Doxa: presidi del Lazio promuovono lo psicologo a scuola

da Superabile
Inchieste e dossier

Doxa: presidi del Lazio promuovono lo psicologo a scuola

L’indagine, che ha interessato i dirigenti scolastici di circa 1.100 istituti di ogni ordine e grado, rappresenta la prima mappatura della presenza e delle attività prestate dagli psicologi nelle scuole della regione

ROMA – ‘La presenza e il ruolo rivestito dallo psicologo nelle strutture scolastiche del Lazio’. È questo il titolo dello studio che l’Ordine degli Psicologi del Lazio, in collaborazione con Doxa Marketing Advice, ha presentato in sala della Protomoteca del Campidoglio di Roma, nell’ambito del convegno ‘La scuola inclusiva, tra problematiche e risorse. La funzione dello Psicologo’. L’indagine, che ha interessato i dirigenti scolastici di circa 1.100 istituti di ogni ordine e grado, rappresenta la prima mappatura della presenza e delle attività prestate dagli psicologi nelle scuole della Regione: in termini di caratteristiche della consulenza, utilità percepita, criticità emerse.

Molto positivi i risultati: il 97% degli istituti scolastici che hanno fatto ricorso alla consulenza di uno psicologo hanno espresso una valutazione positiva del servizio fruito. Secondo la rilevazione, negli ultimi tre anni il numero di scuole che ha impiegato uno psicologo per gestire situazioni difficili e organizzare le attivita’ didattiche e’ decisamente aumentato: ha compiuto questa scelta l’80% degli istituti (l’85% degli statali, il 69% dei privati), il 73% nell’ultimo anno.

Nella maggior parte dei casi il professionista e’ stato un privato (36%), un appartenente a un’associazione o cooperativa (30%) oppure un dipendente della Asl (21%). In casi meno frequenti si e’ trattato di uno specialista del Comune (8%) o di un insegnante gia’ presente all’interno della scuola(5%). Nelle scuole prese in esame, la consulenza ha assunto una forma prevalentemente continuativa: si e’ protratta cioe’ durante l’intero anno(62%), mentre solo di rado ha risposto a un’esigenza mirata, legata a un problema specifico(14%), oppure si e’ ridotta a un supporto per un breve periodo dell’anno(13%).

A beneficiare del servizio sono stati soprattutto studenti (92%) ma anche famiglie (74%) e insegnanti (66%). La prestazione e’ rimasta raramente confinata all’interno dell’edificio scolastico(26%), ma si e’ estesa il piu’ delle volte anche alle famiglie (74%). Il 78% dei servizi si e’ indirizzato a singoli studenti: come sportello spontaneo di ascolto (60%); come supporto a problemi comportamentali e di apprendimento (19%); come orientamento scolastico (6%); talvolta come assistenza specialistica a ragazzi con disabilità(3%). Il 41% degli interventi, invece, ha interessato le classi: per migliorare le relazioni interpersonali in contesti problematici o per favorire l’inserimento di singoli studenti presi in carico (18%); per corsi di formazione, informazione o motivazione allo studio (15%); per attività di osservazione e monitoraggio(3%). Il 37% delle attività si e’ indirizzata alle famiglie: attraverso colloqui individuali su libera richiesta(26%); come sostegno a nuclei in difficolta’ (9%); per seminari tematici (9%). Il 31% dei servizi, infine, si e’ rivolto ai docenti: per consulenze individuali sul comportamento da seguire in classi problematiche o con bisogni educativi speciali (21%); per formazione o cicli di incontri tematici (12%).

Della prestazione fornita dallo psicologo e’ stata estremamente favorevole: il 64% degli intervistati ha espresso un giudizio del tutto positivo, il 33% abbastanza positivo. L’utilità e’ stata valutata come significativa nella gestione delle situazioni difficili in classe (molto utile per il 72%, abbastanza utile per il 20%), ma anche nella gestione dell’attività di alunni con BES (per il 55% molto utile, per il 31% abbastanza utile) e nella gestione di situazione di stress o burnout degli insegnanti (rispettivamente, 47% e 36%). Per consultare il dettaglio della ricerca e’ possibile visitare il sito creato appositamente dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, all’indirizzo http://lascuolainclusiva.it/.

Bisogni speciali, lo psicologo a scuola è utile. Ma sono ancora troppo pochi

“Uno psicologo per ogni scuola” era la più gettonata proposta dal basso nella consultazione on line per la Buona scuola. Ma la presenza è tutt’altro che strutturata. Ricerca dell’Ordine degli psicologi Lazio: “Esiste in 370 scuole su 1.100 interpellate. Utilità massima in presenza di alunni Bes”

I tic delle TIC

I tic delle TIC

(Il computer nelle ricerche OCSE)

di Luigi Manfrecola

Di recente Tullio De Mauro ha ritenuto opportuno riportare l’esito di alcune ricerche OCSE relative all’uso del computer nella didattica. La domanda che ha guidato la ricerca era quanto mai semplice ed essenziale: “c’è relazione tra uso del computer e sviluppo delle competenze linguistiche e matematiche?” L’Ocse avrebbe cercato una risposta raccogliendo dati in 31 paesi , ricavandone una risposta negativa e accertando che sono sempre e comunque i pre-requisiti degli alunni a fare la differenza poiché, anche nel ricavare eventuali benefici dalle tecnologie , sono favoriti solo i ragazzi che beneficiano di favorevoli fattori culturali e sociali di partenza “al punto che l’uso prolungato del computer non solo NON si traduce in passi avanti nelle conoscenze e competenze ma è sospettabile di EFFETTI NEGATIVI, evitabili solo se chi insegna è capace di fare intendere agli alunni come sfruttare in modo intelligente le risorse tecnologiche a disposizione” . Sempre secondo quanto riportatoci, in Germania ed in Francia sarebbero giunti alla conclusione che i Governi avrebbero fatto meglio ad investire per far crescere la capacità di insegnare ed apprendere le competenze di base “, insomma leggere, scrivere, far di conto, ( le tre ‘r’ dell’inglese reading, writing e arithmetics), necessarie per ben sfruttare il PC” : anche perché solo una parte dei ragazzi che posseggono il PC lo usa per studiare piuttosto che per giocarci.
La cosa non deve sorprenderci affatto.-

 

I rischi possibili delle nuove tecnologie informative (particolarmente dei media globali) principalmente riguardano la sovraesposizione con l’ottundimento dei poteri critici.

Congiuntamente mostrano il fianco al problema di un sovraccarico cognitivo (accumulo di nozioni non metabolizzate che fanno informazione e non cultura).

Il che non deve indurci a sottovalutare il contributo prezioso che le nuove tecnologie possono offrire per tre ragioni essenziali, visto anche lo sviluppo del WEB in chiave interattiva.

 

a) In primo luogo le TIC fanno uso della multimedialità che conserva un forte valore esplicativo e coinvolgente a livello emotivo, facendo leva su linguaggi analogici legati alla percezione e all’intuizione;

b) inoltre agevolano l’accesso ad un patrimonio immenso di conoscenza e di informazione che rende possibile forme di autoaggiornamento continuo (lifelong learning mediante Internet);

c) agevolano i percorsi di apprendimento attivo e cooperativo nelle ultime e più recenti versioni poiché permettono a più soggetti di partecipare e di interagire su piattaforme dedicate (e-learning) ma anche nel contesto classe con l’uso di tablet o della LIM.

Senza soffermarci più lungamente sulla questione, alla quale dedicheremo un saggio specifico,vanno però fatte due osservazioni sostanziali.

1-I linguaggi analogici “sonoro-visuali”, proprio perché fanno leva sulle facoltà percettive, sono fortemente coinvolgenti sul piano emotivo; circostanza che favorisce un tipo di immedesimazione e di apprendimento di tipo passivo e non elaborativo-riflessivo (come quello legato ai codici simbolici linguistici e matematici) . Basta poco a capirlo se solo si pensa alle caratteristiche della cosiddetta intelligenza emotiva (Goleman).

2-La full-immersion che viene a generarsi nell’impatto con il computer può indurre ad un uso compulsivo (autentico “tic” delle TIC), superficiale e frettoloso che spesso degenera in fughe ricorrenti verso la realtà virtuale del gioco elettronico, con fenomeni di preoccupante isolamento. Ed a questo livello non siamo affatto d’accordo con Vattimo nell’esaltare le possibilità esperenziali offerte dalla realtà virtuale.

Piuttosto, ci dichiariamo d’accordo con Morin che, come noi da tempo osserviamo, ha sottolineato il nuovo ruolo del docente che, in questa realtà pervasa da milioni di informazioni disponibili (si pensi ad Internet), ha il compito precipuo di guidare l’allievo nel corso della ricerca : discriminando, selezionando, sistematizzando, collegando notizie, idee e concetti (vedasi Morin in “Insegnare a vivere”).

Non caso il Maestro si è espresso con chiarezza al riguardo per sostenere – come abbiamo evidenziato in un precedente nostro articolo – IL NUOVO RUOLO DEL DOCENTE, NON più dispensatore del Sapere.

In tal senso , l’insegnante va considerato soprattutto come un educatore, come un “DIRETTORE D’ORCHESTRA” capace di coordinare i troppi e nuovi strumenti di conoscenza che le moderne tecnologie offrono : dai vecchi e nuovi media, fino a Skype e ad Internet, potentissimi strumenti di “democratizzazione culturale”…

Al via la seconda edizione di Libriamoci

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Al via la seconda edizione di Libriamoci
Giornate di lettura nelle scuole
(26-31 ottobre 2015)

Da lunedì 26 a sabato 31 ottobre 2015 infatti, si svolge la seconda edizione di Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole, un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso la Direzione Generale per lo Studente e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo attraverso il Centro per il libro e la lettura.

Numerosi i protagonisti del panorama istituzionale e culturale italiano che hanno già confermato la loro collaborazione: la Presidenza del Consiglio dei Ministri; il Ministero degli Affari Esteri, l’ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani; la SIAE: la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura; la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci; la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna; il Coordinamento delle Associazioni di promozione della lettura; la Coop Adriatica; RAI Fiction e il Corriere della Sera che, già impegnato l’anno scorso con lo Speciale #unamoredilibro, per questa seconda edizione lancia la campagna social #unlibroper2.
I LETTORI SPECIALI DI LIBRIAMOCI

Il programma delle iniziative, coordinato dal Centro per il libro e che conta già circa 2.000 eventi, dà spazio alla creatività più sfrenata e mette sul tavolo un menu irresistibile: fra reading e maratone, incontri speciali e flash mob, si aggireranno nelle scuole tanti lettori speciali. Oltre 300 ad oggi gli scrittori, giornalisti e cantanti che si sono offerti con entusiasmo di andare a leggere nelle classi: andranno a condividere la propria passione per la lettura Alessandro Barbero (Torino), Marco Buticchi (Lerici, La Spezia), Paola Cereda (Torino), Francesco Costa (Casal Bertone, Roma), Giuseppe Culicchia (Torino), Valentina D’Urbano (Roma e Frascati), Paolo Di Paolo (Roma), Gian Luca Favetto (Torino), Ernesto Ferrero (Torino), Carlotta Fruttero (Roma), Carlo Gabardini (Torino), Fabio Geda (Torino), Lorenza Ghinelli (Rimini), Marco Gobetti (Torino), Carlo Greppi (Torino), Francesco Gungui (Milano), Paolo Interdonato (Milano), Roberto Ippolito (Roma), Stefania Limiti (Roma), Maurizio Maggiani (Faenza), Alessandro Mari (Milano), Lorenzo Marone (Napoli), Carlo Adolfo Martigli (Rapallo), Lorenza Mazzetti (Roma), Margherita Oggero (Torino), Gianni Oliva (Torino), Demetrio Paolin (Torino), Stefania Parmeggiani (Frascati), Silvio Perrella (Napoli), Angelo Petrosino (Torino), Lavinia Petti (Torre del Greco, Napoli), Sandro Provvisionato (Civitavecchia, Roma), Simone Regazzoni (Genova), Mirella Serri (Grottaferrata, Roma), Beppe Severgnini (Milano), Bobby Solo (Pinzano al Tagliamento, Pordenone), Salvatore Striano (Bagnoli, Napoli), Licia Troisi (Monterotondo, Roma), Massimo Vitali (Bologna), Paolo Di Stefano (IT-Liceo scientifico Nicola Moreschi, Milano), Michele Farina (Liceo Volta, Milano), Paolo Mereghetti (Liceo Carducci, Milano), Mario Porqueddu (scuola media Ricci, Milano); Alessandra Arachi (Liceo Machiavelli, Roma) Paolo Conti (Liceo Righi, Roma).

Numerosi anche gli attori segnalati da Rai Fiction e pronti a declamare a voce alta tra i banchi i loro libri preferiti: fra questi, sono già confermati presso le scuole Francesca Agostini (Roma), Dario Aita (Roma), Pupi Avati (Roma), Ettore Bassi (Roma), Valentina Corti (Roma), Stefano Dionisi (Roma), Manlio Dovì (Palermo), Alessia Gazzola (Messina), Enrico Lo Verso (Marina di Ragusa), Francesca Nunzi (Settecamini – Roma), Veronica Pivetti (Roma), Edoardo Purgatori (Roma), Ruben Riggillo (Roma) e Fabrizio Rispo (Casa circondariale di Pozzuoli).
LIBRIAMOCI AD ALTA VOCE

Altra adesione ricca di contenuti è quella del festival Ad Alta Voce, di Coop Adriatica, che dal 26 al 31 ottobre propone uno speciale dedicato all’iniziativa: Libriamoci/Ad Alta Voce, una serie di incontri per gli studenti delle superiori con letture e accompagnamenti musicali nelle città di Cesena, Ravenna, Ancona, Bologna, Venezia e Mestre inclusi reading in luoghi inusuali come carceri, mense per i poveri, Cittadella della scienza. In veste di lettori parteciperanno, fra gli altri: Marco Balzano, Camilla Baresani, Anna Bonaiuto, Patrizia Cavalli, Alessandro D’Avenia, Nando dalla Chiesa, Giorgio Fontana, Marcello Fois, Fabio Genovesi, Enrico Ianniello, Nicola Lagioia, Marco Malvaldi, Marco Missiroli, Piergiorgio Odifreddi, Paola Senesi, Simona Vinci. I titoli degli incontri, inoltre, sono un programma nel programma, costituendo essi stessi degli inviti ai più giovani, degli slogan per affrontare il futuro: si va infatti da Inventare il futuro: breve guida per realizzare l’impossibile (26 ottobre, Cesena), a Sopravvivere al pessimismo: l’Italia nuova i nuovi italiani (27 ottobre, Ravenna), da La letteratura al tempo di Google (29 ottobre, Bologna) a Trapassati dal futuro, Ricettario per uomini liberi, La scienza di essere se stessi: incontri fra matematica e poesia (tutti il 29 ottobre a Bologna). Si lancia la sfida a Starci dentro: storie di cultura e integrazione (30 ottobre, Ancona), e si assiste allo spettacolo Ladro di rose (30 ottobre, Mestre), mentre l’attualità sale sul palcoscenico con i Viaggiatori: le migrazioni fra racconto e realtà (31 ottobre, Mestre e Venezia) per poi riflettere sulle diverse forme di espressione con Font: la scrittura fra segno e parola (31 ottobre, Venezia), su L’eterna bellezza (31 ottobre, Venezia), e chiudere con un ricordo della Grande Guerra nel concerto-spettacolo Mille papaveri rossi (31 ottobre, Mestre).
IL FLASH-MOB DANTESCO

Altra coinvolgente novità di questa seconda edizione, la giornata speciale di giovedì 29 ottobre: i versi di Dante risuoneranno in tutta Italia per celebrare il 750° anniversario dalla sua nascita. Nell’ambito di Libriamoci, il Centro per il libro e la lettura e il progetto Compita (Competenze dell’Italiano) del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca insieme all’ADI, Associazione Degli Italianisti, hanno lanciato il progetto Dante a mezzogiorno, invitando le scuole superiori e le università a organizzare – a mezzogiorno del 29 ottobre 2015 – un evento di letture ad alta voce di passi dall’opera dantesca o di riflessione sul sommo poeta. Promossa sul territorio nazionale anche da molte Università – tra cui le Università di Roma “Sapienza”, Torino, Milano IULM, Padova, Verona, Bologna, Firenze, Siena, Bari, Catania, Palermo – l’iniziativa sta raccogliendo molte adesioni e il calendario degli appuntamenti si arricchisce a vista d’occhio: l’Università “Sapienza” di Roma, ad esempio, ha organizzato un reading collettivo a mezzogiorno in punto, seguito dallo spettacolo di e con Monica Guerritore Dall’Inferno all’Infinito, e l’Università IULM di Milano ha in programma, insieme alle letture a mezzogiorno, un incontro con il dantista Marco Santagata. All’Università di Firenze, nell’Aula Magna del Rettorato, l’intera mattinata sarà dedicata a Dante con interventi, fra gli altri, di Eraldo Affinati e Maria Pace Ottieri e il flash-mob, incentrato sull’Inferno, negli Istituti Superiori di Prato ed Empoli. Fervono i preparativi anche nelle scuole: solo per citarne qualcuno, tra i flash-mob già ai blocchi di partenza, Tutto Dante per bambini alla scuola Primaria “Caduti per la Libertà” di Alessandria prevede, fra una lettura e l’altra, la costruzione di un “Giuoco Infernale” stile gioco dell’oca seguendo i castighi della Divina Commedia e inventandone di nuove per le marachelle quotidiane. Con lettori più cresciuti, il Liceo Classico “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria ha ideato un flash-mob itinerante e in costume sulla Divina Commedia, che partendo da diversi luoghi della scuola si snoda per la città fino a raggiungere, canto dopo canto, la cattedrale. A Montevarchi (Arezzo) nel frattempo, sempre il 29 ottobre, l’I.S.I.S. “Benedetto Varchi” ha organizzato letture della Commedia in varie lingue, insieme alla proiezione di filmati a cura degli studenti e letture scelte. E ancora: il Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Muro Lucano (Potenza) fa evadere Dante dalla scuola e lo porta in piazza, per una maratona di letture tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Insieme ai flash-mob sincronizzati per mezzogiorno, sono in programma convegni, letture, recite e approfondimenti nelle scuole di tutta Italia, fra le quali: Bergamo (ISIS “Giulio Natta”), Mestre (Liceo “U. Morin”), Rovigo (Liceo “P. Paleocapa”), Venezia (Liceo “M. Foscarini”), Prato (I.T.S. “T. Buzzi”), Empoli (I.I.S. “Ferraris – Brunelleschi”), Roma (Liceo “B. Russell”), Napoli (Liceo “E. Pimentel), Foggia (Liceo “G. Marconi”, Liceo “C. Poerio”, Scuola media “Murialdo”, Liceo “don L. Milani” di Acquaviva delle Fonti), Acireale (Liceo “Archimede”). Questi sono solo alcuni esempi: molto altro è ancora in preparazione.
IL CONCORSO LETTERARIO DEL CENTRO ASTALLI: LA SCRITTURA NON VA IN ESILIO

Fra le novità di questa seconda edizione di Libriamoci, è particolarmente significativa per i temi affrontati l’adesione del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, che da oltre trent’anni aiuta chi arriva in Italia in fuga da guerre e violenze e da più di dieci anni propone a migliaia a migliaia di studenti italiani di oltre 100 istituti delle scuole secondarie superiori di 15 città italiane, con il patrocinio dell’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i Rifugiati, progetti didattici e di promozione della lettura sul diritto d’asilo e i rifugiati in Italia. Nell’ambito di questo impegno, il 29 ottobre dalle ore 10.30 alle 12.00 presso l’Auditorium del Massimo a Roma (Zona Eur) è in programma l’incontro con i 1.000 studenti che hanno partecipato al concorso letterario La scrittura non va in esilio e la premiazione dei primi 10 classificati, che riceveranno valigie di libri sul tema dell’asilo, dell’immigrazione, delle guerre nel mondo e dell’intercultura. Nella giuria del concorso, tra gli altri, vi sono Carlotta Sami e la scrittrice Melania Mazzucco e il giornalista Giovanni Anversa che presenterà l’evento. I racconti pervenuti alla Fondazione Astalli sono la prova che, tra le nuove generazioni c’è ancora terreno fertile per una società diversa, per una cultura dell’accoglienza e del rispetto reciproco.
BOOKSOUND INCONTRA LIBRIAMOCI

Fra le adesioni più entusiaste, quest’anno si segnala BookSound, l’iniziativa Marcos y Marcos, LaAV, Letteratura rinnovabile, Nausika e Libreria Leggere che si propone proprio di incoraggiare la lettura a voce alta nelle scuole. Una comunione d’intenti che si è concretizzata in BookSound incontra Libriamoci: tra il 26 e il 31 ottobre letture speciali nelle scuole di Brescia, Campi Bisenzio (Firenze), Cecina (Livorno), Milano, Monza, Pietrasanta (Lucca) e Sesto Fiorentino (Firenze). Ecco il programma: Fulmine di Lello Gurrado sarà letto da Shasa Mari, Federico Rossi, Francesco Ghelli, tre giovanissimi lettori BookSound, e raccontato dall’autore al Liceo “Annibale Calini” di Brescia e al Liceo “Donatelli-Pascal” di Milano, mentre Daniela Bertini lo leggerà al Liceo “Agnoletto” di Campi Bisenzio (Firenze). La grande battaglia musicale di Carlo Boccadoro risuonerà con la voce di Cladia Bellana nell’Istituto Comprensivo di Pietrasanta (Lucca). Inutile tentare imprigionare sogni di Cristiano Cavina letto da Antonella Bavetta accenderà i ragazzi del istituto tecnico “Mosè Bianchi” di Monza. La commedia umana di William Saroyan sarà portato da Filippo Nicosia (ideatore della libreria itinerante “Pianissimo”) nel Liceo “A. M. E. Agnoletti” di Sesto fiorentino. Alla grande di Cristiano Cavina grazie a Cristina D’Amato e Elena Pelamatti sarà ascoltato dai ragazzi della scuola media “Galileo Galilei” di Cecina (Livorno).
IL COINVOLGIMENTO DEI TEATRI

A grande richiesta degli studenti, affascinati, nella prima edizione dell’iniziativa, dalle interpretazioni degli attori, quest’anno Libriamoci ha esteso a tutti i Teatri d’Italia l’invito a partecipare, chiedendo agli attori di andare a leggere nelle scuole delle città in cui sono impegnati. Fra le prime adesioni, Il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, che in occasione delle rappresentazioni al Piccolo Teatro Strehler dello spettacolo Odyssey da Omero (di Simone Armitage, con la regia di Robert Wilson), organizzerà la lettura in greco antico di alcuni passi dall’Odissea con attori del Teatro Nazionale di Atene presso il liceo Virgilio di Milano e, nella stessa settimana, la lettura di alcune pagine di Carlo Goldoni, con gli attori dello spettacolo Le donne gelose, del medesimo autore (messo in scena da Giorgio Sangati e prodotto dal Piccolo Teatro). Sempre a Milano, il Teatro Elfo Puccini aderisce con un reading (il 29 ottobre alle ore 9) dell’attrice Elena Russo Arman, che alla scuola secondaria di primo grado “Ascoli” recita un brano da Palomar di Italo Calvino. Cambiando regione, il Teatro Bambam di Verona presso la Casa Circondariale allestirà (il 29 ottobre) una doppia replica della lettura animata Il libro di tutte le cose con l’attore Lorenzo Bassotto e il musicista Pierre Todorovitch. Hanno aderito anche il Teatro Kismet di Bari, il Teatro della Maruca di Crotone e il Teatro Stabile del Veneto.
DA LIBRIAMOCI A SCRIVIAMOCI

Nello spirito più autentico della lettura, che sempre riserva sorprese e nuove avventure, Libriamoci propone ai giovani lettori il progetto Da Libriamoci a Scriviamoci, promosso dal Centro per il libro e la lettura in collaborazione con la SIAE, organizzato in quattro tappe che collegheranno Libriamoci alla campagna nazionale Il Maggio dei libri: la prima, Libriamoci, con l’obiettivo di reclutare ambasciatori della lettura che invadano pacificamente ma con passione le scuole di ogni ordine e grado testimoniando il valore dell’esperienza umana, di conoscenza e condivisione dei valori che accompagna la lettura. La seconda, l’interazione con il sito/blog Libriamociascuola.it, da arricchire con nuove funzionalità, contenuti e collaboratori, mettendo anche in comunicazione l’attività del portale con i social media. Terza tappa: i premi per le scuole e per gli studenti, pensati per dare concretezza e spessore (di contenuti e di pagine) alle tante occasioni di lettura nelle scuole di tutta Italia e collegare la rete delle scuole partecipanti attraverso il concorso Vinci il tuo scaffale. Il premio? Venticinque scaffali di libri per ogni ordine scolastico per un totale di cento scaffali. Quarta e ultima tappa, le azioni per gli insegnanti, ovvero la continuazione del percorso di sensibilizzazione sul tema specifico dell’educazione alla lettura già iniziato in autunno.

In un’ottica di condivisione e coinvolgimento a 360 gradi del mondo scolastico, le Associazioni culturali hanno dato vita a un coordinamento nazionale appositamente costituitosi per supportare Libriamoci e hanno organizzato in tutta Italia 20 corsi di educazione alla lettura, da ottobre a dicembre, realizzati da esperti e rivolti agli insegnanti, per fornire spunti e strumenti innovativi utili a conquistare l’attenzione e la passione dei ragazzi che ancora non hanno scoperto il potere magico dei libri. Il programma completo è scaricabile dal sito/blog www.libriamociascuola.it

Pronti i primi bandi finanziati con i fondi Ue: si parte da wi-fi e ambienti digitali

da Il Sole 24 Ore

Pronti i primi bandi finanziati con i fondi Ue: si parte da wi-fi e ambienti digitali

di Claudio Tucci

Il Pon Istruzione 2014-2020 vale poco più di tre miliardi di euro. I primi bandi sono usciti in questi giorni, e riguardano il potenziamento del wi-fi a scuola (40 milioni) e degli ambienti digitali per l’apprendimento (140 milioni). Gli obiettivi della nuova programmazione di fondi Ue (Fse e Fesr), elencati venerdì al Miur, dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, sono piuttosto ambiziosi: queste risorse, ha detto la titolare di Viale Trastevere, dovranno servire a recuperare, almeno in parte, il tasso di abbandono scolastico (oggi veleggia intorno al 15%, con punte del 25-30% al Sud) e a rafforzare le competenze dei ragazzi, quelle specialistiche (lingue, informatica e materie scientifiche) e quelle trasversali (alternanza con il lavoro), dove anche qui gli studenti italiani scontano diversi ritardi.

Il nuovo Pon 2014-2020
Il nuovo Pon 2014-2020, per la prima volta, riguarderà tutte le regioni italiane (non più quindi solo quelle Convergenza), anche se la ripartizione dei 3 miliardi terrà conto delle difficoltà del meridione. Oltre 2 miliardi andranno alle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), 193 milioni alle regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), 714 milioni alle regioni più sviluppate (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Val D’Aosta e Veneto, Provincia Autonoma di Bolzano e Provincia Autonoma di Trento).

I soggetti coinvolti
Lo stanziamento previsto (1 miliardo in più rispetto al Pon precedente) consentirà di coinvolgere circa 3 milioni di studenti, 200mila adulti, 250mila fra docenti e membri del personale della scuola e quasi 9.000 istituti scolastici. Circa 2,2 miliardi sono finanziati dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e potranno essere utilizzati per lo sviluppo delle competenze chiave e delle competenze trasversali degli alunni, il potenziamento delle competenze dei docenti e del personale della scuola, l’integrazione degli studenti, l’alternanza scuola-lavoro, l’istruzione degli adulti, l’internazionalizzazione delle scuole.

La parte restante dello stanziamento (circa 800 milioni) è finanziata dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR) e servirà per intervenire sull’edilizia scolastica, sul potenziamento degli ambienti digitali e dei laboratori professionalizzanti, per favorire l’innovazione.

Gli obiettivi attesi
Il ministro dell’Istruzione ha poi aggiunto che, sommando i 3 miliardi del nuovo Pon, ai 16 miliardi previsti, sempre nello stesso arco temporale 2014-2020, dalla riforma della scuola (legge 107), per il settore Istruzione, in questi setti anni, saranno a disposizione, complessivamente, 19 miliardi di euro. Il precedente Pon, 2007-2013, valeva circa 2 miliardi, e a oggi sono stati spesi oltre il 95% delle risorse (si arriverà al 100% entro dicembre, sottolineano dirigenti del Miur – la rendicontazione dei fondi comunitari può avvenire entro i due anni successivi alla fine del periodo di riferimento delle risorse). Cosa si aspetta il governo da questo nuovo Pon 2014-2020? “Risultati sempre più positivi in termini di apertura delle scuole nel pomeriggio e al territorio, e una maggiore attenzione agli studenti con difficoltà negli apprendimenti”, ha risposto il ministro, Giannini. Il Miur prova anche a rilanciare un piano scuola digitale: tra fondi Buona Scuola e nuove risorse del Pon si mette sul piatto 1 miliardo di euro per implementare servizi e didattica tecnologica nelle scuole.

Il giorno dei prof in piazza con gli studenti (e i bidelli)

da Corriere della sera

Il giorno dei prof in piazza con gli studenti (e i bidelli)

Il «protesta day» è solo l’inizio

Claudia Voltattorni

Il «protesta day» è solo l’inizio. Perché le centinaia di insegnanti, studenti, bidelli e famiglie scesi ieri in piazza da Roma a Firenze, da Napoli a Milano (nella foto a destra) per protestare contro la Buona Scuola insieme con Cgil, Cisl, Uil, Snals Confsal, Gilda e Cobas non si fermano. Anzi, promettono: «Siamo solo all’inizio». I Cobas hanno già fissato per il 13 novembre uno sciopero generale. Ma gli altri cinque sindacati, da mesi uniti contro la riforma renziana, non escludono di arrivare alla stessa protesta che il 5 maggio bloccò tutte le scuole d’Italia e portò in piazza 600 mila insegnanti.
«La legge 107 va cambiata radicalmente» spiega Domenico Pantaleo della Cgil Scuola. «Ci sono situazioni di grave autoritarismo tra i presidi, mancano insegnanti di sostegno e quelli della fase C verranno messi a fare i supplenti, mancano bidelli, le segreterie sono oberate: dov’è la buona Scuola? C’è un evidente fallimento della 107». Ormai, dice Pino Turi della Uil, «siamo alla Scuola faidate». In più, ricordano i prof, «il contratto è fermo da 6 anni». Annamaria Furlan, segretario generale Cisl, invita «il governo a rinnovarlo per ridare dignità al lavoro nella Scuola». Risponde il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi: «Crediamo nel corpo insegnanti tanto da averne assunti 100 mila e stiamo investendo 200 milioni per il merito. I sindacati dimenticano i 381 milioni per l’aggiornamento: i 500 euro». A proposito di questi soldi, la Uil propone: «La quota dei sindacalisti vada ai docenti esclusi».

Scuola, manifestazioni in tutta Italia. «Contratti e stipendi da rivedere»

da Corriere della sera

Scuola, manifestazioni in tutta Italia. «Contratti e stipendi da rivedere»

Alla protesta contro la legge di riforma della scuola, si associa il dissenso per le risorse stanziate per compensare il blocco degli stipendi: esigue, dicono i sindacati. Che sono pronti a organizzare un nuovo sciopero generale come quello del 5 maggio scorso

Valentina Santarpia

Manifestazioni in tutta Italia oggi contro la riforma della scuola. I sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Fgu Gilda Unams hanno indetto manifestazioni locali che puntano a tenere alta l’attenzione sulla protesta contro la legge 107, la riforma della scuola varata dal governo Renzi, e sul rinnovo del contratto, scaduto da sette anni. Cortei in molte città: a Roma da piazza della Repubblica a piazza Santi Apostoli; a Napoli corteo verso la prefettura in piazza del Plebiscito animato con ogni forma di strumento a percussione, anche improvvisato; un incontro pubblico con i cittadini a Trieste; a Venezia, in Campo S.Geremia, festa con informazione, musica, pane e salame; un corteo con lo slogan «…sbrogliamo la matassa» si snoderà per le vie di Ancona; in Umbria volantinaggio in occasione di Eurochocolate 2015; volantinaggio pure in tutte le scuole del Molise; fiaccolata, corteo e concerto finale a Bari; doppio appuntamento in Sicilia: a Palermo, davanti al teatro Massimo, è previsto un gazebo e un palco dove si alterneranno interventi di sindacalisti e musica dal vivo; analoga staffetta a Catania, in piazza Vincenzo Bellini.

Il dissenso: «Pronti allo sciopero»

L’obiettivo delle manifestazioni, che vengono a pochi giorni dal sit-in organizzato dagli Ata (collaboratori tecnico-amministrativi) e dall’assemblea dei dirigenti, è quello di «lanciare unitariamente al governo un messaggio molto chiaro – si legge nel comunicato ufficiale- Dare più valore al lavoro della scuola è un’assoluta priorità», come si legge nel comunicato. E’ lo stesso principio che da mesi sta muovendo le sigle sindacali, che si sono schierate compatte – a partire dallo sciopero del 5 maggio scorso – contro una legge considerata inadatta a soddisfare i veri bisogni della scuola: secondo i sindacati, la 107 non valorizza le professionalità della scuola, ha assunto migliaia di docenti ma lasciato fuori migliaia di altri meritevoli di essere stabilizzati, ha dato troppi poteri al preside e poca importanza ai collaboratori tecnico-amministrativi. «Una legge che sta solo creando grande subbuglio nelle scuole», rileva Mimmo Pantaleo, segretario generale della Cgil scuola, che ritiene che anche i tavoli di lavoro al ministero, istituiti per dare forma alle deleghe e ai decreti attuativi, siano inutili sfilate di argomenti: «Parliamo, ma non prendono in considerazione le nostre opposizioni». «Non si capisce – incalza Francesco Scrima, Cisl – come faccia la ministra Giannini a dire che nella scuola tutto va per il meglio, con un avvio d’anno segnato come non mai da difficoltà e disfunzioni di vario genere». Nel mirino anche le modalità di assunzioni dei precari: la Uil Napoli, per ironizzare, ha lanciato un «gratta e vinci» sulla fase B del piano di immissioni in ruolo. Lungi dall’essersi placato, il dissenso dunque continua: e potrebbe presto prendere forma in un nuovo maxi sciopero generale. Per ora a proclamarlo sono già stati i Cobas, per il 13 novembre, ed è possibile che anche gli altri sindacati si associno.

L’incognita della legge di stabilità

Soprattutto se dovessero essere confermate le indiscrezioni sui nuovi tagli in arrivo al mondo della scuola (325 milioni) nella prossima legge di Stabilità. A pesare è anche la cifra che, sempre nella manovra finanziaria, viene stabilita dal governo per recuperare in parte il blocco degli stipendi: 300 milioni, ritenuti, inadeguati a compensare un gap, quello degli stipendi degli insegnanti italiani rispetto a quelli europei, che sta raggiungendo vette imbarazzanti, come dimostra l’ultimo rapporto Eurydice. Lo sti­pen­dio ita­liano è com­preso tra i 23.048 euro lordi nella scuola prima­ria e dell’infanzia ai 38.902 euro della secon­da­ria di secondo grado. In Spa­gna un inse­gnante rag­giunge un red­dito di 46.513 euro, in Fran­cia 47.185 euro, in Ger­ma­nia anche 70mila euro. «Il Governo non faccia orecchie da mercante. Rinnovi il contratto per ridare la giusta dignità al lavoro nella scuola», ha scritto nel suo profilo twitter la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan.

Pec, protocollo informatico ed albo pretorio nelle scuole

da La Tecnica della Scuola

Pec, protocollo informatico ed albo pretorio nelle scuole

Con le norme sull’amministrazione digitale e la sostituzione dei documenti cartacei in documenti digitali le scuole dovrebbero adeguarsi, in quanto Pubbliche Amministrazioni, alle procedure previste dal codice dell’amministrazione digitale D.lgs. n. 82/2005 e successive modificazioni ed integrazioni, in vigore dal 1° gennaio 2006.

Ma in questi 10 anni si sono adeguate?

Sembrerebbe che la maggior parte delle scuole rediga ancora atti e documenti in formato cartaceo per quasi la totalità dei procedimenti amministrativi interni ed esterni alla scuola.

Senza addentrarci troppo nel complesso ed insidioso mondo della norma amministrativa, pensiamo alla semplicissima fruizione dei permessi da parte del personale scolastico, oppure agli atti e procedimenti del contenzioso.

Nella gestione di questi procedimenti, visto che possono essere oggetto di vertenza legale, l’Amministrazione scolastica che omette in toto o in parte di adeguarsi alla norma sulla digitalizzazione e/o trasmissione di atti e documenti, potrebbe addentrarsi su danteschi sentieri.

Infatti, gli atti redatti, e/o trasmessi dalla Pubblica Amministrazione non conformi alla normativa vigente in materia di amministrazione digitale, possono facilmente essere annullati dall’autorità giudiziaria per gravi vizi di forma e procedurali, con l’unico risultato di far scaturire altresì l’insorgenza di responsabilità dirigenziale e disciplinare in capo al responsabile del procedimento amministrativo, nel caso di specie, in capo al dirigente scolastico.

Per quanto attiene alla Pec – posta elettronica certificata, il D.L. n. 185 del 29/11/2008, ne ha reso obbligatorio l’uso da parte delle pubbliche amministrazioni, che hanno l’onere di dotarsi di casella Pec e utilizzarla per tutte le comunicazioni amministrative, avendo la medesima valenza legale di una raccomandata A.R.

Anche in questo caso, pare che nella maggior parte delle scuole, quest’utilissimo strumento di comunicazione viene usato (alla meno peggio) in modo molto sporadico ed occasionale.

Solo negli ultimi due anni scolastici, e solo ad inizio anno scolastico, sembrerebbe si stia assistendo ad un flebile ma pedestre utilizzo della Pec da parte delle scuole per la richiesta di disponibilità ad accettare le supplenze, rivolta agli aspiranti docenti ed Ata.

Ricordiamo che la gestione della Pec per la pubblica amministrazione non è proprio come una casella e-mail tradizionale, infatti, ad ogni Pec ricevuta, la scuola avrebbe l’obbligo, “intanto di leggerla” e poi dovrebbe rilasciare una ricevuta di protocollo informatico (che consiste in un file pdf generato automaticamente e recante l’indicazione del numero di protocollo e della data, il nome della scuola, l’oggetto, la mail del mittente ed il nome dell’operatore di protocollo della scuola) cosa del tutto sconosciuta a buona parte degli uffici amministrativi scolastici, ormai quasi deserti, grazie ai continui tagli di personale che aumentano anno dopo anno.

Infatti, al di là del periodo suddetto per le convocazione dei supplenti, dove comunque le scuole non rilasciano nessun protocollo informatico ai supplenti che rispondo alle richieste di disponibilità o scrivono per avere chiarimenti; parrebbe addirittura che le Pec non vengano neppure lette dal personale di segreteria, altro che ricevuta di protocollo informatico.

Sembra invece, che nelle segreterie, con buona pace del legislatore, è ancora in voga l’uso del fax, nonostante sia stato abolito da due anni a questa parte con la legge n.. 98/2013; una situazione insomma, che qualcuno non esiterebbe a definire “fantozziana”.

Dulcis in fundo, l’albo pretorio, che dal 1° gennaio 2011 con la legge n. 69/2009, deve essere pubblicato sul sito internet della scuola.

Premesso che ad oggi esistono ancora scuole che non possiedono un sito internet, parrebbe che le poche che hanno creato lo spazio web per l’albo pretorio sul proprio sito, pubblichino solo documenti a libero piacimento del dirigente scolastico o del personale amministrativo, senza rispettare la norma prescrittiva che detta alla lettera i documenti e gli atti da rendere noti.

Per fare solo un esempio, dalle cronache degli ultimi anni sembra sia emerso che, tra i tanti, uno degli atti di cui spesso viene omessa la pubblicazione all’albo pretorio on-line, sia proprio il contratto di lavoro dei supplenti.

Nonostante la norma preveda la pubblicazione all’albo di tutti i contratti di lavoro per almeno quindici giorni successivi alla stipula, ci si chiede il perché di questa comune e diffusa predilezione.

Insegnanti meritevoli: un premio troppo soggettivo e quindi pericoloso

da La Tecnica della Scuola

Insegnanti meritevoli: un premio troppo soggettivo e quindi pericoloso

Valutare la qualità di un insegnante è proprio così semplice? E non è forse anche troppo semplice il metodo scelto dalla “Buona scuola” che si fonda su elementi molto soggettivi, con il rischio di ottenere risultati diversi da quelli sperati?

La Voce.info entra con una analisi puntuale su questo tema delicato e nello stesso controverso perché se per un verso sarebbe opportuno valutare i docenti, dall’altro ne esamina i rischi, almeno quelli sottesi al metodo scelto da questa amministrazione politica.   Sembrerebbe infatti iniziativa lodevole quella di corrispondere un bonus ai docenti più meritevoli, poiché nel settore pubblico è di cruciale importanza distinguere tra lavoratori che svolgono con impegno il proprio lavoro e lavoratori che sfruttano la “posizione protetta” per fare poco. Ma il metodo scelto, puntualizza La Voce, per individuare “il merito” rischia di creare più danni che benefici.

Bisogna innanzitutto chiarire che riuscire a premiare i meritevoli non è affatto facile. L’insegnamento è un’attività complessa di cui non è agevole misurare né il contributo fornito dai docenti (tempo dedicato a preparare le lezioni e a correggere i compiti, la disponibilità verso gli studenti e altro ancora) né l’effetto prodotto sulla preparazione degli studenti. Quest’ultima dipende dalla qualità dell’insegnamento, ma anche da molti altri fattori quali impegno, abilità, ambiente familiare, condizioni sociali. Inoltre, la preparazione degli studenti può essere misurata in diversi modi, attraverso la valutazione dei docenti, con il ricorso a test standardizzati, facendo riferimento al successo nelle successive fasi formative oppure sul mercato del lavoro.

Tutti questi aspetti rendono ardua l’impresa di distinguere un insegnante meritevole da uno che lo è di meno.

Trattandosi di un’impresa importante alcune nazioni straniere hanno legato la retribuzione dei docenti a qualche misura ben specificata di performance, ad esempio i risultati ottenuti dagli studenti in test standardizzati, come negli Stati Uniti. Tuttavia, specifica la Voce, si tratta di meccanismi imperfetti che, come molti studi denunciano, possono indurre i docenti a “insegnare per il test” e a trascurare altre importanti attività formative. Si tratta di sistemi che possono creare benefici, ma anche costi e per capire se è il caso di utilizzarli bisogna ponderare diversi aspetti. In ogni caso, hanno però il vantaggio di basarsi su criteri oggettivi che non lasciano spazio all’arbitrarietà e permettono scelte chiare.

Al contrario, il sistema introdotto in Italia è fondato su elementi fortemente soggettivi. Il bonus verrà, infatti, corrisposto in base ai criteri individuati da un comitato di valutazione istituito presso ogni scuola. Tra quelli da utilizzare per la valutazione, la legge menziona la qualità dell’insegnamento, il successo formativo e scolastico degli studenti, le innovazioni didattiche e le responsabilità assunte. Trattandosi di una pluralità di fattori, è evidente che si delega al comitato di valutazione la scelta di cosa debba intendersi per “merito”. Ne segue che pesando in maniera diversa i fattori menzionati nella legge è possibile favorire alcuni a discapito di altri.

La composizione del comitato di valutazione (imposta in sede di dibattito parlamentare) peggiora ulteriormente, chiarisce La Voce, la situazione. Il comitato è presieduto dal dirigente scolastico ed è composto da tre docenti, un componente esterno, due rappresentanti dei genitori (scuola dell’infanzia e primaria) oppure un rappresentante dei genitori e un rappresentante degli studenti (scuola secondaria).

Il fatto che i docenti siano valutati da colleghi non aiuta a creare un clima di serenità e imparzialità, perchè  c’è il rischio che ciascun docente cerchi di influenzare le decisioni del comitato con comportamenti non certo utili al buon funzionamento della scuola o che comunque ciascuno si senta condizionato dal timore di ripicche e ritorsioni. La presenza di rappresentanti degli studenti e dei genitori non pone problemi meno gravi poiché si tratta di soggetti che solitamente non dispongono di sufficienti competenze e che potrebbero voler premiare insegnanti non troppo esigenti e disposti a dare buoni voti anche a studenti non particolarmente meritevoli.

Vi è quindi il rischio di esiti molto negativi, come quelli sperimentati in Portogallo, dove nel 2006-07 è stato adottato un sistema simile al nostro. Secondo uno studio portoghese infatti questo sistema ha portato addirittura a un peggioramento della performance degli studenti agli esami esterni e a una “inflazione” dei voti assegnati dai docenti.

Si tratta di risultati non sorprendenti. È vero che le valutazioni soggettive vengono utilizzate nelle imprese private, ma lì a valutare è spesso l’imprenditore stesso (o una persona da lui delegata) che in caso di scelte sbagliate paga direttamente un costo. Nel settore pubblico l’uso di questi metodi è molto più problematico poiché spesso non ci sono sistemi efficaci per imporre un costo a chi effettua valutazioni non dettate dall’interesse comune, ma ispirate da convenienze e preferenze personali.

Se dunque anche La Voce.it, testata che si è sempre distinta per l’oggettività delle analisi, marchia a fuoco questo sistema di valutazione voluto dal governo Renzi, significa proprio che chi dirige la scuola italiana, e l’istruzione italiana, ha qualche elemento di confusione fra le proprie carte (poco sudate certamente) oppure si è lasciato afferrare dalla foga riformatrice senza capire bene gli abissi che certe scelte possono aprire.

La tecnologia contro la dispersione

da La Tecnica della Scuola

La tecnologia contro la dispersione

Con l’uso quotidiano in classe di pc, portatili o altri mezzi tecnologici si registrano meno abbandoni, meno assenze e risultati scolastici migliori. Sarebbe questo il risultato di una ricerca sull’impatto della tecnologia della didattica presentata dall’Indire a Firenze in occasione del Primo Forum sulla Scuola del Futuro.

Si tratta di un’indagine limitata (sono stati analizzati 9 Licei, 8 Istituti tecnici e 2 Istituti professionali, per un totale di 14.152 studenti, con una media di circa 22 studenti per classe, e 1.273 docenti) che non permette di generalizzare i dati rilevati, ma dalla quale emergono – pubblica La Stampa- alcune evidenze interessanti che sostengono gli sforzi di innovazione avviati.

Le scuole coinvolte in tutta Italia hanno un numero di dotazioni tecnologiche pari o superiore all’80% degli studenti e fanno un uso didattico quotidiano di computer portatili o altri device mobili. I device acquistati sono per lo più tablet e netbook e vengono utilizzati generalmente in tutte le discipline e per oltre il 50% delle ore di didattica.

Rispetto alla dispersione scolastica, i tassi di abbandono nelle scuole oggetto di indagine si attestano tra lo 0% e l’8% e quasi tutti gli istituti considerati (tranne tre casi) presentano complessivamente valori inferiori rispetto alle province di appartenenza. Un dato, sottolinea l’articolo della Stampa, nettamente al di sotto della media italiana e di quella europea (17,6% Ue e 12,7% in Italia nel 2012) e dell’obiettivo fissato per il 2020 del 15-16% italiano o del 10% europeo.

Anche il tasso di assenza degli studenti in queste scuole è inferiore al tasso medio delle province di riferimento e mediamente anche gli insegnanti di queste scuole hanno una percentuale di coinvolgimento nella formazione molto più alto (quasi il doppio rispetto a quella delle scuole delle province di appartenenza).

Un altro aspetto interessante riguarda i risultati degli studenti in italiano e matematica

Dal no alla legge 107 ad un contratto del pubblico impiego finanziato dalla scuola

da La Tecnica della Scuola

Dal no alla legge 107 ad un contratto del pubblico impiego finanziato dalla scuola

Il mezzo (o totale, a seconda dei punti di vista) fallimento delle manifestazioni svoltesi ieri in diverse città italiane per iniziativa dei sindacati del comparto (i Cobas erano presenti soprattutto a Roma e in Sardegna) offre qualche elemento di riflessione.
La prima domanda è: ma come mai il mondo della scuola, che aveva partecipato in massa allo sciopero del 5 maggio, ha quasi disertato le manifestazioni del 24 ottobre?
La risposta non è semplice ma forse può essere utile tornare all’autunno del 2008 quando allo storico sciopero del 30 ottobre seguì un lungo periodo di stasi sindacale.
Il fatto è, secondo noi, che in entrambi i casi l’unità sindacale sulla quale si fondavano gli scioperi era più formale che sostanziale. Nell’autunno 2008 era talmente poco solida che addirittura il giorno dopo (e non 3 o 4 mesi dopo) gli stessi sindacati firmarono un accordo quadro separato (non aveva aderito la Cgil).
A maggio i sindacati del comparto sono stati sì uniti ma solo per evitare di lasciare nelle mani dei sindacati di base l’iniziativa della protesta contro la legge 107: non dimentichiamo che – pur di evitare di lasciare tutto in mano al sindacalismo alternativo i confederali hanno accettato persino di proclamare lo sciopero in una data già individuata dai Cobas e furono persino costretti a “digerire” il fatto di scioperare nello stesso giorno in cui i Cobas protestavano contro i test Invalsi.
D’altra parte che non ci sia reale unità di intenti fra i 5 sindacati del comparto è dimostrato anche da un altro elemento: per evitare di “spaccarsi” i 5 stanno modificando (e non poco) la propria piattaforma che si sta allargando all’intero pubbico impiego.
Evitando però di dire a docenti e Ata che un eventuale contratto del pubblico impiego sarà finanziato in larga misura con i risparmi derivanti dal piano di assunzioni (a causa del rinvio a dicembre della fase C e di un numero di assunzioni inferiore al tetto di 55mila posti previsto dalla legge 107 il risparmio sarà di circa 700 milioni di euro).
D’altronde non è un caso che proprio su quest’ultimo punto i sindacati del comparto si siano chiusi in un rigoroso silenzio, pensando forse di attribuirsi il merito di essere riusciti a strappare altri soldi al Governo per il rinnovo dei contratti.

Organico potenziato: i nodi arrivano al pettine

da La Tecnica della Scuola

Organico potenziato: i nodi arrivano al pettine

Pochi giorni fa avevamo scritto che – sulla base dei primi dati provenienti dai diversi Usr – l’organico potenziato si stava configurando in modo un po’ diverso da come le scuole lo avevano immaginato.
Le nostre anticipazioni non erano piaciute a diversi lettori che – in particolare – ci avevano fatto osservare che non sarebbe vero che fra i posti dell’organico potenziato quelli di matematica di scuola media sono pochi o addirittura inesistenti.
In realtà le tabelle che gli Usr stanno pubblicando confermano in modo chiaro le nostre anticipazioni che ora riassumiamo.
I posti di scuola primaria sono parecchi, d’altronde non era difficile prevederlo dal momento che già la legge assegna alla primaria un bel contingente di cattedre (18mila su poco meno di 49mila). A conti fatti ad ogni comprensivo o circolo didattico potrebbero toccare 3-4 posti (ma c’è sempre il dubbio che nelle province del nord un buon 20% di posti potrebbe restare vuoto a causa dell’esaurimento delle graduatorie).
Per quanto riguarda la secondaria di primo grado è ormai evidente che le 7.200 cattedre disponibili saranno soprattutto quelle di educazione fisica, educazione artistica e musica (ovviamente è anche possibile che in alcune regioni questa tendenza non sia così precisa e stringente).  Ciò significa che in ben pochi casi le richieste delle scuole potranno essere soddisfatte.  D’altra parte è anche vero che soddisfare richieste di posti relativi a geaduatorie esuarite o con pochi aspiranti appare del tutto impossibile.
Più articolata la situazione della secondaria di secondo grado dove la distriibuzione dei posti sembra essere più variegata rispetto alla secondaria di primo grado, se non altro per il fatto che i posti di questo ordine di scuola rappresentano una fetta consistente dell’intero organico potenziato (quasi il 50%).

 

Solo lo Snals difende il bonus

da La Tecnica della Scuola

Solo lo Snals difende il bonus

Il sindacato autonomo Snals boccia senza riserve la proposta di boicottare il bonus di 500 Euro del governo Renzi destinato all’aggiornamento.

“Boicottare? Non se ne parla – dice lo Snals- non inviteremo mai gli insegnanti ad autoespropriare una parte del proprio stipendio per finanziare corsi di aggiornamento che devono essere organizzati e coperti economicamente dal Ministero”.

Secondo Il Gazzettino di Mantova ci sarebbe una evidente scollatura  tra Cgil e Snals e una differenza di base nella ragione che spinge a contestare la riforma. Non a caso, Snals e Cgil hanno indetto assemblee distinte nelle scorse settimane per fare il punto con il personale sulla riforma.

Ma se questa distinzione (la Flc ha organizzato le assemblee assieme a Cisl e Uil) è in parte legata anche a vicende locali (una querelle sull’elezione delle rsu in una scuola di provincia) e sulla natura autonoma (appunto) dello Snals, su questa vicenda del bonus per gli insegnanti emergono dei distinguo più profondi.

Lo Snals registra “con soddisfazione il fatto che i bonus siano già un dato concreto per i docenti. E giudichiamo positiva l’iniziativa, perché finalmente usciamo dalla visione impiegatizia dell’insegnante. È giusto considerare un docente che va a teatro, che compra libri, che partecipa a Festivaletteratura e al Festival della filosofia, come un professionista che aggiorna e amplia le proprie conoscenze”.

La Flc invece attacca il bonus su due fronti: la mancata estensione del beneficio a precari e personale non docente e il carattere individuale (“individualista” è l’accusa lanciata alla novità e alla riforma della Buona scuola dal segretario provinciale) dei meccanismi di erogazione del bonus.

Le scuole paritarie cattoliche sempre più in crisi

da La Tecnica della Scuola

Le scuole paritarie cattoliche sempre più in crisi

Lo scrive Il Fatto Quotidiano, secondo il quale le scuole paritarie cattoliche chiudono e i docenti rimangono senza classi. La causa sarebbe la crisi economica che in un anno avrebbe falcidiato 5mila professori, mentre 72 delle 8.691 scuole registrate sono state cancellate.

A lanciare l’allarme per questa emorragia dovuta alla crisi economica è il Centro studi per la scuola cattolica della Conferenza episcopale italiana che ha presentato la XVII edizione del rapporto che fotografa la situazione delle istituzioni paritarie che garantiscono l’istruzione a chi sceglie questo modello.

I dati negativi con i quali hanno dovuto fare i conti le associazioni che aderiscono al Cssc diretto da Sergio Cicatelli, hanno fatto suonare il campanello d’allarme ai gestori delle scuole cattoliche che continuano a comporre la maggioranza delle paritarie (63,8%).

Lo scorso anno a settembre, scrive Il Fatto, erano entrati in classe 12.556 alunni in più. A perdere ragazzi sono soprattutto l’infanzia (- 3.121), la primaria (- 3.660) ma anche la secondaria di primo grado e le superiori dove appare il segno meno davanti al numero degli alunni: – 2.846 alle medie e – 2.929 alla secondaria di secondo grado.

“Siamo di fronte al proseguimento di un declino iniziato da anni. La crisi economica avrebbe reso sempre più difficile per le famiglie affrontare le spese per mandare i figli nelle nostre scuole.

Da quando non è stato più indicizzato il contributo statale fissato dalla Legge 62/200 la situazione è peggiorata. Abbiamo bisogno della ripresa di capacità di offrire un servizio sempre più adeguato ma anche di avere un sostegno economico. La detrazione prevista dal governo è una misura irrisoria che non risolve nulla. Di fatto consta di 76 euro che non sono certo sufficienti a convincere alcuna persona ad iscriversi ad una scuola paritaria. E’ una misura assolutamente inadeguata. Dobbiamo tornare ai livelli di finanziamento della Legge 62: da 500 milioni l’anno dopo più di un decennio siamo scesi a 470 milioni”.

Nel frattempo le scuole, scrive Il Fatto, che riescono a mantenersi e a non chiudere perdono sezioni: nel 2015 sono diminuite 625 unità (-303 sezioni dell’infanzia; -87 alle elementari; – 102 alla secondari di primo gradi e – 133 alle superiori).

“La perdita media – precisa Cicatelli che ha curato il rapporto – di circa tremila alunni in ogni livello scolastico incide ovviamente in maniera diversa su ognuno di essi e pesa sensibilmente di più soprattutto sui due gradi della secondaria, dove nell’insieme si è perso in un anno il 5% degli studenti. A parziale conforto si può solo osservare che l’anno scorso la perdita di alunni rispetto all’anno precedente era stata quasi tripla”.

Tra i dati presentati si nota una presenza degli studenti di origine straniera anche nelle paritarie cattoliche: sono 32.163 ovvero il 4,9% del totale con una concentrazione maggiore nell’infanzia. Si tratta di immigrati di seconda generazione: “C’è persino – precisa il direttore – una minoranza di alunni non cattolici che scelgono i nostri istituti per la loro validità indipendentemente dal credo”.

Circolare Ministeriale 26 ottobre 2015, n. 21

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
D.G. per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del S.N.I.

AOODGOSV 10665

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
e, p.c. Al Capo di Gabinetto
SEDE
Al Capo del Dipartimento per l’Istruzione
SEDE
Al Capo del Dipartimento per la Programmazione
SEDE
Ai Direttori Generali degli Uffici dell’ Amministrazione Centrale
SEDE
Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni scolastiche di istruzione secondaria superiore statali e paritarie
LORO SEDI
Ai Presidenti delle Giunte Regionali
LORO SEDI

OGGETTO: Assegnazione risorse finanziarie da destinare alle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria statali e paritarie per gli studenti che hanno conseguito il diploma nell’ anno scolastico 2014/2015 con la votazione di 100 e l’attribuzione della lode.

Si fa riferimento alla circolare n. 50 del 27 novembre 2014 con la quale questa Direzione generale ha informato le SS.LL. e, fra gli altri, anche i dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria superiore, statali e paritarie, che il Ministro, con decreto del 8/8/2014, aveva definito il programma delle eccellenze per riconoscere i risultati elevati raggiunti dagli studenti nelle procedure di confronto individuate in specifici ambiti disciplinari per l’anno scolastico 2014/2015 e nel superamento degli esami di Stato con la votazione di 100 e l’attribuzione della lode.
Al riguardo, si comunica che, sulla base degli esiti del monitoraggio condotto dalla Direzione generale per i sistemi informativi, si è provveduto a dare esecuzione al dettato dell’ art. 5, comma 1, punto II, del sopra citato decreto ministeriale, determinando con provvedimento direttoriale n. 1082 del 20110/2015 l’importo di euro 450,00 (quattrocento cinquanta/O O) da assegnare pro-capite agli studenti che hanno conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore con la votazione di 100 e lode nello scorso anno scolastico e le risorse finanziarie da destinare alle relative istituzioni scolastiche.
Dall’anno finanziario in corso le risorse verranno erogate tramite gli Uffici scolastici regionali, sulla base del numero degli stessi beneficiari individuati per ciascuna regione.
Le SS. LL., pertanto, non appena riceveranno tali fondi, provvederanno a loro volta ad assegnare le specifiche risorse finanziarie alle scuole statali e paritarie del proprio territorio sulla base del numero degli alunni meritevoli di cui all’elenco inviato alle SS.LL. per posta elettronica da questa Direzione Generale.
E’ opportuno suggerire ai dirigenti scolastici interessati, di procedere alla premiazione degli studenti meritevoli, dopo avere individuato una delle forme di incentivo previste dall’art. 4 del decreto legislativo 29 dicembre 2007 n. 262, nel corso di cerimonie che potranno essere organizzate anche in accordo con gli enti locali.
Si rimane a disposizione per eventuali, ulteriori chiarimenti.
Si informa, infine, che è in corso la rilevazione degli studenti che hanno raggiunto i risultati più elevati nell’ambito della gare e competizioni riguardanti le eccellenze individuate negli specifici ambiti disciplinari con la tabella A allegata al decreto ministeriale dell’ 8/8/20 14.

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela Palumbo


Decreto Dipartimentale 20 ottobre 2015, AOODPIT 1082