L’evoluzione della figura del Direttore dei servizi generali amministrativi

L’evoluzione della figura del Direttore dei servizi generali amministrativi: DSGA

di Gerardo Marchitelli

 

Premessa

Come è avvenuto per molte altre figure professionali, anche per il DSGA è andato via via arricchendo la propria attività di nuove e complesse mansioni. Semplificando al massimo i vari passaggi, possiamo dire che fino agli anni 60 il DSGA si occupava quasi esclusivamente di contabilità e bilancio, affiancandovi anche le funzioni di Capo del Personale. A cavallo del nuovo millennio coordina una serie di funzioni tra di loro molto diverse e predispone e formalizza atti amministrativi aventi efficacia di atto pubblico. Tale figura può definirsi a motivata e documentata ragione strategica, poliedrica e complessa:

  • strategica, perché essenziale;

  • poliedrica, per la varietà dei compiti;

  • complessa, per l’alta professionalità richiesta.

Per comprendere compiutamente quanto detto è necessario analizzare la disciplina delle mansioni, i compiti, il profilo professionale, le funzioni assegnate per legge ( o per regolamento) e le funzioni dirigenziali delegabili. L’obiettivo è quello di rendere evidenti le implicazioni istituzionali e professionali di tale figura.

Determinazioni giuridiche

CAPO V – PERSONALE ATA – ART.44 – CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO 06/09

  1. Il personale amministrativo, assolve alle funzioni amministrative, in rapporto di collaborazione con il dirigente scolastico e con il personale docente.
  2. Tali funzioni sono assolte sulla base del principio generale dell’unità dei servizi amministrativi e generali.

(Principi generali dell’attività amministrativa). Capo I – Principi – Articolo 1 della Legge n. 241/1990 e s.m.i. 

  1. L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai princìpi dell’ordinamento comunitario.

 

CAPO V – PERSONALE ATA – ART.47 – COMPITI DEL PERSONALE ATA – CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO 06/09

  1. I compiti del personale A.T.A. sono costituiti:
  2. a) dalle attività e mansioni espressamente previste dall’area di appartenenza.

 

SEZIONE II: Personale Amministrativo, tecnico e ausiliario – ART.92 del CCNL SCUOLA- OBBLIGHI DEL DIPENDENTE

  1. esercitare con diligenza, equilibrio e professionalità i compiti costituenti esplicazione del profilo professionale di titolarità.

 

CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO 06/09 – TABELLA D: PROFILO PROFESSIONALE DI TITOLARITA’ DEL DSGA.

  1. sovrintende, con autonomia operativa, ai servizi generali amministrativo-contabili.
  2. svolge con autonomia operativa e responsabilità diretta attività di istruzione, predisposizione e formalizzazione degli atti amministrativi e contabili; è ufficiale rogante.

 

(Compiti del responsabile del procedimento) – RESPONSABILITA’ DIRETTA: Articolo 6. della Legge n. 241/1990 e s.m.i. 

  1. Il responsabile del procedimento:
  2. a) valuta, ai fini istruttori, le condizioni di ammissibilità, i requisiti di legittimazione ed i presupposti che siano rilevanti per l’emanazione di provvedimento;
  3. b) accerta di ufficio i fatti, disponendo il compimento degli atti all’uopo necessari, e adotta ogni misura per l’adeguato e sollecito svolgimento dell’istruttoria. In particolare, può chiedere il rilascio di dichiarazioni e la rettifica di dichiarazioni o istanze erronee o incomplete e può esperire accertamenti tecnici ed ispezioni ed ordinare esibizioni documentali;
  4. c) propone l’indizione o, avendone la competenza, indìce le conferenze di servizi di cui all’articolo 14;
  5. d) cura le comunicazioni, le pubblicazioni e le notificazioni previste dalle leggi e dai regolamenti;
  6. e) adotta, ove ne abbia la competenza, il provvedimento finale, ovvero trasmette gli atti all’organo competente per l’adozione. L’organo competente per l’adozione del provvedimento finale, ove diverso dal responsabile del procedimento, non può discostarsi dalle risultanze dell’istruttoria condotta dal responsabile del procedimento se non indicandone la motivazione nel provvedimento finale. (2)

(1) Articolo così modificato dall’art. 21, L. 11 febbraio 2005, n. 15.
(2) Lettera così modificata dall’art. 4, L. 11 febbraio 2005, n. 15.

 

FUNZIONARIO DELEGATO- UFFICIALE ROGANTE:

Nella pubblica amministrazione italiana l’ufficiale rogante è un funzionario autorizzato a rogare, ossia redigere con le richieste formalità, documenti in forma pubblica amministrativa, aventi efficacia di atto pubblico.

ART. 34, Comma 6 – Decreto Interministeriale 1 febbraio 2001, n. 44:

Le funzioni di ufficiale rogante, per la stipula degli atti che richiedono la forma pubblica, sono esercitate dal direttore o da funzionario appositamente da lui delegato.

  1. Lgs. 165/2001 art. 52 – Disciplina delle mansioni:

Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali e’ stato assunto.

Esempio di azioni per l’adozione di un provvedimento finale da parte del consiglio di istituto:

  1. Il DSGA coordina e cura l’istruttoria utile all’adozione del provvedimento finale.
  2. IL DSGA predispone gli atti necessari per l’adozione del provvedimento finale.
  3. IL DSGA formalizza il provvedimento finale.
  4. Il dirigente chiede al presidente del consiglio convocazione dell’organo che presiede.
  5. Il DSGA, presenta in Giunta esecutiva i provvedimenti finali da adottare in Consiglio di istituto.
  6. La Giunta valuta , le condizioni di ammissibilità e i requisiti di legittimazione del provvedimento finale predisposto dal DSGA.
  7. Il consiglio di istituto adotta il provvedimento finale.
  8. Il DSGA cura la comunicazione, la pubblicazione e la notificazione del provvedimento finale previste dalle leggi e dai regolamenti.

In merito, è bene precisare ai sensi del TESTO UNICO TESTO UNICO IN MATERIA DI ISTRUZIONE (Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297) – (Testo coordinato ed aggiornato con le modifiche introdotte dalla Legge 28 marzo 2003, n. 53 (c.d. “Riforma Moratti”) e dai D.P.R 30 marzo 2004, n. 121 e D.P.R 30 marzo 2004, n. 122): Attribuzioni del consiglio di circolo o di istituto e della giunta esecutiva.

  • 10, comma 3

“Il consiglio di istituto, fatte salve le competenze del collegio dei docenti e dei consigli di intersezione, di interclasse, e di classe, ha potere deliberante, su proposta della giunta, per quanto concerne l’organizzazione e la programmazione della vita e dell’attività della scuola, nei limiti delle disponibilità di bilancio, nelle seguenti materie:…….”

  • 10, comma 10

La giunta esecutiva predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo; prepara i lavori del consiglio di circolo o di istituto, fermo restando il diritto di iniziativa del consiglio stesso, e cura l’esecuzione delle relative delibere.

Art. 8, comma 7 – Consiglio di circolo o di istituto e giunta esecutiva.

  • Il consiglio di istituto elegge nel suo seno una giunta esecutiva, composta di un docente, di un impiegato amministrativo o tecnico o ausiliario e di due genitori. Della giunta fanno parte di diritto il direttore didattico o il preside, che la presiede ed ha la rappresentanza del circolo o dell’istituto, ed il capo dei servizi di segreteria che svolge anche funzioni di segretario della giunta stessa.

I provvedimenti finali adottati dal consiglio di istituto sono nulli se tale organo non è convocato dal presidente del consiglio.

A riguardo:

  • Circolare Ministeriale 16 aprile 1975, n. 105 11: Il consiglio di istituto è convocato dal Presidente del Consiglio stesso. Il Presidente del Consiglio è tenuto a disporre la convocazione del consiglio su richiesta del presidente della giunta esecutiva ovvero della maggioranza dei componenti del consiglio stesso.

Il dirigente scolastico è solo un membro del consiglio di istituto e in quanto tale non ha poteri di convocazione se non in qualità di Presidente della Giunta. E’ all’interno di quest’ultima che il dirigente scolastico e il dsga, preparano i lavori per il consiglio di istituto, valutano l’ammissibilità e i requisiti di legittimazione dei provvedimenti finali e trasmettono gli atti all’organo competente per l’adozione”.

E’ il Presidente della giunta esecutiva che predispone i punti all’ordine del giorno e sulla base delle proposte della giunta tradotti in ordini del giorno che il consiglio di istituto delibera.

E’ inimmaginale l’adozione di provvedimenti finali da parte del Consiglio di istituto senza la “certificazione” di ammissibilità e di legittimazione da parte dell’intera Giunta esecutiva.

Come è inimmaginabile che Il DSGA, preso atto della legge 241 del 90, non pretende per ogni atto avente forma pubblica, la convocazione della giunta in modo da condividere tutta l’istruttoria e la formulazione del provvedimento finale.

Alle superiori 9 su 10 ammessi all’anno successivo

da La Stampa

Alle superiori 9 su 10 ammessi all’anno successivo

I dati del Ministero dell’Istruzione in riferimento all’anno scolastico 2014/2015

Uno studente su dieci quest’anno ce l’ha fatta a passare all’anno successivo, alle scuole superiori. E se il primo anno si conferma quello più selettivo, le performance dei ragazzi migliorano, anche negli istituti tecnici e professionali. La Matematica, però, si conferma bestia nera tra le materie, mentre all’Esame finale del primo grado sale il voto medio nella Prova Nazionale Invalsi. È quanto emerge da un focus del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che si riferisce all’anno scolastico 2014/2015.

Il 66% di ammessi all’anno successivo, con il 25% circa di ragazzi con giudizio sospeso: questi gli esiti degli scrutini di giugno per la scuola secondaria di secondo grado. Risultati che a settembre sono migliorati, con un 89,4% di ammessi totali all’anno successivo e un 10,6% di bocciati.

Nel 2014/2015 è stato ammesso all’Esame di Stato della secondaria di primo grado il 97,2% degli alunni di terza. Di questi il 99,7% lo ha superato con successo. I tassi più alti di promozione si sono registrati in Trentino e Basilicata (99,9%). Aumentano i 10 e lode (3,1% del totale contro il 2,5% dell’anno prima), i 10 (5,9 contro 5,4), i 9 (16,4 contro 15,8) e gli otto (22,4 contro 21,8). Stabili gli alunni che prendono 7, in calo i 6. Le studentesse raggiungono risultati più brillanti.

Le valutazioni attribuite ai candidati nelle varie prove d’esame sono mediamente intorno al 7. Nella prova di italiano gli studenti hanno riportato risultati migliori rispetto alla prova di matematica.

Migliorano i risultati conseguiti nella Prova Nazionale Invalsi in cui gli studenti hanno riportato un voto medio pari a 7,3 (6,8 l’anno precedente). Quanto agli alunni stranieri, 92,4 su 100 sono stati ammessi a sostenere le prove d’esame contro il 97,7% degli studenti con cittadinanza italiana.

Il Focus evidenza anche che chi prende votazioni molto alte all’Esame di terza poi tende a iscriversi in un liceo: scelgono un percorso liceale il 94,3% dei 10 e lode, il 90,5% dei 10, l’80,8% dei 9, mentre lo fa solo il 21,3% dei ragazzi che hanno preso 6 che, nel 43,8% dei casi, propendono per un istituto tecnico.

Per quanto riguarda gli scrutini intermedi, passa all’anno successivo il 96,9% degli studenti, dato in crescita.

Migliorano le performance dei ragazzi delle superiori. Lo scorso giugno ha avuto la promozione il 66,1% degli studenti (65,1% l’anno prima). La selezione più dura è sempre al primo anno, con l’84,4% di ammessi contro, ad esempio, il 93,5% del quarto anno. I Licei registrano il maggior numero di promossi (94,1%), seguono gli Istituti tecnici (86,7%) e gli Istituti professionali (82,6%). Tra i Licei, il Classico ha la quota di ammessi più elevata (97%), la più bassa si trova invece nell’Artistico (89,1%). Negli istituti professionali, il maggior numero di bocciati è nel settore Industria e artigianato (19,1%). Tra i Tecnici, il più selettivo risulta il settore tecnologico con il 14,4% di non ammessi, mentre nel settore economico sono il 12,3%.

La preparazione degli studenti stranieri presenta un divario da colmare rispetto agli italiani: tra gli stranieri i promossi sono il 78,8% a fronte del 90,1% degli italiani. Una differenza ancor più evidente nel primo anno di corso, dove la percentuale di ammissione degli stranieri è pari al 69,7%, mentre tra gli italiani è l’85,8%. Aumenta poi, dal 2,2 al 2,4% la quota di coloro che non sono stati nemmeno scrutinati per eccesso di assenze, fenomeno rilevante soprattutto al primo anno (3,5%). Ancora una volta, le ragazze vantano un profitto maggiore dei maschi: il 59,7% dei voti di matematica tra 8 e 10 nel primo biennio e il 60,1% nel secondo biennio sono stati conseguiti da studentesse, così come il 65,4% dei voti di italiano tra 8 e 10 nel primo biennio e il 65,3% nel secondo. Per quanto riguarda le materie meno `amate´ dai ragazzi, in cima alla lista c’è sempre Matematica.

Presidi, supplenti e stage: eppur la scuola si muove (l’università invece no)

da Corriere della sera

Presidi, supplenti e stage: eppur la scuola si muove (l’università invece no)

È un bene che l’istruzione sia tornata al centro del dibattito politico. Ma dall’esclusione dei supplenti di seconda fascia al nuovo sistema di calcolo dell’Isee, sono diverse le materie nella quali la riforma non arriva alla sufficienza

Orsola Riva

Che anno è stato, il 2015, per la scuola? Un buon anno o un anno cattivo? Forse l’immagine più giusta è quella cara al premier Renzi del bicchiere pieno a metà. È un bene che la scuola sia tornata al centro del dibattito politico e va riconosciuto a questo governo il merito di aver fatto un investimento economico importante — il primo da anni — sulla scuola: un miliardo di euro per il 2015, che diventeranno tre a regime. Buona anche l’intenzione: cercare di svuotare in più possibile le graduatorie dei precari storici sanando la stortura tutta italiana dei contratti a termine replicati all’infinito. Un supplizio per i diretti interessati con conseguenze drammatiche anche per i nostri figli, privati della necessaria continuità didattica a causa della girandola dei prof senza posto fisso.

Tutto bene, quindi? Purtroppo no. L’operazione che si è conclusa da poco con la messa in servizio dell’ultima tranche di docenti stabilizzati, partiva con un handicap grave: l’esclusione dei cosiddetti supplenti di seconda fascia, trattati dal governo come docenti di serie B solo perché non rientravano nelle graduatorie provinciali chiuse dal 2007. Un’ingiustizia nei loro confronti ma — daccapo — anche un danno per i ragazzi perché, come si è visto al termine dell’ultima fase di stabilizzazioni, fra i precari storici mancano diverse figure indispensabili per il buon funzionamento della scuola come per esempio i docenti di matematica alle medie (9 in tutta Italia su 47.465 nuovi prof), mentre ne abbondano di inutili come i dattilografi, materia ormai scomparsa dai programmi. Anche se, va detto, il governo è corso ai ripari decidendo di indire per il 2016 un concorso per 60 mila posti riservato proprio ai docenti abilitati delle graduatorie di istituto.

Intanto però anche quest’anno i presidi hanno dovuto ricorrere a decine di migliaia di supplenti per colmare i buchi nell’organico. Con buona pace della fine della «supplentite» promessa dal governo. Peggio: siccome molti degli 8.532 docenti immessi in ruolo nella penultima fase venivano dal Sud ma avevano vinto una cattedra al Nord, di fronte all’accusa (francamente sproporzionata) di deportare migliaia di prof lontano dalle proprie famiglie, il governo ha deciso di concedere un anno di moratoria. Per quest’anno scolastico i vincitori di cattedra possono restare vicino a casa e così nel frattempo il loro posto dev’essere assegnato ad altri supplenti. Tanto che, alla fine, il mega piano di assunzioni del governo (in tutto sono entrati in ruolo quasi 90 mila nuovi docenti), invece di agevolare il lavoro dei presidi, lo ha reso paradossalmente ancora più complicato.

Per non parlare degli stage di alternanza scuola-lavoro da quest’anno obbligatori non solo per gli istituti tecnici ma anche per i licei: una novità assolutamente positiva per i ragazzi (anche se fin troppo enfatizzata dai suoi promotori come la soluzione di tutti i mali della scuola) ma che, partita in fretta e in furia subito dopo l’estate, per molti presidi si è trasformata in un autentico rompicapo, visto che toccava a loro trovarsi l’azienda o il museo, la casa editrice o l’ospedale disposti ad aprire le proprie porte ai ragazzi del triennio per un paio di settimane l’anno. E davvero si fatica a capire come potranno a giugno, quegli stessi presidi, assegnare quei duecento milioni di euro che il governo ha messo sul piatto per premiare i docenti migliori sbandierandoli come la vera novità culturale contenuta nella legge di riforma della scuola. Dovevano segnare la fine di un egualitarismo al ribasso per cui i prof vengono pagati tutti poco per lavorare poco e invece si sono già tradotti, prima ancora di essere spesi, nella rottura di quel clima di fiducia che è indispensabile all’interno delle scuole. Con i presidi accusati in anticipo di una gestione clientelare dei fondi per premiare i docenti a loro più graditi. E i sindacati sul piede di guerra per essere stati completamente bypassati dal governo che non ha voluto riaprire il tavolo del contratto bloccato da 6 anni.

E pazienza se le statistiche internazionali come l’Ocse Pisa dimostrano come, ovunque nel mondo, per selezionare i docenti migliori sia necessario anzitutto pagarli in modo adeguato. Anche se il premier Matteo Renzi, scottato dalla partecipazione oceanica allo sciopero unitario dello scorso 5 maggio, ci ha messo una pezza mettendo sul tavolo 500 euro cash per tutti i prof indistintamente, la cosiddetta card per l’aggiornamento professionale, con cui si è garantito un autunno tutto sommato tiepido rispetto alle premesse di prima dell’estate. Anche in questo caso, però, con buona pace però del principio del merito.

Sul fronte degli studenti, poi, ci sono state le solite manifestazioni e occupazioni stagionali ma anche per loro (per quelli che compiono 18 anni) è arrivata la promessa di 500 euro da spendere in approvvigionamenti culturali (libri, biglietti di teatro, concerti…).

Mentre la grande assente dal dibattito politico resta l’università. Prima dell’estate il governo aveva promesso di mettere mano a una sorta di Buona Università sulla falsa riga della Buona Scuola, ma finora non se ne è fatto nulla, al di là dell’annuncio televisivo — più d’effetto che di sostanza — di un concorso internazionale per richiamare 500 cervelloni italiani e stranieri nelle nostre università. L’Italia resta sconsolatamente ultima, ma proprio ultima, per numero di laureati (siamo fermi al 24 per cento fra i giovani 25-34enni contro una media Ocse del 41 per cento). Negli ultimi dieci anni c’è stata un’erosione drammatica di iscritti (meno 20 per cento) a causa dell’effetto combinato della crisi e dell’erosione del diritto allo studio. Ma le risorse investite sono ferme al palo (0,9 per cento del Pil, contro l’1,2 per cento della Germania, l’1,4 per cento della Francia e addirittura il doppio, 1,8 per cento, in Gran Bretagna).

A peggiorare la situazione ci si è messo anche il nuovo sistema di calcolo dell’Isee, che misura la ricchezza delle famiglie per l’accesso ai servizi di pubblica utilità. Doveva servire a tagliar fuori i cosiddetti furbetti dell’università (quelli che si dichiaravano poco più che nulla tenenti e poi avevano la Ferrari in giardino), ma ha finito per escludere anche chi ne aveva realmente bisogno. Benché, anche in questo caso, il governo sia corso ai ripari inserendo in fretta e in furia in un emendamento della legge di Stabilità 55 milioni di euro in più per il diritto allo studio. Che non bastano però certo ad assicurare una borsa a tutti gli aventi diritto, soprattutto al Sud sempre più a rischio desertificazione. Chi può, chi ha una famiglia che può permetterselo alle spalle, fa le valigie e va a studiare al Nord (parliamo di uno studente su tre), gli altri rinunciano. E così si allontana sempre di più ogni possibilità di rilancio non solo del Meridione ma del Paese tutto. Come ha detto a Corriere.it Edoardo Bennato ospite della Leopolda: «Il problema dell’Italia è far diventare Reggio Calabria come Reggio Emilia. O ci riesce Renzi o ci vuole uno con la bacchetta magica». Parafrasando Bertolt Brecht, verrebbe da dire: sfortunato quel Paese che ha bisogno di maghi.

Slitta di un anno l’adeguamento antincendio delle scuole

da La Tecnica della Scuola

Slitta di un anno l’adeguamento antincendio delle scuole

Slitta al 31 dicembre 2016 l’adeguamento antincendio delle scuole: la data è inserita tra i provvedimenti al decreto Milleproroghe approvato dal Consiglio dei ministri.

Tra le misure oggetto di slittamento dei termini, spiega un comunicato di Palazzo Chigi del 23 dicembre, figurano la proroga per le assunzioni di personale a tempo indeterminato nella P.a. – compresi polizia, vigili del fuoco e enti di ricerca – relative alle cessazioni verificatesi negli ultimi anni, nel rispetto dei vincoli previsti dal turn over e lo slittamento al 31 dicembre 2016 dell’adeguamento antincendio delle scuole.

La proroga per la messa a norma per la prevenzioni di incendi degli istituti, del resto, era inevitabile: ben il 55% degli edifici ha più di quarant’anni” e in oltre la metà dei casi “non sono rispettate le norme antincendio”, ha ricordato amaramente la Uil Scuola solo pochi mesi fa. Ciò significa che su oltre 40mila plessi, oltre 20mila vanno messi ancora a norma. E per farlo occorre tempo.

Stipendi supplenti, Giannini e Padoan firmano decreto per i pagamenti

da La Tecnica della Scuola

Stipendi supplenti, Giannini e Padoan firmano decreto per i pagamenti

Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini e il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno firmato il decreto che stanzia i fondi necessari ai pagamenti delle supplenze brevi degli ultimi mesi del 2015.

Il Miur fa sapere che è stata già effettuata la prima tranche di pagamenti. Grazie al decreto, gli stessi fondi saranno destinati per assicurare la regolarità dei pagamenti di tutto il 2016.

Il Miur ha chiesto alle scuole di avviare entro il prossimo 28 dicembre le procedure per i pagamenti delle supplenze rimanenti. I pagamenti avverranno con emissione straordinaria il 12 gennaio 2016 e saranno accreditati il 19 gennaio.
I fondi stanziati e il potenziamento dell’organico previsto dalla Buona Scuola garantiranno, nel 2016, da un lato le supplenze necessarie e dall’altro che tutti i pagamenti avvengano nei tempi previsti.

Legge stabilità: confermati i limiti sulle nomine dei supplenti

da  La Tecnica della Scuola

Legge stabilità: confermati i limiti sulle nomine dei supplenti

Le regole più pesanti introdotte con la legge di stabilità dello scorso anno sono rimaste intatte nonostante il disservizio che esse hanno creato a partire da settembre.
Il primo problema riguarda l’impossibilità di nominare supplenti nel primo giorno di assenza del docente titolare. In realtà con l’avvio dell’organico potenziato il problema è adesso sotto controllo, almeno in parte; restano invece le difficoltà nelle scuole dell’infanzia, alle quali – come è noto – non sono stati assegnati insegnanti aggiuntivi.
Poi c’è la questione della impossibilità di nominare supplenti al posto di collaboratori scolastici e assistenti amministrativi assenti fino a 7 giorni.
Visti i notevoli problemi che la disposizione sta creando c’era da aspettarsi che la legge di stabilità vi ponesse rimedio, e invece tutto è rimasto fermo.
Ma anche la cancellazione dell’esonero dall’insegnamento dei vicepresidi non è stata indolore e tuttora in molte scuole continuano ad essere problemi e difficoltà.
Come ad esempio dove il vicepreside è un docente appartenente ad una classe di concorso con graduatoria esaurita (senza considerare che spesso è accaduto con l’assegnazione dei docenti della fase C i supplenti dei vicepresidi sono cambiati, con evidente di mancanza di continuità didattica).
Insomma neppure su questo punto il Ministero è riuscito a porre rimedio alle evidenti storture che quet’anno hanno messo in seria difficoltà la maggior parte delle istituzioni scolastiche.

Scuola, Giannini e Padoan firmano decreto per il pagamento delle supplenze

da tuttoscuola.com

Scuola, Giannini e Padoan firmano decreto per il pagamento delle supplenze

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e il Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno firmato oggi il decreto che stanzia i fondi necessari per il completamento dei pagamenti relativi alle supplenze brevi degli ultimi mesi del 2015 e per assicurare la regolarità dei pagamenti di tutto il 2016.

Lo riferisce un comunicato del Miur.

Una prima tranche di pagamenti è già stata effettuata.

Il Miur ha chiesto poi alle scuole di avviare entro il prossimo 28 dicembre le procedure per i pagamenti delle supplenze rimanenti. I pagamenti avverranno con emissione straordinaria il 12 gennaio 2016 e saranno accreditati il 19 gennaio.

I fondi stanziati e il potenziamento dell’organico previsto dalla Buona Scuola garantiranno, nel 2016, da un lato le supplenze necessarie e dall’altro che tutti i pagamenti avvengano nei tempi previsti. Senza più ritardi.

Scarcerato l’ex-preside del Convitto crollato a L’Aquila

da tuttoscuola.com

Scarcerato l’ex-preside del Convitto crollato a L’Aquila

L’ex preside del convitto nazionale crollato a l’Aquila per il terremoto del 2009  Livio Bearzi, è stato scarcerato.

Il prof. Bearzi era stato condannato a 4 anni per omicidio plurimo colposo con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione lo scorso ottobre, in quanto ritenuto responsabile di omissioni legate al crollo dello stabile, in cui perirono alcuni studenti.

A dare la notizia della scarcerazione il suo legale Stefano Buonocore, che ha precisato che a Bearzi e’ stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali, in via provvisoria.

Per sostenere la scarcerazione di Bearzi era partita una forte mobilitazione nazionale.

Un appello per la grazia era stato rivolto nei giorni scorsi da numerosi parlamentari al Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Subito dopo la scarcerazione Bearzi ha dichiarato (Ansa): “Sono contentissimo di riabbracciare la mia famiglia. Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuto durante questo periodo, manifestandomi la loro solidarietà, soprattutto la Città di L’Aquila e i familiari delle vittime”.

Docenti ‘contrastivi’, attacco della Uil Scuola all’Anp

da tuttoscuola.com

Docenti ‘contrastivi’, attacco della Uil Scuola all’Anp

Questa legge, la 107, più la spieghi e la capisci, più appare indigesta e sbagliata“. Ne è convinto il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, anche alla luce del documento messo a punto dall’Associazione nazionale presidi per spiegare ai dirigenti scolastici alcuni punti della riforma.

L’Anp nei suoi corsi di formazione utilizza frasi tradotte addirittura dall’esperienza dei marines americani: dont’ ask, dont’ tell (non chiedere, non dire). Un bell’esempio di democrazia e partecipazione: si palpa immediatamente – osserva il sindacalista – una deriva autoritaria oltremodo deleteria per un luogo di libertà e di formazione come dovrebbe essere una scuola. La scuola è luogo di libertà e partecipazione, non può diventare una caserma in cui celare segreti. Speriamo che chi deve, intervenga, rapidamente. Non si può dire, ancora una volta, che non si è capito bene, che non si sapeva, che si tratta di casi isolati e patologici. Questa legge va cambiata. Le conseguenze potrebbero essere irrecuperabili“.

Il leader della Uil, in una lettera inviata ai parlamentari delle commissioni Istruzione e Cultura di Senato e Camera, stigmatizza l’atteggiamento dell’associazione dei presidi che “nelle slides preparate per un corso di formazione dei dirigenti certifica: la scelta dei docenti sarà discriminante e condizionante, i cosiddetti docenti “contrastivi” non saranno tra i destinatari di proposta di contratto!

Ci domandiamo – scrive Turi – chi sono i docenti contrastivi: quelli che non condividono un pensiero, quelli che non condividono un metodo, quelli che non seguono le mode, quelli che non si integrano, quelli che non vogliono capire i desideri degli alunni e dei genitori, quelli che agiscono secondo scienza e coscienza e insegnano con approccio e spirito laico, quelli che oppongono le loro tesi in antitesi con quelle delle altre, quelli che incarnano una istruzione seria e concreta e contrastano promozioni facili, quelli che ritengono che vada insegnata la teoria evolutiva della specie, piuttosto che quella del creazionismo, quelli che hanno un’idea politica diversa da quella della classe dominante?

Stipendi supplenti: fumata grigia

da tuttoscuola.com

Stipendi supplenti: fumata grigia
Delusi i sindacati dall’incontro al Miur

L’atteso incontro con il ministro Giannini, richiesto con urgenza dai sindacati rappresentativi della scuola, si è risolto con un quasi nulla di fatto.

Nel darne notizia, la Cgil-scuola non nasconde la delusione dei sindacati sulle varie questioni poste, tra cui quelle dello stipendio dei supplenti, da mesi all’asciutto.

“Si è concluso da poche ore il previsto incontro al MIUR richiesto d’urgenza dai sindacati scuola per affrontare le tante criticità delle misure applicative della Legge 107/05, con particolare riferimento alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici tramite gli ambiti territoriali.

Il Ministro Giannini non c’era: presenti al tavolo il capo gabinetto Dott. Alessandro Fusacchia, il vice capo di Gabinetto Dott. Rocco Pinneri, il capo dipartimento dott.ssa Rosa De Pasquale e il direttore del personale dott.ssa. Maddalena Novelli.

Inaccettabili, davvero oltre ogni limite, l’inefficienza del MIUR e il mancato pagamento degli stipendi ai supplenti e delle posizioni economiche del personale Ata. È questione che va sanata con urgenza.

Per quanto riguarda la mobilità e connessa istituzione degli ambiti, ferma restando l’applicazione della Legge 107/15 si può rivedere la bozza del testo in ingresso presentato alcuni giorni fa dall’amministrazione ai sindacati. In relazione ai mancati pagamenti degli stipendi ai supplenti, l’Amministrazione è in grado di garantire che la liquidazione delle competenze e degli arretrati ci sarà nell’emissione di gennaio. Sul pagamento delle 3.000 posizioni economiche Ata tuttora sospese, invece bisognerà aspettare il mese di febbraio 2016.

Circa il mancato pagamento dei supplenti non possiamo non constatare la mancata assunzione di responsabilità del MIUR che non può pensare di relegare la questione ad un fatto di semplice disfunzionalità delle procedure comunicative fra MIUR MEF, ma attiene al non voler prendere atto che lo stanziamento ministeriale si rivela sempre insufficiente e sempre se ne scaricano disagi e lesione di diritti sui precari e sulle scuole e sulle segreterie. E discorso analogo non può che essere fatto per le posizioni economiche.”

Gilda chiede proroga scadenza PTOF

da tuttoscuola.com

Gilda chiede proroga scadenza PTOF

La Federazione Gilda-Unams chiede al Miur una proroga della scadenza relativa all’approvazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) fissata per il prossimo 15 gennaio.
In una lettera inviata al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, Rosa De Pasquale, il sindacato spiega le ragioni della richiesta: “Il carico di lavoro legato all’applicazione della legge 107 si è rivelato più oneroso del previsto per le istituzioni scolastiche e anche la stesura del PTOF sta scontando questi ritardi”.
Da qui, dunque, la proposta di far slittare la scadenza alla fine di gennaio, “così da permettere alle scuole un lavoro più sereno e proficuo – conclude la Fgu nella lettera indirizzata alla dirigente di viale Trastevere – sul documento più importante dell’Offerta formativa e che avrà validità per i prossimi tre anni”.

Legge di Stabilità: le principali novità

da tuttoscuola.com

Legge di Stabilità: le principali novità

Ecco in sintesi le novità in materia di istruzione e ricerca inserite nel testo della Stabilità durante il passaggio in Parlamento.

School Bonus: rinviato di un anno il credito d’imposta per chi finanzia gli istituti scolastici, previsto dalla riforma della scuola approvata dal Parlamento a luglio. Il prossimo anno e il 2017 lo sconto sarà al 65% e del 50% nel 2018.

Fondo funzionamento scuole: aumentato di 23,5 milioni per l’esercizio 2016.

Fondo funzionamento ordinario università: verranno erogati 55 milioni di euro per il biennio 2016-2017 per aumentare le risorse del FFO, con lo scopo di incrementare la quota (fissata al 7%) destinata agli atenei più virtuosi.

Concorso dirigenti scolastici: modificata la procedura di selezione dei dirigenti scolastici. L’emanazione del bando per il corso-concorso selettivo di formazione viene affidata direttamente al Miur, sentito il Mef (e non più alla Scuola nazionale dell’amministrazione, per la quale la manovra prevede il commissariamento). Il corso-concorso sarà aperto per tutti i posti vacanti nel triennio.

Scuole paritarie: aumentano di 25 milioni di euro dal prossimo anno (che si  aggiungono ai 200 già stanziati) le risorse a disposizione di asili e scuole elementari paritarie. Lo stanziamento complessivo quindi aumenta a 497 milioni di euro.

Chiamate prof universitari: aumentano di 6 milioni di euro nel 2016 e di 10 milioni dal 2017 le risorse del Fondo per il finanziamento ordinario delle università. La modifica prevede che a valere su queste risorse un dm del Miur, da emanarsi entro il 31 gennaio di ogni anno, dovrà prevedere un piano straordinario per la chiamata di professori di prima fascia, “inclusi coloro che hanno ottenuto l’idoneità”. Il 20% delle risorse dovranno essere destinate a soggetti esterni all’ateneo.

Diritto allo studio: sarà incrementato di 5 milioni di euro all’anno, a partire dal 2016, il Fondo per l’assistenza scolastica per l’accesso dei giovani all’università, in particolare per gli student che provengono da famiglie povere. Le risorse saranno quindi strutturali.

Asili e scuole elemenatri parificate:    amentano di 3 milioni di euro l’anno le risorse destinate agli asili e alle scuole elementari parificate.

Cattedre universitarie per merito: viene istituito presso il ministero dell’Istruzione il Fondo per le cattedre universitarie del merito a cui sono assegnati 38 milioni di euro nel 2016 e 75 milioni di euro dal 2017.

Scuole non statali all’estero: stanziato un milione di euro per ciascuno degli anni 2016-2018 alle scuole italiane non statali paritarie all’estero.

Ricercatori: assegnati 8 milioni di euro nel 2016 e 9,5 milioni dal 2017 del fondo per il finanziamento ordinario delle università statali (che si riduce quindi a 47 milioni di euro per il 2016 e a 50,5 milioni di euro dal 2017) per incrementare il fondo ordinario per il finanziamento degli enti e istituzioni di ricerca, al fine di assumere ricercatori negli enti pubblici di ricerca (ma non si specifica più il numero).

Istituti musicali ex pareggiati: assegnati 5 milioni di euro in più, nel 2016, per gli Istituti superiori di studi musicali non statali ex pareggiati.

Tagli alla ricerca: viene ridotto di 2 milioni di euro (si passa da 6 a 4) il taglio al finanziamento alla ricerca scientifica e tecnologica di base e applicata, disposto dalle tabelle della Stabilità.

Borse di studio: salgono da 5 a 55 milioni di euro le risorse per il 2016 stanziate per gli studenti per l’accesso all’università.

Altre misure riguardano il settore dei beni culturali (i futuri 500 funzionari che saranno assunti dal ministero dei Beni culturali saranno scelti anche tra coloro che hanno conseguito una laurea in archeologia, beni artistici dello spettacolo e beni librari), le biblioteche e gli istituti centrali (30 milioni).

Libri di testo: viene istituito, infine, presso il Miur un fondo con la dotazione di 10 milioni di euro dal 2016 al 2018 per aiutare le famiglie nelle spese non coperte da altri sussidi pubblici per l’acquisto dei libri di testo scolastici, anche elettronici, fino all’assolvimento da parte dei figli dell’obbligo di istruzione scolastica.

M. Merlino, Madri

La vita è donna

di Antonio Stanca

 

merlinoDomenica scorsa, 20 Dicembre, a Lecce in un’ampia sala del Castello Carlo V è stata ospitata dall’Ande Myrta Merlino, nota giornalista e conduttrice televisiva. Ha concesso una lunga intervista durante la quale ha parlato del suo ultimo libro, Madri. Perché saranno loro a cambiare il nostro Paese (pubblicato a Novembre di quest’anno dalla Rizzoli di Milano), e della situazione dell’Italia Meridionale, dei problemi economici che in quest’area della Penisola si sono aggravati e che, secondo lei, solo l’occupazione dei giovani potrebbe aiutare a risolvere.

La Merlino ha quarantasette anni, è nata a Napoli nel 1968 e dopo essersi laureata in Scienze Politiche ha iniziato a lavorare per conto del Consiglio dei Ministri della Comunità Economica Europea. In seguito ha curato la pagina economica del quotidiano “Il Mattino” e nel 1994, a ventisei anni, è entrata in televisione. Qui il suo impegno è andato crescendo e diversi sono stati i canali nei quali ha prestato servizio. Ha realizzato inchieste, preparato rubriche, è stata moderatrice in molti convegni e dibattiti pubblici. Ha creato e condotto dei programmi tra i quali, “L’Aria che Tira” per “La 7”, una trasmissione che ha avuto successo fin da quando è sorta nel 2011.

Anche presso la radio ha lavorato e per diverse testate giornalistiche, oltre che per riviste, ha scritto. Di giornalismo sanno, infatti, i suoi primi libri, La moneta, Gli Affari nostri e L’aria che tira.

Un personaggio noto è diventata la Merlino e come il suo lavoro anche il suo pubblico è aumentato. Piuttosto propensa si è mostrata a trattare di problemi socio-economici, ad osservare fenomeni, eventi dalla loro angolazione economica, a cogliere della vita, della storia quegli aspetti che sono determinati dall’economia. Questo, però, non è avvenuto nel suo recente libro che diverso si è rivelato pure dai precedenti. In Madri l’autrice presenta una serie di figure femminili, di madri, che sono note o sconosciute, ricche o povere, unite o separate, e che da lei sono state cercate o ascoltate durante le sue trasmissioni televisive. E’ stato un proposito, dichiara la Merlino, perseguito da tempo come provano i casi delle donne presentate che cominciano dagli anni passati e giungono ai nostri giorni. La scrittrice è stata con quelle donne, con quelle madri per sapere di loro, dei loro figli, dei loro rapporti, per migliorare, approfondire le proprie conoscenze circa una condizione umana, quella della donna madre che, secondo lei, è tra le più complesse. Sono tanti i modi con i quali una donna vive la sua maternità perché sono tante le condizioni personali, le situazioni familiari, sociali nelle quali può trovarsi. Ma, nonostante tale varietà, la Merlino crede sia possibile rintracciare in ogni madre, in ogni suo comportamento degli elementi simili, degli aspetti che le accomunano. Questi consistono soprattutto nella forza, nel coraggio che la maternità infonde in qualunque donna, anche nella più debole, dal momento che la fa sentire una protagonista, le dimostra che è capace di un’azione unica, di un evento soltanto suo, che solo da lei può provenire. Madri che hanno fatto nascere, hanno cresciuto, difeso, formato i loro figli sono quelle incontrate dalla Merlino ed in ognuna ha scoperto pensieri, sentimenti che si ripetevano perché propri di chi prepara, crea, protegge, modella, ognuna ha fatto interprete di questi che sembrano racconti raccolti nel suo libro.

La prima mamma è l’afro-americana Toya che vive senza marito, con sei figli, nella periferia di una città americana e che ha ritenuto tanto importante evitare al figlio Michael di trovarsi in gravi problemi da averlo raggiunto mentre partecipava ad un corteo di rivoltosi, schiaffeggiato davanti a tutti, tirato fuori e riportato a casa. La seconda madre, Gabriella, non ha mai smesso di credere possibile un recupero, una riabilitazione per un figlio sistematicamente coinvolto in gravi situazioni. Lo ha sempre seguito, ha sempre cercato di ricondurlo a sé. E poi c’è Sandra, una giovane moglie che, pur incinta, alla notizia di un bambino nato con gravi problemi di salute e abbandonato dalla madre, convince il marito a concederle di assistere, curare quel bambino affinché muoia tra le sue braccia quasi fossero quelle della madre. Un’altra madre, Cecilia, perderà il figlio che si era recato in Messico per una vacanza e che qui era morto perché vittima di una serie di circostanze assurde anche se proprie di un sistema di polizia molto corrotto quale quello messicano. Cecilia non si arrenderà alla notizia, muoverà uomini politici, organi di governo, istituzioni pubbliche, tribunali per sapere cosa è successo anche se questo non varrà a ridurre il suo dolore. E di altri casi veramente accaduti, di altre madri veramente coinvolte farà motivo dei suoi racconti la Merlino. Di ogni madre ha cercato il contatto, ha saputo la storia e tante storie, pur diverse, le hanno provato che i sentimenti materni sono sempre e ovunque uguali, le hanno mostrato che dalla donna proviene non solo la vita del corpo ma anche quella dello spirito, non solo la vita del singolo ma anche quella della collettività poiché dai figli, dai giovani, da quanto apprenderanno, assumeranno dalle loro madri, da come saranno da esse preparati, formati verranno i costumi della generazione nuova che rappresenteranno, verrà la nuova società, la nuova vita.

Molto importante è la figura femminile per la Merlino, molto importante è la funzione che le attribuisce. Stabilendo che oltre a dare la vita la donna dà anche i modi per condurla le riconosce un ruolo determinante nello svolgimento della storia.

Concorso a dirigenti scolastici: ricorsi pendenti sotto l’albero di Natale

Concorso a dirigenti scolastici:  ricorsi pendenti sotto l’albero di Natale

Oramai è una storia infinita e i ricorsi contro le vecchie procedure concorsuali per dirigenti scolastici spuntano come funghi, anche in questo periodo natalizio. Difatti la notizia è dell’ultima ora, pubblicata il 23 dicembre, sul sito dell’USR della Campania. Con nota prot. n. AOODRCA 14159 del 21 dicembre 2015, a firma del direttore generale dello stesso ufficio, sono stati indicati gli ulteriori nominativi di nove docenti con ricorsi pendenti avverso le vecchie procedure concorsuali, indette con DDG 22.11.2004 e con DM 03.10.2006. Eppure non poche perplessità e dubbi erano sorti al riguardo. Sulla vicenda, tra l’altro, il 4 novembre scorso, l’on. Marco Di Lello aveva già presentato un’interrogazione a risposta scritta, indirizzata al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nella quale, partendo dalla premessa che alcuni candidati al concorso per dirigenti scolastici, bandito nel lontano 2004, erano stati ammessi al corso intensivo di formazione e alla relativa prova scritta finale, ai sensi dell’articolo 1, comma 87, della legge 13 luglio 2015, n. 107, prova poi superata da tutti i partecipanti al suddetto corso, si puntualizzavano alcuni emblematici aspetti. In particolare si affermava che il Consiglio di Stato si sarebbe pronunziato in via definitiva sull’appello di diversi ricorrenti, respingendo e confermando, per l’effetto, le sentenze impugnate, sentenze che porterebbero date antecedenti all’entrata in vigore della legge 13 luglio 2015, n. 107. Ciò avrebbe costituito motivo di preclusione alla partecipazione al corso, in quanto il ricorso non sarebbe stato più pendente ma definitivo. Al riguardo l’interrogante concludeva chiedendo: “quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia intenzione di assumere al fine di verificare i fatti esposti in premessa in ordine al possesso dei requisiti previsti dall’articolo 1, comma 88, della legge n. 107 del 2015;  quali iniziative urgenti abbia intenzione di assumere, qualora riscontrasse una errata interpretazione delle disposizioni previste per l’espletamento della procedura concorsuale, per verificarne la correttezza in tutte le sedi di concorso”. Ebbene, a distanza di quasi due mesi dalla presentazione dell’interrogazione, nello stato dell’iter, risulta che esso è ancora in corso. In pratica non c’è stata ancora risposta. Nel frattempo la vicenda torna, ancora una volta, d’attualità, proprio a seguito della pubblicazione dell’elenco degli ulteriori nominativi dei docenti con ricorsi pendenti. A questo punto ci auguriamo che dal Ministero competente possano finalmente arrivare i chiarimenti richiesti, con le risposte ai tanti interrogativi e ai dubbi che la procedura in questione continua a sollevare.

Gennaro Capodanno