Riparte la mobilitazione per il rinnovo dei contratti. Il 28 novembre manifestazione nazionale

Riparte la mobilitazione in tutti i luoghi della conoscenza per rinnovare i contratti, cambiare radicalmente la pessima legge sulla scuola, contro le scelte contenute nella legge di stabilità che taglia il turn over e il salario accessorio, non stanzia risorse per il diritto allo studio, non investe nei settori della conoscenza e conferma la deriva della privatizzazione dei saperi.

La manifestazione nazionale del 28 novembre intende unificare le mobilitazioni intrecciando la riconquista del contratto nazionale con le tante emergenze e criticità che stanno devastando le scuole, le università, la ricerca e l’AFAM. Il diritto al rinnovo del contratto nazionale è stato sancito dalla Corte costituzionale e il Governo non può eludere quella sentenza.

Non accettiamo ricatti ed elemosine ma rivendichiamo risorse adeguate e l’eliminazione dei vincoli alla contrattazione decentrata. La legge 107 deve essere modificata radicalmente perché  sono evidenti il fallimento nel migliorare la qualità della scuola pubblica, i caratteri autoritari, il tentativo di cancellare la contrattazione, la forte penalizzazione del personale ATA e dei precari inseriti nelle seconde fasce, dei TFA e della scuola dell’infanzia. Nella legge di stabilità si confermano i tagli al personale ATA che mettono le scuole nelle condizioni di non garantire una offerta formativa di qualità.

E’  necessario che le tante iniziative programmate a livello territoriale coinvolgano tutti i lavoratori dei settori pubblici e privati perché a fronte di un attacco senza precedenti alle condizioni di lavoro e ai diritti costituzionali si deve rispondere allargando il fronte delle alleanze sociali. Se non ci saranno risposte sia sul fronte contrattuale che sulle questioni che attengono i comparti della conoscenza verrà proclamato lo sciopero di tutti i settori pubblici e della scuola.

Giannini: «Il registro delle imprese per l’alternanza pronto a metà anno»

da Il Sole 24 Ore

Giannini: «Il registro delle imprese per l’alternanza pronto a metà anno»

Il ministro Giannini risponde in Parlamento ai dubbi sollevati all’interno del Pd sulle difficoltà incontrate finora per far decollare il sistema dell’alternanza scuola-lavoro. E in un question time traccia le prossime tappe di questo «processo complesso» che riguarda «un milione e mezzo di studenti» e che sarà a regime «nell’arco di un triennio». Tra le prime misure in arrivo ci sono la carta dei diritti e dei doveri e il registro dell imprese pronto «a metà anno». Intanto il sottosegretario Toccafondi conferma: il termine per le scuole per presentare i progetti sull’alternanza scuola-lavoro è il 16 novembre.

Il question time del ministro
Il ministero dell’Istruzione ha avviato un pacchetto di interventi «per supportare le scuole nei primi mesi di avviamento di un processo complesso che nell’arco di un triennio darà risultati importanti per circa un milione e mezzo di studenti». È quanto assicura il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rispondendo, ieri durante il question time, a una interrogazione sulle iniziative messe in campo per la piena attuazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. La Legge 107 «mette in campo numerose azioni per aiutare le scuole in questi primi mesi di avvio dell’alternanza scuola-lavoro», avverte il ministro.Le azioni avviate – ha spiegato – sono sei: l’emanazione di una guida operativa sulle modalità di realizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro. La compilazione – «a metà dell’anno sarà pronto» – di un registro delle imprese e delle istituzioni che entrano nel sistema dell’alternanza. Protocolli di intesa con varie associazioni rappresentative di imprese e ordini professionali. Un protocollo d’intesa con il ministero dei Beni culturali che«apra la pista al settore culturale sin dalla scuola». Una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti («è quasi perfezionato l’iter di approvazione») e la formazione da parte degli uffici scolastici regionali di insegnanti per il ruolo di tutor scolastico.

Progetti entro il 16 novembre
«Il termine per le scuole per presentare i progetti sull’alternanza scuola-lavoro è stato spostato dal 30 ottobre al 16 novembre come richiesto dai dirigenti scolastici, non pensiamo che ci saranno altre proroghe», è quanto ha ribadito ieri il sottosegretario al Miur Gabriele Toccafondi. L’alternanza «è una delle più grandi novità della buona scuola, serve più tempo e noi l’abbiamo concesso. L’organizzazione non è semplice ma è utile perché dobbiamo renderci conto di questo: per decenni abbiamo teorizzato prima e messo in pratica poi la divisione netta tra scuola e mondo del lavoro, e anche nelle scuole che per loro vocazione dovevano stare in contatto con il lavoro (istituti tecnici e professionali) l’abbiamo teorizzata e poi messa in pratica, con la buona scuola teorizziamo l’esatto opposto vogliamo mettere in contatto scuola e il mondo del lavoro senza snaturare la scuola».

Licei, è rebus per l’alternanza. «Stage a rischio per gli studenti»

da Corriere della sera

Licei, è rebus per l’alternanza. «Stage a rischio per gli studenti»

Diverse le segnalazioni di scuole in difficoltà. Presentata anche un’interrogazione del Pd al ministro Stefania Giannini, che risponderà mercoledì durante il question time

Valentina Santarpia

Migliaia di studenti in cerca di stage, ma musei, biblioteche, istituzioni culturali e studi privati chiudono le porte. Almeno per ora. L’alternanza scuola lavoro, legge da luglio, rischia di arenarsi contro la – complicata – organizzazione pratica delle ore che gli studenti dovranno trascorrere lontani dalle aule. La riforma 107 impone infatti 400 ore di lavoro/tirocinio in azienda agli studenti degli istituti tecnico-professionali e 200 ore a quelli dei licei. Ma, mentre nel caso dei ragazzi e delle ragazze che seguono un percorso professionalizzante il rapporto con le fabbriche e le aziende è immediato, per i licei la questione diventa assai più complessa. Nel primo caso, ci sono già rapporti consolidati con le imprese, che sono interessate a coltivare giovani talenti da assorbire. Nel caso dei liceali, invece, le istituzioni culturali sembrano del tutto impreparate ad accogliere ragazzi, spesso minorenni, a cui affiancare tutor, nonostante la scarsità di risorse professionali, e senza averne nessun ritorno economico. Risultato? Molti musei, biblioteche e istituti hanno detto no alle richieste delle scuole, che si sono trovate costrette ad accantonare per ora la questione. Con il rischio che le prime settanta ore di alternanza, previste dal pacchetto per gli studenti del terzo anno, finisca per tramutarsi in una farsa: «Molte ore le svolgeremo in classe facendo intervenire tutor esterni», esemplifica una professoressa.

Il caso in Parlamento

Che l’emergenza ci sia, lo testimonia un’interrogazione del Pd, che rileva: «Le nostre scuole superiori stanno incontrando varie difficoltà con gli enti pubblici e privati per l’organizzazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro». Il motivo? «La scarsa conoscenza della normativa e una certa diffidenza nell’aprire certe istituzioni al mondo della scuola stanno ritardando questa parte importante della formazione scolastica: pertanto chiediamo al ministro di intervenire per rimuovere gli ostacoli e per dare certezze al percorso dei ragazzi», chiede il gruppo del Pd alla Camera con una interrogazione al ministro Stefania Giannini che risponderà domani durante il question time. Una richiesta obbligata, per segnalare al governo una criticità, rileva la deputata Simona Flavia Malpezzi: «E’ l’inizio di un nuovo percorso, è obbligatorio fare chiarezza su alcuni aspetti affinché tutto fili liscio». Del resto, il governo conosce bene le difficoltà, al punto che il ministero dei Beni culturali sta già preparando una circolare per invogliare e preparare gli istituti che fanno capo al dicastero guidato da Franceschini ad accogliere gli studenti.

Percorsi rinviati, per ora

Ma perché istituti culturali dovrebbero essere restii a far entrare gli studenti nelle proprie stanze? «Molti ci hanno risposto che non sono preparati per accogliere studenti minorenni, non sanno cosa fargli fare, non sanno nemmeno chi affiancargli, vista la carenza di personale- spiega la professoressa di musica del liceo Tasso di Roma, Cristina Paciello – Forse se fosse stato previsto un gettone di presenza, avrebbero avuto una spinta maggiore a farsene carico, ma così diventa per molti solo una grana: tanto più che non si tratta di pochi studenti ma di migliaia, che cercano una collocazione e un utilizzo proficuo delle proprie ore di alternanza scuola/lavoro». Per ora, il Tasso ha deciso di rinviare la decisione, e di aspettare che il consiglio docenti esamini la cosa: ma anche al Mamiani, dove già l’anno scorso avevano tentato una sperimentazione di alternanza, rilevano le difficoltà. «Per risolvere tutte le problematiche, anche burocratiche, abbiamo impiegato giorni: e l’anno scorso si trattava di impiegare una quarantina di studenti, una piccola parte. Quest’anno sarà ben più complesso assicurare 70 ore agli studenti del terzo anno, 70 a quelli del quarto, e altre 60 a quelli del V». Obietta il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi: «Per decenni non abbiamo fatto alternanza perché abbiamo teorizzato, come Paese, che erano mondi separati. Sappiamo che non basta dire che “è obbligatorio” per sistemare la situazione- ammette Toccafondi- Con le imprese facciamo incontri e seminari in tutta Italia mettendo in contatto scuole e imprese con musei, Comuni, etc. Ancora abbiamo fatto poco». Però secondo Toccafondi «il vero problema, e blocco, è mentale, culturale. Non servono altre leggi o norme».

Mamma, devo fare i compiti di coding

da La Stampa

Mamma, devo fare i compiti di coding

Tra piani digitali e buone scuole, cresce la domanda di lezioni di programmazione: ma le iniziative sono ancora per pochi e a macchia di leopardo
carola frediani

 Un piano da un miliardo per la scuola digitale. Lo ha presentato ieri il governo, illustrando una serie di azioni che andranno dal portare la fibra in tutte le scuole alla creazione di laboratori digitali per l’insegnamento fino alla ridefinizione di nuovi moduli didattici. Da qui al 2020, sia chiaro.

Così, in attesa di capire come si tradurrà in pratica il piano appena annunciato e se riuscirà a colmare il divario digitale della scuola italiana, facciamo intanto il punto su quello che diventerà (o dovrebbe diventare) uno dei pilastri della didattica del futuro: il coding.

Già, perché da qualche anno non si parla d’altro, nelle scuole, su internet, nelle app per tablet. Ma che cosa è? Non si tratta semplicemente di corsi di informatica, di come usare il pc, o alcuni dei suoi software, bensì di vere lezioni di programmazione e pensiero computazionale. Un approccio proattivo e creativo che può partire da giochi e linguaggi molto semplici e adatti anche a bambini di 6 anni – come la programmazione a blocchi, in cui si costruisce un insieme di istruzioni mettendo in sequenza dei mattoncini in cui ogni blocco rappresenta un’azione – per aumentare in complessità fino ad arrivare ai più noti linguaggi che stanno alla base di siti, software, app che usiamo tutti i giorni.

L’ALFABETIZZAZIONE DEL FUTURO

Su due punti concordano infatti quasi tutti gli addetti ai lavori: primo, avere competenze informatiche e di vera e propria programmazione sarà sempre più importante (anche in Europa, dove da qui al 2020 ci sarà un deficit di 800mila professionisti del ramo); secondo, chi oggi fa il programmatore si è avvicinato al computer da piccolo. Non solo: c’è chi ritiene che il coding, la conoscenza delle basi della programmazione, sia proprio una nuova forma di alfabetizzazione. E che quindi le nuove generazioni debbano conoscerne le fondamenta anche se poi nella vita non lavoreranno in quel campo.

 

PROGRAMMA IL FUTURO, IL PROGETTO DE LA BUONA SCUOLA

Diversi Paesi europei hanno iniziato a integrare nel curriculum scolastico – in alcuni casi fin dalle scuole primarie (elementari) – lezioni di coding. In Italia il Ministero dell’istruzione, insieme al Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, ha lanciato un progetto dedicato, Programma il futuro, attualmente al secondo anno di vita (e a sua volta parte del più noto programma governativo #labuonascuola). E il cui obiettivo è avviare al coding una parte degli alunni delle scuole portandoli a laboratori e lezioni, a partire dalla partecipazione a eventi come l’Ora del codice (la prossima, a livello mondiale, si svolgerà nella settimana dal 7 al 13 dicembre 2015).

 

QUANTI HANNO PARTECIPATO?

Lo scorso settembre il ministro Giannini ha presentato i dati del primo anno e gli obiettivi del secondo. Nell’anno scolastico appena passato alle attività di avviamento al coding incluse nel progetto del Ministero hanno partecipato oltre 16.000 classi, quasi 310.000 studenti e 5.000 insegnanti.

Complessivamente – dicono i dati del Ministero – lo scorso anno nelle nostre scuole sono state raggiunte 1 milione 650 mila ore di attività che avvicinano al pensiero computazionale. Non solo: l’obiettivo per l’anno scolastico in corso sarebbe di raggiungere 1 milione di studenti – e nell’arco di cinque anni arrivare a 3 milioni.

 

QUALCHE ORA DI CODING NON CI SALVERÀ

Stiamo dunque educando una generazione di piccoli programmatori? L’Italia è davvero all’avanguardia su questo tema? No, la strada è ancora lunga. E i dati vanno visti in relazione ai numeri complessivi (di persone e di ore svolte).

 

Dei circa 310mila studenti coinvolti nel progetto – spiega il ministero a La Stampa – il 56,6 per cento sono della scuola primaria e costituiscono quindi poco meno del 7 per cento di tutti gli alunni della scuola primaria italiana.

La percentuale si abbassa ancora di più se si considera la platea complessiva degli studenti delle scuole statali – primarie, secondarie e secondarie di secondo grado – che nell’anno scolastico 2014/2015 era di circa 7milioni e 800mila alunni. In questo caso quindi le lezioni di coding avrebbero raggiunto intorno al 4 per cento degli studenti.

 

Mentre il dato di 1 milione 650 mila ore di pensiero computazionale si traduce in una media di 5 ore di esposizione alla materia per partecipante. In un mese scolastico, in una primaria, si fanno più ore di religione.

 

LE ESPERIENZE IN EUROPA

Questo perché ancora il coding non è diventata materia di studio del curriculum scolastico. In Europa (e dintorni), come abbiamo già accennato, c’è chi sta provando a fare sul serio. Estonia, Francia, Spagna, Slovacchia e Gran Bretagna hanno integrato il coding nella scuola primaria. Belgio, Finlandia, Polonia e Portogallo hanno in programma di farlo (dati: Euractiv; European Schoolnet)

Tra i Paesi che hanno introdotto il coding nel curriculum scolastico nazionale fin dal settembre 2014 c’è la Gran Bretagna, dove si fanno lezioni già a bambini di 5-6 anni, che imparano cosa sono gli algoritmi e iniziano a creare semplici programmi. A 10 anni, secondo il curriculum nazionale, dovrebbero sviluppare applicazioni per il mobile.

 

TANTE INIZIATIVE SPOT

In attesa che la programmazione entri di diritto nel nostro curriculum fioriscono, nelle scuole e fuori, tante iniziative a macchia di leopardo. A volte promosse da aziende, come il progetto Smart coding di Samsung; a volte lanciate da startup come Codemotion Kids, che offre dei veri e propri corsi (a pagamento però). A volte su base volontaria e spontaneistica come i laboratori gratuiti di CoderDojo, ormai diffusi da anni nelle principali città (qui una mappa). Dove però, come spiega a La Stampa Francesco Gigante di CoderDojo Bologna, non esiste un percorso strutturato.

 

Quindi tante suggestioni di coding per i bambini italiani, che però rischiano di restare tali se non sono sostenute da una rete scolastica o famigliare. E non tutte le famiglie hanno le risorse o sono in grado di fornire gli stimoli necessari. Secondo una ricerca della stessa Samsung, il 74 per cento dei genitori intervistati nell’ambito del suo progetto Smart Code non ha mai sentito parlare di coding.

Per ora, a prezzi abbordabili, si trovano soprattutto tante app e giochi per avvicinare i bambini (e in fondo anche molti genitori) all’argomento. In attesa che il coding rientri effettivamente nella alfabetizzazione delle nuove generazioni.

Dante a Mezzogiorno nelle scuole superiori di Rionero

Dante a Mezzogiorno nelle scuole superiori di Rionero

di Mario Coviello

 

rionero

Flashmob è una parola nata nel 2003 per indicare un assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, che si dissolve nel giro di poco tempo,per mettere in pratica un’azione insolita. Ogni giorno si organizzano flash mob per denunciare, protestare, o semplicemente per divertirsi. I ragazzi delle scuole superiori di Rionero, ancora una volta dopo aver raccontato Pirandello e Giustino Fortunato, colpiscono positivamente perché hanno organizzato un flash mob per raccontare Dante oggi.

“Perché leggere Dante?” la risposta è fin troppo facile: i suoi versi sono di una bellezza assoluta! Il piacere che dà la lettura di certe terzine è immenso. Ma si legge anche per apprendere, e qui sta la radice di quel provocatorio “oggi” nel titolo, che sottintende: Dante è un uomo del Medioevo, espone dottrine, idee filosofiche, scienza del Medioevo. Che interesse può avere oggi per noi? L’essenza, è quella di sempre Dante “va beaucoup plus loin que son temps. “E’ una prodigiosa chiave di lettura per capire il nostro tempo.

Per questo I Licei di Rionero dell’I.I.S. Giustino Fortunato e del Carlo Levi,grazie alla dirigente scolastica Antonella Ruggeri e,tra gli altri della professoressa Franca Mercurio, hanno accolto l’invito, rivolto a livello nazionale, all’interno della settimana di Libriamoci – Libera la lettura nelle scuole dall’ADI (Associazione degli italianisti), da ADI-SD (sezione didattica), CEPELL (Centro per il libro e la lettura), MiBACT (Ministero dei beni e e delle attività culturali e del turismo), MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), COMPITA competenze dell’Italiano – Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, di organizzare un flash-mob di letture ad alta voce di testi danteschi il 28 ottobre.

L’iniziativa ha visto la partecipazione attiva e motivata di studenti e docenti che, utilizzando i diversi linguaggi della comunicazione (poesia, musica, arte) insieme hanno costruito una “Lectio Dantis” coinvolgente, dimostrando che l’insegnamento può e deve passare attraverso nuove strategie e metodologie.

I ragazzi e i loro docenti hanno messo in evidenza la grande attualità del messaggio che il Sommo Poeta ancora oggi ci consegna: l’opera di Dante parla dell’uomo e della vita, ci spalanca una finestra sulla vita e sull’uomo di oggi, come del passato. Avvertiamo la comunione universale tra noi moderni e gli antichi, tra la nostra e la loro aspirazione alla salvezza, alla felicità e all’eternità.

Leggere Dante è un viaggio della mente e del cuore, un’esperienza straordinaria, di quelle che possono cambiare la vita, ed è un privilegio riservato a coloro che conoscono la nostra bella lingua.

E’ stata una bella giornata ordinaria di scuola!

Mancato sostegno alunni disabili, il problema arriva in Parlamento

da La Tecnica della Scuola

Mancato sostegno alunni disabili, il problema arriva in Parlamento

La mancata copertura delle ore di sostegno diventa argomento di Camera e Senato, con i parlamentari che chiedono spiegazioni al Governo e al ministro Giannini.

“E’ ora di finirla sulla mancata copertura delle ore di sostegno”, ha detto il 28 ottobre la senatrice Laura Bignami (Movimento X) che ha trasformato “in interpellanza a procedimento abbreviato un’interrogazione che aveva presentato al MIUR qualche giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico e alla quale non è pervenuta nessuna risposta”.

La Bignami ha anche chiesto che vengano resi pubblici “i dati relativi alle ore di sostegno richieste e a quelle concesse agli studenti e agli alunni disabili nelle scuole italiane di ogni ordine e grado, suddivisi per regione e per provincia”.

“L’interpellanza – spiega la senatrice – è stata sottoscritta da 40 senatori e non vuole essere un attacco politico al governo, ma semplicemente una pretesa di chiarimento utile a verificare l’efficienza della tanto incensata “Buona scuola”. Chiedo a gran voce che sia data risposta alle mie semplici domande”. “Senza la conoscenza di questi dati – conclude Bignami – mi domando come il governo possa avviare una seria riforma del sostegno”.

Una denuncia analoga è giunta, nella stessa giornata, dai i parlamentari M5S in commissione Cultura di Camera e Senato, che hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione, in cui sollecitano la responsabile del Miur a risolvere il caso, sollevato dall’agenzia Adnkronos, della piccola Gaia, la bambina leccese affetta da Sma1 e alla quale è stata negata la maestra di sostegno nei primi giorni di scuola, poi sostituita da un’altra insegnante ma priva di specializzazione.

“Sono molti, troppi, i casi di alunni diversamente abili che, nonostante abbiano diritto allo studio al pari degli altri, di fatto non hanno la possibilità di svolgere con regolarità e costanza le lezioni a causa della mancanza di un numero adeguato di insegnanti di sostegno, hanno detto i ‘grillini’, commentando l’interrogazione depositata alla Camera e a prima firma dell’on. Maria Marzana.

“Per eliminare quella che è una vera e propria discriminazione chiediamo al ministero dell’Istruzione quali iniziative intenda adottare per garantire il diritto allo studio a tutti gli alunni con disabilità e se intenda provvedere all’immissione in organico dei docenti specializzati sul sostegno, anche non presenti nelle graduatorie ad esaurimento o nelle graduatorie di merito, e quindi procedere all’assunzione di coloro i quali sono presenti nelle graduatorie d’istituto”.

La denuncia è stata raccolta anche dall’Anief, secondo cui “i 6.446 posti assegnati con la fase C del piano assunzioni della Buona Scuola non sono bastati a risolvere il problema”.

L’Anief ha ricordato che “dovendo mantenere il rapporto 1 docente ogni 2 studenti, come ribadito dalla sentenza della Consulta n. 80/2010, che annullando i commi 413 e 414 dell’art. 2 della Legge 244/2007, è evidente che il Governo e il Miur avrebbero dovuto superare il vincolo del 70% dell’organico di diritto previsto dalla Legge 128/2013, approvato mentre era Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza. Perché quella norma si basava su un numero massimo di assunzioni pari a 90mila docenti, nel frattempo tutti immessi in ruolo, rifacendosi ad un contingente di iscritti disabili risalente al 2006. Nel frattempo, però, gli alunni che necessitano del docente a supporto sono passati da 180mila a 240mila”.

“Nemmeno la legge delega di riforma del sostegno, affidata dalla Legge 107 al Governo, può essere una soluzione al problema cronico della mancanza di tanti docenti specializzati nel supporto agli alunni disabili”, ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal. “Prima di tutto perché vedrà la luce solo tra un anno, quindi, lasciando scoperto almeno l’attuale anno scolastico, e in secondo luogo perché non è compito diretto della nuova legge farsi carico della mancanza di autorizzazioni ministeriali per la stabilizzazione dei docenti di sostegno. Il problema va risolto dove è nato: in Parlamento, dove oggi sono stati portati i numeri corretti. In attesa che il legislatore si decida a sanare il tutto – ha concluso Pacifico – sarà cura dei tribunali far rispettare i diritti dei ragazzi disabili e delle loro famiglie”.

Buona Scuola: nomina politica per i dirigenti scolastici?

da La Tecnica della Scuola

Buona Scuola: nomina politica per i dirigenti scolastici?

A cosa si riferiscano non si sa bene, ma sta di fatto che i sindacati confederali sostengono che con la recente riforma sulla “Buona Scuola” il Governo “prosegue nella scelta di assegnare potere ai dirigenti nominati dalla politica”.
Lo hanno messo, nero su bianco, nel comunicato con cui annunciano la manifestazione nazionale del 28 novembre.
Forse i tre sindacati non ricordano che, fino ad ora, per diventare dirigente scolastico è stato necessario partecipare ad un  pubblico concorso, esattamente come accade per tanti altri settori del pubblico impiego.
A meno che – e questa sarebbe una notizia a dir poco clamorosa – i confederali abbiano notizia sulle intenzioni del Governo di bloccare il concorso per dirigenti scolastici di cui si parla da più di un anno per dare il via libera ad un diverso meccanismo di assunzione.
Ma forse – molto più banalmente – si tratta di un banale (e improvvido) artificio retorico per “scaldare gli animi” di docenti e Ata.
Certo è che da un comunicato sottoscritto dai segretari nazionali della funzione pubblica dei tre principali sindacati italiani ci si aspetterebbe maggiore precisione e forse anche maggior rispetto della realtà, ma alla resa dei conti è anche vero che nella vita non bisogna mai pretendere troppo.

Giannini: “Erasmus anche per le scuole superiori”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Erasmus anche per le scuole superiori”

A Roma, presso il Teatro Argentina, l’incontro con il commissario europeo all’Istruzione, Tibor Navracsics, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini che hanno risposto alle domande dei cittadini presenti.

Tanti i temi dibattuti, dal Fondo europeo per gli investimenti strategici per sostenere il settore dell’istruzione, alle nuove priorità della collaborazione a livello europeo nel settore dell’istruzione e della formazione, fino al ruolo della cultura e la diplomazia culturale sulla scena mondiale.

Il ministro ha proposto un sistema Erasmus anche per i licei, misura concordata anche dal commissario europeo per l’Educazione. Infatti l’ungherese concorda sull’importanza del programma europeo per gli scambi universitari, e stimolato dai ragazzi riconosce che sarebbe auspicabile “estenderlo anche ai licei e alle scuole secondarie”. Tuttavia, frena, l’estensione “richiederebbe molti fondi” e questo è “un problema difficile perché dovremmo parlarne con i ministri delle Finanze” dei 28 paesi.

Altro tema affrontato dagli studenti è il programma Garanzia giovani pensato per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro, che nel nostro Paese procede a rilento. Il commissario ha spiegato che “le difficoltà sono comuni ai paesi del Sud Europa”, e che anzi “in Spagna, Portogallo e Grecia la situazione è anche peggiore che in Italia”. Giannini ha esonerato però Bruxelles da ogni responsabilità. “La lentezza di Garanzia giovani è una responsabilità italiana e non europea”, ha sottolineato, individuando nella “asfissia burocratica uno degli ostacoli maggiori”.

Sulla formazione dei docenti, invece, il ministro Giannini, interpellata dalla ‘Tecnica della Scuola’, ha ribadito che le misure per l’aggiornamento professionale dei professori sono già contenute all’interno della legge 107/2015.

Legge 107: forse i sindacati confederali mollano la presa

da La Tecnica della Scuola

Legge 107: forse i sindacati confederali mollano la presa

Come aveva preannunciato i tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno rinunciato ad uno sciopero specifico della scuola preferendo una protesta più generale (ma forse anche più generica) che dovrebbe coinvolgere tutti i settori pubblici.
Per intanto sono previste assemblee nei luoghi di lavoro e manifestazioni a livello locale; il 28 novembre si conclude con una manifestazione nazionale (sempre di tutto il pubblico impego).
Poi, dicono i tre sindacati, se il Governo non darà risposte sul tema dei contratti, non è da escludere uno sciopero generale di tutto i comparti pubblici.
Il percorso, insomma, è chiaro e comporta alcune conseguenze di non poco conto.
Innanzitutto è evidente che la protesta contro la legge 107 resterà ai margini dell’iniziativa dei sindacati che sembrano voler puntare soprattutto sulla questione contrattuale, con la speranza – più o meno nascosta – di riuscire ad ottenere che i risparmi che ci saranno nel comparto scuola (non meno di 700 milioni, grazie ad un numero di assunzioni decisamente inferiore al previsto) vengano utilizzati sia tutti i contratti pubblci (sommati ai 300 milioni stanziati dalla legge di stabilità darebbe vita ad un  “piatto” di un miliardo di euro che potrebbe almeno consentire l’apertura delle trattative).
Una seconda conseguenza riguarda il contrasto alla legge 107 che verrebbe abbandonato e “consegnato” ai sindacati di base ai quali – tutto sommato – la decisione dei confederali potrebbe servire per poter dire che l’unico modo per mettere qualche zeppa nei piani del Governo e del Miur è quello di aderire allo sciopero del 13 novembre.
Ultima annotazione: pochi minuti fa la Gilda ha reso noto che intende aderire alla manifestazione del 28. A questo punto resta solo da registrare la decisione dello Snals.

Quante ripetizioni dell’anno di prova scaturiranno dal Decreto?

da tuttoscuola.com

Quante ripetizioni dell’anno di prova scaturiranno dal Decreto?

Con la firma del decreto n. 850 del 27 ottobre 2015, il Ministero dell’Istruzione ha adempiuto alla definizione degli obiettivi, delle modalità di valutazione, delle attività formative e dei criteri per la valutazione del personale docente ed educativo in periodo di formazione e di prova, secondo le nuove norme previste dalla legge 107/15 sulla Buona Scuola, dando seguito agli impegni annunciati nell’incontro coi sindacati del 23 settembre scorso.

Il periodo di prova è confermato in 180 giorni, di cui almeno 120 in attività didattiche, come se il presente anno scolastico (art. 3: “Il superamento del periodo di formazione e prova è subordinato allo svolgimento del servizio effettivamente prestato per almeno centottanta giorni nel corso dell’anno scolastico, di cui almeno centoventi per le attività didattiche., almeno dal punto di vista assunzionale”) fosse un anno come tutti gli altri.

Così tuttavia non è. E riesce davvero difficile pensare che le diverse decine di migliaia di docenti che saranno assunti tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre (ammesso che sia rispettata perfettamente la timeline ministeriale, e ci sono forti dubbi) nella cosiddetta “fase C” del piano assunzionale saranno in grado di collezionare ‘materialmente’ 180 giorni nel corrente anno scolastico, di cui almeno 120 in attività didattiche.

Il decreto tutela in parte queste fattispecie, prevedendo la validità del periodo di prova anche nei “periodi di sospensione delle lezioni e delle attività didattiche, gli esami e gli scrutini ed ogni altro impegno di servizio”, e allargando il concetto dei “centoventi giorni di attività didattiche” (che saranno “sia i giorni effettivi di insegnamento  sia i giorni impiegati presso la sede di servizio per ogni altra attività preordinata al migliore svolgimento dell’azione didattica, ivi comprese quelle valutative, progettuali, formative e collegiali”).

Inoltre, il decreto viene incontro ai supplenti nella scuola statale, prevedendo esplicitamente che il periodo di formazione e prova possa “essere svolto, nell’anno scolastico di decorrenza giuridica della nomina, anche presso l’istituzione scolastica statale ove è svolta una supplenza annuale o sino al termine del servizio, purché su medesimo posto o classe di concorso affine”.

Ma chi sarà assunto provenendo dalla scuola non statale, e dovrà sottostare agli obblighi di preavviso, come farà? E chi attualmente svolge altri impieghi e ha i medesimi obblighi come si dovrà comportare? Si noti che nella FAQ 25 (http://www.istruzione.it/assunzioni_buona_scuola/faq.shtml) predisposta dal Ministero dell’Istruzione sulle assunzioni, una fattispecie di maggiore flessibilità per chi avesse dovuto cambiare lavoro era stata esplicitamente prevista.

Ma, così predisponendo la durata del periodo di prova, si rischiano molte migliaia di ripetizioni (senza più appello) dei periodi di formazione e prova. Forse, eccezionalmente per quest’anno, sarebbe possibile, necessariamente per via normativa, immaginare come valide per il periodo di prova durate di giorni inferiori a quelle correnti.

Expo 2015: alla Camera le scuole selezionate dal Miur

da tuttoscuola.com

Expo 2015: alla Camera le scuole selezionate dal Miur

La Camera dei deputati, in linea con i progetti di formazione già da tempo avviati per avvicinare i giovani alle istituzioni parlamentari, ha realizzato degli incontri con le scuole selezionate dal Miur per la partecipazione al Progetto “Vivaio Scuole” nell’ambito di Expo 2015. Ne dà notizia un comunicato di Montecitorio.

Nelle giornate del 26 e 27 ottobre si sono svolti incontri con alunni e docenti in visita presso Expo 2015, ai quali sono state illustrate le iniziative didattiche e di promozione della cittadinanza attiva curate dall’Ufficio Pubblicazioni e Relazioni con il Pubblico della Camera.

Nel corso delle due giornate, oltre a coinvolgere presso uno spazio laboratorio le numerose scuole in visita presso il Padiglione Italia, si è registrata una elevata affluenza da parte di visitatori, anche stranieri, i quali hanno colto l’opportunità di apprendere come la Camera sia una istituzione aperta al pubblico e che, oltre all’iniziativa Montecitorio a porte aperte, sia sempre possibile prenotare una visita presso il Palazzo nonché assistere alle sedute dell’Assemblea.

Decreto sull’anno di prova: novità e curiosità

da tuttoscuola.com

Decreto sull’anno di prova: novità e curiosità

Il ministro Giannini ha firmato il decreto n. 850 del 27 ottobre 2015 con il quale definisce obiettivi, modalità di valutazione, attività formative e criteri per la valutazione del personale docente ed educativo in periodo di formazione e di prova, secondo le nuove norme previste dalla legge 107/15 sulla Buona Scuola.

Una prima novità riguarda il fatto che, contrariamente a quanto avvenuto in passato e a quanto non previsto dall’art. 68 del CCNL, i docenti già di ruolo che hanno ottenuto da quest’anno il passaggio ad altro grado di scuola devono ripetere l’anno di formazione.

Conseguentemente devono anche essere valutati dal Comitato di valutazione.

Una seconda novità riguarda l’introduzione del “patto per lo sviluppo professionale” tra dirigente scolastico e docente in prova con il quale si stabiliscono gli obiettivi di sviluppo delle competenze di natura culturale, disciplinare, didattico-metodologica e relazionale, da raggiungere attraverso le attività formative di cui all’articolo 6 e la partecipazione ad attività formative attivate dall’istituzione scolastica o da reti di scuole, nonché l’utilizzo eventuale delle risorse della Carta di cui all’articolo 1, comma 121, della Legge 107/15.

È confermata la durata del periodo di prova in 180 giorni, di cui almeno 120 in attività didattiche.

Una curiosità: il decreto parla ancora di congedo ordinario e straordinario, termini arcaici scomparsi dal lessico normativo e contrattuale da vent’anni.

L’anno scorso la dispersione era al 17,5% o al 28%?

da tuttoscuola.com

L’anno scorso la dispersione era al 17,5% o al 28%?

Nel presentare i dati finanziari del nuovo Programma operativo nazionale (Pon) che destina in tutte le regioni tre miliardi di euro per il settennio che va dal 2014 al 2020, il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone hanno evidenziato come quelle risorse messe a disposizione dell’Italia da parte del Fondo Sociale Europeo (FSE) costituiscano una occasione per compiere un salto di qualità dell’offerta formativa delle nostre scuole e per elevare i livelli di apprendimento e di competenze dei nostri ragazzi.

Il sottosegretario Davide Faraone, nel sottolineare che l’investimento del PON si pone in linea di continuità con le linee strategiche della Buona Scuola, ha dichiarato che con queste risorse gli istituti, tra l’altro, potranno combattere la dispersione scolastica il cui tasso “nell’ultimo anno è sceso dal 28% al 20%”.

Se così fosse (non sono stati resi noti dati che evidenzino questa drastica riduzione), sarebbe un’ottima notizia.

Quel che è interessante è l’indicatore preso evidentemente a riferimento da Faraone. E’ noto che l’indicatore degli early school leavers (che misura la percentuale della popolazione in età 18-24 anni che non ha titoli scolastici superiori alla licenza media, non è in possesso di qualifiche professionali ottenute in corsi con durata di almeno 2 anni e non frequenta né corsi scolastici né attività formative), l’anno scorso era ufficialmente intorno al 17,5%, dieci punti in meno rispetto a quel 28%. Tale indicatore della dispersione scolastica, utilizzato in ambito europeo, è – come si sa – il risultato di rilevazioni campionarie condotte da Eurostat.

Invece Tuttoscuola, che da sedici anni rileva il tasso di dispersione negli istituti secondari statali calcolato sulla totalità della popolazione scolastica (quindi non campionaria), ha rilevato un tasso di dispersione pari al 28%. Il dato, contenuto nel Dossier sulla dispersione scolastica (liberamente scaricabile a questo link http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=33308 ) misura la differenza tra il numero degli iscritti del 1° anno con quelli del 5° anno di 5 anni dopo, ed è riferito all’a.s. 2013-14.

Nel 2009-10 erano stati 597.915 gli studenti iscritti al primo anno di corso degli istituti statali di II grado; nel 2013-14 gli iscritti al quinto anno erano soltanto 430.832, cioè 167.083 in meno, pari, appunto, al tasso di dispersione del 28%.

Il sottosegretario Faraone ha fatto suo il tasso calcolato da Tuttoscuola? Se sì, sarà interessante verificare, quando saranno resi noti i dati, anche l’esattezza del nuovo tasso al 20%, operando, s’intende, con il metodo già utilizzato del raffronto tra le totalità degli iscritti del 1° e 5° anno.

Cinquecenti euro per aggiornarsi

CINQUECENTO EURO PER AGGIORNARSI di Umberto Tenuta

CANTO 562 CINQUECENTO EURO

Sono pochi.

Ma sono un buon segnale.

 

L’aggiornamento è un diritto degli uomini di scuola.

Lo Stato deve favorirlo.

500 euro sono pochi ma se li utilizziamo bene possono aumentare.

Utilizzarli bene!

Per comprarsi i testi sacri della Metodologia e della Didattica.

Non le Guide didattiche.

Ma i Principi della didattica.

Le bussole che non ti indicano i viottoli ma ti orientano per trovare le strade.

Gli itinerari personalizzati dei singoli alunni che nessuna Guida didattica ti può indicare.

Poche testi ma buoni.

Testi cartacei.

Ma anche testi digitali.

Nell’era digitale al primo posto stanno gli strumenti digitali.

In primis, un TABLET.

Un Tablet che ti collega alle PEDAPEDIE.

Alle numerose trattazioni pedagogiche che si trovano in INTERNET.

INTERNET è l’amico che non ti lascia mai solo.

Gli puoi chiedere tutto e sempre ti risponde.

Importante è saper chiedere.

Saper ricercare.

È questo che i docenti debbono saper fare, anche perché è questo che ai loro alunni debbono fare apprendere.

INTERNET è l’enciclopedia delle enciclopedie.

Internet è il libro dei libri.

Gli studenti lo sanno.

I docenti non possono non saperlo.

E per saperlo basta un TABLET.

Anche per essere alla pari coi propri alunni.

Certamente, è meglio se si ha un convertibile: tablet e notebook.

Comunque, il Tablet è l’amico fedele che ti porti nella borsetta.

Lo usi a casa, lo usi sul bus, lo usi a scuola.

Alla pari coi tuoi alunni.

I PRINCIPI METODOLOGICO-DIDATTICI.

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La BILANCIA MATEMATICA di Umberto Tenuta.

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“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

Dante a mezzogiorno

“Dante a mezzogiorno” 29 ottobre 2015

  
Il Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e il progetto Compita (Competenze dell’Italiano) del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca-Direzione generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, insieme all’ADI, Associazione degli Italianisti, lanciano il progetto “Dante a mezzogiorno”, per celebrare il 750° anniversario dalla sua nascita.

 

“Dante a mezzogiorno” è una iniziativa libera, all’insegna della creatività, che gli istituti secondari di II grado e le università potranno accogliere organizzando un evento – a mezzogiorno del 29 ottobre 2015 – di letture ad alta voce di passi dall’opera di Dante o di riflessione collettiva sul sommo poeta.

 

Il flash-mob dantesco durerà per un periodo di tempo che può variare da cinque minuti a un’ora.

 

Dante rivivrà nella sua sempre attuale potenza poetica in ogni struttura didattica che raccoglierà la proposta, sia in Italia che all’estero.

 

 

Il progetto rientra nell’iniziativa “Libriamoci”, letture ad alta voce promosse dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con la Direzione generale dello studente, nell’ambito del protocollo d’intesa MiBACT-MIUR.

 

La seconda edizione di “Libriamoci” quest’anno si svolge dal 26 al 31 ottobre e in particolare per giovedì 29 ottobre si suggerisce ai docenti/organizzatori di porre il focus delle letture su Dante.

 

Oltre che nelle scuole e nelle università, “Dante a mezzogiorno” potrà entrare nelle biblioteche, nei circoli di lettura, nelle librerie, nei musei e ovunque si voglia celebrarlo come uno dei padri della letteratura mondiale.

 

 

Ufficio stampa Centro per il libro e la lettura-Roma Tel. 06 68408942-06 68408940

www.cepell.it

www.compita.it