Bene incontro con assessore

Martuscelli, Ugl:
“Bene incontro con assessore Marciani”
“Su invito dell’Ugl, oggi l’assessore alla Formazione e Pari opportunità della Regione Campania, Chiara Marciani, ha visitato l’Istituto Martuscelli di Napoli, specializzato nell’assistenza ai non vedenti e agli ipovedenti e a rischio chiusura”.
Lo rendono noto il segretario confederale dell’Ugl, Ornella Petillo, e il segretario generale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, evidenziando che “si è trattato di un incontro sicuramente proficuo perché l’assessore ha potuto constatare di persona le potenzialità dell’Istituto, sia in termini di professionalità che di strutture, promettendo un impegno che potrebbe anche passare per l’utilizzo dei fondi strutturali europei”.
Per Mascolo “un ulteriore spiraglio si è aperto in merito al futuro del personale. Ricordiamo che i 42 lavoratori non percepiscono lo stipendio da 10 mesi e, pur mostrando un forte senso di responsabilità e continuando a svolgere i propri compiti, si trovano in una situazione non più sostenibile”.

CORSO PER GENITORI 2015

CORSO PER GENITORI 2015

Il Corso, che si terrà presso L’Istituto comprensivo Parco della Vittoria, Via A. Mordini 19 – Roma, è rivolto a chi desidera acquisire le conoscenze e gli strumenti necessari, per affrontare i DSA dei propri figli, con serenità e sicurezza.
Il percorso formativo, studiato dai formatori della sezione AID Roma, per far conoscere meglio l’evoluzione dei DSA e la loro ricaduta sulla vita scolastica ed emotiva dei ragazzi, si sviluppa in sei incontri, nei quali sarà lasciato ampio spazio a riflessioni e approfondimenti.
La quota d’iscrizione da versare prima dell’inizio del corso è pari a € 60,00 a famiglia per i soci AID in regola con la quota associativa 2015, e a € 100,00 a famiglia per i non soci (la quota include l’iscrizione annuale all’AID). L’importo dovrà essere versato preferibilmente con carta di credito collegandosi al sito http://www.aiditalia.org/it/altri-pagamenti o, se impossibilitati, tramite bonifico bancario intestato all’Associazione Italiana Dislessia c/o Unicredit Cremona – iban IT60S0200811406000103361707, indicando nella causale “Corso genitori 2015 sez. AID Roma e i nominativi dei partecipanti”.
La quota consente di partecipare al corso ad entrambi i genitori o ad un genitore e un familiare. Per poter partecipare al corso è necessario mandare una mail d’iscrizione a roma@aiditalia.org entro il 20 ottobre con i propri dati compilati nel modulo d’iscrizione (scarica il modulo). Nel caso di pagamento con bonifico portarne una copia all’inizio del corso.
In regalo, “La guida AID, per i genitori” e una chiavetta usb, su cui verranno inserite le slide del corso, programmi per il supporto nello studio, la normativa e tutto ciò che può essere d’aiuto ai genitori, nei rapporti con la scuola. Ai partecipanti che ne faranno richiesta, sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. Il corso sarà avviato solo se si raggiungerà il numero minimo di 20 adesioni. Il numero massimo di posti previsto è pari a 30, assegnati secondo l’ordine d’arrivo delle iscrizioni.

Dizionario virtuale anche per i ciechi grazie a “Winlucy”

Il Mattino di Padova del 08-10-2015

Dizionario virtuale anche per i ciechi grazie a “Winlucy”

PADOVA. È stato creato a Padova il primo vocabolario virtuale per ciechi: può essere letto in braille, con la sintesi vocale o a caratteri ingranditi. Tutto ciò è possibile grazie ad uno speciale software che rende facile l’uso dei personal computer alle persone ipovedenti. Il progetto nasce grazie alla collaborazione tra l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana e la Fondazione Lucia Guderzo, che hanno operato in accordo per rendere disponibile a tutti il famoso dizionario Treccani. Con le stesse modalità, hanno reso fruibile ai disabili visivi anche il testo della Sacra Bibbia nell’edizione vidimata dalla Cei. L’uso del vocabolario è sempre stato un problema difficilmente risolvibile per i ciechi: un’opera spesso indisponibile e comunque sempre voluminosa ed ingombrante. La Fondazione padovana “Lucia Guderzo”, guidata dal presidente Davide Cervellin, ha sviluppato a proprie spese il software utilizzato per il vocabolario. Il programma “Winlucy” è gratuito ed accessibile a chiunque: si può scaricare dal sito web della Fondazione. L’utente interagisce con “WinLucy” grazie al fatto che il programma gestisce il braille e, in caso di residuo uditivo, può utilizzare la sintesi vocale. In più, le informazioni di base sono anche ingrandite. Il software racchiude diverse funzioni: organizer, web radio, giochi, un servizio di posta elettronica, accesso semplificato ad alcuni siti d’informazione e permette di consultare audiolibri o Wikipedia, la famosa enciclopedia online. Oltre a questi servizi, “Winlucy” offre la possibilità di navigare liberamente tra le voci del dizionario Treccani e di sfogliare la Sacra Bibbia. Il programma sarà presentato ufficialmente al pubblico il giorno 21 ottobre, presso la sede di Roma dell’Istituto Treccani, alla presenza dei rappresentanti della Fondazione Guderzo e della Lega del Filo d’Oro. La Fondazione Lucia Guderzo, con sede a Loreggia, è nata nel 2012 raccogliendo l’eredità dell’impegno a favore delle persone disabili di Lucia Guderzo che ha operato al fine di incrementare l’autonomia delle persone con handicap.

di Elisa Fais

Breve descrizione

http://www.winlucy.it/italian.html

PERSONALE ATA: MANCATE SOSTITUZIONI ASSENTI

MANCATE SOSTITUZIONI COLLEGHI ASSENTI, IMMANCABILE AGGRAVIO DI LAVORO SUL SOLITO PERSONALE ATA E DISAGI PER TUTTA LA COMUNITÀ SCOLASTICA.

Ricordiamo a tutti i colleghi, siano essi amministrativi, tecnici o collaboratori, che non sono obbligati ad effettuare ore eccedenti per sostituire colleghi assenti, né, tanto meno, si devono sentire in colpa se non possono o non vogliono farlo, che l’orario di servizio standard previsto è, di norma, di 36 ore settimanali antimeridiane e che appartengono sempre e solo alla carriera ESECUTIVA.
Vogliamo altresì informare che il fondo d’istituto quest’anno potrebbe essere notevolmente diminuito perché le istituzioni scolastiche dovranno destinare il Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa prioritariamente alle ore eccedenti per la sostituzione dei colleghi assenti che potranno essere attribuite dal dirigente scolastico anche al personale collaboratore scolastico, come previsto dalla Legge di stabilità 2015.
Comunichiamo inoltre che chiederemo ai nostri legali e agli uffici competenti, a cominciare dall’INAIL, se è lecito spostare, come fossero pedine e non persone, i collaboratori scolastici da una sede ad un’altra o, addirittura, da un comune all’altro stravolgendo completamente i loro orari di lavoro.
Con la nota n. 2116 del 30.09.2016 c’è stata una timida apertura per quanto riguarda le sostituzioni dei collaboratori scolastici, ma esistono anche gli assistenti, che “non si possono assentare” pena il blocco dei lavori. Pertanto invitiamo tutti voi a riflettere: perché continuare a sacrificarci andando a lavorare anche quando siamo malati o altro e fare ore in più o anche fare più lavori contemporaneamente se siamo considerati sempre meno, anzi non siamo considerati affatto se non per aumentare i nostri carichi di lavoro (ultime chicche inserimento assenze su più applicazioni, tra cui VSG SIDI, con ovvia duplicazione stesso lavoro ecc. ..) diminuendo però di fatto i nostri organici? Altra semplice domanda: se è assente l’unica persona deputata all’inserimento delle assenze e/o dei contratti chi espleterà tali pratiche? E questo è solo uno dei tanti esempi..
E’ giunta ormai l’ora di farci semplicemente rispettare e di non sopportare più le molteplici molestie burocratiche ricordando a tutti che siamo persone che fanno ancora parte della carriera esecutiva e che, come tali, vengono retribuite con gli stipendi più bassi di tutto il pubblico impiego!! (stipendio iniziale di un collaboratore €. 950 circa e di un assistente €. 1050 circa).
Chiediamo perciò scusa, anche se questa situazione non dipende ovviamente da noi, per il disagio che si verrà a creare, a Dirigenti Scolastici, D. S. G. A, genitori, alunni e docenti, ma dobbiamo far capire a chi ci governa e decide per noi e per voi a cosa serve il nostro umile lavoro. Pertanto se veramente vogliono una “buona scuola” e non vogliono invece affossare la scuola statale, che è anche l’unica scuola pubblica italiana, dovranno cominciare a considerare TUTTO IL PERSONALE A.T.A..

IL VICE PRESIDENTE NAZIONALE
A.N.A.AM. SCUOLA
Antonio CARRELLA

Prosegue mobilitazione contro riforma

Scuola: Mascolo (Ugl), prosegue mobilitazione contro riforma (dall’Agenzia ANSA)

Prosegue la mobilitazione dell’Ugl Scuola sul territorio contro la riforma. “La nostra dura posizione sulla ‘Buona scuola’ – spiega il segretario generale, Giuseppe Mascolo – non cambia. Le innumerevoli richieste di modifica presentate nel percorso parlamentare del ddl scuola con la mediazione dell’on Polverini, vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati non sono bastate a fermare la marcia del governo. Inoltre, l’esecutivo ha cercato di confondere le acque facendo passare per un merito le immissioni in ruolo frutto del dovere di eseguire una sentenza della Corte Europea e di rispettare i diritti di lavoratrici e lavoratori precari”. “La realta’ dei fatti e’ invece – prosegue il sindacalista – che il governo ha continuato, come i predecessori, a ridurre gli organici senza alcuna logica razionale, ha introdotto una procedura inusuale per le immissioni in ruolo invece di tener conto dei posti in organico di diritto, ha creato incertezze impedendo ai dirigenti di nominare supplenti o di sdoppiare le classi in caso di assenze brevi del docente, pur riconoscendo in altri ambiti una forte discrezionalita’. Se il governo non effettuera’ una rapida inversione di marcia – conclude il sindacalista – la scuola perdera’ la centralita’ e il ruolo sociale di primaria importanza che deve avere, con ripercussioni negative e disastrose per le prospettive di sviluppo e crescita del nostro Paese”. Domattina (alle 11) Mascolo, incontrera’ a Napoli i lavoratori dell’Istituto Martuscelli, specializzato nell’assistenza ai non vedenti e agli ipovedenti e a rischio chiusura mentre nel pomeriggio (dalle 16.30) sara’ ad Andria dove incontrera’ lavoratori e sindacalisti presso la sede territoriale del sindacato.

‘Manuale per una scuola ribelle’: per una formazione aperta e gratuita per tutti

da Il Fatto Quotidiano

‘Manuale per una scuola ribelle’: per una formazione aperta e gratuita per tutti

Si intitola “Manuale per una scuola ribelle”: si tratta di un documento articolato e completo, ricco di spunti, materiali orientativi, delibere per l’esercizio della democrazia scolastica, che l’Unione degli Studenti ha pubblicato alla fine di settembre.Ribelle a cosa e a chi? All’idea balorda che il luogo deputato all’apprendimento e alla crescita della consapevolezza civile e politica possa concretizzarsi in una terra di limitazione e privazione, esattamente come la legge 107 configura la scuola italiana. Una scuola in cui, intenzionalmente, vengono soppressi spazi di democrazia, di esercizio della partecipazione, di espressione della divergenza. È la scuola del Pensiero Unico, quella della 107. In cui una persona, il dirigente, con il suo staff accuratamente “selezionato”, determinerà o tenterà di determinare – a seconda di quale sarà la nostra capacità di resistenza – condizioni, habitat, rapporti di forza e gerarchie in cui gli studenti potranno apprendere e crescere; e – c’è da scommettere, manca poco – cosa apprendere e in che modo. A scuola non si esercita esclusivamente il sacrosanto diritto all’apprendimento dei contenuti delle discipline; ma si dovrebbe, attraverso la condivisione, la partecipazione, la dialettica, la negoziazione dei significati, conquistare progressivamente l’esercizio della cittadinanza attiva, della consapevolezza di una attitudine alla democrazia che – una volta fuori – potrà costituire una risorsa per la collettività. Questo diritto è compresso nei limiti angusti dell’invalsizzazione; in un decisionismo che può sfociare in autoritarismo; nella sterilità di una valutazione che assume ostinatamente i caratteri della punitività, rinunciando definitivamente a quelli della narrazione e della formazione, fondamentali per accompagnare lo sviluppo e l’ottimizzazione dell’espressione del sé. A conclusione di un processo iniziato almeno una ventina di anni fa.

È una scuola – quella della 107 – che fa parti diverse tra uguali; nella quale i giovani cittadini, selezionati su base socio-economica, frequenteranno scuole anch’esse determinate sulla base di ubicazione nel territorio ed utenza: i nati bene con i propri simili, i figli di un dio minore tra loro. I primi con opportunità ulteriori, al netto dei privilegi di nascita; gli altri assecondati nelle loro condizioni di partenza. Una scuola, dunque, che – grazie all’entrata dei privati e dei finanziamenti, grazie ad una Repubblica che si sottrae al suo compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, delegando il compito a chi ha come finalità la creazione di profitto e non l’uguaglianza delle opportunità – non si fa più strumento di promozione sociale, ma immobilizza destini economicamente e culturalmente determinati. Gli spazi per l’esercizio del diritto allo studio – oggetto peraltro di una “delega in bianco” al governo, prevista dalla 107 – limitati e compressi come se la scuola non costituisse uno strumento dell’interesse generale.

L’Uds, tra i sostenitori della Lipscuola, sta partecipando alla rielaborazione del testo della legge di iniziativa popolare per la Buona Scuola per la Repubblica, impegnandosi proprio sui temi del diritto allo studio e dell’istruzione tecnico-professionale. Su questi ed altri punti chiave del sistema dell’istruzione, lo scorso anno era stata pubblicata l’Altra scuola, con l’individuazione di 7 priorità assolutamente irrinunciabili per modificare il sistema scolastico italiano.

Il fronte del dissenso alla legge 107, la cosiddetta Buona Scuola, come è evidente, dopo uno spumeggiante inizio di anno scolastico, inaugurato dall’assemblea di Bologna e ribadito nella partecipatissima assemblea di Firenze, sta subendo – è innegabile – una battuta di arresto. Contribuiscono a questa condizione fattori eterogenei, a cominciare dagli impegni che caratterizzano l’avvio dell’anno e dalle prime – pesanti – emergenze conseguenze della “riforma” che le scuole sono chiamate ad affrontare: comitato di valutazione e Ptof (la cui approvazione è stata rimandata al 15 gennaio). Un ruolo non neutro lo sta giocando un certo sentimento di rassegnazione, che serpeggia tra molti di coloro che – il 5 maggio – hanno partecipato allo sciopero più imponente del comparto scuola e hanno poi continuato a protestare, in particolare contro il voto di fiducia al Senato attraverso il quale il governo ha deciso di imporre la sua triste visione della scuola. D’altra parte è di ogni evidenza che il fronte sindacale, ineditamente coeso durante la primavera, ha rallentato la propria partecipazione alla protesta, reclinandosi sulla rivendicazione che maggiormente lo caratterizza: quella del rinnovo contrattuale. In questo clima incredibilmente ed irresponsabilmente soporifero – il contrasto ai provvedimenti è ancora possibile, usando le prerogative degli organi collegiali, ancora relativamente intatte; coinvolgendo i genitori che, soprattutto nei primi cicli, stanno subendo le conseguenze dell’assenza di personale Ata nelle scuole e l’evidenza che la “supplentite”, come beffardamente annunciato dal governo, non è stata affatto debellata; ci si dovrebbe infine ricordare che la l. 107 prevede un numero allarmante di deleghe in bianco, anche su temi particolarmente strategici per la scuola pubblica, per le quali gli incontri sono appena iniziati – sono gli studenti a promuovere una giornata di mobilitazione.

Rete della Conoscenza e Unione degli Studenti saranno in piazza il 9 ottobre: per una formazione aperta e gratuita per tutti, non subordinata agli interessi dei privati, e contro una legge passata con un voto illegittimo, lontano dal Paese reale; per un welfare universale e un reddito contro la precarietà e le disuguaglianze economiche e culturali; per la democrazia e contro l’autoritarismo, del governo italiano e della governance europa ed un maggiore protagonismo degli studenti.

Non resta che rallegrarsi, augurandosi che responsabilità, convergenze politico sindacali, orgoglio professionale, senso di appartenenza ad una comunità che assiste allo sfregio della propria Costituzione, insieme allo sforzo che gli studenti stanno producendo per mantenere alta la vigilanza su un tema che non riguarda solo la scuola, ma la democrazia nel e del Paese, producano la reazione che la gravità della situazione richiede.

Scuola, salari bloccati e scarsa carriera: gli insegnanti italiani agli ultimi posti in Europa per stipendio

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, salari bloccati e scarsa carriera: gli insegnanti italiani agli ultimi posti in Europa per stipendio

Rapporto Euridyce: i professori italiani a metà della classifica europea per reddito, con un massimo (lordo) attorno ai 39mila euro, contro i 125mila euro dei colleghi del Lussemburgo – i più pagati – e i miseri 6mila dei colleghi bulgari. Oltre al valore assoluto pesa soprattutto il tempo necessario per raggiungere il limite salariale: 40 anni da noi, 20 nel Nord Europa, solo 10 in Irlanda

Lo Bello: «Progetti condivisi e più formazione pratica, le imprese sono pronte»

da Il Sole 24 Ore

Lo Bello: «Progetti condivisi e più formazione pratica, le imprese sono pronte»

di Claudio Tucci

Ve la ricordate l’Italia degli anni 50? C’era bisogno di manodopera specializzata. E allora imprenditori e istituti tecnici si diedero da fare per formare, insieme, le competenze necessarie per ripartire. Oggi scuola e imprese tornano a parlarsi, e il collegamento con il mondo produttivo è «finalmente una realtà», sottolinea il vice presidente di Confindustria per l’Education, Ivan Lo Bello.

Vicepresidente, finora l’alternanza ha riguardato appena il 10% degli studenti delle superiori. Con la riforma diventa obbligatoria a partire dalle terze classi….
Si riconosce finalmente che il lavoro aiuta i giovani ad acquisire le competenze necessarie per entrare nel mercato del lavoro con maggiore fiducia. Un riconoscimento significativo, perché avviene per legge e per tutti, e che dunque impegna tutto il sistema educativo. Siamo davanti ad un cambio di paradigma che non permette dietro-front. L’alternanza scuola-lavoro significa creare occupazione e formare un capitale umano all’altezza dei tempi: persone in grado di non di subire il cambiamento, ma di gestirlo e orientarlo verso la crescita.

Il cambio di passo c’è. Ora bisognerà spingere per una progettazione davvero condivisa scuola-impresa del percorso formativo…
Se la norma è chiara non significa che la strada per garantire a tutti l’effettivo diritto di imparare sia semplice. Però le basi ci sono: da una parte la legge che obbliga le scuole superiori a puntare su questa metodologia didattica senza eccezioni di sorta, dall’altra le pratiche eccellenti che si sono sviluppate negli anni, molte delle quali nel sistema Confindustria. I migliori modelli ci dicono che l’alternanza scuola-lavoro è efficace solo quando scuola e impresa co-progettano effettivamente i percorsi e non si limitano ad un “travaso” di studenti dall’aula all’azienda. Co-progettare significa prendersi una responsabilità condivisa nella formazione del giovane. E le imprese possono farlo. Se le aziende dovessero limitarsi ad “ospitare” studenti non farebbero il loro dovere e lo studente non imparerebbe quasi nulla. Peraltro la sola co-progettazione non basta: è importante anche la co-valutazione, che consente alle aziende, o agli enti ospitanti, di contribuire a comprovare l’effettiva acquisizione di competenze.

Per gli studenti il tirocinio nelle aziende è un’occasione. Quali competenze, secondo lei, si possono rafforzare con l’esperienza pratica?
Intanto l’esperienza pratica aiuta a capire non solo cosa si vuol fare da grandi, ma anche cosa non si vuol fare. L’alternanza ha una insostituibile valenza orientativa: solo uscendo dall’aula e incontrando la realtà, produttiva e non solo, lo studente può capire come progettare il proprio futuro. Ma non c’è solo l’orientamento. L’alternanza forma competenze trasversali che difficilmente la sola scuola può offrire: la capacità di relazionarsi con il pubblico e i propri superiori, l’attitudine a lavorare in squadra, a risolvere i problemi, ma anche a impostare un metodo di lavoro, la capacità di decidere velocemente. Tutte qualità molto apprezzate dalle aziende e che noi imprenditori volentieri vogliamo contribuire a formare, perché siamo convinti che accompagnare il giovane nel suo percorso di studio lo aiuti a crescere meglio. In questo modo, a fine percorso, i giovani entreranno in azienda già pronti per esserne i protagonisti.

Certo, la didattica e il curriculo del ragazzo non dovranno più essere di proprietà esclusiva della scuola. È giunto il tempo di modificare anche l’esame di Stato dando il giusto peso all’alternanza?
Inserire una valutazione sui percorsi di alternanza nell’esame di Stato significa dare definitiva dignità al lavoro e al suo valore educativo. Già agli esami di quest’anno l’alternanza scuola-lavoro ha fatto il suo debutto e con risultati apprezzabili. Con l’approvazione della riforma, se l’alternanza deve essere per tutti, non può che essere presente, con la giusta ponderazione, nelle prove di esame di tutti gli indirizzi superiori.
Per le imprese si aprono spazi nuovi e compiti importanti. Sono pronte, specie le Pmi?
Abbiamo tanti esempi di come le Pmi riescano a gestire molto bene i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Tantissime piccole aziende hanno aperto le loro porte agli studenti e i risultati formativi e occupazionali sono stati positivi. Questo succede principalmente dove le reti scuola-impresa funzionano, motivo per cui il fattore territorialità è determinante: siamo il Paese dei distretti industriali, possiamo diventare quello delle “filiere intelligenti”. Luoghi in cui scuole e imprese collaborano, con l’aiuto delle istituzioni, e dove si crea un ambiente fertile in cui non è una sola azienda a prendersi la responsabilità formativa dello studente, ma tutto un sistema. Il ruolo dei corpi intermedi, ed in particolare delle associazioni industriali, diventa in questo caso fondamentale. Anche per questo motivo Confindustria ha scelto di raccontare in un vademecum che una via italiana all’alternanza, in un Paese fatto di Pmi e territori, è non solo auspicabile ma concretamente possibile.

Gli adempimenti e gli oneri aumenteranno. Non c’è dubbio. Il governo dovrebbe aiutare le aziende che aprono le porte ai ragazzi?
Questo è un punto fondamentale da cui non si può prescindere. Già da quest’anno saranno molti, secondo le previsioni del Miur, gli studenti da coinvolgere in percorsi di alternanza. Se vogliamo davvero un cambio di paradigma è necessario individuare le giuste risorse. Ci sono tanti modi per poter incentivare le imprese a contribuire al successo dei percorsi di alternanza. Il modello è quello del Piano Hartz proposto in Germania nel 2003: prima di allora più del 70% delle imprese tedesche non partecipava a percorsi formativi per gli studenti, ora siamo a cifre residuali. Difficilmente senza incentivi e senza la giusta semplificazione burocratica tanti colleghi imprenditori, specialmente chi non ha mai aperto la sua azienda alle scuole, potrà cimentarsi in percorsi di alternanza. Noi siamo pronti a questa sfida.

Dai libri di testo ai costi per raggiungere scuola: per le famiglie un conto di oltre mille euro a studente

da Il Sole 24 Ore

Dai libri di testo ai costi per raggiungere scuola: per le famiglie un conto di oltre mille euro a studente

Il costo annuale per libri, materiali, abbonamento dell’autobus e contributi volontari supera abbondantemente il migliaio di euro per ogni studente. A fare i conti è la rete degli studenti medi che ieri alla Camera dei deputati ha presentato la sua ultima indagine sulla condizione studentesca realizzata insieme all’Unione degli Universitari.

Il costo dei libri
Secondo il report presentato da Alberto Irone, portavoce nazionale della rete studenti medi, a pesare di più è soprattutto il costo dei libri di testo, anche se l’aumento risulta molto frenato rispetto agli anni passati. Quest’anno mediamente – calcolano gli studenti – per i libri più due dizionari si spenderanno 531,70 euro per ogni studente (+0,4% rispetto allo scorso anno : calcolo effettuato prendendo in considerazione le diverse classi delle scuole medie inferiori, licei ed istituti tecnici). In ogni caso – segnalano gli studenti – le spese per i libri continuano a superare in molti casi i tetti di spesa fissati dal ministero. In particolare le più pesanti riguardano gli alunni delle classi prime: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo più 2 dizionari 485,20 euro (il +0,2% rispetto allo scorso anno). Un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo più 4 dizionari 797 euro (il -0,2% rispetto allo scorso anno, per la prima volta registriamo una impercettibile diminuzione). A tali spese vanno aggiunti 514 euro per il corredo scolastico ed i ricambi durante l’intero anno: dalle penne, ai quaderni fino alla zaino, più i “ricambi” (l’anno scorso erano 514 euro).

Le altre spese
Nel conto rientrano anche i piccoli extra richiesti dalle scuole e pagati “volontariamente” dalle famiglie: «Nonostante l’estrema complessità nell’effettuare una stima complessiva del costo dei contributi, dopo un’attenta ricerca svolta dalla nostra organizzazione nelle nostre basi e nelle scuole, abbiamo stimato che la media approssimativa del costo di questi ammonta a circa 90 euro, con punte maggiori negli istituti tecnici e professionali, che solitamente spendono di più per il materiale didattico, e minori nei licei». C’è poi la voce trasporti: secondo gli studenti agevolazioni nella fascia delle scuole secondarie di II grado, sotto forma di abbonamenti scolastici, «spesso sono poco o per nulla convenienti». Il costo medio degli abbonamenti annuali si attesta dunque sui 390 euro.

Alunni disabili, i conti non tornano

da La Tecnica della Scuola

Alunni disabili, i conti non tornano

Secondo l’Anief, parte da un presupposto errato il tavolo di confronto sulla delega al Governo sulla disabilità: gli alunni ‘certificati’ sarebbero più di quelli che dichiara il Miur.

Per il sindacato, “il Miur ha fornito ad associazioni rappresentative degli alunni disabili e dei tutte le parti in causa, docenti, genitori, Università, dirigenti scolastici e le associazioni dei genitori, dei dati numerici fortemente sottostimati sugli alunni con disabilità presenti nelle scuole statali: per l’amministrazione, in questo anno scolastico sono 217.563”.

L’Anief sostiene che “mancano all’appello oltre 20mila alunni disabili certificati. Ma a smentire i numeri forniti dal dicastero di Viale Trastevere è stato lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: solo qualche mese fa il titolare del Miur ha affermato pubblicamente, a Palazzo Chigi in occasione della ‘Giornata internazionale delle persone con disabilità’, che nelle nostre scuole “attualmente ci sono 230 mila bimbi disabili a fronte di 117 mila insegnanti di sostegno, è una proporzione che inizia ad essere virtuosa ma non basta”.

“A contraddirsi – continua l’Anief – è lo stesso Ministero dell’Istruzione che qualche giorno fa, con l’avvio del nuovo anno scolastico, ha fornito i numeri aggiornati sul sostegno, confermando che ammontano a “90.034 i posti sul sostegno per l’anno scolastico 2015/2016” e che sono “poi già 25.000, ad oggi, i posti in deroga assegnati dal Miur per rispondere ulteriormente alle esigenze degli alunni diversamente abili e delle loro famiglie. Numero destinato ad aumentare per le nuove certificazioni di disabilità o aggravamento che abitualmente arrivano subito dopo l’inizio delle lezioni”. Tanto che “l’organico potenziato istituito dalla legge Buona Scuola prevede ulteriori 6.446 posti per il potenziamento delle attività di sostegno”.

Ora, visto che i numeri sono questi, che motivo c’era di concedere 25mila posti in deroga, oltre gli oltre 90mila dell’organico di diritto, se gli alunni disabili sono “appena” 217mila? Per mantenere il rapporto 1 docente ogni 2 studenti, come ribadito dalla sentenza della Consulta n. 80/2010, che annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, sarebbero infatti bastati 108mila docenti. E non 115mila, peraltro già consci che non basteranno.

“Ancora una volta – sostiene ancora il sindacato autonomo – tutto ciò conferma che la riforma della Buona Scuola non ha sanato il problema della mancanza di insegnanti di sostegno nelle scuole italiane. Anche quest’anno quasi 30mila posti saranno coperti da supplenti, pur in presenza di oltre 12mila docenti specializzati con i corsi Tfa e di scienze della formazione primaria, lasciati a stagnare nelle graduatorie d’Istituto. Prestando ancora una volta il fianco alle denunce delle famiglie e delle scuole per mancanza di docenti, che tardano ad essere nominati pur in presenza di precise richieste di sostegno avanzate dalle commissioni mediche delle Asl”.

Uil Scuola: basta con la “cattiva prassi” dell’utilizzo del docente di sostegno per le supplenze

da La Tecnica della Scuola

Uil Scuola: basta con la “cattiva prassi” dell’utilizzo del docente di sostegno per le supplenze

All’incontro al Miur sulla delega per una proposta condivisa sull’integrazione degli alunni disabili, c’era anche Pasquale Proietti, della segreteria nazionale della Uil Scuola.

“La Uil, insieme agli altri sindacati, ha stigmatizzato il fatto che il Miur, sia nel metodo che nel merito, non abbia considerato appieno il ruolo del sindacato, mettendolo sullo stesso piano di non meglio individuate associazioni”, ha detto Proietti.

“Fermo restando che il Miur ha il diritto di ascoltare e confrontarsi con chi desidera, tutti hanno ricordato che quello del sindacato è un osservatorio diverso da quello delle associazioni e anche i contributi possono essere diversi, anche in considerazione che si tratta di organizzazioni la cui rappresentatività è certificata da una legge dello Stato”.

La Uil ha quindi posto il problema della ridefinizione del ruolo del docente di sostegno, aspetto che nella comunicazione del Miur è stato carente, il problema della continuità tra i vari segmenti scolastici. “Quest’ultimo aspetto, che può sicuramente rappresentare una opportunità per i ragazzi, deve però, a nostro avviso, trovare regolamentazione all’interno di una sezione specifica di contrattazione”. Sempre secondo la Uil, “gli Enti Locali  dovranno garantire le necessarie risorse professionali di supporto,  in caso contrario ricondurre tutto all’interno della scuola dell’autonomia, comprese le risorse economiche”.

Il sindacato ha quindi proposto il superamento della titolarità provinciale della Dotazione Organica di Sostegno (DOS) nella scuola secondaria di secondo grado prevedendo, alfine di garantire la continuità” attraverso “una titolarità di ‘rete’”.

Proietti ha riferito, infine, che la Uil “ha chiesto ai rappresentanti del Miur che nelle scuole vadano eliminate definitivamente le “cattive prassi” come l’utilizzo del l’insegnante di sostegno per supplenze, fenomeno che, se non arginato, rischia di diffondersi ulteriormente con l’impossibilità da parte dei dirigenti scolastici di nominare il supplente per un giorno, come previsto dalla legge di stabilità”.

Proietti ha infine riferito che il capo dipartimento Miur, Rosa De Pasquale, ha riferito che il decreto sulla disabilità “non prevederà la costituzione di una specifica classe di concorso ma un percorso concorsuale specifico”.

Delega sull’integrazione degli alunni disabili, al Miur si cerca un accordo

da La Tecnica della Scuola

Delega sull’integrazione degli alunni disabili, al Miur si cerca un accordo

Al Miur si lavora sull’inclusione degli alunni disabili prevista dalla L. 107/15: il 7 ottobre le associazioni hanno partecipato al confronto per tentare una proposta condivisa.

Il tavolo, riferisce un comunicato del ministero dell’Istruzione, è stato presieduto dal sottosegretario Davide  Faraone. Sono intervenuti anche rappresentanti sindacali, esperti e studiosi del settore, i componenti dell’Osservatorio per la disabilità – recentemente ricostituito – e una delegazione del Ministero della Salute.

“L’incontro di oggi è stato particolarmente partecipato – ha detto al termine Faraone -. Un confronto reale con chi vive quotidianamente la disabilità che ha portato alla costituzione di cinque sottogruppi di lavoro per definire, in maniera condivisa, una proposta del provvedimento che il Governo dovrà emanare”.

Il prossimo tavolo è fissato per martedì 13 ottobre al Miur. Si discuterà di Sistema integrato di educazione e di istruzione per la fascia di età 0-6 anni: un’altra delle nove deleghe che la legge “Buona Scuola” ha affidato al Governo.

Docenti del potenziato: problemi per il periodo di prova?

da La Tecnica della Scuola

Docenti del potenziato: problemi per il periodo di prova?

I nodi dell’organico potenziato sono davvero tanti e il rinvio al 15 gennaio per la messa a punto del Piano triennale potrebbe avere a che fare proprio con i problemi che stanno via via emergendo.

Un tema su cui ci si è finora soffermati poco o nulla riguarda per esempio la regola che consente ai dirigenti scolastici di utilizzare il personale docente dell’organico potenziato anche su ordini di scuola diversi. Tema strettamente connesso con le modalità di attribuzione dell’organico potenziato alle istituzioni scolastiche.
Come è ormai chiaro l’assegnazione verrà effettuata con riferimento alle aree disciplinari e non alle singole classi di concorso. Potrà così accadere che un istituto comprensivo si veda assegnare due insegnanti abilitati alla educazione musicale, uno all’educazione fisica e un docente di primaria.

Secondo la “vulgata” fin qui accreditata i docenti di educazione fisica e musicale potrebbero essere utiizzati anche nella primaria per specifiche attività didattiche. In effetti la legge lo consente (l’ipotesi è espressamente prevista dal comma 20) ma per quest’anno bisogna tenere conto anche di un altro aspetto.
I docenti dell’organico potenziato che entreranno in servizio nel prossimo mese di dicembre sono quest’anno nel loro periodo di prova e, per superarlo, dovranno svolgere 180 giorni di servizio sulla loro classe di concorso.
Pertanto un docente di educazione musicale che venga utilizzato per attività didattiche nella scuola primaria potrebbe non vedersi riconosciuto il servzio ai fini del superamento dell’anno di prova.
Problema analogo potrebbe esserci per i docenti di primaria eventualmente utilizzati per attività in continuità con la scuola dell’infanzia.
Ovviamente la questione si pone solo per i docenti nel periodo di prova, dal prossimo anno il problema sarà certamente molto più contenuto.
Curiosamente i sindacati non si sono ancora occupati del problema che pure potrebbe avere ripercussioni significative sulle condizioni di lavoro in cui si verranno a trovare i docenti dell’organico potenziato. Ma, evidentemente, secondo i sindacati questo “baco” della riforma non è poi così importante.

Giannini: il 97% dei docenti aventi diritto ha accettato la proposta di assunzione

da La Tecnica della Scuola

Giannini: il 97% dei docenti aventi diritto ha accettato la proposta di assunzione

Il ministro torna su assunzioni e supplenze: “diminuiranno, ma progressivamente con la messa a regime della legge” e alla proposta di immissione in ruolo quasi tutti hanno detto sì.

Giannini lo ha detto settimanale Panorama, in edicola l’8 ottobre, che l’aveva invitata a rendere note le cifre delle cattedre ancora scoperte dopo la partenza della riforma della Buona scuola, dopo che molti lettori avevano segnalato che, dall’inizio delle lezioni, i figli si trovavano nella stessa situazione caotica degli anni passati.

Giannini specifica al settimanale nazionale che non c’è “nessun caos, ma la fisiologica permanenza di alcune difficoltà oggettive”, soprattutto per alcune discipline, come la matematica e lo spagnolo; che “il 97% degli aventi diritto all’assunzione ha detto sì all’offerta di un posto di ruolo nella scuola”.

Il ministro, tuttavia, si riferisce a coloro che hanno accettato nella fase B del piano di assunzioni, omettendo che diverse migliaia di precari (anche loro aventi diritto) non hanno presentato domanda di immissione in ruolo, proprio per timore di essere assunti lontano da casa.

A tal proposito, Giannini insiste nel dire che “la mobilità non è aumentata di un centesimo” e che, per quanto riguarda i presidi è vero che ce ne sono 1.000 presi “in prestito” da altri istituti, ma aggiunge che “594 nuovi dirigenti scolastici sono stati assunti fra luglio e agosto” e che “il prossimo concorso per dirigenti è imminente”. Una notizia, quella del nuovo concorso per presidi, che La Tecnica della Scuola ha fornito anticipatamente.

Giannini, ‘supplentite’ diminuirà, ma piano piano…

da tuttoscuola.com

Giannini, ‘supplentite’ diminuirà, ma piano piano…

Le supplenze? “Diminuiranno, ma progressivamente con la messa a regime della legge“. Così il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini al settimanale Panorama, a proposito delle cattedre ancora scoperte dopo la partenza della riforma sulla ‘Buona scuola’.

Il ministro afferma che non c’è “nessun caos, ma la fisiologica permanenza di alcune difficoltà oggettive“, in particolare per alcune discipline come matematica e spagnolo. Giannini rileva inoltre che “il 97 per cento degli aventi diritto all’assunzione ha detto sì all’offerta di un posto di ruolo nella scuola” e che “la mobilità non è aumentata di un centesimo“.

Inoltre, il Ministro sostiene che, per quanto riguarda i presidi è vero che ce ne sono 1.000 presi “in prestito” da altri istituti, ma che “594 nuovi dirigenti scolastici sono stati assunti fra luglio e agosto“. Giannini, ha inoltre affermato che “il prossimo concorso per dirigenti è imminente