Disabilità intellettiva, a Firenze il Congresso europeo

Disabilità intellettiva, a Firenze il Congresso europeo

Si terrà al Palazzo dei Congressi dal 9 all’11 settembre promosso dall’Associazione Europea per la Salute Mentale nella Disabilità Intellettiva in collaborazione con la Misericordia di Firenze

da Redattore sociale
07 settembre 2015

FIRENZE – Si terrà al Palazzo dei Congressi di Firenze dal 9 all’11 settembre il 10° Congresso Europeo sulla disabilità intellettiva, promosso dall’Associazione Europea per la Salute Mentale nella Disabilità Intellettiva (EAMHID) in collaborazione con la Misericordia di Firenze e la Fondazione Opera Diocesana Assistenza Onlus di Firenze. Il congresso fiorentino (9-11 settembre) è dedicato al tema dell’evoluzione della salute mentale dei disturbi dello sviluppo intellettivo e dello spettro autistico. L’EAMHID si occupa di cooperazione internazionale e dello scambio di conoscenze ed esperienze nel campo della salute mentale delle persone con Disabilità Intellettiva.

A Palazzo dei Congressi parteciperanno molti dei massimi esperti internazionali dei problemi di salute mentale dei disturbi del neurosviluppo, così come di molti studenti e giovani ricercatori. Parteciperanno, tra gli altri, l’arcivescovo di Firenze Monsignor Giuseppe Betori, Pietro Malara, funzionario del Ministero della Salute, Stefania Saccardi, assessore al Diritto alla Salute della Regione Toscana, Sara Funaro, assessore alla Sanità del Comune di Firenze, Andrea Ceccherini, Provveditore della Misericordia di Firenze.

In presenza di alunni diversamente abili la classe non può avere più di 20 studenti

da Il Sole 24 Ore

In presenza di alunni diversamente abili la classe non può avere più di 20 studenti

di Andrea Alberto Moramarco

Le classi iniziali delle scuole di ogni ordine e grado che accolgono studenti con disabilità devono essere costituite con non più di 20 alunni. Questo è quanto emerge dalla sentenza del Tar di Palermo dello scorso 22 luglio che ha anche ritenuto che tale limite debba estendersi a tutte le classi.
La vicenda
La sentenza dei giudici siciliani è l’epilogo di una vicenda che ha coinvolto un istituto superiore della provincia di Trapani. Presso tale scuola era stata costituita per l’anno scolastico 2014-2015 una sezione del primo anno con 29 alunni di cui 2 ragazzi affetti da grave disabilità. Alcuni genitori, una volta constatata questa anomalia nella formazione delle classi, avevano chiesto al preside lo sdoppiamento della classe medesima. Non avendo ottenuto però il risultato sperato si erano rivolti al Tar chiedendo ai giudici l’annullamento del provvedimento di formazione delle classi.
In particolare, i ricorrenti facevano notare la violazione di alcune norme di legge, tra cui il Dpr 81/2009 che impone, per l’appunto, in presenza di alunni con disabilità grave, di formare le prime classi con un numero massimo di 20 alunni. A ciò i genitori dei ragazzi aggiungevano che nella classe di circa 47 mq sarebbero presenti oltre ai 29 ragazzi anche 1 docente curriculare e 2 docenti di sostegno per un totale di 32 persone, numero che va comunque a sforare il tetto di 26 persone per aula fissato dalla normativa di settore a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro e recante misure antincendio.
Le motivazioni
Per i giudici palermitani non possono esserci dubbi al riguardo, dato che la normativa in materia di formazione delle classi non lascia spazio a diverse interpretazioni. Ai sensi del Dpr 81/2009 «le classi del primo anno di corso degli istituti e scuole di istruzione secondaria di II grado sono costituite, di norma, con non meno di 27 allievi» e non più di 20 in caso di presenza di alunni con disabilità. Nulla è stabilito invece per le classi successive alla prima, ma per i giudici, una lettura improntata a parametri di logicità, in relazione alle esigenze di sicurezza e piena integrazione e apprendimento dei disabili, impone di ritenere che, in presenza di alunni disabili, il limite dei 20 alunni previsto per le classi iniziali debba considerarsi valido anche per le classi successive.

Neo-prof, per ora solo in 3mila rispondono sì all’assunzione

da Repubblica.it

Neo-prof, per ora solo in 3mila rispondono sì all’assunzione

C’è tempo fino all’11, ma per ora alla mail del Ministero ha risposto uno su tre. Chi non accetta perderà il diritto all’assunzione, anche se i sindacati affilano le armi

di SALVO INTRAVAIA

Due precari della scuola su tre accetteranno la nomina ricevuta lo scorso 2 settembre soltanto negli ultimi giorni. Evidentemente, quella fra trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza da casa, smembrando la famiglia, o rinunciare all’occasione della vita è una scelta davvero una difficile da operare. E i supplenti delle graduatorie ad esaurimento, o gli idonei all’ultimo concorso a cattedre, si stanno prendendo tutto il tempo necessario per meditare. I dieci giorni per accettare o rifiutare l’assunzione nella fase B del Piano straordinario di immissioni in ruolo della Buona scuola scadranno alle 23:59 dell’11 settembre prossimo. Ma finora a rispondere affermativamente alla proposta ricevuta la notte tra il primo e il due settembre sono stati in 3mila e 700.

Un numero relativamente basso se si pensa che  –  secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro Stefania Giannini nel corso della conferenza stampa del 2 settembre  –  i contratti proposti sono stati quasi 9mila. A conti fatti, in sei giorni si sono decisi ad accettare quattro precari su dieci. La restante parte – oltre 5mila – dovrà sbrigare la pratica in poco più di quattro giorni. Il ministero dell’Istruzione, ha comunque chiarito anche attraverso il sito dedicato alle assunzioni della Buona scuola, che coloro che non accetteranno l’incarico verranno depennati dalle graduatorie ad esaurimento o da quelle dei concorsi. E perderanno ogni diritto acquisito in questi anni. Per ottenere la cattedra, dovranno partecipare al concorso che verrà bandito entro il prossimo primo dicembre.

Ma alcuni sindacati sono di parere diverso e stanno potenziando i loro uffici dedicati al contenzioso per supportare coloro che vorranno presentare ricorso. Le nomine della fase B del Piano Renzi sono state le più contestate dai precari della scuola e dai sindacati perché una delle paure maggiori della vigilia  –  quella che soggetti con punteggi maggiori andassero a finire nelle sedi più disagiate, mentre i colleghi che verranno nominati in fase C, con punteggi inferiori, potranno beneficiare di cattedre vicino a casa  –  si è puntualmente verificata: 7 precari e vincitori di concorso su 9 della fase B dovranno sobbarcarsi un trasferimento di lungo raggio, ha ammesso la stessa Giannini. Soprattutto dalla Sicilia verso la Lombardia e dalla Campania verso il Lazio e Lombardia.

Lamentele dei precari, costretti a trasferirsi in altre città per ottenere la cattedra definitiva, che ha aperto un dibattito acceso tra coloro che considerano questi spostamenti addirittura come una “deportazione” e chi invece non ci vede nulla di strano se per poter lavorare si è costretti a lunghi trasferimenti. Anche non più giovani. Un’altra lamentela di precari e sindacati, questa volta più tecnica, riguarda la procedura utilizzata per la distribuzione dei 9mila incarichi della fase B ad altrettanti aspiranti maestri e prof. Fino all’anno scorso i siti degli Uffici scolastici regionali e provinciali pubblicavano tutto: graduatorie dalle quali attingere per le immissioni in ruolo e posti disponibili. I precari in attesa della nomina potevano controllare che tutto seguisse le regole.

Ma con la fase B i posti sono stati attribuiti seguendo una ipotetica graduatoria nazionale  –  ottenuta dalla fusione delle rispettive graduatorie provinciali o regionali, per quanto riguarda il concorso  –  incrociando i punteggi e le scelte delle province operate dai precari al momento della compilazione della domanda online. Senza che nessuno abbia potuto mettere il naso sulle scelte operate dal cervellone di viale Trastevere. Per questa ragione, i rappresentanti dei lavoratori hanno invocato la necessaria trasparenza degli atti amministrativi, chiedendo gli elenchi dei nominati e le graduatorie nazionali utilizzate per assegnare gli incarichi.
Da quando sono state recapitate le mail con le sedi della fase B, sia i nominati sia coloro che sono rimasti in attesa di un posto nella fase C, hanno iniziato a fantasticare su possibili, o presunte, stranezze nell’attribuzione degli incarichi. La più ricorrente, segnalata puntualmente alle sedi sindacali, è quella che riguarda la stessa graduatoria provinciale dove il precario con punteggio minore viene nominato in una determinata provincia mentre il collega con punteggio maggiore resta a casa. “Com’è possibile?”, si chiedono in tanti. L’unico modo per fugare tutti i dubbi, spiegano i sindacati, è quello di rendere pubblici nomi e criteri di assegnazione delle cattedre.

La sedia, il banco e gli zaini fanno davvero male alla schiena degli studenti?

da La Stampa

La sedia, il banco e gli zaini fanno davvero male alla schiena degli studenti?

Gli esperti dell’ospedale Bambino Gesù di Roma puntano il dito sulla postura

È davvero colpa della scuola se ai piccoli alunni fa male la schiena? A sfatare qualche falso mito, alla vigilia della ripresa delle lezioni, sono gli esperti dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che puntano il dito sulla postura.

Nelle ore scolastiche è abbastanza «inutile invitare il bambino a “stare dritto” con la schiena. Non esiste un concetto vero e proprio di postura corretta – affermano – Esiste però la postura che aiuta l’attenzione e facilita la capacità di concentrazione, e che consiste nella modifica continua della posizione sulla sedia; è quindi preferibile non assumere una determinata posizione e mantenerla per ore, ma piuttosto modificarla spesso».

Postura sbagliata poi, spiegano gli esperti ai genitori, non significa maggiore rischio di scoliosi. «La scoliosi è una deformità vertebrale strutturata, caratterizzata da una curvatura e da una rotazione della colonna vertebrale. Nella scoliosi sono le singole vertebre incluse nella curva scoliotica ad essere deformate. La postura sbagliata può invece determinare modificazioni di tipo posturale, il cosiddetto atteggiamento scoliotico, un’alterazione della colonna vertebrale senza segni di strutturazione, ossia senza segni di malattia della colonna vertebrale. L’alterazione si manifesta spesso con la tendenza a portare le spalle in avanti curvando il dorso -la cosiddetta ipercifosi posturale- anch’essa riducibile, ossia correggibile, col movimento dallo stesso bambino e senza segni di malattia della colonna vertebrale».

È giusto, quindi, che un genitore riprenda il bambino sulla postura, ma è importante distinguere le posture sbagliate dalla comparsa della scoliosi. Il primo è un problema di muscolatura, il secondo di colonna vertebrale. In generale, «si consiglia di tenere le seguenti posizioni: in piedi, con le spalle dritte, poggiandosi correttamente sul bacino, distribuendo bene il peso, senza sbilanciarsi su un lato piuttosto che su un altro; seduti con il peso su entrambe le spalle, senza poggiare la testa su un braccio, di lato».

E il peso eccessivo dei libri? Gli zaini sono spesso davvero molto pesanti. Ma «non esiste nessun nesso di causalità tra zaino pesante, anche se portato su una sola spalla, e deformità o deviazione della colonna vertebrale. L’uso abituale dello zaino 20-30 minuti al giorno non crea alcun problema. Però – avvertono gli esperti – c’è da considerare che più tempo si porta un carico, più facile è che insorga una contrattura dolorosa sulla schiena o si assumano posture sbagliate».

Tuttavia è buona norma prendere accordi con gli insegnanti, «di solito disponibili, perché attraverso la programmazione e l’organizzazione del lavoro scolastico il materiale da trasportare venga distribuito nell’arco della settimana».

Zaino in spalla o trolley? L’importante è che «non vi sia un sovraccarico di libri. Non è tanto determinante il mezzo con cui si trascinano, quanto il peso dei libri stessi, che non deve mai essere eccessivo», concludono.

Stanziati 45 milioni per i laboratori per l’innovazione e il lavoro

da La Tecnica della Scuola

Stanziati 45 milioni per i laboratori per l’innovazione e il lavoro

Una nuova generazione di laboratori aperti anche in orario extra scolastico, pensati per essere palestre di innovazione e spazi dove mettere in campo attività di orientamento al lavoro e di alternanza, ma anche progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei Neet, i giovani non inseriti in percorsi di studio né nel mondo del lavoro. La Buona Scuola muove i primi passi: il Ministro Stefania Giannini ha firmato il decreto che stanzia 45 milioni per l’attivazione dei nuovi laboratori territoriali per l’occupabilità previsti dalla legge 107.

“Si tratta di una novità importante per il nostro sistema scolastico – sottolinea il Ministro – l’apertura al territorio sarà uno dei caratteri fondamentali di questi laboratori che potranno essere realizzati anche in spazi esterni alle scuole e saranno attivi oltre l’orario scolastico. Saranno luoghi dove i nostri ragazzi potranno scoprire i loro talenti e le loro vocazioni attraverso l’acquisizione di competenze trasversali, conoscenze pratiche e attraverso l’educazione all’autoimprenditorialità. Stiamo costruendo una risposta concreta al tema della disoccupazione giovanile e alla dispersione. Mettiamo in mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica che guarda ai settori strategici del Made in Italy e legata alla vocazione produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio”.

“Questo primo finanziamento – continua il Ministro – dà il via ad un piano di azioni più ampio che, attraverso i fondi della ‘Buona Scuola’, le risorse del Pon per l’istruzione e quelle erogate con la ex legge 440, mette a disposizione circa 500 milioni per rafforzare le infrastrutture scolastiche, cambiare il volto dei laboratori e stimolare una didattica progettuale”.

I laboratori territoriali finanziati dal decreto dovranno essere attivati da reti di almeno tre scuole con il coinvolgimento di almeno un ente locale e di un ente pubblico. La valutazione dei progetti terrà conto in particolare della capacità di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e di contrastare la dispersione e diffondere le nuove competenze, fra cui quelle digitali. L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni sarà un altro parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla compartecipazione di realtà che appartengono al territorio. Il Miur potrà erogare un contributo massimo di 750.000 euro per ciascuna struttura. Saranno almeno 60 i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e coprogettati da enti pubblici e locali, imprese, università, associazioni, fondazioni, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

Il bando per l’attivazione dei laboratori sarà disponibile sul sito www.istruzione.it.

L’Aran sulla comunicazione dello sciopero alle famiglie

da La Tecnica della Scuola

L’Aran sulla comunicazione dello sciopero alle famiglie

L.L.

L’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni ha recentemente risposto, con orientamento applicativo SCU_095, alla seguente domanda “Come deve essere comunicato lo sciopero alle famiglie? E’ sufficiente la comunicazione sul sito della scuola?”.

Di seguito la risposta dell’Aran.

“Per quanto concerne l’organizzazione del servizio scolastico in occasione dello sciopero e la conseguenziale comunicazione dello stesso alle famiglie da parte del dirigente scolastico, questa Agenzia ritiene opportuno rilevare quanto segue.

L’accordo, sottoscritto in attuazione della legge n. 146/90 e  allegato al CCNL del 26.05.1999, all’art. 2, commi 3 e 4 prevede espressamente che “In occasione di ogni sciopero, i capi d’istituto inviteranno in forma scritta il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo sciopero entro il decimo giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero oppure entro il quinto, qualora lo sciopero sia proclamato per più comparti. Decorso tale termine, sulla base dei dati conoscitivi disponibili i capi d’istituto valuteranno l’entità della riduzione del servizio scolastico e, almeno cinque giorni prima dell’effettuazione dello sciopero, comunicheranno le modalità di funzionamento o la sospensione del servizio alle famiglie, nonché al provveditore agli studi. Dalla comunicazione al provveditore dovrà altresì risultare se il capo d’istituto aderirà allo sciopero per consentire al medesimo provveditore di designare l’eventuale sostituto. Pertanto, da quanto sopra esposto, si evince chiaramente che, in caso di sciopero, il dirigente scolastico valuterà, con la capacità e i poteri del privato datore di lavoro, l’eventuale riduzione del servizio scolastico e comunicherà alle famiglie, entro i 5 giorni previsti, i prevedibili criteri organizzativi che saranno utilizzati per garantire il servizio stesso.

Per quanto concerne le modalità di comunicazione dello sciopero, essendo una questione tipicamente gestionale, la stessa rientra nell’autonoma valutazione dell’amministrazione interessata che dovrà verificare la soluzione più opportuna, in base alle proprie esigenze funzionali e organizzative, nonché alla strumentazione tecnica eventualmente a disposizione dell’istituto”.

Dal 10 settembre le scuole potranno candidarsi per il primo avviso PON 2014/2020

da La Tecnica della Scuola

Dal 10 settembre le scuole potranno candidarsi per il primo avviso PON 2014/2020

L.L.

Il Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020 ha preso ufficialmente il via con la nota prot. n. 9035 del 13 luglio 2015

riguardante l’obiettivo specifico 10.8 – “Diffusione della società della conoscenza nel mondo della scuola e della formazione e adozione di approcci didattici innovativi”, Azione 10.8.1 “Interventi infrastrutturali per l’innovazione tecnologica, laboratori di settore e per l’apprendimento delle competenze chiave”.

La stessa nota prevedeva che l’area del sistema Informativo dedicata alla presentazione delle proposte sarebbe stata aperta dalle ore 8.00 del giorno 7 settembre alle ore 23.59 del 9 ottobre.

A tale proposito, con avviso del 4 settembre il Ministero ha comunicato che il Sistema GPU è attivo da lunedì 7 settembre unicamente per consentire al Dirigente Scolastico e al DSGA la verifica della propria utenza e il controllo e la convalida dei dati anagrafici della propria istituzione scolastica.

Invece, a partire da giovedì 10 settembre, dalle ore 8.00, sarà possibile procedere con l’inserimento della candidatura della scuola per l’Avviso pubblicato.

Ricordiamo che, rispetto alla precedente programmazione, riservata ad un ristretto numero di Regioni italiane, l’azione dei PON 2014-2020 è rivolta alle Istituzioni scolastiche statali del primo e del secondo ciclo di istruzione presenti nelle seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

Per quanto riguarda la Regione Valle d’Aosta, la Provincia Autonoma di Trento e la Provincia Autonoma di Bolzano, a seguito di accordi intercorsi con il Miur, è prevista una procedura specifica.

Da settembre pagamento delle supplenze non più a carico delle scuole. Il vademecum Mef-Miur

da La Tecnica della Scuola

Da settembre pagamento delle supplenze non più a carico delle scuole. Il vademecum Mef-Miur

Conclusa con successo la sperimentazione concordata al tavolo tecnico, via libera al pagamento delle supplenze che sarà a carico del Mef e non più delle scuole. Il comunicato della FLC CGIL.

Con la nota 2966 del 1 settembre 2015 pubblicata sul sito Intranet dell’Amministrazione e sul portale SIDI, la Direzione Generale per i contratti, gli acquisti e per i sistemi informativi del MIUR Ufficio III dà notizia alle scuole che a partire da settembre 2015 l’instaurazione, la trattazione e il pagamento dei rapporti di lavoro del personale scolastico supplente breve e degli incaricati per l’insegnamento della religione cattolica verrà gestito non più da “NoiPA Cedolino unico” ma da un sistema integrato tra SIDI e NoiPA.

Seguendo la nuova procedura, il contratto autorizzato dalla scuola sarà liquidato dal MEF in ragione dei fondi disponibili.

Con questo nuovo procedimento giunge in porto una battaglia condotta dalla FLC CGIL, che ha avuto un’accelerazione con le iniziative del giugno-ottobre 2013; esse portarono alla istituzione di tavoli tecnici fra cui quello della semplificazione amministrativa che più volte si è occupato di tale problematica.
Una delle iniziative da noi proposte è stata proprio quella di accelerare i tempi per giungere alla semplificazione delle procedure tramite una sperimentazione che avesse come obiettivo di passare al nuovo regime dal 1 settembre 2015 (già altre due volte le date fissate dal MIUR – gennaio  2013 e settembre 2014 – erano state mancate).

Ricordiamo che la sperimentazione è partita a maggio 2015 e si è conclusa nei mesi estivi, coinvolgendo un numero ristrette di scuole che avevano dato la loro disponibilità anche con l’attivo sostegno della FLC CGIL e delle altre organizzazioni sindacali.

Per le scuole, che dovranno tuttavia gestire l’inserimento dei dati, finisce l’incubo dell’attesa dei fondi e della impossibilità di pagare: tale adempimento non sarà più a loro carico.

Per quanto riguarda il TFR, dalla stessa nota del MIUR e da alcune slides comparse su NoiPA si evince che anche la predisposizione e l’invio delle pratiche verso l’Ente previdenziale non sarà più a carico delle scuole ma saranno gestite automaticamente dal MEF; e in futuro sarà possibile il monitoraggio TFR con l’opportunità di controllare lo stato di lavorazione delle dichiarazioni TFR inviate all’INPS potendo visualizzare il dettaglio dei dati inviati per ciascuna dichiarazione.

Con la nota 3020 del 2 settembre 2015, infine, l’Amministrazione informa che sono stati apportati degli aggiornamenti alle funzioni SIDI relative all’Area della “Gestione di Stato giuridico”.

Assunzioni fase B: c’è chi parla di gravi irregolarità

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni fase B: c’è chi parla di gravi irregolarità

Assunzioni fase B: chi garantisce la trasparenza e la correttezza delle procedure? A tal proposito giunge una segnalazione importante: a quanto pare il sistema ha falsato.
In Campania per la classe di concorso A043, scrive una docente su fb, sono state assegnate province a persone già di ruolo (tante), bruciando così i posti e le province più vicine per tanti che sono di Napoli e sono stati catapultati a Torino.

Insomma le assunzioni della fase B sono state un monumento all’improvvisazione e alla superficialità. Commentano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura di Camera e Senato:  “Non riteniamo accettabile questa totale mancanza di trasparenza da parte dell’amministrazione pubblica rispetto al procedimento automatizzato adottato dal Miur che, attraverso la selezione e incrocio di dati, ha definito i criteri di assegnazione delle cattedre ai docenti. Si tratta di un meccanismo che incide sulla viva pelle di decine di migliaia di persone e di cui gli italiani sono tenuti all’oscuro. Per questa ragione presenteremo un’interrogazione in Parlamento al ministro dell’Istruzione”.

E continuano: “Siamo oltre la soglia della decenza: non solo il Miur ha proceduto alle assunzioni senza ricorrere a procedure pubbliche, ma si è affidato a un ‘cervellone’ che, assicurano da viale Trastevere, avrebbe funzionato perfettamente. Francamente le rassicurazioni del Ministero non solo non bastano, ma non ci interessano: quello che vogliamo è trasparenza sulle procedure, che devono essere di dominio pubblico.”
Tra l’altro il Miur, che molto avrebbe da chiarire anche circa alcune assunzioni al suo interno, dopo la raccolta iniziale delle domande da parte dei docenti, avrebbe dovuto rendere pubbliche le graduatorie: come fa un docente a sapere con certezza che la provincia nella quale è stato destinato è davvero quella che gli toccava?
Resta dunque un fatto gravissimo, la mancanza di trasparenza della pubblica amministrazione. Non sarebbe il caso di chiedere l’intervento dell’Anac?

Subito il bonus da 500 euro per gli insegnanti, per l’aumento di stipendio si vedrà

da La Tecnica della Scuola

Subito il bonus da 500 euro per gli insegnanti, per l’aumento di stipendio si vedrà

I 500 euro di bonus per l’aggiornamento dei prof? Arriveranno quest’anno, abbiamo stanziato oltre 200 milioni, subito disponibili. Lo ha detto il ministro Giannini al Messaggero del 7 settembre.

Meno certezze arrivano, invece, sul fronte stipendiale. “Per questo c’è il ministro Madia. Noi siamo pronti, la scuola parte già con un piede avanti. Abbiamo messo denaro e cambiato le regole. Se sul fronte degli stipendi si riapre la partita, noi ci siamo”, ha replicato il responsabile del Miur.

Giannini è stata anche incalzata sulle assunzioni dei precari, in particolare su quelle a centinaia di chilometri da casa. “La mobilità nel pubblico impiego, anche nel mondo della scuola, è un dato storico e questa legge non la incrementa, anzi nel tempo diminuirà. Si tratta di una mobilità fisiologica nei numeri stabiliti: è il 15% su un totale di 100 mila persone. Francamente chiamarla deportazione mi sembra eccessivo”.

Per quanto riguarda i tempi di attuazione della riforma, dopo aver detto che sarà entrata a regime non prima di tre anni, Giannini parla del suo completamento. “E’ stata approvata il 16 luglio, il nostro programma indica circa un anno e mezzo, quindi la fine dell’anno solare 2016 per completarla. Stiamo rispettando puntualmente tutte le tappe”.

 

Faraone: Non esiste nessuna ‘teoria gender’ nella Buona Scuola

da tuttoscuola.com

Faraone: Non esiste nessuna ‘teoria gender’ nella Buona Scuola

Non esiste alcuna ‘teoria gender’. Non esiste ne #labuonascuola. Ma vi dirò di più: non esiste proprio. Quindi basta falsità, allarmismi e strumentalizzazioni. Se ne facciano una ragione quanti stanno diffondendo informazioni distorte da nord a sud, ai docenti e alle famiglie. Si chiama terrorismo psicologico, si chiama calunnia, adesso basta. La scuola non trasmette nessuna pratica demoniaca e nessuna imposizione di orientamenti sessuali. Non possiamo permettere che simili fandonie possano essere diffuse tra le famiglie generando panico ingiustificato“. Lo dichiara il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sul proprio profilo Facebook.

Cosa fa veramente la scuola? – spiega il Sottosegretario – La Scuola fa la Scuola: semplicemente educa al rispetto attraverso la conoscenza del diritto e dei diritti della persona, in ottemperanza delle leggi e delle convenzioni internazionali. Ne #labuonascuola, non c’è alcun comma pro gender, semplicemente abbiamo previsto l’introduzione dell’educazione alle pari opportunità e alla conoscenza consapevole dei diritti e dei doveri delle persone come base e premessa per prevenire e contrastare ogni tipo di discriminazione che poi degenera in violenza. Una basilare norma di civiltà che dovrebbe trovarci tutti d’accordo“.

Ne #labuonascuola, sottolinea, “non c’è nessuna ideologia gender, nessun intento di annullare le differenze, bensì di esaltarle e includerle. C’è la ferma determinazione di fare delle ragazze e dei ragazzi cittadini consapevoli, che conoscano e rispettino diritti e doveri della persona, per contrastare ogni tipo di violenza o di istigazione all’odio. Razzismo, bullismo, istigazione all’odio, omofobia, intolleranza sono tutti disvalori che non fanno parte del nostro paese e che la scuola deve identificare, prevenire e combattere“.

Aggiunge il Sottosegretario: “Lo spiegheremo con chiarezza alle scuole e alle famiglie con documenti ufficiali. Ma dobbiamo dirlo in ogni luogo e in ogni occasione: basta falsità. Questo il senso del mio tweet di oggi e di quelli che verranno d’ora in poi. Ogni giorno. Per rassicurare le famiglie e per combattere le bugie. Siamo tutti diversi – conclude – ma uguali nei diritti. È questo che insegniamo a scuola #GenderNoDirittiSì“.

Saranno resi pubblici nomi e punteggi dei docenti nominati in ruolo

da tuttoscuola.com

Saranno resi pubblici nomi e punteggi dei docenti nominati in ruolo

I nominativi dei precari immessi in ruolo con relativi punteggi saranno pubblicati tra oggi e domani nei singoli Uffici scolastici regionali.

Lo ha reso noto Rocco Pinneri del Gabinetto del ministro dell’istruzione nel corso della trasmissione radiofonica di “Radio anch’io” in onda questa mattina da L’Aquila.

È una risposta alle numerose sollecitazioni dei giorni scorsi avanzate da rappresentanti politici e sindacali che chiedevano trasparenza nelle procedure di attuazione del piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 sulla Buona Scuola.

In particolare saranno visibili e quantificabili gli immessi in ruolo a tutt’oggi e in particolare i nominati della fase B tuttora in corso.

La fase B prevede la copertura di circa 16 mila posti che, tuttavia, non saranno interamente coperti per mancanza di docenti in possesso dei titoli richiesti.

Il lancio della fase B, come è noto, è stata preceduta e accompagnata da polemiche per il paventato rischio di emigrazioni fuori regione di molti docenti (in particolare dal Mezzogiorno).

In queste ore, però, sono in corso i conferimenti di supplenza (annuale o fino al 30 giugno) che potrebbero consentire a molti neo assunti di rimanere in sedi vicino a casa.

Questa specie di ciambella di salvataggio è prevista dal comma 99 della legge che consente ai supplenti che ricevono il ruolo di rimanere per quest’anno nella sede scelta.

Presidi e docenti su trincee opposte? Così perde la scuola

da TuttoscuolaFOCUS

Presidi e docenti su trincee opposte? Così perde la scuola

Desta una certa preoccupazione, e anche un po’ di tristezza, assistere allo scambio di (s)cortesie che caratterizza i rapporti tra i sindacati dei docenti e quelli dei dirigenti scolastici in questa ultima fase del dopo legge 107.

Oggetto del contendere è soprattutto la facoltà, attribuita per legge al dirigente scolastico, di assegnare riconoscimenti economici ai docenti da lui ritenuti più meritevoli di riceverli. È vero che dovrebbe farlo tenendo conto dei criteri definiti dal Comitato per la valutazione, ma è anche vero  che potrebbe non considerarli, e perfino farne a meno, come ha sostenuto l’ANP in polemica con i sindacati, alcuni dei quali – in testa la Gilda – avevano invitato i docenti a non eleggere, almeno in questa fase, i componenti del Comitato di valutazione.

Se per l’ANP questa sarebbe quasi una forma di omissione di atti d’ufficio (al limite del reato), dal momento che l’elezione del Comitato è prevista dalla legge, per i sindacati il richiamo dell’associazione dei presidi al rispetto della legge da parte dei docenti è una “lezione di educazione civica” inaccettabile “men che meno dall’ANP”, responsabile di “attacchi infondati e gratuiti” ai diritti degli insegnanti, tra i quali c’è quello di esprimersi attraverso il Collegio dei docenti in materia organizzativa e didattica e quello di contrattare attraverso la RSU i criteri di assegnazione di risorse comunque destinate a compensi per il personale.

Lo scontro tra dirigenti decisi a far valere le loro competenze ‘a prescindere’ (dal contesto in cui operano, dagli orientamenti del Collegio, dalle RSU…) e insegnanti sindacalizzati che ne rifiutano a priori l’autorità e le funzioni sarebbe paralizzante e penalizzante per la scuola. Auspichiamo che le parti evitino di logorarsi in una incomprensibile (per l’opinione pubblica) guerra di posizione (tanto più laddove il tema del contendere sono premi e risorse aggiuntive, neanche si discutesse di tagli e sanzioni), arroccandosi su opposte trincee, e che trovino invece un terreno di convergenza all’insegna del dialogo e della condivisione. Una scuola è per definizione un’impresa collettiva, che richiede sinergie tra tutti i suoi attori. Altrimenti diventa una simil-impresa, però fallita.

Laboratori per l’innovazione e il lavoro

Scuola, stanziati 45 milioni per i laboratori per l’innovazione e il lavoro

Giannini: “Una risposta alla disoccupazione e alla dispersione”

Una nuova generazione di laboratori aperti anche in orario extra scolastico, pensati per essere palestre di innovazione e spazi dove mettere in campo attività di orientamento al lavoro e di alternanza, ma anche progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei Neet, i giovani non inseriti in percorsi di studio né nel mondo del lavoro.

La Buona Scuola muove i primi passi: il Ministro Stefania Giannini ha firmato il decreto che stanzia 45 milioni per l’attivazione dei nuovi laboratori territoriali per l’occupabilità previsti dalla legge 107.

“Si tratta di una novità importante per il nostro sistema scolastico – sottolinea il Ministro – l’apertura al territorio sarà uno dei caratteri fondamentali di questi laboratori che potranno essere realizzati anche in spazi esterni alle scuole e saranno attivi oltre l’orario scolastico. Saranno luoghi dove i nostri ragazzi potranno scoprire i loro talenti e le loro vocazioni attraverso l’acquisizione di competenze trasversali, conoscenze pratiche e attraverso l’educazione all’autoimprenditorialità.

Stiamo costruendo una risposta concreta al tema della disoccupazione giovanile e alla dispersione. Mettiamo in mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica che guarda ai settori strategici del Made in Italy e legata alla vocazione produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio”.

“Questo primo finanziamento – continua il Ministro – dà il via ad un piano di azioni più ampio che, attraverso i fondi della ‘Buona Scuola’, le risorse del Pon per l’istruzione e quelle erogate con la ex legge 440, mette a disposizione circa 500 milioni per rafforzare le infrastrutture scolastiche, cambiare il volto dei laboratori e stimolare una didattica progettuale”.

I laboratori territoriali finanziati dal decreto dovranno essere attivati da reti di almeno tre scuole con il coinvolgimento di almeno un ente locale e di un ente pubblico. La valutazione dei progetti terrà conto in particolare della capacità di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e di contrastare la dispersione e diffondere le nuove competenze, fra cui quelle digitali.

L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni sarà un altro parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla compartecipazione di realtà che appartengono al territorio. Il Miur potrà erogare un contributo massimo di 750.000 euro per ciascuna struttura. Saranno almeno 60 i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e coprogettati da enti pubblici e locali, imprese, università, associazioni, fondazioni, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

Dai decreti sul jobs act positive novità per le persone con disabilità

Dai decreti sul jobs act positive novità per le persone con disabilità

Un plauso all’approvazione definitiva in Consiglio dei Ministri dei decreti attuativi del Jobs Act. Le attese disposizioni in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità si avviano quindi verso la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

È un traguardo importante in funzione dell’aggiornamento di norme ormai datate e di adeguamento dei servizi di mediazione e di supporto all’inclusione lavorativa. Ma è anche un punto di partenza che prevede la determinante ulteriore regolamentazione e riorganizzazione dei servizi per l’impiego, un cambio di passo per tutti gli attori coinvolti.

Apprezzabile lo sforzo del Governo – in particolare del Ministero del Lavoro – nell’ascoltare in sede di redazione e, successivamente, di fare sintesi delle osservazioni, diverse e complementari, giunte dalle Commissioni parlamentari, dalle organizzazioni sindacali, dalle associazioni delle persone con disabilità che restituiscono un valore aggiunto alla norma.

Il testo che ne esce contiene anche alcune novità sulla chiamata nominativa (possibile solo con la mediazione dei servizi) e sul ruolo dei Comitati tecnici inizialmente soppressi, ma è comunque l’impianto complessivo, condiviso fin dall’esordio, ad essere confermato. È mirato a evitare le elusioni, a favorire l’ingresso e la permanenza al lavoro, a potenziare il ruolo di mediazione dei servizi, a garantire una più forte attenzione alle disabilità con maggiori compromissioni funzionali, in particolare di natura intellettiva e psichica, a prevedere un rafforzamento degli incentivi alle aziende.

Va ripetuto: la normativa vigente aveva necessità di una “manutenzione straordinaria”: lo dicono i numeri e centinaia di migliaia di storie di vita, lo evidenzia il tasso di inoccupazione fra le persone con disabilità, la percentuale di “uscite” dal mondo del lavoro, i tassi di scopertura delle aliquote di riserva…

Siamo orgogliosi di aver partecipato produttivamente a questo percorso assieme ad altri anche se da angoli prospettici diversi. Il dialogo e il confronto – quando sono qualificati, volti al bene comune e concentrati sui contenuti reali – possono sortire esiti molto positivi.

A partire da questa consapevolezza, continueremo a incalzare il Governo, nei nostri diversi ruoli di rappresentanza, per l’attuazione di politiche attive che garantiscano l’innalzamento costante della soglia dei diritti per i lavoratori, proprio a partire dalle persone con disabilità. Prossima tappa: la definizione condivisa delle nuove Linee Guida per il collocamento mirato, previste proprio dal Decreto appena approvato, con una prioritaria attenzione alla tutela delle persone con più gravi disabilità ancora troppo spesso discriminate nell’inclusione lavorativa.

Questi sono i nostri prossimi obiettivi che, nella concretezza, consentiranno di misurare i passi in avanti del lungo cammino per una effettiva e completa realizzazione del diritto al lavoro delle persone con disabilità.

Questa dichiarazione è condivisa e sottoscritta da

Maurizio Bernava (Segretario Confederale CISL)

Vincenzo Falabella (Presidente FISH)

Mario Barbuto (Presidente UICI)