Responsabile di strutture del terzo settore

Corso di Alta Formazione in “Responsabile di strutture del terzo settore” – Procedura online per la presentazione della candidatura

Prima di procedere, ti preghiamo di leggere con attenzione le seguenti informazioni.

Requisiti di accesso

Saranno ammessi al corso fino a un massimo di 20 richiedenti di età non superiore a 35 anni, dei quali almeno tredici con disabilità visiva certificata, tutti in possesso di laurea triennale, magistrale e/o quadriennale.

I richiedenti devono essere soci UICI effettivi se disabili della vista, sostenitori se normovedenti.

I richiedenti, inoltre, devono essere in possesso dei seguenti prerequisiti che verranno accertati in sede di prove di ammissione:

competenze specifiche nell’uso di computer, tablet e cellulari, con i più diffusi prodotti informatici;

uso e conoscenza dei principali social media;

buona conoscenza della lingua inglese;

capacità di orientamento e di mobilità autonoma.

Documentazione necessaria

Prima di procedere, assicurati di avere a disposizione i seguenti documenti:

Curriculum Vitae Europeo (in uno dei seguenti formati: RTF, DOC, DOCX, ODT, PDF).
Estremi di un documento di riconoscimento.
Codice fiscale.
Eventuali altre certificazioni che ritieni utile inoltrare alla Commissione che esaminerà la tua candidatura (ad esempio, certificati di conoscenza della lingua inglese, esperienze di lavoro presso associazioni che si occupano di disabilità ecc.).
Modalità e tempi di selezione

La domanda di partecipazione alla selezione potrà essere presa in esame solo se compilata e completata entro le ore ventidue del giorno 23 ottobre 2015.

La selezione si svolgerà entro il 28 ottobre p.v. presso l’istituto Cavazza di Bologna, dove i candidati saranno convocati singolarmente via e-mail.

Alla selezione provvederà una apposita commissione esaminatrice designata dall’IRIFOR, della quale faranno parte il Direttore del corso, Prof.ssa Roberta Paltrinieri, AlmaMater Studiorum Università di Bologna e altri esperti delle discipline oggetto delle prove.

Il giudizio della commissione esaminatrice è inappellabile.

Le prove di ammissione mireranno a verificare gli aspetti motivazionali individuali, nonché il possesso dei requisiti richiesti e, unitamente alla valutazione del curriculum, costituiranno gli elementi di selezione per l’ammissione al corso.

L’ammissione al corso sarà comunicata singolarmente via e-mail agli interessati, entro il giorno 10 novembre e l’elenco completo degli ammessi sarà pubblicato, entro la stessa data sul sito www.irifor.eu.

Realta’ diversa da quella del Governo

Scuola: Mascolo (Ugl),
realta’ diversa da quella del Governo
(dall’Agenzia ANSA)
“Non riusciamo davvero a capire quali siano queste risorse destinate alla scuola tanto sbandierate dal premier Renzi e dal ministro Giannini. La realta’ che vivono docenti, personale e studenti e’ totalmente diversa”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo che “gli istituti sono ancora carenti di docenti e personale Ata e inoltre la maggior parte delle supplenze sono state assegnate fino all’avente diritto e non come previsto fino al 31 agosto”.
“Senza dimenticare – aggiunge – che all’inadeguatezza dei fondi per il funzionamento e per l’edilizia scolastica, si aggiunge il mancato rinnovo del ccnl di categoria. Non e’ in questo modo – conclude – che si offre un servizio di qualita’: secondo questa riforma, ad esempio, non e’ prevista la nomina del supplente in caso di assenze brevi, con il pericolo di accorpamenti delle classi. Il Governo inverta la rotta e si renda finalmente conto delle reali esigenze del mondo della scuola, invece che continuare con provvedimenti che ricadono solo sulle spalle dei lavoratori e degli studenti”.

AVVIO ANNO SCOLASTICO, RISCHIO CAOS SENZA SUPPLENZE BREVI

AVVIO ANNO SCOLASTICO, RISCHIO CAOS SENZA SUPPLENZE BREVI

L’anno scolastico che comincia oggi si preannuncia caratterizzato da classi sovraffollate dove saranno a rischio la sicurezza e il regolare svolgimento delle attività didattiche. Colpa, spiega la Gilda degli Insegnanti, del combinato disposto tra la legge di Stabilità e la legge 107/2015.

“L’organico dell’autonomia, che secondo la riforma avrà il compito di soddisfare il fabbisogno di docenti di ogni singola scuola, andrà a regime soltanto nel 2016 – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda – e intanto la legge di Stabilità vieta di ricorrere alle supplenze brevi. La conseguenza è che molte classi senza insegnanti devono essere smistate in altre classi e così l’aumento del numero di alunni, oltre a non rispettare le norme sulla sicurezza, rende difficile, se non addirittura impossibile, svolgere lezione regolarmente. Una situazione – conclude Di Meglio – molto distante dal normale avvio dell’anno scolastico assicurato dal ministro Giannini”

Detrazioni fiscali: allerta per le persone con disabilità

Detrazioni fiscali: allerta per le persone con disabilità

“Ci inquieta e non poco l’intento governativo – che trapela da indiscrezioni giornalistiche – di intervenire sulle detrazioni fiscali degli italiani. L’intervento sulla cosiddetta erosione fiscale – ipotizzato ormai da anni – deve salvaguardare le persone con disabilità e le loro famiglie come pure le spese sanitarie e assistenziali che oggi rimangono in carico ai contribuenti. Ricordiamo che il 70 per cento delle famiglie con persone con disabilità o con persone anziane non autosufficienti non fruisce di alcun servizio pubblico e che la disabilità è uno dei primi determinanti dell’impoverimento.”

C’è la massima allerta nelle parole del Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap Vincenzo Falabella sulle indiscrezioni relative alla prossima legge di stabilità. Ridurre le detrazioni e le deduzioni fiscali significherebbe colpire molte delle spese sostenute direttamente per la disabilità: assistenza personale e badanti, spese farmaceutiche, ausili, assistenza sanitaria, veicoli adattati, cani guida, spese farmaceutiche, per tacere dell’esenzione dall’imposizione IRPEF sulle pensioni di invalidità civile.

“Secondo alcune riflessioni molto accademiche, queste detrazioni sarebbero usate impropriamente in quanto, secondo queste logiche, i bisogni di tipo assistenziale dovrebbe essere affrontati dal welfare e non da misure fiscali. Una considerazione che sarebbe corretta se non fosse che l’Italia per la disabilità spende pochissimo, soprattutto in termini di politiche e servizi inclusivi.”

Sarà anche questo uno dei temi al centro dell’incontro promosso da FISH Il nuovo paradigma della Convenzione ONU per l’accesso ai diritti ed il contrasto delle discriminazioni delle persone con disabilità (Informazione, accertamento e accesso a benefici, prestazioni e servizi).

L’incontro si terrà a Roma, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri in Via Santa Maria in Via 37, mercoledì 16 settembre 2015 (dalle 9 alle 18).

Parteciperà il Ministro al Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti ma è stato invitato anche Yoram Gutgeld, consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Riforma della scuola: la posizione del dirigente scolastico in relazione alla scelta dei docenti

da Altalex

Riforma della scuola: la posizione del dirigente scolastico in relazione alla scelta dei docenti

Di Federico Donini

La legge n. 107/15 (“Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”) ha confermato l’impianto normativo previgente, derivante dalla L. n. 59/1997, dai D.P.R. n. 275/1999 e n. 233/1998 e dal D.I. n. 44/2001, con cui sono stati sanciti i principi di autonomia didattica, di ricerca, organizzativa, amministrativa, finanziaria e contabile degli Istituti scolastici. Viene confermata anche la disciplina di cui al D.Lgs. n. 165/01. In particolare, ai sensi dell’art. 25, II° co., il dirigente scolastico rappresenta legalmente l’ente, assicura la gestione unitaria dell’istituzione, è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio. Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici, spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e valorizzazione delle risorse umane. In particolare il dirigente scolastico organizza l’attività secondo criteri di efficienza e di efficacia formativa ed è titolare delle relazioni sindacali.

La riforma sull’autonomia scolastica è stata solo parzialmente attuata, lasciando così margini di discrezionalità nello svolgimento delle funzioni dirigenziali. Il dirigente scolastico rappresenta, infatti, legalmente l’ente (D.Lgs. n. 165/01, art. 25, II° co.). Tuttavia il maggior aggravio di responsabilità giuridiche, in assenza di un effettivo meccanismo premiante, nonché di un efficace sistema di valutazione, ha disincentivato, nella prassi attuativa delle norme, l’intento innovativo della riforma.

Con l’entrata in vigore della legge n. 107/15 sono state attribuite al D.S. nuove funzioni, con particolare riferimento alla selezione del personale docente da assumere all’interno dell’Istituto.

Infatti, a partire dall’anno scolastico 2016/17, per la copertura delle cattedre dell’Istituto, il D.S. proporrà gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento sui posti vacanti e disponibili, anche tenendo conto delle candidature presentate dagli stessi. Il D.S. formulerà la proposta di incarico in relazione al piano dell’offerta formativa. L’incarico avrà durata triennale e sarà rinnovato purché in coerenza con il piano dell’offerta formativa. Vengono valorizzati il curriculum, le esperienze e le competenze professionali e potranno essere svolti colloqui. L’articolo 1, comma 115 della legge N. 107/15 prevede che il personale docente sia sottoposto ad un periodo di formazione e prova, cui è subordinata l’immissione in ruolo. Il periodo di formazione e prova di un anno è subordinata ad un servizio effettivamente prestato di almeno 180 giorni, con almeno 120 giorni dedicati ad attività didattiche (articolo 1, comma 116, legge N. 107/15). La valutazione è effettuata dal D.S., sulla base di una preventiva istruttoria da parte di un docente al quale lo stesso dirigente affida le funzioni di tutor, previo parere di un organo: il Comitato di Valutazione (articolo 1, comma 117, legge N. 107/15). I criteri e gli obiettivi della valutazione e le modalità per il raggiungimento degli stessi e le attività formative sono individuati con decreto del Ministro (articolo 1, comma 118, legge N. 107/15). In caso di valutazione negativa del periodo di formazione e di prova, il personale docente è sottoposto ad un secondo periodo di formazione e di prova, non rinnovabile (articolo 1, comma 119 legge N. 107/15).

Il Comitato di Valutazione del servizio dei docenti ha durata di tre anni scolastici, è costituito presso ogni istituto scolastico ed è formato, oltre che dal dirigente scolastico, che lo presiede, da tre docenti dell’istituto scolastico, di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto, due rappresentanti dei genitori, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione; un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, per il secondo ciclo di istruzione, scelti dal consiglio di istituto; un componente esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici (articolo 1, comma 129, L. N. 107/15). Il comitato esprime il proprio parere sul periodo di formazione e prova del personale docente ed educativo (articolo 1, comma 129, L. N. 107/15).

Con queste nuove prerogative il D.S. viene direttamente coinvolto nel meccanismo di assunzione delle responsabilità relative alla gestione del rapporto di lavoro dei docenti all’interno dell’Istituto, al fine di garantire il buon funzionamento dello stesso.

Per evitare i rischi derivanti da un eccessiva discrezionalità nell’esercizio delle nuove funzioni, il legislatore ha pensato ad un duplice meccanismo fondato, da un lato sulla trasparenza delle informazioni,  dall’altro sulle incompatibilità della posizione personale del d.s. rispetto ai docenti.

La legge n. 107/15 prevede, pertanto, di assicurare trasparenza e pubblicità dei criteri adottati, degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti, attraverso la pubblicazione delle informazioni sul sito internet dell’istituzione scolastica. Inoltre il dirigente scolastico, nel conferire gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento, è tenuto a dichiarare l’assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di coniugio, parentela o affinità entro il secondo grado con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale (art. 1, comma 80, della legge n. 107/15). Il conferimento dei premi e la valutazione dei docenti rimarranno in capo al dirigente scolastico, affiancato dal Comitato per la valutazione.

Ad una prima analisi tale meccanismo sembra tuttavia non del tutto sufficiente ad assicurare l’assenza di conflitti di interessi e le giuste garanzie di imparzialità nella scelta del corpo docente. Inoltre in assenza di una disciplina specifica sulla correttezza, tempestività e completezza nella pubblicazione dei dati relativi alle procedure di assunzione, la legge di riforma pone di fatto dei limiti potenziali all’accesso alle informazioni per gli esclusi. Non è infatti contemplato un procedimento sanzionatorio in caso di parziale o totale inottemperanza agli obblighi di pubblicazione oltre che degli organismi in grado di far rispettare le regole ed applicare eventuali sanzioni. Non si può ipotizzare un meccanismo di autotutela che riservi all’Istituzione scolastica il compito di correggere l’eventuale assenza di trasparenza. Più efficace sarebbe stato introdurre un meccanismo analogo a quello previsto dal decreto trasparenza pensato per la Pubblica Amministrazione, anche attraverso richiami al D.Lgs. n. 33/13, che allo stato attuale la legge n. 107/15 non prevede. L’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) con delibera n. 144 del 2014 ha infatti già stabilito che alle Istituzioni Scolastiche si applichino gli obblighi di pubblicità di cui all’art. 15 D.Lgs. n. 33/13. L’ANAC si occupa già di controllare l’applicazione del decreto trasparenza agli appalti nelle scuole, quale arma preventiva al fenomeno corruttivo. Infatti, con nota del 12 gennaio 2015, ha ricordato l’obbligo di tutte le pubbliche amministrazioni (scuole comprese) di attestare l’avvenuto adempimento degli obblighi di trasparenza sugli appalti. Nella L. n. 107/15 il legislatore non ha tuttavia contemplato quali siano le garanzie di trasparenza nel procedimento di selezione nel personale docente, lasciando così ampi margini di discrezionalità.

Appaiono piuttosto limitate anche le incompatibilità dirette ad evitare il problema del conflitto di interessi nelle assunzioni dei docenti e la possibile conseguente deriva legata alla corruzione. Le incompatibilità non dovrebbero infatti limitarsi ad un generico divieto di assunzione relativo ai rapporti di parentela e affinità e coniugio del vertice dell’istituzione, ma è opportuno che si estendano all’ambito della complessiva posizione personale, economica e politica del dirigente scolastico e dei rapporti economici intrattenuti da terzi con lo stesso Istituto Scolastico.

Il “Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni” (D.P.R. n. 62/13) stabilisce all’art. 7 dei limiti superiori rispetto a quanto previsto dalla L. n. 107/15 per combattere il conflitto d’interessi. Infatti: Il dipendente si astiene dal partecipare all’adozione di decisioni o ad attivita’ che possano coinvolgere interessi  propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di  enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, societa’ o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza”. Sono inoltre previsti ulteriori obblighi per il dirigente scolastico (art. 13): “prima di assumere le sue funzioni, comunica all’amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti e affini entro il secondo grado, coniuge o convivente che esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano in contatti frequenti con l’ufficio che dovrà dirigere o che siano coinvolti nelle decisioni o nelle attività inerenti all’ufficio. Il dirigente fornisce le informazioni sulla propria situazione patrimoniale e le dichiarazioni annuali dei redditi soggetti all’imposta sui redditi delle persone fisiche previste dalla legge”. Tali principi, fonte di responsabilità disciplinare interna alla Pubblica Amministrazione, non trovano riscontro nella legge n. 107/15 e non vengono mai richiamati.

La legge n. 107/15 non chiarisce, infine, quali siano i poteri del Comitato di Valutazione, nella possibile funzione di bilanciamento e controllo delle prerogative del D.S.. Il parere fornito dal Comitato di Valutazione sembra, infatti, non avere alcun tipo di vincolo sul suo operato, se non la sua intrinseca autorevolezza, che tuttavia non può costituire garanzia di  un controllo effettivo.

In conclusione il D.S. potrebbe essere sottoposto a “pressioni” (interne ed esterne) legate alle nuove assunzioni. Qualsiasi interferenza (personale, economica, politica), che non venga disciplinata dalla legge, può pregiudicare il delicato equilibrio di tutti i contrapposti interessi coinvolti e rappresentati, alimentando il ricorso all’autorità giurisdizionale. Le lacune normative non consentono l’attuazione di una procedura di assunzione trasparente e lineare. Potrebbero, pertanto, determinare situazioni di rischio collegate, nei casi più gravi, a fenomeni di criminalità.

E’ auspicabile un ulteriore intervento del legislatore volto a specificare i criteri per garantire un regolare processo di valutazione cui gli organi preposti alla selezione devono attenersi. Potrebbe così essere meglio garantito l’interesse dell’istituzione scolastica a procedure di assunzione flessibili, ma allo stesso tempo trasparenti, contemperando i necessari passaggi burocratici, con la reale possibilità di incentivare, da un punto di vista qualitativo, la funzione docente.

Buona Scuola: tempo quasi scaduto

da Il Fatto Quotidiano

Buona Scuola: tempo quasi scaduto

Il 30 luglio scorso il Movimento 5 stelle annunciò di depositare “una mozione contro la riforma dell’istruzione, licenziata dal Parlamento il 2 luglio, in tutti i consigli regionali nei quali è presente. Auspichiamo che subito dopo il deposito, si avvii il più rapidamente possibile l’iter per la calendarizzazione e che la mozione raccolga il più ampio consenso possibile”. Tale mozione avrebbe indicato “tre profili di incostituzionalità, contenuti all’interno della legge 107, che le Regioni possono impugnare ricorrendo alla Corte Costituzionale. In particolare, si fa riferimento alla chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici – art. 1 comma 73 , all’alternanza scuola lavoro – art.1 comma 33 – e all’autonomia degli organi collegiali rispetto al dirigente scolastico – art. 1 comma 4 -”.

Il quadro globale è quello del ricorso contro lo strumento della delega al Governo in materie di competenze legislative concorrenti tra Stato e Regioni. L’effetto di una pronuncia favorevole della Corte costituzionale sarebbe la cancellazione di alcuni cardini della controriforma di Renzi e Giannini.

Sono passati molti giorni: l’estate è stata di fatto monopolizzata dal tema/problema del precariato e dalla pedestre soluzione individuata dal Governo, che – dopo tanto battere di grancasse, dopo annunci roboanti densi dell’aggettivazione di regime (storico, rivoluzionario, ecc)- al netto del naturale turn-over immetterà in ruolo non più di 50mila docenti, senza per altro risolvere le problematiche sollevate da Strasburgo e senza soddisfare il reale fabbisogno nelle specifiche classi di concorso. Lasciando irrisolti molti problemi, tra cui quelli di intere categorie di precari, e non ponendo affatto fine a quel fenomeno che, non senza irrisione, è stato chiamato “supplentite”, anzi.

Ma l’approssimarsi del 13 settembre, termine ultimo per l’eventuale presentazione dei ricorsi, ha ravvivato nelle ultime settimane l’attenzione sul tema.

La mozione del M5S, infatti, bocciata in Friuli Venezia Giulia e Liguria, ha registrato il sì dei Consigli Regionali di Puglia, Veneto e Lombardia. Nelle altre Regioni in cui il Movimento 5 Stelle è presente i suoi consiglieri hanno chiesto con insistenza – possiamo dire a questo punto inutilmente – una calendarizzazione rapida del provvedimento.

L’8 settembre il M5S – in una conferenza stampa – rivolge un accorato appello a Zaia ed Emiliano; il primo risponde quasi subito, annunciando di avere dato mandato alla propria avvocatura per il ricorso alla Consulta. Nella giornata di sabato 12, poi, mentre Maroni si tirava indietro, Emiliano comunicava quasi in extremis la propria decisione di portare avanti l’eccezione di incostituzionalità.

Questi ultimi fatti mettono in luce un dato politico spesso trascurato: la mozione approvata nel Consiglio regionale non ha carattere vincolante. Ciò vuol dire che la sua approvazione non obbliga né alla presentazione del ricorso (Maroni docet), né, qualora si decida di presentarlo, a rispettarne contenuti e impostazione politica. A questo va aggiunto che, stante l’attuale equilibrio dei poteri, la decisione ultima, in teoria di competenza della Giunta regionale, di fatto è in capo al solo Presidente della Regione.

Dovremo attendere di conoscere quanto determineranno gli uffici legali del Veneto e della Puglia per sapere su quali punti e con quali motivazioni verrà chiesto il giudizio di incostituzionalità della Legge 107. Intanto, basandoci sulle dichiarazioni di Zaia ed Emiliano possiamo evincere che il Veneto intende impugnare l’ingerenza dello Stato in maniera di istruzione e formazione professionale, la cui competenza sarebbe esclusiva delle Regioni. Si tratta di un punto di vista estremamente parziale, che cavalca uno dei temi fondamentali del programma sulla scuola della Lega, tradizionalmente vocata alla devolution e al federalismo e da sempre attenta ad alimentare e sfruttare in modo strumentale l’equivoco linguistico-culturale tra istruzione e formazione professionale, la prima compito dello Stato, la seconda prerogativa regionale, con un costante e minaccioso attacco al principio dell’unitarietà del sistema scolastico nazionale. Emiliano, al contrario, insisterà sul cosiddetto dimensionamento scolastico: sulla costituzione, cioè, in seguito alla normativa degli ultimi anni, di plessi scolastici ipertrofici, con un numero enorme di studenti a fronte di un’unica gestione didattica e amministrativa (stesso dirigente, personale Ata, stesso collegio docente), frutto dell’accorpamento di più istituti scolastici.

Due scelte estremamente differenti, derivanti da una stessa mozione: una contraria al principio di unitarietà del sistema scolastico nazionale; l’altra interprete – tra l’altro – del diritto allo studio e all’apprendimento per tutti i cittadini italiani e alla tutela delle condizioni che favoriscano tale diritto.

Interpretazioni differenti cui possono corrispondere esiti molto divergenti. Misurarsi con la possibilità di ricorrere alla Corte nell’attuale quadro politico-istituzionale – ferma restando la meritorietà dell’iniziativa – interroga, dunque, sull’idea di scuola sottesa alle mozioni e sulle implicazioni conseguenti a convergenze tra partiti o movimenti politici estremamente differenti, in nome di un comune obiettivo del momento.

Vedremo come andrà a finire. Di sicuro, nessuno deve illudersi che basti una qualunque iniziativa contro la Legge 107 per avere dalla propria parte coloro che per mesi l’hanno contrastata nelle scuole e nelle piazze. Gli insegnanti, gli studenti, i cittadini, le associazioni che si sono battuti – e che intendono continuare a farlo con maggior forza – contro la pessima scuola di Renzi, lo hanno fatto per rivendicare una scuola che aderisse ai principi della Carta costituzionale, contraddetti brutalmente dalla Legge 107. Non certo per ritrovarsi con venti sistemi scolastici regionali.

Scuola, abilitati Tfa scavalcati anche in graduatorie supplenze: “Miur non ha comunicato la precedenza”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, abilitati Tfa scavalcati anche in graduatorie supplenze: “Miur non ha comunicato la precedenza”

I docenti che hanno completato il percorso per l’abilitazione quest’anno non solo sono esclusi dalle assunzioni della riforma Renzi, ma rischiano ora di essere superati in lista per un errore di comunicazione del ministero

Suona la campanella del nuovo anno, ma le novità al debutto della Buona scuola saranno poche

da Il Sole 24 Ore

Suona la campanella del nuovo anno, ma le novità al debutto della Buona scuola saranno poche

di Claudio Tucci

Alla scuola dell’infanzia e alla primaria si potenzieranno, con 35 milioni di euro, i “laboratori creativi” per coinvolgere gli alunni, fin dalle prime classi, in una didattica sempre “più pratica”. Con altri 52 milioni si punterà a rafforzare le lingue straniere, l’inclusione degli studenti con disabilità, l’insegnamento dell’italiano ai ragazzi figli di migranti, lo sport e l’educazione alimentare. Il collegamento con il mondo del lavoro, attraverso l’alternanza, potrà contare, sempre quest’anno, su 85 milioni (66 provenienti dalla riforma Renzi-Giannini e 19 dalla ex legge 440) che serviranno per coprire le spese “vive” da sostenere per far entrare i giovani in azienda, dai mezzi di trasporto, all’assicurazione Inail, ai tutor scolastico e aziendale. I laboratori per l’occupabilità decolleranno con 45 milioni. Attraverso il Pon Istruzione, poi, vengono messi sul piatto 390 milioni per migliorare anche infrastrutture e laboratori professionalizzanti. E’ ai nastri di partenza pure il piano scuola digitale, con i primi bandi in arrivo a fine mese.

Il disco verde
Mercoledì, con l’apertura dell’anno scolastico in Puglia e Veneto, sarà completato il rientro in aula degli studenti italiani e sarà il debutto ufficiale della “Buona scuola”. Finora la scena principale è stata presa dai docenti precari alle prese con le prime tre fasi del maxi-piano di assunzioni, che dovrebbe concludersi a dicembre con l’immissione in ruolo degli ultimi 55mila prof dell’autonomia. Non sono mancate le polemiche per la mobilità di alcuni insegnanti, con i sindacati sempre in trincea e con le solite minacce di scioperi e contestazioni per contrastare la legge 107. E così, ancora una volta, a finire nell’ombra sono proprio gli studenti, e le novità, alcune positive, altre meno, che riserva loro la riforma Renzi-Giannini. E che il ministero dell’Istruzione sta cercando di far partire, convogliando diversi filoni di risorse e una dote poco superiore ai 600 milioni (una cifra comunque inferiore ai 2,2 miliardi che serviranno a spesare le 100mila stabilizzazioni di precari). Circa 500 serviranno a rafforzare le infrastrutture scolastiche, cambiare il volto dei laboratori, stimolare una didattica progettuale.

Tra risorse e obiettivi
Risorse che s’intrecciano con gli obiettivi e le disposizioni della legge 107. L’alternanza scuola-lavoro, per esempio, diventa obbligatoria, e il numero di ore sale ad almeno 400 negli istituti tecnici e professionali, e ad almeno 200 nei licei. Si dovranno sottoscrivere le convenzioni con le imprese o con gli altri enti abilitati a ospitare in stage gli studenti delle superiori a partire dal terzo anno. E così gli 85 milioni previsti quest’anno (Buona Scuola ed ex legge 440) saranno utilizzati proprio per far fronte alle spese delle convenzioni.

Anche i fondi per l’ampliamento dell’offerta formativa (93, 2 milioni di cui 52 direttamente per gli studenti) sono stati tarati per implementare le novità della riforma: per la prima volta vengono stanziati 2 milioni per promuovere educazione teatrale e musica. Altri 3,4 milioni potenzieranno i progetti su cittadinanza attiva ed educazione alla legalità. Un milione va al contrasto di bullismo e cyber-bullismo. Un’altra novità assoluta è l’iniziativa Scuole accoglienti: si stanziano 850mila euro per recuperare spazi inutilizzati e farne laboratori e cantieri di creatività.

Clil rafforzato
La metodologia “Clil”, per insegnare una materia non linguistica in lingua straniera, viene rafforzata a partire dalla scuola primaria (si stanno organizzando corsi di formazione per gli insegnanti); e alle superiori si proverà a incrementare lo studio di diritto ed economia.Sempre alla voce studenti, la legge 107 introduce il curriculum flessibile, che peserà alla maturità. Ogni istituto potrà attivare una serie di insegnamenti aggiuntivi da realizzare grazie ai nuovi docenti dell’autonomia (in media 7 prof in più a istituto) che diventeranno parte integrante del percorso scolastico del ragazzo. Resta però tutta da vedere come (e se) cambierà l’offerta didattica. Saranno infatti i professori a dover attuare il cambio di passo previsto dalla riforma. Per esempio, è positivo l’accento sulle lingue, ma alla fine si potenzierà la metodologia Clil, formando cioè maestri già assunti. Quando invece sarebbero necessari docenti madrelingua. Anche alternanza e nuovi laboratori hanno bisogno di personale specializzato per funzionare. Sembrano dettagli. Ma è su questo che i giocherà il successo o meno della legge.

Vacanze estive, Italia primatista europea

da Il Sole 24 Ore

Vacanze estive, Italia primatista europea

di Francesca Barbieri

I primi a rientrare in aula sono stati gli studenti di Bolzano, il 7 settembre, seguiti da quelli del Molise (il 9) e dai trentini (il 10). Oggi riprende il plotone più ricco di 13 Regioni, domani quelli di Emilia-Romagna, Lazio e Toscana per chiudere mercoledì con pugliesi e veneti.

Il raffronto
Sullo scacchiere europeo, i nostri studenti si confermano anche quest’anno gli ultimi a tornare a scuola, con il record delle vacanze estive che durano 12-13 settimane. Un primato – secondo il rapporto di Eurodyce, la rete di monitoraggio dell’istruzione nella Ue – che condividiamo con Portogallo, Lettonia e Lituania. All’estremo opposto ci sono alcuni länder tedeschi, l’Olanda e la Gran Bretagna con appena sei settimane. Nella maggior parte dei Paesi del Vecchio Continente l’anno scolastico è partito all’inizio di settembre; in altri, come Olanda, Liechtenstein e Svizzera, ancora prima, tra la metà e la fine di agosto, mentre nell’area meridionale d’Europa, le date di avvio sono intorno alla metà di settembre.

Calendario frammentato
Italiani sì vacanzieri, ma solo d’estate. Perché gli alunni da noi restano meno a casa durante l’anno scolastico, mentre negli altri Stati i ragazzi hanno un calendario molto più frammentato, con pause in autunno, a carnevale, in primavera e a Pasqua. L’Italia è perfettamente nella media europea per quanto riguarda le festività di Natale – dai 12 ai 14 giorni – mentre da noi mancano le cosiddette “vacanze autunnali”. Una tradizione in Francia, Belgio e Gran Bretagna, solo per fare qualche esempio, dove è prevista una pausa tra ottobre e novembre di oltre una settimana. Dalla Valle d’Aosta al Veneto, poi sono pochi i giorni di stop per festeggiare il Carnevale, da uno a cinque, mentre i cugini d’oltralpe restano a casa circa due settimane, e olandesi e belgi una settimana intera. Poche vacanze per gli studenti italiani anche a Pasqua, da due a sei giorni, mentre in Francia e Lussemburgo si interrompono le lezioni per ben due settimane.

«A scuola di OpenCoesione» verso il decollo, domande entro il 2 ottobre

da Il Sole 24 Ore

«A scuola di OpenCoesione» verso il decollo, domande entro il 2 ottobre

di Francesca Malandrucco

Cittadini attivi e consapevoli si può diventare sui banchi di scuola. Lo sa bene il Miur che per il terzo anno di seguito, in accordo con il Dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica, lancia il progetto “A scuola di OpenCoesione”, rivolto a 100 istituti secondari superiori di qualsiasi indirizzo. In palio, un viaggio premio di due giorni a Bruxelles per conoscere da vicino le istituzioni europee. L’obiettivo vero del progetto, però, è quello di promuovere tra i ragazzi, fin dall’età scolare, i principi di cittadinanza attiva e consapevole del proprio territorio e del ruolo dell’intervento pubblico. Insomma, instillare negli adulti di domani una coscienza civica, insegnando loro che una comunità, ma anche un singolo individuo, può da solo esercitare un’azione di controllo e monitoraggio degli interventi finanziati dalle politiche pubbliche, ma anche avanzare idee e proposte alle amministrazioni più aperte.

La scadenza e il percorso
Le scuole avranno tempo fino al prossimo 2 ottobre, alle ore 15, per presentare le proprie candidature. Queste dovranno essere inviate on line utilizzando il form disponibile direttamente sul sito www.ascuoladiopencoesione.it.
Le classi selezionate, che potranno essere composte anche da un gruppo formato da studenti di classi diverse (fino ad un massimo di 30 alunni), seguiranno durante tutto l’anno scolastico un vero e proprio percorso didattico parallelo: 4 lezioni in classe di circa tre ore, una visita di monitoraggio civico sul luogo scelto per la realizzazione del progetto, 30 ore di lavoro autonomo destinate a sviluppare idee e proposte, e un evento finale in cui è previsto un confronto con le istituzioni e il coinvolgimento della comunità locale. Durante le lezioni i ragazzi impareranno sistemi di ricerca, a far parlare i dati (open data e data journalism), e approfondiranno tecniche di comunicazione. «Le attività sono finalizzate a elaborare una ricerca di monitoraggio civico, utilizzando anche strumenti di tecnologia dell’informazione – si legge nell’avviso alle scuole redatto dall’Ufficio II della Direzione generale per lo studente – L’obiettivo è approfondire le caratteristiche socio-economiche, ambientali e/o culturali del proprio territorio a partire dalle materie di studio e da uno o più interventi finanziati dalle politiche di coesione su un tema di interesse».

I progetti
I progetti dovranno essere coordinati da un docente referente, che potrà scegliere di essere affiancato nel suo lavoro da soggetti esterni alla scuola come ad esempio i centri della rete Europe Direct o le associazioni specializzate sui temi di politiche di coesione o sui temi trasversali legati al progetto ASOC, come la trasparenza e il riutilizzo di dati aperti. Le associazioni potranno essere scelte all’interno dell’elenco gli “Amici di A Scuola di OpenCoesione”, disponibili sul sito del progetto, oppure indicati dal docente stesso.
Tra i requisiti minimi richiesti, la scuola deve dimostrare di disporre di una dotazione tecnologica minima come una connessione a internet in laboratorio o in classe, una Lim (lavagna interattiva multimediale), e la possibilità di lavorare in video conferenza. Informazioni possono essere richieste direttamente via mail all’indirizzo, ascuoladiopencoesione@dps.gov.it, oppure chiamando lo 06.96517150.

Assunzioni, assegnate 8.532 cattedre con la «fase B» 

da Il Sole 24 Ore

Assunzioni, assegnate 8.532 cattedre con la «fase B» 

di Eu. B.

Oltre il 97% dei docenti ha accettato una proposta di incarico. La conferma è giunta ieri dal ministero dell’Istruzione che ha diffuso i dati definitivi sulla cosiddetta fase “B” delle assunzioni. Su 8.776 cattedre messe a disposizione dal Miur – che si sommano alle 29mila già distribuite durante le fasi “zero” e “A” – ne sono state assegnate 8.532. In 52 casi invece prof hanno rifiutato la proposta di assunzione. Chiudono il conto le 192 “non risposte” che vanno considerate come rifiuto. Soddisfatta la ministra Stefania Gianni: «Stiamo dando alla scuola i docenti di cui ha bisogno per garantire ai nostri studenti un’offerta più ricca che risponda ai loro bisogni formativi e guardi al futuro».

La geografia delle accettazioni ricalca quella delle proposte. Gran parte dei sì si riferiscono a disponibilità nelle scuole del centro-nord. In testa c’è sempre la Lombardia con 2.586 sì, 14 no e 50 non risposte. Ed è curioso che dopo tutte le polemiche sui “deportati”, innescata dal fatto che circa 7mila prof dovranno risalire lo Stivale per lavorare, anche al Sud si siano registrate delle rinunce: 5 in Calabria, 4 in Campania e Sicilia, 2 in Sardegna e Puglia.

Tutti coloro che, implicitamente o esplicitamente, hanno risposto “no” saranno cancellati dalle graduatorie a esaurimento; gli altri si recheranno entro domani nelle scuole polo per firmare il contratto di assunzione e scegliere la sede di lavoro. A meno che non abbiano ricevuto una delle supplenze (magari vicino casa) assegnate dal Miur entro l’8 settembre. In quel caso la presa di servizio sarà rinviata al 1° luglio o 1° settembre 2016. Ciò comporterà che alcune cattedre, seppure formalmente accettate, rimarranno sostanzialmente scoperte e verranno assegnate nei prossimi giorni attingendo alle liste di istituto. A dicembre toccherà poi alla fase “C” del piano di assunzioni che assegnerà i 55.218 posti di potenziamento dell’autonomia.

Nel frattempo anche la Regione Puglia, così come il veneto, ha deciso di impugnare davanti la Consulta la riforma Renzi-Giannini. Una scelta non politica, ha precisato una nota della giunta guidata da Michele Emiliano, ma fondata «sul mero intento di tutelare la Regione Puglia su alcuni aspetti del dimensionamento scolastico».

Scuola, tutti in classe. Ma sarà davvero Buona?

da Repubblica.it

Scuola, tutti in classe. Ma sarà davvero Buona?

Tra il 14 e il 16 avvio completo dell’anno scolastico. Con la riforma in via di attuazione e i docenti che annunciano proteste. Ecco luci e ombre

di SALVO INTRAVAIA

Buona scuola ai nastri di partenza da lunedì. In quasi tutte le regioni italiane  –  Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta  –  il suono della prima campanella è stato fissato per il 14 settembre. O nei giorni immediatamente successivi: il 15 o al più tardi il 16 settembre. Rientreranno in classe dopo la pausa estiva, infatti, martedì 15 settembre bambini e studenti emiliani, toscani e del Lazio. Mentre veneti e pugliesi saranno in aula il 16 settembre. Soltanto in Trentino e Molise il primo giorno di scuola si è già consumato: il 7 settembre per gli alunni residenti nella provincia di Bolzano, il 9 per i compagni molisani e il 10 settembre per quelli che vivono in provincia di Trento. Ma quasi 7 milioni e 862mila alunni italiani faranno il loro ingresso a scuola nei prossimi giorni. Confrontandosi con le prime novità previste dalla riforma della scuola voluta dal governo Renzi. Ecco le principali.

Il Preside sceriffo. I docenti, di ruolo da anni o neoassunti, si sono già confrontati con la nuova figura del preside dai poteri amplificati previsto dalla legge 107. In molti casi, riferiscono gli insegnanti, non si tratta di cambiamenti formali, ma di un cambio di atteggiamento rispetto al passato. Nei collegi dei docenti di avvio dell’anno scolastico  –  in genere il primo settembre  –  la musica è decisamente cambiata e i dirigenti scolastici si sono mostrati più risoluti. “A chi non conviene, può anche chiedere trasferimento”, si sono sentiti dire, senza troppi giri di parole, parecchi insegnanti dai capi d’istituto preoccupati per le responsabilità che aumentano e le incognite di una riforma tutta da scoprire. Ma, in vista di un’impennata dei ricorsi interni alle scuole, i sindacati hanno potenziato gli uffici dedicati al contenzioso. Nei prossimi giorni saranno alunni e famiglie ad assaporare il preside-sindaco.

I nuovi assunti. L’avvio delle lezioni vede il mega Piano di assunzioni previsto dalla riforma a metà percorso. Nelle prime tre fasi sono stati già assunti 38mila docenti di tutti gli ordini di scuola. Ma la previsione era vicina a 48mila contratti. E neppure la fase nazionale è riuscita a colmare tutte le cattedre vacanti con precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento o idonei all’ultimo concorso a cattedre. Sono rimaste libere, che andranno a precari d’istituto, moltissime cattedre di strumento musicale e Matematica e scienze alla scuola media. Più un numero imprecisato di cattedre di sostegno e di materie che si insegnano al superiore con la laurea in ingegneria. In alcune province, come si prefiggeva il governo, le graduatorie dei precari sono ormai un ricordo. L’obiettivo è di cancellarle definitivamente nei prossimi anni.

Il comitato di valutazione. Genitori, studenti e componenti esterni alla scuola potranno valutare i docenti e premiare i migliori. Si tratta di uno dei punti più controversi della riforma Renzi-Giannini, su cui tuttavia il mondo della scuola dovrà confrontarsi nei prossimi anni. Ogni istituto ne avrà uno che sarà composto da tre insegnanti, due genitori un genitore e uno studente nelle scuole superiori  –  e un componente esterno designato dall’Ufficio scolastico regionale. Più il dirigente scolastico. Il Comitato di valutazione stabilirà i criteri per premiare i docenti più bravi e valuterà gli insegnanti neoassunti.

Il merito. Da quest’anno scolastico, il dirigente scolastico potrà premiare gli insegnanti meritevoli. Una novità assoluta per la scuola italiana. Lo farà assegnando ad un numero, variabile da scuola a scuola di insegnanti, una parte del budget previsto dalla buona scuola a questo scopo: circa 26mila euro per ogni istituto. Quanto basta per mettere già in moto meccanismi di competizione fra docenti che dovrebbero essere virtuosi ma che potrebbero essere anche deleteri per la comunità scolastica. Con i 26mila euro si potrebbero premiare dieci docenti con 2mila e 600 euro di salario accessorio, pari a 217 euro al mese lordi. L’unica incognita riguarda i collaboratori del preside, che potrebbero essere pagati con lo stesso finanziamento. In questo caso, il bonus si dimezzerebbe a poco più di cento euro lordi mensili.

L’organico di Potenziamento. Tra le novità più attese, c’è sicuramente l’organico di Potenziamento: un contingente di 55mila insegnanti che servirà alle scuole per rilanciare l’autonomia scolastica. E potenziare la musica e l’educazione motoria all’elementare, la lingua straniera e l’informatica alla scuola media e il diritto, l’economia e la storia dell’arte al superiore. Ma che arriverà nelle scuole dopo tre mesi dal suono della prima campanella. Il ministero, in base alle richieste che preverranno entro il mese di ottobre dalle scuole, assegnerà agli istituti un certo numero di insegnanti, di fatto scollegato dalla reale presenza in classe. Per la prima volta in assoluto, le scuole potranno contare, in media, su cinque insegnanti in più rispetto alle esigenze frontali, da impiegare in attività di potenziamento, recupero, sostegno e, in generale, in tutte le attività del Piano dell’offerta formativa che richiederanno risorse umane aggiuntive. Il ministero prevede di assegnare, sempre con una fase nazionale, questo personale alle scuole entro il mese di novembre. Ma si potrebbe arrivare al nuovo anno. E fino a quando non si presenteranno a scuola, i dirigenti scolastici non potranno nominare supplenti per brevi periodi. Una novità che sta già mettendo in crisi più d’un capo d’istituto che, in caso di assenza per malattia di qualche giorno, si vedrà costretto a distribuire nelle altre classi gli alunni senza docente. Con classi che diventeranno vere e proprie bolge ingestibili.

Il Pof. In questi giorni, e presumibilmente per diverse settimane, i dirigenti scolastici si stanno scervellando sul nuovo Piano triennale dell’offerta formativa, l’ennesimo acronimo che sostituisce il più familiare Pof. In compagnia dei propri collaboratori, stanno vagliando ipotesi e operando scelte per il progetto triennale delle attività scolastiche che coinvolgeranno le scuole dal 2016/2017 al 2018/2019. Un compito tutt’altro che semplice. Perché, contrariamente a quanto è avvenuto in passato, oltre alle attività sarà necessario pianificare anche le risorse  –  umane e finanziarie  –  necessarie alla realizzazione del Piano per il prossimo triennio. E un errore in tal senso potrebbe rendere impossibile portare avanti una o più attività.
La corte del preside. Un’altra novità cui dovranno abituarsi docenti, genitori e alunni sarà il numero di collaboratori che affiancheranno il preside. La vecchia figura del vicario lascia da quest’anno il posto ad uno staff che potrà essere composto al massimo dal dieci per cento degli insegnanti della scuola. Una novità che ufficializza di fatto quello che già nei fatti si verifica in parecchi istituti: il dirigente scolastico viene collaborato da diverse figure che assumono compiti diversi.

Risorse certe. Da quest’anno, le scuole avranno certezza delle risorse economiche su cui potranno contare per portare avanti le proprie attività. Anche questa è una novità introdotta dalla Buona scuola che dovrebbe contribuire a rasserenare gli animi dei dirigenti scolastici, dei segretari e dei consigli d’istituto che in passato, tra promesse di finanziamento e risorse sempre in bilico, non sempre riuscivano a programmare le attività per tempo. Per quest’anno, le risorse relative alle spese di funzionamento per il 2015/2016 sono già state quantificate e comunicate alle scuole. Assegnando alle stesse la quota relativa al 2015. Inoltre, spiegano da viale Trastevere, “il ministero ha comunicato anche il quadro di tutti i fondi che ogni istituto avrà a disposizione per il miglioramento dell’offerta formativa, le pulizie, il pagamento dei collaboratori per le attività di segreteria”.

Alternanza scuola-lavoro. La scuola italiana si avvicina al mondo del lavoro. Quella dell’alternanza scuola-lavoro non è una novità assoluta. Ma lo diventa perché questa modalità viene estesa come obbligo a tutti gli alunni degli istituti tecnici e professionali  –  per 400 ore nell’ultimo triennio del percorso scolastico  –  e dei licei, che dovranno recarsi in azienda a mettere in pratica quello che hanno imparato a scuola per almeno 200 ore, sempre nel triennio.

La carta dell’insegnante. Da quest’anno, ogni docente dovrebbe ricevere una Carta elettronica con una somma di 500 euro da spendere in attività di aggiornamento e formazione. Anche questa, una novità assoluta che colma anni di richieste degli insegnanti costretti a spendere di tasca propria per aggiornarsi. Sarà possibile, con questa cifra, acquistare libri o assistere a spettacoli teatrali e iscriversi a master o corsi di aggiornamento. Ma su questo punto il ministero dell’Istruzione è già in ritardo perché “i criteri e le modalità di assegnazione” della Carta ai docenti dovevano essere previsti in un decreto che è già in ritardo, visto che i sessanta giorni di tempo dalla data di entrata in vigore della legge  –  il 16 luglio scorso  –  per emanarlo sono ormai abbondantemente scaduti.

Nuovo anno, quasi 9 milioni di studenti al via

da La Tecnica della Scuola

Nuovo anno, quasi 9 milioni di studenti al via

Anno scolastico al via per poco meno di  9 milioni di studenti. Il dato divulgato dal Miur.

Sono  7.861.925 i ragazzi iscritti nella scuola statale e più di 960.000 quelli delle paritarie che stanno iniziando a frequentare le lezioni: lo rende noto in queste ore il Ministero dell’Istruzione.
Nella scuola statale sono più di 1 milione gli alunni dell’infanzia, 2.583.514 quelli della scuola primaria, 1.649.408 gli studenti della secondaria di I grado e 2.628.648 quelli della secondaria di II grado. Oltre 216.000 sono gli alunni con disabilità.
Complessivamente, le classi saranno 369.902 distribuite in 8.384 istituzioni scolastiche.
Fra le regioni con più alunni compaiono Lombardia (1.185.662), Campania (920.964), Sicilia (763.529) e Lazio (741.633).

Organico potenziato: il Miur smentisce la legge

da La Tecnica della Scuola

Organico potenziato: il Miur smentisce la legge

Ma entro quando le scuole dovranno perfezionare le proprie richieste di organico potenziato? La legge dice una cosa, i tecnici del Miur un’altra.

Che il Miur non fornisca chiarimenti sulle modalità di avvio dell’organico potenziato si può anche tollerare (in regime di autonomia le scuole dovrebbero decidere senza aver bisogno dei suggerimenti provenienti dall’alto), ma che addirittura a Viale Trastevere si lavori per confondere ancora di più le idee dei dirigenti scolastici e degli organi collegiali è quanto meno discutibile.
Il problema è: ma quando è in che modo le scuole dovranno comunicare le proprie decisioni in merito all’OP?
In una informazione contenuta in una pagina del sito del Miur (pagina peraltro molto secondaria e neppure evidenziata nella Home) si legge testualmente:  “I posti del potenziamento sono ripartiti fra le classi di concorso in base al fabbisogno di docenti, inclusi i collaboratori del dirigente scolastico, che le scuole comunicano al sistema informativo dal 21 settembre al 5 ottobre e che gli USR verificano immediatamente dopo tenendo conto delle graduatorie”.
Tutto bene, peccato che la legge 107 dica cose diverse: le scuole hanno tempo fino alla fine di ottobre per adottare il Piano triennale dell’offerta formativa che dovrà contenere anche le richieste di OP. Come potranno dunque inserire i dati nel sistema informativo già entro il 5 ottobre (anzi persino a partire dal 21 settembre)?
C’è chi argomenta che per intanto si fanno le richieste di OP e poi si approva il Piano, ma è del tutto evidente che una simile procedura sarebbe del tutto irregolare in quanto l’OP è funzionale al Piano e quindi è uno “strumento” per realizzare gli obiettivi del Piano e non il contrario.
Ma evidentemente a Viale Trastevere non hanno studiato bene la legge.
In ogni caso non sarebbe male se il Ministro o un drettore generale del Miur chiarisse questa anomalia.

Ricostruzione integrale della carriera per i docenti neoimmessi in ruolo

da La Tecnica della Scuola

Ricostruzione integrale della carriera per i docenti neoimmessi in ruolo

Ricostruzione integrale della carriera per i docenti neoimmessi in ruolo. Lo riconosce ancora una volta una sentenza (440/2015 del 3 settembre) della Corte d’Appello di Venezia.

La vicenda era iniziata tempo addietro, quando alcuni docenti avevano chiesto l’integrale riconoscimento dell’anzianità di servizio precedente all’immissione in ruolo.
In effetti il servizio pre-ruolo ai fini dell’art. 485 del Dlsg 297/1994 era stato riconosciuto ai ricorrenti, ai fini giuridici ed economici, per intero i primi quattro anni e per di due terzi il periodo eccedente, nonché, ai soli fini economici, per il rimanente terzo. Tale disciplina, come già ritenuto dal giudice di primo grado, non è conforme alla clausola 4 della Direttiva 1999/70/CE, la quale dispone: “Per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive”.
La clausola è dunque inequivocabile nel vietare disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e a tempo indeterminato e l’anzianità matura per le due categorie con le medesime modalità. La questione determinante è quella di accertare se le prestazioni svolte dal lavoratore a termine siano identiche o analoghe a quelle svolte dal lavoratore a tempo indeterminato.
Inoltre il riconoscimento del computo dei periodi di lavoro svolti in forza di contratti a termine disciplinati dal Dlgs 368/2001 ai fini dell’anzianità di servizio è già stato ritenuto dalla Corte di Cassazione, quale espressione del principio di non discriminazione posto dal Diritto dell’Unione europea anche in ordine all’anzianità (Cass. 11734/2015). A sua volta, facendo applicazione della clausola 4 della direttiva come interpretata dalla Corte di Giustizia, giurisprudenza di merito è giunta al riconoscimento agli insegnanti assunti a termine del diritto alla progressione retributiva professionale prevista per gli insegnanti a tempo indeterminato (cfr. per tutte, sentenza n.205/2013 della Corte di Appello di Torino).
Siamo ad una ulteriore conferma di quello che era stato già sancito da altre sentenze: in forza della clausola 4 della Direttiva 1999/70/CE, i docenti statali neoimmessi in ruolo hanno diritto al riconoscimento in misura integrale del servizio pre ruolo come servizio di ruolo, in parziale disapplicazione dell’art. 485, comma 1, D.Lgs. n. 297/1994.