Sono il padre dell’algoritmo, ma si tratta di fecondazione eterologa

Sono il padre dell’algoritmo, ma si tratta di fecondazione eterologa

di Paolo Fasce (1)

In questi giorni impazzano ancora le polemiche a proposito delle allocazioni delle risorse umane sul territorio italiano che, tenendo conto delle scelte di ciascuno (condensate in una “lista di preferenze”), del merito (condensato nel punteggio in graduatoria) e dei posti disponibili nelle 101 province italiane, ha distribuito gli insegnanti sul territorio nazionale.
Come è avvenuto tutto questo? Tramite un “algoritmo di allocazione” la cui paternità rivendico. Negli anni della Gelmini, allorquando lo scrivente era insegnante precario della scuola pubblica statale italiana, studiai il problema da un punto di vista scientifico e trovai gli strumenti per affrontarlo nel ramo della matematica istituito da John Nash, noto in letteratura come “Teoria dei Giochi”. Condensai quindi la mia idea nella “Proposta scientifica per un veloce assorbimento delle graduatorie ad esaurimento”, cavallo di battaglia del Comitato Precari Liguri della Scuola.
Fareste costruire un palazzo ad uno psicologo? Dareste una coppia con problemi relazionali in pasto ad un ingegnere civile? E allora perché non risolvere il problema del precariato con la matematica? Anche se non è evidente, come nei primi due casi, è lo strumento scientificamente corretto.
Il modello proposto nasce da una variante del cosiddetto “ algoritmo del matrimonio”, utilizzato negli Stati Uniti per associare studenti a facoltà universitarie nel quale vengono gestite sia le preferenze degli studenti (che scelgono per prime le università prestigiose), che quelle delle università (che cercano di attrarre studenti capaci). Varianti dell’algoritmo sono utilizzate sia negli Stati Uniti che in Europa per assegnare organi ai trapiantandi secondo criteri di ottimizzazione che, nei due continenti, sono diversi e, di conseguenza, producono risultati di allocazione diversi.
In sintesi, la scelta di utilizzare un algoritmo di allocazione delle risorse significa prendere atto del fatto che ci sono scoperte scientifiche (anche consolidate) che permettono di risolvere problemi pratici piuttosto evidenti (nel nostro caso: il precariato). L’implementazione dello stesso deve tuttavia soddisfare vincoli giuridici, che sono dati, ma anche “politici” perché non tutto può essere consolidato in una norma. Qualunque programmatore che riceva le istruzioni per costruire un software sa che non sempre il committente è chiaro nell’esplicitare i vincoli del problema e, di conseguenza, ci mette del suo. Potremmo dire che, così facendo, fa “scelte politiche”. Qualcuno è in grado di affermare che la nostra legislazione sia chiara e univoca?
Quando ero precario, come dicevo, studiai il problema e mi accorsi che le cause del precariato erano attribuibili a due cause. C’è una parte di precariato che, in un sistema di classi di concorso e orari determinati, potremmo definire come fisiologica e una parte che, in un quadro di differenziazione di organico di diritto e di organico di fatto, potremmo chiamare patologica.
La legge 107, bisogna riconoscerlo, affronta entrambi questi aspetti e l’algoritmo utilizzato nella “fase B”, assieme alle fasi precedenti, ha avuto il compito di affrontare, sostanzialmente, quello fisiologico. La cosiddetta “fase C” affronterà quello patologico.
Il precariato fisiologico nasce dal fatto che ogni scuola ha un certo numero di classi e, di conseguenza, un certo numero di ore di insegnamento che vanno suddivise per ciascuna classe di concorso. Nella scuola primaria, e in quella dell’infanzia, il precariato fisiologico non è altro che il resto della divisione del numero di ore di una scuola per 22, cioè l’orario di cattedra di un insegnante della scuola primaria. Si tratta di un numero che va da 0 a 22, e il sistema ha risolto questo problema chiamando questa cattedra “spezzone” e chiamando un supplente annuale. Nella scuola secondaria questo meccanismo va replicato per ciascuna materia. Ci sarà quindi uno spezzone di lettere, uno di matematica e scienze, uno di tecnologie e così via. Nella scuola secondaria, se questo spezzone è inferiore o uguale a sei ore, può essere assegnato agli insegnanti di quella materia in quella scuola, se è superiore non può essere spezzato e si deve assegnarlo ad un supplente. Tali spezzoni, a volte, vengono accorpati per la costituzione delle cosiddete “cattedre ad orario esterno” (per gli iniziati COE) che contribuiscono a limitare, teoricamente, il precariato.
La costituzione di COE in maniera massiva e le risorse che verranno assegnate per l’organico potenziato, contribuiranno a limitare il precariato fisiologico.
Da un punto di vista sistemico, gli spezzoni inferiori alle sei ore che restano nelle scuole dell’autonomia, arricchiscono (stipendialmente e sul piano dell’efficienza del servizio all’utenza) le scuole stesse, mentre l’attribuzione ad esterni, aumenta il bacino del precariato saltuario. Sarebbe interessante aprire un capitolo sulle diverse parrocchie di precari giacché ce ne sono di diverse, e con diversi diritti. Ma lo farò in un’altra occasione.
Il precariato patologico è quello determinato dalla differenza tra organico di diritto e organico di fatto. L’esempio eclatante degli ultimi due decenni è stato il caso del sostegno. Oggi abbiamo 90.000 cattedre stabilizzate su un fabbisogno di 110.000, ma in passato l’organico di diritto era di 30-40-50 mila cattedre ed era assolutamente evidente la discrepanza tra un numerino ministeriale, quello dell’organico di diritto, e quello del mondo reale che determina ogni anno l’organico di fatto.
Pensate a replicare questo caso su ciascuna classe di concorso, ed ecco che viene fuori quel numero superiore a cenotomila che è il minimo dei contratti a tempo determinato di durata annuale della serie storica. Centoventimila persone sono un evidente caso di precariato patologico.
Viene da chiedersi per quale motivo ci sia sempre stato un divario inaccettabile tra il numero (registrato al MEF) dell’organico di diritto (ripeto: per ciascuna materia, per ciascuna classe di concorso, per ciascuna provincia…) e qualche risposta me la sono data. La prima, di cui non so valutarne il peso, ha a che fare con le rendicontazioni formali che il MEF deve fare nei confronti dell’Unione Europea. Lascio la parola a LaVoce.info se vorrà approfondire il tema. La seconda è legata ad un’esigenza, di tipo egoistico, di mobilità interna degli insegnanti di ruolo che, tra i bonus non economici, possono godere di spostamenti annuali legati alle esigenze più disparate. Le cosiddette “assegnazioni provvisorie”, all’interno della provincia o interprovinciali, e gli “utilizzi” (ad esempio sul sostegno o su altra materia), sono un benefit graditissimo ad una categoria abituata a pensare alla propria evoluzione professionale non già come a una crescita stipendiale e di competenze, ma come ad una crescita di “benefit contestuali” (ad esempio: da lontano a vicino, da un professionale ad un liceo, dalle medie alle superiori, dal sostegno alla materia, etc.).
Ricordo perfettamente anni nei quali le assunzioni per coprire il turnover erano fatte sul 100% dell’organico di diritto. Nei forum degli insegnanti si leggeva la preoccupazione degli insegnanti di ruolo che, con questa modalità, si vedevano limitate le possibilità di avvicinarsi a casa. Si pensi in particolare alle persone che, soprattutto vincitrici di concorso, titolari in una provincia, hanno lavorato per anni ed anni come tappabuchi nella provincia di residenza, ma sostanzialmente sotto casa, invece che in quella di titolarità.
Giacché le cause del precariato erano strutturali, mi pare evidente che la soluzione del problema non è mai stata quella di assumere più o meno persone ogni anno, di saturare o no l’organico di diritto, giacché è il sistema che abbisogna stabilmente, continuamente, strutturalmente di precari che tappino i buchi degli incarichi annuali e di supplenti temporanei (ecco una prima grossa differenza tra le categorie dei precari).
Le rigidità di questo sistema vengono larghissimamente limitate con la Legge 107 che, nelle varie fasi, ha provveduto ad assumere e stabilizzare l’organico di diritto, adeguandolo a quello di fatto, anche costituendo un maggior numero di COE. Si è pagato un prezzo, cioè quello di una maggiore mobilità degli insegnanti, non più incardinati in una scuola, ma, almeno a regime, in un distretto e collegati ad un Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Spiegare a terzi questa questione è arduo, ma viene in soccorso, almeno per chi la scuola la mastica, quella che si chiama “Dotazione Organica del Sostegno” nella scuola secondaria di secondo grado. Gli insegnanti di sostegno in questo ordine di scuola sono sostanzialmente sempre stati “precari”. Ogni anno chiedono l’assegnazione di una scuola e in base alle preferenze et disponibilità si procede alla loro allocazione. Giacché da un anno all’altro cambia poco, tutti gli anni vediamo gli stessi insegnanti (di ruolo) nelle stesse scuole. Accadrà la stessa cosa anche per gli altri, con una piccola sostanziale differenza: le scelte dei presidi. Secondo lo scrivente, questi eviteranno di scegliere le persone incapaci, quelle scomode e sgradite. Pur tuttavia, queste verranno allocate dagli uffici territoriali e quindi non vedo novità sui primi, ma vedo possibili contenziosi sindacali sui secondi.
Cosa non va, allora, nell’algoritmo? Riconosciuto il benefico effetto di questa legge che stabilizza le persone, non già sul luogo di lavoro, ma per la tipologia del contratto che diventa a tempo indeterminato, esistono due tipi di opposizione. Quella della protesta a prescindere, annidata nei sindacati “di base” che spesso affondano le proprie argomentazioni in un mare di retorica nella quale è difficile evincere una controproposta praticabile e che prendono la parola rumorosamente nei Collegi dei Docenti con aggressività retorico-moralistiche (ad esempio: “non prendete gli spezzoni, togliete il pane ad un precario!” allorquando l’insegnante aspirante magari è divorziato con mutuo), e quella della protesta argomentata. Non leggerete in questo trattato nulla della prima categoria, di cui leggete abbondanti rendiconti alla voce “deportazione” sui media, mi concentro sulla seconda.
La prima enorme obiezione argomentata è legata alla sostanziale segretezza dell’algoritmo di cui possiamo intravedere le caratteristiche dai risultati di cui si legge sui giornali. Come è stato costruito? Come funziona? Perché non ci sono elementi di trasparenza? I media ci sottopongono casi bizzarri come quello dell’insegnante di musica che da Modena è stato assegnato a Salerno, ma nessuno ha esplicitato il punteggio di questo collega, la sua lista di preferenze e quella degli aspiranti della sua classe di concorso. Nei rumors, che hanno preceduto la scadenza della consegna della lista delle preferenze, era emerso chiaramente il fatto che la prima preferenza sarebbe stata massimamente favorita. Ma nessuno sa come e a quale prezzo giuridico. I sindacati avanzano legittime richieste di trasparenza e, secondo me, sarebbe stato assai sensato pubblicare il codice sorgente di questo algoritmo al fine di consentire ai portatori d’interesse di studiarlo, analizzarlo, verificarne la compatibilità giuridica e le scelte politiche implicitamente associate. Farlo con congruo anticipo, avrebbe consentito di fare controproposte, come in uso nel mondo del software libero, anche capaci di prevenire errori e ingiustizie. Magari, anche prevenendo quel contenzioso che, al buio, sorgerà inevitabilmente nelle prossime settimane quando portali dedicati (come “voglioilruolo”) e sindacati avranno la possibilità di analizzare i dati.
Un secondo elemento di critica, secondo me assai legittima, è quello dell’obbligo di elencare tutte le province del paese, pena la non partecipazione al piano, con il vincolo dell’accettazione obbligatoria, pena la cancellazione dalle Graduatorie ad Esaurimento. Non si capisce per quale motivo si sia fatta tale richiesta. Bastava consentire a ciascuno di indicare le province gradite entro le quali si garantiva l’accettazione. Solo una, tre, quelle vicine a casa, quelle vicine a casa e dove vive la zia… Quando decine di migliaia di persone aspirano a poche migliaia di posti, non c’era bisogno alcuno di imporre a tutti di esplicitare l’elenco completo. La ministra ha spiegato che circa settemila persone si muovevano volontariamente negli scorsi anni e quest’anno sono state stabilizzate. Perché stabilizzare “per forza” uno che non si vuole muovere e sacrificare uno che è disposto a farlo? A me viene da dire: peggio per lui! Leggiamo che il tasso di rifiuto della fase B è inferiore al 3%. E’ basso, ma poteva essere nullo e quelle persone perderanno un diritto.
Un’altra possibilità di allocazione ottima era quella di imporre a tutti di elencare le preferenze, ma di consentire (senza penalità) il rifiuto delle assegnazioni. In quel caso, come succede per gli studenti e le università, un rifiuto avrebbe liberato un posto e riallocato le risorse, quindi gli insegnanti avrebbero potuto ricevere una prima offerta (non definitiva), ma sperare in offerte migliori per le rinunce di terzi. Il sistema avrebbe dovuto essere quindi interattivo, direi che siamo nel campo della fantascienza in un paese dove si legge “un freddo algoritmo mi ha dato un posto di lavoro a Terni”. Sarà anche freddo, ma quello è il posto al quale tu hai diritto, e non altri.
Un altro elemento di critica è legato al fenomeno dei pluriabilitati. Sempre la cronaca ci mostra il caso di quella collega ultrasessantenne stabilizzata su una materia che ha insegnato solo poche settimane in vita sua. Qui la questione è delicata perché, da un punto di vista giuridico, uno è abilitato o non è abilitato. Lo Stato non può certo sapere se tale insegnante, abilitato, si è dimenticato quella materia (?). Pur tuttavia, può chiedergli se è disposto ad insegnarla. Sono moltissime le persone pluriabilitate, molti hanno conseguito la seconda o terza abilitazione molto dopo la prima, meramente per conseguire un punteggio in graduatoria, ma tra “conseguire un titolo” e avere voglia di insegnare quella materia, a volte ce ne passa. Per prevenire il caso di quella collega, bastava consentire ai candidati di scegliere se candidarsi per tutte le classi di concorso, oppure no.
Un elemento critico è quello della definizione della lista delle preferenze. Si è spesso parlato dell’elenco delle province, ma nessuno ha citato le abilitazioni o specializzazioni. C’è chi, pluriabilitato e specializzato, preferisce insegnare una certa materia, ovunque essa sia, e chi preferisce lavorare vicino a casa, qualsiasi sia la materia insegnata. A mio parere sarebbe stato possibile indicare una lista completa di preferenze che tenesse conto di queste due variabili. Ad esempio, per me che sono abilitato in matematica applicata e informatica e specializzato sul sostegno, avrei potuto scrivere: 1) Genova Matematica Applicata, 2) Genova Sostegno, 3) Genova Informatica; 4) Savona Sostegno; 5) La Spezia Sostegno; 6) Alessandria Sostegno etc. Per quale motivo avrei dovuto fare scelte che per qualcuno potrebbero apparire bizzarre? Nel caso sopracitato, personalmente preferisco lavorare nella mia città, ma se devo spostarmi preferisco farlo su un lavoro che posso fare in molte scuole, quindi magari in una vicino alla stazione, piuttosto che su una classe di concorso con poche cattedre che saranno chissà dove. A prescindere dalle motivazioni, le preferenze sono insindacabili perché siamo in uno stato di diritto, a patto di accettarne le conseguenze. Ciascuno dica le sue nel modo che ritiene, lo Stato non può certo entrare nella questione. Sarà poi l’algoritmo (non quello “freddo”, ma quello che ottimizza in funzione delle disponibilità del mondo reale e delle preferenze sane, libere e insindacabili dei candidati) a trovare il migliore fit possibile tra “domanda e offerta”.
Infine ci sono elementi di dettaglio, marginali statisticamente, ma umanamente molto significativi. Ci sono intere famiglie di precari. Marito e moglie, fratello e sorella, sono pronto a scommettere che ci siano anche madri e figli. Sarebbe stato possibile assegnare una stessa provincia a due coniugi? Certamente sì, se uno si fosse dichiarato disponibile a sacrificare la propria lista di preferenze, allineandosi al diritto dell’altro. In soldoni, esprimere il desiderio “vogliamo la stessa provincia”, poteva essere lecito e accolto dall’algoritmo. Naturalmente sarebbe stato anche necessario indicare se tale richiesta era da intendersi come vincolo (o così, o rinunciamo entrambi) o come preferenza (dateci la stessa provincia se possibile, anche se uno dei due potrebbe aspirare ad un posto migliore, altrimenti basta che uno lavori… e campiamo lo stesso).
In conclusione, posso rivendicare con orgoglio la paternità dell’algoritmo, anche se nessuno dal MIUR, dalle Commissioni parlamentari, dai responsabili scuola dei partiti e dei sindacati è venuto mai a ringraziarmi per il contributo intellettuale, né a coinvolgermi o anche solo ad audirmi su queste tematiche. Devo tuttavia dire che se anche il seme è stato mio, la sua implementazione (cioè la sua “educazione”) è totalmente “ministeriale” e quindi disconosco le sue carenze.


1 Docente di matematica applicata e informatica, specializzato sul sostegno, presso l’I.S. “Einaudi Casaregis Galilei” di Genova, per otto anni portavoce del Comitato Precari Liguri della Scuola. 

Quando il museo si trasforma in un’aula scolastica: workshop 3D

Dal 14 al 16 settembre. Un progetto di FabLab Lecce, SAC Terre di Lupiae e Comune di Lecce

Quando il museo si trasforma in un’aula scolastica:
a Lecce un workshop 3D dall’Università di Roma Tre

Seminario e laboratori pratici tenuti dalla prof.ssa Antonella Poce.
Il primo giorno presso il Must e gli altri presso il “Galilei – Costa” ed il “Virgilio”

image002La formazione di docenti e alunni nei musei, grazie alla stampa 3D e all’Object Based Learning (OBL), apprendimento attraverso gli oggetti: sono queste le tematiche del workshop che si svolgerà dal 14 al 16 settembre prossimi nella sala conferenze del MUST, Museo Storico di Lecce. Il seminario, che rientra fra le attività finanziate dal SAC Terre di Lupiae, è organizzato dal FabLab Lecce in collaborazione con il Comune di Lecce, e sarà tenuto dalla prof.ssa Antonella Poce, ricercatrice del Laboratorio di Pedagogia Sperimentale, Centro di Didattica Museale dell’Università degli Studi di Roma Tre.

Un’occasione tramite cui operatori museali, docenti e studenti di scuola secondaria superiore avranno la possibilità di conoscere questa metodologia didattica innovativa, che prevede la partecipazione attiva degli allievi i quali, oltre ad apprendere i contenuti, possono imparare a creare modelli in 3D e lavorare in gruppo sugli oggetti prodotti. Il tutto rende più efficace la fruizione museale e l’apprendimento di tutte quelle materie scolastiche afferenti (storia, storia dell’arte, disegno tecnico, ecc).

Antonella Poce è una ricercatrice di Pedagogia Sperimentale presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi Roma Tre. Le sue ricerche sono incentrate perlopiù sulle pratiche innovative di insegnamento a livello nazionale e internazionale. Nel 2008 ha vinto il premio come Nuovo Ricercatore dell’Anno istituito dall’AEA Europe (Association for Educational Assessment). Ha preso parte a diversi progetti europei ed è stata co-manager del progetto Tempus DEMED (Development of Master study programmes in Education). Attualmente è direttore del corso post-laurea “Standard per l’Educazione Museale” dell’Università Roma Tre.

Il programma del laboratorio prevede tre giorni di incontri. Si partirà il pomeriggio del 14 settembre, alle ore 15, nella sala conferenze del MUST, con un incontro introduttivo riservato a operatori museali e professionisti del settore Beni Culturali, per spiegare in che modo il metodo OBL può essere utile per facilitare la fruizione dei musei ai visitatori. Già in questa fase verranno creati i primi modelli 3D utilizzando lo scanner e software open source. Le due giornate successive, martedì 15 e mercoledì 16 settembre, saranno dedicate alle scuole. La docente incontrerà insegnanti e studenti dell’Istituto “Galilei – Costa” e del Liceo Classico “Virgilio” di Lecce per introdurli all’uso del museo come strumento educativo e all’applicazione delle tecniche di stampa e scansione 3D per la riproduzione di oggetti museali del patrimonio territoriale. Si parlerà del processo che dalla scansione porta alla creazione di un modello 3D più corrispondente possibile alla realtà, e si affronteranno anche tematiche come la marcatura tridimensionale con QRCode e RFID.

Per partecipare alla prima giornata di workshop, prevista per lunedì 14 settembre alle 15, e aperta a operatori museali e professionisti del settore Beni Culturali, è necessaria la prenotazione, inviando una mail a info@fablablecce.org.

Pro_Salento • Scuola e cultura
Lecce – Via Imperatore Adriano, 13 – Tel. 0832.301419

La scuola del terzo millennio. Una “non riforma” populista?

La scuola del terzo millennio
Una “non riforma” populista?

di Mario Melino

da Scuola e Amministrazione, n. 9, Settembre 2015

Assunzione precari scuola, solo in 34 rifiutano la destinazione del Ministero

da Il Fatto Quotidiano

Assunzione precari scuola, solo in 34 rifiutano la destinazione del Ministero

Secondo gli ultimi dati disponibili da parte degli uffici guidati da Stefania Giannini, a poche ore dalla chiusura fissata alle 24 di oggi, più di 8.200 insegnanti, ovvero oltre il 97%, ha accolto la destinazione designata dal Miur

Da stasera oltre 8mila neo-prof, solo una ventina non ha accettato

da Repubblica.it

Da stasera oltre 8mila neo-prof, solo una ventina non ha accettato

Si completa a mezzanotte la “fase B” delle assunzioni. Ma alla fine resteranno non assegnate almeno 22mila cattedre delle 102mila ipotizzate all’inizio dal governo

di SALVO INTRAVAIA

Alla fine, tra mugugni e imprecazioni, accetteranno quasi tutti i precari della scuola nominati lo scorso 2 settembre. Ci sarà tempo fino alle 23:59 di oggi, ma i dati sono praticamente completi. E il governo Renzi avrà portato a casa un punto a proprio favore in quella che si profila come una “battaglia” molto lunga col mondo della scuola. Oggi alle 11 a Roma, infatti, i sindacati degli insegnanti  –  Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams  –  riuniranno i rappresentanti d’istituto per delineare le mosse da intraprendere in quello che si preannuncia come un autunno molto caldo.

Ed ecco i dati. A poche ore dalla scadenza per accettare o rifiutare la proposta recapitata nella notte del 2 settembre a 8mila e 800 supplenti o idonei all’ultimo concorso, nei computer del Ministero è arrivato il sì di 8mila e 200 docenti. Oltre il 93,4 per cento, comunicano soddisfatti dall’Ufficio stampa del ministero dell’Istruzione. E per la maggior parte  –  7mila su quasi 9mila  –  si tratta di meridionali destinati ad una carriera scolastica al Nord. A rifiutare sono stati finora in 16. Un’inezia. Ma dei 16mila posti rimasti vacanti dopo le prime due fasi quasi metà – 7mila e 200 circa  –  rimarranno senza un insegnante a tempo indeterminato. Perfino in Sicilia e Campania sono rimasti posti vacanti. Provvisoriamente, in attesa che si espleti il concorso da 80mila posti previsto dall’esecutivo, su queste cattedre verrà assegnato un supplente. Cui occorrerà aggiungere le cattedre vacanti che rimarranno anche dalle assegnazioni in fase C.

Secondo i calcoli effettuati dai sindacati, sulla base dei numeri diffusi dallo stesso ministero, alla fine della partita resteranno non assegnate almeno 22mila cattedre delle 102mila ipotizzate all’inizio dal governo. Cattedre che andranno ad ingrossare le fila dei precari  –  almeno 60mila supplenti d’istituto che continueranno ad ottenere per un altro anno l’incarico  –  che l’esecutivo voleva cancellare, per assicurare maggiore stabilità alle scuole. Fine della “supplentite” che è solo rinviata, come ha avuto modi di dire lo stesso ministro, Stafania Giannini, giacché l’anno che in quasi tutte le regioni italiane vedrà suonare la prima campanella il 14 settembre (o qualche giorno dopo) appare davvero come un anni di  transizione.

I precari accettano il posto di ruolo ma per quest’anno scelgono la supplenza

da La Stampa

I precari accettano il posto di ruolo ma per quest’anno scelgono la supplenza

Per restare vicino a casa. Ancora in 50 mila nelle graduatorie ad esaurimento
flavia amabile

ROMA

Era un anno fa, giorno più giorno meno. Il premier Matteo Renzi annunciava la grande riforma della scuola promettendo assunzioni per 150 mila precari, la fine della «supplentite» e lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento. Dodici mesi dopo quello che resta di queste promesse è l’assalto agli Uffici Scolastici di questi giorni di assegnazione delle supplenze senza più avere nemmeno la certezza delle graduatorie pubblicate. E quindi, nella confusione generale, può capitare che una precaria ottenga in una fase la cattedra di ruolo a Napoli, in un’altra a Catania e opti per una supplenza a Messina.

 

Un anno dopo

Dodici mesi dopo gli annunci il numero dei supplenti non solo non è calato ma è in aumento, secondo Francesco Scrima segretario generale della Cisl scuola. Nelle graduatorie a esaurimento restano ancora almeno 50mila precari secondo Antonio Antonazzo referente precari della Gilda Insegnanti. Forse anche 70mila secondo i calcoli di Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief. Nella migliore delle ipotesi un precario su tre resterà nelle graduatorie ad esaurimento. Nella peggiore quasi uno su due. Tutto come prima, insomma. Anzi peggio, sostengono i sindacati. È una fase temporanea, spiega il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini da Trento: «La “buona scuola”, tra i processi virtuosi che innesca quest’anno, ma che richiederanno almeno un triennio per il compimento, farà diminuire progressivamente le supplenze, il rito si ridurrà ai casi residuali». E rivendica il successo della riforma: a rifiutare la cattedra nella fase B alle 19 di ieri sera erano stati in 34, più o meno il 3 %.

 

La «supplentite»

È vero. «Ma è anche vero che, se il governo non modificherà i criteri di immissione in ruolo, nelle graduatorie ad esaurimento rimarrà a lungo l’esercito di precari che insegnano materie su cui non ci sono posti», sottolinea Antonazzo. Ed è vero pure che chi ha detto di sì, subito dopo ha messo da parte l’immissione in ruolo a chilometri di distanza accettando una supplenza vicino casa perchè il Miur offriva questa possibilità e l’anno prossimo ci sarà sempre il piano di mobilità straordinaria che creerà nuove opportunità. Quindi i nominati in ruolo lasciano sospesa la loro immissione per restare supplenti e la loro cattedra viene nel frattempo assegnata ad altri supplenti. La «supplentite» è viva e vegeta, insomma, ed è persino più precaria di quella finora conosciuta.

Gli insegnanti che stanno firmando il contratto in questi giorni sa che c’è una clausola che specifica «fino all’avente diritto». Vuol dire che nella confusione generale si potrebbe anche essere costretti a farsi da parte in autunno perché qualcun altro reclama la supplenza trasformando il collega precario in un collega licenziato.

Assunzioni Fase B, è un plebiscito di sì

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni Fase B, è un plebiscito di sì

Ad una manciata di ore dalla scadenza, risultano ben 8.511 le accettazioni di assunzione, riguardanti la fase B del piano di riforma, rispetto alle 8.776 proposte formulate dal Miur.

Alle ore 19.00 dell’11 settembre aveva in pratica aderito il 97% del totale. Appena 34 sono state invece le rinunce. Che potrebbero salire a poco più di 200, visto che la mancata adesione corrisponde a un diniego.

E i precari che entro le 23.59 non accetteranno la proposta di assunzione, dopo aver presentato regolare domanda, vengono anche automaticamente cancellati dalla graduatoria di merito o delle GaE dove sono collocati.

Ricordiamo che in questa fase di assunzioni circa 7mila docenti sono stati collocati su province diverse dalla propria, in prevalenza dal Sud al Nord. Tuttavia, qualora avessero sottoscritto una supplenza annuale (evento probabile), potranno svolgere l’anno di prova portando a termine questo incarico. E tentare, nel corso dell’anno, di giocarsi anche la carta del trasferimento. Una doppia possibilità che alla fine, tra i precari indicati dal Miur, ha pesato non poco nella decisione finale.

Fase b): polemiche e accuse di imbrogli

da La Tecnica della Scuola

Fase b): polemiche e accuse di imbrogli

Le polemiche sulla fase b) del piano straordinario di assunzioni e sulle supplenze annuali non accennano a diminuire.

Basta leggere un post e commenti che in queste ore riempiono le pagine dei social per rendersi conto che ci vorranno ancora molti giorni, forse alcune settimane, perchè le polemiche sulla fase b) si plachino.
Ed è strano perchè in realtà le regole principali erano piuttosto chiare già da tempo, addirittura dalla fine di maggio, quando il disegno di legge entrò al Senato per l’esame definitivo.
Molti, per esempio, lanciano esplicite accuse di “brogli” e “imbrogli” nei confronti di chi ha ottenuto una nomina a 1000 km di distanza ma nelle ultime ore ha deciso di optare per una supplenza annuale, diventando insegnante di ruolo a pochi passi da casa.
C’è chi parla di regole cambiate in corsa e chi afferma che si tratta certamente di docenti amici di qualche potente locale.
La realtà, invece, è molto più semplice e sarebbe stata sufficiente una attenta lettura della legge 107 per sapere cosa sarebbe accaduto. Lo dice chiaramente il comma 99: “Per i soggetti assunti nelle fasi di cui alle lettere b)  e  c)  l’assegnazione  alla  sede  avviene  al  termine  della relativa fase, salvo che siano titolari  di  contratti  di  supplenza diversi da quelli per  supplenze  brevi  e  saltuarie.  In  tal  caso l’assegnazione avviene al 1º settembre 2016, per i soggetti impegnati in supplenze annuali, e al 1º luglio 2016  ovvero  al  termine  degli esami conclusivi dei corsi  di  studio  della  scuola  secondaria  di secondo grado, per il personale titolare di supplenze sino al termine delle attivita’ didattiche”.
Non c’è dunque nessun imbroglio, ma semplicemente una applicazione puntuale della legge.
Legge che potrà non piacere ma che era nota già dal 15 luglio quando venne pubblicata nella Gazzetta Ufficiale.

Giannini: “Assegnato il fondo di funzionamento. Risorse raddoppiate per inizio anno scolastico”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Assegnato il fondo di funzionamento. Risorse raddoppiate per inizio anno scolastico”

Risorse certe per le spese correnti e la didattica fin dal primo giorno di scuola.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha comunicato oggi ai dirigenti scolastici l’importo del Fondo di funzionamento per l’intero anno scolastico. Finora questo tipo di informazione non era mai arrivata prima del mese di novembre.

“Con la Buona Scuola abbiamo raddoppiato in modo stabile il Fondo per il funzionamento che passa dai 110 milioni degli ultimi anni a 233. Finalmente l’autonomia diventa possibile anche da un punto di vista finanziario: per la prima volta le scuole conoscono da settembre l’ammontare delle risorse per tutto l’anno scolastico – dichiara il Ministro Stefania Giannini -. Si tratta di una garanzia per famiglie e studenti che i cosiddetti contributi volontari possano definirsi davvero tali, senza trasformarsi in una tassa obbligatoria a carico dei genitori – continua – ed è un’ulteriore testimonianza che il governo sulla scuola e per la scuola fa sul serio”.

L’aumento medio di risorse assegnate per il funzionamento è di 10.000 euro per scuola, con punte che arrivano ai 90.000 euro in più per gli istituti superiori con un numero elevato di alunni e di laboratori. La tranche di fondi per il funzionamento che copre le spese fino a fine 2015 è già nelle casse delle scuole. Sempre oggi, il Miur ha comunicato anche il quadro di tutti i fondi che ogni istituto avrà a disposizione per il miglioramento dell’offerta formativa, le pulizie, il pagamento dei collaboratori per le attività di segreteria. Il Ministero, come previsto dalla legge Buona Scuola, sta anche lavorando alla semplificazione della contabilità per dare ai dirigenti sistemi di gestione più innovativi ed efficienti.

Tutti a scuola! Le cifre della popolazione studentesca e del personale docente

da La Tecnica della Scuola

Tutti a scuola! Le cifre della popolazione studentesca e del personale docente

Presentiamo, in anteprima, i primi dati degli USR che hanno reso disponibilli le cifre riguardo popolazione scolastica e numero dei docenti (più quelli del sostegno)

Arriva settembre e anche la fine delle vacanze estive. Si ritorna a scuola e la campanella è già suonata in diverse regioni italiane come Bolzano (il 7 settembre), il Molise (il 9 settembre) e Trento (il 10 settembre).

Lunedì 14 sarà la volta di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli, Liguria, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Marche, Umbria, Sardegna e Valle d’Aosta. Il 15 settembre toccherà agli alunni delle regioni Lazio, Toscana ed Emilia Romagna. Le lezioni inizieranno più tardi in Puglia e Veneto (16 settembre).

La Tecnica della Scuola ha contattato, nei giorni scorsi, i vari uffici scolastici regionali, abbastanza indaffarati per le assunzioni previste dalla ‘Buona Scuola di Renzi e Giannini. Alcuni uffici non hanno ancora comunicato i dati definitivi, ma lo faranno nel giro di pochi giorni.

Per i ragazzi della Valle d’Aosta (18.232, in leggera diminuzione rispetto al 2014) la campanella suonerà lunedì 14, mentre sarà più di 540.235 il dato per il Piemonte (in aumento di circa tre mila unità rispetto allo scorso anno). 20.250 sono gli studenti della scuola italiana per la provincia autonoma di Bolzano già in classe da lunedì 7 (con 1.776 docenti in organico). 86.530 sono invece gli alunni della provincia autonoma di Trento con 6.848 docenti in organico.

Dato leggermente in aumento in Friuli con 146.633 studenti rispetto ai 146.095 dello scorso anno. In dimunizione i posti per i docenti da 13.748 a 12.794 di quest’anno. Quasi cinquemila alunni in più affolleranno le classi dell’Emilia Romagna (539.281 nel 2014-2015 rispetto al 544.831 di quest’anno, mentre i docenti saranno 46.677.

Quasi ventiduemila in più, invece per la Liguria, gli studenti sui banchi di scuola, mentre i docenti saranno 2 mila in più rispetto allo scorso anno (18.994 invece di 16.257). In diminuzione, invece gli studenti in Abruzzo: lo scorso anno erano 179.308, quest’anno sono 178.914, mentre i docenti saranno 14.615 (più 2.332) per il sostegno. Altri dati in nostro possesso riguardano Marche e Umbria. Gli alunni marchigiani saranno 216.054, in calo rispetto allo scorso anno scolastico (quando erano 217.080), mentre gli studenti umbri saranno 119.763, in leggerissimo calo rispetto all’anno precedente (119.840). Purtroppo non sono ancora disponibili i dati dell’Italia meridionale dalla Campania fino alla Sicilia.

La tabella, in basso, riepiloga i primi dati affluiti dai vari uffici scolastici. Sarà aggiornata costantemente appena saranno disponibili le cifre.

DATI POPOLAZIONE SCOLASTICA E DOCENTI IN ORGANICO A.A.2015-2016

VALLE D’AOSTA, 18.232 studenti, non disponibile il dato sui docenti
PIEMONTE, 540.320 studenti, non disponibile il dato sui docenti
LOMBARDIA,non disponibile il dato su studenti e docenti
VENETO,non disponibile il dato su studenti e docenti
BOLZANO, 20.250 studenti, 1.776 docenti
TRENTO, 86.530 studenti, 6.848 docenti
FRIULI, 146.633 studenti, 12.794 docenti
EMILIA ROMAGNA, 544.831 studenti, 48.339 docenti
LIGURIA, 199.220 studenti, 16.502 docenti (più 2.442 per il sostegno)
TOSCANA,non disponibile il dato su studenti e docenti
LAZIO,non disponibile il dato su studenti e docenti
ABRUZZO, 178.194 studenti, 14.615 docenti (più 2.332 per il sostegno)
MARCHE, 216.524 studenti, 17.054 docenti
MOLISE, non disponibile il dato su studenti e docenti
UMBRIA, 119.763 studenti, 9.803 docenti (più 1.765 per il sostegno)
PUGLIA,non disponibile il dato su studenti e docenti
CAMPANIAnon disponibile il dato su studenti e docenti
BASILICATAnon disponibile il dato su studenti e docenti
CALABRIAnon disponibile il dato su studenti e docenti
SICILIAnon disponibile il dato su studenti e docenti
SARDEGNAnon disponibile il dato su studenti e docenti

FONTE elaborazione Tecnica della Scuola su dati uffici scolastici regionali al 14 settembre
I primi a chiudere l’anno scolastico saranno i giovani di Marche e Molise, che andranno in vacanza il 4 giugno 2016, seguiti da quelli di Emilia Romagna (il 6), Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Umbria e Veneto (l’8). Poi in Sicilia (il 9), Sardegna e Toscana (il 10), Valle d’Aosta e Friuli (l’11). Chiude Bolzano il 16.

Per quel che riguarda le vacanze invernali, tutte le scuole chiuderanno fra il 23 dicembre e il 6 gennaio, mentre quelle pasquali ci saranno tra il 24 e il 29 marzo 2016.

Il Comitato valutazione è un collegio perfetto?

da La Tecnica della Scuola

Il Comitato valutazione è un collegio perfetto?

Con l’approvazione della famigerata legge 107 del 19 luglio 2015 e la delega, in via di attuazione, sulla riscrittura del Testo Unico sulla scuola, cambiano la composizione e i compiti del Comitato valutazione dei docenti.

In buona sostanza il vecchio art.11 della legge 297/94, in cui si disponeva la composizione di tale Comitato, il metodo di conferimento per l’ incarico dei suoi membri , la durata temporale di questo organo,  i compiti e l’esercizio delle competenze a cui è chiamato, è di fatto sostituito dall’art.1 comma 129 della legge sulla Bona Scuola. Con le nuove norme dalle riforma della scuola, cambia profondamente la composizione di questo Comitato di valutazione dei docenti, cambiano in parte anche i compiti e l’esercizio delle sue competenze.
I sindacati e gli esperti di legislazione scolastica, hanno fatto notare che con le vecchie regole, nel Comitato di valutazione erano previsti i membri supplenti, mentre con la legge 107/2015 questi non sono più contemplati. Perché sono importanti i membri supplenti nei Comitati di valutazione dei docenti? Per il semplice motivo che tale organo è un Collegio perfetto e quando prende decisioni deve essere presente nella sua intera composizione. Inoltre bisogna anche dire che la durata temporale del Comitato di valutazione è stato prolungato ad un triennio, quindi è facile pensare che il supplire un membro diventi non solo un’eventualità ma forse una certezza.
Ad un dirigente scolastico che si è affrettato a fare eleggere dal Collegio 2 insegnanti per il Comitato valutazione, e che poi ha fatto votare il Consiglio d’Istituto per eleggere un altro insegnante, un genitore e  uno studente, abbiamo posto la seguente domanda: “Considera un problema il non avere eletto anche dei membri supplenti, da inserire nel caso di indisponibilità di qualche membro effettivo?”.
La risposta è stata interessante, ma apre a probabili questioni di costituzionalità della legge. ”Ho fatto un quesito al Miur su questo problema dei supplenti, mi hanno risposto che il Comitato di valutazione dei docenti non è collegio perfetto e che quindi può votare anche con la sola presenza del 50% + uno dei suoi componenti”.
Ci piacerebbe sapere se il Miur ufficializza la risposta data al Ds che la ha posta, perché il parere di molti esperti di scuola è quello che invece il Comitato di valutazione dei docenti è un Collegio perfetto che può deliberare solo in presenza di tutti i suoi componenti . Sostenere che tale Comitato non sia un Collegio perfetto , viola quei principi di imparzialità di cui all’art. 97 della Costituzione. Su questo punto serve una tempestiva precisazione del Miur, che dopo una legge di riforma ha il dovere di chiarire punti così importanti per la vita democratica del sistema scolastico nazionale.

Alunni con disabilità: anno nuovo, vecchi problemi? La nota di Anffas

da La Tecnica della Scuola

Alunni con disabilità: anno nuovo, vecchi problemi? La nota di Anffas

Il nuovo anno scolastico sta prendendo il via in questi giorni, con alcune regioni che già hanno visto il ritorno tra i banchi degli studenti e altre che invece vedranno le porte delle scuole aprirsi a partire dalla prossima settimana.

Come ogni anno, però, la domanda che le famiglie degli studenti con disabilità si pongono è sempre la stessa: “Nuovo anno, vecchi problemi?”.

Non sembra cambiare, infatti, la situazione dei ragazzi con disabilità che si apprestano a tornare nelle scuole aspettandosi di vedere rispettato quello che è un loro diritto, ossia quello dell’inclusione scolastica.

Nonostante la recente riforma dell’istruzione – su cui Anffas ha espresso alcune perplessità con un documento disponibile sul sito www.anffas.net – continuano a permanere notevoli difficoltà che non fanno presagire nulla di buono per i prossimi mesi. Ad esempio, ci chiediamo se le Province e le Città Metropolitane abbiano adempiuto alla scadenza del 10 settembre per la richiesta al Ministero dei fondi utili per assicurare i servizi di assistenza e trasporto agli alunni con disabilità delle scuole superiori poiché da questo potrebbe scaturire la possibile futura difficoltà a garantire i servizi in questione e di conseguenza notevoli disagi per le famiglie e gli alunni coinvolti.

Sembrano essere mancanti, inoltre, assistenti educativi, assistenti alla comunicazione e secondo alcune recenti segnalazioni, anche, e ancora una volta, gli insegnanti di sostegno: il numero dei posti di sostegno disponibili sarebbe infatti superiore alle domande presentate dai docenti mentre continua a salire il numero degli studenti con disabilità.

“Anche questo nuovo anno scolastico non inizia sotto i migliori auspici” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale “Una situazione che riguarda tutto il territorio, da Nord a Sud, considerato che le segnalazioni stanno giungendo sia dalla Lombardia che dalla Sicilia. Continua a mancare la necessaria attenzione agli studenti con disabilità e al loro diritto all’istruzione. Continua a mancare la cultura dell’inclusione e della concezione di una scuola che sia davvero di tutti. È una situazione che negli anni è stata portata all’attenzione delle istituzioni competenti anche attraverso il Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione Onu sull’infanzia e l’adolescenza e i suoi Protocolli Opzionali redatto dal Gruppo CRC a cui ha collaborato Anffas per il capitolo relativo all’inclusione scolastica”.

“Siamo quindi consapevoli” continua il presidente “che anche per il 2015/2016 ci saranno numerose difficoltà ed ostacoli da affrontare e  per questo motivo invitiamo già da ora le famiglie, gli operatori, il corpo docente, gli studenti stessi ed in generale tutti coloro che sono coinvolti in questo ambito, a segnalare le violazioni del diritto all’inclusione scolastica: siamo come sempre pronti a batterci nei luoghi deputati, dato che Anffas è presente ai Tavoli Ministeriali che trattano questa tematica”.

Conclude: “Nonostante il permanere di queste difficoltà, esprimiamo comunque il nostro augurio per un quanto più possibile sereno anno scolastico a tutti gli alunni con disabilità”.

Fondo di funzionamento da 110 a 223 milioni

da tuttoscuola.com

Fondo di funzionamento da 110 a 223 milioni

Risorse certe per le spese correnti e la didattica fin dal primo giorno di scuola. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha comunicato oggi ai dirigenti scolastici l’importo del Fondo di funzionamento per l’intero anno scolastico. “Finora questo tipo di informazione non era mai arrivata prima del mese di novembre“, sottolinea il comunicato stampa del Miur.

Con la Buona Scuola abbiamo raddoppiato in modo stabile il Fondo per il funzionamento che passa dai 110 milioni degli ultimi anni a 233. Finalmente l’autonomia diventa possibile anche da un punto di vista finanziario: per la prima volta le scuole conoscono da settembre l’ammontare delle risorse per tutto l’anno scolastico – dichiara il Ministro Stefania Giannini -. Si tratta di una garanzia per famiglie e studenti che i cosiddetti contributi volontari possano definirsi davvero tali, senza trasformarsi in una tassa obbligatoria a carico dei genitori – continua – ed è un’ulteriore testimonianza che il governo sulla scuola e per la scuola fa sul serio”.

L’aumento medio di risorse assegnate per il funzionamento è di 10.000 euro per scuola, con punte che arrivano a 90.000 euro in più per gli istituti superiori con un numero elevato di alunni e di laboratori. La tranche di fondi per il funzionamento che copre le spese fino a fine 2015 è già nelle casse delle scuole. Sempre oggi il Miur ha comunicato anche il quadro di tutti i fondi che ogni istituto avrà a disposizione per il miglioramento dell’offerta formativa, le pulizie, il pagamento dei collaboratori per le attività di segreteria. Il Ministero, come previsto dalla legge Buona Scuola, sta anche lavorando alla semplificazione della contabilità per dare ai dirigenti sistemi di gestione più innovativi ed efficienti.