Scuola, nessun congelamento delle immissioni in ruolo

Scuola, nessun congelamento delle immissioni in ruolo

A seguito di alcune notizie di stampa il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca smentisce qualsiasi ipotesi di congelamento del piano di immissioni in ruolo attualmente in corso. Il piano prosegue e non vi sarà alcuna ripetizione delle fasi già concluse.

Le recenti ordinanze del Consiglio di Stato escludono esplicitamente qualunque impatto sul piano straordinario di assunzioni. I docenti oggetto delle ultime ordinanze saranno inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento e potranno partecipare, in base al loro punteggio, come da normativa vigente, alle assunzioni dei prossimi anni.

Risparmiamo alla scuola inutili tensioni

Risparmiamo alla scuola inutili tensioni

Un documento “unitario” – nel senso che unisce le forze sindacali del comparto in nome dell’unico principio che sembra ancora capace di ispirarle (e cioè la pregiudiziale opposizione a qualunque cambiamento dello status quo) – si rivolge a tutti gli operatori della scuola per invitarli a comportamenti di aperto boicottaggio e disapplicazione della legge 107.

Non intendiamo in questa sede addentrarci nella confutazione dei singoli punti: stiamo preparando una serie di seminari professionali aperti ai dirigenti scolastici, nei quali analizzeremo in dettaglio la legge e i suoi aspetti applicativi. In quel contesto, preciseremo anche il nostro punto di vista sulle diverse questioni tuttora aperte.

Quello che nel frattempo ci preme evidenziare è invece l’insostenibilità dell’assunto centrale del documento: siccome i suoi estensori ritengono la legge incostituzionale e dichiarano di volerla impugnare davanti al giudice costituzionale, assumono che sia lecito procedere intanto in via unilaterale alla sua disapplicazione ed a comportamenti apertamente in contrasto con essa.

Tutti dovrebbero sapere – e i dirigenti scolastici certamente lo sanno – che una legge promulgata è efficace e va applicata da tutti i cittadini della Repubblica fino a quando rimane in vigore. Siamo quindi pronti ad attendere le pronunce della Suprema Corte, senza nutrire le stesse granitiche certezze dei sindacati in questione. Se, e quando, tutta la legge o parte di essa dovessero non superarne il vaglio, ci atterremo alla nuova situazione che si venisse a creare. Fino a quel momento, è dovere di tutti – e nostro in primo luogo – “rispettarla e farla rispettare”, secondo il precetto costituzionale. Ed in tutte le sue parti.

Altra cosa che tutti dovrebbero sapere è che le competenze degli organi collegiali sono stabilite per legge e non possono essere derogate da fantasiose quanto estemporanee deliberazioni dei loro componenti. E dovrebbero sapere che una legge successiva modifica una legge precedente che verta nella stessa materia anche quando non ricorra alla esplicita abrogazione. E quindi a nulla vale citare clausole contrattuali ormai obsolete (vecchie di otto anni ed abrogate dalle norme imperative di legge sopravvenute) o gli articoli del regolamento dell’autonomia che – anche quando non sono stati esplicitamente sostituiti, come nel caso dell’articolo 3 – sono stati ugualmente incisi dalla legge 107.

Quanto all’invito fatto ai componenti degli organi collegiali perché si astengano dal deliberare sulle materie loro attribuite dalla legge (come i criteri per la premialità), chi lo formula dovrebbe sapere che – quando un soggetto si astiene dal fornire le indicazioni o i criteri che la legge gli richiede di formulare – l’organo esecutivo ne può prescindere per procedere a quanto di sua competenza.

Ce n’è abbastanza per dire, serenamente, che se c’è una cosa che alla scuola debba essere risparmiata in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico sono le tensioni inutili e le forzature pseudo-giuridiche. Chi ha titolo a farlo, espleti pure le procedure previste dalla Costituzione per impugnare la legge ed attenda l’esito relativo. Fino a quel momento, essa è vigente e va attuata, in tutte le sue parti e da tutti.

Quale esempio si pensa di dare alle giovani generazioni che nella scuola vengono formate ed educate alla cittadinanza? che le leggi si applicano solo se assecondano le nostre opinioni o i nostri particolari interessi? Sorprende che persone le quali sostengono di appartenere al mondo della scuola e di rappresentarlo mostrino di ignorare la regola fondamentale che sorregge ogni patto sociale: e cioè l’obbligo di rispettare la legge e di attuarla pienamente anche quando non la si condivide.

Una notazione da ultimo. Il clima che si prepara con il documento “unitario” (e con le troppe dichiarazioni sopra le righe che lo hanno preceduto ed accompagnato) è un clima di scontro, che sfocerà, secondo un copione già visto, in scioperi, blocchi della didattica, occupazioni ed altro. Tutto ciò di cui la nostra scuola non ha alcun bisogno e che non giova a farla “buona”. Alla fine, il conto lo pagheranno i giovani: e fra loro soprattutto i più deboli e i meno provveduti sul piano sociale, quelli che più di ogni altro avrebbero bisogno di frequentare con continuità e serenità per recuperare lo svantaggio iniziale.

Chi sta determinando le condizioni per un simile scenario si assume una duplice responsabilità: quella delle tensioni e delle disfunzioni che si adopera per alimentare e quella di usurpare una rappresentanza dell’interesse generale che nessuno gli ha attribuito. Nella più benevola delle ipotesi, i firmatari sono legittimati a rappresentare gli interessi dei docenti: e non siamo neppure sicuri che questo sia del tutto vero. Ma certamente non rappresentano quelli dei genitori e degli studenti: men che meno quelli dell’intero Paese, che paga un prezzo elevato per un servizio di istruzione messo irresponsabilmente a rischio.

Piaccia o non piaccia, l’interesse generale ha altre sedi costituzionali di rappresentanza: in primo luogo quel Parlamento cui spetta legiferare e contro il quale viene implicitamente lanciato l’invito alla delegittimazione ed alla disobbedienza. Ancora un elemento su cui riflettere, soprattutto quando a rendersene attori sono coloro che dicono di rappresentare gli educatori ed i maestri dei nostri giovani.

La legge 107 ed i tempi per l’avvio della sua attuazione

La legge 107 ed i tempi per l’avvio della sua attuazione

Facciamo chiarezza sulla reale urgenza delle decisioni relative

Con l’approssimarsi del 1° settembre, è cresciuta di colpo la tensione nel mondo della scuola, in parte per la “dichiarazione di guerra” contro la legge 107, effettuata con il documento unitario dei sindacati del comparto, in parte per questioni oggettive, legate alla formulazione della legge, in molti casi ambigua o oscura.

Come è noto, fin dal momento della sua pubblicazione in Gazzetta, Anp sta lavorando sul testo e preparando una nutrita serie di seminari di formazione per i dirigenti scolastici, che copriranno tutte le diverse questioni attuative e tutto il territorio nazionale. Ci sembra utile peraltro fare subito il punto sulla domanda cruciale che sembra assillare i colleghi alla vigilia dell’apertura dell’anno scolastico: cosa debbo fare a partire da domani? quali decisioni devo portare al primo collegio docenti?

La risposta è relativamente semplice e ne va preso atto: non c’è nulla di urgente e soprattutto nulla che debba essere deliberato dagli organi collegiali nei prossimi giorni o nelle prossime settimane. Lo spiegheremo in dettaglio nel corso dei seminari: da qui ad allora, basti questo breve promemoria sui punti principali su cui la legge è intervenuta:

nomina collaboratori – La facoltà di nominare collaboratori fino al 10% dell’organico dell’autonomia è, appunto, una facoltà, che può essere esercitata per intero o in parte, subito o in più volte, secondo necessità. In sintesi, il nostro consiglio è di procedere a nominare i primi collaboratori, in funzione delle esigenze più immediate, eventualmente confermando quelli già esistenti lo scorso anno; di riservarsi poi di nominare gli altri in un secondo momento. Nei seminari svolgeremo considerazioni più analitiche al riguardo.

alternanza scuola-lavoro – Diventa obbligatoria a partire dalle classi terze del 2015-16. Ma i numeri in gioco ed i vari passaggi organizzativi necessari per realizzarla non consentiranno di passare alla fase operativa prima di alcuni mesi, salvo per le scuole che già avevano una consolidata prassi in merito. Dunque, nei prossimi giorni, ci si potrà limitare ad insediare un gruppo di lavoro, coordinato da uno dei propri collaboratori, che analizzi la norma ed il contesto in cui opera la scuola, al fine di predisporre tutto quanto necessario.

piano triennale offerta formativa – Deve essere approvato entro ottobre e spetta al dirigente formulare gli indirizzi generali (che prima erano competenza, di rado esercitata, del Consiglio di Istituto). Non è necessario che questo venga fatto fin dai primi giorni: anzi, è opportuno che il dirigente operi un’attenta revisione della situazione, visto che il contenuto del documento prescritto dalle nuove norme è abbastanza diverso e più articolato di quello del tradizionale POF. Si suggerisce di comunicare al Collegio docenti che le linee di indirizzo saranno comunicate appena pronte e presumibilmente entro il mese di settembre. Ci riserviamo di proporre ai colleghi una traccia di massima nel corso dei seminari in programma.

ultimo POF – Per l’ultimo piano dell’offerta formativa della vecchia serie “annuale”, si procederà come da routine ormai consolidata, ricordando solo di incorporarvi gli obiettivi di miglioramento definiti nel RAV.

comitato di valutazione del servizio – Inutile affrettarsi ad individuare i suoi componenti, per due motivi: l’organo non può comunque essere costituito ed operare fino a quando l’USR non avrà designato il membro di sua competenza; tutte le azioni che il comitato deve esercitare si riferiscono alla fase conclusiva dell’anno scolastico. Non vi è quindi alcuna fretta di adoperarsi per affrontare subito la questione.

bonus premiale – Sicuramente, uno dei nodi più controversi dell’intera legge. Ma anche in questo caso non è possibile e non è utile anticipare decisioni che dovranno venire in un secondo tempo. In primo luogo, non è nota l’entità del fondo che sarà assegnato a ciascuna scuola: ciò che, per motivi legati alla formazione del bilancio dello Stato, non potrà avvenire fino ai primi mesi del 2016. Inoltre, la valutazione ai fini dell’attribuzione del bonus dovrà prendere in considerazione il servizio prestato nell’intero anno. E dunque, anche qui, calma e gesso.

chiamata diretta dei docenti dagli ambiti territoriali – Se ne parlerà non prima che siano costituiti gli ambiti stessi (la legge indica il termine del 30 giugno 2016) e che sia completato il piano straordinario di mobilità verso gli ambiti stessi. Non c’è motivo di anticipare decisioni o orientamenti in merito.

azioni relative al Piano Scuola Digitale – Vanno inserite nel POF, ma devono essere connesse con il Piano Nazionale che il MIUR deve ancora emanare. Fino a quel momento, non è possibile assumere decisioni e non conviene fare anticipazioni.

valutazione del dirigente – Avrà luogo, di regola, al termine del mandato e comunque non prima della conclusione di ciascun anno. Mancano tuttora gli indicatori INVALSI e l’adozione del Decreto Ministeriale previsto dalla norma. Non c’è motivo di anticipare comportamenti o scelte che devono ancora essere definiti.

azioni relative al Portale Unico – Deve ancora essere istituito, prima che vengano richiesti i dati destinati ad alimentarlo. Verosimilmente, dovranno passare ancora diversi mesi.

RSU e relazioni sindacali in genere – La legge nulla innova al riguardo. Si seguiranno dunque le indicazioni ormai consolidate in materia, derivanti dal contratto nazionale, così come modificato dal DLgs. 150/09 per quanto riguarda la competenza esclusiva del dirigente in materia di gestione delle risorse umane e di organizzazione degli uffici. Si raccomanda di rispettare con particolare attenzione il termine formale per l’apertura delle relazioni sindacali (15 settembre), stante la dichiarata intenzione dei sindacati del comparto di esigerne la stretta osservanza. Si ricorda al riguardo che le relazioni possono essere aperte anche con la semplice convocazione scritta delle parti, da protocollare.

RIFORMA SCUOLA, DA DOMANI AL VIA RESISTENZA ATTIVA CONTRO LEGGE 107

RIFORMA SCUOLA, DA DOMANI AL VIA RESISTENZA ATTIVA CONTRO LEGGE 107

Al via da domani in tutte le scuole la “resistenza attiva” contro la legge 107 in difesa della libertà di insegnamento e per tutelare la scuola pubblica statale dai poteri del “preside-autocrate”. A promuovere la mobilitazione è la Federazione Gilda-Unams che invita tutti i docenti ad astenersi da alcune attività aggiuntive e dalle funzioni non obbligatorie a livello contrattuale.
Nel dettaglio, la Fgu propone di non accettare la nomina a coordinatore di classe, dipartimento, coordinamento per materia; di rifiutare le funzioni di responsabile di laboratorio e l’incarico di responsabile di plesso; non accettare la nomina a staff della dirigenza e quella di collaboratori del dirigente scolastico, in particolare nelle scuole in cui manca il capo d’istituto e sono quindi in reggenza. “Si tratta di suggerimenti – sottolinea la Fgu – ai quali possono ovviamente aggiungersi altre forme di ‘resistenza attiva’ proposte dai docenti”.
Per organizzare la mobilitazione, la Federazione Gilda-Unams indica agli insegnanti le istruzioni operative: “Nel primo collegio docenti, nel caso sia presente all’ordine del giorno l’elezione dei due membri del nuovo comitato di valutazione, – spiega il sindacato – bisogna presentare una mozione di rinvio, così da poter scegliere le colleghe e i colleghi più idonei. Inoltre è opportuno che, prima dei collegi dei docenti per l’elezione dei membri del comitato di valutazione e per la delibera del Pof triennale, in ogni scuola si svolgano riunioni delle Rsu e dei docenti per progettare la resistenza alla legge 107”.
Per quanto riguarda l’assegnazione del “bonus qualità”, la Fgu sottolinea che i docenti premiati con il fondo per il merito non possono essere riconosciuti per le stesse attività a livello di distribuzione del fondo dell’istituzione scolastica “perché non è possibile pagare una persona due volte per la stessa funzione”.
“La mobilitazione nelle scuole – ricorda la Fgu – si affianca alle iniziative già in cantiere, tra cui la costituzione di un Comitato per l’indizione di un referendum abrogativo delle norme della legge 107/2015 e, insieme con le altre organizzazioni sindacali, i ricorsi presso il Tar e il giudice ordinario, primo fra tutti quello riguardante l’esclusione di alcune categorie di docenti dal piano di assunzioni”.

Scuola, l’alternativa di Emiliano alla riforma Renzi: affitti agevolati ai precari

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, l’alternativa di Emiliano alla riforma Renzi: affitti agevolati ai precari

Il presidente della Puglia lancia agevolazioni per gli insegnanti che dovranno trasferirsi in seguito al piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola: una mossa utile anche per ritagliarsi un ruolo a livello nazionale

Grande distribuzione, sconti online e mercatini dell’usato: guida all’acquisto low cost dei libri di testo

da Il Sole 24 Ore

Grande distribuzione, sconti online e mercatini dell’usato: guida all’acquisto low cost dei libri di testo

di Lorena Loiacono

Parte il count down per l’avvio del nuovo anno scolastico e tra gli studenti è iniziata la caccia al libro. L’elenco dei testi da acquistare, infatti, è già a disposizione delle famiglie: l’adozione è stata effettuata dal collegio dei docenti nella seconda metà del mese di maggio proprio per consentire ai ragazzi di arrivare preparati al primo giorno di scuola. Le scelte deliberate prima della fine dello scorso anno scolastico non possono infatti essere modificate.

Tra il nuovo e l’usato
Per limitare il peso del caro-libri, che ogni anno incombe sulle famiglie al rientro dalle vacanze, è possibile orientarsi su acquisti più economici con testi di seconda mano che, in casi particolarmente favorevoli, arrivano a costare fino al 70% in meno. Ma sempre con un occhio attento alla qualità e alle buone condizioni del testo. Se invece si preferisce utilizzare solo libri nuovi, per scelta o perché ci si trova di fronte a nuove edizioni, non mancano le offerte sul mercato fatte di sconti e promozioni ad hoc.

Usato sicuro
Il mercatino dell’usato è diventato quasi un rito di inizio anno: si va dalla scelta di utilizzare il libro del fratello più grande fino alla compravendita dei testi fuori dalle singole scuole, acquistando i libri dei compagni più grandi. Ma non solo, in molte città esiste il mercato dell’usato in cui arrivano testi di ogni disciplina, spesso in ottime condizioni, dove è anche possibile contrattare sul prezzo e avere maggiori sconti se si lascia i propri libri usati, tra quelli dello scorso anno. Nei mercatini dell’usato si trovano anche testi fondamentali come i dizionari che spesso fanno impennare la spesa nel primo anno, ad esempio per materie come il greco e il latino al liceo classico o le lingue al linguistico. I mercatini sul territorio sono tantissimi e vengono organizzati anche da diverse associazioni come nel caso dell’Unione degli studenti che garantisce sconti fino al 50% del prezzo di copertina. Senza contare che, spesso, anche nelle librerie di fiducia, quelle cosiddette “sotto casa”, esiste la possibilità di acquistare libri nuovi e usati a ottimi prezzi magari anche vendendo i propri che non servono più come una vera e propria permuta.

Nuovo, a ogni costo
Ma gli affari non sono solo sul libro usato. È possibile infatti approfittare di notevoli sconti anche acquistando nella grande distribuzione. Punti vendita ben noti alle famiglie italiane che restituiscono parte dei costi sostenuti per l’acquisto dei libri in buoni spesa. Come accade ad esempio nei punti Conad, Auchan, Coop, Carrefour e Simply con rimborsi dal 15 al 25% . Tra questi, Carrefour permette anche di pagare a rate dilazionando la spesa. Non tutti i supermercati dei vari gruppi aderiscono all’iniziativa e quindi è sempre meglio informarsi prima, anche perché in alcuni casi per accedere alle promozioni servono le carte fedeltà dei clienti abituali. E c’è anche chi, come Esselunga, offre uno sconto direttamente sul prezzo di copertina senza dover per forza utilizzare poi i buoni sconto.

L’affare a portata di click
La scelta non è solo tra l’acquisto del libro nuovo e quello del libro usato. Esiste infatti la possibilità, in forte e dilagante espansione, di cercare, scegliere e ordinare i libri di scuola comodamente da casa, davanti al pc. Grazie alle offerte che corrono sul web legate a siti specialistici che garantiscono occasioni da non perdere. Tramite il sito www.adozionilibriscolastici.it, ad esempio, è possibile effettuare una ricerca partendo dalla regione di appartenenza, arrivando alla città e alla scuola di interesse, accedere alla propria classe di frequenza e leggere la lista dei testi in adozione. A quel punto si accede ad Amazon, il sito dedicato all’acquisto dei libri, e si procede con l’ordine sia dei testi nuovi sia di quelli usati. Libri nuovi e usati sono in vendita anche su Libraccio, Ibs, eBay,Libreriascolastica e su numerose pagine social delle varie associazioni studentesche o delle singole scuole in cui i ragazzi, spesso, si mettono direttamente in contatto tra loro per la compravendita.

Precari, entro l’11 settembre l’accettazione della cattedra

da Il Sole 24 Ore

Precari, entro l’11 settembre l’accettazione della cattedra

di Eu. B

La procedura per la maxi-assunzione dei precari si arricchisce di una nuova scadenza. Con un avviso pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 agosto il ministero dell’Istruzione ha fissato per l’11 settembre la data ultima per l’accettazione degli incarichi che i docenti riceveranno nell’ambito della cosiddetta «fase B». Chi non lo farà – precisa il Miur – non riceverà altre proposte di incarico nella successiva fase “C” (che attribuirà altri 55mila posti di potenziamento, ndr) e sarà cancellato dalle graduatorie.

In ballo in questo momento ci sono le 16.210 cattedre (di cui 8.797 sul sostegno) che sono rimaste scoperte al termine dei primi due step previsti dalla «Buona Scuola» nell’ambito dell’operazione precari (su cui si veda Scuola24 del 27 agosto ): la fase “zero” che ha interessato tutti i posti liberi dopo il turn over e la fase “A” che ha riguardato le altre disponibilità sull’organico di diritto. A  contendersele saranno i circa 71mila prof che hanno presentato la loro istanza online entro il 14 agosto scorso. A incrociare l’offerta dei posti disponibili come le preferenze di provincia espresse dai docenti ci penserà il sistema informatico del Miur.

I “fortunati” riceveranno una mail a partire dalle 00.01 del 2 settembre e avranno 10 giorni di tempo per accettare o rinunciare. Cioè entro la mezzanotte dell’11 settembre come previsto dall’avviso pubblicato in Gazzetta. Che mette in guardia gli insegnanti dal doppio rischio collegato al rifiuto: «Coloro che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata nella fase B non partecipano alle fasi successive del piano di assunzioni e sono definitivamente espunti dalle graduatorie di merito e a esaurimento in cui sono iscritti».

Già si sa che non tutte le cattedre saranno assegnate. Per alcune classi di concorso non ci sono domande a sufficienza mentre per altre si registra un surplus di aspiranti. Tanto più che gran parte delle cattedre libere sono al Nord mentre le richieste provengono soprattutto dal Sud. Al punto che i sindacati nei giorni scorsi hanno parlato di rischio «deportazione» per migliaia di docenti. Un’accusa che il sottosegretario Davide Faraone ha già respinto al mittente. Sottolineando che si tratta invece «della più grossa assunzione di tutti i tempi». 

Boom di gemellaggi elettronici e classi via web

da Il Sole 24 Ore

Boom di gemellaggi elettronici e classi via web

di Eu. B.

Crescono del 120% i gemellaggi elettronici tra insegnanti. Con un’alta partecipazione del Mezzogiorno. È quanto emerge dai dati sui primi 10 anni di attività di eTwinning: l’azione europea che dal 2005 mette in contatto docenti e classi per innovare la didattica, sfruttando le nuove tecnologie. Secondo quanto rende noto l’Indire, il nostro Paese registra ritmi di crescita tra i più elevati d’Europa: le scuole italiane sono fra le più attive e numerose in termini di partecipazione, risultati e riconoscimenti. Al punto che si siamo al quinto posto su 35 partecipanti per insegnanti iscritti, dopo Turchia, Polonia, Francia e Spagna.

Il trend delle iscrizioni
I docenti italiani iscritti alla piattaforma sono in continua crescita: oltre 25.000 (circa l’8% degli oltre 300.000 iscritti in tutta Europa), con un picco nel triennio 2012-2014, con circa 13.750 nuove registrazioni (+120% in tre anni) e un aumento significativo dei nuovi progetti attivati, più di 4.200 sui 10.500 totali attivati dal 2005 (+ 70%). Le scuole registrate sono 9.500 e in media sono 3 gli insegnanti iscritti alla piattaforma in ciascun istituto. Le più presenti sono le superiori con 3.350 istituti presenti; seguono le scuole medie (3.000), quindi le primarie (2.700) e le scuole dell’infanzia (450).

Il quadro regionale
I picchi di attività di eTwinning si registrano nelle regioni più popolose, come Lombardia, prima regione come partecipazione, seguita da Sicilia, Lazio e Puglia. Il Sud è la zona più attiva, con 5.082 progetti avviati mentre il Nord e Centro Italia sono fermi rispettivamente a 3.977 e 3.714 partnership. In un caso su tre le Lingue Straniere sono la materia più scelta da insegnanti e alunni, una tendenza relativamente naturale nelle attività di gemellaggio fra Paesi diversi. Le discipline oggetto dei progetti sono comunque molto varie: salute, sport, ambiente, cultura, arte, musica, teatro, ecc.

I paesi più gettonati
La maggior parte dei gemellaggi dalle scuole italiane si realizzano con scuole partner in Francia (in 1064 progetti), Polonia (979 progetti), Spagna (697) e Grecia (591). Da un anno è possibile anche attivare gemellaggi tra scuole dello stesso Paese, così come è possibile coinvolgere partner dei Paesi eTwinning Plus: Armenia, Azerbaijan, Georgia, Moldavia, Tunisia, Ucraina.

Prime campanelle al via, parte in salita l’anno scolastico

da la Repubblica

Prime campanelle al via, parte in salita l’anno scolastico

 

di Salvo Intravaia

Studenti pronti a tornare sui banchi  tra novità legate alla riforma Renzi-Giannini e criticità: presidenze vacanti, potenziamento ridotto e vicari in classe 

Parte in salita la riforma della scuola Renzi-Giannini. L’anno scolastico che si apre a settembre è pieno di incertezze in quanto l’avvio della Buona scuola apporta una serie di novità di merito e di metodo nella vita scolastica e, se possibile, alle vecchie criticità di un sistema elefantiaco pieno di contraddizioni, somma quelle di una complessa riforma alle sue battute iniziali. Almeno, in attesa di tempi migliori. L’auspicio che si potesse dire addio in tempi brevi a quella che il sottosegretario Davide Faraone ha definito “supplentite” – l’enorme numero di supplenti che ogni anno vengono nominati per coprire le cattedre vacanti e che non assicurano nessuna stabilità a scuole e alunni – e del conseguente svuotamento delle graduatorie ad esaurimento è rimasto e, probabilmente, rimarrà tale per qualche anno.

Ma governo e aspiranti maestri e prof potranno consolarsi con un mega concorso a cattedre da 80mila posti, che dovrebbe essere bandito entro il prossimo primo dicembre. E con un lento avvio verso un nuovo modo di concepire la scuola con maggiore autonomia e più responsabilità da parte dei dirigenti scolastici. Intanto, col primo settembre, i sindacati della scuola affilano le armi in vista di un autunno che si preannuncia caldo. Vediamo quali sono le criticità maggiori che dovranno fronteggiare capi d’istituto e insegnanti a settembre.

Presidenze vacanti. Saranno circa 1.700 – quasi una su cinque – le scuole che per il prossimo anno scolastico resteranno senza un preside titolare. Una parte – circa 400 sedi – sono sottodimensionate a causa di un numero insufficiente di alunni. E saranno affidate ad altrettanti presidi che dovranno gestire due scuole contemporaneamente. La restante parte – 1.200/1.300 istituti – non ha un preside titolare. Perché i pensionamenti degli ultimi anni non sono stati rimpiazzati. L’ultimo concorso a preside risale al 2011 e da allora è mancato il necessario turn-over. Così, nell’anno in cui parte la riforma della scuola, oltre 3mila e 200 istituti  –  il 40 per cento del totale  –  avranno un preside part-time, che dovrà dividersi su due scuole e affrontare le emergenze di un numero maggiore di plessi.

Vicari in classe. A complicare l’avvio dell’anno scolastico anche il mancato esonero dall’insegnamento dei vicari, abolito dalle legge di stabilità. Quest’anno, i vicepresidi delle scuole con molte classi non potranno godere né di esonero né di semiesonero. E, dovendosi recare in aula, non potranno supportare adeguatamente il capo d’istituto com’è sempre avvenuto negli anni scorsi. Il governo sta cercando di trovare una soluzione in extremis ma il suono della prima campanella è ormai imminente. A meno che, le scuole non riescano ad organizzarsi in maniera tale da lasciare libero dalla classe il vicario. Ma i risicati organici assegnati dagli Uffici scolastici regionali difficilmente consentiranno simili adattamenti. E nelle scuole in reggenza, senza un preside in pianta stabile, attuare la riforma potrebbe trasformarsi in una mission impossible.

Potenziamento ridotto. Uno dei punti forti della riforma, per quest’anno, potrebbe partire in forma ridimensionata. Fatti due conti, l’organico di potenziamento da 55mila unità per rilanciare l’insegnamento di Musica ed Educazione motoria alla primaria, lingua straniera alla media e Storia dell’arte, Economia e Diritto al superiore non potrà essere coperto totalmente con i precari e gli idonei al concorso del 2012 che hanno chiesto di partecipare al Piano straordinario di assunzioni previsto dalla buona scuola. Le domande presentate entro lo scorso 14 agosto dagli aspiranti insegnanti non basteranno a coprire tutte le 55mila cattedre previste: ne mancheranno all’appello almeno 20mila, che potrebbero salire anche a 25mila. Tra novembre e dicembre, per fare decollare l’autonomia in ogni scuola arriveranno quindi non più 6/7 insegnanti, come si era ipotizzato all’inizio, ma soltanto 3/4 docenti per istituto. A meno che, come ha lasciato intendere la ministra Stefania Giannini, non si autorizzino i capi d’istituto a nominare supplenti. Inoltre, l’organico di potenziamento arriverà materialmente nelle scuole a fine novembre o anche dopo. Un ritardo che non consentirà di sopperire, almeno per i primi mesi, neppure al mancato esonero dei vicari com’era nelle intenzioni del legislatore.

Supplentite. Quello che sembrava un obiettivo a portata di mano, un altro punto fondamentale della riforma, è ancora un “sogno”. Lo svuotamento delle graduatorie dei precari e la fine della supplentite sono target ancora piuttosto lontani, considerato che le graduatorie provinciali ad esaurimento resteranno in piedi ancora per alcuni anni e quest’anno potrebbero arrivare da 60 a 80mila supplenze, soltanto un terzo in meno rispetto all’anno scorso. Ma i sindacati sostengono che le supplenze, quest’anno, toccheranno quota 100mila. Bene che vada, infatti, potranno esser assegnati 80mila cattedre e non 103mila come previsto dal Piano straordinario di assunzioni. Il resto andrà a supplenti d’istituto e si aggiungerà ai posti già occupati l’anno scorso dai supplenti di seconda e terza fascia.

L’esodo verso il Nord. E’ stato uno degli argomenti al centro del dibattito scolastico per tutta l’estate: il destino di migliaia di precari meridionali che, per entrare di ruolo, si dovranno “accontentare” di una cattedra al Nord. I numeri li ha pubblicati il ministero dell’Istruzione qualche giorno fase su 16mila posti disponibili per la prima tranche di assunzioni in ambito nazionale – dove un precario di Catania può anche essere assunto a Treviso – oltre 11mila sono al Nord e altri 3.232 in una regione dell’Italia centrale. Per un precario meridionale, essere assunto vicino a casa nella fase B sarà quasi impossibile. Perché i mille e 500 posti liberi al Sud resteranno tali, in quanto le relative graduatorie dei precari sono rimaste vacanti. Per attenuare l’esodo verso il nord, il ministero dell’Istruzione ha introdotto una misura nella circolare delle supplenze che consentirà a coloro che sono stati nominati in un’altra regione, ma che acciuffano una supplenza in patria, di rimanere in provincia e rinviare il viaggio al Nord al primo luglio 2016. Al loro posto, per quasi un anno verranno nominati supplenti. Ma per coronare il sogno della cattedra fissa, migliaia di meridionali potranno soltanto fare le valigie. O subito o tra dieci mesi.

Buona Scuola, a settembre solo metà delle assunzioni

da La Stampa

Buona Scuola, a settembre solo metà delle assunzioni

Le altre promesse dalla riforma saranno ad anno scolastico iniziato. I 55mila nuovi docenti degli organici funzionali in ruolo nel 2016
lorenzo vendemiale

roma

Un anno di transizione fra la vecchia e la nuova «Buona scuola» di Matteo Renzi. A quindici giorni dal suono della prima campanella (ma in alcune regioni, come il Molise, si partirà già il 9 settembre), gli istituti del Paese si preparano a riaprire, cambiati solo a metà dalla riforma approvata in estate dal Parlamento. Le novità più significative (poteri dei dirigenti, valutazione, finanziamenti alle scuole) scatteranno dal 2016, nei prossimi mesi dovranno essere gettate le basi per attuarli. Ma soprattutto il ministero ha potuto effettuare entro il mese di settembre soltanto la prima tranche delle 100mila assunzioni promesse.

ASSUNZIONI IN DUE TEMPI

Uno dei cardini della riforma era il piano straordinario di assunzioni, con la creazione dei cosiddetti «organici funzionali» che avrebbero dovuto portare nelle scuole più personale, ampliare l’offerta formativa, eliminare (o quantomeno ridurre) le supplenze. In realtà, a oggi è stata attuata soltanto la prima fase (quella per coprire i 47mila posti vacanti e disponibili). Le immissioni in ruolo già fatte sono circa 29mila, altre 10mila se ne aggiungeranno nei prossimi giorni con l’assegnazione residuale della fase B. Per i 55mila posti di potenziamento, invece, bisognerà aspettare il mese di novembre, quando alcuni docenti potrebbero già aver accettato un incarico di supplenza. In molti casi, dunque, le nomine saranno solo giuridiche e diventeranno effettive a partire dal 2016. Un po’ come tutta la riforma.

Per questo la vita degli istituti e di chi li manda avanti non è stata stravolta. «Di fatto non è cambiato molto», spiega Clara Rech, dirigente del liceo classico Visconti di Roma. «Stiamo svolgendo gli stessi passi organizzativi che facevamo un anno fa di questi tempi: verifiche di recupero, primi scrutini, nomine dei supplenti». Le sfide più importanti verranno a breve, però: «Entro il 31 ottobre dobbiamo elaborare il Pof, il nuovo piano triennale da consegnare al ministero per l’indirizzo che vogliamo dare in futuro alla nostra scuola». Da questo documento dipenderà anche lo svolgimento dell’ultima fase delle assunzioni, quella straordinaria per cui a viale Trastevere sono arrivate circa 71mila richieste. E che prevede il temuto meccanismo di mobilità che agita i sonni dei docenti.

I TRASFERIMENTI NELLE ALTRE REGIONI

La gran parte della disponibilità di cattedre è nelle regioni settentrionali, la maggioranza dei precari viene dal Sud o dalle isole: tanti docenti (quelli più indietro in graduatoria, o che hanno espresso preferenza per province troppo affollate) rischiano di vedersi catapultati a centinaia di chilometri da casa. È il caso di Francesca Deplano, che insegna inglese alle elementari a Cagliari. «La stabilizzazione doveva essere il coronamento di un sogno, e invece si sta trasformando in un incubo», racconta. «Inizierò l’anno con un contratto di supplenza, anche se saprò già che nel 2016 avrò il ruolo in un’altra città, lontano dalla mia vita. La mia etica professionale mi spingerà a fare il meglio per i miei alunni, ma non sarà facile lavorare in una simile condizione».

INCERTEZZA E NOVITA’

Tra docenti già virtualmente trasferiti e altri in arrivo a treno in corsa (anche le graduatorie d’istituto per le supplenze saranno pronte solo il 20 ottobre), il nuovo anno scolastico rischia di essere caratterizzato soprattutto da un clima di incertezza, per una riforma che porterà comunque tante novità nella scuola italiana.

«Qualcosa si sta muovendo, a partire dalle assunzioni. E questo è comunque un fatto positivo», è il giudizio della preside Rech. «L’importante è che il ministero ci accompagni nel cambiamento, dandoci gli strumenti giusti per affrontarlo». Discorso valido, ad esempio, per l’alternanza scuola/lavoro, altro punto forte della riforma. «Mi sembra un’innovazione giusta. Ma si parte già quest’anno e ancora non ci è stato detto nulla di preciso: attendiamo le liste delle agenzie e delle aziende con cui attivare gli stage dei ragazzi».

STUDENTI E GENITORI ALLA PROVA DELLA RIFORMA

Dall’altra parte, infatti, ci sono loro. Gli studenti, che hanno protestato molto contro il ddl e ora aspettano di vederne gli effetti sulla vita quotidiana. E i genitori, preoccupati per i loro figli e caricati di maggiori responsabilità con la rappresentanza all’interno dei nuovi comitati di valutazione. «Finalmente la famiglia entra nella scuola a pieno titolo, ma anche noi dovremo essere attenti a formare i nostri membri», spiega Fabrizio Azzollini, presidente dell’Age (Associazione Italiana Genitori). Giorgia Pellegrino fra due settimane inizierà l’ultimo anno al liceo classico Gioberti di Torino: «Anche noi siamo curiosi di capire cosa succederà. Non tanto per la didattica, ma per il modo in cui si vivrà a scuola. Speriamo che la valutazione dei docenti e il potere dei presidi non peggiori il clima che si respira in classe ogni giorno. Che poi è quello che ti forma veramente nei cinque anni, più dei programmi e delle lezioni». «Io – conclude -, a giugno avrò la maturità. Di questa “Buona scuola” vedrò solo l’inizio, non so se ritenermi fortunata oppure no».

No alla riforma nella metà delle scuole italiane

da La Tecnica della Scuola

No alla riforma nella metà delle scuole italiane

E’ possibile che in almeno la metà delle scuole italiane la riforma non venga attuata.
E’ di questi giorni, infatti, il documento predisposto dai 5 sindacati rappresentativi con il quale si danno indicazioni precise ai docenti e al personale su come affrontare le novità più importanti della riforma.
Il documento si occupa soprattutto della questione del comitato di valutazione e del tema del “bonus” che i dirigenti scolastici dovrebbero attribuire ad una parte di docenti per valorizzarne il merito.
La “linea” suggerita dai sindacati è assolutamente chiara e inequivicabile: i comitati di valutazione dovranno occuparsi solo della valutazione dell’anno di prova dei docenti neo-assunti evitando il più possibie di entrare nel merito dei criteri ai quali i dirigenti dovranno attenersi per assegnare il compenso per la valorizzazione del merito.
I sindacati del comparto vanno anche oltre e sostengono che le modalità di attribuzione del compenso dovranno essere definite con la contrattazione di istituto.
E’ del tutto evidente che la “proposta” sindacale mira di fatto a svuotare completamente di significato una delle principali novità della riforma.
In realtà non sarà semplicissimo raggiungere questo obiettivo perchè del comitato di valutazione faranno parte non solo 3 insegnanti (2 scelti dal collegio e uno dal consiglio di istituto) ma anche il dirigente scolastico in funzione di presidente, 2 genitori e un esperto esterno.
Con questi numeri il dirigente potrebbe rappresentare l’ago della bilancia in più di una situazione.
Non bisogna però trascurare un altro fatto importante: il documento dei sindacati del comparto è rivolto a tutto il personale della scuola, dirigenti compresi. Ora, va detto che i dirigenti iscritti ai sindacati firmatari del documento sono più o meno 3.500  e cioè poco meno della metà del totale. Allo stato attuale c’è da pensare che i dirigenti iscritti ai sindacati del comparto non avranno difficoltà ad adeguarsi alle indicazioni sindacali. Il risultato sarà quindi inevitabile: nel 40-50% delle scuole italiane un pezzo importante della riforma non verrà attuato.

Assunzioni fase B, prendere o lasciare? Le 24.00 dell’11 settembre diventano l’ora X

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni fase B, prendere o lasciare? Le 24.00 dell’11 settembre diventano l’ora X

Le decine di migliaia di precari che nella lunga notte a cavallo tra l’1 e il 2 settembre riceveranno la proposta di assunzione, avranno 10 giorni di tempo per ragionarci sopra.

Entro le ore 24.00 dell’11 settembre dovranno decidere se accettare o rifiutare: il responso, noto da tempo, è stato ufficializzato con la Gazzetta Ufficiale del 28 agosto, contenente un avviso in cui si ricorda che le proposte di assunzione (di cui all’articolo 1, comma 102, della legge 13 luglio 2015, n. 107) verranno effettuate (per la fase di cui alla lettera B del comma 98 della medesima legge) alle ore 00.01 del 2 settembre attraverso il sistema informativo Istanze OnLine raggiungibile mediante un apposito link sul sito www.istruzione.it.

In tutto, sono 16.210 i posti disponibili per la fase B, oltre la metà (8.797) riguardano cattedre di sostegno. “I docenti destinatari – prosegue l’avviso – dovranno accettare espressamente la proposta di assunzione entro le 24.00 del giorno 11 settembre, esclusivamente avvalendosi delle apposite funzioni disponibili sul sistema informativo del Miur. Si ricorda, infine, che coloro che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata nella fase B non partecipano alle fasi successive del piano di assunzioni e sono definitivamente espunti dalle graduatorie di merito e a esaurimento in cui sono iscritti”.

Ricordiamo che nei giorni scorsi il Miur ha assicurato a tutti i docenti di poter svolgere il primo anno di assunzione sulla cattedra di supplenza annuale, sottoscritta entro l’8 settembre, anche qualora la proposta d’assunzione del Miur sia giunta al precario qualche giorno prima. Una conferma che potrebbe permettere al neo-assunto intanto di accettare il ruolo e poi organizzare con calma la trasferta da attuare l’anno successivo (avendo anche la possibilità di giocarsi la carta della mobilità straordinaria riservata agli immessi in ruolo nel 2015).

A settembre due dirigenti per la stessa scuola

da La Tecnica della Scuola

A settembre due dirigenti per la stessa scuola

Fra i “pasticci” che le scuole dovranno subire nelle prime settimane di settembre ci sarà anche quello delle reggenze e delle nuove nomine di 336 dirigenti scolastici.
Il problema deriva dalla recente decisione del Ministero di autorizzare la nomina di 336 nuovi dirigenti scolastici da assumere attingendo alle graduatorie che contengono ancora docenti dichiarati idonei (si tratta soprattutto di graduatorie di regioni del sud).
I neodirigenti andranno a coprire sedi che alla data del primo settembre risultano vacanti e che sono collocate prevalentemente al nord.
Il punto è che in queste sedi, bisognerà comunque garantire la continuità del servizio; e così in tutte queste sedi gli Uffici scolastici regionali hanno già nominato (o lo faranno nelle prossime ore) i dirigenti reggenti che dovranno garantire il regolare avvio dell’anno scolastico.
Nel frattempo, entro il 7 settembre,  i neodirigenti dovranno trasmettere al Miur l’elenco delle sedi prescelte. Entro l’11 settembre ciascun Ufficio regionale predisporrà l’elenco dei dirigenti assegnati al proprio ambito. Ci saranno poi i soliti tempi per la verifica dei dati dopo di che i neodrigenti potranno assumere servizio nella propria sede: in pratica si arriverà al 20 settembre almeno e a quel punto ai reggenti delle sedi scelte verrà revocato l’incarico.
La questione, come si può comprendere, non è semplice e l’avvicendamento di due dirigenti nelle prime 3-4 settimane dell’anno scolastico non potrà che avere ripercussioni negative sul funzionamento delle scuole.

 

Se rinunci sei fuori dalle GAE: la regola era nota già tre mesi fa

da La Tecnica della Scuola

Se rinunci sei fuori dalle GAE: la regola era nota già tre mesi fa

Fra le regole del piano di assunzioni ce n’è una che più di tutte le altre continua a mettere in subbuglio il mondo dei precari: si tratta della impossibilità di partecipare alle fasi successive del piano nel caso in cui si rinunci per qualche motivo ad una proposta di assunzione.
Il problema si pone soprattutto per chi rinuncia durante la fase B, quella che presenta una particolare carenza di posti nelle regioni del sud.
La regola viene considerata – in larga misura a buon diritto – iniqua e irrazionale in quanto chi otterrà una proposta di incarico durante la fase dovrà di fatto spostarsi in un’altra regione, mentre chi, pur con punteggio inferiore, verrà chiamato nel corso della fase C avrà molte possibilità di avere una cattedra nella propria provincia.
Si tratta di proteste e contestazioni del tutto comprensibili e legittime anche se non si riesce a comprendere il motivo per cui esse emergano adesso.
Le regole in questione, infatti, erano chiare già a fine maggio quando il disegno di legge di riforma venne trasmesso al Senato, ed è davvero strano che su questo aspetto specifico del provvedimento nessuno avesse espresso critiche o anche solo qualche osservazione.
E’ chiaro che adesso è ormai troppo tardi per intervenire e, per modificare il meccanismo, bisognerà aspettare almeno il prossimo anno.
Forse, se nelle ultime settimane dell’iter legislativo si fosse prestata maggiore attenzione al testo del disegno di legge qualche evidente stortura si sarebbe potuta evitare.

Dieci giorni per accettare la proposta di assunzione

da tuttoscuola.com

Dieci giorni per accettare la proposta di assunzione
L’avviso sulla Gazzetta Ufficiale. Decisione entro l’11 settembre

Sulla Gazzetta Ufficiale Concorsi del 28.8.2015 è stato pubblicato l’avviso per la partecipazione alla fase  B del piano di assunzioni. Le proposte di assunzione sono effettuate a cominciare dalla mezzanotte del 2 settembre a tutta la mezzanotte dell’11 settembre.

“AVVISO (11 settembre 2015)

Proposte di assunzione del personale docente in attuazione dell’articolo 1, Comma 9​8, lettera b), della legge n. 107 del 13 luglio 2015 concernente la Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. (GU 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n.66 del 28-8-2015)

Si comunica che ​le proposte di assunzione di cui all’articolo 1, comma 102, della legge 13 luglio 2015, n. 107,  verranno  effettuate, per la fase di cui alla lettera b) del comma 98 della medesima legge, alle ore 00.01 del giorno 2  settembre  2015  attraverso  il  sistema informativo Istanze OnLine raggiungibile mediante apposito  link  sul sito www.istruzione.it.

I docenti destinatari  accettano  espressamente  la  proposta  di assunzione  entro  le  ore  24.00  del  giorno  11  settembre   2015, esclusivamente avvalendosi delle apposite  funzioni  disponibili  nel citato sistema informativo.

Si ricorda che in caso di mancata accettazione, nei termini e con le modalità predetti,  i  docenti  destinatari  non  possono  ​ricevere ulteriori proposte di assunzione a tempo  indeterminato  ai

sensi del piano di assunzioni di cui all’articolo 1, comma 98,  della citata legge.

Si ricorda altresì che i soggetti che non accettano la  proposta di assunzione eventualmente effettuata  nella  citata  fase  b),  non partecipano alle fasi successive  del  piano  di  assunzioni  e  sono definitivamente espunti dalle graduatorie di merito e ad  esaurimento in cui sono iscritti”.