MOBILITA’: NO A SEQUENZA CONTRATTUALE, ESCAMOTAGE SIBILLINO

MOBILITA’, FGU: NO A SEQUENZA CONTRATTUALE, ESCAMOTAGE SIBILLINO

“Agli ambiti territoriali e alla chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici continuiamo a dire il nostro netto no e rifiutiamo categoricamente anche la proposta, verso la quale l’Amministrazione ha dimostrato segni di apertura, di inserire nella sequenza contrattuale i criteri per l’assegnazione dei docenti alle scuole attraverso gli ambiti”. E’ quanto dichiara la delegazione della Federazione Gilda-Unams dopo l’incontro sulla mobilità che si è svolto oggi pomeriggio al Miur.

“La sequenza contrattuale – spiega la Fgu motivando la sua posizione – dovrebbe essere elaborata entro 30-60 giorni dalla firma del contratto e, come dimostrano analoghe esperienze passate, c’è poco da fidarsi. Il rischio è che si tratti di un escamotage per prendere tempo e poi lasciare tutto invariato. I criteri di assegnazione degli insegnanti alle scuole – conclude la Fgu – devono essere stabiliti già nel contratto e non demandati a una vaga e sibillina sequenza contrattuale”.

Riforme costituzionali: la posta in gioco

Riforme costituzionali: la posta in gioco

LA BATTAGLIA DEI VACCINI

Un’inchiesta per capire come mai in Italia non ci si vaccina abbastanza contro le malattie infettive e se stiamo diventando un paese a rischio epidemie.  L’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha lanciato un allarme, in Italia la quota delle vaccinazioni è sotto il livello di guardia. Da dove nascono allora le tesi e le convinzioni del fronte del no, quello degli antivaccinisti?

A PRESADIRETTA le telecamere sono andate nelle province italiane dove tanti genitori scelgono di non vaccinare i propri figli. Sono state in Spagna, dove questa estate un bambino di sei anni è morto di difterite, una malattia scomparsa da 30 anni.  In Gran Bretagna, dove dalle tesi di un medico inglese è nata la convinzione di una relazione tra vaccini e autismo. Una gigantesca bufala scientifica che, a distanza di anni, ancora si fatica a demolire.  E infine in Uganda, per capire come le campagne di vaccinazione di massa sono riuscite ad abbattere la mortalità infantile.

 

IL VIDEO

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-bd1a30f1-3d31-49e0-afa8-2eab3d3aaba2.html#p=0

Studiare all’estero: a gennaio oltre 50 borse di studio Intercultura in scadenza

da Il Sole 24 Ore

Studiare all’estero: a gennaio oltre 50 borse di studio Intercultura in scadenza

di Al. Tr.

Gli studenti potranno scegliere tra diverse destinazioni: non solo Europa, ma anche Canada, Stati Uniti e Asia.

Studio all’estero, tra il 13 e il 20 gennaio in scadenza oltre 50 borse di studio per frequentare i programmi di studio Intercultura in diversi paesi di tutto il mondo . Si tratta di borse sponsorizzate da associazioni di categoria, enti locali e aziende (tra questi, il comune emiliano di Collecchio e quello lombardo di Malnate, Telespazio, Confidustria Lecco e Sondrio, Cral «San Carlo» in Basilicata) che offrono agli studenti l’opportunità di trascorrere un’estate sia in Europa che oltreoceano.

Le destinazioni
I ragazzi che preferiscono restate in Europa, spiega Intercultura, possono scegliere come meta di studi l’Irlanda, la Spagna, la Danimarca, la Finlandia, la Russia europea, mentre per chi desidera volgere lo sguardo verso ponente le proposte sono in Canada, Usa, Argentina, o se è l’Asia ad attrarre, c’è l’imbarazzo della scelta tra India, Cina e Giappone.
l programmi estivi di Intercultura consentono di vivere un’esperienza della durata di circa 4 settimane, in cui corsi di lingua e attività sul campo si uniscono «con l’obiettivo di aiutare lo studente, attraverso il sostegno di volontari e formatori, a comprendere la cultura di cui è ospite».
Al di là della scadenza delle Borse sponsorizzate, per tutti gli studenti tra i 15 e i 18 anni sarà ancora possibile iscriversi fino a febbraio o aprile (in base al singolo programma estivo).
Per informazioni: www.intercultura.it/Programmi-Estivi/

Scuola in ospedale, in arrivo 180mila euro di fondi Pon per laboratori mobili

da Il Sole 24 Ore

Scuola in ospedale, in arrivo 180mila euro di fondi Pon per laboratori mobili

di Alessia Tripodi

Il Miur ha pubblicato l’avviso per l’accesso ai finanziamenti da parte delle scuole polo. Domande entro il 14 marzo

Scuola in ospedale, in arrivo 180mila euro di fondi Pon per laboratori mobili e lezioni a distanza. Il Miur ha pubblicato l’avviso pubblico che permette alle scuole polo di accedere allo stanziamento che rientra nei Fondi Strutturali Europei – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) – nell’ambito del Programma Operativo Nazionale «Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento» 2014-2020. Tale programma, spiega il ministero, prevede un finanziamento complessivo di oltre 3 miliardi di euro (1 miliardo in più rispetto alla precedente programmazione) per il potenziamento dell’offerta formativa, il rafforzamento delle competenze degli studenti, l’innovazione degli ambienti di apprendimento e della didattica.

Lezioni in ospedale
Le scuole ospedaliere, spiega il Miur, potranno utilizzare il budget totale da 180mila euro per acquistare attrezzature digitali, dispositivi e strumenti «per realizzare esperienze concrete di apprendimento per le diverse discipline e in grado di trasformarsi in spazi multimediali e di interazione, strumenti di connessione ad Internet».
In Italia sono 18 le scuole polo ospedaliere regionali, 141 ospedali, 240 sezioni ospedaliere e circa 116 docenti impegnati in tutti gli ordini di scuola. I servizi di scuola in ospedale e di istruzione domiciliare garantiscono agli alunni ricoverati, o a quelli impossibilitati alla frequenza delle lezioni in classe per via di gravi di patologie, di continuare il proprio percorso formativo attraverso lezioni individuali e personalizzate, coniugando, così, il diritto alla salute con quello all’istruzione. E in tal senso il supporto delle attrezzature tecnologiche, sottolinea Viale Trastevere, permette agli studenti ricoverato di mantenere un contatto costante con la scuola e i propri compagni.
Le 18 scuole polo ospedaliere potranno beneficiare dello stanziamento inviando il proprio progetto dal 18 gennaio al 14 marzo 2016 (entro le ore 14).

Un portale per valutare il merito nella scuola italiana

da Il Sole 24 Ore

Un portale per valutare il merito nella scuola italiana

di Francesco Antonioli

Alla fine ci sono riusciti. La versione è ancora “beta”, sperimentale, al momento limitata a Piemonte e Lombardia, ma il nuovo portale www.eduscopiolavoro.it è un passo importante nella strumentazione utile per valutare il merito della scuola italiana. E nel giro di breve tempo si arriverà a coprire tutto il Paese. L’ambizioso progetto è firmato – nel senso di progettato e realizzato – dalla Fondazione Giovanni Agnelli in collaborazione con il Centro di ricerca interuniversitario per i Servizi di Pubblica utilità (Crisp) dell’Università Milano Bicocca ed è consultabile gratuitamente sulla Rete.

Lo stesso spirito, insomma, con cui, agli inizi dello scorso dicembre la Fondazione aveva lanciato online l’edizione 2015 di Eduscopio, il portale “fratello maggiore” avviato nel 2014 dopo una lunga sperimentazione sui territori italiani: mette sotto la lente della qualità quasi 4.500 istituti di secondo grado, valutati in base alla capacità di preparare agli studi universitari, aiutando così genitori e figli nella scelta delicata da compiere dopo la terza media. A poco più di un mese dal lancio, la seconda edizione ha già realizzato un incremento di visite del 50% (rispetto a 12 mesi precedenti, conclusi con 360mila accessi e oltre un milione di pagine viste).

Con EduscopioLavoro, interviene John Elkann, vicepresidente della Fondazione Giovanni Agnelli, «ci rivolgiamo invece agli studenti che non intendono o non sanno ancora se proseguire all’università, mostrando loro in maniera chiara, località per località, territorio per territorio, le prospettive occupazionali dei diplomati degli istituti tecnici e professionali».

La comparazione tra le scuole (statali e paritarie) – con gradazione diverse, va da sé, nella capacità di fornire competenze adeguate e immediatamente spendibili in termini lavorativi, curando la transizione scuola-lavoro anche con attività di orientamento e di job-placement – avviene sulla base di tre indicatori. Il primo è la percentuale di diplomati “occupati”, cioè coloro che hanno lavorato per più di sei mesi in due anni; il secondo è il tempo d’attesa per il primo contratto significativo; il terzo è la coerenza tra gli studi compiuti e il lavoro che poi viene effettivamente svolto. Non sono questioni da poco ed è l’utente stesso, sul Web, a poter scegliere in base a quale indicatore selezionare le scuole, che peraltro sono corredate di schede con ulteriori informazioni, la maggior parte delle quali – precisano i curatori del portale – «guardano alla evoluzione nel tempo delle condizioni occupazionali» e descrivono la situazione in cui si trovano i diplomati entro i primi due anni dal diploma. Perché? «L’orizzonte temporale dei due anni successivi al diploma – risponde l’economista Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – è stato scelto in considerazione del fatto che, per questioni congiunturali e strutturali, negli ultimi anni i periodi di disoccupazione possono essere molto lunghi, soprattutto per i giovani alle prime esperienze. Secondo l’Ocse, per il 64% dei giovani italiani in età tra i 20 e i 24 anni, la durata di disoccupazione supera l’anno. Cosicché scegliere un periodo di due anni equivale a dare ai diplomati il tempo necessario a compiere un percorso tipico nel mondo del lavoro, primo inserimento lavorativo, acquisizione di un’esperienza e accesso a una occupazione stabile».

Sono due le fonti principali di dati di EduscopioLavoro: l’Anagrafe nazionale degli studenti (Ans) del Miur, da cui – spiegano i curatori – vengono tratte le informazioni sugli studenti che hanno conseguito un diploma in una scuola statale o paritaria di Piemonte e Lombardia; e le Comunicazioni obbligatorie (Cob) del ministero del Lavoro, che descrivono per ogni lavoratore dipendente i principali eventi che ne caratterizzano la carriera lavorativa. Per le analisi sono stati considerati tutti i diplomati dei corsi diurni degli indirizzi tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie di Piemonte e Lombardia dei trienni 2009-2010, 2010-2011 2011-2012, mettendo sotto osservazione gli esiti lavorativi di 106.312 diplomati (il 56,01% maschi, il 43,99% femmine; 98.534 nati in Italia, 7.778 all’estero) e oltre 700 tra scuole e indirizzi di studio. Molto interessante, anche se decisamente specialistico, il “documento tecnico” che spiega com’è nato il portale e come hanno lavorato i ricercatori per rispettare privacy e per valorizzare gli indicatori di performance.

Interessante, anche, curiosare tra le classifiche e vedere il ranking provvisorio in cui si posizionano certi istituti, come il Collegio Ballerini di Seregno, paritario, che svetta con un 92% di coerenza tra lavoro, qualifica professionale e titolo di studio conseguito. «La Fondazione Agnelli – assicura John Elkann – è pronta a collaborare con tutte le altre Regioni che lo chiederanno». Ieri, alla presentazione torinese dell’iniziativa, c’erano anche gli assessori all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Lombardia (Valentina Apresa) e del Piemonte (Giovanna Pentenero), nonché il direttore del Crisp della Bicocca Mario Mezzanzica. Il Centro di ricerca dell’ateneo è nato nel 1997 ed è un network accademico interdisciplinare che ha lo scopo di condurre ricerche e studi di alto profilo nel mondo dei servizi. La Fondazione Agnelli, che sta entrando nel suo sessantesimo anno di vita, dal 2008 sta concentrando tutte le sue attività di ricerca sul fronte dell’education (scuola, università e lifelong learning): il capitale umano su tutto , l’impegno di idee e di ricerche per ridare centralità al sistema dell’istruzione nel nostro Paese, studiandone equità, efficacia ed efficienza. Il merito va fatto crescere anche così.

Scuola, slitta ancora il concorso per oltre 63mila prof

da la Repubblica

Scuola, slitta ancora il concorso per oltre 63mila prof

Gli aspiranti sono duecentomila. Problemi organizzativi, ma i sindacati sospettano che si rimandino decisioni che scontentano i delusi dalle precedenti tornate di immissioni in ruolo

Salvo Intravaia

Slitta ancora il concorso della scuola che metterà in palio 63.712 cattedre da assorbire nel triennio 2016/2018. E, a questo punto, è difficile prevedere quando vedranno la luce i provvedimenti che daranno il via alla tornata concorsuale attesa da oltre 200mila aspiranti maestri e prof abilitati. Anche perché i tecnici del ministero dell’Istruzione stanno limando gli ultimi aspetti, non di secondaria importanza. La legge sulla Buona scuola prevedeva che il concorso venisse bandito entro il primo dicembre 2015. Ma nonostante sembrasse tutto pronto, quella data venne superata e il ministero dell’Istruzione ripiegò per la pubblicazione dei bandi entro il 31 dicembre. Tuttavia anche il primo dell’anno non registrò gli attesi avvisi pubblici del concorso che dovrebbero vedere la luce entro gennaio. Ma, il condizionale è d’obbligo.

E’ certo che i bandi saranno almeno due: uno per la scuola dell’infanzia e la primaria e un altro per la scuola secondaria, di primo e secondo grado. Da viale Trastevere assicurano che i provvedimenti sono pronti da settimane ma occorre superare due aspetti: la composizione della tabella dei posti da mettere in palio regione per regione e il regolamento sulle nuove classi di concorso che dovrebbe essere alle battute finali. Quest’ultimo, dopo essere passato dalle rispettive commissioni di Camera e Senato, sarebbe fermo alla Funzione pubblica e dovrebbe essere adottato dal consiglio dei ministri come decreto. Senza il quale non sarà possibile assegnare alle regioni e alle singole materie  –  che ricalcheranno le nuove classi di concorso  –  i posti da mettere in gioco.

Ma, secondo alcuni sindacati, ci sarebbero anche due problemi politici alla base del ritardo. Il primo riguarda gli scontenti lasciati fuori dal Piano straordinario di assunzioni previsto dalla Buona scuola: gli abilitati di seconda fascia che hanno gradito poco l’idea di doversi mettere nuovamente a studiare dopo anni e anni di supplenze per affrontare l’ennesimo concorso e gli idonei all’ultimo concorso. I primi  –  circa 25mila, in tutto  –  hanno almeno tre anni di supplenze alle spalle e per la sentenza della Corte di giustizia europea, che poco più di un anno fa ha condannato il nostro paese per abuso di precariato nella scuola, andrebbero assunti. I secondi considerano il nuovo concorso una iattura perché nel momento in cui si approveranno le graduatorie del concorso 2016/2018 decadranno automaticamente.

Ma c’è un altro problema politico di non facile soluzione per la coppia Giannini/Faraone. Il concorso si incrocia con la mobilità straordinaria  –  i trasferimenti  –  che quest’anno riguarderà tutti i posti liberi, compresi quelli del potenziamento. Una eventualità che potrebbe saturare tutte le cattedre lasciate libere dai pensionamenti al Sud, dove aspirano a tornare migliaia di docenti che negli anni scorsi si sono sobbarcati l’onere di una trasferta costosa e faticosa pur di entrare di ruolo. Ma che adesso hanno l’occasione di fare ritorno in patria. In questo caso, nelle regioni meridionali resterebbero pochissime cattedre da mettere a concorso e moltissimi scontenti, con la prospettiva di un nuovo esodo Sud-Nord per il concorso.

Per il resto, sembra tutto ormai deciso: due bandi, nessuna selezione con quizzoni per la scuola media e la scuola superiore e concorso riservato ai soli abilitati. L’unico dubbio riguarda ancora l’eventuale prova di accesso per il concorso per la scuola dell’infanzia e primaria dove si attendono molti concorrenti. Ma che potrebbe essere sostituita da un accesso per soli titoli: servizio già prestato e titoli culturali. La prova scritta sarà computer-based, svolta al computer, e l’orale ricalcherà quella svolta nel concorso precedente: simulazione di una lezione e colloquio con la commissione. Le prove dovrebbero accertare, più che le competenze disciplinari, quelle didattiche e pedagogiche.

Al termine degli esami, verranno ammessi un numero di idonei pari al numero dei posti incrementato del 10 per cento, che dovrebbero essere assunti nel triennio 2016/2018. I posti saranno suddivisi in questo modo: 52.828 docenti comuni, n. 5.766 docenti di sostegno e n. 5.118 posti di potenziamento.

Concorso, dietro ai ritardi pure il timore dei ricorsi a raffica e l’incognita dei posti occupati

da La Tecnica della Scuola

Concorso, dietro ai ritardi pure il timore dei ricorsi a raffica e l’incognita dei posti occupati

Ci sarebbero anche il timore dei ricorsi a raffica e l’incognita della nuova mobilità a frenare l’uscita del nuovo bando di concorso per 63.712 nuovi docenti.

A sostenerlo è Repubblica.it, che ha fatto un’analisi dei motivi dell’ennesimo slittamento della procedura concorsuale il cui bando, secondo la Legge 107/15, sarebbe dovuto uscire entro il 1° dicembre scorso.

La testata giornalista nazionale ritiene che tra i vari motivi del ritardo, oltre alla mancata approvazione da parte del Consiglio dei ministri del nuovo regolamento delle classi di concorso, vi “sarebbero anche due problemi politici”. A partire dai mal di pancia degli abilitati tenuti esclusi dalle GaE e dei vincitori-idonei del concorso del 2012, che potrebbero presto ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, senza essere mai stati assunti a tempo indeterminato.

“Il primo – si legge nel sito internet – riguarda gli scontenti lasciati fuori dal Piano straordinario di assunzioni previsto dalla Buona scuola: gli abilitati di seconda fascia che hanno gradito poco l’idea di doversi mettere nuovamente a studiare dopo anni e anni di supplenze per affrontare l’ennesimo concorso e gli idonei all’ultimo concorso. I primi –  circa 25mila, in tutto –  hanno almeno tre anni di supplenze alle spalle e per la sentenza della Corte di giustizia europea, che poco più di un anno fa ha condannato il nostro paese per abuso di precariato nella scuola, andrebbero assunti. I secondi considerano il nuovo concorso una iattura perché nel momento in cui si approveranno le graduatorie del concorso 2016/2018 decadranno automaticamente”.

Insomma, il timore di alimentare ulteriormente il ricorsificio già più che avviato, da parte dei precari sostenuti da associazioni e sindacati, non sarebbe marginale. Perché alla tentazione di giocarsi la partita dell’immissione in ruolo in tribunale, piuttosto che nelle aule scolastiche per essere giudicato, potrebbe cedere in molti.

Ma, come dicevamo, c’è dell’altro. Perché il “concorsone” stavolta “si incrocia con la mobilità straordinaria – i trasferimenti  – che quest’anno riguarderà tutti i posti liberi, compresi quelli del potenziamento. Una eventualità – continua Repubblica.it – che potrebbe saturare tutte le cattedre lasciate libere dai pensionamenti al Sud, dove aspirano a tornare migliaia di docenti che negli anni scorsi si sono sobbarcati l’onere di una trasferta costosa e faticosa pur di entrare di ruolo. Ma che adesso hanno l’occasione di fare ritorno in patria. In questo caso, nelle regioni meridionali resterebbero pochissime cattedre da mettere a concorso e moltissimi scontenti, con la prospettiva di un nuovo esodo Sud-Nord per il concorso”.

È difficile non essere d’accordo. Al Sud, infatti, dove già oggi vi sono meno posti e dopo i trasferimenti di quest’anno ne potrebbero rimanere davvero pochissimi, c’è il rischio concreto che tanti vincitori del concorso possano avere più di una difficoltà ad essere assunti. E se queste difficoltà non dovessero essere risolte nel volgere di un triennio, l’aver vinto il concorso si trasformerebbe in una beffa. Perché al subentrare dei nuovi vincitori, la loro posizione, con il diritto al ruolo, decadrebbe. E allora, viene da chiedersi, a cosa sarebbe servito selezionarli?

Scuola: luogo di conflitti, centrata più sui docenti che sugli studenti

da La Tecnica della Scuola

Scuola: luogo di conflitti, centrata più sui docenti che sugli studenti

Sul sito del magazine VITA Sara De Carli intervista il ricercatore Massimo Cerulo, autore della ricerca sui presidi equilibristi recentemente commentata nel nostro portale.

L’intervista da un lato presenta lo studio di Cerulo ma poi allarga lo sguardo permettendo a Cerulo di trarre alcune interessanti riflessioni.
Una in particolare, partendo dall’analisi del sociologo Francese Pierre Bordieu sul conflitto, fa dire a Cerulo che “la scuola è una quotidianità di conflitto. Io non so quanto la scuola sia per gli studenti, mi sembra più centrata sui docenti e sulle loro esigenze professionali”.
E alla domanda “E i ragazzi in tutto questo?” risponde: “Io non so quanto la scuola sia per gli studenti, mi sembra più centrata sui docenti e sulle loro esigenze professionali. Ho visto pochi docenti nutrire passione verso i ragazzi.. C’è disaffezione non verso la scuola ma verso l’ambiente scolastico, che è diverso, perché poi magari quelli insegnanti tornano a casa, studiamo, scrivono… C’è un problema di mancanza di empatia nell’ambiente scuola, di incapacità di fare ascolto attivo. Se non c’è questo clima in cui tutti si sentono parte di un progetto comune, è difficile che la scuola sia una quotidianità produttiva. È compiuto del dirigente creare un ambiente empatico, propositivo, far sentire tutti attivi, ma se il DS non ha il tempo di occuparsi alla costruzione dell’ambiente, dell’interazione, allora ognuno va per conto suo, come particelle impazzite. Credo che l’emergenza sia davvero questa”.
Una analisi impietosa

Diploma magistrale, un’altra pronuncia favorevole ai precari

da La Tecnica della Scuola

Diploma magistrale, un’altra pronuncia favorevole ai precari

Ancora una pronuncia del tribunale a favore di un precario ricorrente, con diploma magistrale ante 2002, che ha chiesto l’inclusione nelle GaE.

Con ordinanza cautelare depositata lo scorso 7 gennaio, confermando il proprio orientamento in materia, il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha accolto l’istanza d’urgenza proposta da una docente.

La donna, difesa dall’avvocato Dino Caudullo, aveva proposto domanda cartacea per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento nel maggio 2015 rilevando che la piattaforma web “Istanze on line” le impediva di registrarsi e accedere al sistema quale “docente abilitato” secondo quanto previsto dal D.M. n. 235/2014.

Il Giudice del lavoro condividendo le doglianze della ricorrente ha rilevato che “l’art. 1, comma 605, lettera c) della legge n. 296/2006 – nel definire un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato allo scopo di dare soluzione al fenomeno del precariato – ha fatto espressamente salvi gli inserimenti, per il biennio 2007-2008, nelle graduatorie trasformate da permanenti in esaurimento da cui in parte attingere per l’assunzione, a favore dei docenti “già in possesso di abilitazione”, come il ricorrente, che quindi al momento di detta trasformazione non potevano essere considerati come “nuovi” abilitati da escludere”.

Il Tribunale di Barcellona P.G. ha infine puntualizzato, che deve essere assicurato alla ricorrente il diritto alla presentazione della domanda in questione, nei modi e termini che l’Amministrazione dovrà determinare nel rispetto dei principi di buona fede e ragionevolezza.

La sentenza rappresenta un altro precedente a favore dei ricorrenti, innestandosi nella dura battaglia legale che stanno conducendo migliaia di docenti diplomati interessati all’accesso alle GaE.

Vale la pena ricordare che il parere del tribunale del Lavoro è giunto nonostante gli “ostacoli” che nelle ultime settimane sembrano essersi presentati per una soluzione definitiva a favore dei precari, come la rimessione della questione all’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato.

Sempre in attesa della pronuncia delle Sezioni unite della Cassazione, che dovranno stabilire se la giurisdizione in materia sia del Giudice del lavoro o del Tar.

Pensioni, pure l’Inps spinge per andarci prima. Ma con l’assegno più leggero

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, pure l’Inps spinge per andarci prima. Ma con l’assegno più leggero

Anche il presidente dell’Inps auspica provvedimenti per l’uscita anticipata dal lavoro, però ciò necessita della riduzione dell’assegno pensionistico.

Tito Boeri lo ha spiegato il 10 gennaio, nel corso dell’intervista di Maria Latella a Skytg24: “andare in pensione un poco prima con aggiustamenti dell’importo che tengano conto del fatto che si percepirà la pensione più a lungo”.

Una prospettiva di questo genere, si rifarebbe a quel che sta avvenendo nell’ultimo periodo con l’‘Opzione donna’, confermata anche per il 2016, la quale permette oggi sì di lasciare il lavoro anche prima di 60 anni, ma in cambio di decurtazioni non proprio simboliche (anche di un quarto dell’importo).

Come, del resto, è previsto da alcuni disegni di legge in materia, all’esame delle commissioni di competenza, che favorirebbero l’uscita dal lavoro in cambio della decurtazione dell’assegno di quiescenza pari a circa il 3 per cento per ogni anno di riduzione rispetto ai parametri della riforma Fornero.

Il presidente dell’Inps spiega però che la flessibilità “ha dei costi per le casse dello Stato nell’immediato, ma a lungo andare non ha dei costi. E’ qualcosa che non aumenta il debito, è un’operazione in linea con quello che viene richiesto. E tutto questo favorirà l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro”.

Boeri ha quindi commentato le parole del vicepresidente della commissione europea, Valdis Dombrovskis: “lasciano lo spazio per ottenere ancora un po’ di flessibilità”, sempre rispettando la sostenibilità della finanza pubblica.

“E’ possibile averla senza violare le regole europee – ha aggiunto – e allo stesso tempo fare qualcosa di utile per i giovani”, per esempio “chiedere flessibilità per finanziare nell’immediato una maggiora uscita flessibile delle pensioni” sempre secondo criteri di sostenibilità.

Il presidente dell’istituto di previdenza nazionale ha poi detto che è possibile aumentare l’occupazione dei giovani: “la prima cosa è fare scelte di natura pubblica, che riguardano l’ingresso nel mercato del lavoro”. In questa direzione “qualche regola è stata fatta e ha aumentato la stabilizzazione”, ha sottolineato.

“C’è stato un forte incremento fin da subito – ha proseguito riferendosi al Jobs act – mi aspetto che questa tendenza aumenti nei dati di novembre e dicembre. Ci sarà una ulteriore impennata. Poi bisogna aumentare le opportunità di impiego, aumentarne la quantità. Bisogna fare una serie di operazioni come rendere le uscite dal lavoro più flessibili verso la pensione. Altra cosa da fare è che nei periodi in cui uno non lavora, è disoccupato, ci siano i contributi figurativi. E’ un problema di ammortizzatori e contratti”.

Boeri ha anche parlato di previdenza complementare, che nella scuola è rappresentata dai fondi Espero: “credo sia giusto per tutti diversificare il più possibile, se può farlo. In tanti Paesi esistono più pilastri, ma io penso a far funzionare quello pubblico”.

Boeri ha quindi perlato dell’emergenza sociale, che “in Italia sono i poveri“. Ma oltre ai poveri c’è “l’emergenza di chi perde il lavoro e ha più di 55 anni”, ha aggiunto Boeri.

“Poi c’è anche un’emergenza sociale legata alla povertà tra i più giovani”, ha affermato.

Certamente, non non è un’emergenza sociale di quegli esodati, che “sono stati salvaguardati e che prendono pensioni fino a 10mila euro al mese“, ha concluso il presidente dell’Inps.

Comitati di valutazione: verso la “normalizzazione”?

da La Tecnica della Scuola

Comitati di valutazione: verso la “normalizzazione”?

Nelle scuole, la “battaglia” sul comitato di valutazione procede  in ordine sparso e in modo del tutto disomogeneo. La grande unità del movimento anti-legge 107 che sembrava essersi ceata tra maggio e giugno è ormai un lontano ricordo.
Ci sono scuole (pochissime per la verità) in cui i collegi hanno deciso, anche con delibere formali, di non costituire il comitato, altre in cui tutto è filato liscio e altre ancora dove si sta già addirittura iniziando a lavorare per definire i criteri per l’attribuzione del “bonus” per il merito.
Il fatto è che le posizioni dei sindacati rappresentativi sull’argomento non sono affatto chiare e la “linea” che si sta consolidando è quella di procedere in modo diversificato scuola per scuola a seconda dei “rapporti di forza”.  “Linea” che – di fatto – non consente però di comprendere bene quali siano le posizioni dei diversi sindacati.
Per esempio ha colpito molto la dichiarazione del segretario nazionale di Uil Scuola che stigmatizza il fatto che gli USR stanno nominando come propri esperti dirigenti scolastici in servizio o in pensione, lamentando apertamente l’assenza di docenti. Che è come dire che alla Ui i comitati di valutazione vanno bene ma a condizione che gli Usr nominino anche docenti e non solo ds.
C’è poi da dire che in molte scuole gli stessi dirigenti non hanno favorito la diffusione di informazioni chiare e precise: in diverse realtà, per esempio, i collegi hanno istituito il comitato nella convinzione che si tratti di un organo che dovrà occuparsi solo della vautazione del periodo di prova dei docenti neoassunti. Ma così non è e la “verità” verrà a galla non appena arriveranno nelle scuole gli esperti designati dagli Usr.
In altre scuole ancora non c’è stata neppure molta precisione nelle procedure di scelta dei docenti: in taluni casi i collegi anzichè designare due insegnanti come previsto dalla legge ne hanno eletti 3-4 o anche 5, mentre i consigli di istituto non hanno neppure preso in esame la questione. Insomma, improvvisazione e imprecisione stanno caratterizzando questa fase.
Resta infine in sospeso una questione giuridica di non poco conto: ma il comitato di valutazione è organo perfetto o no? Ovvero: il comitato, per decidere, deve essere per forza al completo. La Flc sembra propendere per la tesi del comitato perfetto, mentre ANP è su posizione opposta e sostiene che se il comitato non è completo il dirigente potrà assumere ogni decisione anche in assenza dei criteri generali fissati dal comitato.
Insomma la vicenda è ben lontana dalla sua conclusione. Intanto il tempo passa e siamo già al giro di boa della fine del primo quadrimestre.

Il 13 si insedia il Consiglio Superiore della P.I.

da La Tecnica della Scuola

Il 13 si insedia il Consiglio Superiore della P.I.

P.A.

Convocato dal ministro con proprio decreto dell’8/1/2016, si insedierà mercoledì 13 gennaio il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, la cui costituzione (membri eletti, designati e nominati) è stata in precedenza definita col decreto 980 del 31 dicembre 2015.

Nella prima seduta i 36 componenti del CSPI, alla luce di quanto prevede il Decreto Legislativo 30 giugno 1999, n. 233, dovranno procedere all’elezione del Presidente e dell’Ufficio di Presidenza. Successivamente (entro e non oltre la prima seduta successiva a quella di insediamento) dovranno procedere all’approvazione del regolamento, nel quale sono tra l’altro disciplinati i tempi e le modalità di svolgimento dei lavori del massimo organo collegiale. (Da CislScuola)

Il portale “Eduscopiolavoro” per valutare la scuola

da La Tecnica della Scuola

Il portale “Eduscopiolavoro” per valutare la scuola

Implementata una versione sperimentale, al momento limitata a Piemonte e Lombardia ma che presto interesserà tutta la Nazione, del portale www.eduscopiolavoro.it per valutare il merito della scuola italiana.

L’ambiziosa realizzazione è voluta dalla Fondazione Giovanni Agnelli in collaborazione con il Centro di ricerca interuniversitario per i Servizi di Pubblica utilità (Crisp) dell’Università Milano Bicocca ed è consultabile gratuitamente sulla Rete.

In pratica, scrive Il Sole 24 Ore, è una versione più aggiornata di quello stesso Eduscopio, avviato nel 2014 dopo una lunga sperimentazione sui territori italiani, che mette sotto la lente della qualità quasi 4.500 istituti di secondo grado, valutati in base alla capacità di preparare agli studi universitari, aiutando così genitori e figli nella scelta delicata da compiere dopo la terza media.

La comparazione tra le scuole (statali e paritarie) avviene sulla base di tre indicatori. Il primo è la percentuale di diplomati “occupati”, cioè coloro che hanno lavorato per più di sei mesi in due anni; il secondo è il tempo d’attesa per il primo contratto significativo; il terzo è la coerenza tra gli studi compiuti e il lavoro che poi viene effettivamente svolto. «L’orizzonte temporale dei due anni successivi al diploma – dice Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli – è stato scelto in considerazione del fatto che, per questioni congiunturali e strutturali, negli ultimi anni i periodi di disoccupazione possono essere molto lunghi, soprattutto per i giovani alle prime esperienze. Secondo l’Ocse, per il 64% dei giovani italiani in età tra i 20 e i 24 anni, la durata di disoccupazione supera l’anno. Cosicché scegliere un periodo di due anni equivale a dare ai diplomati il tempo necessario a compiere un percorso tipico nel mondo del lavoro, primo inserimento lavorativo, acquisizione di un’esperienza e accesso a una occupazione stabile».

Sono due le fonti principali di dati di EduscopioLavoro: l’Anagrafe nazionale degli studenti (Ans) del Miur, da cui vengono tratte le informazioni sugli studenti che hanno conseguito un diploma in una scuola statale o paritaria di Piemonte e Lombardia; e le Comunicazioni obbligatorie (Cob) del ministero del Lavoro, che descrivono per ogni lavoratore dipendente i principali eventi che ne caratterizzano la carriera lavorativa.

Per le analisi sono stati considerati tutti i diplomati dei corsi diurni degli indirizzi tecnici e professionali delle scuole statali e paritarie di Piemonte e Lombardia dei trienni 2009-2010, 2010-2011 2011-2012, mettendo sotto osservazione gli esiti lavorativi di 106.312 diplomati (il 56,01% maschi, il 43,99% femmine; 98.534 nati in Italia, 7.778 all’estero) e oltre 700 tra scuole e indirizzi di studio.

Interessante, anche, curiosare tra le classifiche e vedere il ranking provvisorio in cui si posizionano certi istituti, come il Collegio Ballerini di Seregno, paritario, che svetta con un 92% di coerenza tra lavoro, qualifica professionale e titolo di studio conseguito.

Finalmente si insedia il CSPI

da tuttoscuola.com

Finalmente si insedia il CSPI

Con decreto ministeriale del 31 dicembre 2015 è stato costituito il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, la cui componente elettiva è venuta dalle elezioni dell’aprile scorso. Il CSPI si insedierà il 13 gennaio p.v. per provvedere all’elezione della presidenza.

Tra i designati figurano l’ex-sottosegretario alla P.I. Elena Ugolini, l’ex-segretario generale della Cisl-scuola, Francesco Scrima e gli ex-capi dipartimento del Miur, Luciano Chiappetta e Lucrezia Stellacci.

Questi i 36 membri del CSPI:

1. ANTONIO ALBANO, componente eletto lista “SNALS – CONFSAL”

2. SERENA ASSAIANTE, componente eletta lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

3. GIUSEPPE BAGNI, componente eletto lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

4. LAURA BIGELLI, componente eletto lista “SNALS – CONFSAL”

5. AMERICO CAMPANARI, componente eletto lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

6. PETER ČERNIC, componente eletto lista “SKUPAJ ZA SLOVENSKO ŠOLO”

7. LICIA CIANFRIGLIA, componente eletta lista “ANP”

8. STEFANO CURTI, componente eletto lista “CISL SCUOLA-AIMC”

9. ANNA FEDELI, componente eletta lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

10. KATYA FOLLETTO, componente eletto lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

11. KAINZ HUBERT, componente eletto lista “DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE”

12. DANIELA MARGIOTTA, componente eletta lista “SNALS – CONFSAL”

13. RAFFAELE MIGLIETTA, componente eletto lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

14. ROSA MONGILLO, componente eletta lista “CISL SCUOLA-AIMC”

15. LAMBERTO MONTANARI, componente eletto lista “ANP”

16. LOREDANA OLIVIERI, componente eletta lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

17. PAOLA PISANO, componente eletta lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

18. ANNAMARIA SANTORO, componente eletta lista “CGIL – VALORE SCUOLA”

19. IGNAZIO BUTTITTA, esperto designato dalla Conferenza unificata Stato-regioni città e autonomie locali

20.CRISTINA GIACHI, esperto designato dalla Conferenza unificata Stato-regioni città e autonomie locali

21. FRANCESCA ZALTIERI, esperta designata dalla Conferenza unificata Stato-regioni città e autonomie locali

22. ANDREA BAIRATI, esperto designato dal CNEL

23. ROBERTA FANFARILLO, esperta designata dal CNEL

24. FRANCESCO SCRIMA, esperto designato dal CNEL

25. MAURIZIO LANDI, esperto nominato in rappresentanza delle scuole paritarie

26. FRANCESCO MACRÌ, esperto nominato in rappresentanza delle scuole paritarie

27. LUIGI SEPIACCI, esperto nominato in rappresentanza delle scuole paritarie

28. MARCO BRONZINI (MT, 19/06/1954)

29. LUCIANO CHIAPPETTA (NA, 17/11/1948)

30. LOREDANA LEONI (MI, 16/06/1958)

31. MARIA MADDALENA NOVELLI (CE, 29/12/1953)

32. RUBEN RAZZANTE (TA, 22/08/1969)

33. CORRADO SANCILIO (16/10/1950)

34. IGNAZIO SAURO (05/05/1967)

35. LUCREZIA STELLACI (BA, 23/04/1949)

36. ELENA UGOLINI (RN, 09/06/1969)