Tavolo tecnico al Miur su Sistema Integrato di educazione e istruzione

Si è svolto lo scorso 13 ottobre 2015, presso il Ministero dell’Istruzione, il tavolo tecnico che interessa la delega su Sistema Integrato di educazione e istruzione (0/6), di cui al comma 181, lettera e) dell’art. 1, della legge 107/2015.
Per l’Associazione Nazionale Docenti è intervenuto il presidente prof. Francesco Greco, di cui sotto riportiamo il testo dell’intervento.
All’incontro ha partecipato in rappresentanza del Governo il sottosegretario Davide Faraone.

Salvaguardare la specificità della scuola dell’infanzia
Premesso che sul piano metodologico sarebbe stato utile far pervenire ai partecipanti un testo scritto esplicativo di come il Governo intenda attuare i vari punti della delega, un contributo di chiarificazione che avremmo molto gradito.
Ciò detto, a nostro giudizio il modello pedagogico ed organizzativo della scuola dell’infanzia statale costituisce un’esperienza indiscutibile di pregio del nostro sistema educativo e riteniamo positivo l’aver indicato nella delega la generalizzazione della scuola dell’infanzia, tra l’altro ormai una realtà apprezzabile nel nostro Paese; così l’aver agganciato il segmento 0-3 anni al percorso prescolastico, liberandolo dai servizi a domanda individuale; altrettanto, l’aver rilevato l’importanza della qualificazione universitaria degli insegnanti della scuola dell’infanzia, anche questa ormai una realtà assai diffusa, molti insegnanti sono in possesso della Laurea in SFP o di altre lauree o di titoli di alta formazione universitaria, perfezionamenti, specializzazioni, dottorati di ricerca. Una situazione che conferma l’alto livello di qualificazione professionale degli insegnanti della scuola dell’infanzia che sicuramente non è comparabile con quella di altri Paesi dell’UE.
Proprio per questo, riteniamo che la scuola dell’infanzia, quale primo livello del nostro sistema scolastico debba essere salvaguardata nella sua autonomia e nella sua specificità pedagogica e didattica; che possano esserci momenti di attività progettuale anche con il personale dei servizi educativi, ma escludiamo forme di compresenza che possano interessare l’attività didattica o che gli insegnanti della scuola dell’infanzia possano essere utilizzati o obbligati a prestare servizio nella prima infanzia. I due segmenti, quello della prima infanzia e quello della scuola dell’infanzia, devono conservare le proprie specificità, pur potendo svolgere all’interno di un sistema integrato attività che possano risultare complementari. Diversamente, il rischio è quello di una torsione delle attività della scuola dell’infanzia verso una dimensione meramente assistenziale, di intrattenimento e di cura anche dei bambini da 3 a 6 anni. Una prospettiva deleteria in cui la scuola dell’infanzia verrebbe a perdere i suoi tratti educativi e formativi prescolastici ritenuti da molti pedagogisti fondamentali nel favorire esiti positivi nei passaggi scolastici successivi.
Riteniamo, anche noi, importante una chiara definizione delle competenze dei diversi soggetti istituzionali, ma non comprendiamo le ragioni dell’introduzione della quota capitaria. In quegli ambiti ove è stata istituzionalizzata, ha portato all’esternalizzazione del servizio. D’altronde il punto 4) della lettera e) del c. 181, art. 1, prevede il cofinanziamento dei costi di gestione e la compartecipazione delle “famiglie utenti del servizio”. Una formulazione non molto chiara e proprio per questo esprimiamo viva preoccupazione: una volta definito il costo standard, l’apertura alla gestione del servizio anche a privati starebbe dietro la porta, magari mutuando da altri settori il sistema degli accreditamenti e delle convenzioni che molti danni hanno prodotto e continuano a produrre alla qualità dei servizi interessati oltre che al bilancio dello Stato.
D’altronde in tutto l’articolato della lettera e), prevale una visione economicista della scuola.
La scuola dell’infanzia, privata dei riferimenti alla sua dimensione educativa e pedagogica, appare ridotta a mero servizio offerto in cambio di una controprestazione onerosa da parte delle “famiglie utenti”. Qualora, nella dimensione integrata, anche per la scuola dell’infanzia le famiglie dovessero essere chiamate a compartecipare al finanziamento dei costi di gestione, non potremmo non chiederci di quale generalizzazione parla la delega?
Ripetiamo su questo pretendiamo la massima chiarezza!
Per quanto ci riguarda, siamo fortemente contrari ad una attribuzione della gestione del servizio alle Regioni o ai Comuni, tanto più a qualsiasi forma di esternalizzazione del servizio.
Potrebbe essere interessante la costituzione dei cosiddetti “poli per l’infanzia”, ma non concepiti come strutture aggregate autonome, bensì come strutture facenti parte a pieno titolo dell’istituzione scolastica, sia che trattasi di scuola primaria o di istituto comprensivo. In tal senso, vorremo capire meglio le ragioni vere dell’estromissione dall’organico dell’autonomia dei posti per il potenziamo dell’offerta formativa nella scuola dell’infanzia. La scuola dell’infanzia, forse non è più considerata il primo livello del nostro sistema di istruzione?
Bisogna profondere ogni energia per salvaguardare la specificità della scuola dell’infanzia e fugare ogni proponimento di calare su questo particolare segmento del nostro sistema educativo interessi estranei ai bisogni educativi dei bambini, sia che provengano da settori economici, sia da genitori che intendono questo ambito scolastico come un luogo di parcheggio dei propri figli.
È interesse del Paese assicurare uno sviluppo fisico, psichico e cognitivo equilibrato e sereno dei nostri bambini e delle nostre bambine che solo una scuola dell’infanzia che ha al centro il bambino quale persona che apprende può assicurare.

Francesco Greco

Quasi pronto il bando di concorso per 90mila nuovi docenti

SCUOLA – Quasi pronto il bando di concorso per 90mila nuovi docenti: Miur non dimentichi di riservare il 40% dei posti a chi ha svolto oltre 36 mesi

 

Il sindacato ricorda all’amministrazione che vanno salvaguardati i precari storici. E pur chi è rimasto nelle GaE anche dopo il fallimentare piano di assunzioni legato alla riforma: questi docenti non possono rimanere supplenti a vita. La riserva, tra l’altro, è un’applicazione del decreto legislativo 165/2001, che riconosce la possibilità di indire un concorso pubblico con riserva, nel limite del 40% dei posti banditi, ai dipendenti a tempo determinato che, alla data di pubblicazione del bando, abbiano maturato almeno tre anni di servizio presso l’amministrazione pubblica che emana il bando di concorso. Una norma ribadita dalla Funzione pubblica, con la Circolare 5/2013, che ha disegnato il quadro normativo entro il quale le PA si devono muovere dal 2014 per l’assunzione di personale, alla luce delle novità introdotte dal Dl 101/2013.

 

Marcello Pacifico (presidente Anief): la Legge 107/15 alla fine porterà in ruolo meno di 70mila precari, gli stessi decisi dalla Gelmini nel 2011, abbandonando al loro destino almeno 70mila precari delle GaE. Che ora vanno tutelati, stabilizzandoli. E anche permettendo loro di partecipare al concorso a preside.

 

È davvero questione di giorni, poi la pubblicazione del bando di concorso per selezionare tra gli 80mila e i 90mila nuovi docenti sarà realtà: la nuova selezione, che come prevede il comma 114 della Legge 107/2015 dovrà vedere la luce entro il 1° dicembre 2015, prevede che, dopo 20 anni di apertura indistinta ai laureati, possano prendervi parte solo gli abilitati all’insegnamento. Ma, in base a quanto trapela, non dovrebbe considerare il 40 per cento dei posti riservati al personale precario che ha svolto almeno 36 mesi di servizio.

 

La norma è già in vigore: è stata approvata con l’articolo 35, comma 3-bis, lettera a del decreto legislativo 165/2001, che riconosce la possibilità di indire un concorso pubblico con riserva, nel limite del 40% dei posti banditi, ai dipendenti a tempo determinato che, alla data di pubblicazione del bando, abbiano maturato almeno tre anni di servizio presso l’amministrazione pubblica che emana il bando di concorso. Ed è stata ribadita dalla Funzione pubblica, con la Circolare 5/2013, che ha disegnato il quadro normativo entro il quale le PA si devono muovere dal 2014 per l’assunzione di personale, alla luce delle novità introdotte dal Dl 101/2013.

 

Pertanto, è bene che nel prossimo bando di concorso per docenti si provveda a rispettare tale norma. E ciò esula dalla stabilizzazione, di cui comunque hanno diritto i precari con oltre tre anni di servizio anche non continuativo, come stabilito dalla Corte di Giustizia europea, e per il quale l’Anief ha presentato apposito ricorso.

 

Anief coglie l’occasione per ricordare al Miur che limitare agli abilitati l’accesso alla selezione pubblica per diventare docenti sarebbe un errore. Perché se è vero che ciò è previsto dal Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297, il cosiddetto Testo Unico della Scuola, a partire dall’articolo 399, è altrettanto vero che tale disposizione è stata superata già nel “concorsone” del 1999: una sentenza del Consiglio di Stato, infatti, stabilì che potevano partecipare anche tutti i laureati sino all’emanazione del bando di concorso. E tale pronunciamento, favorevole al libero accesso di coloro che sono in possesso del regolare titolo accademico richiesto per l’accesso al concorso, è stata di recente ribadita, sempre dal Consiglio di Stato attraverso la sentenza 15/2015, in occasione dell’ultimo concorso a cattedre con D.D.G. per il Personale Scolastico n. 82 del 24 settembre 2012. Che, non a caso, è stato aperto a tutti i laureati.

 

“Non si può certo penalizzare chi ha svolto un percorso accademico e si è laureato con il preciso scopo di diventare insegnante – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief –: perché facendo accedere al concorso a cattedre solo gli abilitati, si violerebbe il principio di affidamento, a tutela dei candidati al ruolo di insegnanti, derivante dalle procedure sino ad oggi adottate dall’amministrazione pubblica”.

 

“È bene, inoltre, che nel bado di concorso il Miur preveda una riserva di posti – previa verifica concorsuale dei requisiti – da destinare a tutti i docenti precari rimasti a stagnare nelle Graduatorie ad esaurimento, anche dopo il fallimentare piano straordinario di assunzioni della Legge 107/2015: un piano, lo ricordiamo che alla fine porterà in cattedra lo stesso contingente di 70mila nuovi docenti attuato nel 2011 dall’allora ministro Maria Stella Gelmini. Non è ammissibile – continua Pacifico – che chi è rimasto nelle GaE, stiamo parlando di almeno 60mila persone, sia destinato a rimanere supplente a vita. Anche per favorire la loro stabilizzazione non c’è da fare nulla di straordinario, ma solo attuare la norma ribadita dalla Funzione Pubblica nel 2013. In caso contrario, la via del ricorso sarà inevitabile”.

 

Anief, infine, ricorda che ad un altro imminente concorso, quello per dirigenti, quest’anno potranno concorrere anche tutti i docenti precari con almeno cinque anni di servizio svolto: su questo passaggio, di cui il Miur farebbe bene a tenere conto, pesa come un macigno la sentenza 5011/2014 del Tar del Lazio, che ha ritenuto che per partecipare al concorso per presidi può essere ritenuto valido anche il periodo di precariato perché equivalente a quello svolto dai colleghi di ruolo. In pratica, i giudici hanno appurato che il servizio prestato da precario o post-ruolo va considerato allo stesso modo: esattamente come avviene con i titoli accademici di accesso. Come confermato, su più ambiti, dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre. Tale interpretazione è stata ribadita da un’altra sentenza del Tar Lazio, la n. 9729 del 16 settembre 2014, sempre su ricorso Anief, la quale ha stabilito che il servizio pre-ruolo deve essere valutato come quello di ruolo, seguendo quanto statuito dalla Corte di Giustizia europea con la sentenza emessa nel procedimento C-177/10 pubblicata in data 8 settembre 2011.

Preselettiva TFA II ciclo

Preselettiva TFA II ciclo: il TAR Lazio dà ragione all’ANIEF, il MIUR deve alzare bandiera bianca.

 

Vittoria piena dell’ANIEF al TAR del Lazio sull’accesso alle prove del TFA II ciclo dei candidati che non avevano raggiunto il punteggio di 21/30 alla preselettiva. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono una nuova soddisfacente sentenza che fa ottenere finalmente giustizia a tre candidati che si erano rivolti con fiducia al nostro sindacato per la tutela dei propri diritti, con l’immediato scioglimento della riserva sul titolo già conseguito dopo aver superato con profitto le prove scritte e orali e gli esami finali di idoneità. Tra febbraio e maggio 2016 attese le discussioni delle altre cause instaurate dall’ANIEF in favore di oltre 1000 candidati illegittimamente esclusi sin dalla prova preselettiva dal MIUR e dalle competenti Università che avevano bandito il corso del Tirocinio Formativo Attivo. Il Ministero dell’Istruzione deve alzare bandiera bianca: il titolo conseguito dai nostri iscritti a seguito dell’accesso con riserva ai corsi TFA II ciclo, è definitivamente valido a tutti gli effetti.

 

 

Il TAR Lazio dà piena ragione ai nostri legali che con caparbietà ed estrema competenza hanno tutelato i diritti degli iscritti ANIEF e, richiamando, precedenti giurisprudenziali della medesima Sezione già ottenuti dal nostro sindacato in analoghe occasioni, ribadisce che “è immanente nell’ordinamento il principio generale, ispirato alla tutela dell’affidamento, della sanatoria legale dei casi di ammissione con riserva a procedure di tipo idoneativo, desumibile dall’art. 4, comma 2 bis del D.L. n. 115 del 2005, convertito alla legge n. 168/2005 (e da altre svariate leggi similari) secondo il quale <<Conseguono ad ogni effetto l’abilitazione professionale o il titolo per il quale concorrono i candidati, in possesso dei titoli per partecipare al concorso, che abbiano superato le prove d’esame scritte ed orali previste dal bando, anche se l’ammissione alle medesime o la ripetizione della valutazione da parte della commissione sia stata operata a seguito di provvedimenti giurisdizionali o di autotutela>>”.

 

Considerato che, nel caso in esame, il titolo abilitativo TFA conseguito dai ricorrenti ANIEF “è il frutto sia del superamento delle prove scritte e orali per l’ammissione al corso di studi sia del superamento di quest’ultimo, con la conseguenza che esso è il frutto dell’accertamento in via amministrativa dell’idoneità degli interessati, alla cui verifica il giudice ha contribuito esclusivamente a rimuoverne un ostacolo procedurale”, il Tribunale Amministrativo per il Lazio non può che dare piena ragione agli Avvocati Ganci e Miceli, con una pronuncia di merito che produce “i suoi rivenienti effetti sostanziali sulla riserva apposta dall’amministrazione universitaria alla abilitazione conseguita dai ricorrenti, consentendo loro, quindi, di essere considerati abilitati a pieno titolo”. Ancora una volta il MIUR ha dovuto arrendersi e alzare “bandiera bianca” di fronte alle ragioni patrocinate con perizia in tribunale dai legali ANIEF e dovrà provvedere, ora, all’immediato riconoscimento “a pieno titolo” dell’abilitazione già conseguita dai nostri iscritti cui aveva illegittimamente negato l’accesso ai corsi del Tirocinio Formativo.

15 ottobre Legge di Stabilità 2016 in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della riunione del 15 ottobre, approva i disegni di legge riguardanti le Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato ed il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018.


 

LEGGE DI STABILITÀ 2016

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (disegno di legge)

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016). Una manovra finanziaria di 26,5 miliardi di euro, che potrà aumentare fino a 29,5 miliardi in base all’accoglimento o meno della richiesta, avanzata alla Ue, di utilizzare uno 0.2% di spazio di patto in più per la “clausola migranti”. La Legge di Stabilità 2016 prosegue il piano di taglio delle tasse, avviato lo scorso anno, intensifica la lotta contro la povertà e la tutela delle fasce più deboli della popolazione, procede con la spending review. Qui di seguito i punti principali della legge:

ELIMINAZIONE AUMENTI ACCISE E IVA – Vengono totalmente disattivate per il 2016 le clausole di salvaguardia previste dalle precedenti disposizioni legislative per un valore di 16,8 miliardi. Di conseguenza non ci saranno aumenti di Iva e Accise.

TASI-IMU – L’imposta sulla prima casa viene abolita per tutti per una riduzione fiscale complessiva pari a circa 3,7 miliardi. La Tasi viene abolita anche per l’inquilino che detiene un immobile adibito ad abitazione principale.

IMU AGRICOLA – Vengono esentati dall’Imu tutti i terreni agricoli – montani, semi-montani o pianeggianti – utilizzati da coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali e società. L’alleggerimento fiscale per chi usa la terra come fattore produttivo è pari a 405 milioni.

COMPENSAZIONI AI COMUNI – I Comuni saranno interamente compensati dallo Stato per la perdita di gettito conseguente alle predette esenzioni di Imu e Tasi su abitazione principali.

PATTO STABILITÀ COMUNI – Le nuove regole consentiranno ai Comuni che hanno risorse in cassa di impegnarle per investimenti per circa 1 miliardo nel 2016. In aggiunta sarà consentito lo sblocco di pagamenti di investimenti già effettuati (e finora bloccati dal Patto) a condizione che i comuni abbiano i soldi in cassa.

IMU IMBULLONATI – Gli imbullonati non saranno più conteggiati per il calcolo delle imposte immobiliari per un alleggerimento fiscale pari a 530 milioni di euro.

IRAP IN AGRICOLTURA E PESCA – Dal 2016 viene azzerata.

AMMORTAMENTI – La misura è volta a incentivare gli investimenti in beni strumentali nuovi (a partire dal 15 ottobre 2015 e fino al 31 dicembre 2016) attraverso il riconoscimento di una maggiorazione della deduzione ai fini della determinazione dell’Ires e dell’Irpef. La maggiorazione del costo fiscalmente riconosciuto è del 40% portando al 140% il valore della deduzione.

IRES – Si ridurrà del 3,5%, dall’attuale 27,5% al 24%, a partire dal 2017, con uno sgravio di 3,8 miliardi nel primo anno che arriverà a circa 4 miliardi dall’anno successivo. Si potrà anticipare di un anno l’entrata in vigore della riduzione dell’aliquota qualora le istituzioni europee accordino la ‘clausola migranti’.

PROFESSIONISTI E IMPRESE DI PICCOLE DIMENSIONI – La norma viene modificata per ampliare l’accesso al regime fiscale forfettario di vantaggio . La soglia di ricavi per l’accesso a tale regime viene aumentata di 15.000 euro per i professionisti (portando così il limite a 30.000 euro) e di 10.000 euro per le altre categorie di imprese. Viene estesa la possibilità di accesso al regime forfettario ai lavoratori dipendenti e pensionati che hanno anche un’attività in proprio a condizione che il loro reddito da lavoro dipendente o da pensione non superi i 30.000 euro. Per le nuove start up viene previsto un regime di particolare favore con l’aliquota che scende dall’attuale 10% al 5% applicabile per 5 anni (anziché 3 anni). In attesa di una riforma strutturale sulla fiscalità delle società di persone, aumenta la franchigia di deduzione IRAP per questa tipologia di imprese da 10.500 a 13.000 euro.

ASSUNZIONI – Anche per le nuove assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2016 è prevista una agevolazione attraverso la riduzione dei contributi al 40% per 24 mesi, misura che complessivamente porta a un alleggerimento pari a 834 milioni nel 2016 per salire a 1,5 miliardi nel 2017.

BONUS EDILIZIA – Viene aumentata dal 36% al 50% la detrazione sulle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie, confermando l’attuale livello di agevolazione. La detrazione viene mantenuta anche per l’acquisto dei mobili e di grandi elettrodomestici. Si conferma al 65% il cosiddetto ‘ecobonus’, la detrazione sulle spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili.

CONTRATTAZIONE DECENTRATA – Sulla quota di salario di produttività, di partecipazione agli utili dei lavoratori o di welfare aziendale derivante dalla contrattazione aziendale si applica l’aliquota ridotta del 10% con uno sgravio fiscale complessivo di 430 milioni nel 2016 che sale a 589 negli anni successivi. Il bonus avrà un tetto di 2.000 euro (estendibile a 2.500 se vengono contrattati anche istituti di partecipazione) e sarà utilizzabile per tutti i redditi fino a 50.000 euro.

CANONE RAI – Si riduce dagli attuali 113,50 a 100 euro. Si pagherà attraverso la bolletta elettrica della casa di abitazione. Restano in vigore le attuali esenzioni.

CONTANTE – La soglia per i pagamenti in contanti sale da 1.000 a 3.000 euro.

COOPERAZIONE – Crescono i fondi per la cooperazione internazionale: 120 milioni nel 2016.

SOSTEGNO AI PIU’ DEBOLI – 90 milioni nel 2016 per la Legge sul “Dopo di noi” per sostenere persone con disabilità al venir meno dei familiari. Rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza per un totale di 400 milioni di euro.

SEMPLIFICAZIONI FISCALI – Si anticipa di un anno la semplificazione delle sanzioni amministrative in campo fiscale. Le imprese si vedranno subito rimborsare l’IVA per i crediti non riscossi, senza dover aspettare la fine delle procedure concorsuali. Si permette lo scioglimento delle società di comodo.

CONTRASTO ALLA POVERTÀ – Viene istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il ‘Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale’ al quale è assegnata la somma di 600 milioni di euro per il 2016 e di un miliardo a decorrere dal 2017. Il Fondo finanzierà la legge delega sulla povertà che verrà approvata come collegato alla legge di stabilità. Parte la prima misura strutturale contro la povertà, che sarà prioritariamente rivolta alle famiglie povere con minori a carico. Viene poi istituito, in via sperimentale, un altro fondo finalizzato a misure di sostegno contro la povertà educativa, alimentato da versamenti effettuati dalle fondazioni bancarie. Attraverso questa seconda iniziativa si rendono disponibili ulteriori 100 milioni l’anno.

PENSIONATI – Aumenta la “no tax area”, ossia la soglia di reddito entro la quale i pensionati non versano l’Irpef. Per i soggetti sopra i 75 anni si passa dall’attuale soglia di 7.750 euro a 8.000. euro, sostanzialmente lo stesso livello previsto per i lavoratori dipendenti. Per i pensionati di età inferiore ai 75 anni la “no tax area” aumenta da 7.500 euro a 7.750 euro.

SALVAGUARDIA PENSIONI – Viene prevista la settima operazione di “salvaguardia” a favore dei soggetti in difficoltà con il lavoro e che non hanno ancora maturato i requisiti della legge Fornero per accedere al pensionamento. Per finanziare la settima ‘salvaguardia’ si spendono le risorse non utilizzate nelle precedenti salvaguardie chiuse.

OPZIONE DONNA – Il regime sperimentale per le donne che intendono lasciare il lavoro con 35 anni di contributi e 57-58 anni di età (e la pensione calcolata con il metodo contributivo) viene esteso al 2016, anno in cui devono essere maturati i requisiti.

PART TIME – La norma è finalizzata ad accompagnare i lavoratori più anziani al pensionamento in maniera attiva. Si potrà chiedere il part time ma senza avere penalizzazioni sulla pensione perché lo Stato si farà carico dei contributi figurativi. Il datore di lavoro dovrà corrispondere in busta paga al lavoratore la quota dei contributi riferiti alle ore non prestate, che si trasformeranno quindi in salario netto.

CATTEDRE UNIVERSITARIE DEL MERITO – 500 nuovi professori saranno selezionati sulla base del merito tra i migliori cervelli, all’estero o “in trappola” in Italia, in settori strategici per il futuro del Paese. Per tale misura sono previsti 40 milioni per il prossimo anno e 100 milioni dal 2017.

GIOVANI RICERCATORI – All’assunzione di 1.000 nuovi ricercatori vengono destinati 45 milioni nel 2016, che salgono a 60 milioni nel 2017 e a 80 milioni nel 2018.

SPECIALIZZANDI MEDICI – 6.000 borse (ogni anno) per gli specializzandi medici, per assicurare qualità e prospettiva al sistema sanitario nazionale.

IMPEGNI

VOCE

AMMONTARE

ELIMINAZIONE CLAUSOLE SALVAGUARDIA

16.800

ABOLIZIONE TASSA PRIMA CASA

3.700

ABOLIZIONE IMU AGRICOLA

400

ABOLIZIONE TASSA SU IMBULLONATI

500

PACCHETTO ENTI LOCALI

1.200

CONTRASTO POVERTA’ E ALTRE MISURE SOCIALI

700 + 400

PACCHETTO SVILUPPO (ammortamenti + contrattazione aziendale)

600

SGRAVI CONTRIBUTIVI ASSUNZIONI

800

CULTURA E MERITO

250

TERRA DEI FUOCHI

150

COOPERAZIONE SVILUPPO

120

PUBBLICO IMPIEGO

200

altro

680

TOTALE

26.500

(anticipo taglio Ires + edilizia scolastica)

3.100

NUOVO TOTALE

29.600

RISORSE

VOCE

AMMONTARE

FLESSIBILITA’ UE

14.600

VOLUNTARY DISCLOSURE

2.000

IMPOSTA SUI GIOCHI

500

GIOCHI (NUOVE GARE)

500

SPENDING REVIEW

5.800

ULTERIORI EFFICIENTAMENTI

3.100

TOTALE

26.500

(Clausola migranti)

3.100

NUOVO TOTALE

29.600

Stabilità, Giannini: “Valorizza il merito e apre ai giovani”
500 le cattedre d’eccellenza, 1.000 i nuovi ricercatori

“Quella approvata oggi è una legge di stabilità che valorizza l’eccellenza, il merito e l’alta qualità scientifica. Abbiamo varato misure importanti e incisive sul capitale umano e per i giovani. Sono particolarmente soddisfatta: per l’Università e la Ricerca è davvero un nuovo inizio”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini.
“Diamo agli atenei i fondi per 500 cattedre di eccellenza destinate ai ricercatori e agli studiosi italiani e stranieri con alta qualificazione scientifica”. Si tratta di 50 milioni per il 2016 e di 75 milioni a partire dal 2017.
“Stanziamo risorse – 55 milioni per il 2016 e 60 milioni dal 2017 – per l’assunzione di 1.000 ricercatori. Ai migliori di loro gli atenei potranno garantire una carriera da docente. Si tratta di una misura importante a favore di quei ragazzi che, dopo gli studi universitari, per talento e passione, ambiscono a proseguire nel campo della ricerca”. Al piano straordinario si aggiunge “lo sblocco totale del turn over per i ricercatori a tempo determinato. Finalmente ogni università potrà fare una politica di investimento sui giovani”.
“Infine – conclude il Ministro Giannini – una misura di cui sono particolarmente orgogliosa è quella che stabilizza alla cifra di 6.000 all’anno le borse di specializzazione in Medicina che, all’insediamento del Governo di cui faccio parte, erano poco più di 3.000”.

Girls code it Better

Girls code it Better:  nella settimana europea del coding, centinaia di ragazze non stanno a guardare!

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I numeri dell’edizione 2015/2016 del progetto Girls code it Better mostrano che l’interesse per le tecnologie è altissimo: centinaia di ragazze sono pronte per imparare e molte altre vorrebbero. Appello alle aziende per supportare l’iniziativa.

 

Milano, 15 ottobre 2015 –    Girls code it Better, il progetto promosso da MAW – Men at Work per avvicinare le ragazze delle scuole medie di varie regioni d’Italia alla tecnologia, coglie l’occasione della settimana europea del coding  (www.codeweek.eu)  per avviare ufficialmente la sua edizione 2015/2016.

 

In questi giorni e fino al 20 ottobre sono in corso le domande di iscrizione da parte delle studentesse interessate che frequentano le 25 scuole che hanno aderito quest’anno al progetto:  le domande sono state 397 solo nella prima settimana e in molti casi le richieste sono superiori a quanto è stato possibile mettere a disposizione date le risorse disponibili.  Altre 25 scuole si sono candidate già oggi per partecipare all’edizione 2016/2017.

 

I corsi di Girls code it Better infatti sono organizzati da MAW in maniera del tutto gratuita per le scuole, che devono mettere a disposizione soltanto la propria aula di informatica:  la coppia formata da un docente e da un maker che tengono le lezioni è formata e retribuita dall’azienda, che offre anche agli insegnanti degli istituti coinvolti la possibilità di formarsi a propria volta per diffondere il più possibile l’effetto positivo dell’attività di diffusione delle competenze digitali.

 

I numeri che registriamo dimostrano che un progetto concreto, con un approccio pratico e ben organizzato anche dal punto di vista didattico,  è la chiave giusta per portare il digitale nella scuola in modo operativo ed efficace, ed apprezzato da studenti e insegnanti” spiega Costanza Turrini, responsabile per MAW di Girls Code it Better.Vorremmo fare sempre di più e per questo facciamo appello alle aziende: devono capire che è un investimento per il futuro supportare azioni che avvicinino sempre più giovani al digitale, che serve oggi per lavorare in qualsiasi settore. Le donne sono la chiave di volta per ridurre il gap tra richiesta e disponibilità di personale qualificato, perché solo una piccola parte di esse si indirizza verso il digitale e le sue applicazioni a causa di stereotipi e di limitazioni che ancora portano a pensare che queste aree non siano “cosa da ragazze”. 

 

La settimana europea del coding in corso in questi giorni è l’occasione per fare il punto a livello locale e continentale sulle strategie e iniziative per diffondere il più possibile nel sistema della formazione le competenze digitali: competenze legate alla programmazione, che in misura maggiore o minore saranno sempre più richieste dal mercato del lavoro anche in ambiti non strettamente tecnici, ma anche competenze legate all’utilizzo della tecnologia applicato ad altri processi come ad esempio la realizzazione di prodotti (con la stampa 3D ad esempio) e di servizi.

 

Cos ‘è Girls Code it Better

 

Girls Code it Better avvicina le giovanissime alla tecnologia ed all’informatica attraverso un approccio pratico e divertente, che permette loro di scoprire le proprie potenzialità e di stimolare l’interesse verso il mondo tecnologico.  Nelle scuole che aderiscono si crea un “Club” di ragazze che che si mettono in gioco per imparare a usare il computer, programmare, progettare e disegnare con strumenti digitali, ed anche realizzare nuovi oggetti entrando nei FabLab per produrli.  Tutto avviene con la guida di un insegnante e di un maker, che coinvolgono le ragazze in un percorso formativo di ben 45 ore. Il docente e il maker sono formati da MAW sui contenuti e sul metodo didattico adottato, basato sulla metodologia di Lepida Scuola, che ha un approccio “per problemi e per progetti” che si è dimostrato estremamente efficace anche in questo tipo di formazione.

 

Per tutte le informazioni: www.girlscodeitbetter.it

 

A Rho la scuola digitale è realtà

A Rho la scuola digitale è realtà

In fase di avanzata realizzazione il progetto Distretto Scolastico Digitale con l’Università Milano – Bicocca presso le scuole rhodensi.

2015_10_14_distretto_digitale_01

Grazie alla stretta collaborazione tra il Comune di Rho e l’Università Milano-Bicocca le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado a Rho sono state proiettate nella Scuola 2.0 con nuovi strumenti tecnologici e percorsi didattici all’avanguardia.

Il Comune di Rho e il Centro di Ricerca e di Alta Formazione QUA_SI dell’Università di Milano-Bicocca hanno avviato nel 2013 infatti un esteso progetto per la realizzazione di un “Distretto digitale dell’apprendimento e della conoscenza”, con l’obiettivo di contribuire a sviluppare un nuovo tipo di scuola, che stimoli la produzione e la fruizione di contenuti digitali e che permetta di ripensare le modalità di apprendimento allargandone gli orizzonti.

A dimostrazione della valenza del progetto, martedì 29 settembre si è tenuta la presentazione del progetto a Roma, precisamente a Montecitorio, dove ha raccolto consensi e apprezzamenti. Nel frattempo altre Amministrazioni comunali dell’area metropolitana milanese stanno aderendo all’iniziativa (Cinisello Balsamo, Pero, Carugate, Cernusco sul Naviglio).

Nel Comune di Rho, il progetto ha coinvolto oltre 3.936 studenti e 495 docenti impegnati nella formazione, un supporto fondamentale per un percorso di interazione facilitata ed efficace con le classi, ognuna dotata di accesso a rete wi-fi e di videoproiettore interattivo, collegati con il tablet fornito gratuitamente agli insegnanti.

L’Amministrazione Comunale ha effettuato un investimento totale di euro 615.862 nell’arco di un biennio ed è stata affiancata dalla disponibilità del personale scolastico sia docente che amministrativo, che ha saputo mettersi in gioco e dedicare tempo alla formazione necessaria per poter utilizzare al meglio la nuova strumentazione tecnologica. L’Università di Milano-Bicocca ha curato il percorso di formazione dei docenti.

Hanno partecipato al progetto i quattro Istituti Comprensivi rhodensi

  • Istituto Comprensivo “Tommaso Grossi”

Prof. Sandra Moroni, Dirigente Scolastico

  • Istituto Comprensivo “E. Franceschini”

Prof. Luisella Schivardi, Dirigente Scolastico Reggente

  • Istituto Comprensivo “Anna Frank”

Prof. Fernando Panico, Dirigente Scolastico Reggente

  • Istituto Comprensivo “F. De Andrè”

Prof. Giuseppe Terrone, Dirigente Scolastico

Il progetto di digitalizzazione tocca 4 aree importanti:

La tecnologia: collegamento di rete WI-Fi in tutti gli ambienti scolastici, server di archiviazione e risorse cloud, videoproiettori interattivi in tutte le classi.

Gli strumenti: Registro elettronico, software gestionale con rilevazione pasti, scrutinio elettronico, pratiche amministrative e comunicazione diretta con le famiglie.

La formazione: un piano di lavoro biennale per tutto il personale docente in modo da utilizzare al meglio la nuova strumentazione tecnologica.

La didattica: editoria digitale, ambienti di apprendimento innovativi, contenuti didattici digitali in af­fiancamento a quelli tradizionali, metodologie didattiche 2.0.

L’intervento, che ha scelto di adottare un modello di progettazione partecipata dal basso, comprende due fasi parallele:

  1. La realizzazione delle infrastrutture e la diffusione delle competenze presso gli utenti del mondo della scuola. Il progetto ha realizzato una completa infrastrutturazione digitale delle scuole e una serie di interventi di formazione che permettessero di promuovere nuove, innovative metodologie didattiche. In particolare si è voluto diffondere l’adozione di metodologie esperienziali del learning by doing e della progettazione partecipata tra gli attori (scuole, famiglie, Comune, partner didattici e tecnologici).

  2. La realizzazione di attività di ricerca e approfondimento scientifico per la digitalizzazione della scuola. L’esperienza del processo di realizzazione ha identificato un modello di best practice e messo in atto un laboratorio di sperimentazione aperta potrebbe essere messo a sistema a livello più ampio.

Il progetto risponde alla necessità sempre più sentita di supportare l’introduzione di contenuti e tecnologie digitali nelle aule. L’avvio di questa iniziativa risulta particolarmente attuale e urgente per qualificare i docenti all’utilizzo dei “libri digitali” o misti e dei contenuti editoriali disponibili sul web.

A Rho, si sta valutando la possibilità di introdurre i libri digitali in alcune classi, in accordo con i Dirigenti e a partire dal prossimo anno scolastico.

Il Sindaco di Rho, Pietro Romano, dichiara:

Il progetto Distretto Scolastico Digitale rappresenta un intervento strategico per permettere una reale riforma della scuola attraverso un processo partecipativo che vede tutti gli attori: docenti, alunni, famiglie e Amministrazione comunale. Questo modello di intervento ha subito incontrato l’interesse e la considerazione di altre Amministrazioni, perché permette anche di costituire una rete forte e coesa tra le realtà della comunità cittadina. Il progetto rientra perfettamente nel mio Programma amministrativo, in quanto ritengo prioritario il compito di sostenere, dove è possibile, le attività delle scuole e sicuramente lo sviluppo digitale è ormai una necessità indiscutibile a supporto dell’attività didattica.”

L’Assessore a Scuola e istruzione, Innovazione tecnologica, Comunicazione, Alessia Bosani, dichiara:

Abbiamo lavorato molto sull’idea di portare nuove tecnologie all’interno delle scuole della Città e da subito apprezzato le potenzialità del progetto presentato dal Prof. Davide Diamantini. Ringrazio quindi il Centro di Ricerca e di Alta Formazione QUA_SI dell’Università di Milano-Bicocca, ma soprattutto i dirigenti scolastici che si sono alternati negli anni ma hanno sempre sostenuto l’iniziativa, i docenti, gli alunni, le famiglie e gli uffici comunali, che con entusiasmo e dedizione hanno fatto proprio il progetto. Grazie a loro il Distretto Scolastico Digitale è ora una realtà per le nostre scuole. Un altro aspetto particolarmente premiante è l’interattività del modello adottato, che permetterà a tutti gli utenti del sistema scuola di usufruire a pieno delle opportunità, che le nuove tecnologie della comunicazione hanno da offrire. Le ricadute positive sulla scuola non si limitano solo alle infrastrutture e alle tecnologie, ma si allargano alle pratiche didattiche.

Informazioni

Comune di Rho

Ufficio Pubblica Istruzione

Email pubblica.istruzione@comune.rho.mi.it

Telefono 02 93332.244 – 301 – 374

www.comune.rho.mi.it


Io&irischi 2015-2016: l’iniziativa riparte in tutta Italia

Io&irischi 2015-2016: l’iniziativa riparte in tutta Italia

A distanza di un mese dalla partenza delle iscrizioni, sono già oltre 350 le classi che hanno aderito all’edizione 2015/16 di Io&irischi, l’iniziativa di educazione assicurativa del Forum ANIA-Consumatori che ha l’obiettivo di avviare i giovani alla cultura della prevenzione e gestione dei rischi e della mutualità. Nei primi quattro anni di attività Io&irischi ha già coinvolto 700 scuole, oltre 1.100 classi e 30.000 studenti a livello nazionale.
L’iniziativa si diversifica per temi trattati e materiali, a seconda che gli interessati siano i ragazzi delle scuole medie o delle superiori. Io&irischi junior è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I grado; si tratta di un percorso in cinque tappe su rischio, prevenzione e mutualità, quest’anno arricchito dal nuovo Focus Rischi 2.0 sull’uso consapevole del web e sulla cittadinanza digitale.
Io&irischi teens è invece il percorso su prevenzione, previdenza e assicurazione per le scuole superiori, in cui si sensibilizzano gli studenti alle diverse dimensioni del rischio, offrendo strumenti cognitivi e pratici per saperlo gestire al meglio nel percorso di vita.
Il programma educativo Io&irischi è inoltre integrato da spettacoli teatrali interattivi, conferenze tematiche in classe e da concorsi a premi, fra i quali spicca il Gran Premio di Matematica Applicata giunto alla sua XV edizione.
Per ogni ulteriore informazione e per aderire all’iniziativa, è possibile visitare il sito dedicato http://www.ioeirischi.it/

Abuso del precariato e violazione delle norme comunitarie

Tribunale di Trani: MIUR condannato per abuso del precariato e violazione delle norme comunitarie.

Nuovo successo per l’ANIEF presso il Tribunale del Lavoro di Trani con una soddisfacente sentenza che riconosce il diritto di una docente al risarcimento del danno subito a causa dell’illecita reiterazione di contratti a termine stipulati con MIUR per circa 10 anni. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Michele Ursini ottengono piena ragione per una nostra iscritta e la condanna del MIUR al pagamento di un risarcimento che supera complessivamente i 30.000 Euro. Ancora possibile aderire ai ricorsi ANIEF.

La sentenza, puntuale nella ricostruzione della complessa normativa che regola il mondo scuola, riconosce che il sistema posto in essere dal MIUR nella reiterazione di contratti a termine su posti vacanti e disponibili, “favorisce l’adozione sistematica ed incondizionata di contratti a tempo determinato” e “si pone dunque in conflitto con l’ordinamento europeo, che, viceversa, riconosce alla stabilità dell’impiego il carattere di valore in sé, come elemento portante della tutela dei lavoratori”. Nel dare piena ragione alle tesi sostenute dai legali ANIEF, il Giudice del Lavoro non fa sconti a nessuno e riconosce con durezza che “non può dirsi che la raffica degli interventi del legislatore “scolastico” brillino per chiarezza e per coerenza, in quanto danno l’idea di qualcosa di “raffazzonato”, di disposizioni messe insieme alla meglio, in modo frettoloso e casuale, più per correggere errori e sviste del passato che non per dar vita ad un complessivo ed organico disegno normativo”.

Constatando, “per un verso, che il quadro normativo interno non sempre è stato rispettoso della normativa comunitaria e, per altro verso, che i contratti di lavoro a termine sottoscritti dalla ricorrente […] sono tutti illegittimi in quanto carenti delle “ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti”, e di quelle “di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo”, richieste dall’art. 1 del D. Lgs. 368/2001”, il Tribunale di Trani applica, dunque, l’art. 32, co. 5, della L. 183/2010 e ricorda che tale normativa “impone a questo giudice di liquidare, a titolo risarcitorio, “un’indennità onnicomprensiva nella misura compresa tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto” […] – ne consegue che, nella specie, il risarcimento da riconoscere al lavoratore, perché possa ritenersi sufficientemente congruo non può essere inferiore a quello delle 12 mensilità (previsto, nel massimo, da detta disposizione di legge)”.

Nell’accogliere anche la domanda di riconoscimento delle progressioni stipendiali mai corrisposte alla docente precaria, il GdL condanna il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca “a risarcire alla parte ricorrente il danno in misura pari al 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, maggiorata dagli accessori di legge ed a ricostruire agli effetti giuridici ed economici tutti, la carriera professionale dell’ odierna parte ricorrente, con la corresponsione delle risultanti differenze retributive, in uno agli accessori di legge sulle somme dovute”. La soccombenza in giudizio, vale al MIUR anche la condanna al pagamento di € 1.250,00, oltre al rimborso del contributo unificato, all’IVA e al CAP.

L’ANIEF ricorda che è ancora possibile aderire ai ricorsi contro l’illecita reiterazione dei contratti a termine per ottenere gli scatti di anzianità e i dovuti aumenti stipendiali che il MIUR non riconosce ai docenti precari e la condanna del Ministero alla conversione del contratto di lavoro a tempo indeterminato o un giusto risarcimento del danno subito.

Coding in classe, da Bruxelles il sito web con le risorse didattiche per prof e studenti

da Il Sole 24 Ore 

Coding in classe, da Bruxelles il sito web con le risorse didattiche per prof e studenti

di Alessia Tripodi

Anche Samsung e Facebook tra i finanziatori della piattaforma «All you need is code» coordinata da European Schoolnet. Uno studio rivela: in 15 Paesi programmazione già nei curriculum

Un sito web con tutte le risorse didattiche necessarie per promuovere sempre di più il coding in classe. Si chiama «All you need is code» ed è la piattaforma web nata un anno fa su iniziativa della commissione Ue per aiutare i docenti di tutta Europa a integrare la normale didattica con i temi legati alla programmazione. Un progetto sostenuto da grandi imprese del settore tecnologico – Facebook, Liberty Global, Microsoft, Sap e Samsung – e coordinato da European Schoolnet, che ieri ha diffuso i risultati di uno studio secondo il quale 15 Paesi Ue (Italia esclusa) hanno già inserito il coding nei curriculum della scuole primarie e secondarie.

Più coding in classe
Il bilancio sul primo anno di sperimentazione della piattaforma Ue è arrivata nel giorno del #Coding@Miur, evento realizzato in occasione della Europe Code Week in corso fino al 18 ottobre e che ha trasformato le sale di Viale Trastevere in veri e propri laboratori di informatica: gli studenti e gli insegnanti di diversi istituti del Lazio sono stati infatti ospitati nelle sale del ministero dove hanno svolto attività di coding, coding unplugged e robotica.
Sperimentazioni didattiche che prof e ragazzi potranno approfondire grazie anche alle risorse disponibili sulla piattaforma Web targata Ue, che offre un’ampia collezione di corsi aperti online, materiale didattico, strumenti e modelli per pianificare le lezioni, con l’obiettivo di sostenere la diffusione del computing nell’educazione formale e non formale, anche attraverso una più stretta collaborazione con i policy makers dell’Unione.
«Ci aspettiamo che il coding resti ai primi posti dell’agenda europea dell’istruzione anche oltre il breve termine» dicono i responsabili di European Schoolnet, sottolineando che «i responsabili dell’educazione devono ora affrontare questioni pedagogiche come la progettazione efficace dei percorsi di apprendimento e le modalità di valutazione delle competenze».

Lo studio
Realizzata su un campione di 21 ministeri della Pubblica istruzione (nella lista figurano 20 paesi Ue più Israele, ma non l’Italia), l’indagine di European Schoolnet dice che sono 16 (15 Ue più Israele) gli Stati che hanno inserito il coding nei curriculum scolastici a livello nazionale, regionale o locale: Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Ungheria, Israele, Lituania, Malta, Spagna, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Regno.
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Nell’epoca delle bacheche virtuali il diario di carta “resiste”

da La Stampa

Nell’epoca delle bacheche virtuali il diario di carta “resiste”

Ancora usato come posto dove trascrivere frasi o per interagire o con i compagni

Nell’epoca del “tutto digitale”, a scuola “resiste” il diario di carta. Anche se non è certo per quanto ancora potrà farlo. Questo, in sintesi, l’esito di una ricerca dell’istituto di Firenze Indire. Del tema hanno oggi discusso docenti, studenti e ricercatori nell’ultimo “atto” della stessa indagine, una conferenza-confronto dedicata a delineare, partendo da punti di vista diversi, il ruolo del diario scolastico al giorno d’oggi. «Ciò che emerge è che il diario non è stato ancora abbandonato», spiega una delle responsabili dello studio, Alessandra Anichini.

 

A partire dagli studenti stessi, per i quali, spiega ancora Anichini, «il diario resta ancora oggi una specie di “facebook di carta”: lo usano come ”bacheca”, dove trascrivere frasi o per interagire con la parola vergata a mano con i compagni. In questo, in classe, fanno da traino le ragazze, che poi trascinano anche i ragazzi, comunicandoci in questo modo e costringendoli dunque a rispondere nello stesso “format”».

 

Il diario regge non solo dal punto di vista della “comunicazione emotiva”, ma anche sotto il profilo “classico”, quello dello strumento organizzativo per segnare compiti, ricordare date, eventi ed altre cose da fare per la scuola.

 

«Questo perché, in sostanza, “fermare” le incombenze da sbrigare, scrivendole su una pagina `vera´ è un atto diverso e più penetrante che non farlo sul “virtuale” – dice la ricercatrice Indire – certo però gli studenti non si negano alle tecnologie: per integrazioni, aggiunte, cambi organizzativi dell’ultimo minuto trionfa, com’è ovvio, l’utilizzo dei social network, in particolare watsapp e facebook».

 

Altro motivo per cui il diario resiste è di natura economica: «non tutti ancora hanno i mezzi per permettersi di sostituire un’agenda con un tablet, o uno smartphone», argomenta Anichini, secondo la quale, in conclusione, questo affiancamento tra “diario vecchia scuola” e nuove tecnologie di comunicazione/scrittura non è destinato a durare. «Si tratta necessariamente di un interregno, legato, come si è visto a un insieme di fattori. Ma presto o tardi il diario sarà abbandonato, per diventare anch’esso digitale. Come tutto il resto».

Boom per l’Esabac: 383 i licei che rilasciano la maturità italiana e il Baccalauréat francese

da La Tecnica della Scuola

Boom per l’Esabac: 383 i licei che rilasciano la maturità italiana e il Baccalauréat francese

Cresce l’interesse dei licei italiani per l’Esabac, la certificazione che permette agli allievi italiani e e francesi di ottenere due diplomi: la maturità italiana e il Baccalauréat transalpino.

Secondo gli ultimi dati nazionali, riportati dall’Ansa, sono ben 105 i nuovi licei italiani che hanno aderito al programma. A settembre 2015 le scuole che preparano all’Esabac in Italia hanno toccato dunque quota 383. Lo scorso giugno 4.000 candidati italiani si sono presentati alle prove specifiche del percorso Esabac.

Oramai, i licei che offrono il programma Esabac sono distribuiti in tutta Italia: 8 in Abruzzo, 1 in Basilicata, 24 in Calabria, 23 in Campania, 32 in Emilia Romagna, 5 in Friuli Venezia Giulia, 37 nel Lazio, 22 in Liguria, 38 in Lombardia, 14 nelle Marche, 4 nel Molise, 40 in Piemonte, 29 in Puglia, 8 in Sardegna, 41 in Sicilia, 27 in Toscana, 8 in Umbria, 5 in Val d’Aosta, 13 nel Veneto, 4 in Trentino.

“La percentuale dei successi con più dell’85% promosso all’esame francese esprime – sottolinea l’ambasciata francese in Italia – il carattere d’esigenza e d’eccellenza di questo percorso bilingue. Con il notevole aumento, nel 2015, del numero dei licei che aderiscono all’Esabac, fra tre anni, circa 8.000 alunni italiani saranno titolari del Baccalauréat francese”.

Ricordiamo che il progetto EsaBac è incentrato su un accordo intergovernativo firmato il 24 febbraio 2009. E’ accessibile agli alunni che abbiano seguito durante i tre ultimi anni del liceo un corso di 4 ore a settimana di lingua e letteratura francesi nonché due ore settimanali di storia in francese (Clil), cioè 6 ore a settimana. Da parte loro, gli alunni francesi seguono il percorso letteratura e storia in italiano per ottenere l’Esame di Stato.

Gli alunni Esabac possono in seguito proseguire i loro studi scegliendo uno dei 250 diplomi di laurea italo-francesi co-elaborati dalle università dei due paesi. Il doppio diploma permette dunque di dare un’opportunità supplementare agli studenti di entrare rapidamente nel mondo del lavoro.

Precari non assunti con 36 mesi, pure i sindacati maggiori ricorrono al Tar

da La Tecnica della Scuola

Precari non assunti con 36 mesi, pure i sindacati maggiori ricorrono al Tar

I sindacati rappresentativi – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams – impugnano al Tar il piano assunzioni della riforma 107/15.

In particolare, i sindacati maggiori hanno deciso di rivolgersi al tribunale amministrativo del Lazio, dopo averlo più volte annunciato la scorsa estate, facendo ricorso contro il primo provvedimento applicativo della legge 107/2015, ovvero il DGG n.767/2015, che esclude illegittimamente dal piano straordinario di assunzioni diverse tipologie di lavoratori precari.

Secondo le cinque sigle sindacali, questa norma “non risulta conforme ai principi generali e costituzionali del nostro ordinamento giuridico dal momento in cui esclude docenti che pur essendo abilitati non sono stati ricompresi tra coloro che possono partecipare al piano assunzionale”.

I sindacati puntano il dito contro l’esclusione dal piano di immissioni in ruolo di una lunga lista di docenti: gli “abilitati TFA, PAS, ma anche i diplomati magistrali ante 2001-02 cui il Consiglio di Stato ha riconosciuto il valore abilitante del titolo posseduto, gli idonei dei concorsi per titoli ed esami banditi anteriormente al 2012, il personale docente di scuola dell’infanzia e infine i tanti supplenti che avendo più di 36 mesi di servizio potrebbero rivendicare la stabilizzazione così come indicato dalla sentenza della Corte di Giustizia europea”.

“Sotto il profilo prettamente costituzionale – spiegano Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda-Unams – l’esclusione di tali categorie di personale sopra evidenziate vìola palesemente sia l’art. 3 che l’art. 97 della Costituzione, in quanto a parità di titolo risulta irragionevole e discriminante l’esclusione dalle assunzioni di una categoria avente requisiti perfettamente equivalenti alle altre”.

“Oltre a ciò, il provvedimento si pone in palese contrasto con i princìpi affermati dall’Unione europea, di cui vengono ignorate le specifiche direttive sociali e non applicate le più importanti decisioni della Corte di Giustizia, come quella relativa al divieto di abusare dei contratti a termine per un periodo superiore ai 36 mesi.

Per tutto ciò le organizzazioni sindacali, con questo ricorso, chiedono pregiudizialmente di rimettere alla Corte Costituzionale la questione della legittimità della Legge 107/2015 nella parte in cui non consente la stabilizzazione dei rapporti di lavoro per coloro che hanno più di 36 mesi di servizio presso la scuola statale, in violazione dell’art. 3 e 117 della Costituzione e della direttiva europea 1999/70/CE come interpretata dalla sentenza della Corte di Giustizia europea”.

I sindacati chiedono anche, nello stesso ricorso, di porre in via pregiudiziale la questione alla Corte di Giustizia europea per valutare la legittimità – riguardo alle norme europee in materia di lavoro a tempo determinato – della legge 107/2015 che, senza alcuna ragione oggettiva, esclude i docenti abilitati con servizio superiore ai tre anni dal diritto a partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo.

Infine, le cinque “organizzazioni sindacali, con un ulteriore ricorso presentato contestualmente, chiedono l’annullamento del Decreto 767/2015 per la parte in cui esclude dal piano di assunzioni il personale Ata. Non si comprende e non si condivide, infatti, l’esclusione dal piano di tanti lavoratori dei profili Ata che avrebbero i titoli richiesti e un servizio ben superiore ai 36 mesi, esclusione che appare ancor più ingiustificata e illogica vista la considerevole disponibilità di posti in organico”.

Insomma, la partita dei ricorsi contro le mancate assunzioni assume proporzioni sempre maggiori: ricordiamo che solo l’Anief ha raccolto oltre 9mila adesioni. Considerando che la platea potenziale dei danneggiati supera sicuramente quota 100mila (solo i diplomati con le magistrali sono 55mila, poi tra i 10mla e i 20mila col titolo abilitante Tfa, almeno 50mila Pas e decine di migliaia con Scienze della formazione primaria), nei prossimi mesi i tribunali avranno il loro da fare.

Disponibili le funzioni Polis per per l’accettazione dei contratti di nomina

da La Tecnica della Scuola

Disponibili le funzioni Polis per per l’accettazione dei contratti di nomina

L.L.

Da ieri, 13 ottobre, sono disponibili, nell’area Polis delle istanze on line, le funzioni per l’accettazione del contratto di nomina, da parte del personale docente, nell’ambito del piano assunzionale della legge 107/2015.

Lo ha comunicato il Miur con la nota prot. n. 3746 del 13 ottobre.

Il contratto così accettato completa il fascicolo personale costituito nella propria area riservata.

Legge di Stabilità, servono 2,2 miliardi: anche per la scuola ci saranno tagli

da La Tecnica della Scuola

Legge di Stabilità, servono 2,2 miliardi: anche per la scuola ci saranno tagli

La scure dei tagli di fine anno non risparmierà la scuola: la notizia è arrivata ai rappresentanti della Conferenza delle Regioni, durante un incontro tenuto con alcuni componenti del Governo.

L’intenzione sarebbe quella di procedere alla riduzione del taglio alla spesa da 2,2 miliardi di euro, derivanti da misure contenute nelle manovre dei precedenti Esecutivi. Con alcuni comparti – come sanità – che si fermerebbero ad una sforbiciata minima, attorno al 2%. Per la Sanità, invece, la riduzione sarebbe consistente, sembra di non meno di due miliardi. Altri ministeri, tra cui probabilmente anche la scuola, potrebbero arrivare a riduzioni di spesa decisamente più consistenti: si parla anche dell’8%. I governatori, dal canto loro, hanno chiesto una decurtazione. Nelle prossime settimane, capiremo se ci sono margini di trattativa.

Ma in cosa consisterebbe un’eventuale riduzione di spesa per la scuola? Trattandosi di regioni, non è da escludere che il Governo sia intenzionato a continuare l’opera di dimensionamento. Con diverse scuole, in particolare soggette maggiormente al calo di iscrizioni, che rischierebbero di perdere l’autonomia. In tante, ricordiamo, possono contare su un numero di alunni solo leggermente superiore ai minimi imposti dalla Legge 133 del 2008 (da cui derivarono oltre 2mila fusioni o soppressioni di istituti).

C’è poi da capire se il Governo ha intenzione di mettere mano alle norme, introdotte guarda caso con l’ultima Legge di Stabilità, che impediscono ai dirigenti di nominare i supplenti per il primo giorno di assenza. E il personale Ata, salvo casi particolari, per la prima settimana. Su questo punto ci sono diverse pressioni perché si opti per la soppressione. Solo che il Governo è a caccia di soldi, si parla di circa 500 milioni solo dalla scuola. E tornando sui suoi passi su questa decisione delle supplenze ‘brevi’, ne perderebbe di sicuro alcune decine.

Per il momento, è inutile avventurarsi su ulteriori ipotesi: presto, si giocherà a carte scoperte. E allora potremo parlare di fatti e non più ipotesi.