La scuola di Brancaleone smarrisce territorio e innovazione

La scuola di Brancaleone smarrisce territorio e innovazione

di Giovanni Fioravanti

 

La crociata della “Buona Scuola” è partita. Un’armata Brancaleone di ben 212 commi quanti sono quelli che compongono l’unico e solo articolo, vangelo o manifesto, della legge. L’armata dovrebbe convertire alla sacra causa della ‘buona scuola’ tutti gli infedeli, quanti nella sua ‘buona novella’ non credono o addirittura la contestano e quanti agnosticamente stanno a guardare.

I chierici della buona scuola, predicatori del nuovo verbo, dal pulpito invitano ad adottare almeno un crociato, vale a dire un comma tra i duecento e passa della legge, nella speranza che l’adozione lo sostenga, gli fornisca il nutrimento per crescere, gli conferisca la robustezza necessaria per condurre a segno la sua missione. Ma già i primi passi, al momento, sembrano confermarci nella nostra convinzione di miscredenti che tra ‘la buona scuola’ e ‘una scuola ben fatta’ intercorra una notevole distanza.

Devono averlo sospettato anche gli organizzatori del Festival Internazionale che hanno ospitato a Ferrara la voce di Lizanne Foster, insegnante che dal suo blog, sull’edizione canadese dell’Huffington Post, ha pensato bene di scrivere una lettera per chiedere scusa agli studenti per il vecchiume della scuola che sono costretti a frequentare e per il disinteresse dei governi ad investire in istruzione.

Da noi di rottamare il vecchiume scolastico-educativo non se ne parla, si pensa di risolvere con la politica del restyling, con l’immissione in ruolo di precari sessantenni, con una concezione assistenziale della formazione permanente dei docenti, si veda la card da 500 euro, e con una precipitosa, quanto sospetta, oltre che inedita, apertura al mondo del lavoro, investendo, a poco più di un mese dall’entrata in vigore della legge, ben 45 milioni di euro per la realizzazione di ‘laboratori territoriali per l’occupabilità’.

Gli istituti scolastici di secondo grado dovrebbero mettersi in rete e fare sistema, aprirsi al territorio oltre i normali orari scolastici “per il coinvolgimento sia degli studenti inseriti nei percorsi formali di formazione, sia dei cosiddetti NEET (Not engaged in Education, Employment or Training), per favorire la conoscenza, l’inserimento e il reinserimento dei giovani nel mondo del lavoro mediante la valorizzazione delle specificità e delle vocazioni territoriali”, recita la circolare del ministero.

‘Laboratorio’, ‘territorio’, ‘occupazione’, tutte parole forti, tutte parole calde, che sarebbero cariche di innovazione, se volessero significare che la scuola è sempre laboratorio, territorio, dialogo e collaborazione con il mondo del lavoro, dell’impresa, della ricerca, dell’innovazione, della creatività.

Ma i laboratori saranno sì e no sessanta su tutto il territorio nazionale, considerato che ogni progetto potrà contare su un finanziamento di 750 mila euro, e molto probabilmente i laboratori da sostenere sono già operanti da qualche parte nel paese, perché un mese di tempo dall’uscita dell’avviso ministeriale per candidarsi è davvero poco per riflettere sulle vocazioni del territorio, sulle sue opportunità occupazionali e soprattutto per mettere insieme tutti i soggetti interessati, istituzioni scolastiche ed educative statali secondarie di secondo grado, istituti comprensivi, Enti Locali ed Enti pubblici territoriali, Università, Camere di Commercio, Associazioni, Imprese, CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), Poli di Istruzione Tecnica Superiore e garantire la compartecipazione al finanziamento, che più elevata è, più fa guadagnare i punti necessari all’accoglienza del progetto.

La prima domanda che viene da porsi è perché solo alcune scuole e non tutte? E se la finalità dichiarata dal ministero è quella “di favorire lo sviluppo della didattica laboratoriale” perché concepirne la pratica solo nell’ottica del mercato del lavoro? E perché allora non investire sulla filiera dell’Istruzione e della Formazione professionale? Tanto più che si dichiara: “I laboratori territoriali per l’occupabilità sono luoghi di incontro, di sperimentazione tra vecchie e nuove professioni e di pratica dell’innovazione in tutte le sue espressioni (tecnologica, sociale e individuale)”.

L’armata Brancaleone, in questo caso il comma 60 della legge n. 107, ha perso una buona occasione, per non essere raffazzonato, pasticciato e approssimativo. L’occasione di riflettere seriamente sulla didattica laboratoriale che non è tutto digitale e neppure tutto mercato del lavoro, sull’ apertura delle scuole al territorio e del territorio alle scuole, che anche questo, soprattutto in epoca di knowledge economy, per dirlo con gli inglesi, che fa più fino e più knowledge management, non è tutto e solo mercato del lavoro, ma soprattutto educazione permanente, quel ‘life wide learning’ a cui ci richiama l’Europa e a cui continuiamo a non prestare non solo l’orecchio ma neppure la mente.

Al di là di quanto si riuscirà a realizzare in materia di ‘laboratori territoriali per l’occupabilità’ per merito e buona volontà degli istituti di istruzione scolastica di secondo grado e dei loro dirigenti, una riflessione deve comunque essere avanzata.

Ormai non c’è progetto, non c’è idea, non c’è innovazione che non richieda agli attori sociali dalle amministrazioni locali, alle istituzioni scolastiche e formative, alle associazioni, alle imprese di lavorare insieme, di lavorare in rete, di fare sistema. A questi appuntamenti non ci si può fare trovare impreparati. È un tema questo che le nostre istituzioni scolastiche si devono porre. È necessario creare per tempo le condizioni, perché quando si presentano le opportunità la rete ci sia già o per lo meno si componga velocemente, dialoghi e si muova in sintonia. È questa la sfida di una società della conoscenza, di una società che apprende.

“CHI-FA-COSA” NELLA SCUOLA DELLA RIFORMA

AGE TOSCANA: SCHEDE “CHI-FA-COSA” NELLA SCUOLA DELLA RIFORMA

Una riforma per capirla bisogna anzitutto conoscerla: cosa non facile con la legge 107 del 2015, meglio conosciuta come “La Buona Scuola”, che con i suoi 212 commi e una serie infinita di tematiche in ordine sparso è capace di disorientare anche i più volenterosi.

Per aiutare genitori, studenti e lo stesso personale della scuola a districarsi in questo mare magnum di innovazioni, l’Associazione genitori A.Ge. Toscana ha predisposto e inviato alle scuole toscane alcune schede tematiche che evidenziano il ruolo di tutti gli attori che si muovono nel mondo della scuola, a partire dal Dirigente scolastico e dalle varie componenti scolastiche, fino a ricomprendere le realtà del territorio, gli Enti locali e perfino uno sprazzo di Europa.

Un’iniziativa ben spiegata dalla presidente A.Ge. Toscana Rita Manzani Di Goro: ”Sono oltre sedici anni che come Associazione formiamo i genitori impegnati nella scuola e possiamo affermare senza ombra di dubbio che chi opera negli organi collegiali della scuola è pienamente capace di confrontarsi con un testo di legge, se appena qualcuno si prende la briga di renderlo accessibile. Siamo certi che genitori e docenti sapranno trarre frutto dalle nostre schede tematiche, verificando di persona cosa dice la legge e traendone conclusioni operative”.

Le schede, disponibili anche sul sito www.agetoscana.it, sono strutturate in base ai ruoli nella scuola della riforma (Studenti, Docenti, Dirigente scolastico, Genitori, Organi collegiali, ATA, Realtà territoriali,) e si avvalgono in modo efficace dei colori per evidenziare i vari attori e le loro competenze così come sono disegnate dal testo di legge: giallo per i docenti, verde per gli studenti, azzurro per le famiglie, fucsia per il personale ATA, rosso per il dirigente scolastico. A conclusione, alcune schede di riepilogo consentono di leggere in trasversale le competenze di ciascuna componente e di valutare con un colpo d’occhio i rapporti reciproci e la preponderanza degli uni sugli altri.

Rivestono un certo interesse le schede di approfondimento, sia quella che riepiloga i 26 ambiti in cui è previsto che si opererà “senza oneri per la finanza pubblica” (in particolare l’insegnamento a studenti con disabilità, l’orientamento scolastico, l’alternanza scuola-lavoro, le reti di scuole, i docenti collaboratori del preside, il servizio di assistenza alle scuole), sia l’approfondimento normativo sul tanto discusso comma 16, a proposito delle discriminazioni di genere.

Infine un recente quanto lontano “amarcord”, che riporta una lettura trasversale delle previsioni del “Documento La Buona Scuola” -di appena un anno fa- in merito al ruolo delle famiglie e alle competenze di dirigente scolastico e organi collegiali: assolutamente da leggere, non mancheranno sorprese.

Contro la Buona scuola, 90 cortei in tutta Italia

da la Repubblica

Contro la Buona scuola, 90 cortei in tutta Italia

Migliaia di studenti sono scesi in piazza per protestare contro l’ultima riforma dell’istruzione e contro le recenti modifiche dell’Isee che ha escluso migliaia di studenti dalle borse di studio

Prima giornata di proteste dall’inizio del nuovo anno scolastico. In tutta Italia – da Milano a Roma, da Genova a Palermo – migliaia di studenti sono scesi in piazza dando vita a oltre 90 cortei e sit-in per protestare contro la riforma della Buona Scuola. E non sono mancati momenti di tensione, ad esempio con il lancio di petardi a Napoli e di fumogeni a Milano. I cortei sono stati anticipati, nella notte, da un blitz di un gruppo di studenti (di Rete della Conoscenza, Unione degli Studenti e Link-coordinamento universitario) di fronte al Miur: hanno srotolato uno striscione con su scritto “vogliamo potere nelle scuole, nelle università, sui territori” per lanciare le proteste di oggi.

Gli studenti minacciano di far continuare fino al 17 ottobre, giornata mondiale contro la povertà, la mobilitazione “contro la Buona scuola del governo, per lanciare una battaglia d’attacco per la piena gratuità dell’istruzione, il reddito di dignità e di formazione e una vera inversione delle politiche precarizzanti”, come scritto in un comunicato degli studenti. La protesta colpisce anche la recente riforma dell’Isee che ha escluso migliaia di studenti dalle borse di studio.

A Roma gli studenti dicono “vogliamo potere”. A Roma la manifestazione è iniziata alle 9 da piazza Repubblica mentre in contemporanea si svolgeva un presidio universitario sotto il Ministero per l’Istruzione. “Oggi siamo in piazza – ha detto Riccardo Laterza, portavoce della Rete della Conoscenza – contro le politiche del governo perché vogliamo potere, nelle nostre scuole, nelle nostre università, sui territori e sulle nostre vite”. Il corteo è partito dietro un grande striscione con scritto ‘Senza borse facciamo le valige‘ ed è terminato a pochi metri dal Colosseo dopo aver percorso via Cavour e via dei Fori Imperiali.

Lanci di petardi a Napoli. A Napoli diversi petardi sono stati lanciati durante la manifestazione degli studenti. Sono due i cortei che hanno attraversato la città. Uno, partito da piazza Mancini è arrivato a rione Sanità. L’altro, da Piazza del Gesù si è concluso a via Sanfelice. Qui sono stati lanciati uova e vernice rossa. Nel mirino dei manifestanti la sede dell’agenzia di lavoro Manpower che è stata imbrattata di rosso. Petardi sono stati esplosi in varie zone del passaggio dei manifestanti, in particolare sono stati lanciati in via Medina, nei pressi della Questura di Napoli. A Napoli alla protesta contro la Buona Scuola si aggiunge anche il ricordo di Genny Cesarano il diciassettenne rimasto ucciso in una sparatoria al rione Sanità di Napoli il mese scorso.

A Milano fumogeni e vernice contro la sede Unicredit. Gli studenti e i militanti dei centri sociali hanno sfilato da largo Cairoli. Durante la protesta alcuni manifestanti si sono arrampicati sul monumento equestre della piazza e hanno lanciato fumogeni per attirare l’attenzione. Subito dopo alcuni manifestanti hanno imbrattato le scale e la facciata della sede di Unicredit in piazza Cordusio. Inoltre, hanno esposto uno striscione in cui Unicredit è descritta come finanziatrice di aziende produttrici di armi.

A Palermo protesta contro le scuole che cadono a pezzi. I manifestanti si sono riuniti a piazza Castelnuovo. Hanno bloccato le strade mandando in tilt il traffico cittadino. Gli studenti sono scesi in piazza anche per denunciare le disastrose condizioni dell’edilizia scolastica palermitana, che costringe diverse scuole palermitane a svolgere le lezioni in turni diversi e in strutture che i ragazzi hanno definito  “fatiscenti e prive di servizi”. “La riforma è passata quest’estate in Parlamento ma noi non ci fermiamo perché riteniamo più che mai necessario contrastarla nella sua attuazione pratica”, ha detto Michele Minardi del Liceo Scientifico Cannizzaro, “Renzi parla di Buona Scuola e innovazione, stanziando fondi per la digitalizzazione quasi a voler addolcire la pillola di una riforma che porta a compimento lo smantellamento della scuola pubblica. Ma quale buona scuola e quale innovazione? A Palermo le scuole ci crollano addosso”, ha aggiunto Simona Pezzella del Regina Margherita.

Libri buttati a terra a Genova e a Torino occupato il gasometro. Davanti alla Regione, in piazza De Ferrari, gli studenti genovesi hanno lasciato libri a terra e chiesto più risorse per il diritto allo studio. A Torino i tre cortei sono partiti da tre diverse zone della città. Una trentina di manifestanti ha occupato il gasometro di corso Regina Margherita, sgomberato dalle forze dell’ordine in tarda mattinata. I giovani sono stati fatti allontanare, alcuni dei quali portati fuori di peso perché non volevano abbandonare la struttura, anche in ragione della rischiosità dell’area occupata. Sulla vicenda è intervenuto il segretario della Fiom torinese, Federico Bellono: “mi sembra di poter dire – ha detto – che la reazione delle forze dell’ordine sia stata spropositata rispetto all’iniziativa degli studenti. Servirebbe una capacità di ascolto da parte delle istituzioni che al momento purtroppo non si vede”.

Arriva l’azienda virtuale, palestra per entrare nel modo del lavoro

da La Stampa

Arriva l’azienda virtuale, palestra per entrare nel modo del lavoro

ROMA,

I percorsi di alternanza scuola-lavoro potranno essere svolti nelle imprese, negli enti pubblici, nei musei. Ma non solo. Nei territori che hanno un tessuto imprenditoriale poco sviluppato, caratterizzato da un ridotto numero di imprese, per lo più di dimensioni piccole e medie, che hanno difficoltà a ospitare studenti per lunghi periodi, gli istituti scolastici potranno decidere di avviare «un’impresa simulata». Lo prevede la Guida operativa per la progettazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro inviata dal ministero dell’Istruzione alle Scuole superiori.

Di che si tratta? In pratica è la costituzione di un’azienda virtuale animata dagli studenti, che svolge un’attività di mercato in rete (e-commerce) e fa riferimento a un’azienda reale (azienda tutor o madrina) che costituisce il modello di riferimento da emulare in ogni fase o ciclo di vita aziendale.

I ragazzi assumono le sembianze di giovani imprenditori e riproducono in laboratorio il modello lavorativo di un’azienda vera, apprendendo i principi di gestione attraverso il fare (action-oriented learning). Lo scopo è quello di aiutare i giovani ad acquisire lo spirito di iniziativa e di imprenditorialità con gli strumenti cognitivi di base in campo economico e finanziario e – spiegano a viale Trastevere – «si può rivelare utile in tutti gli indirizzi di studi, se si considera come strumento di orientamento delle scelte degli studenti che, anche dopo un percorso universitario, hanno l’aspirazione di essere inseriti in una realtà aziendale».

È anche una sorta di «palestra» per quei ragazzi che sognano di avviare un autonomo percorso imprenditoriale al termine degli studi, dando origine a start-up che operino attraverso il canale del commercio elettronico (e-commerce) «affidando le principali attività aziendali (come la gestione documentale, le rilevazioni contabili, il budgeting, il reporting, la logistica o la comunicazione) a soggetti specializzati in servizi di rete facenti capo a server remoti (cloud computing)».

Tra le possibilità di alternanza scuola-lavoro previste dal «manuale» di viale Trastevere anche quelle della Bottega-scuola – che valorizza mestieri tipici di settori artigianali di eccellenza del Made in Italy – e dei Laboratori aperti anche in orario extra scolastico, spazi dove mettere in campo attività di orientamento al lavoro e di alternanza, ma anche progetti contro la dispersione scolastica e per il recupero dei Neet, i giovani non inseriti in percorsi di studio né nel mondo del lavoro.

Giannini: “Quest’anno 500mila ragazzi impegnati nell’alternanza scuola lavoro”

da La Stampa

Giannini: “Quest’anno 500mila ragazzi impegnati nell’alternanza scuola lavoro”

Consegnata alle scuole la giuda per la progettazione dei percorsi

Arriva nelle scuole il primo manuale per la progettazione dei percorsi di alternanza scuola lavoro. Novantaquattro pagine, allegati esemplificativi compresi, pensate per guidare passo dopo passo dirigenti scolastici e docenti, dall’ideazione del progetto al momento del monitoraggio finale. La Guida operativa è stata inviata alle scuole secondarie di secondo grado accompagnata da una lettera del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. La Buona Scuola ha fatto fare «un balzo in avanti al rapporto fra scuola e lavoro», ricorda il ministro.

 

L’alternanza diventa da quest’anno «un elemento strutturale dell’offerta formativa». Con almeno 400 ore da effettuare negli ultimi tre anni degli istituti che questo Governo ha inteso sostenere anche finanziariamente con una dote di 100 milioni di euro all’anno», ricorda Giannini nella lettera di accompagnamento. «Siamo pronti a partire: quest’anno avremo almeno 500mila ragazzi impegnati obbligatoriamente nell’alternanza. A regime, sul triennio, saranno circa un milione e mezzo gli studenti coinvolti».

 

A fronte del nuovo obbligo, il Miur ha voluto fornire una Guida molto pratica che parte dal contesto normativo di riferimento, ripercorrendo tutte le novità previste dalla riforma, per poi addentrarsi nei passaggi necessari per attivare i percorsi di alternanza. Che da quest’anno, per effetto della Buona Scuola, potranno essere svolti anche in periodi extra scolastici, ad esempio in estate, e anche all’estero. Sarà possibile per i ragazzi andare non solo nelle imprese, ma anche in enti pubblici e nelle istituzioni culturali. È la prima volta che alle scuole viene fornito uno strumento di questo tipo.

 

«Quella dell’alternanza è un’innovazione storica per l’impianto formativo della scuola italiana, perché punta ad aprire le porte delle scuole alle esperienze e alle competenze che si formano fuori dall’aula, unendo sapere e saper fare», ricorda il ministro.

 

Alla Guida faranno seguito la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza e il Registro nazionale dell’alternanza in cui saranno visibili enti e imprese disponibili a svolgere questi percorsi. Nei prossimi mesi ci saranno iniziative di assistenza tecnica, di accompagnamento e di monitoraggio.

Giannini risponde agli studenti: gli stage sono l’antidoto alla disoccupazione giovanile

da La Tecnica della Scuola

Giannini risponde agli studenti: gli stage sono l’antidoto alla disoccupazione giovanile

Dopo Francesca Puglisi, anche il ministro Giannini difende la scelta del Governo di investire nell’alternanza scuola-lavoro: è “una opportunità di crescita”, ha detto a Berlino.

Investire sugli stage e sulla formazione giovanile in azienda è il giusto “approccio, che ha salvato molti paesi, dopo la crisi, dalla disoccupazione giovanile drammatica, che invece noi abbiamo”, ha risposto Giannini all’Ansa che lo ha interpellato sull’argomento, nello stesso giorno in cui almeno 60mila studenti hanno sfilato in diverse città italiane chiedendo anche di tornare indietro sul progetto, tradotto in legge attraverso la L. 107/15, di incentivare gli stage in azienda, a partire dal terzo anno di tutti gli istituti superiori (licei compresi).

Il ministro dell’Istruzione dice di non avere dubbi sull’argomento: l’alternanza scuola lavoro è e di “riconciliazione, fra il sapere teorico e le sue applicazioni”. Pertanto, a chi ha accusato questo modello evocando lo sfruttamento minorile, Giannini ha replicato facendo l’esempio del paese che ospita il G7: “parlarne proprio qui in Germania…”.

“Stiamo lavorando molto su questo tema, stanziando fondi importanti, che aiuteranno tutti gli studenti italiani ad avere finalmente una riconciliazione fra il sapere teorico e le possibili applicazioni”, ha concluso il titolare del dicastero di Viale Trastevere.

Lo Stato riprende competenza esclusiva sulla scuola

da La Tecnica della Scuola

Lo Stato riprende competenza esclusiva sulla scuola

P.A.

Se la norma contenuta nell’articolo 31 del ddl Boschi verrà confermata anche a Montecitorio, lo Stato tornerà ad avere competenza praticamente esclusiva in materia di organizzazione scolastica perché “non sarà più soltanto riferita alle norme generali sull’istruzione”.

Secondo Anief presto verranno meno le doglianze delle regioni, come Veneto e Puglia, sul mancato rispetto della riforma della Buona Scuola nei confronti della Costituzione. Quindi, per contrastare i tanti passaggi illegittimi della Legge 107/15 non rimarrà che l’arma dei ricorsi in tribunale, attuati direttamente dal personale danneggiato.

Ci sono importanti novità per la scuola a seguito dell’approvazione da parte del Senato dell’articolo 31 del disegno di legge Boschi sulla revisione della Costituzione: la modifica, arrivata nelle ultime ore e che per diventare legge dovrà superare il vaglio della Camera, va infatti a mutare l’articolo 117 della carta costituzionale, la quale disciplina le competenze legislative dello Stato e delle Regioni. Con lo Stato che tornerà quindi ad avere competenza praticamente esclusiva in materia di organizzazione scolastica.

La modifica all’articolo 117 della Costituzione non è casuale, ma rappresenta la risposta della maggioranza parlamentare, sulla spinta del Governo, alla decisione di alcune giunte regionali – come Veneto e Puglia – di impugnare la Legge 107/2015, presso la Corte Costituzionale, proprio perché non rispettosa dell’autonomia delle regioni su diversi punti. Come formazione dell’infanzia e professionale, orientamento, scuole innovative e merito del personale, solo per citarne alcuni.

“Pertanto, se la modifica del ddl Boschi passerà anche a Montecitorio, tutti questi rilievi perderanno efficacia”, spiega Anief. “Perché mutando il rapporto tra Stato e Regioni, con il primo che assorbe la competenza esclusiva su una lunga serie di competenze, è evidente che lo scenario che ci apprestiamo a vivere è quello di far venire meno le doglianze delle regioni sul mancato rispetto della riforma della Buona Scuola nei confronti della Costituzione. A questo punto per contrastare i tanti passaggi illegittimi della Legge 107/15 non rimarrà che l’arma dei ricorsi in tribunale attuati direttamente dal personale danneggiato”. (da Agenparl)

L’organico “potenziato” si limiterà alle sostituzione fino a 10 giorni

da La Tecnica della Scuola

L’organico “potenziato” si limiterà alle sostituzione fino a 10 giorni

E anche i contratti a tempo determinato di tipo annuale assegnati, in modo incostituzionale, direttamente dai presidi attraverso gli albi territoriali. Ma non si andrà oltre. Perché tutte le supplenze annuali sino al 30 giugno e al 31 agosto dell’anno successivo continueranno ad esistere. E si tratta di un numero altissimo. Con i soliti effetti nefasti per gli alunni, a cui continuerà ad essere negata la continuità didattica.

Per Anief però la legge 107/15 non ha risolto il problema dei precari. Anzi, mantenerli in questo stato professionale, dopo averli illusi, li renderà ancora più combattivi. Tanto che prevediamo un’impennata di ricorsi in tribunale, a seguito dell’udienza della Corte Costituzionale, fissata per il prossimo 17 maggio, chiamata dalla Corte di Giustizia europea ad esprimersi sull’illegittimità tutta italiana della reiterazione dei contratti a tempo determinato. È solo una questione di tempo.

Ecco la scuola secondo Renzo Piano

da La Tecnica della Scuola

Ecco la scuola secondo Renzo Piano

“Cari architetti, rifateci le scuole!”: questa la sfida lanciato dal Sole 24 Ore da illustri pedagoghi e il primo a rispèondere è stato Renzo Piano, che ha ideato un progetto per una scuola sostenibile e “da condividere” che parta proprio dalle periferie.

La Domenica del Sole 24 Ore lo pubblica in esclusiva domenica 11 ottobre.

“La città che funziona – scrive Renzo Piano– è quella in cui si dorme, si lavora, ci si diverte e soprattutto si va a scuola. Dico soprattutto perché mentre si può decidere di non visitare un museo, sui banchi di scuola ci devono passare tutti. Occuparsi di edifici scolastici è un rammendo che, ancora prima che edilizio, è sociale.” Continua l’architetto senatore a vita: “Se dobbiamo costruire nuove scuole, meglio farle in periferia (…). Questa è la scommessa dei prossimi decenni: trasformare le periferie in pezzi di città felice disseminandole di luoghi per la gente, punti di incontro e aggregazione, dove si celebra il rito dell’urbanità”.

Renzo Piano racconta il suo modello architettonico di scuola ideale: una scuola sostenibile, che “si costruisce con leggerezza, in cui si risparmiano risorse e i materiali si scelgono tra quelli che hanno la proprietà di rigenerarsi in natura”. Una scuola costruita su tre piani in legno antisismico per garantire la sostenibilità del progetto. Continua così l’impegno dell’archistar che, come senatore a vita, sempre dalle pagine della Domenica ha lanciato il grande progetto del rammendo delle periferie, che ora si lega strettamente alle decisioni del Governo in tema di edilizia scolastica.

Un tema, quello della scuola sostenibile, che verrà ripreso nel corso della 4^ edizione degli Stati Generali della Cultura promossa dal Gruppo 24 ORE, che si terrà a Roma il prossimo 29 ottobre.

L’Invalsi comunica le date di svolgimento delle prove 2016

da La Tecnica della Scuola

L’Invalsi comunica le date di svolgimento delle prove 2016

Con una Lettera del Presidente INVALSI sono state comunicate le date in cui si svolgeranno le prove 2016 e fornite indicazioni alle scuole sulle operazioni propedeutiche al corretto svolgimento delle prove stesse, che riguarderanno gli stessi livelli scolastici già coinvolti nelle rilevazioni dell’anno scolastico passato.

Questo è il calendario previsto:

  • 4 maggio 2016: prova preliminare di Lettura (II primaria) e prova d’ Italiano (II e V primaria);
  • 5 maggio 2016: prova di Matematica (II e V primaria) e Questionario studente (V primaria);
  • 12 maggio 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica e Questionario studente (II secondaria di secondo grado);
  • 17 giugno 2016: prova d’Italiano, prova di Matematica (III secondaria di primo grado – Prova nazionale all’interno dell’esame di Stato).

Come gli anni passati, per dar corso alle procedure connesse con le prove è necessario registrarsi, a partire dalle ore 15.00 del 10 novembre .2015, su una pagina dedicata sul sito dell’INVALSI (https://invalsi-areaprove.cineca.it/index.php?form=area_riservata). Le funzioni resteranno aperte fino alle ore 16.30 del 4 dicembre 2015.

Un’attenzione particolare va dedicata, come di consueto, al rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali. È pertanto necessario fornire alle famiglie interessate l’informativa prevista dal D.Lgs. 30 giugno 2003, n.196 – Codice in materia di protezione dei dati personali. L’INVALSI pubblicherà tempestivamente sul proprio sito l’informativa, come negli scorsi anni. Poiché non è materialmente possibile per l’Istituto inviare singolarmente l’informativa a tutti i destinatari della rilevazione (oltre due milioni di studenti) le scuole sono invitate a pubblicare l’informativa sul proprio sito e di dare a essa la massima diffusione possibile, in modo che tutti gli interessati siano correttamente informati circa le finalità della raccolta e le modalità di trattamento dei dati.

Manifestazione studentesca in tutta Italia contro ‘La Buona Scuola’

da  La Tecnica della Scuola

Manifestazione studentesca in tutta Italia contro ‘La Buona Scuola’

Circa 60.000 studenti si sono mobilitati oggi in oltre 90 città per l’istruzione gratuita, il diritto allo studio, il reddito, il diritto all’accoglienza, la libertà di movimento.

 

TORINO – BOLOGNA – NAPOLI

 

Torino è stata interessata da tre cortei e dall’occupazione del Gasometro, ora sgomberato dalla polizia. A Bologna, almeno duecento ragazzi hanno sfilato da Piazza San Francesco fino a raggiungere Piazza Verdi. A Napoli, oltre ai lacrimogeni, ci sono stati lanci di uova e vernice rossa in via Sanfelice, ai danni della sede dell’agenzia di lavoro Manpower.

 

MILANO

 

Si è concluso con un’assemblea nel palazzone abbandonato di corso di Porta Vigentina 52 (occupato per l’occasione con la promessa di uscire a fine giornata) il corteo organizzato a Milano contro la riforma la “Buona scuola”, a cui questa mattina hanno partecipato oltre un migliaio di giovani nell’ambito della mobilitazione nazionale degli studenti.

Partito da piazza Cairoli intorno alle 10, il corteo, colorato e rumoroso, ha attraversato il centro città mandando in tilt il traffico.

La manifestazione, la prima del nuovo anno scolastico, si è svolta in maniera pacifica, con il tradizionale contorno di fumogeni e scritte sui muri e l’oramai solito blitz condotto dagli antagonisti contro la filiale Unicredit di piazza Cordusio, oggi imbrattata perché accusata di finanziare le aziende che producono armi.

Dietro un grande striscione con la scritta “La buona scuola siamo noi”, gli studenti hanno lanciato slogan per il diritto alla studio, contro la riforma del mondo dell’istruzione firmata dal ministro Stefania Giannini per il Governo Renzi (entrambi bersagli di insulti e prese in giro) e contro il finanziamento alle scuole private, ma hanno anche espresso la loro solidarietaà ai migranti e ai profughi che cercano una vita migliore in Europa.

 

ROMA

 

Stessa situazione a Roma: con l’arrivo del corteo a Piazza del Colosseo si è conclusa, senza criticità, la manifestazione studentesca indetta per protestare contro la riforma della sciola voluta dal Governo Renzi e organizzata da alcune sigle che riuniscono gli studenti della scuola media e superiore. Il Questore di Roma, Nicolò D’Angelo, si è complimentato con gli studenti che hanno manifestato, poiché sono stati mantenuti gli impegni assunti durante il tavolo tecnico svoltosi ieri in Questura, consentendo cosi’ di ridurre al minimo i disagi per la cittadinanza.

Toccafondi e Puglisi a studenti, sull’alternanza sbagliate

da tuttoscuola.com

Toccafondi e Puglisi a studenti, sull’alternanza sbagliate

Ragazzi pensate con la vostra testa, c’è in gioco il vostro futuro. Non cedete a facili slogan di qualche nostalgico del 68′, a qualche ‘cattivo maestro’ che con parole d’ordine false aizza la vostra protesta, a rimetterci siete solo voi stessi e il sistema scolastico di cui siete la parte fondamentale“. Così, il Sottosegretario al Miur Gabriele Toccafondi, commenta le manifestazioni studentesche contro la riforma della scuola svoltesi oggi in molte città d’Italia.

Quanto all’alternanza scuola-lavoro, uno dei bersagli polemici degli studenti (non molti, in realtà) che hanno protestato, Toccafondi ha detto che “non vogliamo svendere la scuola ai privati, vogliamo piuttosto preparare i giovani ad affrontare il mondo del lavoro attraverso competenze tecniche specifiche e valide. Per questo dentro la Buona Scuola rendiamo obbligatoria l’alternanza nel triennio per 400 ore nei tecnici e professionali e 200 ore nei licei, ci sono 100 milioni per organizzare corsi di formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro rivolto ai ragazzi, per la formazione dei tutor che seguiranno i ragazzi e  45 milioni per nuovi laboratori aperti e legati al territorio”.

Anche Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, si rivolge direttamente agli studenti: “Cari studenti che manifestate nelle piazze italiane, l’alternanza scuola lavoro non è sfruttamento del lavoro minorile, ma una fondamentale esperienza formativa che tutti i vostri coetanei d’Europa già compiono da tempo. Dovete essere pagati per fare questa esperienza? No, come non siete pagati per studiare. L’alternanza scuola lavoro, più che un dovere è un vostro diritto“.

E comunque, aggiunge la parlamentare, “a garanzia della qualità dell’esperienza formativa di alternanza scuola lavoro abbiamo accolto nella legge 107 la proposta fatta proprio dalle organizzazioni studentesche della ‘carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza’”.

Manifestazioni studentesche in tutta Italia

da tuttoscuola.com

Manifestazioni studentesche in tutta Italia
Una delegazione ricevuta al Miur

Cortei di studenti in tutta Italia nella giornata di mobilitazione indetta dalla ‘Rete della Conoscenza’ (network promosso dall’Unione degli Studenti e Link-Coordinamento Universitario) per l’istruzione gratuita, il diritto allo studio, il reddito, il diritto all’accoglienza, la libertà di movimento e altro. Una delegazione di studenti è stata ricevuta dallo staff del sottosegretario del Miur, Davide Faraone.

I ragazzi annunciano una settimana di azioni in tutta Italia verso la ‘mobilitazione di Libera’ del 17 ottobre per il reddito di dignità. Gli organizzatori parlano di 50.000 persone in piazza “a dimostrare quanto la legge 107 non sia voluta dalla maggioranza della popolazione studentesca“.

Vogliamo una scuola buona per davvero”, afferma Alberto Irone, portavoce Nazionale Rete Studenti Medi, “che sia sufficientemente finanziata con soldi pubblici e non soggetta alle necessità dei privati, una scuola in cui è possibile studiare a costo zero e in cui il diritto allo studio è attuato, una scuola in cui grazie all’integrazione, all’inclusione e alla cooperazione non si lascia indietro nessuno. Vogliamo una scuola buona per davvero”.

Per Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale Unione degli Universitari ,”scuola e università devono essere necessariamente unite nel processo di riforma, processo che va portato avanti con il pieno coinvolgimento dei principali protagonisti: noi studenti. Nel momento in cui anche il diritto allo studio universitario viene messo ancora più in dubbio a causa di tagli ai finanziamenti noi rispondiamo che l’accesso all’università deve essere garantito a tutti e tutte senza impedimenti di tipo economico o sbarramenti in entrata come il numero chiuso ed il numero programmato“.

Il 17 maggio 2016 parere Consulta su 200.000 precari

da tuttoscuola.com

Il 17 maggio 2016 parere Consulta su 200.000 precari

La Corte Costituzionale ha deciso la data in cui formulerà il proprio parere sulla richiesta giunta lo scorso 26 novembre dalla Corte di Giustizia di Lussemburgo per mettere la parola fine al precariato in Italia. Ne dà notizia l’Anief.

Sono interessati 55mila diplomati magistrali, circa 20mila abilitati con Tfa e 60mila Pas, più diverse migliaia di abilitati con i corsi di Scienze della formazione primaria dopo il 2011. A questi si aggiungono 70mila docenti precari rimasti nelle GaE, “in molti casi anche per l’ostinazione del Miur a non realizzare una seria ricognizione dei posti in organico di diritto“, sostiene il sindacato.

Marcello Pacifico, presidente Anief, così commenta la decisione della Corte: “attendiamo fiduciosi, perché si tratta dell’anello finale per completare quel processo di avvicinamento alla normativa europea sul diritto al lavoro e sulla lotta alle supplenze reiterate negli anni senza ragione: avrà effetti diretti, oltre che sulla stabilizzazione, pure sulla concessione, seppure già sufficientemente consolidata, degli scatti di anzianità comprensivi del periodo di precariato, del pagamento dei mesi estivi e di tutte quelle indennità che vengono negate ai supplenti in mancanza di ragioni sostitutive“.

Dal 10 al 18 ottobre la III Edizione della Europe Code Week

Dal 10 al 18 ottobre la III Edizione della Europe Code Week

Dal 10 al 18 ottobre si svolgerà la terza edizione di Europe Code Week (http://codeweek.eu/), la Settimana europea della programmazione, promossa per favorire eventi e opportunità di apprendimento informali e intuitive che avvicinino giovani e giovanissimi al pensiero computazionale e al problem solving. Le scuole italiane potranno confrontarsi con le potenzialità e le prospettive del coding, dopo il grande successo di ‘Programma il futuro’, l’iniziativa lanciata lo scorso anno dal Ministro Stefania Giannini, realizzata dal Miur in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) per portare nelle scuole i metodi e le risorse di Code.org (http://programmailfuturo.it/) ed educare in modo semplice ed intuitivo i nostri ragazzi al pensiero computazionale. L’iniziativa è stata rilanciata di recente con un evento alla Camera dei Deputati. L’anno scorso hanno partecipato oltre 300.000 alunni. L’obiettivo è arrivare a 1 milione.

È riconosciuto che la programmazione stimola la creatività e l’approccio algoritmico alla soluzione dei problemi, che sono fattori essenziali per la crescita individuale e per la competitività del nostro Paese. I principi base della programmazione devono costituire una base culturale comune e possono essere appresi a qualsiasi età in modo divertente e intuitivo.

L’edizione di Europe Code Week dell’anno scorso ha visto l’Italia al primo posto in Europa per numero di eventi e di partecipanti ed ha avuto un impatto importantissimo, con la creazione di una rete di centinaia di partner e l’avvio di iniziative che sono proseguite nel corso dell’anno.

L’edizione 2015 è coordinata dall’Italia e in ogni Regione ci sono referentiche possono fornire informazioni dettagliate, dare indicazioni per l’organizzazione di eventi e promuovere le iniziative che vengono loro segnalate.

Le Scuole sono chiamate ad organizzare eventi al proprio interno durante la settimana europea della programmazione. Un evento CodeWeek non è nient’altro che una qualsiasi attività che aiuti a comprendere cosa sia il coding e contribuisca a sviluppare il pensiero computazionale.

Gli insegnanti stessi possono organizzare attività dedicate al coding e alla conoscenza del pensiero computazionale, utilizzando risorse online (http://codeweek.eu/resources/), seguendo semplici linee guida (http://codeweek.it/insegnanti/) da adattare alle esigenze didattiche delle proprie classi. A tutti i docenti verranno rilasciati attestati di merito.

Per le Scuole che hanno già aderito a Programma il Futuro questa è l’occasione per mettere a frutto l’esperienza maturata, ad esempio invitando studenti e docenti delle classi pilota a raccontare la propria esperienza in altre classi o a guidare l’esercitazione iniziale dell’Ora del Codice. Per le scuole che non hanno già fatto esperienze di coding questa è l’occasione ideale per iniziare in forma sperimentale nell’ambito di un’iniziativa internazionale.

La Commissione Europea ha lanciato inoltre la CodeWeek4all challenge (http://codeweek.it/codeweek4all-2015/), per conferire riconoscimenti di eccellenza alle scuole che riusciranno a coinvolgere più della metà dei propri alunni.

Per favorire il coinvolgimento delle Scuole, la circolazione delle informazioni e la creazione di una rete di competenze e di interesse, gli istituti scolastici possono registrarsi sul portale CodeWeek.it indicando un referente da contattare per fini organizzativi: http://codeweek.it/scuole/

 

Link utili:

  1. Europe Code Week si svolge dal 10 al 18 ottobre http://codeweek.eu/
  2. Chiunque può organizzare eventi CodeWeek, ma gli insegnanti sono i più adatti a coinvolgere i propri alunni http://events.codeweek.eu/
  3. Referenti regionali http://codeweek.it/referenti-italiani/
  4. Informazioni per le scuole che si registrano sul portale http://codeweek.it/scuole/