Chi pulisce gli alunni disabili? Tra emergenze e inclusione fai da te

da Redattore sociale del 07-10-2015

Chi pulisce gli alunni disabili? Tra emergenze e inclusione fai da te

ROMA. L’inclusione c’è, ma è “fai da te”: e si vede particolarmente bene all’istituto agrario Sereni di Roma, frequentato da 156 ragazzi con disabilità, dove l’integrazione è la stella polare, ma in mancanza di risorse strutturali adeguate, le soluzioni s’inventano “dal basso”. L’allarme era stato già lanciato quest’estate dalla preside Patrizia Marini, che oggi dichiara lapidaria: “Siamo pieni di carta assorbente”, per descrivere il lavoro di “tamponamento della emergenze” che si svolge ogni giorno, tra le presidenza, la segreteria, i corridoi e le aule di una scuola che risente particolarmente di alcune questioni in attesa di soluzione.

“Mia figlia sporca e bagnata: una barbarie”
– Un esempio emblematico: il problema apparentemente insolubile dell’assistenza igienica, o “materiale”, con una domanda che resta sempre senza risposta: a chi compete? A quanto pare, a nessuno, visto che “giorni fa ho ripreso mia figlia a scuola, fradicia dalla testa ai piedi, sporca e maleodorante. Ha 20 anni e mi è parsa una vera barbarie”, racconta Paola, mamma di una ragazza in sedia a ruote. Non se la prende con la scuola, Paola, “insegnanti e dirigenti fanno di tutto per tappare i buchi delle istituzioni”. Ma i buchi, evidentemente, sono troppi e, a volte, le toppe non bastano. Torna allora la domanda: chi avrebbe dovuto pulire la figlia di Paola? Ci risponde la preside: “Non spetta agli assistenti specialistici, ma neanche ai collaboratori scolastici, come i sindacati non mancano di ricordare. Competerebbe a figure preposte ex articolo 7”, ovvero collaboratori scolastici che abbiano frequentato un corso di formazione dedicato. “Ma sono anni che questi corsi non si fanno – riferisce la preside – e se a scuola mancano gli articoli 7, non si sa davvero come fare. Qui da noi il problema riguarda solo quattro ragazzi in sedia a ruote – precisa – e cerchiamo ogni giorno di trovare soluzioni”.

La colletta per il lettino.
E ci provano anche i genitori, cercando di rendere più agevole un lavoro che, in presenza di ragazzi particolarmente corpulenti, può essere davvero faticoso. “Per alcuni di noi hanno fatto una colletta per comprare un lettino elettrico, che renda semplice il trasferimento diretto dalla carrozzina – racconta Paola – Abbiamo avuto una risposta eccezionale e in poco tempo siamo riusciti a raccogliere i 950 euro necessari”. Inclusione “fai da te”, insomma, frutto di creatività e tanta buona volontà. Quella che pare mancare alle istituzioni, che per ora non fanno che rimpallarsi le responsabilità, tra regioni, province e governo. “Ieri abbiamo incontrato Gemma Azuni (consigliera Città metropolitana di Roma, ndr) – riferisce la preside Marini – la quale ci ha detto che il problema sono le risorse che non arrivano dalla regione.

Dalla regione 4,5 milioni, come lo scorso anno
Abbiamo allora chiesto lumi alla regione: il problema, dati alla mano, non dipende da qui, ma bisogna “salire più in alto”. “Abbiamo confermato lo stesso stanziamento dell’anno scorso alle province: 4.577.000 mila euro – ci risponde l’assessorato laziale alla Politiche sociali – Non solo: mentre prima liquidavamo in ritardo, cioè a settembre inviavamo i pagamenti per l’anno precedente, ora viste le difficoltà delle province abbiamo anticipato: una prima tranche di 1.716.000 euro è in pagamento in questi giorni, mentre il resto andrà in pagamento a gennaio e coprirà fino alla fine dell’anno scolastico. Più di questo non potevamo e non possiamo fare: il vero problema sono i fondi statali e i tagli che anche noi abbiamo subito”. Abbiamo chiesto spiegazioni sul tema anche al Miur e contiamo che ci fornisca presto chiarimenti. Intanto, tornando all’istituto Sereni, punto d’osservazione privilegiato, “in attesa di soluzioni strutturali, dal canto nostro cerchiamo intanto di tamponare le emergenze dal basso. E l’8 ottobre riceveremo la Comunità europea per un progetto sul sostegno. Perché a noi piace lavorare così”, conclude Marini. (cl)

Nove serate alla scoperta della Divina Commedia

Locandina_dante

Ai Dirigenti Scolastici
Agli Insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado
LORO SEDI

OGGETTO: Evento a Roma per la celebrazione dei 750 anni dalla nascita di Dante

In occasione del 750° anniversario della nascita di Dante e delle celebrazioni preparate in tutta Italia per l’occasione, a Roma è stata organizzata una rassegna dedicata al poeta fiorentino: nove serate alla scoperta della Divina Commedia, dall’Inferno al Paradiso, guidati da Franco Nembrini, professore che da molti anni gira l’Italia leggendo e spiegando Dante a giovani e adulti, e che di recente ha portato le sue letture dantesche anche sul grande schermo con cinque serate trasmesse dal canale TV2000.
Le serate non saranno connotate da una lettura accademica dell’opera dantesca, ma proveranno a spiegare la vitalità dell’opera di Dante e la sua capacità di parlare al cuore dell’uomo di oggi. L ’avventura umana e poetica di Dante Alighieri ci può infatti aiutare a rispondere alla domanda su cui ogni uomo si gioca tutto il suo vivere: cos’è quel desiderio infinito di felicità che sento nel cuore, che mi spinge a cercare e ad amare? E’ qualcosa di vero, di possibile, oppure quel desiderio è un inganno e la vita un doversi accontentare? A nche per questa modalità di svolgimento le serate sono particolarmente adatte ad un pubblico composto da giovani adolescenti, insegnanti e tutte le persone impegnate nell’opera educativa.
Gli incontri inizieranno alle 21.00 presso il Teatro Orione, situato in via Tortona 3, a pochi passi dalla fermata “Re di Roma” della metro A. Per chi si muove in macchina sarà a disposizione un ampio parcheggio gratuito adiacente al teatro. L’ingresso è libero.
Le date previste per gli incontri partono già da ottobre. Il ciclo avrà inizio v enerdì 9 ottobre 2015, con il primo appuntamento intitolato A te convien tenere altro viaggio”: la selva, Virgilio, gli ignavi, dedicato ai primi canti dell’Inferno. L ’elenco completo delle date è il seguente: venerdì 9 ottobre 2015, venerdì 6 novembre 2015, lunedì 14 dicembre 2015, v enerdì 8 gennaio 2016, lunedì 8 febbraio 2016, v enerdì 18 marzo 2016, lunedì 11 aprile 2016, venerdì 13 maggio 2016, giovedì 26 maggio 2015.
Per ricevere qualsiasi informazione p otete scrivere all’indirizzo d antepoetadeldesiderio@hotmail.it
o telefonare al numero 3487787289.

CHI È FRANCO NEMBRINI
Franco Nembrini è nato a Trescore Balneario (BG) nel 1955. E’ stato docente di italiano e storia nella scuola statale, e
rettore del Centro Scolastico “La Traccia” di Calcinate che ha contribuito a fondare, nata con un piccolo corso di scuola
media, oggi conta due sezioni di scuola elementare, quattro di medie, tre licei (scientifico, linguistico e artistico), con
poco meno di mille alunni. E’ stato Presidente della Federazione Opere Educative dal 1999 al 2006, ha fatto parte del
Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, della Consulta Nazionale di pastorale scolastica della CEI e della Commissione per la parità scolastica del Ministero dell’Istruzione.

ORGANIZZATORI
A proporre gli incontri è un gruppo di amici romani di Franco Nembrini che ormai da due anni organizza nella città
incontri dedicati alla Divina Commedia e al tema dell’educazione. Con grande sorpresa tali proposte sono state accolte
con un entusiasmo inaspettato: decine di incontri e migliaia di partecipanti hanno generato un contagio che si propaga
ancora oggi ad amici, famiglie, scuole, associazioni, sacerdoti e giovani.

Gli amici del Franco
Via Valsavaranche 80
00141, Roma


PROGRAMMA
Teatro Don Orione
Via Tortona 3-7
(Zona San Giovanni, Roma, vicino la fermata della metro A Re di Roma )

1° incontro. Venerdì 9 ottobre 2015
Inferno. “A te convien tenere altro viaggio”: la selva, Virgilio, gli ignavi.
2° incontro. Venerdì 6 novembre 2015
Inferno. “Amor ch’ a nullo amato amar perdona”: Paolo e Francesca.
3° incontro. Lunedì 14 dicembre 2015
Inferno. “Ma misi me per l’alto mare aperto”: Ulisse e il conte Ugolino.
4° incontro. Venerdì 8 gennaio 2016
Purgatorio. “Libertà va cercando ch’è sì cara”: Catone.
5° incontro. Lunedì 8 febbraio 2016
Purgatorio. “Ma la bontà finita ha sì gran braccia”: Manfredi.
6° incontro. Venerdì 18 marzo 2016
Purgatorio. “Pianger ti convien per altra spada”: l’incontro con Beatrice.
7° incontro. Lunedì 11 aprile 2016
Paradiso. “La gloria di Colui che tutto move”: Piccarda Donati
8° incontro. Venerdì 13 maggio 2016
Paradiso. “Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda”: San Pietro.
9° incontro. Giovedì 26 maggio 2015
Paradiso. “Tu m’hai di servo tratto a libertate”: epilogo nella gloria.
Tutti gli appuntamenti si svolgono alle ore 21.00 . L’ingresso è libero.
Adiacente al teatro sarà inoltre disponibile un ampio parcheggio gratuito

INDAGINE SULLA CONDIZIONE STUDENTESCA

RETE STUDENTI E UDU: PRESENTAZIONE INDAGINE SULLA CONDIZIONE STUDENTESCA / E’ NECESSARIO RIPARTIRE DALLA LEGGE QUADRO NAZIONALE SUL DIRITTO ALLO STUDIO

Si è svolta oggi alla Camera dei Deputati la conferenza stampa di presentazione dell’indagine sulla condizione studentesca fatta dalla Rete degli Studenti Medi e dall’Unione degli Universitari. Nell’indagine vengono analizzati i principali ambiti della vita di uno studente medio: dal costo dei libri di testo, alla dispersione scolastica fino al collegamento con l’università.

Dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi: “Abbiamo prodotto questa ricerca per mettere nero su bianco quanto sia complicato, ad oggi, per una famiglia permettersi di mandare a scuola i figli. Il costo annuale per libri, materiali, abbonamento dell’autobus, contributo volontario supera abbondamente il migliaio di euro. E’ evidente come questo sia un oggettivo impedimento all’attuazione del diritto allo studio. È necessario ripartire da una legge quadro nazionale sul diritto allo studio adeguatamente finanziata.
Abbiamo anche riportato l’andamento dei tavoli con il ministero per l’attuazione della Buona Scuola, tra i quali risultano di particolare attenzione per gli studenti quello sul diritto allo studio e quello sull’alternanza scuola-lavoro. La legge 107 continua peraltro a destare insoddisfazione nel mondo della scuola, tanto che venerdì 9 ottobre gli studenti riscenderanno in piazza, rivendicando un’idea di scuola e di società diverse rispetto a quelle pensate dal governo.”

Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale Unione degli Universitari: “Nell’indagine abbiamo anche evidenziato come il collegamento tra mondo della scuola e mondo dell’università non sia assolutamente funzionante. Rispetto agli studenti che prendono la maturità ogni anno gli immatricolati all’università sono molti di meno, si attestano ad una media di 270.000 nuovi immatricolati ogni anno. Questo è un numero assolutamente insufficiente considerato anche la grande quantità di studenti dispersi durante il percorso universitario, sempre per motivi economici. Vogliamo che sia chiaro che il diritto allo studio, sia alle superiori che all’università, senza finanziamenti rimane un principio senza riscontri nella realtà, e aspettiamo che vengano chiarite le intenzioni del governo in tal senso sia per la Buona Scuola che per ipotetici interventi sull’università. Siamo disponibili al confronto, ma al momento non esiste alcun dialogo tra il Governo e il mondo universitario,  nemmeno quello di facciata visto in occasione della Buona Scuola.”

DIPLOMATI MAGISTRALI: “GOVERNO FACCIA CHIAREZZA”

DIPLOMATI MAGISTRALI, DI MEGLIO: “GOVERNO FACCIA CHIAREZZA”

“Non possono esistere due giustizie, il sistema dei due pesi e delle due misure non è accettabile in un Paese civile ed è incredibile che il Miur se ne lavi le mani”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’avviso emanato ieri da viale Trastevere in merito alla questione dei docenti con diploma magistrale che chiedono l’inserimento nelle Gae.

Secondo il dicastero guidato da Stefania Giannini, la sentenza del Consiglio di Stato numero 1973 del 16 aprile scorso non ha efficacia erga omnes e vale soltanto per chi ha presentato ricorso. “Non è ammissibile che esistano due tribunali diversi competenti, perché il giudice naturale è uno solo. Perciò chiediamo ancora una volta al ministero dell’Istruzione di chiarire se la giurisdizione spetti al giudice amministrativo o a quello ordinario. Inoltre non è possibile che siano individuate soluzioni diverse per situazioni uguali. A questo punto – conclude Di Meglio – sarebbe doveroso che il Governo intervenisse in via legislativa”.

Sostegno, paritarie obbligate ad accogliere alunni diversamente abili

da Il Sole 24 Ore 

Sostegno, paritarie obbligate ad accogliere alunni diversamente abili

di Franco Portelli

Gli alunni in situazione di handicap possono scegliere di frequentare anche le scuole private. Gli istituti scolastici che hanno ottenuto la parità, infatti, sono obbligati ad accettare le iscrizioni di alunni in situazione di handicap e a garantire a tutti i necessari strumenti – compreso la presenza di docenti specializzati – previsti dalla normativa in materia di integrazione scolastica.

Il sistema nazionale
Le scuole paritarie essendo entrate a far parte del sistema nazionale di istruzione, sono dunque tenute ad applicare le norme vigenti in materia di inserimento di studenti con disabilità, con difficoltà specifiche di apprendimento o in condizioni di svantaggio e ad accogliere l’iscrizione alla scuola di chiunque ne accetti il progetto educativo. Il principio costituzionale della libertà di educazione trova realizzazione attraverso le scuole statali, le scuole riconosciute paritarie, ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, le scuole non paritarie di cui al Regolamento di cui al Dm n. 263 del 29 novembre 2007 e le scuole straniere operanti sul territorio nazionale di cui al Dpr 18 aprile1994, n. 389. Fino a poco tempo fa gli alunni diversamente abili frequentavano, quasi esclusivamente, la scuola pubblica.

Gli obblighi
L’Usr della Lombardia, ambito territoriale di Bergamo con una nota del 22/09/2015 (n.11094/c.27) ha chiarito le modalità di comunicazione dei dati di questi alunni. Alle scuole è richiesto il numero di alunni certificati presenti. Per le primarie dovranno essere indicate anche le ore di sostegno attivate. Sono previsti degli interventi specifici (Dm prot. n. 0000313 del 22/04/2015) che prevedono l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie che accolgono alunni disabili (certificati secondo la legge 104/92 e Dpcm 185/06). Le scuole paritarie hanno, a questo proposito, più volte sottolineato che il contributo ministeriale, diversificato per ordine di scuola e ripartito tra tutti gli alunni disabili che frequentano le paritarie, è del tutto inadeguato.

Finanziamenti e rimborsi
A questo proposito è utile citare l’ordinanza n°21122/13 del Tribunale civile di Roma nella quale è sottolineato che le scuole paritarie che accolgono alunni con handicap conservano il diritto di ottenere il finanziamento o il rimborso di quanto anticipato per l’insegnamento di sostegno da parte dei competenti organi pubblici. Lo Stato è tenuto a pagare il sostegno anche nelle scuole paritarie o a rimborsarlo se da esse anticipato. I genitori che scelgono di iscrivere i propri figli in situazione di handicap nelle scuole paritarie, sono comunque tenuti a pagare la retta “normale” prevista per tutti gli altri alunni. Nessun costo aggiuntivo può essere richiesto per i servizi straordinari che la scuola deve fornire agli alunni con handicap.

«Coding» tra i banchi, il 10 ottobre parte la Europe Code Week 2015

da Il Sole 24 Ore 

«Coding» tra i banchi, il 10 ottobre parte la Europe Code Week 2015

di Al. Tr.

Programmazione informatica e problem solving al centro delle iniziative promosse dall’Unione per promuovere il pensiero computazionale nelle scuole

Coding in classe, si svolgerà dal 10 al 18 ottobre prossimi la terza edizione di Europe Code Week (http://codeweek.eu/ ), la Settimana europea della programmazione promossa dall’Ue per favorire eventi e opportunità di apprendimento informali e intuitive che avvicinino giovani e giovanissimi al pensiero computazionale e al problem solving. L’iniziativa arriva dopo il successo di «Programma il futuro», l’evento lanciato lo scorso anno dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – e realizzato dal Miur insieme con il Cini, il Consorzio interuniversitario nazionale per l’informatica – con l’obiettivo di portare nelle scuole i metodi e le risorse di Code.org (http://programmailfuturo.it/ ). Il programma ha coinvolto oltre 300mila alunni e ora, dice Viale Trastevere, l’obiettivo è arrivare a quota 1 milione.

Code Week 2015
La nuove edizione della Settimana Ue del Coding è coordinata dall’Italia e in ogni Regione ci sono referenti che potranno fornire informazioni dettagliate, dare indicazioni per l’organizzazione di eventi e promuovere le iniziative che vengono loro segnalate.
Gli insegnanti stessi possono organizzare attività dedicate al coding e alla conoscenza del pensiero computazionale, utilizzando risorse online (http://codeweek.eu/resources/ ), seguendo semplici linee guida (http://codeweek.it/insegnanti/ ) da adattare alle esigenze didattiche delle proprie classi. A tutti i docenti verranno rilasciati attestati di merito.
La Commissione Ue ha lanciato inoltre la CodeWeek4all challenge (http://codeweek.it/codeweek4all-2015/ ), per conferire riconoscimenti di eccellenza alle scuole che riusciranno a coinvolgere più della metà dei propri alunni.
Per favorire la creazione di reti di scuole e per favorire la circolazione delle informazioni gli istituti scolastici possono registrarsi sul portale CodeWeek.it indicando un referente da contattare per fini organizzativi: http://codeweek.it/scuole/

Il profilo del docente italiano? Donna e over50

da La Stampa

Il profilo del docente italiano? Donna e over50

I dati del rapporto Eurostat diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante

In Italia oltre 60% dei docenti ha 50 anni o più e la maggior parte è donna. È quanto emerge da un rapporto Eurostat diffuso in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante.

 

Nel 2013 la percentuale più alta di insegnanti con 50 o più anni si registra in Italia (61,9%) seguita a distanza da Bulgaria (47,7%), Estonia (43,1%), Lituania (42,1%), Svezia (41,7%), Lettonia (41,2%) e Grecia (40,1%).

 

Considerando i diversi cicli di istruzione, la fetta più consistente di prof over50 si trova nei livelli Secondario e Terziario in tutti gli stati europei fatta eccezione per Grecia, Malta, Romania e Svezia. In Italia ben oltre la metà del corpo insegnante è over 50 in tutti i livelli d’istruzione, dalla scuola d’infanzia all’università.

 

Il report di Eurostat mette anche in risalto una caratteristica che accomuna, seppure con percentuali diverse, tutti i paesi dell’Unione europea: a insegnare sono soprattutto le donne (con una media Ue di 7 su 10). E in modo particolare nei primi cicli di istruzione. Nella scuola primaria la più alta percentuale di insegnanti-donna si registra in Lituania e Slovenia (97,1%), seguite da Repubblica Ceca (96,8%), Italia (95,9%) e Ungheria (95,6%). Grecia (69,9%), Spagna (75,9%), Lussemburgo (76%) e Svezia (77%) sono i Paesi con le percentuali più basse.

 

Nella scuola secondaria la media europea di presenza femminile è del 64%. Soltanto nei gradini più alti del sistema d’istruzione gli uomini “sorpassano”: nel post-secondario le donne rappresentano, infatti, in Europa il 41%. E sono sotto-rappresentate ovunque tranne che in Lettonia (56,3%), Lituania (55,5%) e Finlandia (50,7%). In Italia coprono il 36,9% dei posti.

 

Se il rapporto Eurostat analizza fattori come l’età e il sesso di appartenenza del corpo docente in Europa, un’altra indagine – l’ultimo aggiornamento annuale del rapporto di Eurydice sugli stipendi degli insegnanti e dei capi di istituto in 36 paesi europei (Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe, 2014-2015) – rivela che dopo numerosi anni di stagnazione dovuta alla crisi economica, o addirittura, in alcuni paesi, di significativi tagli, gli stipendi degli insegnanti sono tornati di nuovo a crescere nella maggioranza dei paesi europei. Ma non in Italia.

 

Tra i 23 paesi europei che hanno visto aumentare gli stipendi dei propri insegnanti, 11 di questi, tra cui la Germania, hanno fatto rientrare l’aumento salariale in quello più generale di cui hanno beneficiato tutti gli impiegati pubblici. In 7 paesi, tra cui la Francia, i cambiamenti sono stati veramente minimi: dell’1% o anche meno. In soli 6 paesi, tra cui l’Italia, gli stipendi degli insegnanti continuano a rimanere congelati.

Nuovo Pof, più tempo alle scuole

da ItaliaOggi

Nuovo Pof, più tempo alle scuole

Il Miur concede il rinvio. La programmazione dell’offerta va a dopo l’organico potenziato

Alessandra Ricciardi

Troppe novità e incertezze da gestire in un tempo stretto. Le scuole, e di conseguenza il ministero dell’istruzione, stanno facendo i conti con un’attuazione della riforma introdotta dalla legge 107 più complessa di quanto annunciato e che non riesce a rispettare i tempi prestabiliti. L’ultimo caso è l’elaborazione del piano dell’offerta formativa triennale, la programmazione che compete a ogni istituto dei propri fabbisogni e obiettivi. Una carta di identità da rendere consultabile a tutti, a partire dalle famiglie, e in base alla quale, prevede la Buona scuola, definire anche il personale di cui l’istituto ha necessità nell’arco di un triennio. La scadenza era fissata al 30 ottobre. Ieri è giunta la nota del capo dipartimento del Miur, Rosa De Pasquale, che consente lo slittamento fino al 15 gennaio prossimo. In tempo comunque perché il documento possa essere messo on line così da consentire alle famiglie di orientarsi per le iscrizioni, che vanno chiuse di solito entro metà febbraio.

In questi giorni sono piovute copiose al Miur le richieste, in particolare dei dirigenti scolastici, di dare una proroga per il Pof triennale, vista la concomitanza di altre scadenza che stanno impegnando le varie componenti di istituto, come la rilevazione dei fabbisogni ai fini dell’organico potenziato, che arriverà a novembre, ma soprattutto in considerazione del fatto che definire cosa servirà nell’anno scolastico 2016/2017, senza aver sperimentato come funzionerà quest’anno l’avvio della riforma, è assai arduo. Ufficialmente la possibilità di programmare il nuovo Pof entro gennaio è stata concessa in considerazione del dimensionamento degli istituti scolastici, che sarà approvato da ogni regione entro dicembre 2015. Un dimensionamento che però avrà efficacia a partire dall’anno scolastico successivo, e dunque otto mesi dopo la nuova scadenza dell’approvazione del piano dell’offerta formativa.

«Il piano triennale sarà predisposto con la partecipazione di tutte le componenti scolastiche e sarà il documento fondamentale costitutivo dell’identità progettuale delle istituzioni scolastiche coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi ed indirizzi di studio », si legge nella nota ministeriale, «…nello specifico, con riferimento all’art.1 comma 12 della legge 107/2015, si ritiene che, considerata la recente approvazione della legge e tenuto conto che la scadenza del dimensionamento scolastico da parte delle regioni avverrà entro il 31/12/2015, il Piano triennale dell’offerta formativa possa essere definitivamente concluso entro il 15 gennaio 2016». Libere insomma le scuole di predisporlo, salvo poi integrarlo se necessario. Ciò consentirà alle istituzioni, scrive il Miur, «che stanno operando per adempiere su più settori alla realizzazione di un processo di cambiamento del sistema scolastico che richiede tempo e impegno da parte di tutte le componenti, di continuare a lavorare con tempi distesi».

Piani e fondi per il miglioramento La proroga non basta, scuole in affanno

da ItaliaOggi

Piani e fondi per il miglioramento La proroga non basta, scuole in affanno

Tempi stretti e procedure farraginose minano il debutto

Giorgio Candeloro

Il Miur ha trasmesso il Decreto Dipartimentale 937 con le indicazioni alle scuole per la presentazione dei progetti relativi ai Piani di Miglioramento. Si tratta di un momento cruciale del processo di autovalutazione di istituto previsto dall’articolo 25 del Decreto 435 del giugno scorso. Le scuole (o le reti di scuole) dovranno presentare i progetti sulla base delle indicazioni contenute in avvisi pubblicati dagli Uffici scolastici regionali entro il 10 ottobre, di fatto un vero e proprio rinvio nella consegna effettiva del Rapporto di autovalutazione , originariamente previsto per il 30 settembre. Entro il 27 novembre, gli Usr invieranno al Miur la documentazione prodotta dalle scuole. Il finanziamento dei progetti avverrà con una procedura piuttosto farraginosa: innanzi tutto gli Usr dovranno compilare, dopo il 27 novembre, l’elenco delle scuole destinatarie del finanziamento, poi verrà pubblicato un avviso regionale per la presentazione dei progetti e dei relativi criteri di valutazione, quindi saranno resi noti i verbali di esame dei progetti ed infine sarà varato il decreto di individuazione dei beneficiari. A occhio e croce una procedura destinata a durare diversi mesi e che potrebbe rendere molto complessa l’assegnazione effettiva del finanziamento dei progetti.

Ancora più lenta l’erogazione dei fondi per la formazione dei dirigenti e dei nuclei interni di valutazione di istituto, che saranno distribuiti in un secondo tempo, sulla base di un piano per il quale gli uffici scolastici regionali individueranno una scuola polo a livello territoriale. Insomma, avanti adagio, così come per l’individuazione degli stessi nuclei di valutazione negli istituti, per i quali il ministero invita, per bocca di suoi autorevoli dirigenti, a procedere con cautela, forse per evitare tensioni tra docenti e crescita della conflittualità nelle scuole (l’autunno caldo, in fondo, è iniziato), e per lo stesso sostanziale rallentamento nella consegna del RAV. Gli stanziamenti prevedono un fondo complessivo di due milioni e seicentomila euro, mentre saranno quattrocentomila quelli previsti per la formazione. A far la parte del leone, come sempre, Lombardia, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia, che, insieme,si portano a casa la metà esatta dei finanziamenti per i progetti di miglioramento.

Nelle scuole, intanto si lavora febbrilmente proprio ai piani di miglioramento, ad opera dei presidi e gruppi di lavoro nominati dai collegi docenti: stando al decreto, potrebbero farsi coadiuvare dall’Indire o da università, centri di ricerca e associazioni professionali, ma è ben difficile che possano approfittarne in tempi così ristretti. Riusciranno le scuole ad elaborare i progetti secondo le priorità previste dal decreto (coerenza col Rav, innovazione tecnologica e metodologica, monitoraggio dell’azione educativa, documentazione degli esiti)? E ce la faranno a ricevere i finanziamenti che sono prioritariamente assegnati in presenza di cofinanziamento con enti e associazioni presenti sul territorio, di reti di scuole e dell’utilizzo di tecnologie multimediali?

Fase C, prof come tappabuchi

da ItaliaOggi

Fase C, prof come tappabuchi

prossimi assunti saranno utilizzati anche per le sostituzioni. Per gli Ata mobilità di istituto

Carlo Forte

docenti che saranno assunti nella fase C faranno i tappabuchi. Nel frattempo le supplenze di un solo giorno vanno evitate, salvo casi eccezionali, come sottolinea la nota emanata dal ministero dell’istruzione il 30 settembre scorso (2116). Il dicastero dell’istruzione ha spiegato, inoltre, che i dirigenti che autorizzeranno supplenze fino a 7 giorni, per sostituire i collaboratori scolastici, lo faranno a loro rischio e pericolo. Dal 1° settembre scorso, i dirigenti «ferme restando la tutela e la garanzia dell’offerta formativa» non possono conferire supplenze brevi al personale docente per il primo giorno di assenza. La preclusione è prevista dal comma 333 dell’articolo 1 della legge 190/2014. E a questo proposito il ministero ha lasciato intravedere la possibilità di una deroga, specificando che la tutela e la garanzia dell’offerta formativa altro non è se non «tutela e garanzia del diritto allo studio».

Dunque, se non vi è modo di sostituire il docente assente in altro modo, il dirigente scolastico deve assumere il supplente perché il limite previsto dalla legge è derogabile. Giova ricordare che la possibilità di assumere docenti anche per un solo giorno era stata introdotta dalla legge 662 del 1996. Ed era stata ribadita dal ministero dell’istruzione con la nota 14991 del 6 ottobre 2009. L’amministrazione aveva spiegato che « al fine primario di non incorrere in una sospensione della didattica nei riguardi degli allievi interessati, i dirigenti scolastici possono provvedere, per periodi di assenza anche inferiori a 15 giorni, alla nomina di personale supplente temporaneo.».

Mettendo in fila le varie disposizioni si giunge alla conclusione che la garanzia dell’offerta formativa debba tradursi nel senso della necessità di non sospendere l’erogazione del servizio di insegnamento. Necessità di provvedere all’erogazione sia della prestazione di vigilanza che di quella di insegnamento in senso stretto. In ciò evitando di ricorrere al frazionamento della classe dove si verifica l’assenza, con relativa distribuzione degli alunni in altre classi: una prassi deteriore, molto diffusa, che non consente di garantire la piena fruizione del diritto allo studio (e cioè del diritto alla didattica) garantendo a mala pena il servizio di vigilanza. Peraltro in condizioni logistiche che mettono a repentaglio la sicurezza degli alunni e degli insegnanti. La normativa tecnica del 1975 (mai abrogata) prevede, infatti, che in ogni classe ci devono essere 1,80 metri quadri netti per persona. Che nelle scuole secondarie di II grado salgono ad 1,96 metri quadri a persona. Limiti sistematicamente derogati nell’ordinaria amministrazione, specie nei grossi centri. Ma queste deroghe possono assumere dimensioni preoccupanti se in una classe, oltre ai legittimi occupanti, dovessero essere ammessi anche alunni ospiti.

La situazione dovrebbe risolversi non appena arriveranno i docenti dell’organico del potenziamento. E cioè gli insegnanti che saranno assunti nella cosiddetta fase C. A questo proposito, infatti, il ministero ha ricordato «che a conclusione del piano straordinario di assunzioni, sarà possibile provvedere alla sostituzione del personale assente anche mediante l’utilizzo dell’organico del potenziamento che verrà assegnato ad ogni istituzione scolastica.».

Limiti particolarmente stringenti sono previsti, invece, per la sostituzione di collaboratori scolastici. A questo proposito il ministero dell’istruzione ha spiegato che il divieto di sostituire tale personale nei primi sette giorni di assenza è espressamente previsto dal comma 332 della legge 190/2014. E potrà essere superato se il dirigente sarà disposto, «sotto la propria esclusiva responsabilità», ad emettere una determinazione congruamente motivata. Sempre però, dopo avere prioritariamente posto in essere tutte le misure organizzative complessive che vedano coinvolta l’organizzazione dell’intera istituzione scolastica. I dirigenti scolastici avrebbero dunque titolo ad esercitare poteri di mobilità autoritativa anche in corso d’anno. E dunque, prima di disporre la sostituzione dovrà verificare se è possibile spostare un collaboratore scolastico di un altro plesso nel plesso dove si sia verificata l’assenza, senza pregiudicare il funzionamento del plesso di appartenenza. Dopo di che potrà disporre la supplenza, a patto che vi sia la certezza che l’assenza del collaboratore scolastico determinerebbe delle urgenze che non potrebbero trovare alcuna altra risposta atta a garantire la incolumità e la sicurezza degli alunni, nonché la indispensabile assistenza agli alunni diversamente abili. In ciò «determinando, inoltre, necessità obiettive non procrastinabili, improrogabili e non diversamente rimediabili, che renderebbero impossibile assicurare le condizioni minime di funzionamento del servizio scolastico tanto da compromettere in modo determinante il diritto allo studio costituzionalmente garantito.».

Unicobas: “Il mondo del lavoro aderisca alle proteste della scuola”

da La Tecnica della Scuola

Unicobas: “Il mondo del lavoro aderisca alle proteste della scuola”

Ma è la scuola che deve aderire ad un eventuale sciopero del pubblico pubblico impiego o piuttosto dovrebbe essere il mondo del lavoro ad aderire alla protesta della scuola?
La domanda, forse un po’ provocatoria, arriva dall’Unicobas che proprio in queste ore ha dato avvio alla procedura di conciliazione, atto preliminare alla proclamazione della mobiitazione dell’intero comparto.
Stefano d’Errico, segretario nazionale di Unicobas, non usa mezzi termini e accusa i sindacati confederali, Snals e Gilda di voler di fatto mettere una pietra definitiva e tombale sulle lotte contro l’applicazione della legge 107.
“Dopo un anno nel quale la Scuola da sola ha scioperato compatta contro il Governo, non solo per se stessa, ma quel ‘bene comune’ che rappresenta per tutti e per il futuro del Paese – accusa d’Errico – la ‘montagna’ dei ‘sindacatoni’ sta partorendo il topolino di uno sciopero general generico nel quale la Scuola verrebbe annegata”.
“Di fronte a questa situazione – aggiunge ancora il segretario nazionale Unicobas – il nostro sindacato esprime il massimo della preoccupazione. La categoria deve riprendere l’iniziativa. Il tempo dell’attesa e del rispetto dei tempi di decisione delle altre organizzazioni sindacali è finito”.
D’Errico ironizza anche sulla manifestazione indetta dai sindacati del comparto per il prossimo 24 ottobre e parla di “passeggiata del sabato sera”.
“Se i Confederali (più Gilda e Snals, che li seguono proni), vogliono dare davvero quel segnale di ripresa della conflittualità promesso a luglio (‘la legge deve venir ritirata’ … ‘faremo di ogni scuola un Viet Nam’) – conclude il segretario nazionale – allora diano senza tentennamenti una data di sciopero per la scuola”.
Intanto l’Unicobas sollecita le scuole a non eleggere i docenti che dovrebbero far parte dei comitati di valutazione in modo da bloccare quella che viene considerato uno degli aspetti più negativi dell’intera riforma.

Superiori, le ore eccedenti fanno saltare il giorno libero

da La Tecnica della Scuola

Superiori, le ore eccedenti fanno saltare il giorno libero

Le ore eccedenti farebbero saltare la possibilità d’articolare la settimana dei docenti delle superiori su 5 giorni: lo dice Italia Oggi, che ha analizzato la normativa in materia.

In sostanza, sostiene il quotidiano economico, “accettare ore d’insegnamento in più rispetto all’orario d’obbligo contrattualmente sancito, modifica la condizione di partenza e preclude l’applicazione delle regole più favorevoli”. In pratica, “una volta superate le 18 ore (settimanali ndr), il diritto non sussiste” più.

Per completezza, anche l’articolazione dell’orario settimanale su cinque giorni va considerata una regola non fissa. Sempre Italia Oggi conferma che non c’è alcun “obbligo giuridico”, nemmeno in presenza dell’orario canonico. Perchè nel contratto nazionale si parla di possibilità e non di obbligo.

Solo che nelle scuole superiori, quella di sviluppare l’orario su 5 giorni, è diventata una consuetudine. La quale, qualora si decida di accettare uno ‘spezzone’ fino a 6 ore, per un numero complessivo di ore massime pari a 24, perde ora ogni efficacia.

Giannini: sulla riforma mi promuovo a pieni voti, ora aspettatevi una nuova maturità

da La Tecnica della Scuola

Giannini: sulla riforma mi promuovo a pieni voti, ora aspettatevi una nuova maturità

Al Governo per la Scuola “non ci siamo messi a lucidare gli argenti”, per cui “mi do otto”: a dirlo è stato il ministro Giannini al settimanale Oggi.

Nell’intervista, in edicola dal 7 ottobre, il titolare dl Miur si dà un alto voto per l’esito della Legge 107/2015: perché, spiega, “la riforma della scuola è in fase di attuazione. Il piano delle assunzioni è partito: sono stati assunti già 38 mila docenti e presto, a novembre, lasceranno il precariato altri 55 mila insegnanti. Le risorse, i tre miliardi previsti, ci sono”.

Il ministro nellintervista parla anche dellesame di maturità. E anticipa: “prevedo un cambiamento per il 2016-2017. Ci sarà un ripensamento delle prove scritte, anche alle Medie, in linea col modello educativo della riforma”.

Sulle proteste che la riforma ha suscitato, Giannini non fa drammi: “Le contestazioni sono arrivate essenzialmente dai sindacati. Chi scende in piazza non rappresenta la totalità del mondo della scuola”.

E lo stesso vale per le tante polemiche sullassegnazione delle cattedre, definita "deportazione": sostiene, ancora una volta, che "questa parola è vergognosa. Inaccettabile. La mobilità nella scuola, come in altri settori, è sempre esistita, ma in passato non si è mai parlato di deportazione. Nellanno scolastico 2013-2014 i trasferimenti per supplenza, da sud a nord, dove gli studenti sono di più, sono stati il 7,7 per cento. Nel 2015 -2016, finora sono stati il 7,2 % e su posti di ruolo. Il precariato non lha inventato il governo Renzi. Ed è curioso che i sindacati, che a parole dicono di combatterlo, contrastino poi il Governo che laffronta”.

Giannini si sofferma anche su altri aspetti della Legge 107/2015, come lassegnazione della cattedra rinviata grazie alla possibilità della supplenza. "Il piano delle assunzioni è stato un successo. Oltre il 97 per cento degli insegnanti ha accettato lassunzione. Ha rifiutato solo il 2,7. La riforma non è stata rinviata e non è un flop. La possibilità di fare la supplenza è stata data per evitare una mobilità eccessiva e per dare continuità didattica. La legge, infatti, prevede che l’anno prossimo ci sia il piano di mobilità generale”, conclude Giannini.

Laboratori territoriali per l’occupabilità: proroga al 16 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Laboratori territoriali per l’occupabilità: proroga al 16 ottobre

L.L.

Il MIUR, in considerazione del notevole interesse riscontrato dalle istituzioni scolastiche, ha disposto il differimento del termine di scadenza inizialmente fissato al 7 ottobre, alle ore 23.59 del giorno 16 ottobre 2015, per l’invio all’indirizzo DGEFID@postacert.istruzione.it delle manifestazioni di interesse per la realizzazione di laboratori territoriali per l’occupabilità da parte delle istituzioni scolastiche ed educative statali secondarie di secondo grado.

I laboratori sono luoghi di incontro, di sperimentazione tra vecchie e nuove professioni e di pratica dell’innovazione in tutte le sue espressioni (tecnologica, sociale e individuale).

Le scuole possono dotarsi di questi laboratori quali luoghi aperti al territorio per stimolare la crescita professionale, le competenze e l’autoimprenditorialità, coniugando insieme innovazione, istruzione, inclusione, anche attraverso la partecipazione di enti pubblici e locali, camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori e imprese private.

I laboratori territoriali per l’occupabilità si propongono, pertanto, il coinvolgimento sia degli studenti inseriti nei percorsi formali di formazione, sia dei cosiddetti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training) e sono finalizzati a favorire la conoscenza, l’inserimento e il reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro mediante la valorizzazione delle specificità e delle vocazioni territoriali.

Le proposte possono essere presentate dalle istituzioni scolastiche ed educative statali secondarie di secondo grado, che si costituiscano in reti di almeno 3 scuole (è possibile coinvolgere anche le istituzioni scolastiche paritarie), che prevedano il coinvolgimento di almeno un ente locale del territorio di appartenenza e di un ente pubblico (quali ad esempio università o centri di ricerca e/o studio). È ammesso il coinvolgimento, anche in qualità di soggetti cofinanziatori, di camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori (ITS), nonché di soggetti privati individuati nel rispetto dei principi di parità di trattamento, non discriminazione, libera concorrenza, trasparenza e proporzionalità previsti dalla normativa in materia di contratti pubblici.

Tutte le informazioni sono contenute nella nota prot. 10740 dell’8 settembre 2015 e nelle faq.

Imminente il concorso per dirigenti scolastici: sparisce il test di cultura generale, tutte le info utili

da La Tecnica della Scuola

Imminente il concorso per dirigenti scolastici: sparisce il test di cultura generale, tutte le info utili

A quattro anni dall’ultima selezione, ci sono tutti i presupposti per vedere pubblicato a breve il nuovo bando del concorso per dirigenti scolastici.

In attesa del via libera definitivo del Mef, il testo è al vaglio della Scuola nazionale della pubblica amministrazione, che dipende dalla Funzione Pubblica, la quale sta concertando con il Miur la procedura selettive di adottare.

La Tecnica della Scuola è in grado di fornire i passaggi principali e i contenuti del concorso, sulla base delle informazioni al momento disponibili.

Il test preselettivo è previsto solo se le domande dei candidati supereranno cinque volte i posti a disposizione. A tal proposto, sembrerebbe che i posti che verranno messi in palio saranno non più di 700 complessivi. Da spalmare, poi, a livello regionale. Il tetto è stato imposto dallo stesso Mef, che ha fatto i calcoli non sulle attuali reggenze e vacanze di posti (almeno mille), ma su quelli presumibilmente derivanti dalle proiezioni sulle iscrizioni, tenendo conto anche dei tassi di natalità e dei flussi migratori, e dei dirigenti che occupano nominalmente il posto ma che poi sono impegnati in altre attività (distacchi, ruoli ed incarichi speciali, ecc.).

I requisiti per accedere al concorso rimangono sempre gli stessi: almeno cinque anni di ruolo e il conseguimento del diploma di laurea quadriennale o quinquennale (a secondo dai corsi accademici). Non ci dovrebbero essere limiti di età.

Il test preselettivo, qualora come probabile si dovesse svolgere, si baserà su domande a risposta multipla di tipo “chiuso”, ma non verteranno più su temi di cultura generale, neanche di informatica ed inglese: gli argomenti della preselezione riguarderanno gli stessi temi delle prove scritte.

La prima prova scritta, riservata a chi avrà conseguito almeno il punteggio minimo richiesto alla preselettiva, richiederà l’attuazione di un saggio generale sui temi di legislazione scolastica.

La seconda prova scritta, invece, sarà incentrata sul comportamento da tenere a proposito di un caso pratico, problematico, sempre di legislazione scolastica. Non si esclude che la seconda prova richieda anche risposte “aperte” ad alcuni quesiti specifici.

La prova orale riguarderà la discussione delle prove scritte, più tematiche e problematiche sempre di legislazione scolastica.

I tempi per l’uscita del bando sembrano stavolta davvero stretti: con molta probabilità verrà reso pubblico entro la fine del 2015. Nell’estate del 2011 giunsero oltre 300mila domande, per questa tornata se ne attendono un po’ meno.