Meeting internazionale sull’autismo

SienaFree.it del 13-10-2015

Meeting internazionale sull’autismo, venerdì 16 ottobre a Siena

SIENA. Focus internazionale sull’autismo e i disturbi dello spettro autistico. A Siena, presso la splendida cornice di Rocca Salimbeni, concessa da Banca Monte dei Paschi di Siena, venerdì 16 ottobre si terrà il convegno organizzato dal neuropischiatra Roberto Canitano, dell’UOC Neuropsichiatria Infantile dell’AOU Senese, diretta dal professor Joussef Hayek , dal titolo “Disturbi dello spettro autistico: traiettorie di sviluppo, basi neurobiologiche e terapia”, a cui parteciperanno i maggiori esperti del settore. Obiettivo del meeting è fare il punto sulla continuità nella ricerca scientifica e nell’assistenza a bambini, adolescenti e giovani adulti con questi disturbi.

“La gravità e i sintomi della malattia, di cui non si conoscono ancora le cause – spiega Canitano – variano molto in base all’età e alla precocità con cui è stata effettuata la diagnosi. L’autismo si manifesta di solito entro i tre anni di vita del bambino, con scarsa comunicazione verbale, poca socialità, ripetizione nei comportamenti, eccessiva importanza all’ordine. La diagnosi precoce è importante ma non esiste un’unica terapia. Ci sono più strategie terapeutiche che prevedono sempre il massimo coinvolgimento dei genitori”.

La partecipazione di relatori di alto profilo provenienti da importanti centri europei, italiani e americani, potrà fornire nuove indicazioni per la diagnosi e terapia di questi disturbi neuro-psichiatrici. Le relazioni saranno moderate da Michele Zappella, fondatore della scuola senese e direttore della Fondazione per la Ricerca sull’Autismo di New York, David Cohen dell’Università Pierre et Marie Curie di Parigi, Sylvie Tordjman dell’Università di Rennes, Yuri Bozzi dell’Università di Trento e Maria Luisa Scattoni dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma. Alexander Kolevzon, direttore del centro per l’Autismo del Mount Sinai Hospital di New York, presenterà una lettura magistrale sulle nuove terapie per i disturbi dello spettro autistico.

Siena è centro di riferimento nazionale per l’autismo grazie all’esperienza pluriennale e alle più moderne terapie utilizzate. “Il 95% dei nostri pazienti – aggiunge Hayek – nella maggior parte dei casi affetti da disturbi dello spettro autistico, proviene da fuori Toscana. Nel 2015 tra nuovi ricoveri e controlli abbiamo registrato circa 500 casi. C’è molta più attenzione e conoscenza, rispetto al passato, nel riconoscere i casi di autismo e poter quindi effettuare la giusta terapia può consentire di avere migliori risultati, soprattutto in giovane età”. Una sessione sarà dedicata anche agli studi di genetica in quest’ambito.

L’alternanza Scuola-Lavoro: un vademecum per le imprese

L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Un vademecum per le imprese

a cura di Confindustria

Roma, 13 ottobre 2015

Dalla cartella al trolley, ma lo studente resta ambulante

Dalla cartella al trolley, ma lo studente resta ambulante

di Giovanni Fioravanti

 

Appartengo alla generazione di quelli che andavano a scuola con la cartella. Nella cartella ci stavano i materiali di lavoro, libri, quaderni, astuccio e l’immancabile merenda, che costituiva un po’ quello che gli psicologi chiamerebbero l’oggetto transizionale, ciò che rende meno traumatico il distacco da casa, una sorta di cordone ombelicale non reciso, la tua coperta di Linus.

La cartella ti assegnava uno status sociale, un’identità, quella dell’alunno, quella dello scolaro. La dignità del lavoro, come quella dell’impiegato che si reca in ufficio con la sua borsa. Non c’era l’idea né della fatica né del peso della cultura dato dai numerosi tomi da portarsi appresso.

Poi arrivò la mitica cinghia “Longo”, quella elastica, davvero una rivoluzione. Portare i libri legati significava essere diventati finalmente grandi e che non avevamo più bisogno della cartella, così si capiva che non eravamo più alle elementari.

Ma quando poi abbiamo iniziato a passare noi dall’altra parte, dai banchi alla cattedra ecco comparire indistintamente sulla schiena di piccoli e adolescenti un oggetto che avevamo sempre e solo usato per le escursioni in montagna: lo zaino, come gli alpinisti e gli sherpa.

Uscire di casa al mattino presto con la schiena caricata di tutto l’armamentario per scalare le vette del sapere anno dopo anno: libri, quaderni, penne, matite, gomme, forbici, squadre e righe, compassi, colori ecc e poi il sacchetto della ginnastica e poi semmai anche la valigetta del disegno. Pare che la nostra scuola e i suoi insegnanti su questo punto siano stati sempre inesorabili e inflessibili, insensibili ai rischi di contratture muscolari e di scoliosi per zaini troppo pesanti da reggere su schiene troppo giovani. In merito è intervenuto pure il Consiglio Superiore della Sanità a dettare norme sul peso degli zaini, indicando che non dovesse superare il 10-15% del peso corporeo del suo portatore. A fronte di zaini del peso quotidiano di 14 chili, qualche sindaco fu pure costretto con delibera comunale a ordinare il rispetto nel proprio territorio del range stabilito dal Consiglio Superiore della Sanità. Ciò nonostante nelle ore di ingresso e di uscita dalle scuole le strade dei nostri paesi e delle nostre città sono percorse da bimbetti e ragazzi che esibiscono sulle loro spalle ponderosi zaini di ogni marca per la gioia soprattutto dell’industria del settore.

La cosa che resta strana è che qualunque lavoratore non si porta da casa gli arnesi del lavoro, ma se li trova sul posto, non solo, spesso e volentieri ognuno ha il suo armadietto personale.

Per la scuola e i suoi studenti non è così. Ma vi pare possibile? È possibile che un problema così banale da anni non trovi soluzione? E abbiamo ancora il coraggio di parlare di “buona scuola”? Ma fatemi il piacere. Non si tratterebbe di una riforma e neppure di una rivoluzione, ma di un intervento di quelli cosiddetti “leggeri”.

Ma non è finita perché il peso dello studio e dei compiti a casa oggi ha finalmente raggiunto il suo apice nel trolley. Se voi guardate bene, bambine e bambini di oggi, ragazze e ragazzi dalle elementari alle medie, non hanno più lo zaino, ma si tirano dietro il trolley, come nelle sale delle stazioni e degli aeroporti. In epoca di classi digitali 2.0, di lavagne interattive, di iphone, ipad si va a scuola con la valigia, perché gli zaini sono divenuti inadeguati, insufficientemente capaci a contenere la moltiplicazione dei materiali scolastici di ciascuno, con portate che evidentemente superano gli standard consentiti dal Consiglio Superiore della Sanità.

Così dalla cartella dei miei tempi, status symbol dello scolaro, si è passati alla valigia, status symbol del viaggiatore, del migrante, dei non luoghi, della precarietà. La scuola della precarietà, per insegnanti e studenti, un’istituzione secolare, eppure così precaria! Dalla scuola si va e si viene, come da un viaggio, senza mai lasciare o dimenticare nulla dei propri effetti personali.

Ora poi che molte scuole medie hanno abdicato ad avere un proprio progetto educativo e hanno ceduto alla richiesta dei genitori per la settimana corta, orario e materie si sono concentrati su cinque giorni, dalle otto alle quattordici come i turni in fabbrica, con gli stessi compiti, se non più di prima, e con il peso dei libri, pure questo, caricato su cinque giorni anziché su sei, di qui forse la necessità della valigia, del trolley e neppure è venuta meno, nonostante i proclami di buona scuola e gli inviti alla Lizanne Foster, la prassi sanzionatoria della nota sul diario, se per caso dimentichi un qualche quaderno o libro a casa. Come chiamare tutto ciò se non ‘malascuola’?

Sarebbe questa la scuola amica, accogliente, ospitale? La scuola aperta al territorio? La scuola dei tempi distesi? La scuola dei libri digitali? A proposito che fine ha fatto l’adozione dei libri in formato digitale? Non è per caso che nel frattempo si è ceduto agli interessi dell’editoria, tipo Mondizzoli?

La realizzazione di una scuola diversa da quella tradizionale ha inizio dagli ambienti dove si apprende, dal loro uso e dalle relazioni al loro interno, capaci di comunicare non la tradizione ma i messaggi di una cultura nuova e amica. Non più le aule, non più le classi come tante catalogazioni d’esseri umani (Signori il catalogo è questo!), non più l’insegnamento trasmissivo e standardizzato, impartito dalle cattedre ai banchi, in scuole spoglie, male ammobiliate, con atri disadorni, spazi vuoti inutilizzati, luoghi per sostare, estranei alla famigliarità.

Non c’è discorso sulla scuola, non c’è protesta contro le riforme se non si parte da qui: la scuola deve essere innanzitutto ospitale. Un luogo aperto dove vivere oltre l’orario scolastico, incontrarsi, fare i compiti, riunirsi, ideare, creare, organizzare, lasciare le proprie cose, quelle che servono tutti i giorni, avere uno spazio, anche piccolo, ma proprio e personale. Se no, la scuola sarà sempre più simile a una caserma, a un carcere, a una istituzione totalizzante, con tempi e spazi contingentati, anziché un luogo amico, un luogo di benessere, un luogo di vita. L’abc di ogni scuola ha inizio qui. Questa è la prima vera riforma ‘gentile’ (rigorosamente con la “g” minuscola) che dovrebbe vedere mobilitati, studenti, insegnanti, genitori, amministratori locali, un modo altro d’essere per il quale i tempi sono più che maturi e che con un po’ di buona volontà da parte di tutti potrebbe iniziare già domani.

La Scuola entra in Azienda

“La Scuola entra in Azienda, un’esperienza virtuosa e sostenibile di alternanza Scuola e Lavoro: bilancio, risultati e prospettive”

Venerdi’ 23 ottobre 2015, ore 11.00 – 13.30

Centro Formativo Polifunzionale Schneider Electric
Via Circonvallazione Est, 1 – Stezzano (BG)

Schneider Electric, l’Istituto “P. Paleocapa” di Bergamo e Kyoto Club sono lieti di invitarla alla presentazione a consuntivo di un’esperienza pilota di Alternanza Scuola e Lavoro, unica sul territorio nazionale, per la speciale formula finalizzata all’innovazione didattica ed all’orientamento degli studenti, per l’interdisciplinarietà degli indirizzi di studio, per la forte sinergia tra azienda, mercato, scuola superiore ed Università .

La particolarità di questa esperienza didattica risiede anche nel contenuto innovativo e “sostenibile”, l’efficienza energetica, correlando l’offerta formativa destinata agli studenti allo sviluppo culturale, alla sensibilità ambientale, alla dimensione economica ed internazionale, alle future esigenze del mercato del lavoro. Il successivo coinvolgimento degli studenti in progetti applicativi faciliterà la certificazione delle competenze acquisite .

Al contributo di tutti gli attori, seguirà la testimonianza “live” di alcuni degli studenti protagonisti.

Concluderà la mattinata una breve tavola rotonda sulle potenzialità dell’Alternanza Scuola e Lavoro come nuovo modello di sviluppo per il nostro Paese, un momento di confronto  interdisciplinare tra rappresentanti del mondo scolastico, politico-istituzionale e delle imprese.

Programma

10.30 – 11.00   Registrazione partecipanti

11.00 – 12.00   Attori, contenuti e testimonianze di una “buona pratica “

Modera Luca Orlando, giornalista, Sole 24 Ore

·         Benvenuto , presentazione di Schneider Electric , l’impegno societario per l’ Alternanza
Ing. Aldo Colombi, Amministratore Delegato di Schneider Electric
·         L’esperienza di Alternanza sull’efficienza energetica, tra innovazione e interdisciplinarietà
Dott.ssa Laura Bruni , Direttore Affari Istituzionali  di Schneider Electric
·         L’Istituto Paleocapa : coinvolgimento e valore di questa operazione pilota
Dott. Imerio Chiappa, Dirigente Scolastico Istituto Paleocapa
·         Didattica con l’impresa : la testimonianza dei docenti
Prof. Sergio Bolognini , Prof. Massimiliano Russo ,   Istituto Paleocapa
·         La parola agli studenti : dalla aspettative all’esperienza vissuta
Gianfranco Mereu , Responsabile Relazione  Scuole  e Università di Schneider Electric
Gli  studenti partecipanti , Istituto Paleocapa
·         Cambiamenti climatici ed economia green per un’ Alternanza “sostenibile”
Dott. Sergio  Andreis, Direttore Kyoto Club
·         Il coinvolgimento dell’Università, tra scuola superiore ed impresa
Prof. Ing. Cristina Roscia,  Università degli Studi di Dalmine

12.00 – 12.15   Domande ed interventi dal pubblico

12.15  – 13.30  Alternanza Scuola Lavoro : quali potenzialità alle luce delle nuove linee guida ministeriali?  Cultura ambientale, efficienza energetica , green economy  come  leve formative ?

Modera Luca Orlando, giornalista, Sole 24 Ore

·         Dott.ssa Rosa De Pasquale, Capo Dipartimento  sistema educativo  MIUR
·         Dott. Fabrizio Proietti, Dirigente Ordinamenti Scolastici  MIUR
·         Dott.ssa Delia Campanelli , Direttore Generale MIUR  Lombardia
·         Avv.  Maurizio Pernice, Direttore Generale Ministero dell’ Ambiente *
·         On. Senatore  Gianni  Girotto , X  Commissione Industria, Commercio, Turismo, Energia

Conclusioni  a cura del Dott. Gabriele Toccafondi  * Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

*  Invitato

Scuola: si fa presto a dire bravo…

Scuola: si fa presto a dire bravo…
La questione del merito e del bonus

di Domenico Sarracino

 

Mi ritengo fortunato a non dover gestire questa fase della scuola relativa alla valutazione dei docenti, alle graduatorie, al merito ed al bonus. La considero altamente scivolosa e pericolosa: per le scuole, per il loro clima interno, per i meccanismi che può e che forse già sta ingenerando. Si rischia di cadere dalla padella nella brace..

Dunque, non mi esercito a cercare una risposta diretta alla questione perché tutte le ipotesi che mi vengono in mente le trovo subito discutibili, interpretabili e non incontrovertibili.

Gli insegnanti, come i dirigenti, i sottosegretari, i ministri e finanche i papi non sono tutti uguali, tutti bravi…

Colleghi più bravi, semplicemente bravi, o per niente bravi esistono e li abbiamo conosciuti tutti.

Ma è anche vero che, nella scuola, esistono diversi modi di essere bravi e che gli insegnanti non potranno e non dovranno mai essere tutti ugualmente bravi, ma tutti possedere “diversamente” requisiti di bravura e competenza professionale. Insomma dobbiamo trovare il modo affinchè questo discrimine venga messo in atto prima dell’accesso alle scuole, e precisamente nella fase del reclutamento che deve avere grandi cure nell’accertare le conoscenze disciplinari accanto a quelle didattico-educative, ma soprattutto la capacità di “ saper stare in classe”, ossia il saper operare con sicurezza e professionalità in contesti reali ed operativi. E’ per questo che la fase dell’anno di prova – cioè la verifica sul campo – non può, non deve più essere poco più di un adempimento formale, ma un momento ulteriore di accertamento e di selezione volto a verificare la capacità non solo di sapere, ma di saper essere e saper stare in classe, nella collegialità della scuola, nei rapporti con i colleghi, gli allievi, le famiglie e nell’esercizio responsabile dei diritti e dei doveri. A chi scrive appare evidente che se si riesce a “raddrizzare” bene la fase del reclutamento, la patata “avvelenata” della selezione meritocratica può essere superata: avremmo sempre diversità nei modi di fare scuola degli insegnanti, ma queste diversità rientrerebbero bene in un “range” di accettabilità e di positività per le scuole.

Ho conosciuto tanti insegnanti bravi –per preparazione , dedizione, responsabilità, passione educativa, senso civico – chi marcando di più quell’aspetto, chi quell’altro, ma, appunto, erano diversamente bravi; e questo variegato modo di essere bravi significa capacità di dare risposte alle diverse esigenze che presentano gli alunni e pertanto costituisce un indubbio fattore di arricchimento della qualità della scuola.

Ho conosciuto anche qualche insegnante che a scuola proprio non ci dovrebbe stare (demotivato, furbetto, che si defila sempre, “che sono gli alunni che non hanno voglia”, etc.): sempre ho cercato di aiutarlo a fare meglio, qualche volta l’ho subito, qualche altra l’ho messo davanti alla sue responsabilità. Ma credo che la categoria di questi ultimi sia numericamente limitata: su cento docenti, mettiamo, questi ultimi potranno contarsi sulle dita di una mano ( e forse come argomentavo prima un buon reclutamento potrebbe ridurli ulteriormente). E nei loro confronti una normativa più chiara (ma non meno garante) dei diritti, unitamente ad un servizio ispettivo meglio organizzato e più presente, potrebbe intervenire ed indirizzarli a fare altro. E lo stesso ragionamento, naturalmente, vale anche per i Ds e le altre figure professionali della scuola, sia per quanto riguarda il reclutamento (da organizzare ed indirizzare diversamente e con urgenza), sia per quanto riguarda le capacità di svolgere il ruolo affidato.

Ma torniamo sulla categoria dei diversamente bravi. Qui è molto difficile stabilire criteri, pesi, e livelli che determinino una scala oggettiva ed inconfutabile, perché il valore del merito, dei diversi meriti, dipende anche dalle classi che hai e dai loro bisogni, dipende dai profili degli alunni, come gruppi e come singole persone. Esemplifico e magari schematizzo anche un po’;se la classe ha bisogno prima di tutto di essere motivata, affiatata e unita, funziona meglio l’insegnante che più di altri sa animare e sviluppare empatia, coinvolgimento, dialogo e collaborazione; se (la classe) ha bisogno di studiare meglio, approfondire di più, attrezzarsi strumentalmente, funziona meglio il bravo cultore delle discipline, dei loro metodi e delle loro epistemologie; se la classe è disordinata, disorganizzata, dispersiva, funziona meglio l’insegnante che in sé ha, più di altri, le caratteristiche della precisione, puntualità, continuità, regolarità, etc.

Temo insomma che fare una graduatoria tra gli insegnanti per attribuire un bonus possa portare più danni che miglioramenti, dando luogo a discussioni infinite sui criteri e su punteggi, tra chi è dentro e chi sta fuori magari per un soffio, partigianerie presunte o reali, gruppi, gruppetti, amici e nemici. Ne vale la pena?

Le caratteristiche formative ed educative fanno sì che il lavoro scolastico per certi aspetti di tecnicalità sia anche misurabile e valutabile, ma fino ad un certo punto, perché comunque le sue ricadute hanno sempre un che di imponderabile e scadenze lunghe agendo nel profondo e per vie difficilmente esplorabili.

Abbandonerei, perciò, la strada del bonus e delle graduatorie di merito; punterei, in primis, su un reclutamento più mirato e rigoroso; imboccherei con più lena, più chiarezza, più rigore la strada della riorganizzazione e del rilancio della comunità scolastica, guidata da un leader educativo ed autorevole per cultura e professionalità verificate sul campo, che sa unire le varie forze e risorse della scuola facendosi motore di idee, di iniziative, di collaborazione e cooperazione, di valorizzazione e crescita, di responsabilità diffusa e condivisa.

Trovo invece più praticabili (ed anche necessarie) forme di incentivi (monetari e/o di sviluppo di carriera) per il “middle management”, cioè per chi assume impegni di collaborazione, coordinamento, organizzazione con i relativi più consistenti ed evidenti carichi di lavoro; anzi, meglio sarebbe se i maggiori impegni lavorativi invece che essere monetizzati fossero svolti mediante la riduzione delle ore di insegnamento settimanale.

Infine: in questa riflessione, tratteggiata molto rapidamente, il ruolo del Ds non è né depotenziato né svilito, è …diversamente impegnativo ; e si svolge non nella solitudine del comando gerarchico, ma in mezzo e dentro la comunità scolastica di cui è custode , guida e animatore-promotore, adoperandosi perché ciascuno e tutti siano messi in grado di dare il meglio di se stessi, unendo le forze ( e non contrapponendosi),sentendosi corresponsabili nell’”impresa” comune di costruire insieme la vera “buona scuola”, quella che questi nuovi e difficili tempi che stiamo vivendo, ci richiedono e che è sempre sfida, ricerca, tentare e ritentare, navigando in mare aperto.

 

P.s.: So bene che la legge (la 107/2015) è ormai in vigore e che in tantissimi si stanno generosamente scervellando per cercare di applicarla al meglio. Intanto, avendo vissuto la mia vita lavorativa nella scuola, considerata pilastro fondamentale della nostra società e strumento attraverso cui contribuire alla realizzazione del Patto costituzionale, la sua “tenuta” mi sta a cuore e perciò ho sentito il dovere di esprimere il mio pensiero mettendolo nero su bianco. E poi perché spero che queste riflessioni possano essere ugualmente utili, a chi deve decidere ed operare, proponendo di vedere più da vicino e da dentro il lavoro scolastico, dinamiche e specificità del sistema. Questo contributo va in un’altra direzione, rispetto all’immediato, ma spero che in qualche modo possa essere utile alla chiarificazione delle situazioni e dei complessi problemi da affrontare. Caso mai, dovesse venire qualche dubbio…

Il mio primo giorno di ruolo

La FLC CGIL e l’Associazione professionale Proteo Fare Sapere Lecce organizzano incontri di formazione per neo immessi in ruolo.

Il mio primo giorno di ruolo

Corso di formazione per i neo assunti a tempo indeterminato  nella scuola

Offerta ed obiettivi degli incontri

Il corso è destinato a docenti neo-assunti a tempo indeterminato di tutti gli ordini di scuola. La durata del corso è di 8 ore distribuite in 3 incontri, nei giorni 21, 26 e 29 ottobre 2015.

Obiettivo del corso è fornire ai docenti neo-assunti tutti gli strumenti necessari per affrontare l’anno di formazione e i relativi adempimenti, anche alla luce dell’entrata in vigore della legge 107/15.

PRIMO INCONTRO

21/10 h. 15.30 – 18.30

Presentazione del corso, i problemi dell’anno di prova/formazione, adempimenti

–          Regole contrattuali per l’anno di formazione/periodo di prova

–          Documenti di rito e dichiarazione dei servizi

–          Pratiche di ricongiunzione/riscatto per la pensione e la buonuscita

–          Ricostruzione di carriera

–          Le regole contrattuali su ferie permessi e aspettative

SECONDO INCONTRO

26/10 h. 15.30 – 18.30

Diritti e doveri del personale della scuola

–          La professione docente

–          Gli obblighi contrattuali

–          Il codice di comportamento e le procedure disciplinari

–          La relazione con gli uffici amministrativi e gli adempimenti periodici

La scuola dell’autonomia: ruoli, funzioni e responsabilità

–          Presentazione della normativa sull’autonomia

–          Autonomia didattica, di sperimentazione e di ricerca

–          Elaborazione del POF e spazi di responsabilità professionale

–          Ruolo del Dirigente scolastico e del DSGA

–          Ruolo degli organi collegiali e della RSU

TERZO INCONTRO

29/10 h. 15.30 – 18.30

I segreti del mestiere: la collegialità- lavorare in team

–          Le norme sui consigli di classe e di interclasse

–          Il curricolo di scuola e il lavoro per progetti

–          L’organizzazione della didattica in TEAM

–          La programmazione collegiale

L’anno di formazione e la relazione finale

–          Presentazione della normativa sull’anno di formazione

–          Ruolo del Tutor, del DS e del comitato di valutazione

–          Consigli e indicazioni sulla stesura della relazione finale

Il modulo formativo è  gratuito per i docenti  iscritti a Proteo Fare Sapere (tessera annuale € 10,00) e alla FLC CGIL (Delega)

Gli incontri si svolgeranno presso l’I.T.C. “Cezzi De Castro”, Via Don Luigi Sturzo – Maglie

Si allega la scheda di iscrizione da inviare entro il 19 ottobre 2015 ai seguenti recapiti: e-mail: proteolecce@alice.it

Per partecipare al corso in caso di impegni di servizio

L’iniziativa essendo organizzata da soggetto qualificato per l’aggiornamento (DM 8/06/2005) è automaticamente autorizzata ai sensi degli artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi.

Marina Visciòla
Presidente Proteo Fare Sapere Lecce

Identità plurime?

IDENTITA’ PLURIME?
No, grazie

di Luigi Manfrecola

 

File 13-10-15, 18 57 23Nella Repubblica di oggi -13 ottobre- viene sviluppato un dibattito a due voci sul tema della CRISI DI IDENTITA’ che sembra caratterizzare i nostri tempi inquieti e liquidi. E’ un dibattito di alto livello che non manca di riferimenti culturali illuminanti. Fatto sta che le citazioni, come sempre, vengono piegate al convincimento di chi scrive ed è un convincimento stranamente influenzato dalla propaganda simil-culturale proposta dalla SPETTACOLARIZZAZIONE MASS-MEDIALE e dalle esigenze commerciali che sempre cercano,trovano – e se non trovano costruiscono – il NUOVO che fa business , che attiva convincimenti, inventa bisogni, costruisce mode che aiutano una folla intruppata ed eterodiretta a ricercare ossessivamente una “dimensione” che possa riempire , in maniera socialmente accettabile, il vuoto di idee e di convincimenti o delineare il falso profilo di personalità mai cresciute.

Così, un certo Enrico Franceschini si aggrappa alla cronaca di questi anni per affermare che sono in crisi un po’ tutti i concetti identitari comunque riferibili: AL SESSO, ALLA RAZZA , ALLA RELIGIONE!!!

A riprova si citano i casi di Caitlyn Jenner, Rachel Dolezal, Conchita Wurst ed un qualche altro Carneade noto principalmente fuori dai nostri confini; confini che non più esistono grazie alla globalizzazione mediatica. E proprio un “grazie” il Franceschini (il Carneade autore dell’articolo) si sente di esprimere alla storia di questo «2015 che è stato l’anno in cui i titoli dei giornali e avvenimenti culturali ci hanno messo a confronto con la flessibilità delle linee di confine in materia di genere, sesso, razza, e perfino reputazione…al punto che la questione e è emersa con prepotenza e a diverse latitudini, portandola [ ma più correttamente avrebbe dovuto scrivere “portandosi”] all’attenzione delle cronache ed alle riflessioni di commentatori,sociologi, psicologi». E dunque quella che Franceschini definisce «identità fluida e malleabile, che affiora ovunque» va vista con favore in quanto «la confusione identitaria può anzi deve essere percepita come un vantaggio, non come un problema». In sintesi, sentenzia l’articolista, noi sessualmente «SIAMO TUTTI “TRANS” O “BI” O “POLI-AMBI-OMNI” in una fusione di ruoli o somma di parti».

Il che, devo confessarlo, resta per me una scoperta inquietante…ma se lo dice Lui !!!

Perché lui va anche oltre e ci spiega che le nuove tecnologie, digitali e non, ci hanno aiutato ormai a costruire identità ausiliarie, una “second life”, un altro-io , un AVATAR di noi stessi che imperversa su Facebook e su Twitter generando identità posticce da noi segretamente desiderate, in ciò aiutati anche nella vita reale dai progressi della chirurgia plastica. Anche I reality show televisivi fanno in ciò la loro parte dando fama agli anonimi e trasformando il banale in eccezionale.

Ebbene, va riconosciuto che ci sorprende ” l’acutezza dell’analisi” (?) , ma ancor più ci sorprende che il giornalista non s’avveda che è egli stesso, nel momento in cui scrive con tanta convinta enfasi, lo strumento d’una operazione divulgativa commerciale che vuole inventare un mondo nuovo ed una cultura alternativa per esigenze principalmente commerciali. Il nuovo sorprende, vende e fa notizia; di” nuovo ” hanno bisogno la televisione, il web, la pseudo-cultura d’accatto che deve rinnovarsi facendo balenare nuove certezze agli occhi avidi delle masse sprovvedute che hanno bisogno di emozionarsi, sorprendersi, inseguire nuovi miti.

Peraltro, il problema delle finte identità inventate sul web può avere ben altra origine che quella indicata dal giornalista , il quale,a quanto pare, nulla sa di un certo Pirandello e dell’ansia, presente in ciascuno di noi, di far crescere con ogni mezzo la nostra identità sociale.

Sicuramente meglio di Franceschini fa l’altro suo interlocutore – Massimo Recalcati – che fa sfoggio di una più approfondita cultura!

Fatto sta che lo fa a sproposito : scomodando il concetto d’una “realtà liquida” focalizzato da Bauman ( concettoche resta invece principalmente collegato al dinamismo inquieto dei nostri tempi ed al fratturato senso della continuità) oppure chiamando in causa perfino L’EGO Freudiano nella rivisitazione proposta da Lacan. Sebbene sia vero che« l’IO non può esser visto come un centro statico dal quale si irradia la personalità…» sfugge all’articolista che ciò non legittima le sue tesi.

Il nocciolo duro dell’IO non può sussistere nell’identità sociale perché l’Io si manifesta intrinsecamente debole da quel punto di vista in quanto esso precariamente si struttura e discende proprio da una costruzione sociale per effetto dei divieti parentali. Viceversa, l’identità dell’Io è data dal sostrato delle pulsioni che ne governano in forma occulta gli atteggiamenti e che ne rappresentano il cosiddetto nocciolo duro : e si tratta, appunto, di pulsioni di origine prettamente sessuale. Il che vale proprio a sconfessare l’ipotesi   di ambiguità e di incertezze che si pretende di insinuare a quello specifico livello.

Ciò vale anche per il “narcisismo” dell’IO che, ove sviluppato, non sopporta alcun meticciato o convivenza col “melting pot” che viene oggi osannato come “ricchezza”. Io non sono del tutto certo che sia utile o conveniente dimenticare quelle radici storiche e culturali che possono restituire certezza in un mondo dilatatosi al di là d’ogni possibile controllo, a tutto beneficio di chi opera ed agisce al di fuori d’ogni limite geografico governando l’informazione, l’economia , le mode, le emozioni , i costumi di masse inconsapevoli.

Il Grande Fratello , quello stesso che per l’interesse privatissimo di pochi stolti, ha inquinato le anime e devastato le vite dei tanti, iniettando il verbo consumistico d’una Società dell’Avere, devota al Potere ed al Danaro, non sopporta e non tollera i confini poiché ogni confine custodisce gelosamente una IDENTITA’-

Anvur, nuovi membri del Direttivo

Anvur, nuovi membri del Direttivo via libera definitivo in Consiglio dei Ministri

Su indicazione del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, il Consiglio dei Ministri ieri ha deliberato in via definitiva, dopo il parere delle competenti Commissioni parlamentari, la nomina dei nuovi componenti del Consiglio Direttivo dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR).
I nominativi sono stati scelti nell’ambito di una rosa di nomi predisposta da un apposito Comitato di selezione, in seguito ad un avviso pubblico.
Si tratta di:
Daniele Checchi, docente di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Milano;
Raffaella Rumiati, docente di Neuroscienze Cognitive presso la SISSA di Trieste;
Paolo Miccoli, docente di Chirurgia Generale presso l’Università di Pisa;
Susanna Terracini, docente di Analisi Matematica presso l’Università di Torino.

L’incarico dei nuovi membri del direttivo avrà una durata di quattro anni. La nomina sarà ratificata ora attraverso un decreto del Presidente della Repubblica.

SOLIDARIETA’ CON LE VITTIME DI ANKARA

RETE STUDENTI E UDU: SOLIDARIETA’ CON LE VITTIME DI ANKARA / A SCUOLA DA OGGI CON LE BANDIERE DELLA PACE

In seguito ai tragici fatti del 10 Ottobre, che hanno colpito la manifestazione per la pace nella città di Ankara in Turchia, come Rete degli Studenti Medi e Udu – Unione degli Universitari ci sentiamo in dovere di mostrare solidarietà e vicinanza alle vittime dell’attentato. La ferita provocata dall’esplosione di due bombe in occasione di un corteo pacifista organizzato per rivendicare la fine delle ostilità tra governo turco e PKK è fissa e indelebile nella coscienza di noi tutti.
“Da domani saremo davanti alle scuole e alle università con le bandiere della pace in nome della non-violenza e della solidarietà per ricordare tutte le vittime del corteo: studenti, lavoratori, sindacalisti impegnati come noi a costruire un futuro di pace, giustizia e uguaglianza” dichiara Alberto Irone portavoce della Rete degli Studenti Medi “Vogliamo dimostrare che il fondamentalismo terrorista non può e non deve vincere, che chi risponde con violenza ad una manifestazione di pace è vigliacco e isolato. Siamo profondamente convinti che i luoghi della conoscenza siano i primi a dover combattere quanto successo e da domani gli studenti medi ed universitari lo dimostreranno”
Al suono della campanella porteremo nelle nostre scuole la bandiera della pace per avanzare ancora una volta i valori della solidarietà. Contro chi pratica terrorismo la nostra rivendicazione di una pace globale non si inchinerà mai.

La storia dell’insegnamento-apprendimento della Matematica in Italia e la situazione attuale

CONGRESSO NAZIONALE

I 120 anni della Mathesis.
La storia dell’insegnamento-apprendimento della Matematica in Italia e la situazione attuale

29, 30 e 31 ottobre 2015
Hotel Svevo – Gioia del Colle (Bari)

Programma

Locandina

La vita è facile ad occhi chiusi di David Trueba

“La vita è facile ad occhi chiusi “ un film di David Trueba

di Mario Coviello

 

 

vitaDall’otto ottobre è possibile andare a vedere “ La vita è facile ad occhi chiusi”, un film spagnolo di David Trueba che vi consiglio perché è onesto, pulito,e può aiutare i genitori e gli insegnanti a capire i giovani .Si ispira alla storia vera di Juan Carrion, un professore di inglese che volle a tutti i costi incontrare nel 1966 John Lennon in Almeria, durante le riprese del film “ Come vinsi la guerra” di Richard Lester. Lo volle incontrare per essere aiutato nella trascrizione in spagnolo dei testi delle canzoni dei Beatles che utilizzava per insegnare l’inglese ai suoi adolescenti in una scuola di preti nella Spagna di Francisco Franco.

Il film, che è un classico road movie, racconta il viaggio che è anche la ricerca interiore di questo professore non più tanto giovane, calvo, con gli occhialini e la pancetta che conosciamo in classe mentre spiega “Help” e dice ai suoi ragazzi che “ La vita è come un cane, se sente che hai paura ti morde “ e lo dice, mentre un vecchio prete, il direttore della scuola, prende a schiaffi un adolescente davanti ai suoi occhi.

Per strada carica sulla sua Fiat prima Belen, una ragazza di venti anni che scappa da un collegio dove è stata rinchiusa perché incinta e poi il sedicenne Juanio al quale il padre poliziotto vuole tagliare i capelli lunghi “da femmina “. Juan non fa domande, prediche; offre loro il cibo che ha portato con sé, dà loro una mano e racconta di sé, dei suoi ragazzi. I due giovani a poco si aprono e si mostrano fragili e forti allo stesso tempo, vogliono decidere della loro vita, anche se non hanno ancora scoperto in quale direzione andare. E il professore li incita “ Vai cammina, non sarai arrivato finchè non avrai perso tutto”.Le riprese del film iniziano all’alba e allora “Alzati presto, qualcuno dovrà pure accendere il sole” Della Spagna franchista dice “ In questo paese i giovani sono disperati perché non hanno futuro..” e a noi che lo ascoltiamo viene in mente la nostra Italia.

Le riprese del film sono blindate,ci sono i poliziotti che non lasciano passare nessuno. Li aiuta un barista catalano Ramon che la moglie più giovane ha lasciato con un figlio disabile. Si fa dare una mano dal ragazzo a servire i clienti e li fa arrivare sul set con il camion dell’acqua. Il professore e John Lennon si incontrano e tutti gli album successivi dei Beatles verranno accompagnati dai testi delle canzoni.

L’attore protagonista è lo straordinario Javier Camara, già interprete per Pedro Almodovar di “ La mala educacion “ e “Parla con lei “ Lo spettatore viene rapito dai panorami aperti dell’Almeria, e gli tornano alla mente gli spaghetti-western di Sergio Leone prima maniera. La splendida fotografia di Danel Vilar è tutta sui toni gallo ocra. Il tempo risulta rarefatto e passa lentamente. Un discorso a parte merita la musica. Sul set del film di Lester Lennon , che era in crisi con gli altri Beatles e voleva abbandonare la musica per il cinema, stava componendo “Strawberry Fields Forever”, canzone che viene citata esplicitamente nel titolo del film di Trueba, ma che appare solo di straforo, probabilmente per ragioni di costi d’autore. Ma Pat Metheny è un grande e ha vinto con la sua colonna sonora uno dei sei premi Goya che sono andati a “ La vita è facile ad occhi chiusi” Javier Cámara ha raccontato in un’intervista del suo personale incontro con il professore che ha ispirato il film a Cartagena, un arzillo ultranoventenne molto contento della pellicola, soprattutto del fatto che almeno dopo tanti anni tutto il mondo conosca la sua storia perchè “ Essere onesti potrà non farti avere molti amici, ma ti farà avere quelli giusti” John Lennon.

Insegnanti di sostegno, governo pronto a cambiare: competenze organizzative e sulla patologia, carriere separate

da Il Fatto Quotidiano

Insegnanti di sostegno, governo pronto a cambiare: competenze organizzative e sulla patologia, carriere separate

Tra le deleghe della “Buona scuola” anche la riforma del sostegno. Il ddl diversifica il percorso di carriera e prevede che i docenti abbiano anche competenze di diagnosi e certificazioni sul grado di disabilità. Flc Cgil: “Il rischio è di snaturare gli insegnanti o di scoraggiare i più qualificati, assegnando loro compiti di natura non didattica per tagliare su altri servizi”. La Federazione italiana per il superamento dell’handicap: “Era ora di cambiare”

Scuola e azienda, la nuova alleanza per il futuro

da Il Sole 24 Ore 

Scuola e azienda, la nuova alleanza per il futuro

di Fabio Storchi*

L’alternanza scuola-lavoro (work based learning) sta, finalmente, diventando una realtà anche nel nostro Paese e questo ci impone di adottare nuovi modi di pensare e nuovi comportamenti per affrontare una tra le sfide più grandi che abbiamo di fronte: il rinnovamento del modello educativo italiano. Dobbiamo rinnovarci per gestire e non subire ciò che l’innovazione tecnologica e la rivoluzione industriale, chiamata Industry 4.0, ci impongono. I cambiamenti nell’industria del futuro interesseranno i processi produttivi, l’organizzazione del lavoro e soprattutto le competenze delle persone che saranno chiamate ad adottarli.

La riforma
La “grande trasformazione” in atto a livello globale non prevede soluzioni di compromesso: si esce vincitori o perdenti. Non possiamo, quindi, affrontarla a compartimenti stagni; abbiamo bisogno di fare sistema, di stringere forti alleanze e quella tra il mondo produttivo e il mondo educativo è certamente strategica. Scuola e impresa, insieme, si rafforzano vicendevolmente. E la loro forza è la forza dei giovani di questo Paese. Questo è il grande messaggio della riforma.

Sistema educativo aperto e moderno
I nostri ragazzi devono affidarsi sempre più a un sistema educativo aperto e moderno, che li aiuti a riscoprire il gusto di lavorare, di formarsi un pensiero manuale e di entrare in contatto fin da subito con il mondo del lavoro e delle imprese.
La sfida non è di poco conto. Implica che tutte le imprese, anche quelle che finora non hanno mai interagito con il mondo della scuola, siano disponibili ad accogliere gli studenti in percorsi di alternanza. L’impegno è elevatissimo. Chiediamo al Governo che metta le imprese italiane in condizione di accogliere questa grande sfida sia attraverso incentivi di natura giuridica che attraverso incentivi di natura economica.

Modificare l’approccio educativo
Anche le scuole devono modificare il loro approccio educativo. No al nozionismo, no all’identificazione della didattica con le sole materie. No alla considerazione della classe come un unicum inscindibile. Va introdotta la flessibilità nei programmi e negli orari didattici al fine di consentire una rotazione dei ragazzi anche in azienda. Scuola e impresa dovranno collaborare inoltre alla progettazione dei percorsi educativi utili al conseguimento delle competenze richieste e alla valutazione delle abilità acquisite dai ragazzi alla fine del percorso di alternanza.

Alternanza già diffusa da tempo in Europa
Alternare studio e lavoro come metodologia per un apprendimento efficace non è una novità di per sé. In Europa è una prassi diffusa. Il nostro Paese ci arriva tardi, troppo a lungo zavorrato da pregiudizi radicati e diffusi sul mondo del lavoro e sulle imprese, vissute più come luogo di sfruttamento e di lavoro esecutivo, che non come quello della crescita, dell’esperienza, dell’apprendimento individuale e del lavoro intelligente.
Anche per questo non possiamo ancora contare su un modello unico di alternanza italiano, ma non partiamo da zero. Le scuole italiane che hanno avviato forme di alternanza sono moltissime (secondo una ricerca Miur più del 40%) e i progetti del sistema che possiamo considerare, almeno parzialmente di alternanza, sono più di 10mila.

Possiamo quindi contare su tantissime esperienze che in questi anni si sono via via stratificate in modo spontaneo e straordinario, in cui imprese e scuole hanno collaborato liberamente senza schemi prefissati. Tante aziende, piccole, medie e grandi hanno aperto le loro porte agli studenti e i risultati formativi e occupazionali sono stati positivi. Questo sì è verificato principalmente dove le reti scuola-impresa funzionano, motivo per cui il fattore territorialità è determinante: siamo il Paese dei distretti industriali, possiamo diventare quello delle filiere intelligenti.

Il progetto pilota «Traineeship»
Ma abbiamo bisogno di mettere a fattor comune queste preziose esperienze e dare precise e utili indicazioni operative. Per questo, Federmeccanica ha avviato insieme al Miur il progetto Traineeship, la prima azione di sistema, concreta e valida su tutto il territorio nazionale da Pordenone a Palermo per la graduale diffusione dell’alternanza nella scuola italiana. Sarà definito, insieme a 50 istituti tecnici e professionali, selezionati con bando pubblico, 5mila studenti e 600 docenti tutor, un modello di alternanza scuola-lavoro valido per le imprese metalmeccaniche e per il Paese.

*Fabio Storchi è presidente di Federmeccanica