5 nuovi bandi Miur

Carta dello Studente, lotta al cyber-bullismo, partecipazione
studentesca, educazione musicale, contrasto della dispersione
scolastica, 5 nuovi bandi Miur

Sono pubblicati sul sito del Miur 5 nuovi bandi destinati alle scuole, con scadenze a fine novembre. I bandi promuovono azioni e progetti che guardano agli studenti, al miglioramento della qualità del loro apprendimento e della loro vita scolastica in generale.

Piano nazionale per il potenziamento dell’orientamento e contrasto alla dispersione scolastica
2 milioni di euro per promuovere e valorizzare i progetti di eccellenza nel campo della prevenzione e contrasto della dispersione scolastica e dell’orientamento per gli studenti, sia nella scelta dell’indirizzo scolastico che di quello universitario.

Promozione della cultura musicale nella scuola
Ulteriore sostegno alla diffusione dell’educazione e della cultura musicale, con risorse per 1 milione di euro destinate ai migliori progetti presentati da scuole di ogni ordine e grado, singole o in rete.

Partecipazione studentesca a scuola
Risorse per 2 milioni di euro a favore dei migliori progetti finalizzati a promuovere la partecipazione studentesca nelle scuole secondarie di II grado. I fondi saranno assegnati agli Uffici Scolastici Regionali che emaneranno successivi bandi.

Piano di azioni e iniziative per la prevenzione dei fenomeni di cyber-bullismo
Il bando prevede risorse per 440mila euro per progetti finalizzati a sensibilizzare i ragazzi sul tema della sicurezza on line e all’integrazione delle tecnologie digitali nella didattica nelle scuole di ogni ordine e grado, per il contrasto e la prevenzione del cyber-bullismo.

Piano nazionale per l’implementazione del curriculum dello studente e di coordinamento e ampliamento dell’iniziativa nazionale “Carta dello Studente – IoStudio”
Bando da 1 milione di euro per progetti delle scuole statali secondarie di II grado, finalizzati allo sviluppo e al potenziamento della Carta dello Studente “IoStudio”, all’ampliamento del Portale dello Studente e all’implementazione del curriculum studentesco.

FASE C: tutela dei diplomati magistrale

SCUOLA – FASE C: Anief pronta alla tutela dei diplomati magistrale esclusi dal piano straordinario di immissioni in ruolo

 

Mentre il Miur annuncia per la seconda settimana di Novembre la fase C per l’assegnazione degli oltre 55mila posti di potenziamento, Anief si prepara a tutelare i diplomati magistrale ante 2002 ai quali è stata negata la possibilità di partecipare alle fasi nazionali (B e C) del piano. È già possibile ricorrere al giudice del lavoro per chi ha subito un danno per mancato ruolo nelle fasi 0 e A.

 

Sta per giungere a conclusione il piano straordinario di immissioni in ruolo previsto dalla L. 107/2015 ‘Buona Scuola’. Il Miur, infatti, ha annunciato che l’avviso della disponibilità delle assunzioni per la fase C sarà pubblicato su Istanze on line la seconda settimana di Novembre. Anief è pronta per reclamare nelle aule dei tribunali contro l’esclusione dalle immissioni in ruolo di tutte le tipologie di docenti abilitati esclusi dal piano.

 

Tra questi, quei diplomati magistrale ante 2002 che il Consiglio di Stato ha inserito in GaE negli scorsi mesi con sentenze e ordinanze ma che il Miur ha escluso dal piano di assunzioni adducendo a pretesto la data di emissione dei provvedimenti, successiva all’entrata in vigore della L. 107/2015 ‘Buona Scuola’.

 

Nelle prossime settimane, quindi, il sindacato guidato da Marcello Pacifico metterà a loro disposizione dettagliate istruzioni e istanze di accesso agli atti per la verifica del danno subito a causa dell’esclusione dalle fasi B e C. In tal modo, come avvenuto in questi anni per la nota vicenda coda-pettine, sarà possibile chiedere al giudice del lavoro l’assegnazione dei ruoli e il risarcimento del danno subito ai docenti illegittimamente esclusi.

 

Anief, inoltre, ricorda che i docenti destinatari di sentenza favorevole del Giudice che hanno subito un danno per mancata assegnazione del ruolo nelle fasi 0 e A, possono già ricorrere al giudice del lavoro aderendo al ricorso

#INMYPLACE: prendi il mio posto?

#INMYPLACE: prendi il mio posto?

“Hai mai pensato di prendere il posto di una persona con disabilità?”

Il 3 dicembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap lancia #INMYPLACE, una campagna per connotare la celebrazione in modo diverso, in modo che impatti più direttamente sugli atteggiamenti, spesso inconsapevoli ma sempre determinanti, delle persone comuni verso la disabilità.

La campagna si articola in diverse fasi. Nella prima fase, già condotta a termine, FISH ha promosso fra le persone con disabilità e i loro familiari una raccolta di storie personali, sintetiche ed efficaci, tali da essere ben comprese da chiunque, componendo un mosaico delle diverse realtà e connotazioni della disabilità (il pregiudizio, l’esclusione, la discriminazione, gli ostacoli e le barriere…).

Fin qui è stato facile. La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap unisce le principali associazioni di persone con disabilità e dei loro familiari: le migliaia di storie di vita sono la risorsa e lo stimolo di concrete azioni da oltre vent’anni.

La raccolta delle storie è disponibile nel sito www.inmyplace.it.

Ed il messaggio a tutti è chiarissimo: “Hai mai pensato di prendere il posto di una persona con disabilità? Potrebbe essere un’esperienza illuminante e sorprendente. Scoprire che esistono barriere fisiche ma ancora prima atteggiamenti di paura e pregiudizio che ti escludono, ti marchiano. Ne usciresti con un punto di vista, qualunque esso sia, molto cambiato.”

Adesso l’ambizioso obiettivo è che il punto di vista possa essere vissuto e questo sarà possibile solo calandosi idealmente nei panni degli altri. Lo si può fare dal sito www.inmyplace.it con un semplice click “adottando” una storia – ma anche più d’una in giorni successivi – e condividendola sul proprio profilo Facebook o Twitter prendendo il posto del protagonista della storia.

Tutti possono partecipare alla piena riuscita dell’iniziativa, ma prima ancora per contribuire a modificare atteggiamenti e percezioni ancora troppo distorti.

Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale per la Disabilità e ci si augura di poter arrivare a quella data con innumerevoli scambi di posto, per poter abbattere l’ostacolo più grande, quello della paura, dove, superatala, c’è un posto per tutti.

La scuola alle prese con la Buona Scuola. Con mille dubbi

da la Repubblica

La scuola alle prese con la Buona Scuola. Con mille dubbi

Alternanza con il lavoro, Comitato di valutazione dei docenti, organico di potenziamento. I problemi maggiori con cui si stanno confrontando presidi ne prof dopo circa due mesi dall’inizio del nuovo anno con la riforma

di SALVO INTRAVAIA

Presidi e docenti alle prese con le prime novità della Buona scuola. E con i mille dubbi relativi ad una riforma che sta dispiegando in queste settimane iniziali dell’anno scolastico tutte le sue novità. In un mese e mezzo di Buona scuola i diretti interessati hanno raccolto più dubbi che altro. Tra alternanza scuola-lavoro da fare partire, Comitato di valutazione da formare e ultima fase del Piano di assunzioni da concludere, le scuole cercano punti di riferimento certi che non sempre esistono. Vediamo con quali problemi si stanno confrontando docenti e dirigenti scolastici.

Alternanza scuola-lavoro. La riforma della scuola Renzi/Giannini introduce in tutti gli indirizzi della scuola superiore l’alternanza scuola-lavoro. Tuttavia, per i dirigenti scolastici avviare i percorsi si sta dimostrando una operazione in salita. E’ stato il ministro Giuliano Poletti a sollevare in tempi non sospetti  –  prima ancora che la riforma diventasse legge  –  mille polemiche sulla necessità di interrompere le lunghe vacanze estive degli studenti italiani con un periodo di lavoro. E adesso che il contatto con la realtà lavorativa per gli studenti è diventato un obbligo le polemiche sembrano sopite. Ma come fare, soprattutto al liceo? Da quest’anno, le terze classi di tutti gli ordini di scuola dovranno avviare i percorsi di alternanza scuola-lavoro, per un totale di 67 ore almeno. In tre anni, infatti, occorrerà raggranellarne almeno 200 ore al liceo e addirittura 400 negli istituti tecnici e professionali. Le scuole però stanno incontrando mille difficoltà. A riportare la teoria descritta nell’articolato di legge alla dura realtà scolastica una interrogazione parlamentare rivolta da un gruppo di deputati del Pd  –  tra i quali Maria Coscia, Simona Malpezzi e Manuela Ghizzoni  –  che informano il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, delle tante difficoltà incontrate dalle scuole sull’argomento. “Attualmente  –  spiegano i parlamentari  –  si ravvisano molteplici difficoltà che le scuole superiori stanno incontrando nel rivolgersi agli enti pubblici e privati per avviare questa parte della riforma molto importante per la formazione completa degli studenti, difficoltà, il più delle volte, motivate da una scarsa conoscenza della normativa e da una certa diffidenza nell’aprire certe istituzioni al mondo della scuola”. In altre parole, il mondo del lavoro non sembra entusiasta di aprire le porte di imprese e aziende ai primi 500mila studenti. Ma le scuole devono garantire a tutti quello che è ormai un obbligo.

Comitato di Valutazione. Tra mal di pancia degli insegnanti e pressioni dei capi d’istituto, le scuole italiane stanno faticosamente mettendo assieme i pezzi del Comitato di valutazione uscito dal restyling della Buona scuola: composto da tre docenti  –  uno designato dal Consiglio d’istituto e due dal Collegio dei docenti  –  due genitori  –  un genitore e uno studente, alla scuola superiore  –  e un componente esterno nominato dall’Ufficio scolastico regionale. E guidato dal dirigente scolastico. I sindacati di base hanno chiesto ai propri iscritti di boicottare l’organismo che valuterà il servizio dei docenti neoassunti e che stilerà i criteri per la ripartizione del fondo per il merito previsto dalla riforma. Decisione assunta anche da alcuni comitati locali di insegnanti. E le singole scuole, in vista dei prossimi impegni, stanno completando la composizione di un organismo che ha visto pochissime candidature  –  e in alcuni casi nessuna  –  da parte dei docenti. Intanto, per chiarire i mille dubbi di capi d’istituto e docenti, il ministero ha pubblicato le prime 13 faq.

Organico di potenziamento. E’ uno dei rebus più oscuri della buona scuola. Tra un paio di settimane  –  nella seconda settimana di novembre, ha precisato il MIur  –  i precari delle graduatorie ad esaurimento che hanno fatto domanda di assunzione entro lo scorso 14 agosto e gli idonei al concorso a cattedre del 2012 vivranno un’altra notte al cardiopalma, con la proposta di assunzione che arriverà online. Per accettare i 55mila fortunati avranno dieci giorni di tempo e poi si procederà all’assegnazione della scuola. Ma non è detto che l’organico di Potenziamento  –  di 55mila cattedre  –  servirà davvero a potenziare qualcosa. Perché non è detto che i primi di dicembre le scuole vedranno arrivare le figure professionali che auspicavano per rilanciare la propria azione educativa. Le indicazioni che le scuole hanno inserito al sistema informatico del ministero lo scorso 15 ottobre si limitavano all’area disciplinare e non alla singola disciplina. Per questa ragione un liceo artistico che aspetta un docente di Figura disegnata potrebbe vedersi arrivare un docente di musica, una scuola che spera in un docente di inglese potrebbe essere accontentata con uno di tedesco, mentre una scuola media che sperava in un insegnante di Matematica resterà delusa. Perché, nonostante le cattive performance dei quindicenni italiani nel test internazionali, saranno soltanto 9 le cattedre disponibili di Matematica alla media. Dove invece abbonderanno i prof di Educazione fisica e di Musica.

Il Pof triennale. E’ uno dei tasselli più importanti della Buona scuola, che ancora presidi e insegnanti non riescono a decifrare. Per questa ragione il ministero dell’Istruzione ha deciso di posticiparne l’approvazione al 15 gennaio 2016 e non ad ottobre del 2015, come previsto dalla legge. Il Ptof aggiunge ai tanti della burocrazia scolastica italiana l’ennesimo acronimo, ma questa volta impronunciabile. Il Piano triennale dell’offerta formativa dovrà indicare la mission della scuola e l’azione educativa per il prossimo triennio  –  dal 2016/2017 al 2018/2019  –  con tanto di risorse economiche e di personale necessarie per realizzarlo. Ed è proprio questo l’ennesimo busillis. Visto che la fase C  –  da 55mila posti  –  del piano straordinario di assunzioni porterà nelle scuole i docenti che si ritrovano nelle graduatorie dei precari a prescindere delle reali esigenze delle stesse, sarà il prossimo concorso da 65mila posti a trovare la quadra fra richieste delle istituzioni scolastiche e posti messi a concorso per realizzare i Ptof. Ma come farà viale Trastevere a conoscere le richieste delle scuole, che si dovranno concretizzare entro il prossimo 15 gennaio, se il bando del concorso  –  con i posti per ogni singola disciplina  –  verrà pubblicato entro il primo dicembre di quest’anno

Scuola-lavoro, il nuovo corso parte da Pompei

da Il Sole 24 Ore

Scuola-lavoro, il nuovo corso parte da Pompei

di Stefania Giannini *
L’alternanza Scuola-Lavoro è un punto fondamentale della Legge 107/2015, cosiddetta “La Buona Scuola”. Promuove e incardina nell’ordine disciplinare dell’istruzione un numero di ore (200 per i Licei, 300 per gli Istituti Tecnici Professionali, durante l’ultimo triennio con orari anche pomeridiani) che lo studente trascorre presso imprese ed enti, pubblici e privati. Consentitemi di dirlo con chiarezza: è il più ambizioso tentativo di ribaltamento dello schema educativo della scuola italiana, ancora incardinato sullo schema «prima imparo, poi faccio».

Da quest’anno la direzione cambia: la pratica diventa strumento di apprendimento e di potenziamento delle competenze. Non per copiare la Germania, vorrei sottolineare, ma per copiare l’Italia che fu e l’Italia che funziona: quella delle botteghe rinascimentali, quella dell’innovazione diffusa delle nostre multinazionali tascabili, per cui vivere e comprendere la bellezza e il lavoro che sta dietro di essa diventa un elemento fondante del gusto, dello stile, della cultura italiana.
L’alternanza supera culturalmente lo stage: propone una formazione congiunta che accade nella realtà del lavoro. Rilancia, attraverso un attento processo di controlli, verifiche, certificazioni elaborate da docenti e da tutor delle imprese, il dinamismo laboratoriale, innovativo e creativo di una Scuola che torna ad essere un’agenzia del territorio, il soggetto protagonista che sa orientare, che non rincorre il lavoro, ma coglie e inventa nuove opportunità al lavoro stesso.

È un progetto strategico esecutivo e strutturale: dal 2016 il Miur investe sulle scuole in alternanza 100 milioni di euro l’anno. Più di dieci volte l’anno scorso. L’obiettivo primario è mettere lo studente al centro di processi curriculari e disciplinari rigenerati da un’esperienza di formazione congiunta costruita attraverso l’apertura della scuola al mondo esterno.
Una formazione che riduce dispersione scolastica e favorisce non solo e non tanto la professionalizzazione – i lavori che faranno i nostri figli tra dieci anni ancora non esistono – ma anche le competenze trasversali, la creatività, l’etica della responsabilità, il lavoro in gruppo. In una parola, diamo basi solide a un nuovo protagonismo delle nuove generazioni.
Nel modello di alternanza all’italiana che stiamo costruendo, il lavoro non diventa strumento di apprendimento solo per i ragazzi dei tecnici e dei professionali, ma anche per i loro colleghi che hanno scelto i licei. In questo caso la collaborazione con gli enti locali, e con le istituzioni culturali del nostro Paese diventa essenziale.
Un’istruzione che miri ad una formazione critica, prammatica, processuale, di reale apertura alle identità dei territori e al valore della cittadinanza attiva, trova nel patrimonio culturale un’occasione di formazione essenziale. L’alternanza scuola lavoro può essere lo strumento che sancisce l’alleanza tra istruzione e cultura.
L’idea è semplice: la formazione come esperienza di valorizzazione del patrimonio, il patrimonio come esperienza di potenziamento della formazione. Attorno a questa decisione è nato il Protocollo d’Intesa tra il Miur e il Mibact «per creare occasioni di accesso al sapere attraverso la messa a sistema di istruzione e cultura, al fine di sviluppare una società della conoscenza».

Il patrimonio, nelle sue «sfide legate a trasformazioni di carattere culturale, ambientale, sociale, economico e tecnologico», è di per sé il primo banco di verifica di un’istruzione che sappia essere profondamente contemporanea e cioè capace di sviluppare il capitale sociale.
La formazione diventa il primo volano per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Il patrimonio è salvaguardato, tutelato, valorizzato quanto più risulti una forma potenziale di crescita e di istruzione, cioè un cantiere aperto di metodologie, di problematicità ed esperienze – quel laboratorio vivente in cui la formazione dei nostri studenti sappia essere “verticale”, identitaria, legata alla memoria storica, ma al tempo stesso “orizzontale”, trasversale, delocalizzata, interculturale, innovativa, al passo con i mezzi e i linguaggi della trasmissione dei saperi.
Il primo progetto, che nasce dall’intesa Miur-Mibact, è il “Sistema Pompei”: uno dei grandi simboli del patrimonio mondiale che diventa il palcoscenico di formazione e valorizzazione in alternanza scuola lavoro. Siamo al lavoro con il ministro Franceschini e la Sovrintendenza di Pompei per mettere a sistema un’esperienza formativa per più di 1000 allievi in una rete di 15 scuole, la collaborazione di molteplici soggetti pubblici e privati.
I ragazzi si cimenteranno, mettendo a sistema una fitta rete territoriale (area archeologica, scuola, enti locali, imprese, terzo settore) e una formazione in itinere capace di produrre esperienza di competenze nel momento in cui si valorizzano prodotti e servizi di identità locale: percorsi informatici, percorsi di marketing culturale, percorsi sull’ambiente e il paesaggio, inclusa la cura del verde, percorsi artistico-scientifici, percorsi tecnico-diagnostico.

Si sta parlando molto in questi giorni del “pensiero critico”, soprattutto su proposta di Armando Massarenti: la riflessione sul ruolo dell’educazione quale strategia fondamentale per riformare la società contemporanea. Il progetto di alternanza nel “Sistema Pompei” è un esempio forte di un pensiero critico avanzato.
Il tema strategico del patrimonio verticalizza l’idea di istruzione che non è mai formalistica acquisizione di abilità, bensì un concreto, consapevole esercizio del senso civico: la consapevolezza, la cura del paesaggio e delle cose; la realizzazione di beni e azioni culturali che rilancino il patrimonio territoriale, così la memoria, la ricchezza di una problematicità aperta a cui ciascuna generazione deve dare la propria risposta.
Il Sistema Pompei è un modello da replicare su tutto il territorio nazionale. E sono già tanti i casi di scuole che, con successo, stanno cogliendo l’opportunità della legge 107 per costruire percorsi di alternanza nel campo della cultura. Sarebbe positivo se questa e altre testate si impegnassero a dare evidenza, nei mesi a venire, a queste positive novità.
Il Governo sarà al fianco delle scuole per assicurare che la transizione verso il nuovo modello educativo possa svilupparsi al meglio. E per far sì che la scuola, ciascuna scuola, sia asse e volano della creatività e del lavoro, motore del patrimonio culturale, della coesione sociale e multiculturale dei territori.
* ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Expo 2015 chiude i battenti: cinque milioni gli studenti coinvolti

da Il Sole 24 Ore

Expo 2015 chiude i battenti: cinque milioni gli studenti coinvolti

«Expo ci lascia l’eredità di uno straordinario successo, frutto della tenacia e della determinazione del presente e della lungimirante ambizione del passato, cioè dell’Italia in cui crediamo. Nella giornata conclusiva, il mio ringraziamento speciale va a tutto il mondo della Scuola, delle Accademie e dei Conservatori, dell’Università e della Ricerca, insegnanti e alunni, studenti, ricercatori e docenti che sono stati fra i principali protagonisti di Expo 2015». Con queste parole la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, fa il suo bilancio sui sei mesi dell’esposizione universale. E Aggiunge: «Cinque milioni di studenti, tra Italia e Paesi esteri, dalla scuola dell’infanzia all’università, sono stati impegnati in progetti didattici e iniziative legati all’Esposizione e due milioni hanno potuto visitarla direttamente grazie all’accordo Expo – Miur».

Giannini ringrazia
Nel ringraziare tutte le anime del suo dicastero Stefania Giannini prova a guardare avanti:
“Con questi ragazzi – prosegue Giannini -, con i loro insegnanti e con chi, giovane o meno giovane, è attivamente impegnato nel mondo della ricerca scientifica e dell’innovazione, siamo pronti a condividere la grande responsabilità che Expo ci ha affidato. La responsabilità di diventare il Paese della sostenibilità, dove le scienze dure possano dialogare con le scienze sociali per una etica nutrizionale che allunga la vita, migliora il pianeta e crea nuove condizioni di sviluppo economico e sociale”.

Il bilancio della manifestazione
Nei sei mesi della manifestazione, 41 Conservatori italiani si sono esibiti all’Expo, per un totale di 1.230 studenti coinvolti. Il Vivaio Ricerca, il programma di eventi scientifici curato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha portato a Padiglione Italia i grandi temi della scienza legati all’alimentazione. Numerosi anche gli eventi organizzati autonomamente dalle Università italiane che hanno portato le loro eccellenze all’Esposizione.
Le scuole sono state coinvolte attraverso visite a Milano, concorsi e percorsi educativi come quelli messi a disposizione sul portale “Together in Expo” (www.togetherinexpo2015.it ) che ha messo a confronto sui temi dell’Esposizione 2.360 classi di cinque continenti. L’iniziativa “Expo e territori” ha permesso di realizzare percorsi per gli studenti alla scoperta dei luoghi di produzione del Made in Italy alimentare e del patrimonio culturale italiano. Oltre 700 i progetti di innovazione didattica presentati al Vivaio scuole, tutti raccolti in un e-book consultabile su www.vivaioscuole.it e sul sito del Miur www.vivaioscuole.it . La prossima settimana saranno inviate alle scuole anche le nuove Linee Guida per l’alimentazione, eredità dell’Esposizione insieme alla Carta di Milano dei bambini e ad una App per tablet e cellulari, “Cambio stile”, realizzata in collaborazione con l’Università Sapienza, che mette a disposizione materiali e percorsi educativi sulla corretta alimentazione.

Adotta una scuola
Duecento sono state le istituzioni scolastiche adottate dalle aziende attraverso il progetto “Adotta una scuola”, realizzato in collaborazione con Confindustria. Mentre nell’area Kinder+sport, nata da un Protocollo Miur – Coni – Gruppo Ferrero ed Expo, i più piccoli (oltre 100.000 bimbi fra i 5 e i 12 anni) sono stati coinvolti in attività ludico-sportive. Attraverso “The cooking show, il mondo in un piatto” giovani cuochi degli Istituti alberghieri italiani sono stati ospitati in un live show di cucina mettendo in mostra l’alta qualità della preparazione di chi frequenta questo tipo di percorso di istruzione.

Bonus 500 euro: anche i collegi possono dire la loro su cosa si può acquistare

da La Tecnica della Scuola

Bonus 500 euro: anche i collegi possono dire la loro su cosa si può acquistare

Gli interrogativi sul “bonus” di 500 euro per le attività di autoformazione aumentano di giorno in giorno.
A questo punto, in attesa che il Miur fornisca i chiarimenti promessi (attesi dalle scuole e dai docenti), non sarebbe male se i collegi dei docenti incominciassero almeno ad assumere le decisioni che competono loro.
Proviamo a fare qualche esempio e a leggere con attenzione il testo della legge.
Un insegnante di musica può acquistare uno strumento musicale utilizzando il bonus ?
A nostro parere la risposta è positiva, dal momento che per un docente di musica una chitarra è uno strumento di lavoro, esattamente come una dizionario lo è per un docente di lingua italiana o straniera.
Analogamente per i docente di chimica o di fisica si potrebbe giustificare l’acquisto di strumenti di laboratorio per poter predisporre anche a casa esperimenti o dimostrazioni.
In effetti il comma 121 dell’articolo 1 della legge 107 propone una lunga lista di possibili acquisti ma prevede anche la possibilità che il bonus venga speso “per  iniziative  coerenti  con  le   attività  individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle scuole”.
Per evitare che – a fine anno – alcune spese venga “contestate” dalla propria segeteria o dallo stesso dirigente scolastico potrebbe essere utile che le scuole inseriscano nel proprio Pof un paragrafo dedicato proprio alle spese riconosciute.
Basterebbe una frase del tipo: “L’istituzione scolastica riconosce le attività di auto-aggiornamento dei docenti coerenti con gli obiettivi del presente piano e garantendone anche il riconoscimento ai fini dell’uso del bonus previsto dalla legge 107. In particolare l’istituzione ritiene che l’elenco già previsto dal comma 121 sia integrato come segue: ecc… ”
E’ vero che tale formula non è risolutiva ma bisogna anche ricordare che il Pof è un documento flessibie modificabile anche in corso d’anno.

Scuole belle? Meglio scuole sicure

da La Tecnica della Scuola

Scuole belle? Meglio scuole sicure

P.A.

Stop agli interventi per le #scuolebelle, a vantaggio degli interventi per #scuolesicure. Lo chiede l’onorevole Chiara Di Benedetto (M5S), prima firmataria di un emendamento all’articolo 1 del Dl 154/2015, in esame alla Commissione Bilancio per la conversione in legge. Di Benedetto chiede che la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2015 di cui parla l’articolo sia destinata «con particolare riferimento agli interventi di adeguamento antisismico e prevenzione del rischio idrogeologico per gli stessi».

È un’opzione a cui va il sostegno di Cittadinanzattiva, poiché «risponde alla richiesta che avanziamo da mesi affinché le risorse destinate a favore del filone “scuole belle” siano dirottate sugli interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, in particolare a vantaggio delle scuole del Sud e delle Isole che presentano maggiori problemi strutturali e manutentivi». Cittadinanzattiva, spiega che «gli interventi del filone “scuole belle” – la ritinteggiatura di aule e corridoi, la sostituzione o riparazione di rubinetti o maniglie, la sistemazione di banchi ed infissi, la tinteggiatura di cancelli e recinzioni – contribuiscono a rendere le scuole più accoglienti, più decorose, più belle, ma devono essere considerati interventi ordinari e periodici, non oggetto di appositi capitoli di spesa da parte del Governo».

Puntare sulla sicurezza

da La Tecnica della Scuola

Puntare sulla sicurezza

In occasione del 13° anniversario del terremoto del Molise e del crollo della scuola Jovine, dentro cui  morirono 27 bambini e la loro maestra, il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Anna Paola Sabatini, ha detto: “Bisogna partire dal ricordo doloroso della tragedia di San Giuliano per mettere al primo punto delle politiche scolastiche la sicurezza dei nostri istituti e quindi di alunni, docenti e di tutto il personale”.

“La speranza – prosegue – è che la ricorrenza di quest’anno abbia un valore diverso, grazie agli investimenti e alle misure per l’edilizia scolastica descritte dal ministro dell’Istruzione Giannini con riferimento alla legge su La Buona Scuola. In questa nuova direzione, già l’istituzione finalmente dell’anagrafe nazionale degli edifici scolastici é un ottimo segnale. Ieri, intanto, a Roma è stato consegnato alle scuole vincitrici il Premio nazionale ‘Avus per San Giuliano’, nato dalla sinergia tra il Consiglio nazionale dei Geologi e l’Associazione vittime universitarie del sisma, proprio per onorare la memoria delle vittime del terremoto di San Giuliano di Puglia e dell’Aquila”.

“Stiamo anche lavorando – annuncia la Sabatini – a un protocollo d’intesa con l’Università del Molise per formare tecnici specializzati in grado di aiutare le comunità scolastiche locali in caso di calamita. La nuova figura si chiamerà ‘Esperto in psicopedagogia e didattica dell’emergenza e post emergenza’. Al protocollo hanno aderito tutti i sindaci dei comuni molisani colpiti dal terremoto del 31 ottobre 2002, compreso quello di San Giuliano”.

“Dunque al dolore per il ricordo di una tragedia che non potrà mai essere dimenticata, quest’anno vorrei legare la speranza della volontà della scuola di ripartire e progettare un futuro migliore, grazie alle nuove politiche sulla sicurezza de La Buona Scuola, all’attivismo di enti e associazioni che ogni giorno lavorano a stretto contatto con le comunità locali, e soprattutto grazie al coraggio di docenti, studenti e famiglie che hanno saputo trasformare un dolore immenso in una opportunità per migliorare la vita di migliaia di persone”.

Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica?

da La Tecnica della Scuola

Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica?

La Flc-Cgil pubblica il resoconto dei lavori del convegno nazionale del 22 e 23 ottobre 2015 a Torino, dal titolo: “Quale Dirigente oggi per la scuola pubblica statale”.

Il dirigente scolastico non è e non può essere un manager per la semplice ragione che la scuola non è una struttura aziendale. È la cooperazione la dimensione più rispondente ad una comunità educativa; in una tale dimensione si esercita la leadership educativa del dirigente scolastico: una leadership democratica ed efficace, orientata a costruire comunità, capace di entrare in relazione con professionisti che esercitano un’attività di alta qualità quale l’insegnamento, la cui libertà è riconosciuta e tutelata dalla Costituzione, capace di coordinare e motivare tutto il personale, valorizzandolo, di far crescere tutti, di far condividere il progetto educativo, di far sentire ciascuno orgoglioso di far parte della scuola nella quale lavora.

Bocciato ma riammesso dal Tar

da La Tecnica della Scuola

Bocciato ma riammesso dal Tar

Ma non è la prima volta, né sarà l’ultima. Tuttavia stavolta la motivazione dei giudici è singolare: l’insufficienza in una sola disciplina non può impedire l’ammissione dello studente all’anno successivo.

L’alunno infatti non sarebbe riuscito a recuperare l’unica insufficienza, italiano, durante l’estate e a settembre, non superato l’esame, sarebbe stato bocciato. Scrivono i prof del consiglio di classe: «L’alunno non ha colmato con lo studio le lacune emerse nello scrutinio di giugno. Per questo il consiglio di classe ritiene che lo studente non abbia raggiunto le conoscenze e le competenze minime e delibera a maggioranza la non ammissione alla classe successiva».

E inoltre: «Impegno non adeguato nello studio domestico. Metodo di studio non adeguato. Difficoltà di elaborazione di concetti. Partecipazione discontinua al dialogo educativo. Recupero in itinere negativo».

Ma il Tar, al quale i genitori si rivolgono, ammettono il ragazzo alla classe successiva, motivando, in riferimento alla bocciatura: «il collegio ritiene che tale giudizio non dimostri come e perché la ritenuta insufficiente preparazione in italiano influisca sulla possibilità dell’alunno di affrontare la classe successiva, tenuto conto del fatto che i voti riportati nelle altre materie erano tutti superiori o pari alla sufficienza, denotando quindi il possesso di adeguate competenze. Il giudizio negativo, dovendosi esprimere sulla base di una valutazione complessiva dello studente, deve dare atto non solo della insufficiente preparazione dell’alunno riguardo agli argomenti del programma ma anche dell’influenza di questa sulla sua capacità di seguire proficuamente le materie del successivo anno di corso». «La norma è chiara – afferma l’avvocato del ragazzo – e prevede che il giudizio non possa limitarsi alla valutazione negativa sulla singola disciplina, ma debba giudicare complessivamente le competenze dello studente e le sue capacità potenziali di recupero sull’anno successivo. Oltretutto parliamo di italiano, una materia non certo caratterizzante un percorso di studi all’interno di una scuola professionale».

Un grande preside raccomandava ai suoi docenti: evitate quanto più è possibile di bocciare, ma se lo fate,  fate azione di killeraggio con le parole. Pietro Citati invece, durante il breve periodo del suo insegnamento in un avviamento professionale, parlava ai suoi ragazzi di autori di cui mai più con ogni probabilità avrebbero udito i versi e gli scritti, e li promuoveva.

CORSO DI DIDATTICA SPECIALIZZATA 2015/2016

L’Istituto Statale per Sordi è l’unico in Italia ad avere avviato il Corso di formazione e aggiornamento teorico-pratico di Didattica Specializzata.

Questo corso costituisce un’ottima risposta alle esigenze di diverse figure professionali  che vogliono acquisire specifiche competenze per favorire l’accesso ai contenuti didattici e culturali degli alunni sordi e conseguire una preparazione per superare le difficoltà di comunicazione in classe.

L’offerta formativa costituisce un approfondimento pratico-laboratoriale per acquisire l’uso di strumenti – dedicati alla scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I e II grado – idonei a favorire l’apprendimento.

Gli obiettivi principali del corso sono:

  • acquisire gli strumenti didattico-educativi e le metodologie adeguate per il potenziamento delle abilità, delle competenze e delle capacità individuali degli alunni sordi;

  • conoscere e approfondire l’utilizzo delle strategie didattiche e delle nuove tecnologie per garantire l’accesso alla conoscenza e alle informazioni, con particolare riferimento all’utilizzo dell’italiano scritto nel testo scolastico.

Offerta formativa e frequenza

Il corso prevede lezioni e laboratori in aula con docenti esperti in pedagogia e didattica della sordità per un totale di 100 ore in presenza e 250 ore di attività a distanza, attraverso l’uso della piattaforma online e degli strumenti della Comunicazione Mediata dal Computer (e-mail, chat, Skype, wiki, ecc.). Gli incontri in presenza si terranno indicativamente da novembre a giugno, nelle giornate del venerdì e del sabato, con una frequenza di due fine settimana al mese.

Programmazione didattica

Didattica e pedagogia della sordità

Facilitazione nella lettura di un testo e arricchimento lessicale per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria

La letto-scrittura in età prescolare e il testo narrativo nella scuola dell’Infanzia

L’adattamento del testo di storia e geografia, prosa e poesia

La Logogenia

La Matematica con il metodo analogico

Strategie didattiche funzionali per l’insegnamento dell’italiano in alunni sordi stranieri della scuola secondaria

Tecnologie e risorse multimediali (mappe concettuali, LIM – Lavagna Interattiva Multimediale, sottotitolazione)

Requisiti di accesso

Per accedere al corso sono necessari:

computer

connessione a Internet

indirizzo e-mail

Il corso è a numero chiuso e si attiverà al raggiungimento di 10 partecipanti.

Il costo del corso è di 550,00 €

Nota 2 novembre 2015, AOODPIT 2401

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
DIPARTIMENTO DELL’ISTRUZIONE

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Oggetto: Componente esterno Comitato di Valutazione

Come è noto, il comma 2, lettera c) dell’articolo 11 del decreto legislativo 297/1994, così come novellato dal comma 129 della legge 107/2015, prevede che a far parte del nuovo Comitato di valutazione sia anche un componente esterno individuato dall ‘ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.

Va ricordato che lo stesso comma 129 dispone la nuova procedura vada attivata dall’inizio dell’anno scolastico 2015/2016. Conseguentemente, è necessario che tutte le procedure di scelta e di designazione dei componenti del nuovo Comitato avvengano nella fase iniziale dell’anno scolastico.

L’urgenza di intervento riguarda anche l’individuazione del componente esterno come competenza dell’Amministrazione scolastica che agisce tramite gli Uffici scolastici regionali.
In una logica di sistema, si rende opportuna, pertanto, la determinazione di una linea operativa comune per tutti Uffici scolastici, pur salvaguardando eventuali specificità di intervento locale, a cominciare dall’individuazione di un target di riferimento.

A tal proposito, si ritiene che, all’interno delle tre tipologie individuate dalla norma (docenti, dirigenti scolastici, dirigenti tecnici), nell’ambito di una procedura di rapida attuazione, la scelta potrebbe ricadere preferibilmente tra i dirigenti scolastici, evitando di coinvolgere i DDSS con incarico di reggenza, che sono già fortemente impegnati nella gestione di due o più istituzioni scolastiche, e comprendendo, se necessario, anche il personale collocato in quiescenza da non più di tre anni.

Il conferimento dell’incarico non potrà prescindere dall’acquisizione della dichiarazione di incompatibilità di cui comma 81 della legge 107/2015.

Il Capo Dipartimento
Rosa De Pasquale