Il cavallo di Troia della Buona scuola

IL CAVALLO DI TROIA DELLA BUONA SCUOLA

di Alessandro Basso

In questi giorni sta entrando nel vivo la contrattazione d’istituto; per la prima volta da quando è stato introdotta questa “leva” di incentivazione di secondo livello la scuola conosce l’entità degli importi, potendo così, potenzialmente, assicurare il rispetto del termine del 30 novembre indicato dal CCNL quale scadenza per la chiusura del contratto d’istituto.

I sindacati, da sempre acceleratori della conclusione della contrattazione per un fisiologico bisogno di interfacciarsi con i lavoratori e potere dar segnale di presenza attiva attraverso gli interventi sul contratto, quest’anno sembrano orientati a far tardare i tempi cercando di creare una commistione tra il fondo d’istituto, la contrattazione e il bonus da assegnare ai sensi della legge 107/2015 .

E’ noto ai più che la legge sulla buona scuola prevede l’introduzione del bonus, piaccia o non piaccia d’accordo o meno, finalizzato ad introdurre alcune forme di merito per i docenti, cosa che non ha mai fatto il contratto di lavoro negli ultimi vent’anni.

Al tavolo negoziale nazionale nessuno si è assunto la responsabilità di codificare il merito e la figura del “buon insegnante”, rinviando la questione ad apposite sequenze contrattuali, mai attuate, nonostante il susseguirsi di dichiarazioni d’intenti altisonanti sulla valutazione del personale e sul riconoscimento del valore del personale della scuola.

Molto probabilmente l’introduzione del bonus potrebbe configurarsi quale un cavallo di Troia, allorché viene data la possibilità al Dirigente Scolastico di assegnare una somma ai docenti che si distingueranno per l’eccellenza (la stra-ordinarietà, non l’ordinarietà) sul campo, sulla base di tre criteri, certo non semplici, ma ben chiari:

a) Qualità dell’insegnamento e contributo al miglioramento della scuola e al successo formativo e scolastico;

b) Risultati relativi all’innovazione didattico e metodologica

c) Responsabilità nel coordinamento organizzativo, didattico e formazione personale.

Questi indicatori saranno declinati dal rinnovato comitato di valutazione composto da 3 docenti, 1 genitore, uno studente e un membro esterno.

Da nessuna parte c’è scritto che questi criteri devono o possono essere contrattati con la RSU e le OO.SS. in quanto salario accessorio, perché il dirigente si assume la responsabilità delle proprie scelte per mandato istituzionale.

L’obiezione che viene mossa in questi giorni riguarda la pericolosità dell’ operazione di lasciare fondi in mano ai dirigenti, anche volendo lasciar perdere la questione del preside sceriffo: si intravvede la pericolosità di assegnare un premio ad alcuni docenti creando di fatto una sorta di competitività malsana a livello orizzontale, non cogliendo le opportunità, al contrario, di un cambiamento di rotta culturale, necessario ed improcrastinabile.

La qualità della didattica è difficilmente misurabile, è vero, la qualità dell’insegnamento non si misura facilmente perché non è una prestazione oggettiva ma è riferita ad una gamma di abilità e competenze esercitate da parte del professionista docente nell’ambito delle scienze non esatte.

Gli studenti non sanno valutare? Teoria discutibile, gli studenti sanno bene quando un insegnante è un “buon insegnante” e se sono d’accordo anche un genitore e il dirigente, probabilmente si è fatta un’operazione perfetta.

Non è vero che questa gamma di competenze non sono state mai tracciate, non lo ha fatto il contratto ma vi sono documenti, anche recenti (DM 850 del 27/10/2015) che inquadrano il profilo docente:

a. corretto possesso ed esercizio delle competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche, con riferimento ai nuclei fondanti dei saperi e ai traguardi di competenza e agli obiettivi di apprendimento previsti dagli ordinamenti vigenti;

b. corretto possesso ed esercizio delle competenze relazionali, organizzative e gestionali;

c. osservanza dei doveri connessi con lo status di dipendente pubblico e inerenti la funzione docente;

d. partecipazione alle attività formative e raggiungimento degli obiettivi dalle stesse previsti.

 

Con il fondo d’istituto si possono premiare le prestazioni aggiuntive, anche organizzative, ma con il bonus sarà necessario andare oltre e ricercare la qualità diffusa degli insegnanti.

Nulla a che vedere, dunque, con il personale ATA, con il FIS, con la contrattazione ordinaria.

La tentazione di alcuni colleghi, sul filo del rasoio normativo, sarà quella di intentare le cosiddette intese, fantomatiche e pericolose soluzioni volte alla ricerca di un facile consenso interno, che non rispettano il profilo del dirigente, non rispettano la legge e, allo stesso tempo, pongono sullo stesso piano soggetti con responsabilità nettamente differenti per storia, profilo e anche, in molti casi per formazione. Come è pensabile che i collaboratori scolastici entrino nel merito della carriera docente? Come possono accettare questo i colleghi dirigenti solo per accontentare i sindacati?

La buona scuola non parla del personale ATA, questa è un’altra storia, nulla contro questa categoria di personale però non si può certo continuare a sostenere che il nostro sistema si basa su di loro, perché stiamo pagando cara questa contraddizione in termini così serpeggiante negli anni passati.

Non è possibile sottacere che nei loro confronti si sta compiendo un’azione illusoria nell’innalzarli ad assistenti amministrativi, mettendo così in croce le segreterie scolastiche che devono farsi carico della loro formazione (leggi insegnar loro a battere una lettera con programma word), costringendo, peraltro, altre sacche di personale a fare il lavoro da loro, incolpevoli, lasciato da parte. D’altronde, quale azienda fa passare il proprio personale ausiliario dalle pulizie alla predisposizione delle buste paga? È onesto nei loro confronti?

 

Concludendo, il bonus dovrebbe essere il cavallo di Troia per cambiare la scuola, una volta percorsa questa strada irta di ostacoli, non si potrà tornare indietro e il contratto dovrà in qualche modo occuparsi di questa materia. Sarà sempre troppo tardi.

Reinserimento in GaE

Reinserimento in GaE: il MIUR viola il diritto al lavoro dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda

 

I Giudici del Lavoro continuano a dare ragione all’ANIEF sul diritto al reinserimento nelle Graduatorie ad Esaurimento dei docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento/permanenza. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Francesca Lideo, Giuseppe Micali e Manuela Pirolozzi ottengono due ordinanze di pieno accoglimento che riconoscono il diritto dei nostri iscritti all’immediato reinserimento in GaE constatando che il MIUR, cancellandoli dalle graduatorie senza preavviso, ha leso il loro diritto al lavoro nonché all’esplicazione della loro personalità sociale.

 

Patti (ME) e Pescara, questi i tribunali del lavoro che si sono schierati dalla parte dei lavoratori accogliendo le richieste ANIEF di emissione di un provvedimento d’urgenza volto a tutelare il diritto dei docenti cancellati dalle GaE per non aver prodotto domanda di aggiornamento. Il Tribunale di Patti, infatti, su ricorso patrocinato dall’ottimo operato dell’Avv. Micali, ha riconosciuto che l’art. 1, comma 1 bis della L. 143/2004 è tutt’ora “in vigore nella sua interezza”, e quindi anche nella parte in cui dispone che è consentito ai docenti cancellati “il reinserimento nella graduatoria, con il recupero del punteggio maturato all’atto della cancellazione”.

 

Il Giudice del Lavoro di Pescara, inoltre, in accoglimento del ricorso presentato con formula d’urgenza dall’Avv. Pirolozzi, che conferma ancora una volta la sua competenza nella tutela dei diritti dei lavoratori della scuola a lei affidati dall’ANIEF, ha osservato come “con sentenza n. 3658 del 14.7.2014 il Consiglio di Stato ha annullato, con riferimento ai parametri costituzionali desumibili dagli artt. 3, 4 e 97 Cost. nonché ai principi generali dell’attività amministrativa di cui alla legge n. 241 del 1990, il citato DM 42/2009 nella parte in cui non ha previsto l’obbligo per gli Uffici Scolastici Provinciali di comunicare ai docenti già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, e che hanno omesso di presentare la domanda di esservi confermati, gli effetti della legge n. 143/2004, avvertendoli dell’onere di presentare detta domanda di conferma entro un termine prefissato, pena la cancellazione da quest’ultima. In tale sentenza il CdS ha ritenuto che, pur essendo la presenza nelle graduatorie condizionata ad una espressa volontà dei docenti di permanervi […], nella norma primaria l’omessa domanda è sanzionata con l’esclusione dalle graduatorie che però non è assoluta potendo gli interessati, nel termine poi assegnato per i futuri aggiornamenti delle graduatorie, dichiarare di volervi nuovamente figurare”.

 

In accoglimento delle istanze presentate dai legali ANIEF, l’ordinanza di Pescara evidenzia anche come “l’omesso reinserimento nelle graduatorie ad esaurimento comporta per la ricorrente, nelle more del giudizio di merito, l’impossibilità di acquisizione di qualsiasi occasione di impiego in attività di docenza (attività lavorativa sua propria e per cui possiede titolo abilitante) alle dipendenze del Ministro convenuto, venendo come noto i docenti reclutati in unica soluzione (salvo ulteriore conferimento di supplenze temporanee per esigenze sopravvenute) all’inizio di ogni anno scolastico, con conseguente grave pregiudizio del suo diritto al lavoro, nonché, più in generale, all’esplicazione della sua personalità sociale, costituzionalmente garantiti ex artt. 2 e 4 Cost”.


 

Reinserimento in GaE – vittorie ANIEF a Foggia e Pistoia: il MIUR non può escludere “a vita” i docenti cancellati per non aver prodotto domanda

 

Piovono condanne sul MIUR a reinserire i docenti cancellati per non aver prodotto domanda di aggiornamento/permanenza in GaE grazie ai ricorsi promossi dall’ANIEF presso i Giudici del Lavoro di tutta Italia. Questa volta sono i Tribunali di Foggia e Pistoia ad accogliere senza riserve le istanze cautelari proposte dagli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli, Francesca Lideo, Luca Ficuciello e Maria Schipani in favore di due nostre iscritte e ad ottenere la condanna del MIUR all’immediato reinserimento delle docenti anche al fine di partecipare al piano straordinario di immissioni in ruolo.

 

L’Ordinanza Cautelare ottenuta dall’ANIEF presso il Tribunale di Pistoia, infatti, parla chiaro e ritiene evidente che il pregiudizio grave e irreparabile deriva “dal depennamento effettuato dall’Amministrazione che impedirebbe alla ricorrente di rimanere inserita nelle graduatorie, di usufruire del relativo punteggio per gli anni successivi e di partecipare al piano straordinario delle assunzioni previsto dalla legge di stabilità per il 2015” e per tale motivo ordina il suo immediato reinserimento nelle graduatorie d’interesse valide per il triennio 2014/2017. Anche il Giudice del Lavoro di Foggia, accogliendo le richieste del nostro legale sul territorio Avv. Luca Ficuciello, rileva come “nelle more dell’emissione di un pronunciamento di merito parte ricorrente vedrebbe inevitabilmente pregiudicato il diritto alla collocazione nelle graduatorie sulla base del proprio punteggio, con conseguente pregiudizio del ricorrente che potrebbe vedersi privato del proprio diritto alla immissione in ruolo”.

 

Secondo le ordinanze ottenute dall’ANIEF, inoltre, e andando nel merito della controversia, la riconfigurazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento “non implica ex se – in assenza di un’esplicita scelta di campo del legislatore tesa a confermare la valenza giuridica di dette graduatorie ad esaurimento – l’immobilità e/o la cristallizzazione di queste ultime” e “la possibilità di “reinserimento” è espressamente prevista appunto dall’art. 1 comma 1 bis della legge 143, e ciò coerentemente con la testé già indicata ratio del nuovo sistema, di creazione di un meccanismo sì tendente all’esaurimento, ma al tempo stesso anche di salvaguardia delle posizioni dei soggetti inclusi in base all’originaria regolamentazione”.

 

L’azione legale dell’ANIEF, grazie all’ottimo operato dei propri legali, ha nuovamente fatto la differenza e tutelato un diritto da troppo tempo illegittimamente violato dal Ministero dell’Istruzione che ha creduto di poter “esiliare a vita” dalle Graduatorie a Esaurimento i docenti che non avevano prodotto domanda di aggiornamento/permanenza in uno dei periodi di vigenza delle stesse.

Giannini: «La scuola italiana deve diventare un modello»

da Il Sole 24 Ore

Giannini: «La scuola italiana deve diventare un modello»

di Eliana Di Caro

Il superamento di steccati tra culture umanistica e scientifica, esattamente come accadeva nel Rinascimento quando il sapere era unico, l’Italia che deve essere il punto di riferimento culturale per l’Occidente, e una scuola che sia il presupposto irrinunciabile di questa visione: con queste parole il ministro per l’Istruzione, Stefania Giannini, intervenuta agli Stati Generali della Cultura, organizzati ieri a Roma dal Sole 24 Ore, ha spiegato come interpreta il proprio ruolo al Miur, sottolineando i risultati raggiunti e i prossimi obiettivi.

«Con la legge 107 abbiamo assunto più di 8mila insegnanti preparati e specializzati in arte e musica. Complessivamente l’anno scorso erano 29mila. Un numero significativo, un’opportunità per la scuola italiana, nell’autonomia scolastica, che non abbiamo volutamente tradotto in più ore di storia dell’arte o in più ore di musica: abbiamo fornito gli strumenti, cioè le persone e la preparazione di base», ha detto Giannini. Un provvedimento che riconosce la centralità delle arti nella storia del nostro Paese, in base al progetto educativo così efficacemente riassunto dall’acronimo «Steam, come ha detto bene Gianfelice Rocca all’Assemblea di Assolombarda, dove si aggiunge la A di Arts alle competenze che appartengono alle scienze dure (Science, Technology, Engineering and Math). Ma con Arts intendo quell’approccio umanistico e quell’insieme di valori che sono i valori del pensiero critico, della logica, della filosofia che, se cementati fin dalla scuola primaria, possono veramente diventare il modello educativo italiano».

L’oltrepassare le barriere, ha osservato il ministro, va inteso anche in una dimensione politica dove la collaborazione interministeriale è necessaria. E su questo punto Giannini ha rivendicato la stagione virtuosa che si sta vivendo sotto il Governo Renzi, all’insegna del dialogo tra il suo ministero e quello della Cultura retto da Dario Franceschini. «Porto un esempio molto concreto» dice, chiamando in causa l’esperienza inconcludente della facoltà dei Beni culturali nata negli anni 80 con l’ambizione di sbocchi professionali nell’ambito dell’arte e della cultura e trasformatasi in una sorta «di Lettere bis: allora è meglio l’originale della copia. Il punto cruciale è il lavoro per quei 20mila giovani iscritti nelle cinque sedi rimaste in Italia. Lo sbocco occupazionale è rimasto appeso. Noi ripartiamo da lì». Una prima risposta è «lo schema dell’alternanza scuola-lavoro applicato al mondo dei beni culturali, alla gestione e alla valorizzazione del nostro patrimoni» (un provvedimento anticipato ieri sul Sole 24 Ore). Si tratta del progetto Pompei, destinato per il ministro a diventare un progetto bandiera, anche per il luogo altamente simbolico che è stato prescelto: interessa 15 scuole e mille allievi, la cui formazione in itinere sarà rivolta a diverse competenze, dal marketing culturale all’ambiente, dal restauro alla cura del verde fino all’informatica. E questa scelta di portare gli studenti nel cuore del patrimonio risponde anche a un’esigenza strategica, oltre che strettamente concreta, che è quella di «alimentare la sensibilità. Se non si crea una domanda, se non si suscita l’ansia di voler fruire di un bene culturale, se non si riaccende la sensibilità storica, non c’è legge, non c’è classe politica, non c’è Governo della Repubblica che possa dare al nostro Paese un indirizzo diverso».

Proprio su queste note si era conclusa la sessione dedicata a «Libro,eBook e coding. Una proposta per la buona scuola», con il maestro Franco Lorenzoni che ha entusiasmato la platea raccontando della sua quotidianità con i bambini e di come l’arte – al pari della matematica, se ben trasmessa – sia uno stimolo potentissimo e una grande opportunità di crescita per i piccoli allievi. La sessione è stata introdotta dal responsabile della Domenica del Sole 24 Ore Armando Massarenti, che ha sottolineato «l’importanza di inserire nella scuola l’idea del pensiero critico, cioè della capacità di ragionare e di analizzare le questioni, legandolo alla nozione di cittadinanza», un tema su cui il supplemento si spende da tempo, e ha ribadito un altro elemento forte (anch’esso nel Dna della Domenica), quello dell’unicità dei saperi e della consapevolezza che deve esserci su questo fronte nel formare le nuove generazioni.

Il professore dell’Università di Milano Biccoca Paolo Ferri si è soffermato sul Piano nazionale Scuola digitale, il primo elaborato dal 1998, cioè dal Piano di sviluppo delle tecnologie didattiche di Luigi Berlinguer. Secondo il provvedimento, entro il 2020 avremo la banda larga o ultralarga e il wi-fi in tutte le scuole, passando a scuole interamente connesse dal 9-10 per cento attuale.

Roberto Casati, infine, ha offerto una riflessione sull’uso (corretto) delle tecnologie, cui va necessariamente associata la lettura in classe.

I prof di matematica? Solo nove in più

da Corriere della sera

I prof di matematica? Solo nove in più

La mappa dei «potenziati» della buona scuola. Quasi cinquemila per musica e ginnastica

Orsola Riva

Da novembre entreranno nelle scuole 55 mila docenti in più per rendere possibili i progetti di potenziamento dell’offerta formativa. Ma non sarà così: i prof non sono quelli di cui le scuole avrebbero bisogno, ma quelli rimasti nelle graduatorie a esaurimento. Un esempio: alle medie saranno assegnati solo 9 prof di matematica contro 1.903 nuovi posti di musica, 1.631 di educazione artistica e 1.198 di educazione fisica.
Doveva essere il fiore all’occhiello della Buona Scuola, si sta rivelando il frutto di tanti, troppi compromessi. Parliamo dell’organico potenziato: 55 mila docenti in più (di cui circa 6.500 per il sostegno) che da novembre entreranno nelle scuole non per coprire dei posti effettivi ma per rendere possibili i progetti di potenziamento dell’offerta formativa che il ministero dell’Istruzione ha chiesto alle scuole di mettere a punto, indicando ciascuna le proprie priorità, dal miglioramento delle competenze matematiche alle attività di laboratorio, dalla valorizzazione delle competenze linguistiche allo sviluppo di quelle digitali.
Peccato, però, che non sarà così. Perché i professori in arrivo non sembrano tanto quelli di cui le scuole avrebbero bisogno, ma semmai quelli rimasti nelle graduatorie a esaurimento dopo le prime tre fasi di assunzione, che peraltro avevano già lasciato scoperte molte cattedre anche importanti (matematica alle medie su tutte) per mancanza di candidati.
Per farsi un’idea del disallineamento fra domanda e offerta, fra le esigenze delle scuole e le risorse umane che saranno messe loro a disposizione in quest’ultima fase, basta buttare un occhio ai decreti di ripartizione dei posti di potenziamento fra le diverse province comunicati la settimana scorsa dai vari uffici scolastici regionali.
Partiamo dalle medie, l’anello debole del sistema d’istruzione, il segmento scolastico in cui i ragazzi italiani iniziano ad accumulare quel ritardo drammatico sui loro coetanei di altri Paesi che viene impietosamente misurato ogni tre anni dai rapporti Ocse-Pisa.
Abbondano i posti in più di musica, educazione artistica e ginnastica, tutte materie altamente formative ma che non ci aiutano a risalire la china delle classifiche internazionali, mentre scarseggiano quelli di italiano, e quelli di matematica sono quasi assenti: nove in tutta Italia, cinque a Torino, due a Cagliari, 1 a Sassari e 1 ad Agrigento. Neanche uno a Milano, Bologna, Napoli e Palermo e nelle rispettive regioni. Nove in matematica, 358 in italiano, storia e geografia, contro i quasi duemila nuovi posti di musica (1.903), 1.631 di educazione artistica e 1.198 di educazione fisica!
Difficile pensare che questa ripartizione dei posti sia stata fatta tenendo conto principalmente del fabbisogno espresso dalle scuole. Essa semmai sembra rispondere all’esigenza di svuotare quanto più è possibile le graduatorie dei precari. E infatti ricalca fedelmente le domande di assunzione presentate ad agosto: su 70 mila domande, i prof di matematica erano in tutto 432 (e quei pochi che c’erano sono già saliti in cattedra), mentre i docenti di musica erano 2.219, quelli di educazione artistica 1.845, quelli di ginnastica 1.492.
Più che rispondere alle esigenze delle scuole, si è cercato di fare i conti con quello che c’era a disposizione. Come altrimenti spiegare quei 165 posti aggiuntivi di stenografia e dattilografia, una materia che nemmeno viene insegnata più? E la penuria invece di posti per i laboratori di cui tanto avrebbero bisogno le nostre scuole?
E non sarà un caso se la classe di concorso a cui sono stati assegnati più posti di potenziamento — e cioè «discipline giuridiche ed economiche» — è anche quella più popolosa all’interno graduatorie: 5.460 le domande presentate ad agosto, 4.297 i posti assegnati per il potenziamento.
Con quest’ultima fase di assunzioni vengono insomma al pettine i nodi della Buona Scuola. Come più volte denunciato nei mesi scorsi dal Corriere , svuotare d’un botto le graduatorie dei precari storici per ottemperare a una sentenza della Corte di giustizia europea che ha condannato l’Italia per abuso di contratti a termine (una colpa che — va detto — il governo ha ereditato dai suoi predecessori) vuol dire rovesciare sulle scuole un gran numero di docenti non sempre e non tutti necessari. Anche se a correggere il tiro dovrebbe pensarci il prossimo concorso che verrà bandito a dicembre.
Spiace che invece di mettere la carte sul tavolo, il Miur abbia voluto comunque chiedere alle scuole di indicare i loro desiderata, pur sapendo che non avrebbero potuto essere soddisfatti. Peggio: si è messo a punto un sistema molto complesso il cui unico scopo era piegare i sogni (no: i bisogni) alla realtà.
Alle scuole è stato chiesto di avanzare le proprie richieste non per classi di concorso, come si è sempre fatto, ma in base ai nuovi «campi di potenziamento» disegnati per l’occasione. E i suddetti campi (umanistico, linguistico, scientifico, artistico e musicale, socio-economico e per la legalità, motorio, laboratoriale) andavano indicati tutti e sette, nessuno escluso, in ordine di preferenza. Pazienza se poi la scuola X, che aveva messo come sua priorità il potenziamento scientifico, si vedrà invece assegnare due prof di musica o di ginnastica.
Come diceva Maria Antonietta: se non c’è il pane, che mangino brioches!
Orsola Riva

Giannini: “Servirebbe una Schengen degli insegnanti”

da La Stampa

Giannini: “Servirebbe una Schengen degli insegnanti”

L’dea del ministro dell’Istruzione è quella di poter scambiare esperienze, imparare e insegnare in tutti i Paesi dell’Unione europea, senza frontiere

«Sogno di avere una Schengen degli insegnanti, un’area di libero scambio per gli insegnanti. Sarebbe veramente straordinario». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante un incontro pubblico su cultura e istruzione al quale ha partecipato anche il commissario Ue per l’Istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, Tibor Navracsiscs.

 

Una Schengen degli insegnanti «consentirebbe di costruire un’identità comune grazie alla quale forse oggi sarebbe arrivata una risposta diversa da quella data dagli studenti» ha aggiunto il ministro riferendosi al fatto che i ragazzi presenti in sala, interpellati attraverso un estemporaneo sondaggio, hanno detto di sentirsi europei ma non rappresentati dall’Unione europea.

 

In tema di mobilità il ministro Giannini ha anche sottolineato l’opportunità di aumentare il budget Ue per la mobilità. Durante l’incontro-confronto di stamani si è insistito molto sul tema. Rispondendo all’osservazione di una studentessa che ha fatto notare come per favorire la mobilità bisogna mettere anche gli studenti nelle condizioni economiche di varcare i confini nazionali, il commissario Navracsics ha osservato che ErasmusPlus non riguarda solo l’università ma per estenderlo va avviata una discussione con i ministri delle finanze Ue.

 

Ha pure sottolineato che per il 2016 arriveranno 2.2 mld di euro in ambito ErasmusPlus per istruzione, formazione, sport e gioventù.

“Tempi lunghi per assunzioni Fase C? Colpa dei Collegi dei docenti lenti a chiedere nuovi prof”

da La Tecnica della Scuola

“Tempi lunghi per assunzioni Fase C? Colpa dei Collegi dei docenti lenti a chiedere nuovi prof”

L’allungamento dei tempi per le assunzioni della Fase C, da completare entro novembre, sarebbe anche stato causato dall’ostruzionismo dei collegi dei docenti.

A farlo intendere è stata Simona Malpezzi, deputata del Partito Democratico, parlando inizialmente, il 29 ottobre, degli insegnanti di matematica che scarseggiano, come anche rilevato nella stessa giornata dal ministro Giannini. “Lo sapevamo e lo avevamo detto. Stiamo colmando un gap storico”, attraverso l’approvata riforma della Scuola, ha detto ancora Malpezzi

“Con il prossimo concorso da circa 90 mila posti bandito a breve – ha aggiunto – il governo provvederà ad assumere i docenti di cui la scuola ha ancora bisogno. Non pensavamo di riuscire a risolvere tutti i nodi in un colpo solo. E’ evidente che il grande investimento per ridurre il precariato e dare alle scuole un organico aggiuntivo per il potenziamento è stato il primo importante passo dopo anni di tagli agli organici e promesse mancate”.

“Va purtroppo anche detto – ha dichiarato ancora la deputata democratica – che nei mesi scorsi, quando il Miur ha chiesto agli istituti di indicare di quali docenti avessero bisogno per migliorare l’offerta formativa, molti collegi dei docenti si sono rifiutati di dare indicazioni ai dirigenti”.

Formazione dei docenti. Quinto tavolo su deleghe #Labuonascuola

da La Tecnica della Scuola

Formazione dei docenti. Quinto tavolo su deleghe #Labuonascuola

La formazione iniziale dei docenti e l’accesso all’insegnamento. Sono i temi del tavolo di ascolto e confronto che si è tenuto oggi pomeriggio al Ministero dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca.

L’incontro è l’ultimo dei cinque convocati dal Ministro Stefania Giannini sulle deleghe che la legge “La Buona Scuola” affida al Governo. “I temi della formazione dei docenti e dell’accesso all’insegnamento sono determinanti per gli studenti”, ha sottolineato il Sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ha presieduto il confronto.

“Per avere una Buona Scuola occorre avere dei buoni docenti”, ha aggiunto. Al tavolo sono intervenute le associazioni dei dirigenti scolastici, dei docenti, dei genitori, dei rappresentanti degli studenti, del mondo accademico e dei centri di ricerca sulla scuola. Ciascuna delegazione e’ stata invitata a far pervenire al Miur un proprio contributo sui temi al centro dell’incontro. Questo per arrivare a una definizione condivisa del provvedimento che il Governo dovrà emanare.

Il MEF non paga gli stipendi ai supplenti

da La Tecnica della Scuola

Il MEF non paga gli stipendi ai supplenti

L.L.

Dalla Flcg Cgil e dalla Gilda degli insegnanti arriva la denuncia: si ripete l’emergenza salariale nei confronti dei supplentiche non possono contare sul pagamento regolare dello stipendio.

Ora che è il MEF a pagare direttamente le supplenze, non è più possibile attribuire la colpa, come in passato, alle scuole.

Infatti, come scrive la Cgil, “ora che le scuole si devono solo limitare a trasmettere correttamente i contratti, la questione emerge con tutta evidenza e la responsabilità, che finora era stata scaricata sulle istituzioni scolastiche, è dell’Amministrazione centrale”.

Abbiamo sollevato ripetutamente il problema della totale carenza di stanziamenti, determinata dal fatto che il MEF non stanzia risorse sufficienti per questa voce di spesa”, continua il Sindacato.

Anche la Gilda degli Insegnanti interviene sulla questione: “Anche quest´anno numerosi precari hanno iniziato le supplenze senza ricevere ancora gli stipendi di settembre e ottobre. Lavorare senza essere pagati è intollerabile, perciò abbiamo chiesto al Miur un incontro urgente per affrontare la questione e accelerare le pratiche per liquidare le retribuzioni non ancora corrisposte“.

I pagamenti procedono a macchia di leopardo e da molte province – spiega il sindacato – stiamo ricevendo segnalazioni di malfunzionamenti del portale Sidi, in particolare per quanto riguarda l´inserimento, da parte delle scuole, dei contratti stipulati con alcune categorie di precari, come ad esempio quelli che non hanno una scadenza certa della supplenza“.

I Sindacati si impegnano a portare avanti ogni iniziativa utile, “giacché è inaccettabile bloccare la corresponsione di quanto dovuto a fronte di un lavoro da tempo prestato”.

Parte l’autorizzazione all’utilizzo dei contributi pluriennali di edilizia scolastica

da La Tecnica della Scuola

Parte l’autorizzazione all’utilizzo dei contributi pluriennali di edilizia scolastica

L’autorizzazione all’utilizzo da parte delle Regioni di contributi pluriennali pubblicato nella GU Serie Generale n. 250 del 27/10/2015 – Suppl. Ordinario n. 59 nei primi due commi dell’art.1 dice:

“ai sensi e per gli effetti dell’art. 4, comma 177- bis, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e’ autorizzato l’utilizzo – da parte delle regioni, per il finanziamento degli interventi inclusi nei piani regionali triennali di edilizia scolastica di cui alla programmazione unica nazionale 2015-2017, ai sensi dell’art. 2 del decreto interministeriale 23 gennaio 2015 – dei contributi pluriennali di euro 40.000.000,00 annui, decorrenti dal 2015 e fino al 2044, previsti dall’art. 10 del decreto-legge n. 104 del 2013, per le finalità, nella misura e per gli importi a ciascuna regione assegnati per effetto dei decreti richiamati in premessa.
Afferma inoltre che le regioni, soggetti beneficiari dei contributi, sono autorizzate a perfezionare con la Banca europea per gli investimenti, con la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa, con la società Cassa depositi e prestiti S.p.a. e con i soggetti autorizzati all’esercizio dell’attività bancaria ai sensi del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, nonché al piano delle erogazioni del netto ricavo stesso, che indica il limite massimo degli importi utilizzabili in ciascun anno.
Eventuali variazioni del suddetto piano, derivanti da esigenze adeguatamente documentate dei soggetti beneficiari dei contributi devono essere preventivamente comunicate al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca che provvede a richiedere autorizzazione in tal senso al Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento del tesoro e Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato”.

Non è colpa della riforma se mancano prof di matematica, il concorso coprirà i posti liberi

da La Tecnica della Scuola

Non è colpa della riforma se mancano prof di matematica, il concorso coprirà i posti liberi

“Una sottocopertura per le materie scientifiche? Non scopriamo l’acqua calda: in Italia mancano docenti di matematica”. L’ammissione è del ministro Stefania Giannini.

A margine degli Stati Generali della Cultura, organizzati dal Sole24ore, il titolare del Miur ha tenuto a dire, difendendo la riforma approvata a luglio, che “i professori di matematica non si producono con una legge”. Il problema cui fa riferimento il ministro è emerso, in particolare, nel corso della scorsa estate, quando in occasione del conferimento dei contratto a tempo indeterminato riguardanti la Fase B del piano di assunzioni previsto dalla Legge 107/15, una delle classi di concorso con più graduatorie esaurite, senza più candidati abilitati, è risultata ‘Matematica’ nella secondaria di primo grado.

A Viale Trastevere, però, stanno affrontando il problema: “quello che possiamo fare – ha aggiunto Giannini -, e lo stiamo facendo, è individuare il gap. Nell’immediato, agiremo attraverso il concorso che come previsto dalla legge Buona Scuola bandiremo entro il prossimo primo dicembre”, in modo che i vincitori possano insegnare già dal mese di settembre 2016.

Il Miur, inoltre, ha intenzione di agire anche sulle nuove leve. “Per il futuro – ha continuato il ministro – cerchiamo di indirizzare i ragazzi verso le materie scientifiche, sperando che quando poi arriveranno a fine percorso vogliano fare i professori e non altre cose. Per le altre materie, invece, il matching è molto funzionale”.

Faraone: “Bandi concorsi docenti e DS entro l’anno. Nuovo percorso per la formazione”

da La Tecnica della Scuola

Faraone: “Bandi concorsi docenti e DS entro l’anno. Nuovo percorso per la formazione”

Nel pomeriggio a Roma, presso il Ministero dell’Istruzione, si è tenuto un tavolo tecnico sulla Formazione iniziale dei docenti e l’accesso all’insegnamento alla presenza del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone e di diverse associazioni sia di docenti che di studenti.

Particolare attenzione alla formazione dei docenti. Attraverso il comma 181 dell’articolo 1 della legge 107, il Parlamento conferisce al Governo il potere di emanare una serie di norme a completamento della riforma (sono nove deleghe in tutto). Tali norme sono emanate successivamente. Diversi lamentano l’eccessivo potere decisionale, in questo modo, attribuito al Governo. La delega comma 181, lettera b – riguarda il riordino delle disposizioni normative in materia di sistema nazionale di istruzione e formazione.

A questo proposito il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone ha confermato che i bandi per i concorsi per dirigente scolastico e soprattutto quello per l’assunzione di nuovi docenti verranno emanati entro l’anno. Nel frattempo si farà un nuovo percorso di formazione iniziale dei docenti.

Salvatore Nocera (Fish) ha segnalato la corsa all’abilitazione in Romania come già segnalato in un nostro articolo: “Il Miur deve intervenire per far cessare questo scandalo”.

Al tavolo presenti anche le associazioni studentesche universitarie. Ester Peruffo, rappresentante al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (Cnsu) nel suo intervento, ribadisce la richiesta di altri cicli di Tfa dopo quello previsto nel 2016 e soprattutto si chiedono approfondimenti su come saranno organizzati. Sul riordino delle classi di concorso si richiede l’inserimento dei dottorati e di riscrivere meglio le regole per i crediti necessari per l’accesso a specifiche classi di concorso.

Anche l’Associazione Nazionale Docenti era presente al tavolo. Con un appassionato intervento, l’Associazione manifesta la propria perplessità sul fatto che, come previsto dal comma 181, lettera B dell’articolo 1 della legge 107, dopo un concorso nazionale non si possa avere diritto ad un contratto a tempo indeterminato. Bisogna, invece, aspettare tre anni prima di essere immessi in ruolo (i docenti vincitori di concorso, infatti, non entreranno più direttamente in ruolo ma, per i tre successivi anni, saranno assunti con un contratto a tempo determinato di formazione e apprendistato, ndr).

L’altro aspetto su cui l’Associazione Nazionale Docenti, presieduta dal prof. Francesco Greco. esprime forti perplessità riguarda il fatto che i candidati, tra i requisiti per l’accesso al concorso devono disporre di un minimo di 24 crediti nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e in quelle concernenti le metodologie e le tecnologie didattiche, visto poi tali discipline verranno trattate nel corso annuale per il conseguimento del diploma di specializzazione per l’insegnamento.

Inoltre non è chiaro perchè l’insegnante per ottenere un contratto a tempo indeterminato debba fare un “percorso ad ostacoli”, molto lungo, con la possibilità anche di non poter riuscire in questo percorso. L’assunzione definitiva dipenderà, infatti, dalla valutazione del preside che assumerà decisamente più potere rispetto al passato. Tutto questo per avere un contratto con una retribuzione molto bassa rispetto ad altri funzionari pubblici.

 

In mattinata, con un post su Facebook, Faraone aveva risposto ad un articolo del Corriere della Sera: “L’articolo di oggi del Corriere della Sera sulla fase C de #labuonascuola non racconta novità. Non ne abbiamo mai fatto mistero: le scuole quest’anno avranno 55.000 insegnanti in più ma non tutti saranno una risposta ai loro desideri. Almeno non subito (forse vale la pena ricordare che la legge 107 è stata approvata appena qualche mese fa e che l’assunzione dei docenti italiani è stata a lungo, a causa dei governi precedenti, una matassa impossibile da districare)”. Lo scrive su Facebook il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone.

“Siamo – spiega Faraone – all’inizio dell’attuazione della legge 107 e, per forza di cose, siamo in una fase di transizione. 55.000 docenti in più dopo anni di tagli. Risorse professionali per progetti di potenziamento che le scuole potranno inserire dal prossimo anno scolastico nel proprio Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Dal prossimo anno. Quest’anno i docenti assegnati potranno essere utilizzati per iniziare a lavorare in questo senso, ma compatibilmente con gli insegnanti che ci sono”.

“Quando nelle settimane scorse le scuole hanno indicato le loro priorità – aggiunge – erano già consapevoli che per quest’anno l’incontro tra domanda e offerta avrebbe scontato un disallineamento. I docenti assunti sono quelli delle graduatorie ad esaurimento che hanno fatto domanda. E nelle Gae docenti di matematica per la scuola media, giusto per fare un esempio, non ce ne sono. Non potevamo, certo, crearli dal nulla durante l’estate”,

Buona Scuola: FGA critica sulla formazione iniziale

da tuttoscuola.com

Buona Scuola: FGA critica sulla formazione iniziale

Formazione iniziale e accesso all’insegnamento temi del quinto e ultimo tavolo di ascolto e confronto sulla Buona Scuola svoltosi al Miur e presieduto dal sottosegretario Davide Faraone

La Fondazione Giovanni Agnelli in occasione dell’incontro di oggi al MIUR sul nuovo modello di formazione iniziale dei docenti di secondaria ha espresso quattro critiche rilevanti all’impostazione data dalla legge 107/2015 (La Buona Scuola) a una delle questioni più urgenti e delicate della scuola italiana: come formare insegnanti migliori e più motivati?

Il direttore della FGA, Andrea Gavosto, le ha così motivate:

1. Ci allontana dall’Europa. Il sistema proposto è strettamente sequenziale, nel quale la teoria (sia disciplinare sia pedagogica-didattica) viene sempre prima della pratica: i momenti di effettiva pratica didattica nelle scuole sono, infatti, esplicitamente previsti solo a partire dal secondo anno del tirocinio triennale (non è chiaro, infatti, se nel primo anno dopo il concorso siano previsti momenti di insegnamento pratico). Questo modello è del tutto anomalo rispetto a quello prevalente nel resto d’Europa, dove si è imposto quello parallelo.

2.  Non distingue chiaramente ciò che va tenuto distinto: abilitazione e assunzione. Un principio che crediamo resti fondamentale per la scuola pubblica italiana è che abilitazione non significa ancora assunzione (principio ribadito, peraltro, anche dal documento iniziale della Buona Scuola). L’assunzione segue l’abilitazione, e non tutti gli abilitati hanno il diritto di essere assunti.

3. Non definisce modi e criteri della valutazione che portano all’assunzione a tempo indeterminato. Così come si legge nel testo della delega, al termine del percorso triennale di tirocinio, il candidato sottoscrive un contratto a tempo indeterminato, a condizione di una “positiva conclusione e valutazione”. Viene spontaneo chiedersi: a chi spetta una decisione così importante? Con quale rigore ci si aspetta che questa venga presa? Il testo è totalmente silente in merito. 

4. Dura troppo. Così come previsto, il sistema prevede che un insegnante si formi in 8 anni (5 di università + 3 di tirocinio). Tenuto conto che in media un laureato italiano consegue il titolo in 7 anni, gli anni diventano 10. A nostro avviso, decisamente troppi, anche alla luce di quel che accade negli altri sistemi europei (ad esempio, il sistema tedesco, comparativamente uno dei più lunghi, può avere una durata di 4-5 anni per insegnare nella secondaria inferiore e 6-7 anni per la secondaria superiore).

Il documento integrale, che comprende anche alcune proposte avanzate dalla FGA, può essere letto al seguente indirizzo:(http://www.fga.it/news/tutte-le-news/dettaglio/article/la-formazione-iniziale-degli-insegnanti-secondo-la-buona-scuola-un-modello-discutibile-553.html#.VjJZyDJd670)

Buona Scuola – II settimana novembre proposte assunzione Fase C

da tuttoscuola.com

Buona Scuola – II settimana novembre proposte assunzione Fase C
Pubblicato sul sito del Miur l’avviso per le proposte di assunzione dell’organico di potenziamento

Buona Scuola: Nella seconda settimana di novembre sul sito del MIUR verrà pubblicato l’Avviso della disponibilità sul Portale Istanze Online delle proposte di nomina in ruolo in esito alla fase C del piano straordinario di assunzioni, la fase del potenziamento.

Gli interessati dovranno accettare la proposta o rinunciare entro il termine perentorio di 10 giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso. Si ricorda che la mancata accettazione entro il predetto termine perentorio produce gli stessi effetti della rinuncia.

Dell’esito della partecipazione alla fase C del piano assunzionale verrà data notizia agli interessati attraverso la casella di posta elettronica indicata nella domanda, fermo restando che, ad ogni effetto, le comunicazioni con i soggetti destinatari del piano assunzionale avvengono esclusivamente attraverso l’uso del sistema informativo.

Giannini: I prof di matematica che mancano saranno assunti per concorso

da tuttoscuola.com

Giannini: I prof di matematica che mancano saranno assunti per concorso

Una sottocopertura per le materie scientifiche? Certo, non scopriamo l’acqua calda. In Italia mancano i professori di matematica“. A ribadirlo è il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, oggi a margine degli Stati Generali della Cultura organizzati dal Sole24ore.

I professori di matematica – dice il ministro – non si producono con una legge. Quello che possiamo fare, e lo stiamo facendo, è individuare il gap. Nell’immediato, agiremo attraverso il concorso che come previsto dalla legge Buona Scuola bandiremo entro il prossimo primo dicembre“, in modo che i vincitori possano insegnare già da settembre. “Per il futuro – prosegue – cerchiamo di indirizzare i ragazzi verso le materie scientifiche, sperando che quando poi arriveranno a fine percorso vogliano fare i professori e non altre cose. Per le altre materie, invece, il matching è molto funzionale“.