza domanda.

Dal piano straordinario restano fuori 29 mila prof

da ItaliaOggi

Dal piano straordinario restano fuori 29 mila prof

Tutti della scuola dell’infanzia

Carlo Forte

Le 102.734 assunzioni a tempo indeterminato, che saranno disposte ad esito delle immissioni in ruolo ordinarie e del piano straordinario, previsto dalla legge 107/2015, non basteranno a cancellare il precariato. È quanto si evince incrociando i dati ufficiali del ministero dell’istruzione, riguardanti il numero dei contratti a termine stipulati nel decorso anno scolastico, e il numero degli aspiranti docenti inclusi nelle graduatorie del concorso del 2012 (sono 14.461) e nelle graduatorie a esaurimento (122.774). Secondo quanto si legge nel decreto 470/2015, le immissioni in ruolo previste nella fase ordinaria (cosiddetta fase «0») sono 36.627. A tale fase seguirà un’ulteriore tornata di assunzioni (cosiddetta fase «A») nella quale saranno disposte altre 10.849 assunzioni. Ad esito di queste due prime fasi dovrebbe verificarsi la copertura quasi totale dell’organico di diritto: in tutto, 47.476 assunzioni a tempo indeterminato. Gli aventi titolo alle immissioni in ruolo, però, saranno attinti al 50% dalle graduatorie dei concorsi ordinari e, solo per il restante 50%, dalle graduatorie a esaurimento (Gae). Ciò vuol dire che, a fronte di 47.476 assunzioni, solo 23.738 saranno tratte dalle graduatorie a esaurimento.

Non è detto che vi siano abbastanza aspiranti nelle graduatorie dei concorsi per coprire il 50% di competenza. Ma ciò vale anche per le graduatorie a esaurimento. Nondimeno, assumendo (seppure con una certa approssimazione) che ad esito della fase «0» e della fase «A» siano stati assunti 23.738 docenti dalle Gae e siano state esaurite (o quasi) le graduatorie del concorso ordinario del 2012, nelle fasi successive i posti non basterebbero per tutti. E rimarrebbero fuori circa 30mila persone. La graduatoria del concorso ordinario del 2012 potrebbe esaurirsi già nella fase «0». Gli aspiranti in esse contenuti sono 14.461 e, dunque, è verosimile che vengano assunti già nelle fasi dell’organico di diritto. Pertanto, i 55.258 posti dell’organico aggiuntivo dovrebbero essere interamente assegnati ai precari delle Gae. Il tutto con l’esclusione della scuola dell’infanzia che, da sola, vanta 31.200 aspiranti inclusi nelle Gae e per la quale sono previste appena 3227 immissioni in ruolo. Pertanto, i precari che rimarranno nelle graduatorie a esaurimento dovrebbero essere circa 29.500. In tale fase i candidati all’immissione in ruolo sull’organico aggiuntivo dovrebbero essere 52.136. E rimarrebbero fuori circa 29mila precari della scuola dell’infanzia, che non potrebbero comunque essere utilizzati in altro ordine.

Immissioni, futuro incerto per chi decide di restare precario

da ItaliaOggi

Immissioni, futuro incerto per chi decide di restare precario

Incognita depennamento dalle graduatorie

Carlo Forte

Continuare a lavorare nelle provincie di residenza, anche se con contratti a termine. Senza l’incognita del depennamento dalle graduatorie a esaurimento. Lo chiedono a gran voce i docenti precari storici, che in questi giorni affollano le sedi dei sindacati in cerca di una dritta. La questione è venuta fuori da tempo ed è stata sottoposta ai vertici del ministero dell’istruzione. Che non hanno ancora sciolto il nodo. Mettendo in fila le norme, però, la risposta sembrerebbe essere favorevole alla causa dei precari storici. Il comma 109 dell’articolo 1 della legge 107/2015 prevede, infatti, che ai ruoli del personale docente si acceda per concorso. Ma per l’assunzione del personale docente ed educativo «continua ad applicarsi l’articolo 399, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, fino a totale scorrimento delle relative graduatorie ad esaurimento». E «i soggetti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente sono assunti, ai sensi delle ordinarie facoltà assunzionali». In buona sostanza, dunque, fino a quando vi saranno aspiranti collocati nelle graduatorie a esaurimento, ogni volta che l’amministrazione scolastica procederà alle immissioni in ruolo in via ordinaria, dovrà distribuire i posti a metà tra gli aspiranti utilmente collocati nella graduatoria del concorso e quelli ancora presenti nella rispettiva graduatoria a esaurimento. A tale conclusione si perviene anche leggendo le disposizioni contenute nell’articolo 6 del decreto 767/2015.

Laddove si prevede che i soggetti che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata in una fase del piano straordinario di assunzioni non partecipano alle fasi successive e sono definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie. In pratica, per evitare di essere depennati dalle graduatorie a esaurimento (e continuare a concorrere per le supplenze temporanee non brevi e alle immissioni in ruolo in via ordinaria) dovrebbe essere sufficiente non rifiutare eventuali immissioni in ruolo nella propria provincia nella fase «0» e nella fase «A» e astenersi dal presentare la domanda per partecipare alle fasi successive del piano assunzionale. La partecipazione alle fasi «B» e «C» comporterebbe, infatti, l’obbligo di accettare eventuali immissioni in ruolo in una qualsiasi delle provincie italiane dove l’interessato dovesse maturare il diritto sull’organico aggiuntivo, pena la cancellazione dalle relative graduatorie.