Sui chiarimenti in materia di supplenze brevi personale docente ed A.T.A.

Ai Dirigenti Scolastici in indirizzo

Oggetto: Sui chiarimenti in materia di supplenze brevi personale docente ed A.T.A. di cui all’art. 1. commi 332 e 333 della legge n. 190/2014.

Come risulta dal combinato tra l’art. 1 comma 333 della Legge di stabilità 2015 e la Legge 107/2015 non si potrebbero chiamare supplenti nel primo giorno di assenza dei docenti e nei primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici e , come risulta da più parti, la pedissequa applicazione di tale disposizione sta provocando forte disagio nelle scuole, e in particolare gravi lesioni del diritto allo studio degli alunni, nonché problemi di sicurezza e
garanzia dell’igiene.
Come organizzazione siamo a ricordarvi che già l’art. 1 comma 333 prevede la possibilità di nominare un supplente qualora non sia possibile tutelare l’offerta formativa e, con la recente nota n. 2116 del 30 settembre 2015, il Miur lo ha ribadito in modo molto chiaro: “Per quanto riguarda assenze del personale docente, si richiama l’attenzione su quanto già previsto dall’articolato della Legge sopra indicata al comma 333 in merito alla tutela e alla garanzia del diritto allo studio”
Nello specifico del personale ATA la stessa nota aggiunge quanto segue: “Per quanto riguarda il personale ATA (comma 332), con riferimento al divieto di sostituire il personale appartenente al profilo di collaboratore scolastico nei primi sette giorni di assenza, si rappresenta che il predetto divieto potrà essere superato laddove il dirigente scolastico, sotto la propria esclusiva responsabilità, con determinazione congruamente motivata e dopo aver prioritariamente posto in essere tutte le misure organizzative complessive che vedano coinvolta l’organizzazione dell’intera Istituzione Scolastica con un’attenzione, quindi, non limitata solo plesso interessato dall’assenza del collaboratore scolastico, raggiunga la certezza che: l’assenza del collaboratore scolastico determinerebbe delle urgenze che non potrebbero trovare alcuna altra risposta atta a garantire la incolumità e la sicurezza degli alunni, nonché la indispensabile assistenza agli alunni diversamente abili determinando, inoltre, necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili, che renderebbero impossibile assicurare le condizioni minime di funzionamento del servizio scolastico tanto da compromettere in modo determinante il diritto allo studio costituzionalmente garantito”.
Pertanto, da quanto sopra riportato, si evince che qualora non sia possibile tutelare e garantire il diritto allo studio degli alunni o addirittura la incolumità e la sicurezza degli stessi – e lo smistamento degli alunni in altre classi non è uno strumento adeguato a soddisfare tali garanzie – i Dirigenti scolastici siano tenuti a nominare supplenti.

Cobas – Comitati di Base della Scuola

Ausili usati, Piazzabile cresce e chiede la collaborazione delle associazioni

da Redattore Sociale

Ausili usati, Piazzabile cresce e chiede la collaborazione delle associazioni

Per una carrozzina si può risparmiare il 50%, per un montascale anche il 70%. Con oltre 2 mila annunci on line e una media di 30 contrattazioni ogni 100 proposte, il sito cresce, ma vorrebbe fare di più. “Chiediamo alle associazioni di collaborare, perché pochi ancora ci conoscono”

ROMA – Una carrozzina può costare la metà, per un montascale si può risparmiare fino al 70%: niente trucco niente inganno, semplicemente usato. L’idea è di poco meno di un anno fa, ne abbiamo già parlato pochi mesi dopo la sua nascita: nel frattempo Piazzabile è cresciuto e resta il primo e unico sito di commercio dell’usato dedicato solo ed esclusivamente a “tutto ciò che possa essere utile per le persone disabili”, spiega Monica Gavazzeni, che ha dato gambe a questa idea, insieme al suo compagno e alla cugina con disabilità, “musa ispiratrice del progetto”. Non un progetto commerciale, né tanto meno a scopo di lucro, visto che “facciamo tutti un altro lavoro, io dedico a Piazzabile quasi tutto il mio tempo libero e nessuno mette in tasca neanche un euro. Anzi – precisa Monica – semmai ci saranno degli introiti, abbiamo già pensato di investirli per acquistare ausili e materiale da offrire alle associazioni e immettere in un flusso di scambi”.

Gli annunci, in questo momento, superano quota 2 mila: “tanti, ma anche pochi, se pensiamo a quanto potrebbe essere utile questa possibilità, se soltanto fosse più conosciuta”, spiega Monica. Utile, sì, perché se è vero che gli ausili fondamentali li passa la Asl, è anche vero che due sono i limiti che questa fornitura “pubblica” di ausili comporta: primo, “non a tutti vengono passati: serve una percentuale alta di invalidità, per esempio, per ricevere anche una semplice carrozzina. Mentre tanti sono gli anziani che, pur non avendone diritto, tuttavia ne avrebbero bisogno, anche soltanto in certe occasioni. E pochi di loro possono permettersi di comprarne una. E poi – continua – ci sono tutte le disabilità temporanee, quelle da infortunio per esempio”. Ma c’è un altro limite negli ausili “passati” dalla Asl: “sono, per così dire, di base, per non dire obsoleti. Utili per far fronte alle necessità fondamentali, ma non per assicurare quel poco in più che può migliorare, anche di tanto, la qualità della vita: basti pensare alle sedie a ruote da mare, o ai sollevatori, o agli scooter. Sul nostro sito, ciò che pochi possono permettersi diventa alla portata di tanti”.

Piazzabile, in questo senso, si colloca perfettamente all’interno di una tendenza che si sta affermando sul mercato e nei costumi: quella, appunto, dell’usato. “Un tempo ti guardavano male se compravi un vestito o un mobile usato – osserva Monica – Oggi invece è quasi un valore aggiunto. Per gli ausili questo è ancora più vero: l’usato funziona benissimo, spesso è quasi nuovo e in troppi casi finisce in cantina, quando potrebbe essere tanto utile a qualcun altro”. Per questo motivo, “alcuni offrono anche gratuitamente i propri ausili, ma anche in questo caso le richieste potrebbero essere di più. E sarebbe utile che le associazioni ci aiutassero a far scoprire alle persone disabili questa possibilità”. Per quanto “giovane” e ancora poco conosciuto, tuttavia, Piazzabile ha delle percentuali di tutto riguardo: l’11% degli articoli viene venduto, ma per ben il 30% è stata avviata una contrattazione. “E noi possiamo monitorare solo gli scambi che avvengono via mail, mentre non controlliamo i contatti tramite telefono”, precisa Monica. E gli annunci non fanno che crescere, “oggi ci attestiamo su circa 26 al giorno. D’altra parte – osserva – siamo l’unica realtà del genere: anche su siti generalisti come Subito.it si possono trovare ausili usati, è vero, ma la persona disabile può provare imbarazzo nel pubblicare qui il suo annuncio”.

A dare fiducia agli inventori di Piazzabile, ci sono poi “le mail di ringraziamento che ogni tanto riceviamo”, come pure l’interesse dimostrato da alcune associazioni,come la Caritas, che ci ha chiesto aiuto per provvedere ai bisogni di alcune persone da cui avevano ricevuto una richiesta di aiuto. Ora – conclude Monica – ci aspettiamo che il passaparola continui e che la nostra ‘piazza’ sia sempre più popolata”. (cl)

Dislessia e Apprendimento della Lingua Inglese

GIORNATA DI STUDI
DISLESSIA E APPRENDIMENTO DELLA LINGUA INGLESE
23 OTTOBRE 2015
AULA MAGNA, POLO CARMIGNANI
Programma
9.00 Saluti (prof. P. Mancarella, prof. M. Tulli, prof.sa M. Bertuccelli, prof. R. Tognetti, Dott. S. Landucci, Assessora M.L. Chiofalo)
9.30 Apertura lavori (Gloria Cappelli e Sabrina Noccetti)
9.45 Enrico Ghidoni (Unità Operativa Complessa – UOC – di Neurologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia) Dislessia e DSA nel giovane adulto
10.30 Filippo Gasperini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Modelli neurocognitivi della dislessia evolutiva
11.15 Coffee Break
11.30 Chiara Pecini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Trattamento della dislessia evolutiva
12:15 Cristina Burani (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, CNR, Roma; Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste) La lettura basata sui morfemi: effetti sulla fluenza  nella dislessia evolutiva
13.00 Pausa pranzo
14:30 Joanna Nijakowska (Istituto di Anglistica, Università di Łódź) Successful inclusion for dyslexic students in the English language classroom. An award-winning DysTEFL course and materials.
15:15  Filippo Gasperini (IRCCS Fondazione Stella Maris) Strategie didattiche e modalità di valutazione
16:00 Tavola rotonda. Chair: Prof. Daria Coppola, Ricerca teorica e pratica didattica: quali punti di incontro? (Massimo Bianchi, Presidente AID- sezione di Pisa; Francesca Santulli, IULM Milano; Laura Bozzi, Progetto Erasmus Plus Grosseto; Valeria Raglianti, Formatrice AID,  Istituto Santoni Pisa)

Suolo: un paesaggio da scoprire

Il FAI – Fondo Ambiente Italiano
è lieto di presentare per l’anno scolastico 2015-2016
“Suolo: un paesaggio da scoprire”
Progetto formativo dedicato a docenti e studenti per conoscere la storia e l’evoluzione del suolo italiano
La partecipazione è gratuita

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Per l’anno scolastico 2015-2016 il FAI – Fondo Ambiente Italiano presenta, con il sostegno di Ferrero, il
progetto “Suolo: un Paesaggio da scoprire”, che intende offrire a docenti e studenti un percorso formativo
per approfondire il tema del suolo e per conoscerne la storia e l’evoluzione in relazione al territorio italiano.
Un’iniziativa importante, pensata dal FAI per sensibilizzare e avvicinare gli studenti, attraverso una
metodologia coinvolgente e stimolante, al tema della tutela del paesaggio quale “…territorio espressivo di
identità, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni” (dal Codice dei
beni culturali e del paesaggio). Il suolo, infatti, è parte integrante del paesaggio, conserva tracce della storia
e della cultura della nostra civiltà ed è espressione del nostro patrimonio comune di arte e natura.
Il progetto propone a docenti e studenti tre percorsi di indagine: “Gli strati della terra”, un’osservazione del
suolo da un punto di vista archeologico, quale scrigno delle nostre memorie; “Dal centro alla periferia”, un
approfondimento geografico/urbanistico, per viaggiare tra i racconti della storia sociale ed economica dei
popoli; “Degrado e abbandono”, una riflessione ambientale, per ragionare sulle attuali problematiche
connesse al consumo e al degrado del suolo e all’abbandono dei territori.
È inoltre declinato in tre attività specifiche:
· SottoSopra
Concorso nazionale per la scuola dell’infanzia primaria e secondaria di I grado: indagine nella formula di un dossier
cartaceo o di telegiornale.
· Torneo del paesaggio
Gara di cultura a squadre per la scuola secondaria di II grado in cui social network e strumenti tecnologici sono a
servizio dell’indagine sul campo per raccontare il suolo attraverso immagini, testi e linguaggi multimediali. Tutti gli
studenti partecipanti riceveranno un attestato valido per l’acquisizione di crediti scolastici.
· Formazione per docenti
Percorsi di formazione gratuita per docenti e dirigenti di ogni ordine e grado, strutturati in moduli fruibili online
attraverso una piattaforma dedicata e seminari in presenza presso i beni del FAI.
Gli studenti saranno quindi invitati a indossare i panni di veri e propri “inviati speciali” per documentare le
caratteristiche del suolo italiano e presentare un dossier dedicato al proprio territorio, mentre i docenti
avranno l’opportunità di partecipare a una formazione specifica relativa a queste tematiche.
La partecipazione al progetto “Suolo: un Paesaggio da scoprire” offrirà agli alunni la possibilità di essere
protagonisti attivi e consapevoli del proprio percorso di crescita, facendo loro comprendere l’importanza del
ruolo che ognuno di noi ha nella tutela e nella corretta valorizzazione delle nostre radici e delle risorse vitali
del pianeta perché “Il suolo è uno dei beni più preziosi dell’umanità. Consente la vita dei vegetali, degli
animali e dell’uomo sulla superficie della terra. Il suolo è una risorsa limitata che si distrugge facilmente”
(dalla Carta Europea del Suolo – Consiglio d’ Europa, 1972).

La partecipazione al progetto è gratuita. Per informazioni:
www.faiscuola.it; scuola@fondoambiente.it; Numero verde: 800 501 303

Buona Scuola, proteste degli studenti in tutta Italia: “No a riforma e caro-vita”

da Il Fatto Quotidiano

Buona Scuola, proteste degli studenti in tutta Italia: “No a riforma e caro-vita”

A Roma il corteo ha lanciato fumogeni e vernice contro il ministero dell’istruzione ma non ci sono stati scontri con la polizia. Cariche e manganellate a Bologna

Via al concorsone per 90mila nuovi prof “Lezioni simulate anche nello scritto”

da la Repubblica

Via al concorsone per 90mila nuovi prof “Lezioni simulate anche nello scritto”

Bando entro un mese: non ci sarà preselezione Niente nozionismo nelle due prove d’esame

Nei primi due incontri il gruppo di lavoro del ministero dell’Istruzione — doveva chiudere il dossier concorso mercoledì scorso, ma si è preso il terzo tempo per stendere la proposta ultima — ha definito come sarà il prossimo bando per l’assunzione dei nuovi docenti tra la scuola dell’infanzia e le superiori. Saranno novantamila gli insegnanti cui affidare una cattedra nelle prossime tre stagioni e andranno ad aggiungersi agli 87mila (secondo le ultime proiezioni) stabilizzati con le prime quattro fasi della Buona scuola. Sì, il Miur ha deciso di far salire ulteriormente il quorum dei docenti previsti per il concorso: dai sessantamila immaginati con la Buona scuola in Gazzetta ufficiale (15 luglio) si è passati agli 80 mila di inizio settembre e, ora, inizio ottobre, alla previsione di 85-90 mila posti da bandire.
Il prossimo sarà, questo è risaputo, il primo concorso nazionale solo per abilitati: si potrà diventare maestri e prof solo se in possesso di un’abilitazione professionale, possibile per ora con i vecchi percorsi: Tfa, Pas, ex Ssis e poi la laurea in scienze della formazione primaria e il diploma magistrale (riconosciuto nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato). Chi, tra queste categorie, ha già speso tempo in classe come supplente, parteciperà al concorso con punteggi in partenza superiori. I novantamila vincitori dovranno essere assunti tra il 2016 e il 2018 tenendo conto del turnover annuale e delle indicazioni delle scuole sulle materie da potenziare. Ogni tornata di stabilizzazioni, ovviamente, dovrà ispirarsi al testo unico: le assunzioni devono essere realizzate per metà da concorso e per metà dalle Graduatorie a esaurimento. Poiché, tuttavia, in molte discipline le cosiddette Gae sono esaurite, è ipotizzabile che in media ogni estate il 65 per cento degli assunti entrerà attraverso la prova selettiva e il 35 per cento attraverso quel che resta delle graduatorie di prima fascia (che oggi ospitano 60 mila persone).
Il lavoro di costruzione del concorso 2016 sarà presentato al ministro Stefania Giannini entro il 10 ottobre e per la seconda metà del mese si può ipotizzare un decreto che fissi modalità e date: il bando dovrà, comunque, essere pronto entro il primo dicembre. La Giannini ha chiesto che la prossima prova abbia poca carta, che sia semplice nella sua formulazione e a prova di ricorso, che sia severa sull’inglese. Il “2016”, recependo queste indicazioni, porterà con sé diverse novità. L’aspetto più rilevante è che, secondo la proposta preparata dai tecnici, non ci sarà più il test iniziale, la prima prova a crocette pensata per realizzare una scrematura dei troppi candidati. Grazie al fatto che il prossimo bando sarà solo per gli abilitati, i numeri dei partecipanti saranno più contenuti rispetto al 2012 e già da ora ipotizzabili con buona precisione: 180 mila. Questa massa di candidati è gestibile senza bisogno di filtri e, tra l’altro, l’abolizione del test setaccio era stata una richiesta esplicita del Parlamento. Il Miur è certo che potrà cancellare la prova iniziale per gli aspiranti docenti di medie e superiori, ma lavora per evitarla anche ai candidati per l’infanzia e le elementari.
I 180 mila concorsisti partiranno subito — in primavera — con la prova scritta che, per la prima volta, sarà “computer based”. E poi, nel merito, lo scritto non sarà un elaborato nozionistico (ora di italiano, ora di matematica, ora di scienze). I candidati non sono studenti, ma aspiranti professori e quindi sarà richiesto loro di costruire anche nello scritto una “lezione possibile” sul Cantico dei cantici, su un’equazione di primo grado, sul Big bang. Questa novità 2016 è stata mutuata dalla terza prova del precedente concorso Profumo: la lezione in classe al posto dell‘orale. Questa fase, la lezione in classe come secondo e ultimo esame, resterà e sarà affinata. Tutto dovrà concludersi entro il prossimo giugno per consentire ai presidi di chiamare i vincitori nelle loro scuole entro il primo settembre.

A ottobre a scuola torna “Libriamoci”

da La Stampa

A ottobre a scuola torna “Libriamoci”

Dal 26 al 31 ottobre sei giorni dedicati alla lettura

Dal 26 al 31 ottobre 2015 si svolgerà la seconda edizione di “Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole”, l’iniziativa dei ministeri della Scuola e della Cultura per promuovere la lettura tra gli studenti di ogni ordine e grado.

 

Per invitare alla lettura i bambini e i ragazzi, dalle elementari alle superiori, gli organizzatori hanno promosso tutta una serie di collaborazioni e di appuntamenti che vanno oltre l’inserimento nelle attività scolastiche di momenti di lettura ad alta voce.

 

Il via ufficiale, il 26ottobre, sarà contraddistinto dalla prima edizione del Premio Strega Ragazze e Ragazzi. Quindi, sarà la volta del progetto `”Da Libriamoci a Scriviamoci”, del festival “Ad alta voce” (dal 26 al 31 ottobre, con incontri e reading in giro per l’Italia, tra gli altri, di Nando Dalla Chiesa, Marcello Fois e Piergiorgio Odifreddi), del flash mob e del reading collettivo dantesco per celebrare il 750/o anniversario dalla nascita del sommo poeta, dei tanti incontri con scrittori, editori, traduttori, attori, e dei corsi di educazione alla lettura.

 

 

Lo spirito alla base di “Libriamoci” è quello di una sfida: smentire i luoghi comuni e i pregiudizi sulla lettura. Il presidente del Centro per il libro e la lettura Montroni alla presentazione dell’iniziativa ha spiegato: “Troppo spesso la lettura viene percepita come un’attività funzionale unicamente allo studio e allo svolgimento del programma. Libriamoci è un progetto che tenta di superare questa visione: non vuole valutare gli studenti, si propone invece di farli partecipare in prima persona al grande spettacolo della lettura ad alta voce. I ragazzi saranno coinvolti nella lettura, nella comprensione dei testi e nella discussione dei contenuti e forse così ne scopriranno l’irresistibile fascino”.

 

L’edizione dell’anno scorso ha chiuso con quasi duemila eventi in altrettante scuole, coinvolgendo oltre 200 mila studenti.

Banchi tradizionali addio, la classe diventa “liquida”

da La Stampa

Banchi tradizionali addio, la classe diventa “liquida”

Sono i professori a decidere quale sia la disposizione più efficace per insegnare. Con le file la lezione è frontale, i tavoli incoraggiano il lavoro di gruppo
flavia amabile

roma

In Finlandia i banchi sono componibili in modo da creare le disposizioni più varie in base al tipo di lezione. Negli Stati Uniti c’è chi fa sedere i ragazzi sul pavimento e pare che le lezioni funzionino meravigliosamente. In Italia si passa dalle classi dove i genitori si considerano già miracolati se i banchi corrispondono al numero degli studenti ad altre dove sono già arrivati i banchi componibili e la lezione è capovolta, sono gli alunni a spiegare e far apprendere agli altri quello che hanno capito come accade in Toscana. Non esistono regole né prescrizioni di alcun tipo. Sono i dirigenti, o anche soltanto i professori nella loro autonomia a decidere quale sia la disposizione più efficace per insegnare. Soprattutto nella scuola primaria dove i colleghi da mettere d’accordo non sono molti.

 

«Si cerca di andare incontro a nuove modalità per far fronte ai nuovi bisogni dei ragazzi». spiega Samuele Amendola, educatore, consulente educativo e socio dell’Associazione Pedagogisti e Educatori Italiani.

 

La disposizione dei banchi, nelle aule insomma, non è casuale ma legata al tipo di insegnamento scelto dai professori. Le più numerose sono ancora le classi con i banchi disposti in modo tradizionale, due o tre file orientate verso la cattedra e la lavagna. D’altra parte se la metà degli edifici è stata costruita prima del 1971 e in questi casi è piuttosto difficile adottare soluzioni innovative.

 

Ma il 32% delle scuole è nato dopo il 1976, sono più flessibili. «Una sistemazione frequente dei banchi è a ferro di cavallo», sostiene Giorgio Bollani, optometrista e responsabile del Progetto Peav nelle scuole. «Se con le file tradizionali gli alunni fanno molta fatica a vedere quello che viene scritto alla lavagna, anche con la disposizione a ferro di cavallo si ha il vantaggio di creare lezioni ideali per materie orali ma si creano numerosi problemi di vista per chi è vicino alla porta o alla finestra». Dal suo punto di vista la formula migliore è quella ad anfiteatro. «Molti insegnanti si convincono a ascoltare il mio consiglio quando vado nelle scuole a parlarne», spiega.

 

 

Ma la situazione delle scuole italiane è più varia di quello che si possa immaginare. Ci sono le scuole primarie che aderiscono al progetto «Senza zaino». Sono 97 in tutt’Italia, le aule hanno lo spazio è diviso in aree di lavoro e i bambini secondo la filosofia montessoriana si organizzano da soli, spesso studiando materie diverse su tavoli diversi e alla fine hanno un’area dedicata alla correzione dove verificano da soli se il compito svolto è giusto oppure no. Ci sono le scuole montessoriane vere e proprie dove tutti gli spazi non hanno nulla di tradizionale e sono studiati a misura di bambino, non c’è cattedra e i banchi sono disposti ad isola per dare ai bambini la possibilità di i lavorare per gruppi.

 

Aule rivoluzionate anche alle superiori dove ci sono progetti come quello della «Scuola 3.0» dell’Its «Luca Pacioli» di Crema dove in classe gli studenti non hanno né cattedra né banchi e nemmeno la lavagna nera con i gessetti. Ci sono tavoli colorati di forma circolare, scomponibili, adatti a essere utilizzati per il lavoro di gruppo. Sulle pareti, al posto delle cartine geografiche, sono appesi grandi pannelli orizzontali opachi, su cui si può scrivere o attaccare dei magneti. Le lavagne sono enormi, interattive e presenti in ogni unità di lavoro.

 

«Sono molto favorevole all’uso dei tavoli di lavoro invece delle classiche file di banchi – spiega Amendola – i bambini si abituano a fare attività in gruppo e gli insegnanti possono passare più facilmente da un gruppo all’altro e capire meglio le personalità di ciascuno e le dinamiche nei rapporti». E le verifiche? I voti? «Durante le attività di laboratorio gli insegnanti faranno emergere le conoscenze acquisite senza interrogazioni o verifiche ufficiali. E, da quello che vedo girando per le classi, sono sempre più numerosi gli insegnanti aperti alle nuove forme di didattica e quindi anche a rivoluzionare le loro aule».

La metà dei docenti italiani non sa l’inglese

da La Tecnica della Scuola

La metà dei docenti italiani non sa l’inglese

Il 57% dei docenti italiani valuta bassa o medio-bassa la propria conoscenza dell’inglese: solo il 18% ha investito in esperienze all’estero o collaborato con docenti di altri Paesi.

I dati sono contenuti nella vasta ricerca 2015 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promossa dalla Fondazione Intercultura e presentata il 2 ottobre al ministero dell’Istruzione.

Dalla ricerca è emerso anche che il 60% del campione di professori intervistati, non ha nel suo curriculum formazione ed esperienze internazionali e che è tuttora ancorato a un modo classico di concepire la scuola, basato più sul possesso della materia di studio che sull’esperienza sul campo, auspicabilmente fatta all’estero. In medias res, esiste un altro 22% di insegnanti che ha un “potenziale di internazionalità”, avendo partecipato a corsi di lingua o avendo coinvolto i propri studenti in progetti all’estero come gli scambi di classe, i gemellaggi etc.

Dall’altra parte della barricata, invece, ci sono gli studenti che, con la complicità dei genitori, sempre di più vogliono correre, per arricchire il proprio curriculum scolastico e umano con un periodo di studio all’estero (la crescita di chi ha aderito a questi programmi è stata pari a un +109% tra il 2009 al 2014, anno in cui sono partiti 7.300 adolescenti per un periodo compreso tra i tre mesi e l’intero anno scolastico.Fonte: Osservatorio 2014).  

Se si va a scavare nella loro anagrafica, si scopre che non vi è una grossa differenza di età, genere, provenienza geografica tra i docenti “internazionali” e quelli definiti dalla ricerca come “local”. I primi hanno in media 47 anni (quindi non sono necessariamente i più giovani), i secondi 50 anni, sono equamente distribuiti in tutta Italia con punte, per quanto riguarda il primo profilo, in Lombardia e Puglia, per due terzi sono donne, così come lo è l’intero corpo docente. Certo, gli internazionali sono soprattutto i docenti di lingue, anche se il dato più eclatante, è che più della metà di questi non ha effettuato esperienze all’estero di lungo periodo.

I prof internazionali hanno iniziato fin da giovani a lavorare alla loro formazione internazionale: il 49% ha frequentato brevi corsi all’estero da studente(12% i “local”), ben il 36% ha partecipato alla mobilità studentesca di lungo periodo, ad esempio Erasmus o l’anno all’estero durante le superiori (solo l’8% i local), il 27% ha lavorato all’estero prima dell’insegnamento (un piccolo 4% tra i local).

Ma che effetti ha nelle scuole la presenza dei Prof internazionali? Diversamente dai docenti local, gli “internazionali” si percepiscono più aggiornati (36% vs 23%) e innovativi (26% vs. 13%), maggiormente inclini a sperimentare metodi di insegnamento alternativi. Gli insegnanti “local”, invece, pur descrivendosi come docenti propositivi (28%), sono meno innovativi (13%). Se nella vita extra-scolastica sono persone aperte alle diversità ma che si sentono più a loro agio nel proprio contesto culturale, a scuola rispecchiano appieno l’immagine classica del docente: una figura stimolante (29%) ed esigente (31%), ma che fa fatica ad avere uno sguardo ‘globale’ e a riconoscere l’importanza di una formazione internazionale (solo l’1% si sente “internazionale”).

“La sfida che si pone di fronte a noi è quella di innescare un processo virtuoso per sostenere i docenti nella loro formazione internazionale– spiega il segretario generale della Fondazione Intercultura Roberto Ruffino – Può farlo la singola scuola, può farlo il privato, possono farlo le istituzioni. Sarà un processo a tre velocità: alcuni docenti andranno valorizzati nel loro già essere internazionali, altri – quelli “aperti” – dovranno essere meglio formati, altri ancora, la fetta più grande,  dovranno essere sostenuti, con tempi più lenti e più lunghi. I Presidi, grazie anche alla maggiore autonomia di cui godranno, avranno un ruolo fondamentale per questa evoluzione. Saranno loro a dover cogliere gli spunti provenienti dagli insegnanti più attivi e far sì che questi non si limitino a generare iniziative estemporanee, ma possano essere capitalizzati in buone pratiche ripetibili e condivisibili”.

A fine ottobre torna Libriamoci: stavolta in classe anche autori e giornalisti

da La Tecnica della Scuola

A fine ottobre torna Libriamoci: stavolta in classe anche autori e giornalisti

Dal 26 al 31 ottobre prossimi si svolgeranno sei giornate di promozione della lettura dei libri nelle scuole di tutta Italia di ogni ordine e grado.

L’iniziativa, la seconda di quest’anno, è dei ministeri dell’Istruzione e dei Beni culturali, che il 1° ottobre hanno presentato “Libriamoci”: la presentazione si è svolta a Milano, la prima città d’Italia a ricevere, nell’anno di Expo, l’investitura di “Città del Libro” da parte della rete nazionale che unisce le esperienze di promozione della cultura del libro.

La novità di questa iniziativa sta nel fatto che a condividere l’emozione di leggere in classe ad alta voce non saranno solo studenti e insegnanti, ma anche autori, giornalisti e rappresentanti di istituzioni, case editrici, agenzie letterarie e associazioni culturali.

“Gli italiani – ha evidenziato il presidente del “Centro per il libro e la lettura” Romano Montroni – purtoppo sono lettori scadentissimi. Basti pensare che solo il 40% della popolazione legge almeno un libro all’anno contro l’82% della Germania e il 76% della Gran Bretagna. Abbiamo bisogno di tentare di superare questa grande crisi e il terreno di semina è la scuola. Non aiutare i ragazzi a leggere di più significa privarli di un futuro e questo inficia anche lo sviluppo dell’intero Paese”.

La lettura di un libro, ha osservato il sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni “è anzitutto uno straordinario piacere, poi il tempo della lettura è quello della conoscenza. A differenza della lettura di un giornale dà infatti il tempo della comprensione, tocca in fondo anima e intelligenza. I dati sul consumo di libri in Italia sono terribilmente sconfortanti, i lettori sono in calo, per questo siamo partner di questa iniziativa insieme al ministero dell’Istruzione. Se perdiamo questa battaglia cala la qualità civile del Paese. E’ un’iniziativa meritevole, ma che deve entrare, come Bookcity, in un unico generale sforzo in cui il libro non sia relegato in libreria, ma parte della nostra vita”.

Tutte le scuole che intendono aderire all’iniziativa possono iscriversi all’indirizzo internet http://risorse.cepell.it/libriamoci: in tale occasione, dovranno anche indicare il proprio programma di lettura.

Invito alle scuole ad aderire a Europe Code Week

da La Tecnica della Scuola

Invito alle scuole ad aderire a Europe Code Week

L.L.

Dal 10 al 18 ottobre 2015 l’Europa celebra la terza edizione di Europe Code Week (http://codeweek.eu), la settimana europea della programmazione per stimolare gli studenti all’apprendimento del problem solving e del pensiero computazionale.

Trattandosi di una iniziativa aperta, informale e senza scopo di lucro, le scuole che intendono aderire possono farlo liberamente compilando l’apposito modulo online. L’adesione non comporta di per sé alcun impegno, ma serve a testimoniare la condivisione dello spirito e delle finalità di Europe Code Week, a manifestare l’interesse a partecipare alle iniziative che verranno organizzate, e a facilitare l’accesso ai materiali e agli strumenti didattici prodotti.

Chi volesse invitare la propria scuola ad aderire può, se lo ritiene, utilizzare la lettera di invito alle scuole predisposta dal coordinatore di Europe Code Week, prof. Alessandro Bogliolo.

Piani di Miglioramento elaborati in esito al processo di Autovalutazione

da La Tecnica della Scuola

Piani di Miglioramento elaborati in esito al processo di Autovalutazione

L.L.

Con Decreto Dipartimentale n. 937 del 15/09/2015, trasmesso con nota prot. n. 9229 del 1° ottobre 2015, il Miur ha fornito indicazioni per l’avvio delle procedure per la presentazione, da parte delle Istituzioni Scolastiche, delle iniziative progettuali per la definizione e attuazione dei Piani di Miglioramento elaborati in esito al processo di Autovalutazione di cui alla lettera a) dell’art. 25 comma 2 del Decreto 16 giugno 2015, n.435.

Le scuole o loro reti presenteranno, entro il 15 novembre, appositi progetti sulla base delle indicazioni contenute negli Avvisi pubblicati dagli Uffici Scolastici regionali al massimo entro il 10 ottobre.

Gli U.s.r., entro il 27 novembre 2015, dovranno inviare al Miur tutta la documentazione richiesta.

I finanziamenti destinati ad azioni di formazione dei Dirigenti Scolastici e dei nuclei interni di valutazione saranno successivamente erogati, sulla base di un piano formativo, per la realizzazione del quale gli U.s.r. individueranno una scuola polo a livello regionale.

Edilizia scolastica: i provvedimenti del governo in un ‘School book’

da La Tecnica della Scuola

Edilizia scolastica: i provvedimenti del governo in un ‘School book’

School book, il punto sull’edilizia scolastica” è un volume che racconta il primo anno di attività della Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica. I finanziamenti nell’ultimo biennio ammontano a ben oltre 3 miliardi; l’impegno economico del Governo è stato più alto in questi due anni, rispetto a tutto il decennio precedente. Entro l’apertura del nuovo anno scolastico sono stati chiusi 1.707 cantieri suddivisi nei tre programmi principali: #scuolenuove, #scuolesicure e #scuolesostenibili.

Sette task force operative in Lombardia, Lazio e in tutte le regioni del Sud, istituite in collaborazione con l’Agenzia per la Coesione Territoriale, hanno sbloccato cantieri fermi da tempo, contribuendo all’accelerazione di interventi già finanziati. Sono 397 solo nelle tre regioni pilota, Campania, Calabria e Sicilia.

Il libro costituisce una sorta di “pagine gialle” sull’edilizia scolastica. C’è scritto tutto: le cifre fino al centesimo e tutte le scuole dove sono stati eseguiti lavori, da Aosta a Brindisi. È stato consegnato ai Ministri e ai Sottosegretari competenti, ai Presidenti di Commissione di Camera e Senato, ad altre Istituzioni e agli Enti locali. Una versione in pdf è disponibile sul sito della Struttura di missione: italiasicura.governo.it.

In arrivo il curriculum dello studente

da La Tecnica della Scuola

In arrivo il curriculum dello studente

Gli studenti possono raccogliere tutte le loro esperienze didattiche, creare un profilo sul Portale unico e costruire il loro curriculum scolastico, un vero e proprio biglietto da visita.
Il curriculum dello studente è una delle novità previste dalla legge 107/2015, precisamente il comma 28, per quanto riguarda il Percorso formativo, insegnamenti opzionali, curriculum e identità digitale dello studente.

Il curriculum dello studente sarà composto da tutte le discipline previste dall’istituto e dagli insegnamenti opzionali, per il momento presenti solo alle classi del secondo biennio e dell’ultimo anno di scuola.

Gli insegnamenti opzionali saranno inseriti in base alla quota di autonomia e la flessibilità della scuola, anche se la loro reale attivazione dipenderà dai posti di organico dell’autonomia assegnati dal Pof triennale e dalla disponibilità finanziaria.
Il curriculum dello studente deve contenere tutte le informazioni del percorso scolastico curriculare ed extra – curriculare, comprese le esperienze volontarie e opzionali.
Per cui, nel profilo dei ragazzi, saranno delineate le competenze acquisite, gli insegnamenti opzionali, le esperienze legate all’alternanza scuola – lavoro e altre attività come quelle culturali, artistiche, musicali e sportive.
Si tratta quindi di un report dettagliato che andrà a definire gli obiettivi raggiunti e da raggiungere, le lacune da colmare e le competenze acquisite.
La flessibilità sarà uno dei caratteri distintivi del curriculum dello studente, in modo da contenere le informazioni necessarie in merito all’alunno in rapporto ai programmi specifici delle scuole, che se da un lato devono essere uniformate agli standard del progetto, dall’altro bisogna adattarle alle singole necessità degli istituti.
La parte centrale risiede nel fatto che il curriculum sarà associato ad una identità digitale dello studente, ovvero un profilo sul Portale unico contenente i dati più importanti di questo.
Le modalità di individuazione del profilo dello studente da associare ad una identità digitale sono disciplinate dal decreto ministeriale, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400.
Inoltre “le modalità di trattamento dei dati personali contenuti nel curriculum dello studente da parte di ciascuna istituzione scolastica, le modalità di trasmissione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dei suddetti dati ai fini di renderli accessibili nel Portale unico di cui al comma 136, nonché i criteri e le modalità per la mappatura del curriculum dello studente ai fini di una trasparente lettura della progettazione e della valutazione per competenze”.

Uno degli scopi principali del curriculum dello studente risiede nel fatto che questo sarà utilizzato sia agli esami di stato, come riferimento e consultazione di cui tenere conto ai fini del voto finale, ma anche (e soprattutto) per l’orientamento al lavoro, utile le scelte future dello studente e come presentazione o referenza per colloqui lavorativi.

Superiori, è corsa per diventare cuochi e agricoltori

da La Tecnica della Scuola

Superiori, è corsa per diventare cuochi e agricoltori

Non cala l’interesse per gli istituti alberghieri e agrari: gli studenti che li scelgono sono oltre 60mila l’anno, più del 10% di quelli che si iscrivono al primo anno delle superiori.

Scema, invece, l’interesse per gli istituti di tecnici dell’area commerciale. In questo nuovo anno scolastico si sono iscritti alle prime classi degli istituti tecnici di amministrazione, finanza e marketing poco più di 42mila giovani mentre quelli che hanno optato per l’enogastronomia e l’alberghiera sono stati oltre 46mila, ai quali si aggiungono altri 15mila iscritti alle prime classi degli istituti tecnici e professionali agrari. I dati sono stati diffusi, il 2 ottobre, da Coldiretti Giovani Impresa.

“La tavola – sottolinea Coldiretti – sorpassa la scrivania nelle scelte scolastiche delle giovani generazioni. In Italia vede una prospettiva di lavoro futuro nell’agricoltura e nel cibo quasi uno studente su cinque. Oltre il 20% degli iscritti al primo anno ha scelto un indirizzo legato all’agricoltura”. A crollare secondo Coldiretti sono state le iscrizioni agli istituti professionali con indirizzo industriale, scese al minimo storico. “Quest’anno si sono iscritti al primo anno poco più di 19mila giovani, in calo rispetto all’anno precedente e più che dimezzati rispetto all’inizio della crisi (nel 2007/2008 erano 48mila)”.

Sono dunque in profonda crisi ragionieri e tute blu, a prendere la scena è ora il cibo. A conferma di un rinnovato prestigio sociale del lavoro nei campi è il fatto che quasi un genitore su tre (29%) consiglierebbe ai propri figli di fare l’agricoltore e che il 55% sarebbe contento se il figlio o la figlia sposasse un agricoltore (elaborazioni Coldiretti su Ipr Marketing.

“Una azienda agricola su tre è nata negli ultimi dieci anni anche per l’ingresso di giovani agricoltori di prima generazione che hanno scelto di vivere e lavorare in campagna per realizzare il proprio sogno imprenditoriale”, ha affermato Maria Letizia Gardoni delegata dei giovani della Coldiretti nel sottolineare che “essere agricoltori oggi significa avere una conoscenza multidisciplinare, che va dalla tecnica agronomica al marketing”.

“E’ questa la dimostrazione che i giovani, prima e meglio di altri, hanno capito che l’Italia per crescere deve puntare su quegli asset di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina”, ha detto con soddisfazione il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.