Autismo, la diagnosi precoce è possibile

da Redattore sociale

Autismo, la diagnosi precoce è possibile. Nida studia i “campanelli d’allarme” nel pianto

Il pianto e il movimento spontaneo del neonato possono essere usati per rilevare precocemente segni di disturbo dello spettro autistico: studi europei italiani lavorano in questa direzione. Scattoni (Iss): “Genitori sono i primi a rilevare campanelli d’allarme, anche durante il primo anno di vita”

ROMA – L’autismo non si cura, ma tanto si può fare, se diagnosi e cura sono precoci: è questo uno dei temi ricorrenti, oggi, al 1° Convegno nazionale di Aira, l’associazione italiana di ricerca che si pone l’obiettivo di studiare scientificamente l’autismo e diffondere teorie e approcci che siano basati su “evidenze”. “Non esiste una terapia farmacologica o comportamentale mirata a curare in toto la sintomatologia dell’autismo – ha ribadito Maria Luisa Scattoni, socia fondatrice di Aira e coordinatrice di Nida, il network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico – L’unica cosa certa è che la precocità di diagnosi e intervento è in grado di limitare gli effetti di deficit sociale, comunicativo e cognitivo. La precocità è quindi fondamentale per l’inclusione sociale e lavorativa”. Il problema è che, “nonostante ci siano diversi test in grado di fare una diagnosi intorno ai 2 anni, un’indagine Censis rileva che in Italia occorrono in media 4-5 anni. E sono spesso i genitori i primi a rilevare i cosiddetti campanelli d’allarme, spesso anche prima del primo anno di vita”.

La ricerca si sta quindi muovendo in questa direzione. Nida, come network italiano dedicato proprio alla diagnosi precoce dell’autismo, individua nel pianto e nel movimento spontaneo del neonato un ambito di ricerca rilevante e significativo. Ed è questo uno dei progetti che Scattoni ha illustrato nel corso del convegno: “Reclutiamo bambini a casso rischio e ad alto rischio – ha riferito – I primi appartengono a famiglie senza diagnosi di autismo, gli altri invece sono fratelli e sorelle di bambini diagnosticati, i quali, come sappiamo, hanno circa il 25% di possibilità di essere a loro volta diagnosticati”. I ricercatori seguono poi i bambini reclutati “longitudinalmente, dalle prime settimane ai 36 mesi. Sopratutto nel promo periodo – ha riferito Scattoni – le osservazioni e le registrazioni avvengono, in modo assolutamente non invasivo, in casa della famiglia”. I dati sono ancora pochi, ma il progetto è in crescita: “Studiano la frequenza del pianto, la prosodia della voce e i primi movimenti spontanei – riferisce infatti Scattoni – stiamo infatti rilevando quanto questi indicatori siano significativi e in che misura possano quindi aiutare a individuare, fin dai primi mesi, quei campanelli d’allarme fondamentali per arrivare a quella diagnosi precoce, che è il nostro obiettivo primario”. (cl)


Autismo, i “campanelli d’allarme” li sentono i genitori. E Nida li studia

L’autismo non si cura, ma tanto si può fare, se diagnosi e cura sono precoci: è questo uno dei temi ricorrenti, oggi, al 1° Convegno nazionale di Aira, l’associazione italiana di ricerca sull’ autismo che si pone l’obiettivo di studiare scientificamente l’autismo e diffondere teorie e approcci che siano basati su “evidenze”. “Non esiste una terapia farmacologica o comportamentale mirata a curare in toto la sintomatologia dell’autismo – ha ribadito Maria Luisa Scattoni, socia fondatrice di Aira e coordinatrice di Nida, il network italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico – L‘unica cosa certa è che la precocità di diagnosi e intervento è in grado di limitare gli effetti di deficit sociale, comunicativo e cognitivo. La precocità è quindi fondamentale per l’inclusione sociale e lavorativa”.
Il problema è che, “nonostante ci siano diversi test in grado di fare una diagnosi intorno ai 2 anni, un’indagine Censis rileva che in Italia occorrono in media 4-5 anni. E sono spesso i genitori i primi a rilevare i cosiddetti campanelli d’allarme, spesso anche prima del primo anno di vita”.

La ricerca si sta quindi muovendo in questa direzione. Nida, come network italiano dedicato proprio alla diagnosi precoce dell’autismo, individua nel pianto e nel movimento spontaneo del neonato un ambito di ricerca rilevante e significativo. Ed è questo uno dei progetti che Scattoni ha illustrato nel corso del convegno: “Reclutiamo bambini a casso rischio e ad alto rischio – ha riferito – I primi appartengono a famiglie senza diagnosi di autismo, gli altri invece sono fratelli e sorelle di bambini diagnosticati, i quali, come sappiamo, hanno circa il 25% di possibilità di essere a loro volta diagnosticati”.

I ricercatori seguono poi i bambini reclutati “longitudinalmente, dalle prime settimane ai 36 mesi. Sopratutto nel promo periodo – ha riferito Scattoni – le osservazioni e le registrazioni avvengono, in modo assolutamente non invasivo, in casa della famiglia”. I dati sono ancora pochi, ma il progetto è in crescita: “Studiano la frequenza del pianto, la prosodia della voce e i primi movimenti spontanei – riferisce infatti Scattoni – stiamo infatti rilevando quanto questi indicatori siano significativi e in che misura possano quindi aiutare a individuare, fin dai primi mesi, quei campanelli d’allarme fondamentali per arrivare a quella diagnosi precoce, che è il nostro obiettivo primario”.

MARIA LUISA SCATTONI E LA SUA RICERCA
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Le sanzioni disciplinari che il DS può irrogare

Le sanzioni disciplinari che il DS può irrogare

di Francesco G. Nuzzaci

da Scuola e Amministrazione, n. 12, Dicembre 2015

Incontro con Daniela Valente

Arturo e l’uomo nero, romanzo di Daniela Valente

Incontro con l’autrice di Mario Coviello

 

valente“Ninna nanna, ninna oh,questo bimbo a chi lo do?
Lo darò alla Befana che lo tiene una settimana,lo darò all’Uomo Nero che lo tiene un anno intero”. Fin da piccoli ci siamo chiesti dove si nascondesse quel terribile uomo nero che agitava i nostri sogni. In “ Arturo e l’uomo nero” l’ultimo romanzo di Daniela Valente il protagonista è un ragazzo coraggioso che ama tutte le storie, anche quelle che fanno venire i brividi. Le stesse che la gente del paese racconta di una specie di bestia selvatica che vive nella foresta, della ninna che porta via i bambini per un anno intero. Ma Arturo, vuole a tutti i costi vincere una gara importante e non ha paura del buio, ed è proprio nel bosco più scuro che incontrerà….

Con una scrittura pulita e un ritmo avvincente, ancora una volta Daniela Valente sa raccontare e ci fa riflettere sulla vita e le sue contraddizioni e ci invita a non arrenderci, a coltivare il sogno e la speranza.

L’abbiamo incontrata.

 

  • Il tuo ultimo libro “Arturo e l’uomo nero”, pubblicato da Coccole Books un mese fa affronta due temi forti l’amicizia e la paura. Hai dedicato il tuo libro a“A tutti gli amici, quelli che ci sono stati e quelli che ci sono ancora”,perché per Daniela Valente l’amicizia e così importante? E’ possibile un’amicizia fra un uomo e una donna? Si può insegnare ai piccoli l’amicizia? Come?

 

Credo molto nella fratellanza e nella cuginanza che alcune volte si allacciano con perfetti estranei, piuttosto che con i reali parenti. I primi li scegli e cambiano, come cambia la vita, i secondi te li ritrovi e non sempre i legami di sangue corrispondono a legami di cuore.Scegliere di essere un amico o avere degli amici comporta necessariamente il confronto, mettersi in discussione, rendersi disponibili e comprendere l’altro prima di essere compreso. Alcune volte è una prova difficile, altre volte può salvarti la vita. Come tutte le relazioni, anche l’amicizia ha bisogno di equilibro che sia tra donne che tra uomini e donne. Io sin da piccola ho sempre avuto sia amici maschi sia femmine. E sono proprio i bambini a ricordarci quanto possono essere assoluti i sentimenti. In occasione di un progetto in una scuola ho avuto modo di stare diverso tempo al lavoro con lo stesso gruppo classe. Ricordo la rabbia, il pianto, la gelosia, ma anche le risate e la complicità di due bambini molto amici di nove anni. Le loro emozioni erano fortissime ed estreme sia nel bene che nel male, mi hanno ricordato quanto possono essere esclusivi i sentimenti a quella età. Del resto amore e amicizia in latino hanno la stessa radice e se nel tuo orto non ci metti i sentimenti non crescerà mai nulla…

 

  • Il secondo tema del tuo libro è la paura. Dal 13 novembre, dopo gli attentati a Parigi, la paura è aumentata e viviamo queste settimane di Avvento, in attesa del Santo Natale quasi sospesi, in attesa di risposte, di soluzioni. In” Arturo e l’uomo nero”, tu vuoi insegnarci a vincere la paura, quella paura che cambia il nostro corpo e ci fa perdere la voce, trasformandoci in bestie “forse” feroci. Come possiamo insegnare ai piccoli a non avere paura, a continuare a sperare?

 

La paura è un sentimento come gli altri ed è giusto provare paura. Non vergognarsene anche da adulti, quando stereotipi di genere ci fanno immaginare per esempio gli uomini meno paurosi delle donne. Niente di più falso. Il vero problema non è solo ammettere di avere paura ma cercare di superarla, reagire. Così come grazie al solletico esploderò in una risata, che dopo un poco finirà, ecco che la paura magari mi farà piangere e arrabbiare, ma poi devo imparare anche a smettere, ripartendo da quello che mi è successo. Quando invece non capiamo tutto questo, allora il rischio di trasformarsi in bestie feroci è molto alto, come succede a Tiberio, il protagonista della mia storia. Purtroppo questi tempi ci ricordano anche che la paura è contagiosa, ci rende sordi e muti e così si diventapiù cattivi. Lo spavento ci confonde e finiamo per fare scelte sbagliate o poco lucide. In questo occorre che gli adulti diano esempi di comportamento più coerente ai bambini che pretendono di educare.

 

  • Nonna Maria (ancora una nonna come in Mamma farfalla), sa raccontare storie. A pag. 62 di Arturo e l’uomo nero scrivi: “… In quei momenti le storie vere si mescolavano alle storie inventate, in un fiume di parole, che serviva a non perdersi e a riconoscere se stessi e gli altri…”.

So che ti piace raccontare di te, della tua famiglia, e ti ho visto dolce e attenta negli incontri con le classi. Perchè Daniela nella società liquida dei Tweet, di Istagram e Youtube è ancora necessario raccontare storie?

 

La mia infanzia è stata ricca di figure femminili che avevano un grande potere affabulatorio. Ho ascoltato tante storie quando ero bambina da mia nonna, da mia madre, dalle donne che abitavano vecchie case di campagna, anche storie di paura e di magia in cui il sogno si confondeva con la realtà. Poi quelle storie e molte altre le ho trovate nei libri e oggi,in questi nuovi tempi, io credo ancora fortemente al loro grande potere. Non mi serve scomodare il Vecchio Testamento o Le Metamorfosi di Ovidio, mi viene in aiuto il libro che in questi giorni è sul mio comodino: Donne che corrono coi lupi, dove l’autrice attinge alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali per fondare la sua psicanalisi femminile. Del resto la nostra tradizione popolare è ricchissima di storie e nel libro non solo faccio riferimento a delle figure reali: i briganti, i carbonari, gli eremiti che abitavano il nostro bosco, da sempre luogo deputato al mistero nell’immaginario collettivo, ma cito anche storie che ho letto o ascoltato in cui il bosco è protagonista assoluto. Credo che la migliore prova della necessità e dell’utilità del racconto siano gli occhi attenti e le orecchie tese di tutti i bambini, ogni qual volta un adulto presta loro attenzione e decide di leggere o raccontare una storia, e questo resta uguale oggi come cento anni fa.

 

Come scrittrice e direttore editoriale di Coccole Books sei stata sempre molto attenta alle illustrazioni e questa volta hai scelto il giovane Francesco Pirini. Perché in un libro le illustrazioni sono così importanti? E il tuo rapporto con Pirini com’ è stato ? Come avete lavorato insieme?

 

Francesco Pirini ha già illustrato per Coccole Books l’albo Blu come me, con cui ha vinto il Premio Cento2015 proprio con le sue illustrazioni. In Arturo e l’Uomo nero, abbiamo voluto sperimentare un genere diverso e più adatto allo stile un poco noir della storia. Ecco perché abbiamo scelto di realizzare le immagini con toni scuri. Per raccontare un poco e lasciare immaginare il resto. Tiberio si trasforma senza cambiare completamente. Ogni bambino avrà la possibilità di immaginare il suo Uomo Nero, evocato dagli adulti nella famosa ninna nanna per spaventare, ma mai descritto per davvero. Si sa cosa fa: rapisce i bambini e li tiene un anno intero, ma non si sa com’è. Una bambina che ho incontrato qualche giorno fa lo ha definito: un’ombra spaventosa mischiata al buio della notte…

 

Arturo e l’uomo nero è un libro con i caratteri più grandi “ad alta leggibilità..” perché ?

 

Da quando nel 2010 è stata finalmente approvata la legge sulla dislessia, è cresciuto anche nel mondo editoriale per ragazzi l’attenzione all’ aspetto della difficoltà nella lettura. La legge promuove il successo scolastico dei bambini dislessici e l’uso dei font ad alta leggibilità rappresenta uno strumento importante che gli editori possono dare anche e soprattutto nella proposta di testi non scolastici per la lettura e la comprensione del testo. Insieme a S.O.S. supplente in arrivo di Isabella Paglia, Arturo e L’uomo Nero è il secondo titolo di Coccole Books con font ad alta leggibilità e di certo non sarà l’ultimo. Del resto vale per tutti i bambini,dislessici e non,la regola che più leggi, più sai scrivere, più sai parlare, più cresce il tuo spirito critico e la tua capacitàdi scegliere.

 

Ed infine un’ultima domanda sul tuo lavoro come direttrice editoriale di Coccole Books. Stai per partire per la grande Fiera del libro di Roma (4-8 dicembre 2015), come riuscite come piccola casa editrice meridionale di libri per ragazzi, a continuare la vostra eroica impresa, nonostante ci siano sempre meno soldi per la cultura e i libri?

 

Con grande impegno e con grande passione, ma non senza difficoltà. Se ami il tuo lavoro non sei mai stanco davvero. La Fiera di Roma è un momento importante che chiude anche un anno di grande fatica, ma come ogni evento nazionale e internazionale in cui i libri sono protagonisti, sono sicura che trarremo nuovo spirito per affrontare il futuro, che vogliamo immaginare sempre migliore.

Giannini individua le priorità politiche per il 2016. L’elenco delle 20 azioni

da La Tecnica della Scuola

Giannini individua le priorità politiche per il 2016. L’elenco delle 20 azioni

Sono 20 le priorità politiche per il 2016 individuate dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, nell’ atto di indirizzo pubblicato oggi sul sito del Miur.

Azioni mirate per orientare i giovani a fare le scelte migliori per il loro futuro, innovazione digitale alla portata di tutte le scuole, Università incentivate ad attrarre capitale umano dall’estero e a valorizzare i punti forti della loro offerta formativa.

Nel settore della scuola prosegue l’impegno sull’edilizia – con attività di monitoraggio in chiave preventiva -, sull’innovazione digitale e sul potenziamento dell’offerta formativa. Il 2016 sarà l’anno del rilancio della formazione dei docenti. E si lavorerà sull’orientamento come antidoto alla dispersione e ai fuori corso. Tra le priorità, anche politiche più adeguate per il diritto allo studio e azioni mirate per l’inclusione e l’integrazione scolastica di alunni diversamente abili e stranieri.

Per l’università, internazionalizzazione e merito diventano le parole chiave di una strategia di rilancio che passa anche dal ricambio e dallo svecchiamento della classe docente. Nel campo della ricerca si promuoveranno una maggiore mobilità di personale e progetti e un nuovo status per chi fa ricerca negli Enti vigilati dal Ministero.

Qui l’atto di indirizzo completo

Alternanza scuola-lavoro, allarme dei presidi: al Sud non ci sono le aziende!

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola-lavoro, allarme dei presidi: al Sud non ci sono le aziende!

Sul potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, previsto dalla Legge 107/15, tutti si dicono d’accordo: al Sud, però, mancano le aziende per realizzare gli stage.

Pertanto, servirebbero tempi più lunghi per l’attuazione del progetto. Che, invece, già dall’anno scolastico in corso prevede, anche per gli “ignari” licei, un congruo numero di ore da svolgere a stretto contatto con gli esperti aziendali.

Sulla necessità di prorogare l’entrata in vigore del potenziamento del settore – 200 ore di attività aggiuntive nel triennio finale dei licei, il doppio per tecnici e professionali – si dicono d’accordo 3 presidi diretti interessati, quindi della scuola superiore, su 4: a consultarli è stato il Censis, che ha raccolto il 75,4% di consensi per un’eventuale slittamento del progetto.

L’introduzione generalizzata dell’alternanza – spiegano – comporta una profonda rivisitazione dell’organizzazione scolastica e degli insegnamenti disciplinari. Il 71,1% dei dirigenti scolastici prevede che non sarà possibile garantire a ogni studente del triennio finale un percorso in alternanza, in quanto nel territorio non vi sono sufficienti aziende disponibili ad accogliere studenti.

È questa un’opinione diffusa soprattutto tra i dirigenti degli istituti del Sud (86,4%), dove il tessuto imprenditoriale è più rarefatto. Ciò nonostante, gli stessi dirigenti ritengono positivo l’aver stabilito un tetto minimo di ore dedicate ai percorsi di alternanza: il 71,8% si dichiara d’accordo sul fatto che tale durata sia una condizione essenziale per garantire l’efficacia e la serietà della proposta formativa in alternanza.

I dirigenti scolastici consultati dal Censis giudicano, invece, positivamente la durata triennale del Piano dell’offerta formativa (Ptof) che permette di effettuare una programmazione più adeguata e coerente con gli obiettivi formativi e di valutarne gli impatti (nel 62,7% dei casi).

Nel 2015, +150mila stranieri

da La Tecnica della Scuola

Nel 2015, +150mila stranieri

I dati del XXI Rapporto 2015 sulle migrazioni della Fondazione Ismu contengono pure i numeri sul lavoro, la scuola, il processo d’integrazione, le richieste d’asilo, il problema del terrorismo, le conseguenze socio-economiche dei flussi di migranti.

Si scopre così che sono arrivati a quota 5,8 milioni gli stranieri In Italia, di cui 5 milioni regolarmente iscritti all’anagrafe di qualche comune. E ora rappresentano il 9,5% della popolazione residente, facendo dell’Italia uno dei principali Paesi europei nell’ambito dell’immigrazione: il 14,5% degli stranieri presenti nella Ue a 28 è infatti residente nel nostro Paese, quando l’Italia nel suo complesso contribuisce solo per il 12% al totale della popolazione Ue.

Rispetto al 2014 gli immigrati in Italia sono aumentati del 2,7% (circa 150mila in più) e sono cresciuti anche i richiedenti asilo (a ottobre 2015 erano oltre 61mila le domande presentate).

Lo scenario è comunque in rapida evoluzione. «La presenza in Italia tende a essere sempre più di natura familiare, tanto che le famiglie ora rappresentano quasi il 60% delle presenze. Cresce l’anzianità di soggiorno anche a fronte di elementi congiunturali sfavorevoli. Aumenta il peso delle seconde generazione, si rafforza la condizione giuridica stabile e si accresce il passaggio alla cittadinanza italiana. Le acquisizioni di cittadinanza sono state 230mila nel 2014, un numero superiore agli sbarchi totali».

Riguardo ai Paesi di provenienza degli stranieri (non solo extraUe), i più numerosi sono i romeni, seguiti dagli albanesi e dai marocchini, ma aumentano egiziani, nigeriani, pakistani e cingalesi.

In decisa crescita anche i minori stranieri: dal 2005 sono raddoppiati da 503mila a oltre un milione. Si è inoltre aggravato il fenomeno dei minori non accompagnati: nel 2014 ne sono arrivati oltre 13mila via mare (soprattutto eritrei, egiziani e somali) e altri 10.820 sono entrati dall’inizio del 2015. Quello dei minori stranieri non accompagnati è un tema di cui si parla poco, ma è in fase di studio un progetto di accoglienza a livello europeo di cui è capofila la Fondazione Cariplo.

Quanto al reddito e al lavoro, quattro immigrati su 10 dichiarano di guadagnare meno di 800 euro al mese e solo lo 0,6% arriva a 2mila. In genere svolgono lavoro poco qualificati, il 42% ha un livello di istruzione basso, e solo l’1% occupa un posto dirigenziale. Dal 2005 al 2015 si è inoltre andato riducendo il tasso di occupazione (59,2% nel secondo semestre 2015), accorciando la distanza con quello degli italiani (56%), mentre originariamente il gap era più marcato.

Lena Gissi è il nuovo segretario generale della Cisl Scuola

da La Tecnica della Scuola

Lena Gissi è il nuovo segretario generale della Cisl Scuola

Lena Gissi è il nuovo segretario generale della Cisl Scuola. Dopo dodici anni alla guida del sindacato, si conclude quindi il mandato di Francesco Scrima.
Docente di scuola primaria, laureata in Scienze della Formazione, Lena Gissi ha iniziato la sua attività sindacale a Bari, dove risiede. Responsabile della federazione scuola fino al 2009, ha poi proseguito il suo impegno sul versante confederale, ricoprendo l’incarico di segretaria organizzativa della Cisl Puglia – Basilicata fino al suo ingresso in segreteria nazionale della Cisl Scuola nel mese di aprile del 2015.
Nata nel 1957, sposata, due figli, una nipotina e un nipotino amatissimi, una grande passione per la scuola e il sociale. Spirito attivo e concreto, la sua esperienza le consente di inquadrare competenza e conoscenza puntuale delle problematiche di settore in una visione aperta in termini più generali sull’intero mondo del lavoro e della società.

“Sento e vivo come un grande onore diventare segretaria generale della Cisl Scuola, ancora di più perché a proporre la mia elezione è stato Francesco Scrima”, ha detto Lena Gissi in apertura del suo intervento, nel quale ha voluto sottolineare il ruolo svolto dal segretario uscente nel lungo percorso di costruzione e rafforzamento della Cisl Scuola.
“La leadership di Scrima, ha detto fra l’altro la neo segretaria generale, è stata il valore aggiunto di un’organizzazione sempre protagonista nelle vicende sindacali della scuola e il cui peso è in questi anni nettamente cresciuto anche all’interno della confederazione”.
Rispetto alle novità con cui la categoria si trova a fare i conti, sostiene Lena Gissi, “non ci possiamo permettere di restare spettatori ‘indignati e passivi’. Non l’abbiamo mai fatto, aggiunge il neo segretario, nemmeno sotto i colpi delle manovre Tremonti – Gelmini che avrebbero potuto essere mortali se non ci fosse stato in campo, giorno dopo giorno, un fronte sindacale che ha sempre avuto come perno la nostra organizzazione”.

Studiare serve

STUDIARE SERVE MOLTO DI PIÙ DI QUANTO QUALCHE INCOMPETENTE NON SA di Umberto Tenuta

CANTO 587 Un Tizio ha affermato che studiare non serve.

Ebbene, modestamente io dico che studiare serve, e serve molto.

Serve a chi studia, e serve alla Stato, e serve al consorzio umano universale.

 

Certamente l’affermazione che studiare non serve era una battuta, con un significato speciale.

Nessuno può dire che studiare non serve.

Studiare serve per la semplice ragione che uomini non si nasce ma si diventa solo in virtù dell’educazione, perché l’educazione è la seconda generazione dell’uomo che al momento della nascita uomo non è.

Il figlio di donna uomo diventa solo attraverso l’educazione e nella misura dell’educazione.

Uomini si diventa attraverso l’inculturazione.

È l’appropriazione della cultura che fa nascere l’uomo.

L’uomo è figlio della cultura di cui si appropria.

Nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza (Dante).

E poiché ogni essere vivente, dal lichene al grillo, aspira alla sua massima affermazione, acquisire cultura è l’aspirazione profonda di ogni figlio di donna.

Appena nasce, il bimbo apre gli occhi per scrutare il mondo!

Nasce curioso il figlio di donna.

Un esploratore nato!

Più terre conosce e più ne vuole conoscere.

Solo la stoltezza degli adulti attenua l’innata curiosità del figlio di donna, ponendo limiti al suo desiderio di toccare, di prendere, di muoversi, di correre, di guardare oltre la siepe.

Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu (Leibniz).

Attraverso i sensi il figlio di donna si appropria del mondo, delle terre vicine e lontane, delle esperienze sue e dei suoi avi, di ciò che nel corso dei millenni gli uomini hanno inventato, costruendo il loro patrimonio culturale.

È la cultura che fa l’uomo.

E quale figlio di donna non desidera essere uomo?

Uomo ricco di virtù e conoscenze.

Uomo grande.

L’uomo più grande che sia possibile.

Excelsius!

Chi ignora questo innato desiderio umano non sa che cosa è un uomo.

Che cosa è una farfalla che va succhiando di fiore in fiore in fiore.

Che cosa è l’esile pioppo che si protende alto verso il sole.

Docenti, non spegnete l’innato desiderio umano di conoscere!

Non spegnetelo con l’arido nozionismo.

Ma alimentatelo contagiando loro i vostri amori

Se ne avete!

 

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E chi volesse approfondire questa o altra tematica

basta che ricerchi su Internet:

“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”

 

 

Guerra o pace

GUERRA O PACE di Umberto Tenuta .

CANTO 586

Dobbiamo convincere milioni di persone – ha concluso Strada – del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile.

Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l’idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla storia dell’umanità” (GINO STRADA, Premio Nobel alternativo)

 

Chi può convincere decine e decine di milioni di persone che occorre abolire la guerra?

Solo l’educazione.

E l’educazione di milioni di persone può effettuarla solo la SCUOLA.

La Scuola che non si limita ad istruire, come volevano gli Illuministi.

La loro istruzione non impedì il TERRORE della Rivoluzione francese.

Occorre che la Scuola curi soprattutto l’educazione delle nuove generazioni.

Occorre che la scuola faccia apprendere soprattutto atteggiamenti e capacità.

Amore della pace tra tutti gli uomini della Terra.

Capacità di amare il prossimo, chiunque esso sia, come se stessi.

La Scuola deve far comprendere che siamo tutti fratelli, tutti figli di Luky, la nostra comune madre africana.

Tutti figli di Madre Terra.

La Terra, che i Greci chiamavano GEA, genitrice di tutti gli uomini che popolano la faccia della Terra.

Di chi siamo figli noi se non della stessa Terra?

Tutti figli di Madre Terra, tutti fratelli!

Che forse la progenitrice di tutti i popoli della Terra non sono nati da Madre Terra?

Orsù, fratelli, pace tra voi tutti!

Uomini, pace! Nella prona terra
troppo è il mistero; e solo chi procaccia
d’aver fratelli in suo timor, non erra.

Pace, fratelli! e fate che le braccia
ch’ora o poi tenderete ai più vicini,
non sappiano la lotta e la minaccia.

E buoni veda voi dormir nei lini
placidi e bianchi, quando non intesa,
quando non vista sopra voi si chini

la Morte con la sua lampada accesa.

 

 

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Uomo ora tu sei

UOMO ORA TU SEI O MIO CARO ERRICO di Umberto Tenuta

CANTO 584 È NATO UN UOMO

“…Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto, sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno…”

Lo concepisti nel tuo seno per un atto di amore, tu, Mamma Lucia.

Per nove mesi lo alimentasti col tuo sangue.

E con carezze e canti lo educasti.

Le tue terre esplorò ed imparò che il mondo è tutto da esplorare ed imparare.

Ti fissò negli occhi appena nato.

Eri il primo volto di donna, e non lo dimenticherà mai.

Ora comincia l’avventura!

La seconda gestazione.

Quella dell’educazione.

Una scuoletta piccoletta quella della tua casa, lassù, sospesa tra cielo e mare.

L’azzurra distesa del mare, il verde delle colline, l’azzurro del cielo di Villa Rufolo.

Ti arrivò, fanciullo, la musica del Giardino di Klingsor e ti entrò nel cuore.

Maestri ti sono stati papà Roberto e Mamma Lucia, le nonne ed i nonni, le zie e gli zii.

Atrani, Amalfi, Minori e tutta intera la Divina Costiera sono stati il mondo da esplorare.

E poi la SCUOLA BUONA, e non la BUONASCUOLA.

La Scuola buona ti ha nutrito, ti ha alimentato, ti ha dissetato.

Una scuola buona la tua, una scuola integrata nella Divina Costiera, una scuola aperta.

Sospeso tra cielo, terra e mare, dal pianoforte hai tratto le prime note della musica della tua vita.

Di buon appetito, ti sei nutrito di ogni cosa bella, di ogni cosa buona, di ogni cosa vera che la SCUOLA INTEGRATA ti ha generosamente offerto.

È stata questa la tua seconda gestazione.

Dopo quella bella del seno materno.

Se nato, ed avevi le fattezze umane.

Ma non eri un uomo.

Eri solo un candidato alla condizione umana.

Abbandonato sui Monti Lattari, saresti diventato il fratello di Victor, il SELVAGGIO DELL’AVEYRON.

La SCUOLA INTEGRATA ti ha fatto un uomo.

Sei nato con le sembianze umane, ma non eri un uomo.

Uomo ti ha fatto l’educazione!

Diciotto anni di educazione.

Diciotto anni di esplorazione del mondo.

Diciotto anni di ricerche, di scoperte, di invenzioni.

Scoperte tue, invenzioni tue, costruzioni tue.

Maestri discreti ti hanno incoraggiato, sostenuto, guidato.

Ora sei arrivato!

“Ora, figlio mio, sei un uomo” (SALGARI).

Errico, ora sei un uomo.

Un bacio alla Mamma.

Un bacio al Papà.

Ciao.

Io, solo, me ne vo per il mondo!

 

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