AMBITI TERRITORIALI: DAL MIUR CRITERI INACCETTABILI, DI MALE IN PEGGIO

AMBITI TERRITORIALI: DAL MIUR CRITERI INACCETTABILI, DI MALE IN PEGGIO

“Contestiamo con forza la definizione degli ambiti territoriali che ci è stata illustrata questa mattina al Miur”. Così la Fgu-Gilda degli Insegnanti commenta l’esito dell’incontro che si è svolto a viale Trastevere su ambiti territoriali e mobilità.

“I criteri che il tavolo tecnico del Miur avrebbe predisposto per la costituzione degli ambiti – spiega la delegazione del sindacato che ha partecipato all’incontro – rappresentano una grave minaccia per il diritto dei docenti alla titolarità della cattedra nella propria scuola. E’ chiaro che i parametri individuati dal ministero sono funzionali alla chiamata diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, uno dei pilastri su cui si fonda la legge 107 e contro cui continueremo a batterci con ogni strumento possibile”.

Ecco i criteri delineati dall’amministrazione per la definizione degli ambiti territoriali:
non potranno avere territorio di province o regioni diverse;
dovranno comprendere scuole del primo e del secondo ciclo;
non dovranno includere al loro interno un numero non superiore a 40mila allievi, con deroga a 60mila nelle città metropolitane;
non dovrebbero avere una popolazione scolastica inferiore a 22mila alunni;
dovranno comprendere singole istituzioni nella loro interezza;
si prevedono deroghe per le 4 province al di sotto di 22mila allievi (Gorizia, Isernia, Verbania, Oristano).

“Per citare soltanto qualche esempio, secondo questo schema, – incalza la Fgu-Gilda – Napoli sarebbe suddivisa in 26 ambiti, Roma in 25, Foggia in 6, Avellino in 4, Nuoro in 2. Rispetto ai distretti attuali che sono circa 800, si passerebbe a circa 380 ambiti se si tenesse conto del numero medio degli allievi senza deroghe. Ovviamente spetterà agli Uffici scolastici regionali applicare i criteri e definire gli ambiti. Ma appare subito evidente che, se i parametri resteranno questi, ci saranno migliaia di docenti costretti a estenuanti, quanto impossibili, trasferte per raggiungere la sede di lavoro. La provincia di Nuoro, per esempio, è troppo vasta per essere divisa in appena 2 ambiti. Rispetto, poi, al criterio riguardante la popolazione scolastica, basta citare il caso della Val Camonica dove il numero di alunni è inferiore a 22mila e tra una scuola e un’altra la distanza può arrivare fino a 70 chilometri. Non appena definiti i provvedimenti – conclude il sindacato – ci rivolgeremo alla magistratura per impugnarli.”.

Giornata disabilità. Accordo associazioni-Rai per audiodescrivere i film

da Redattore sociale

Giornata disabilità. Accordo associazioni-Rai per audiodescrivere i film

Roma – Grazie all’impegno e al lavoro che, da anni, vede protagoniste Blindsight Project, MovieReading e Culturabile per l’abbattimento di barriere sensoriali nello spettacolo e nella cultura, “siamo lieti di comunicare che e’ stato ottenuto di rece…

ROMA – Grazie all’impegno e al lavoro che, da anni, vede protagoniste Blindsight Project, MovieReading e Culturabile per l’abbattimento di barriere sensoriali nello spettacolo e nella cultura, “siamo lieti di comunicare che è stato ottenuto di recente un accordo con RAI Cinema/01Distribution, per audiodescrivere e pubblicare su MovieReading un loro film al mese”. Lo riportano le stesse associazioni in una nota.

Ad ottobre si è iniziato con “Tutto può accadere a Broadway”, in seguito a novembre è uscito “Gli ultimi saranno ultimi”, con Paola Cortellesi e Alessandro Gassman. Il prossimo 7 dicembre sarà disponibile l’accessibilità per la commedia di Pieraccioni, “Il professor Cenerentolo”, e così via. Contestualmente MovieReading ha ottenuto da Medusa la possibilità di audiodescrivere i due film più importanti della stagione: “Chiamatemi Francesco”, la storia di Papa Bergoglio, in uscita giovedì 3 dicembre prossimo, e l’ultimo film di Checco Zalone, “Quo vado”, in uscita per il 1 gennaio prossimo.

Un altro grande passo avanti per una vera inclusione della persona con disabilità sensoriale, soprattutto per chi ha disabilità visive che, a differenza di chi ha disabilità uditive e trova spesso sottotitoli in un dvd, non ha mai niente di audiodescritto, e quel poco che c’è non e’ certo veicolo di integrazione sociale e culturale, come dovrebbero invece essere cinema, tv e teatro.

Anche le persone disabili sensoriali devono poter fruire, per poi anche discutere di un film, di una fiction, di uno spettacolo teatrale, di uno spot, di una slide, di una conferenza stampa, di un convegno, ecc.: ci sono il Respeaking, la sottotitolazione e l’audiodescrizione, non fateli mai mancare per favore! Ci auguriamo quindi, come chiediamo da sempre, che la voce “accessibilità”, diventi presto obbligatoria tra le voci di spesa di qualsiasi evento ed opera audiovisiva, come lo sono altre voci, spesso riferite a cose meno importanti qual’e’ l’abbattimento di barriere sensoriali.

Grazie da Blindsight Project a RAI Cinema/01Distribution, con la speranza che sia da esempio per tanti altri distributori e produttori, perché le persone disabili non sono così poche da giustificare l’indifferenza che, finora, ha escluso e ne esclude ancora migliaia e migliaia quotidianamente, spesso anche da opere o eventi ad esse dedicate. Un altro grande passo avanti, quindi, anche per rianimare le sale cinematografiche, che presto si potrebbero riempire di nuovo di spettatori, forse quelli che finora sono stati lasciati fuori e mai considerati. Torniamo al cinema, stiamo davanti a una Tv tutti insieme: RAI Cinema/01Distribution segna l’inizio di questo importante percorso. MovieReading è una App italiana, scaricabile gratuitamente, e installabile su smartphone o tablet, nella quale trovare i vari sottotitoli e audiodescrizioni dei film presenti nel market della App. (DIRE)

Giornata disabilità, “una società che include è una società più forte e sicura”

da Redattore sociale

Giornata disabilità, “una società che include è una società più forte e sicura”

Quest’anno la ricorrenza è stata funestata dalla strage in California. Il Capo dello Stato rivolge un pensiero alle famiglie, la presidente della Camera Boldrini punta sull’inclusione scolastica, quello del Senato Grasso confida in una società più accogliente. Ma c’è chi si rifiuta di festeggiare

ROMA – E’ un 3 dicembre particolare. Il mondo celebra la Giornata internazionale della disabilità asciugandosi le lacrime per la strage di san Bernardino (California), dove due coniugi hanno ucciso 14 persone e ne hanno ferite altre 17, all’interno di un centro per disabili. Nelle stesse ore, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha ricordato: “Quest’anno celebriamo la Giornata internazionale all’indomani dell’adozione dell’ambizioso Programma di sviluppo che guarda, con i suoi obiettivi, al 2030. Questo piano d’azione mondiale ci impegna a prendere tutte le misure affinché nessuno sia lasciato solo. La costruzione di un mondo sostenibile a lungo termine, nel quale nessuno venga escluso esige un impegno senza tregua da parte di tutti, disabili e non. Un buon numero delle questioni affrontate nel Programma di sviluppo 2030 interessano le persone disabili, e noi dobbiamo convogliare i nostri sforzi per concretizzare gli impegni presi”. E ha continuato: “All’inizio dell’anno, i partecipanti alla terza Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione dei rischi di catastrofe hanno constatato che le persone disabili potevano largamente contribuire a promuovere l’adozione di strategie di preparazione alla catastrofi e di interventi, in caso di catastrofe, accessibili a tutti. L’anno prossimo i partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo urbano durevole (Habitat III) esamineranno un nuovo programma di sviluppo urbano che punta a rendere le nostre città accessibili a tutti e sostenibili a lungo termine. In questo contesto sarà di cruciale importanza consultare le persone con disabilità”.

“Non lasciamo sole le famiglie”. Il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha avuto un pensiero per le famiglie. “In questa giornata, un pensiero è rivolto alle famiglie delle persone con disabilità, per il ruolo essenziale che svolgono nell’aiutare i propri cari a superare le barriere di ogni giorno e per il peso, emotivo e spesso anche economico, di cui sono gravate. L’impegno è di non lasciare sole le persone con disabilità e le loro famiglie, per far sì che l’accesso pieno alla vita per tutti scaturisca in modo naturale dalla nostra appartenenza alla comunità e non, ancora una volta, soltanto dalla fatica quotidiana dei singoli”. E ha aggiunto: “La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è un punto di riferimento fondamentale per la tutela dei loro diritti verso una piena inclusione e partecipazione nella società. Troppe barriere sono ancora di ostacolo alla piena fruizione dei diritti di cittadinanza da parte di chi è portatore di una disabilità, sia essa fisica, mentale o relazionale. E’ compito della società nel suo insieme, delle istituzioni, dei corpi intermedi, delle famiglie, dei singoli, abbattere questi muri e far crollare le barriere, fisiche e culturali, che impediscono una piena partecipazione alla vita della società. La diversità, delle scelte e delle abilità, è un patrimonio comune: la capacità di rispondere ai bisogni delle persone con disabilità è il metro attraverso cui si misura la nostra convivenza civile. La vita di tutti ne uscirà arricchita”.
E successivamente, incontrando al Quirinale una delegazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecita’-IAPB Italia, ha aggiunto: “Le persone con disabilità non devono essere solo i destinatari delle politiche di sostegno a loro dedicate. Devono diventare, realmente, soggetti attivi, delle decisioni legislative e amministrative che li riguardano. Perché non c’é nessuno che possa conoscere e rappresentare i problemi di una categoria di persone meglio di chi questi problemi li vive giorno dopo giorno”. Il capo dello Stato ha ricordato che “una piena inclusione delle persone con disabilità e con disabilità visiva, passa attraverso alcuni nodi centrali: sono essenziali in particolare i temi dell’istruzione, del lavoro e della prevenzione”.
“E’ in un’ottica di convivenza e di amicizia che vi propongo di considerare la presenza di ragazzi con disabilità dentro le vostre classi. Questa presenza non è un problema da risolvere ma una grande opportunità da cogliere perché anche in questo caso la diversità è un valore”. E’ quanto ha affermato la presidente della Camera Laura Boldrini. Che ha spiegato: “Relazionarsi da pari a pari, senza supponenza, con un compagno o una compagna di classe che ha una abilità diversa dalla nostra è un fatto che ci arricchisce, che ci consegna un altro punto di vista sulle cose del mondo. Il pieno inserimento nel percorso formativo, quindi, oltre ad essere un diritto della persona con disabilità, è anche una occasione di conoscenza e di crescita civile per tutti noi. Una società che accoglie e che include è una società molto più forte e più sicura”.

Da parte sua, il presidente del Senato Pietro Grasso ha aggiunto:”Sono molte, anzi troppe, le difficoltà che le persone diversamente abili incontrano ogni giorno e che rendono complicata la vita quotidiana, persino incontrare amici o parenti o svolgere attività nel tempo libero. Se la situazione è questa, non possiamo nasconderlo, è chiaro che finora le istituzioni non hanno fatto tutto quello che era doveroso per fornire alle persone con disabilità e alle loro famiglie il sostegno necessario. Si può e soprattutto si deve fare di più, per arrivare a ‘una scuola e una società sempre più accoglienti ed inclusive”. Per Grasso, l’impegno dello Stato deve essere quello di “garantire a tutti, indistintamente, attraverso le proprie leggi e i servizi offerti alla collettività, di poter godere appieno di quei diritti fondamentali che i costituenti seppero individuare scrivendo la nostra Costituzione, ovvero il ‘pieno sviluppo della persona’ e l’ ‘effettiva partecipazione’ di tutti i cittadini alla vita politica, economica e sociale del Paese”.

L’impegno di Inail, Mibact e Cip. A Roma il direttore centrale Pianificazione e comunicazione dell’Inail, Giovanni Paura, ha introdotto i lavori del convegno “La disabilità non è un problema”. Ricordando l’impegno dell’Inail nei confronti delle persone con disabilità allorché, negli anni passati, ha esteso il tradizionale mandato di garantire un’esistenza dignitosa agli infortunati sul lavoro e tecnopatici, “interpretando la propria missione oltre i limiti e i compiti di un ente assicuratore”. Un impegno con cui l’Istituto ha accompagnato, e talvolta perfino preceduto, le conquiste sociali di tutte le persone disabili, infortunate e non.

“Non c’è niente da festeggiare”. Solo poche ore prima, un messaggio chiaro e una presa di posizione dura era arrivata da Salvatore Usala, malato di Sla. “Non celebreremo la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, anche se grazie alla nostra lotta si è riusciti ad ottenere forse l’unico risultato positivo degli ultimi anni: il rifinanziamento del fondo nazionale per le non autosufficienze a 400 milioni di euro”. Proprio questo è infatti il nodo critico: nessun altro risultato è stato raggiunto, per garantire i diritti delle persone con gravi disabilità in Italia: soprattutto, non ha ancora visto la luce quel Piano nazionale che il Comitato chiede da anni e che solo potrebbe garantire un impiego razionale, equo ed efficace delle risorse. “Noi vogliamo celebrare 365 giorni l’anno di diritti garantiti alle persone con disabilità – aveva spiegato ancora Usala – Per questo chiediamo al governo di mantenere la promessa fatta al mondo della disabilità di definire un Piano nazionale per le non autosufficienze entro l’anno 2015”. (daiac)

Consiglio di Stato: i diplomati magistrale vanno inseriti in GaE senza alcuna riserva!

Il Consiglio di Stato accoglie i ricorsi ANIEF e bacchetta il MIUR: i diplomati magistrale vanno inseriti in GaE senza alcuna riserva!

 

Sonora lezione impartita dall’ANIEF al MIUR in Consiglio di Stato sulla corretta applicazione delle Ordinanze emanate in favore dei docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002: il Consiglio di Stato bacchetta il MIUR per aver operato in modo illecito e chiarisce che l’inserimento in Graduatoria a Esaurimento “con riserva” non autorizza l’Amministrazione a negare la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato ai ricorrenti. Gli Avvocati Tiziana Sponga, Sergio Galleano e Vincenzo De Michele piegano il MIUR in udienza e ottengono piena ragione in favore dei nostri iscritti, tutti ricorrenti destinatari di Ordinanze favorevoli emanate dallo stesso Consiglio di Stato, con la conferma che il loro inserimento nelle GaE, in attesa di definizione nel merito del contenzioso, non deve impedire la giusta aspettativa dei ricorrenti alla stipula di qualsivoglia tipologia di contratto di lavoro.

 

“Deve essere disposta l’iscrizione dei ricorrenti nelle graduatorie di rispettivo interesse senza preclusioni di sorta alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato” questo quanto riportato a chiare lettere nelle quattro Ordinanze ottenute oggi dall’ANIEF presso il Consiglio di Stato in favore dei docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002. Il Consiglio di Stato ha ribadito con forza al MIUR quanto da sempre sostenuto dal nostro sindacato, ossia che i ricorrenti destinatari di Ordinanza favorevole al loro inserimento nelle Graduatorie a Esaurimento devono poter beneficiare fin da subito del loro corretto posizionamento nelle stesse anche, ovviamente, ai fini della stipula di contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato.

 

Nelle Ordinanze la cui udienza di discussione si è tenuta lo scorso 17 novembre, infatti, e ottenute grazie all’estrema perizia e competenza dei legali ANIEF, il Consiglio di Stato conferma che “la generalizzazione di un sostanziale depotenziamento dell’iscrizione nelle graduatorie (attraverso le preclusioni connesse alla formula della “riserva”)” non ha alcun “fondamento legislativo e non può quindi essere opposta ai ricorrenti che abbiano ottenuto una favorevole pronuncia cautelare (in tal senso: Cons. Stato, VI, ord. 3909/2015)”. Il Collegio osserva, inoltre, che “laddove si consentisse all’amministrazione di frustrare (attraverso l’apposizione della richiamata clausola della “riserva”) l’aspettativa alla stipula di contratti di lavoro, ne deriverebbe il venir meno della ragione essenziale sottesa alla proposizione della stessa domanda giudiziale”. In base a quanto esposto, il ricorso patrocinato dai legali ANIEF viene accolto e, per l’effetto, viene disposta “l’iscrizione dei ricorrenti nelle graduatorie di rispettivo interesse senza preclusioni di sorta alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato o indeterminato” in attesa, ovviamente, della definizione nel merito del contenzioso.

 

Il Ministero dell’Istruzione, e le sue diramazioni periferiche costituite dagli Ambiti Territoriali Provinciali, dovranno, ora, dare corretta esecuzione alle Ordinanze favorevoli ottenute dall’ANIEF e disporre l’inserimento nelle Graduatorie d’interesse dei nostri iscritti senza alcuna “riserva” di sorta. L’ANIEF invierà nei prossimi giorni specifiche istruzioni ai propri iscritti che hanno aderito ai ricorsi di ottemperanza alle Ordinanze favorevoli ottenute in Consiglio di Stato per monitorare l’operato di ogni singolo Ambito Territoriale in modo che l’Amministrazione non ponga in essere alcun illecito nei loro confronti e per rivendicare, se necessario con un’ulteriore azione giudiziaria, il loro giusto diritto alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato e indeterminato. L’ANIEF ha nuovamente dimostrato con i fatti di saper ben tutelare i propri iscritti e di saper dare al MIUR la giusta lezione ogni qual volta dimostra di voler fare “orecchie da mercante” o di interpretare in modo illegittimo i precisi ordini impartiti dalla Magistratura.

APPELLO PER LA STABILIZZAZIONE

I LAVORATORI CO.CO.CO. SCUOLA (D.M. 66/01) FANNO APPELLO AL SOTTOSEGRETARIO DAVIDE FARAONE PER LA STABILIZZAZIONE

Reggio Calabria, 03 DICEMBRE 2015 – I lavoratori Co.Co.Co. Scuola D.M. 66/01 per la loro stabilizzazione si rivolgono al Sottosegretario Davide Faraone. Nella missiva, il personale precario, che da più di un decennio lavora nelle segreterie scolastiche con funzione di assistente amministrativo, chiede all’Onorevole Faraone un intervento politico affinché possa far nascere una proposta emendativa alla Legge di Stabilità, di prossima approvazione, che abbia come fine la stabilizzazione full-time. Un possibile percorso verso la stabilizzazione – suggeriscono i lavoratori nella lettera – potrebbe trovarsi all’interno di un naturale turnover del personale del ministero con riferimento alle istituzioni scolastiche, agli uffici periferici e territoriali del MIUR ed anche alle Università, le Accademie delle Belle Arti e i Conservatori, senza intaccare gli interessi di altri precari che aspirano anch’essi ad una stabilizzazione. Nell’ambito delle istituzioni scolastiche i Co.Co.Co. occuperebbero i soli posti accantonati e l’altro 50% andrebbe spalmato in altri uffici dell’amministrazione periferica. Tra l’altro, la possibilità di una mobilità funzionale verticale, là dove possibile, alleggerirebbe l’impatto su una fascia già tanto carica. Il percorso di questi lavoratori dura da quasi da 30 anni. È nato nel 1989 con ex art. 23, poi L.S.U. nel 1996 e poi Co.Co.Co. nella scuola dal 2001. In Sicilia sono circa 490 lavoratori mentre in ambito nazionale sono circa 900 dislocati, oltre che in Sicilia, in Calabria, Campania, Puglia, Lazio, Abruzzo e Sardegna.

Scuola, legge 107/2015: come cambia la condizione dei docenti

Scuola, legge 107/2015: come cambia la condizione dei docenti

Si terrà il prossimo 13 dicembre 2015 a Salerno, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore “S.Caterina-Amendola”, l’incontro seminariale organizzato dall’Associazione Nazionale Docenti (AND), sul tema: Legge 107/2015, come cambia la condizione dei docenti.
Presentazione dell’iniziativa
Decenni di riforme scriteriate e di tagli alle risorse hanno gravemente compromesso la capacità del nostro sistema educativo di contribuire a far progredire socialmente le generazioni più recenti, rispetto alle generazioni che le hanno precedute. L’annichilimento di questa funzione centrale, oltre a porre nuovi problemi di equità sociale, crea anche un diffuso senso di sfiducia nella capacità dell’istruzione di incidere sulle prospettive di sviluppo del nostro Paese, con conseguenze facilmente immaginabili.
L’approvazione della legge 107, avvenuta lo scorso 13 luglio 2015, segnata da forti lacerazioni politiche e da imponenti contestazioni sociali, anziché contrastare i fattori di debolezza del nostro sistema educativo e di porre fine ai suoi atavici problemi, ne aggiunge di nuovi più estesi e gravi, per la loro pervasività e per gli effetti deleteri che hanno su principi, diritti e garanzie del  nostro ordinamento democratico.
La legge, inoltre, delega il Governo ad emanare, entro diciotto mesi dalla sua entrata in vigore, uno o più decreti legislativi su un’ampissima gamma di materie e rimette al Governo e al Miur un’azione di decretazione secondaria su molteplici questioni per la definizione di modalità applicative.
In definitiva, nei prossimi due anni, la scuola italiana sarà interessata da un’azione normativa destinata a cambiarne radicalmente la configurazione, i cardini del suo funzionamento, i riferimenti culturali e le finalità sancite nella Carta Costituzionale della Repubblica Italiana.
Nel seminario saranno trattate alcune linee di tali mutamenti e gli effetti sulla condizione professionale dei docenti.

Programma
Dopo il saluto della prof.ssa Anna Rita Carrafiello, Dirigente dell’Istituto scolastico che ospita il seminario, seguiranno le relazioni su: La legge e le deleghe, le mutazioni di un sistema (Francesco Greco, Presidente dell’AND); Professione docente, accesso ai ruoli e formazione iniziale (Francesco Bossio, Università della Calabria); Professione docente, addio alla cattedra: verso il precariato di sistema (Pio Giovanni Sangiovanni, Direzione Nazionale AND); Sistema integrato: generalizzazione o fine della Scuola dell’Infanzia Statale? (Marina Castelli, Presidente Sezione AND Latina – Riccardina Sgaramella, Presidente Sezione AND Roma – Flora Riccardo, Presidente Sezione AND Caserta);Inclusione scolastica e ruolo dell’insegnante di sostegno (Davide Capobianco, Presidente Sezione AND di Napoli); La babele delle assunzioni, i grandi dimenticati (Valeria Bruccola, Presidente Sezione AND di Viterbo). Le conclusioni saranno tratte da Toniella De Rose e da Patrizia Gallo (Direzione Nazionale  dell’AND)

La Direttiva 2013/55/EU, formazione, tirocinio, professione e l’internazionalizzazione della Scuola italiana di Architettura

Università, il 4 dicembre al Miur seminario “La Direttiva 2013/55/EU, formazione, tirocinio,
professione e l’internazionalizzazione della Scuola italiana di Architettura”

Venerdì 4 dicembre, dalle ore 9.30, presso la Sala della Comunicazione del Miur, in Viale Trastevere 76/a, si terrà il 1° seminario: “La Direttiva 2013/55/EU, formazione, tirocinio, professione e l’internazionalizzazione della Scuola italiana di Architettura”.

L’iniziativa, organizzata dalla Conferenza Universitaria Italiana di Architettura (CUIA) insieme al Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), con il sostegno del Miur, sarà dedicata alla riflessione sulla Direttiva 2013/55/UE e alle strategie di internazionalizzazione dell’Università e della Scuola Italiana di Architettura.

Questo sarà il primo di tre appuntamenti, organizzati dalla CUIA in cooperazione con il CNAPPC, il Miur e gli altri Ministeri interessati, dedicati all’analisi dei nuovi profili di competenze nell’area del progetto in relazione al cambiamento delle esigenze ambientali, culturali ed economico-sociali di sostenibilità e resilienza, di diversità biologica, di equità e sulle prospettive di una nuova e più efficace cooperazione fra le istituzioni pubbliche, dalle università e dagli enti di governo del territorio, alle agenzie nazionali, agli ordini professionali, per un più efficace progetto di governo delle città e del territorio.


Programma

In classe con un tablet su ogni banco, Giannini: «Pronto 1 miliardo per l’innovazione tra i banchi»

da Il Sole 24 Ore

In classe con un tablet su ogni banco, Giannini: «Pronto 1 miliardo per l’innovazione tra i banchi»

di Marzio Bartoloni

Tablet su ogni banco, una lavagna interattiva per lezioni digitali e la visita in classe del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: questa la bella sorpresa che si sono trovati ieri mattina i ragazzi della II C della scuola media romana “Massimo Gizzio”. La loro classe ha vinto, assieme ad altre 53 in tutta Italia, una “smart classroom” con un bando frutto di un protocollo Miur-Samsung nell’ambito del progetto «Smart Future». «Il nostro dovere – ha detto di fronte ai ragazzi la Giannini – è fare in modo che la scuola sia la prima protagonista del cambiamento digitale, il luogo principale in cui sviluppare e rinnovare i contenuti e il pensiero».

Giannini: innovazione digitale con piano da 1 miliardo
«Tocca a voi, ragazzi – ha detto il ministro – essere i principali protagonisti di questa sfida verso il futuro». E progetti come questo, ha osservato, sono «ottimi»: «L’innovazione digitale – ha continuato il ministro – è fra gli obiettivi della Buona scuola come abbiamo dimostrato lanciando il nuovo Piano nazionale scuola digitale che mette a disposizione 1 miliardo per fare innovazione sul fronte delle infrastrutture, della formazione del personale, dei processi di dematerializzazione e della didattica». Gli insegnanti delle “smart classroom” possono caricare sui dispositivi i contenuti delle lezioni, condividerli con gli studenti in tempo reale, realizzare attività di gruppo ed effettuare quiz e sondaggi per verificarne la comprensione. Prevista anche una formazione ad hoc. Ma al di là di questo progetto, «per la formazione dei docenti – ha ricordato il ministro – sono stati stanziati 40 milioni strutturali l’anno. Ci sono vari settori su cui potrà e dovrà essere sviluppata e ne vediamo due di prioritari: la scuola digitale», per avvicinare gli insegnanti «non solo all’uso delle tecnologie ma anche alla metodologia didattica che cambia», e il potenziamento delle lingue straniere che «sono un’altra delle nostre debolezze».

In Italia attivate 102 “smart classroom”
Il progetto «Smart Future» è stato avviato da Samsung nel 2013 attraverso la costituzione di un advisory board formato da esperti del mondo della scuola, insieme al Cremit dell’università Cattolica di Milano, e con la creazione poi di un osservatorio nazionale sul livello di digitalizzazione della scuola italiana con l’obiettivo appunto di promuovere la trasformazione dell’insegnamento all’interno degli istituti di scuola primaria e scuola secondaria inferiore italiani, dotandoli di tecnologie all’avanguardia come e-boards e tablet e di formazione indirizzata a studenti, insegnanti e genitori. In totale all’ultimo bando hanno fatto domanda 933 scuole, un numero 17 volte superiore a quello disponibile. Ad oggi all’interno del progetto «Smart Future» sono state dotate di questa tecnologia 102 classi di 102 scuole in tutta Italia. «Smart Future, avviato in collaborazione con il Miur non è un punto di arrivo, ma un inizio – ha osservato Mario Levratto di Samsung Electronics Italia – solo da un confronto costruttivo con le istituzioni può nascere un concreto sostegno all’innovazione, leva fondamentale per la crescita culturale, sociale ed economica del nostro Paese»

 

La scuola digitale fa un altro passo avanti, fra coding e videogiochi

da Il Sole 24 Ore

La scuola digitale fa un altro passo avanti, fra coding e videogiochi

di Gianni Rusconi

L’ultima della serie, in tema di iniziative che hanno come oggetto e come finalità l’alfabetizzazione digitale degli studenti, è firmata Apple. È aperta a tutti i bambini dai sei anni in su, è gratuita e si svolgerà in tutti gli Store della Mela, compresi i 16 presenti in Italia, giovedì 10 dicembre, in occasione della settimana dedicata all’insegnamento dell’informatica. Di cosa si tratta esattamente? Di workshop gratuiti organizzati nell’ambito del progetto “Hour of Code”, una campagna lanciata nel 2013 da Code.org rivolta a decine di milioni di studenti e pensata per dimostrare che chiunque può imparare le basi del coding e apprendere i primi rudimenti della programmazione software.

Minecraft entra in classe per insegnare
Portare nuove tecnologie e laboratori di coding nelle scuole italiane è anche l’obiettivo che ha visto scendere in campo Microsoft al fianco del Miur. Nel corso dell’Edu Day svoltosi martedi a Roma, evento che ha coinvolto oltre 600 tra studenti, docenti e dirigenti scolastici di tutta Italia, sono state condivise esigenze e best practice per rendere migliore l’attività educativa con l’ausilio delle nuove tecnologie. Il tutto sotto il cappello del Piano Nazionale per la scuola digitale (Pnsd), il documento preposto a guidare gli istituti didattici in un percorso di innovazione come previsto nella riforma della “Buona Scuola”.

Lo scenario in cui si colloca questo progetto è stato riassunto efficacemente dall’amministratore delegato di Microsoft, Carlo Purassanta, ricordando come in Italia vi siano oggi circa 25 computer ogni 100 studenti (stando ai dati Ocse) e sottolineando l’esiguità di tale dato in relazione al fatto che “i ragazzi di oggi sono i primi veri nativi digitali e necessitano di strumenti e metodologie di apprendimento vicini al loro modo di essere e di interagire”. Lo studio dell’informatica e l’inserimento di tecnologie digitali in classe sono dunque una sorta di passaggio obbligato e per Microsoft questo “nuovo modello” di apprendimento si basa su diversi capisaldi. Uno di questi è il coding.

Con il progetto “Programma il Futuro”, che vede attivo anche il Cini, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, è già stato insegnato il codice a oltre 309mila studenti in 16.500 classi durante l’anno scolastico 2014-15. Dal lato dei docenti, invece, sono partiti da tempo un piano di formazione ad hoc sugli strumenti digitali per insegnanti e dirigenti scolastici e il programma Microsoft Innovative Educator, che ha selezionato ad oggi in Italia 42 educatori “all’avanguardia” per creare una community (su scala globale) dedicata a coltivare l’innovazione nel sistema scolastico.

Fra scuole diventate modelli da seguire per l’utilizzo di dispositivi mobili e soluzioni cloud (come l’Istituto Comprensivo Statale Baccio di Montelupo Fiorentino) e sessioni di evangelizzazione tecnologica nelle scuole tenuto direttamente dai dipendenti della multinazionale, l’ultima novità si chiama Minecraft, uno dei videogiochi per pc più venduti al mondo. Che da puro strumento di intrattenimento può diventare un validissimo supporto per l’apprendimento dei principi della matematica e per stimolare la creatività, la capacità di risolvere problemi e quella di lavorare in team.

Rinforzare il bagaglio digitale degli studenti
Si chiama “Computing and Digital Literacy: Call for a Holistic Approach” ed è il position paper presentato nei giorni scorsi al Parlamento Europeo a Bruxelles dalla Ecdl Foundation, l’organismo che gestisce la Patente Europea del Computer e che in Italia è rappresentata dall’Aica. Perché nasce questo documento? Per fare il punto sui diversi approcci all’insegnamento delle competenze digitali a scuola e ribadire il concetto che agli studenti servono non solo competenze digitali trasversali (denominati “e-skills”) ma anche l’insegnamento di concetti e pratiche quali il coding e il problem solving.

L’alfabetizzazione digitale, insomma, è solo il primo passo. Ed è solo il cappello di una serie di attività fra loro complementari. Il piano su scala comunitaria verte non a caso sulla necessità di sperimentare la programmazione e di toccare con mano altri elementi del computing rispetto a un duplice obiettivo: preparare gli studenti verso una carriera nel settore Ict o ad altre professioni che richiedono l’utilizzo delle tecnologie digitali.
Più della metà degli insegnanti non ha mai sperimentato il coding.

Quello della scuola 2.0 è un tema che vede impegnata da tempo, e molto attivamente, anche un altro colosso tecnologico come Samsung, cui si deve un altro progetto tutto italiano, denominato Smart Coding, rivolto alle scuole primarie e secondarie di primo grado (un migliaio quelle che hanno aderito su scala nazionale). Il suo fine? Favorire un percorso didattico di tipo laboratoriale per facilitare lo sviluppo delle modalità di apprendimento.

Da queste basi è nata, all’interno dello stesso progetto, la ricerca condotta dal Cremit dell’Università Cattolica di Milano nell’ambito dell’Osservatorio sui Media Digitali a Scuola realizzato insieme a Indire, il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione. Una ricerca che è anche una primizia assoluta in Italia per l’analisi delle aspettative e i livelli di conoscenza di insegnanti, studenti e genitori in materia di coding.
L’indagine ha preso in considerazione le risposte di un campione di circa un migliaio di soggetti (circa 460 gli studenti) e ha detto a chiare lettere come il “fenomeno” sia stato finora un oggetto sconosciuto o poco sperimentato.

Nello specifico, più della metà degli insegnanti non avevano mai sperimentato il coding e il 70% degli studenti non aveva mai fatto attività di questo genere in classe. Quanto ai genitori, il 74% non ne aveva mai sentito parlare. C’è però, e per fortuna, un rovescio della medaglia. Il 34% degli studenti vorrebbe che il coding fosse inserito nelle lezioni di tutti i giorni e il 75% dei docenti lo considera un mezzo efficace per diversificare le modalità di insegnamento. Alla sensibilità dei dirigenti scolastici (cui è deputata, di fatto, la scelta di aderire o meno a progetti di informatizzazione digitale) e alla buona volontà e alla competenza dei docenti (non mancano infatti i casi di insegnanti “pionieri” che si ritrovano soli nel portare avanti le iniziative) spetta il compito di tradurre queste buone intenzioni in progetti concreti.

Orientamento, per la scelta delle scuole superiori, adesso c’è la pagella

da Il Sole 24 Ore

Orientamento, per la scelta delle scuole superiori, adesso c’è la pagella

di Francesco Antonioli

Snorkeling sulla scuola italiana grazie all’Eduscopio. Esercizio utile di trasparenza e meritocrazia, che famiglie e docenti possono compiere grazie al portale della Fondazione Giovanni Agnelli di Torino che da oggi lancia online l’edizione 2015 (www.eduscopio.it). Sono 4.420 gli istituti di secondo grado (140 in più rispetto allo scorso anno) sotto la lente della qualità: vengono valutati in base alla capacità di preparare agli studi universitari, aiutando così genitori e figli nel delicato momento della scelta dopo la terza media.

Il portale
Semplice e intuitiva la navigazione, con canali diversi se per studenti e docenti, localizzatore geografico (preferenze di scelta su raggio da 10 a 30 chilometri dall’abitazione) e schede. Eduscopio – rigorosa classifica consultabile gratuitamente – ha aggiornato le informazioni sugli esiti universitari di 709mila diplomati di tre anni scolastici (dal 2009-2010 al 2011-2012) nei loro percorsi universitari al primo anno da immatricolati (quindi fino al 2012-2013). Numero di esami superati e media dei voti ottenuta: da qui le indicazioni sul valore delle scuole secondarie di provenienza, sintetizzata nell’indice FGA che pesa equamente «la velocità nel percorso di studi (percentuale di crediti universitari ottenuti) e la qualità negli apprendimenti (media dei voti)».

Registrati 360mila accessi
Eduscopio.it – lanciato nel 2014 dopo una sperimentazione sui territori avviata nel 2009 – ha registrato in 12 mesi 360mila accessi e oltre un milione di pagine viste. «Numeri considerevoli», osserva l’economista Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli dal 2008, anno da cui si sono concentrate le attività di ricerca sull’education (scuola, università, lifelong learning): «Testimoniano la grande domanda d’informazione e di trasparenza sulla qualità delle scuole superiori italiane».
Eduscopio ha “auscultato” le scuole che hanno «come missione primaria quella di preparare gli studenti alla prosecuzione in corsi universitari». Per questo, spiegano i ricercatori, «abbiamo preferito limitare l’analisi alle scuole d’indirizzo liceale e tecnico, pur dovendo escludere i licei artistici i cui diplomati si iscrivono in larga misura alle Accademie delle Belle Arti, per le quali non disponiamo di dati, non essendo contenuti nell’Anagrafe dello studente universitario (Ans)». Inoltre, per maggiore solidità statistica dei risultati, sono state considerate solto le scuole che mandano almeno uno studente su 3 all’università e che per almeno un indirizzo di studio portano negli atenei un numero non inferiore a 21 diplomati (la dimensione media di una classe quinta) nell’arco del triennio considerato.

Ponte con l’università
Grazie al miglioramento delle banche dati (Scuola in Chiaro e Ans) è stato possibile tracciare tutti i passaggi tra corsi di laurea e atenei (iscrizioni e re-iscrizioni) che gli studenti più indecisi compiono entro il primo anno, consentendo d’identificare in modo più preciso i dispersi o gli inattivi (con zero esami). Cosicché – ai fini del ranking (da 0 a 100) – sono conteggiati anche i crediti ottenuti dagli studenti che hanno cambiato corso o ateneo nell’anno e riconducendoli alle scuole di provenienza. Un elemento in più per la comparazione tra scuole che si aggiunge alle altre cautele metodologiche adottate nel calcolo dell’indice FGA (soglie dimensionali delle scuole, immatricolazione di almeno un terzo dei diplomati) per evitare paragoni «impropri, assoluti o poco significativi».
Rispetto al 2014 le scuole con risultati sia ottimi sia pessimi vedono sostanzialmente confermati i risultati: «La qualità nel preparare gli allievi per gli studi successivi è qualcosa che si costruisce nel tempo».

Le paritarie
Curiosa la situazione delle paritarie, che in generale – specie se di origine non religiosa – non sfoggiano punteggi edificanti: sovente, pensano più al business di chi magari deve recuperare al galoppo sonore bocciature. Tuttavia, per esempio, nella Bologna “rossa e fetale” (così la cantava Guccini nel suo “Metropolis” del 1981), la top five presenta proprio tre paritarie private, tra cui, al terzo posto, il classico San Luigi dei Barnabiti. A Milano, sempre tra i classici, svetta a pieni voti e al primo posto (nel 2014 era secondo) il Sacro Cuore di area Comunione e Liberazione. A Torino quinti i salesiani di Valsalice (allievi illustri il giudice Caselli e il cardinal Bertone) e sesti i gesuiti dell’Istituto Sociale (che sui banchi hanno visto passare Cesare Pavese, Carlo Maria Martini, Piero Fassino e Giovanni Minoli). A Venezia ben piazzato (quarto) il Giovanni Paolo I; a Napoli il Sacro Cuore (settimo); a Roma il San Sisto Vecchio (primo, ma solo tra i licei in Scienze umane); a Palermo, ancora i salesiani del Don Bosco a Villa Ranchibile.
Andrea Gavosto – che non a caso ha partecipato alle due giorni sull’innovazione appena concluse a Bologna – insiste sull’importanza (per la società civile e per l’industria) di investire nel capitale umano. Eduscopio.it è un contributo in questa direzione. Il sistema scuola , in Italia, non può più permettersi di marinare la meritocrazia.

Arriva la “smart classroom” in 53 classi: tablet su ogni banco e Lim

da La Tecnica della Scuola

Arriva la “smart classroom” in 53 classi: tablet su ogni banco e Lim

Come è composta una “smart classroom”? Tablet su ogni banco più lavagna interattiva per lezioni digitali. A presentarla, il 2 dicembre, è stato il ministro dell’Istruzione.

Giannini si è recata in una scuola media romana, la “Massimo Gizzio”, i cui allievi, assieme ad altre 53 classi in tutta Italia, si sono imposti nel bando di concorso riguardante il protocollo Miur-Samsung nell’ambito del progetto “Smart Future”.

“È nostro dovere fare in modo che la scuola sia la prima protagonista del cambiamento digitale, il luogo principale in cui sviluppare e rinnovare i contenuti e il pensiero”, ha detto Giannini agli alunni.

Durante la giornata, è stato mostrata l’utilità della classroom sulla didattica: gli insegnanti che hanno a disposizione queste aule all’avanguardia, possono caricare sui dispositivi i contenuti delle lezioni, condividerli con gli studenti in tempo reale, realizzare attività di gruppo ed effettuare quiz e sondaggi per verificarne la comprensione. Il Miur sembra che abbia previsto anche una formazione ad hoc per chi opera all’interno di queste aule.

Ma al di là di questo progetto, “per la formazione dei docenti – ha ricordato il ministro – sono stati stanziati 40 milioni strutturali l’anno. Ci sono vari settori su cui potrà e dovrà essere sviluppata e ne vediamo due di prioritari: la scuola digitale”, per avvicinare gli insegnanti “non solo all’uso delle tecnologie ma anche alla metodologia didattica che cambia”, e il potenziamento delle lingue straniere “che sono un’altra delle nostre debolezze”.

“Tocca a voi, ragazzi – ha detto Giannini – essere i principali protagonisti di questa sfida verso il futuro”. E progetti come questo, ha osservato, sono “ottimi. L’innovazione digitale è fra gli obiettivi della ‘Buona scuola’ come abbiamo dimostrato lanciando il nuovo Piano nazionale scuola digitale che mette a disposizione 1 miliardo per fare innovazione sul fronte delle infrastrutture, della formazione del personale, dei processi di dematerializzazione e della didattica”, ha concluso il ministro.

“Smart Future”, “avviato in collaborazione con il Miur non è un punto di arrivo, ma un inizio – ha detto Mario Levratto di Samsung Electronics Italia – solo da un confronto costruttivo con le istituzioni può nascere un concreto sostegno all’innovazione, leva fondamentale per la crescita culturale, sociale ed economica del nostro Paese”.

Fase C: funzioni per la registrazione dei contratti di immissione in ruolo

da La Tecnica della Scuola

Fase C: funzioni per la registrazione dei contratti di immissione in ruolo

L.L.

Il Miur ha trasmesso a scuole, USR e Ambiti territoriali la nota 4573 del 26 novembre 2015 recante indicazioni operative per l’utilizzo delle funzioni SIDI per l’acquisizione dei contratti di immissione in ruolo fase C.

La nota prevede due procedure differenti a seconda delle seguenti casistiche:

Immissioni in ruolo con assegnazione della sede su posto nello stesso grado di istruzione attribuito come ruolo

L’istituzione scolastica deve accedere al percorso “Fascicolo Personale Scuola => Assunzioni (gestione corrente) => Gestione Assunzioni a Tempo Indeterminato => Immissioni in Ruolo =>Acquisire Immissione in Ruolo” e deve selezionare una delle seguenti causali:

  • L5 – Legge 107/2015 art. 1 comma 98 lettera c) – concorso 2012
  • L6 – Legge 107/2015 art. 1 comma 98 lettera c) – graduatorie ad esaurimento

La funzione consente la contestuale assegnazione della sede e la predisposizione del contratto a tempo indeterminato.

Immissioni in ruolo con assegnazione della sede su posto in grado di istruzione diverso da quello attribuito come ruolo

L’istituzione scolastica deve accedere al percorso “Fascicolo Personale Scuola => Assunzioni (gestione corrente) => Gestione Assunzioni a Tempo Indeterminato => Immissioni in Ruolo =>Acquisire Immissione in Ruolo” e deve selezionare una delle seguenti causali:

  • L7 – L. 107/2015 art. 1 c. 98 lett. c) – diverso grado di istruzione – concorso 2012
  • L8 – L. 107/2015 art. 1 c. 98 lett. c) – diverso grado di istruzione – graduatorie ad esaurimento

Successivamente attraverso le funzioni “Utilizzare il Personale a disposizione => Rettifica del Servizio” disponibili nell’ambito della Mobilità in Organico di Fatto occorre assegnare la sede di servizio.

La funzione di Rettifica del Servizio deve essere relativa al grado di istruzione della sede di servizio che si vuole attribuire e non a quello dell’immissione in ruolo. La data inizio deve, inoltre, coincidere con la decorrenza economica acquisita con l’immissione in ruolo ela sede deve essere assegnata come utilizzazione.

Per la predisposizione del contratto a tempo indeterminato occorre, infine, accedere al percorso “Fascicolo Personale Scuola => Assunzioni (gestione corrente) => Gestione Assunzioni a Tempo Indeterminato => Immissioni in Ruolo => Integrazione Dati Contratto”.

“I giovani concludono il percorso di studi senza esperienza lavorativa”

da La Tecnica della Scuola

“I giovani concludono il percorso di studi senza esperienza lavorativa”

A sostenere questa tesi è Confindustria della Campania, per tramite della sua presidentesse Nunzia  Petrosino.

“Oggi, in Italia, la maggior parte dei giovani durante il percorso di studi non ha praticamente mai fatto un’esperienza di lavoro. Questo modello ci allontana dall’Europa dove oltre il 20% dei giovani tra 15 e 29 anni riesce a conciliare studio e lavoro. Da noi la percentuale scende al 4%”. Così Nunzia Petrosino, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Campania, durante la tavola rotonda organizzata a Salerno sul tema ‘I percorsi formativi in alternanza scuola lavoro: una sfida da raccogliere’.

“Nel corso del prossimo triennio – ha sottolineato Petrosino- gli studenti chiamati a fare l’alternanza scuola-lavoro grazie alla riforma varata dal Governo, saranno circa 1,5 milioni. Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Campania – ha concluso la Petrosino – si mette a disposizione per contribuire alla crescita culturale e professionale dei nostri giovani”.

Organizzazione della formazione per gli animatori digitali

da La Tecnica della Scuola

Organizzazione della formazione per gli animatori digitali

L.L.

Nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, adottato dal Miur a fine ottobre, le scuole dovranno procedere, entro il 10 dicembre 2015, ad individuare tra i docenti a tempo indeterminato un animatore digitale, che possa favorire il processo di digitalizzazione delle scuole, nonché diffondere le politiche legate all’innovazione didattica attraverso azioni di accompagnamento e di sostegno sul territorio del Piano stesso.

Al fine di garantire la continuità temporale utile per l’attuazione delle azioni del Piano nazionale per la scuola digitale programmate nell’ambito del Piano triennale dell’offerta formativa, l’animatore digitale sarà individuato per un periodo di durata triennale, salvo eventuali proroghe.

Con la nota prot. n. 17791 del 19 novembre scorso il Miur ha fornito le prime indicazioni sul ruolo di questa nuova figura, precisando che “atteso il ruolo dell’animatore, questi sarà destinatario di un percorso formativo ad hoc su tutti gli ambiti e le azioni del PNSD inteso a sviluppare le competenze e le capacità dell’animatore digitale nei suoi compiti principali (organizzazione della formazione interna, delle attività dirette a coinvolgere la comunità scolastica intera e individuazione di soluzioni innovative metodologiche e tecnologiche sostenibili da diffondere all’interno degli ambienti della scuola)”.

Con successivo decreto direttoriale del 25 novembre è stato definito il percorso formativo diretto al potenziamento delle competenze in materia di innovazione digitale del docente, individuato quale animatore digitale.

I progetti formativi saranno elaborati da singole istituzioni scolastiche ed educative statali o loro reti e potranno prevedere anche il coinvolgimento di università, di enti di ricerca, di fondazioni, di esperti e di altri attori del territorio.

I percorsi formativi dovranno tener conto degli ambiti e delle azioni del Piano nazionale per la scuola digitale nonché dei contenuti, degli strumenti e dei formati innovativi per l’attuazione di misure di accompagnamento alle scuole.

Sarà compito degli Uffici scolastici regionali acquisire e selezionare i progetti formativi proposti dalle singole istituzioni scolastiche, assicurando la presenza di almeno un progetto in ciascuna provincia e garantendo il successivo coordinamento tra le sedi dei progetti formativi in ambito regionale.

Un’apposita Commissione selezionerà i migliori progetti e stilerà una graduatoria che dovrà essere comunicata al Miur entro il 28 dicembre prossimo.

Istat: in istruzione e cultura si riduce divario con Europa

da tuttoscuola.com

Istat: in istruzione e cultura si riduce divario con Europa
In calo, però, le immatricolazioni e il numero dei lettori dei quotidiani

L’Italia presenta un forte ritardo su istruzione e formazione rispetto alla media dei paesi europei, ma nell’ultimo anno l’incremento di diplomati e laureati, insieme con quello delle persone che hanno svolto formazione continua e alla significativa riduzione del tasso di abbandono precoce degli studi, hanno ridotto il divario che ci separa dal resto dell’Europa. Lo evidenzia l’Istat nel “Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile“.

Piccolo segnale positivo è anche la quota di Neet che, dopo anni di crescita, si mantiene stabile rispetto all’anno precedente (26%). Tuttavia, sebbene il costante miglioramento dal 2004, i tassi d’incremento sono sempre molto contenuti e più bassi di quelli europei. Inoltre, in controtendenza, il tasso di immatricolazione dei diplomati nel 2014/2015 è in diminuzione, dal 49,7% al 49,2%, e sarà necessario verificare che ciò non corrisponda all’inizio di un preoccupante ulteriore allontanamento dall’università, in corso peraltro da anni.

La partecipazione culturale, che aveva conosciuto un trend negativo durante tutto il periodo di crisi, è in miglioramento nel 2014, soprattutto per la crescita di visitatori a musei, mostre e siti archeologici. Diminuisce, invece, la lettura dei quotidiani.