da Superabile
Nuovo Isee, vantaggi per oltre la metà delle famiglie con disabili
I dati del primo semestre del monitoraggio del ministero del Lavoro confermano le evidenze del report pubblicato a maggio: una larga fetta di famiglie con disabili ci guadagna e una parte ci perde. Tra i primi ci sono i valori Isee più bassi, fra i secondi quelli con redditi oltre 30 mila euro
ROMA – Una grande parte delle famiglie con un componente disabile trae vantaggio dall’applicazione delle nuove regole per il calcolo dell’Isee, un’altra meno consistente ci perde. Tra i primi ci sono i valori Isee più bassi, tra i secondi quelli con redditi oltre i 30 mila euro. È quanto emerge dal Monitoraggio sul primo semestre di applicazione del nuovo Isee realizzato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione Isee complessiva (circa 49 mila Dichiarazioni sostitutive uniche) che, sostanzialmente, conferma quanto scritto nel report pubblicato a maggio sui primi 3 mesi dell’anno. Il monitoraggio sui primi 6 mesi evidenzia come gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi rispetto a quelli sulla popolazione complessiva o sulle famiglie con minori. L’introduzione delle nuove regole ha azzerato o ridotto in modo sostanziale l’Isee per una consistente quota della popolazione disabile: gli Isee nulli passano da quasi il 9% a oltre il 20% della popolazione, con un incremento di quasi due volte e mezzo, inoltre con le nuove regole si concentra sotto i 3 mila euro circa il 38% dei nuclei con persona con disabilità (erano il 28% con le vecchie regole). Viceversa, per la parte più “ricca” della popolazione avviene il contrario: oltre i 30 mila euro di Isee (dove oggi si concentra il 5,5% della popolazione) la quota di nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti è due punti e mezzo più alta con le nuove regole rispetto a quelle vecchie (con le quali sarebbe stata del 2,9%).
L’effetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona disabile: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese. Operazione favorevole per i redditi bassi, che più che compensa l’inclusione di trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare l’Isee a un quinto dei nuclei). L’effetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuta al venire meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, che ha un impatto significativo per la popolazione anziana non autosufficiente. Nel monitoraggio si sottolinea comunque che l’Isee pre-riforma è sottostimato nel confronto all’interno del monitoraggio perché chi ha optato per un nucleo ristretto (cosa che non si poteva fare con le vecchie regole), il vecchio Isee è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del 12% dei nuclei con disabili nel primo semestre). Quindi, si legge nel rapporto, “i vantaggi, non solo nella parte bassa della distribuzione, legati alle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati”.
Anche sui movimenti dell’ordinamento è evidente l’effetto delle nuove regole di calcolo dell’Isee. A trarre vantaggio dal nuovo Isee è oltre la metà dei nuclei familiari, il 13% in più di quelli che sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (51,4% contro 38,3%). Rispetto alla popolazione complessiva si riduce sensibilmente l’area di chi rimane stabile (1 su 10).
Dichiarazioni. Malgrado la partenza “lenta” di gennaio – mese in cui storicamente viene presentato il minor numero di Dichiarazioni sostitutive uniche e che nel 2015 ha visto la presentazione del 20% delle dichiarazioni rispetto al 2014 – il sistema ha acquisito un notevole flusso di dichiarazioni già a febbraio, con una frequenza settimanale che non è mai scesa sotto le 75 mila con picchi fino a 130 mila in marzo e aprile.
In totale, le Dsu presentate nei primi 6 mesi del 2015 sono il 76% di quelle presentate nello stesso periodo dell’anno prima. Ciò significa che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida e lo scarso afflusso di gennaio può essere imputato al ritardato rinnovo della convenzione che lege Inps e Caf per acquisire le dichiarazioni: i Caf infatti sono il canale quasi esclusivo di presentazione delle dichiarazioni Isee. Una parte è stata presentata on line con una procedura assistita predisposta da Inps: oltre 50 mila dichiarazioni sono state presentate con questa modalità nei primi 6 mesi, il 2,5% del totale. Marginale il numero di dichiarazioni presentate direttamente all’ente erogatore: 17 mila ovvero meno dell’1%.
Tempi di rilascio. Il regolameto Isee ha fissato in 2 settimane il tempo di rilascio dell’attestazione dell’indicatore da parte dell’Inps (10 giorni lavorativi, di cui 4 per i Caf, 4 per il passaggio di dati tra Inps e Agenzia delle entrate e 2 per il rilascio dell’attestazione da parte dell’Inps). Da metà febbraio il sistema è riuscito a rilasciare le attestazioni nei tempi previsti, con tendenza a farlo in tempi più veloci. I tempi medi e mediani sono calati a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, arrivando a giugno a circa 4 giorni.
Distribuzione territoriale. Il confronto tra 2014 e 2015 evidenzia una notevole varietà di andamenti: si passa da un volume pari al 127% delle dichiarazioni dell’anno prima in Basilicata al 54% in Campania. La media regionale è di oltre 10 punti superiore a quella nazionale, collocandosi intorno all’86%. Le regioni sotto la media sono solo 5: Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia. Se nel Nord nel primo semestre è stato presentato il 90% delle dichiarazioni dello stesso periodo del 2014, al Sud si scende al 60 per cento. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione Isee si tratta su scala nazionale del 10,1% della popolazione residente a fronte del 13,9% del 2014. Ma il confronto regionale evidenzia come con il nuovo Isee, il Sud si sia avvicinato al Centro Nord e la popolazione Isee sia oggi distribuita in modo più uniforme: nel Centro Nord poco meno del 9% dei residenti ha presentato una dichiarazione, al Sud è il 13% (nel 2014 il Nord era più o meno allo stesso livello, mentre il Sud era al 22%). “L’impressione – si legge nel monitoraggio – è che con il nuovo Isee in alcune regioni del Sud si stia riducendo l’anomalia di un elevatissimo numero di Dsu presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa. Sembra cioè che la Dsu venga più spesso presentata solo quando ‘serve’ cioè a fronte di una effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate”.
Regioni. Tra le regioni in cui la copertura della popolazione Isee è più alta compaiono per la prima volta regioni del Nord, come il Friuli Venezia Giulia, e la Sardegna: entrambe sono al 15,2% (si tratterà quindi di 1 persona su 3 alla fine dell’anno). Campania, Sicilia e Calabria restano, nonostante la forte contrazione rispetto al 2014, tra le regioni in cui si presentano più dichiarazioni (oltre il 14%). La maggioranza delle regioni si colloca comunque tra l’8% e il 10%. Al di sotto ci sono Molise, Liguria, Umbria e Veneto (comunque tutte oltre il 6%). Particolare la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (le uniche sotto il 6% con solo il 3% della popolazione residente che ha presentato una dichiarazione): prima della riforma avevano strumenti propri diversi dall’Isee per la selezione dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate e dovranno gestire una transizione verso l’indicatore oggi definito livello essenziale.