Competenze o Competizioni?

COMPETENZE o COMPETIZIONI?
Lettera aperta a Valentino ***

di Maurizio Tiriticco

 

Carissimo Antonio! Ho letto attentamente i tuoi ultimi scritti, sempre argomentati, sempre lucidamente e appassionatamente critici! E’ certo che questa cosiddetta buona scuola, nel tempo che verrà, creerà solo una valanga di problemi. La casistica dei 212 commi è così ricca, varia e stravagante, per cui là dentro c’è tutto e il contrario di tutto. Già vedo tonnellate di ricorsi per le situazioni più svariate! Altro che buona scuola! Sarà la scuola dei TAR! E non solo! E poi verranno anche i 9 decreti legislativi! Altre occasioni per altri mille ricorsi. E i traguardi veri si allontanano sempre più! Niente riordino dei cicli! E niente certificazione delle competenze!

Altro che competenze! L’ignoranza del Miur in materia continua e regnare sovrana e tutto è rinviato come sempre alle calende greche. Al termine di quest’anno scolastico, come sai, era giunta finalmente in porto la cosiddetta riforma Gelmini e, al compimento del quinto anno, queste benedette competenze potevano anche essere accertate e certificate. Infatti, non tanto le Indicazioni nazionali per i licei, molto vaghe in materia, ma le Linee guida degli istituti tecnici e professionali le indicano e le descrivono con sufficiente chiarezza, anche se hanno il limite di una scarsa pluridisciplinarità. Ma che ha fatto il Miur? Nulla di nulla! Un appuntamento mancato! E siamo in attesa di un decreto delegato in materia. Ma chi lo scriverà. E’ dalla tornata di esami 98/99 che avremmo dovuto certificare le competenze degli studenti ex maturi. Quanti anni sono passati? E l’Europa ci bacchetta! Delle due Raccomandazioni (le competenze civiche del 2006 e le competenze culturali/professionalizzanti, l’EQF, del 2008) non c’è stata nelle nostre scuole alcuna ricaduta. E sai meglio di me come si certificano – si fa per dire – le competenze di fine obbligo!!!

E ti dico anche che sono molto preoccupato dell’ignoranza del Miur in materia di competenze. E ne abbiamo la prova. Quei modelli di certificazione “imposti” di fatto alla scuola primaria e media con la scusa di avviare una sperimentazione (ma una sperimentazione si sollecita partendo dal basso, come abbiamo sempre fatto: ti ricordi i famosi articoli 2 e 3 dei decreti delegati? E mai proponendo/imponendo modelli di fatto chiusi) sono semplicemente cartuccelle con giudizi mezzo analitici e mezzo sintetici che, invece di orientare scuole, insegnanti e alunni verso una pratica seria di sperimentare certificazioni, li disorienta. Per non dire di quell’espressione assurda con cui si certifica il livello iniziale di competenza: “l’alunno, se opportunamente guidato, svolge compiti semplici in situazioni note”. Come dire: “il pilota, se opportunamente guidato, è in grado di guidare l’aereo”. Anche e soprattutto perché la COMPETENZA è una cosa seria e non si può pensare che un bambino di 11 anni e un adolescente di 14 abbiano GIA’ raggiunto date COMPETENZE. Il dramma è che la parola “competenza” ammalia, va di moda, ma nessuno sa che cosa sia, come si raggiunga, come si accerti e come si certifichi (e chi conosce compiutamente che misurare, valutare e certificare sono operazioni diverse?).

Chi ha scritto quelle cose dimostra di non sapere che cos’è una competenza, che è sempre un fare “maturo” e “consapevole” e “mirato” a produrre un qualcosa… che prima non c’era!!! E’ comunque cosa certa che, quando un bambino comincia a camminare e/o a maneggiare un oggetto o uno strumento in modo corretto, ne siamo felici! Per lui è una conquista che potremmo anche definire bonariamente competenza, ma solo per sorridere! In effetti, si tratta di abilità, raggiunte e maturate attraverso processi assai complessi. Quando poi quelle mani, quei piedi, quegli occhi apprenderanno a suonare compiutamente un pianoforte, questa sì che è una competenza che, come sai, implica il concorso di più conoscenze e più abilità pregresse. Comunque, mi risulta che un certo Wolfgang “a 3 anni batteva i tasti del clavicembalo, a 4 suonava brevi pezzi e a 5 componeva” (copio dal web). Ma sono eccezioni!

Temo, quindi, e fortemente, che la cosiddetta sperimentazione, invece di avviare docenti e alunni verso una pratica seria di insegnamento/apprendimento per competenze, li allontani! Dico e sostengo che questa sperimentazione non s’ha da fare! Non si gioca con l’età evolutiva! Quando poi penso che le competenze dei sedicenni potrebbero e dovrebbero essere certificate per legge (siamo, a parte eccezioni possibili, al limite finale dell’adolescenza) e ciò non avviene, se non come un adempimento cartaceo e formale che nessuno richiede e che a nessuno serve, mi viene veramente da piangere! Ma che scuola è la nostra? Mah!!!

Invece di sanare il sanabile, cioè piantarla con le assurde e inutili certificazioni “primarie” e “medie”, e certificare seriamente sedicenni e diciannovenni, si sono inventati una legge lunga una quaresima… un solo articolo, ma di 212 commi… non ti viene da ridere? O da piangere? Ma che diavolo di Paese siamo? Una legge che darà luogo a un’infinita serie di contenziosi.

Insomma, già prevedo che, invece di andare verso una scuola delle COMPETENZE, andremo certamente a una scuola delle COMPETIZIONI!

 

*** Vedi la risposta di Antonio Valentino in scuolaoggi.org

Precariato

PRECARIATO. Regalo di Natale dall’ANIEF ai lavoratori della scuola: MIUR condannato in Tribunale a risarcire 1.000.000 di Euro

 

Pesante condanna del Ministero dell’Istruzione presso il Tribunale del Lavoro di Palermo su ricorso collettivo promosso dall’ANIEF per i precari della scuola da sempre discriminati dal MIUR e mantenuti con la retribuzione stipendiale di base anche dopo anni di lavoro alle sue dipendenze. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono giustizia per oltre 70 precari, docenti e ATA della provincia di Palermo, cui fanno riconoscere il diritto alla corretta progressione di carriera anche durante il periodo di precariato e ad essere retribuiti per l’intero anno scolastico.

 

Un bel regalo di Natale confezionato dall’ANIEF per i precari che si sono affidati ai nostri legali per la tutela dei propri diritti: il Giudice del Lavoro di Palermo richiama la normativa comunitaria 1999/70/CE e riconosce che il MIUR ha operato una vera e propria discriminazione nei confronti dei lavoratori precari della scuola cui non ha mai riconosciuto il diritto agli aumenti stipendiali in base agli effettivi anni di servizio prestati. Riconosciuta in tribunale anche l’illegittimità della stipula dei contratti con scadenza al 30 giugno di ogni anno scolastico, con un risarcimento totale che supera il milione di Euro.

 

“Troppo spesso i lavoratori precari della scuola, anche se in servizio per tutto l’anno scolastico e addirittura su posti vacanti, si vedono negare gli stipendi estivi – dichiara Marcello Pacifico, Presidente Nazionale ANIEF – e da sempre si vedono retribuire come se fossero al loro primo anno di insegnamento in totale spregio delle competenze e della professionalità acquisita nel corso degli anni. I Giudici ci continuano a dare ragione: è, senza ombra di dubbio, una palese e indegna discriminazione del lavoro precario”.

 

Da anni l’ANIEF insiste sulla necessità di riconoscere piena dignità e parità di trattamento, anche retributivo, ai lavoratori precari della scuola, ma il Ministero dell’Istruzione sembra non recepire la necessità di uniformarsi alle Direttive comunitarie anche se i Giudici continuano a condannare l’illegittimità del suo operato. Per questo motivo, l’unica strada è ancora ricorrere in tribunale per ottenere il giusto riconoscimento dopo anni di lavoro a tempo determinato e la consacrazione del diritto a quell’equa retribuzione sancito anche dalla nostra Carta Costituzionale.

 

Pubblicazioni dei RAV e l’arte di dare (e giocarsi) i numeri

Pubblicazioni dei RAV e l’arte di dare (e giocarsi) i numeri

di Gabriele Boselli

 

Cronaca — Sono usciti i dati relativi ai rapporti di autovalutazione e sulla stampa locale sono apparse le inevitabili classifiche e i numeri. Le tassonomie ministeriali –combinate al vario livello di autopercezione dei dirigenti scolastici, quasi sempre svincolato dai valori effettivi- hanno determinato valutazioni differenti anche di 12 punti di scuole della stessa tipologia insistenti sullo stesso territorio. I genitori meno culturalmente evoluti, quelli che i numeri li hanno anche giocati al lotto, si sono convinti che la scuola che vale di più fosse quella che ha riportato i punteggi più alti.

 

Corrispondenza tra risultanze RAV e valore — I risultati andavano pubblicati, ufficialmente come atto di democratica rendicontazione, in realtà perchè gli strumenti dell’esaltazione o della gogna comunque aumentano il potere di chi ne dispone.

Invero, dalla lettura dei risultati di varie scuole che conosco per lunga esperienza di ispettore non ho trovato alcuna relazione tra questi e l’idea del loro valore che mi ero fatto in proposito. Certo il mio giudizio è, come quello di qualunque soggetto sia personale che istituzionale, soggettivo; ma credo che i “risultati” abbiano un effetto esaltante per scuole anche di mediocre qualità ma per caso coincidenti con il modello di riferimento INVALSI e dotati di un preside di forte anche se a volte infondata autostima; effetto che è invece depressivo e scoraggiante per le scuole culturalmente, politicamente e pedagogicamente più autonome e ove magari il dirigente è capace di pensiero critico e autocritico. Non è comunque difficile immaginare effetti sulle iscrizioni con annessi sbranamenti all’interno e con le scuole concorrenti, perdite di posti etc. per non pensare agli effetti economici a breve e lungo termine.

 

Ragioni reali del RAV —Tutto questo era prevedibile e forse in altissimo loco (centri di potere superiori ai governi) è stato proprio voluto. Valutazione è per Lorsignori affare importante perché costituisce la premessa di ciò che si farà; non è tanto trarre bilanci ma soprattutto imbrigliare la progettazione, mortificare l’autonomia intellettuale di docenti e dirigenti, questi ultimi ridotti a impiegati. Il raffronto con situazioni presentabili come analoghe (con conseguenti svalorizzazioni e valorizzazioni estrinseche) è peraltro uno degli aspetti essenziali del modello ai fini dell’intenzionalità politica del committente. Criteri per l’autovalutazione avrebbero dovuto essere: equità, partecipazione, qualità, differenziazione, presi in considerazione in modo da privilegiare l’efficientismo sull’efficienza; assente ogni riferimento alla qualità culturale e pedagogica dell’istituto. La cultura, si sa, per il Potere è pericolosa e suggerire di prenderla in considerazione sarebbe autolesa Maestà.

Valutare non dev’essere attività costante di ricerca per comprendere le situazioni e introdurre cambiamenti potenzialmente contradditori con le logiche del Potere. Né può utilmente costituire attività volta alla valorizzazione di tutti (la differenziazione -insegna Luhman- incrementa le differenze e i differenziali di potere), ad accrescere le consapevolezze, combattere quell’imbecillimento generale che invece è oro per i potenti. In tale ottica, condivisa da alcuni Dirigenti-manager, valutare significa controllare, determinare pensieri ed esistenze, sorvegliare e domani premiare/punire.

 

Cosa fare

-Sul piano teorico – Smettere di subire passivamente tutto quello che arriva da Roma. Criticare le motivazioni ufficiali politiche, etiche e pedagogiche ovvero analizzare, decostruire nei collegi dei docenti e nei gruppi di lavoro il dettato romano per coglierne gli elementi costitutivi e raffrontarli con principi autonomamente individuati. Pensare, criticare, costruire localmente un contesto autovalutativo autonomo.

-Sul piano pratico – Contestare amichevolmente i pur rari presidi rampanti mostrando loro come ogni svalorizzare o esaltare sia un mortificare e un mortificarsi. Stimolare i dirigenti veri a promuovere studi aperti a un allineamento delle attribuzioni valutative obbligatorie, in modo che le scuole non debbano apparire alla fine troppo qualitativamente differenziate tra loro. Chiedere il parere scientifico degli ispettori e dei docenti universitari, ma attenti agli psicologi (per molti di loro intelligenza è solo adattamento) e agli economisti aziendali; ottimi invece gli psichiatri per lo studio dei documenti ufficiali.

Far agire l’idea per cui differenziare è dividere e farsi dividere è perdere libertà, il presupposto di ogni autentico insegnare.

 

Nell’occasione, tanti auguri di un anno più libero da RAV et similia!

 

1 scuola su 4 ha bisogno di manutenzione

da La Stampa

1 scuola su 4 ha bisogno di manutenzione

Presentato il Rapporto di Legambiente sulla qualità dell’edilizia, delle strutture e dei servizi scolastici

C’è più attenzione verso l’edilizia scolastica ma i «vecchi problemi» non sono ancora cancellati, come per esempio il fatto che «il 39% degli edifici ha bisogno di interventi di manutenzione urgente e il 29,3% è in aree a rischio sismico». Questo quanto emerge dal rapporto di Legambiente Ecosistema scuola, l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia, delle strutture e dei servizi scolastici.

 

Le scuole `migliori´ per qualità dell’edilizia sono al nord: sul podio salgono infatti Trento, Reggio Emilia e Forlì; seguono Verbania, Piacenza, Biella, Bolzano, Pordenone, Brescia e Gorizia. Prima città del sud è Chieti (quindicesima), mentre Catania (trentaquattresima) è la prima delle isole. La prima tra le Regioni è l’Emilia Romagna. Tra le grandi città al primo posto c’è Firenze (quattordicesima). Nel report si fa presente come aumentino in media gli investimenti per edificio nella manutenzione straordinaria (33.987 euro a edificio) e in quella ordinaria (7.708 euro a edificio).

 

In Italia il 65% dei 6.310 edifici è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Oltre alle scuole cui serve manutenzione urgente e quelle in aree a rischio sismico, il 10% si trova in aree rischio idrogeologico e il 10,4% in aree a rischio vulcanico. Poche le scuole costruite seguendo la bioedilizia (0,6%), e «solo l’8,7% sono quelle edificate con criteri antisismici». Aumentano invece gli edifici (14,3%) che usano energia rinnovabile (pannelli fotovoltaici per il 71,1%). Battuta di arresto per i servizi scolastici: diminuiscono i servizi di scuolabus (25,8%), poche mense con pasti biologici (5,3%). Va bene la raccolta differenziata (carta all’83,5% e vetro al 63,3%). In lieve calo i dati sull’accessibilità: sono l’81,4% gli edifici che hanno i requisiti di legge.

 

Secondo Legambiente «la `buona scuola´ ha bisogno di un cambiamento vero»; quello che serve è «una programmazione e un piano pluriennale credibile». Tra i punti principali da affrontare «la forte disparità territoriale tra nord, sud ed isole» su edilizia scolastico, investimenti, servizi.

Supplenti “brevi”, sbloccati 25mila pagamenti: gli stipendi arriveranno il 24 dicembre

da La Tecnica della Scuola

Supplenti “brevi”, sbloccati 25mila pagamenti: gli stipendi arriveranno il 24 dicembre

Erano corrette le informazioni che ci erano pervenute sull’imminente sblocco dei pagamenti degli stipendi dei precari con supplenza breve.

Con una stringatissima comunicazione di venerdì 18 dicembre, infatti, il ministero dell’Economia e delle Finanze, attraverso il portale internet NoiPa, ha fatto sapere che “il 15 dicembre u.s. è stata effettuata un’emissione speciale, con esigibilità 24 dicembre,  che ha interessato 25 mila supplenze brevi per una spesa di 16,6 milioni di euro”.

Sicuramente è una buona notizia. Che soddisferà pure i sindacati. I quali negli ultimi giorni si erano resi protagonisti di un vero tam tam per cercare di tamponare situazioni al limite della disperazione, con precari della scuola, senza stipendio da settembre, costretti in queste ultime settimane addirittura a recarsi alla Caritas.

In queste ultime ore, era giunta anche la notizia, sempre tramite i sindacati, di una docente pugliese che attendeva 5.200 euro di stipendi arretrati non corrisposti, ma sul conto corrente si è ritrovata appena 1 euro di tredicesima per il lavoro svolto nei primi sei mesi del 2015 (ridotto però quasi a zero probabilmente per una compensazione di soldi percepiti in più in precedenza).

Rimane da capire se i soldi stanziati dal Mef possano bastare a coprire tutte le buste paga mancanti all’appello, tredicesima compresa. Oppure solo quelle di settembre, ottobre e novembre. In ogni caso, per 25mila docenti precari la notizia non è da poco: passeranno, di sicuro, un Natale migliore.

Fase C e le supplenze. Un caso spinoso

da La Tecnica della Scuola

Fase C e le supplenze. Un caso spinoso

Fase C e supplenze brevi. Un caso spinoso per migliaia di precari. Infatti in questi giorni si sta delineando un quadro abbastanza particolare: l’impiego dei docenti assunti per il potenziamento in attività di sostituzione dei professori assenti.

Le segreterie scolastiche utilizzeranno anche le risorse del potenziamento senza chiamare gli aspiranti della III fascia delle G.I. I posti di potenziamento non daranno la possibilità agli insegnanti di ottenere un incarico di supplenza.

Da cosa nasce il problema? Tutto prende inizio dal comma 85 della legge di stabilità che conferisce al dirigente la possibilità di impiego dei docenti dell’organico dell’autonomia per coprire le assenze fino a 10 giorni.

Il comma 85 della legge 107, infatti, indica la possibilità che il docente sia utilizzato per la sostituzione di colleghi assenti fino a 10 giorni; in nessun caso è indicata la possibilità che tali docenti siano utilizzati in supplenze di durata superiore.

L’eventuale utilizzo per le supplenze fino a 10 giorni deve essere definito quantitativamente e in un numero massimo di classi, per non condizionare lo svolgimento delle attività già programmate.

Va assolutamente evitato – così come segnalano i sindacati in un documento – l’utilizzo per supplenze in un ordine di scuola per il quale il docente non possiede il titolo di studio di accesso.

Al docente neo-assunto deve essere garantito in ogni caso tutto il percorso di formazione dell’anno di prova, con particolare riguardo alle attività peer-to-peer in co-presenza col tutor (senza gerarchizzazione alcuna) finalizzate all’azione di insegnamento.

Con la nota dello scorso 11 dicembre (la n. 2805), il Miur, inoltre, ha chiarito che per istituire l’organico dell’autonomia i Ds, dal 2016-17, dovranno comprendere anche gli insegnanti che andranno a fare le supplenze brevi. Di fatto, dunque, sparisce la distinzione tra organico di diritto e quello di fatto.

Spazio all’organico dell’autonomia composto sia dagli insegnanti che svolgeranno le attività ordinarie, ovvero i docenti che occuperanno le cattedre comuni e del sostegno, che da quelli impiegati nel potenziamento e nelle supplenze brevi.

Iscrizioni, come cambia “Scuola in chiaro”

da La Tecnica della Scuola

Iscrizioni, come cambia “Scuola in chiaro”

L.L.

Il portale del Miur “Scuola in chiaro” rappresenta uno strumento fondamentale per consentire alle famiglie di orientarsi nella scelta delle scuole e dell’offerta formativa che esse propongono.

In vita delle prossime iscrizioni, l’applicazione è stata completamente rivista, sotto i profili tecnico, grafico e comunicativo.

Tra le novità più rilevanti, illustrate con la nota prot. n. 4877 del 18 dicembre 2015, la possibilità di consultare il Rapporto di Autovalutazione (RAV), presente nella sezione “Autovalutazione”.

Inoltre, a partire da quest’anno, sono resi disponibili i criteri di precedenza per l’iscrizione, adottati dalla scuola con apposita delibera del Consiglio d’istituto nella previsione di richieste di iscrizione in eccedenza, e pubblicati sul modello personalizzato delle iscrizioni on line.

Le scuole dovranno curare l’aggiornamento delle informazioni relative ad esempio alla didattica, ai servizi offerti, ai libri di testo, e verificare la correttezza dei dati anagrafici della scuola (denominazione, indirizzo, recapiti telefonici). In caso di inesattezze, la correzione può essere effettuata esclusivamente nell’area “Gestione anno scolastico”.

Per le scuole secondarie di Il grado è importante procedere all’aggiornamento degli indirizzi di studio che, eventualmente, si intendono attivare per l’anno scolastico successivo (e per i quali si è chiesta esplicita autorizzazione), in aggiunta a quelli già esistenti che il sistema prospetta in automatico.

Infine, il Miur ricorda che da quest’anno le scuole devono inserire al SIDI – a partire dal 28 dicembre 2015 – il Piano Triennale dell’Offerta Formativa.

Alternanza scuola – lavoro, firmato protocollo da Miur e Grimaldi Lines

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola – lavoro, firmato protocollo da Miur e Grimaldi Lines

“Grimaldi Educa” è il Protocollo siglato da Miur e Grimaldi Lines, con l’obiettivo di diffondere e sperimentare un modello di alternanza scuola–lavoro quale pratica utile ai fini della relazione tra scuola ed impresa.

Come si legge dal comunicato stampa del Miur, “l’accordo vuole anche offrire agli studenti un’opportunità per un efficace orientamento professionale. Al tempo stesso mira a stimolare le eccellenze scolastiche attraverso sistemi premianti, a contribuire alla mobilità dei giovani a livello nazionale ed internazionale, a promuovere visite guidate e viaggi d’istruzione sicuri, economici e nel rispetto dell’ambiente”.

Dal canto suo la Grimaldi Lines ogni anno proporrà programmi formativi e culturali a cui gli Istituti scolastici potranno scegliere di aderire. Per l’anno scolastico 2015/16 sono diverse le iniziative previste nell’ambito del Protocollo:“Percorsi formativi navigando Si Impara”che offriranno l’opportunità di effettuare percorsi formativi per gli studenti degli Istituti Nautici, Turistici, Alberghieri e Tecnici, dando così competenze ed abilità professionalmente riconoscibili e spendibili nel mercato del lavoro; “Tutti a bordo”, programmi culturali e viaggi d’istruzionepergli studenti di tutte le scuole secondarie, che daranno l’opportunità di fare viaggi ad alto contenuto culturale in grado di coniugare apprendimento e sano divertimento;“Sostegno alla mobilità dei giovani Grimaldi Young”, rivolto a tutti gli studenti titolari di “Io Studio – La Carta dello Studente”, che permetterà di usufruire di sconti ed agevolazioni sulle offerte proposte da Grimaldi Lines.

Il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi commenta l’avvio del Protocollo:“La decisione e la scelta di avviare questa intesa tra il Miur e la Grimaldi Lines è la naturale conseguenza di un impegno serio e duraturo nel tempo, da parte dell’azienda, verso l’educazione e la crescita dei ragazzi”. “Con questo Protocollo – ha aggiunto il Sottosegretario – vogliamo, in maniera strutturata, incentivare l’alternanza scuola-lavoro, caposaldo della riforma de ‘La Buona Scuola’. Per il sistema scolastico è fondamentale incontrare nel sistema produttivo realtà disponibili a costruire modelli vincenti di alternanza, fondamentali per la crescita dei nostri ragazzi e per il futuro del nostro Paese”.

Soddisfatta anche Francesca Marino, Passenger Department Manager di Grimaldi Lines: “È per noi motivo di grande orgoglio aver firmato un accordo triennale con il Miur – ha dichiarato  – che interpretiamo come riconoscimento del valore formativo delle nostre attività dedicate al mondo della scuola: iniziative culturali e programmi per viaggi d’istruzione molto apprezzati dagli istituti scolastici. La firma del Protocollo è per noi l’inizio di un nuovo e stimolante percorso di crescita che ci vedrà sempre più presenti in questo settore”.
“Premieremo – ha concluso Marino – la fiducia accordataci massimizzando le principali caratteristiche che ci contraddistinguono: esperienza nell’accoglienza, entusiasmo nell’approccio al lavoro e massima flessibilità”.

Mobilità, la Uil chiede condizioni di equità

da La Tecnica della Scuola

Mobilità, la Uil chiede condizioni di equità

La Uil Scuola si esprime in merito al tema della mobilità territoriale, evidenziando alcuni punti indispensabili che il segretario generale Pino Turi preme portare al centro del dibattito pubblico.

“Siamo in una situazione di grande confusione ed incertezza a cui la fase di mobilità straordinaria, afferma Turi nel corso dell’Esecutivo della Uil Scuola, deve dare risposte concrete: la questione della mobilità riguarda tutti i lavoratori ed in particolare i docenti sui quali ricadono le contraddizione della legge 107. La mobilità deve riguardare i docenti di ruolo e neo immessi: nessuno ne è escluso, nessuno può restare escluso”.

“La mobilità si fa guardando all’organico: è una regola di buon senso”, prosegue il segretario generale.”Ne vanno previsti almeno tre: quello di diritto, quello potenziato e quello di fatto. Sulla base di questo quadro di riferimento occorre garantire a tutti la possibilità di potersi spostare, su tutti i posti disponibili”.

Turi sottolinea come è “assolutamente vicino il rischio di trovarsi di fronte a una serie di rigidità normative e di risultati indesiderati dovuti al mix di provvedimenti che si va componendo sulla mobilità”.

Ecco gli aspetti sui quali, secondo la Uil Scuola, è possibile aprire e concludere positivamente la trattativa sulla mobilità nell’interesse dei lavoratori e della qualità della nostra scuola:

a) riconoscere a tutti i lavoratori la possibilità di accedere alla mobilità volontaria su tutti i posti disponibili e vacanti secondo le disponibilità dell’organico classe;

b) riconoscere a tutti i lavoratori la possibilità di accedere alla mobilità volontaria su tutti i posti disponibili e vacanti secondo le disponibilità dell’organico potenziato;

c) consentire i trasferimenti interprovinciali a tutti i lavoratori  su tutti i posti disponibili e vacanti dopo le operazioni a domanda e d’ufficio delle fasi provinciali, sia sull’organico sede che su quello potenziato;

d) accedere ai movimenti in deroga al blocco triennale sia per i movimenti nella provincia che in quella interprovinciale, su tutti i posti di organico sede e potenziato;

e) accedere ai movimenti di passaggio di ruolo sia nel livello provinciale che interprovinciale in deroga ad ogni blocco;