Il Sistema dell’AFAM – A.A. 2014/2015

Il Sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica. A.A. 2014/2015

 MIUR – Servizio Statistico


87.000 iscritti e 131 Istituzioni, tutti i numeri dell’Afam

Circa 87.000 iscritti nell’anno accademico 2014/2015, di cui più della metà donne. Il 12% sono stranieri. Oltre 6.400 corsi attivi e 131 Istituzioni totali di cui 80 statali e 51 non statali. Questi i numeri del sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in un apposito Focus.

Il 70% degli 86.872 studenti delle Istituzioni dell’Afam frequenta corsi di livello universitario (fascia accademica). L’aumento delle iscrizioni rispetto al 2013/2014, pari al 2% sul totale generale degli iscritti, è del 18% nei corsi di livello universitario e raggiunge il 21% nei corsi di livello universitario del nuovo ordinamento post-riforma. Il 55% degli iscritti frequenta Istituti Superiori di Studi Musicali (ISSM), il 38,2% Accademie di Belle Arti.

La presenza femminile si attesta complessivamente al 54,4%. Solo negli Istituti musicali e nell’Accademia nazionale di Arte Drammatica gli uomini costituiscono la maggioranza degli iscritti. È presente una significativa quota di studenti stranieri pari all’11,8% (il 16% nei corsi accademici). Il 67,2% degli studenti stranieri sceglie le Accademie di Belle Arti, il 26% gli Istituti Superiori di Studi Musicali.

La diffusione degli ISSM è maggiore al Nord, con 37 Istituti e un’offerta didattica pari al 45,3% del totale dei corsi attivi. Tuttavia, il maggior numero di iscrizioni (46,1%) è concentrato nei 29 Istituti presenti al Sud e nelle Isole. Situazione opposta per le Accademie di Belle Arti, con il maggior numero di Istituti (18) nell’Italia meridionale e insulare che raccoglie però un numero minore di iscritti e corsi.

I corsi attivi sono 6.441, il 57% dei quali sono corsi riformati di fascia accademica, il 20%  corsi del precedente ordinamento (corsi ad esaurimento) e circa il 23% corsi di fascia pre-accademica (di base e propedeutici).

Studenti, computer e apprendimento

 Studenti computer e apprendimento: dati e riflessioni

Uno sguardo agli esiti delle prove in Lettura in Digitale dell’indagine OCSE PISA 2012 e alla situazione in Italia


Studenti italiani e ‘digital reading’: risultati in linea con la media Ocse

Hanno buone capacità di navigazione generica sul web, ma si smarriscono facilmente quando si tratta di fare ricerche più raffinate o approfondite. Usano frequentemente il computer per studiare a casa, ma non altrettanto a scuola. Hanno buoni punteggi nelle prove internazionali di lettura in digitale, ma il 15,7% di loro non ha il livello minimo di abilità per destreggiarsi senza problemi fra i contenuti di ipertesti complessi.
Le competenze dei quindicenni italiani sono al centro del Focus di approfondimento del Miur “Studenti, computer e apprendimento: dati e riflessioni”, che analizza gli esiti delle prove di lettura in digitale dell’indagine Ocse Pisa 2012. Le competenze digitali degli studenti e la formazione degli insegnanti sono fra gli obiettivi qualificanti del Piano Nazionale Scuola Digitale del Ministero che non prevede un semplice dispiegamento di tecnologia nella scuola, ma punta alla costruzione di una visione di educazione nell’era digitale.

I dati del Focus
Nelle prove di lettura in digitale gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio di 504, superiore alla media Ocse di 497. Ma pochi sono i ragazzi con le performance più elevate. Quattro sono infatti i livelli di competenza previsti dalle prove (dal 2 al 5). Il 32% degli studenti risulta avere capacità elevate di navigazione e sa districarsi in Rete fra testi di formato diverso cercando le informazioni richieste. Il 23,8% si posiziona al livello 4 (Strong Performers) e l’8,2% al livello 5 (Top Performers). Competenze che risultano in linea con la media Ocse: 8% Top Performers e 22,1% Strong Performers. Il 31,4% degli studenti italiani si attesta sul livello intermedio, il 3 (Moderate Performers), sopra la media Ocse pari al 29,9%. Mentre il restante 36,6% rientra nelle categorie più basse: il 20,9% è al livello 2 (Low Performers) e 15,7% sotto il livello 2. Risultati comunque migliori rispetto alla media Ocse.
Un altro dato riferito all’Italia, da valutare con attenzione, riguarda le capacità di navigazione dei nostri ragazzi quando devono svolgere compiti scolastici. Se quando si tratta di affrontare una navigazione semplice e molto generica sono sopra la media Ocse, scendono sotto la media quando è richiesto loro di svolgere una ricerca più mirata.
Il 67% dei nostri quindicenni usa il pc a scuola contro il 72% della media Ocse, il 99% ha almeno un pc a casa contro il 96% della media Ocse. Un risultato generale evidenziato dallo studio è che i punteggi nei test di Digital Reading sono migliori nei Paesi in cui gli studenti fanno un uso equilibrato del computer, tanto a scuola quanto a casa.
Nel rapporto tra numero di studenti e disponibilità di computer, il nostro Paese si attesta di poco sotto la media Ocse (4,1 contro 4,7), mentre risultano ancora basse le percentuali di utilizzo della Rete per fare i compiti: 28,8% a scuola (41,9% media Ocse) e 49,1% a casa (54,9% media Ocse). Positivo è il dato relativo alla dipendenza da Internet (intesa come navigazione per oltre 6 ore al giorno): l’Italia si attesta al 5,7%, contro la media Ocse del 7,2% e le punte del 10% di Paesi come Danimarca, Olanda e Grecia e del 13% della Svezia.

ALLA MINISTRA DELL’ISTRUZIONE

ALLA MINISTRA DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

Gentilissima Ministra dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca,
le scrivo nella convinzione erasmiana che l’educazione sia in re ipsa impegno per la pace, azione per salvare le vite, inveramento dell’umana dignita’. Ed infatti in cosa consiste l’educazione se non nell’opporsi alla barbarie, nel rendere consapevoli dell’unita’ del genere umano e compartecipi della cultura, della civilta’ come movimento storico che tutti ci comprende e libera nel riconoscimento delle differenze e nell’eguaglianza dei diritti? L’educazione e’ quell’uscita dallo stato di minorita’ e dipendenza che ogni essere umano rende libero e responsabile, e’ quell’opera comune dell’avanzamento del sapere cui ogni essere umano e’ chiamato a partecipare come creatore e come beneficiario, e’ quell’impegno di convivenza e di solidarieta’ che ogni essere umano coinvolge in un’unica rete sociale di reciproco sostegno e  comune difesa contro il male e la morte. Con parole indimenticabili seppe dirlo Immanuel Kant, seppe dirlo Giacomo Leopardi.
L’educazione e’ l’opposto della guerra, l’opposto del terrore, l’opposto della menzogna e della violenza.
Sono cose ovvie, sono cose che tuttavia e’ bene ripetere.
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Lei sa che lo scorso mese il presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato la decisione del governo di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul.
E’ una decisione non meditata, non ammissibile, che puo’ avere tragiche conseguenze. E vorrei quindi esortarla, gentilissima ministra, a farsi promotrice di un ripensamento da parte dell’esecutivo di cui anche lei fa parte.
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Quella decisione espone assurdamente e gratuitamente a un reale, concreto, immediato pericolo di morte sia quelle centinaia di soldati, sia le maestranze della diga, sia la popolazione residente nelle vicinanze ed a valle dell’impianto, sia anche la popolazione che vive in Italia.
Poiche’ la diga e’ a brevissima distanza da Mosul, uno dei bastioni della scellerata organizzazione criminale terrorista e schiavista dell’Isis, e quindi la presenza di quelli che nel suo allucinato e narcotico linguaggio definira’ “invasori crociati” a pochi chilometri da una delle loro principale roccheforti favorira’ l’ideazione, la preparazione e l’esecuzione di attentati stragisti con cui l’Isis peraltro alimentera’ la sua sanguinaria propaganda.
L’invio dei nostri soldati a Mosul prepara le condizioni per una nuova orribile strage di Nassiriya.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese il probabilissimo rischio di conseguenze funeste.
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Prenda atto il governo della realta’ fattuale: il dispiegamento di truppe italiane in Iraq non solo esporra’ esse ed il nostro paese a divenire ipso facto primario bersaglio di attentati, ma favoreggera’ la propaganda dell’Isis che le rappresentera’ come “truppe d’occupazione” della coalizione responsabile delle stragi e delle distruzioni della prima e della seconda guerra del Golfo, dell’occupazione militare successiva in cui furono commessi gravissimi crimini contro l’umanita’, dei bombardamenti attuali da parte di paesi nostri alleati che stanno distruggendo non solo sedi, strutture e materiali dell’Isis ma anche abitazioni e infrastrutture civili, che stanno uccidendo non solo i responsabili di crimini efferati ma anche civili innocenti vittime sia della violenza terrorista e schiavista dell’Isis sia delle bombe che non distinguono tra vittime e carnefici.
La presenza dei nostri soldati alla diga di Mosul offrira’ all’Isis un facile bersaglio per le stragi che l’Isis commette anche a fini propagandistici; il massacro dei nostri soldati non sara’ in alcun modo utile alla lotta contro l’Isis ma anzi paradossalmente, assurdamente, abominevolmente ne favorira’ la propaganda presso l’uditorio cui l’Isis si rivolge, ne favorira’ il reclutamento, ne favorira’ il potenziamento.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese un sanguinario esito – certo inintenzionale ma nondimeno effettuale – a tutto vantaggio dei criminali assassini dell’Isis.
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Tralascio altre considerazioni che mi sembrano di minore momento (l’improprieta’ dell’uso delle forze armate in funzione di “polizia privata” di private imprese; la sensazione che quella decisione sia stata determinata non da una valutazione oggettiva dei pro e dei contro in funzione del bene comune ma da interessi faziosi e pressioni inconfessabili; il danno che il prevedibile tragico risultato di questa iniziativa rechera’ alla necessaria e doverosa lotta contro il terrorismo; la contraddizione flagrante con una illuminata ed urgente politica di pace e di risoluzione dei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente cosi’ come richiesto dall’Onu); il nocciolo della questione e’ il seguente: non mandare delle vite umane al macello; non commettere un atto che favorisce le stragi e avvantaggia il terrorismo.
Gentilissima ministra, dissuada l’esecutivo di cui anche lei fa parte dal commettere un atto di cui e’ fin troppo palese non solo l’abissale erroneita’ politica, strategica e tattica, ma anche e soprattutto l’irragionevolezza, l’immoralita’, l’illegittimita’.
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Gentilissima Ministra dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca,
sia promotrice di un ripensamento da parte dell’esecutivo di cui anche lei fa parte; dissuada i suoi colleghi dal persistere in un errore catastrofico, irrimediabile ed irredimibile; si adoperi affinche’ il governo receda dalla decisione di inviare centinaia di soldati italiani incontro alla morte alla diga di Mosul.
Sono certo che tutti i ministri ed il presidente del consiglio, richiamati a una piu’ meditata considerazione della grave questione, vorranno in scienza e coscienza scegliere di salvare delle vite anziche’ correre il rischio di farle sopprimere, vorranno revocare quella decisione sotto ogni profilo sbagliata e foriera di gravi, di tragiche conseguenze.
Siamo esseri umani: tutti possiamo sbagliare; e tutti possiamo riconoscere i nostri errori e rimediare ad essi: in questo frangente il governo fortunatamente e’ ancora in tempo.
Si adoperi pertanto affinche’ il Consiglio dei ministri torni immediatamente alla ragione, al bene, alla politica che salva le vite, alla legalita’ che salva le vite.
Ringraziandola fin d’ora per quanto vorra’ e potra’ fare, augurandole ogni bene, voglia gradire distinti saluti.

Peppe Sini, per il “Comitato nonviolento per la revoca della decisione governativa di inviare centinaia di soldati italiani alla diga di Mosul”

Esperti UNICO, prorogati 35 contratti per attività di controllo

Esperti UNICO, prorogati 35 contratti per attività di controllo

Nell’ambito della selezione di risorse esterne a supporto del MIUR per l’espletamento delle attività di Controllo di I livello attivate con D.D. prot. 822/Ric del 30 novembre 2010 e con D.D. prot. 1790 del 3 ottobre 2013, il MIUR ha proceduto alla proroga fino al 31 dicembre 2016 dei contratti stipulati dall’Amministrazione con i 35 esperti selezionati.
Gli atti aggiuntivi di proroga sono stati sottoscritti dagli esperti in data 28 luglio u.s. e, a seguito del positivo esito dei controlli effettuati dalla Corte dei Conti ai sensi dell’art. 3 lett. g) della Legge 14 gennaio 1994, n. 20, sono stati registrati il 10 dicembre u.s. Dei 35 contratti prorogati, n. 11 sono a valere sulla procedura di selezione attivata con D.D. prot. 822/Ric. del 30 novembre 2010 (scadenza contratto 30 novembre 2015) e n. 24 a valere sulla procedura attivata con D.D. prot. n. 1790 del 3 ottobre 2013 (scadenza contratto 31 dicembre 2015) –  alla nuova data del 31 dicembre 2016.

È contestualmente pubblicato l’elenco dei 35 esperti, i cui contratti sono stati prorogati.

E’ ROTTURA SULLA MOBILITA’

GILDA: E’ ROTTURA SULLA MOBILITA’

“Con l’incontro avvenuto oggi pomeriggio al Miur, consideriamo chiuso il confronto sulla mobilità: qualunque ulteriore ‘prova di dialogo’ risulterebbe inutile di fronte alla posizione determinata del ministero di introdurre la chiamata diretta e gli ambiti territoriali senza alcun tipo di graduatoria e con inique discriminazioni tra docenti che svolgono lo stesso lavoro”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“La Gilda – conclude Di Meglio – si preparerà a impugnare eventuali atti unilaterali dell’Amministrazione per rilevare tutti i profili di incostituzionalità”

Alberghi off-limits per i cani guida

Alberghi off-limits per i cani guida: FISH scrive a Franceschini

“Rifiutare l’accesso ad un cieco con cane guida è come chiedere a me, paraplegico, di lasciare la carrozzina fuori della porta o ad un miope di togliersi gli occhiali per entrare al cinema.” Usa l’ironia amara Vincenzo Falabella, presidente FISH, per denunciare una ulteriore discriminazione nei confronti delle persone con disabilità. Vittime in questo caso i ciechi accompagnati da un cane guida.

Da una verifica effettuata dall’Associazione BlindSight Project su siti particolarmente rilevanti per le prenotazioni alberghiere (venere.com, expedia.it, hotels.com ecc.) risulta che circa 1.000 strutture alberghiere dichiarino esplicitamente di rifiutare cani con la precisazione “anche cani guida”.

“Su questo fatto grave e dilagante FISH ha inviato una segnalazione al Ministro competente, Dario Franceschini, chiedendo un intervento presso le organizzazioni degli albergatori ma suggerendo anche di inasprire le sanzioni che attualmente sono solo pecuniarie. Forse, rischiando la revoca della licenza, qualche albergatore ci ripensa.”

Superfluo sottolineare come tali comportamenti siano in aperto spregio delle leggi n. 37/1974, n. 376/1988 e n. 60/2006 che stabiliscono che “al privo della vista è riconosciuto altresì il diritto di accedere agli esercizi aperti al pubblico con il proprio cane guida” e prevedono sanzioni amministrative per chi le viola.

“Al di là della violazione di queste norme, l’atto ha l’aggravante della discriminazione. Calpesta a piè pari i principi della Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità, la loro dignità, il loro accesso a pari opportunità. E getta una ulteriore pessima luce sulla civiltà del nostro Paese anche fuori dai confini nazionali.”

Un atto doveroso, quindi, secondo Vincenzo Falabella, quello di alzare la voce verso quei comportamenti e atteggiamenti che “non hanno solo una gravità in se stessi, ma ingenerano emulazione più o meno consapevole ma comunque devastante per le persone con disabilità.”

Illegittimo escludere i docenti di ruolo dai PAS

L’ANIEF ottiene giustizia in Consiglio di Stato: illegittimo escludere i docenti di ruolo dai PAS

 

Il rispetto dei precetti costituzionali di uguaglianza e pari opportunità e della normativa comunitaria che prescrive parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, da sempre vessillo del sindacato ANIEF, sono approdati con successo in Consiglio di Stato dove il nostro sindacato, grazie al prezioso intervento dell’Avv. Sergio Galleano, ha visto accolto il ricorso d’appello alla sentenza che dava illogicamente ragione al MIUR sulla possibilità di negare ai docenti di ruolo la partecipazione ai Percorsi Abilitanti Speciali indetti per il conseguimento di un’ulteriore abilitazione all’insegnamento. Marcello Pacifico: “L’ANIEF si schiera sempre a tutela dei diritti di tutte le categorie di lavoratori della scuola. Oggi in piazza a Roma con i precari diremo nuovamente no ad esclusioni e discriminazioni”.

 

La sentenza, destinata a segnare un’ulteriore svolta sull’impossibilità di escludere a priori i docenti di ruolo nella scuola pubblica dalle ulteriori possibilità di crescita professionale, ha visto il pieno accoglimento delle tesi da sempre portate avanti dal nostro sindacato riportando a chiare lettere che l’esclusione dei soli docenti di ruolo nella scuola statale dai PAS “non potrebbe non configurarsi come ingiustificata disparità di trattamento”, da intendersi come una limitazione “di nuove prospettive di formazione e diversificazione professionale tramite acquisizione di nuovi e diversi titoli di idoneità”. Il Consiglio di Stato, inoltre, non lascia spazio a dubbi sulle ragioni dell’ANIEF e conferma anche come “la Direttiva 1999/70/CE, che esclude discriminazioni dei lavoratori a tempo determinato rispetto a quelli a tempo indeterminato, è stata ritenuta interpretabile in modo tale da escludere anche “discriminazioni alla rovescia”, ovvero normative che assicurino vantaggi al personale precario a scapito dei diritti dei lavoratori stabilizzati”.

 

“Il nostro sindacato ha sempre perseguito il pieno rispetto dei principi fondamentali di pari opportunità e non discriminazione nei confronti di qualsiasi categoria di lavoratori della scuola – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF – in questo caso i docenti di ruolo nella scuola statale subivano un’evidente discriminazione e un danno grave alla possibilità di arricchimento e di crescita professionale; il Consiglio di Stato ci ha dato ragione e ora il MIUR deve prenderne atto. Siamo pienamente soddisfatti – continua il presidente Pacifico – ma non abbassiamo la guardia e le nostre battaglie non sono finite: gli abilitati PAS, come tutte le categorie di abilitati, devono poter accedere alle Graduatorie a Esaurimento per ottenere il giusto diritto al doppio canale per le immissioni in ruolo”.

 

L’ANIEF proprio oggi, infatti, sarà in piazza per partecipare al sit-in indetto davanti al MIUR proprio dai docenti esclusi dall’accesso al ruolo attraverso il canale delle Graduatorie a Esaurimento; “Noi ci saremo – conferma il prof. Pacifico – per dire ancora una volta e con fermezza al MIUR che i precari della scuola meritano rispetto”.

Gli studenti italiani fanno un uso «morigerato» di internet

da Il Sole 24 Ore

Gli studenti italiani fanno un uso «morigerato» di internet

di Giuliana Licini

In Italia la «Net Generation» è più morigerata che nella maggior parte dei Paesi Ocse. A dispetto delle convinzioni di tanti genitori, i quindicenni della Penisola passano online – al pc o al telefonino – meno tempo dei loro coetanei degli altri Paesi e, soprattutto, sono più rari i casi di uso estremo di internet.

Lo studio Ocse
In base a uno studio dell’Ocse, gli adolescenti nostrani trascorrono in rete circa un’ora e mezza (93 minuti) al giorno nel tempo extra-scolastico contro i 104 minuti della media Ocse, ma anche contro i 140 minuti di Paesi come la Danimarca, la Svezia, la Norvegia e l’Estonia. Nel fine settimana l’utilizzo sale appena un pò (97 minuti ma a fronte dei 138 medi Ocse) e a restare almeno 4 ore al Pc durante il week end è il 17% dei 15enni italiani. Un dato senz’altro rilevante, ma va sottolineato che è la quart’ultima percentuale nell’Ocse, dove la media è del 30% e va confrontato con percentuali superiori al 40% nei Paesi scandinavi, con il 39% della Russia, il 38% dell’Australia e l’oltre il 30% in gran parte degli altri Paesi europei.

Italia in posizione virtuosa
Se poi si guarda l’uso eccessivo (oltre 6 ore al pc in una normale giornata), la media italiana è del 5,7% contro il 7,2% Ocse e percentuali che superano il 13% in Russia e Svezia. Questa “moderazione”, inoltre, non avviene perché i 15enni italiani abbiano un minore accesso di internet rispetto ai loro coetanei, considerato che nel 2012 il 98,7% riferiva di avere almeno un Pc in casa. «Quella dell’uso eccessivo di internet non è una storia particolarmente italiana. Forse una delle ragioni è che i ragazzi in Italia trascorrono più tempo con gli amici, hanno altri modi di passare il tempo libero», rileva Francesco Avvisati, economista Ocse autore dello studio. La differenza che per una volta vede l’Italia in una posizione virtuosa potrebbe essere legata, per altro, anche al fatto che nel Nord Europa l’accesso al pc o a strumenti analoghi inizia ad età inferiori rispetto all’Italia oppure al fattore distanza. Ad esempio, in Paesi come l’Australia, la rete è indispensabile per mantenere i contatti con gli amici che vivono lontano, visto che l’uso principale di internet tra i giovanissimi è legato ai social network o alle chat.

I rischi dell’uso estremo di internet
In ogni caso l’eccessiva permanenza davanti al pc ha conseguenze negative sul sonno, sul benessere fisico e anche sociale degli adolescenti di ogni latitudine del pianeta. Lo studio segnala una relazione tra l’uso estremo di internet e il maggior senso di solitudine che i ragazzi avvertono a scuola e con la loro performance accademica. Ad esempio il 31% degli studenti di Shanghai che stanno più di 6 ore al pc ogni giorno dice di sentirsi solo a scuola, così come il 20% degli internet-dipendenti finlandesi e il 15% della media Ocse. In Italia la percentuale è inferiore, essendo pari al 9,4%, ma è quasi il doppio rispetto al 5,4% che dice di sentirsi sente solo a scuola tra quanti fanno un uso moderato di internet. La particolarità italiana è che anche coloro che stanno poco online ha percentuali di solitudine scolastica simili agli internet-bulimici (8,6%). Quel che si riscontra è anche il peggiore andamento scolastico per quanti stanno troppo tempo connessi alla rete. Ad esempio, la performance media in matematica degli studenti italiani è pari a 490 punti nei test Invalsi per i ragazzi che stanno al pc meno di un’ora al giorno, di 498 punti per quelli che stanno tra 1 e 2 ore, scende a 486 punti tra le 2 e le 6 ore e si inabissa a 436 punti oltre le 6 ore, con una differenza quindi di oltre 60 punti rispetto ai “moderati”. L’eccessivo uso di internet può essere la spia di un problema più vasto di cui i genitori dovrebbero parlare e su cui dovrebbero lavorare con la scuola, sottolinea Avvisati.

Certo, le istituzioni scolastiche non possono controllare quello che i ragazzi fanno fuori dalle aule, «ma di fronte a un ragazzo che passa sei ore al giorno al pc serve un’azione concertata» tra scuola e famiglia. Senza dimenticare che quell’uso estremo di internet rivela l’assenza di regole, oltre che di “presenze”. Conclusione: «Il pc è senz’altro un’importante risorsa, ma è anche un amplificatore sia in positivo sia in negativo. Può servire ad intensificare le relazioni sociali o ad approfondire e potenziare la volontà di studio, ma può essere anche un “potenziatore” di isolamento, una fuga dal supporto umano, un’evasione». A portata di mouse.

Concorso dirigenti, il Miur gestirà tutto il reclutamento

da ItaliaOggi

Concorso dirigenti, il Miur gestirà tutto il reclutamento

Tutte le novità sulla scuola nella legge di stabilità 2016

Antimo Di Geronimo

Il concorso per il reclutamento dei dirigenti scolastici sarà bandito direttamente dal ministero dell’istruzione. Non più con frequenza annuale, ma sulla base dei posti che si renderanno disponibili ogni tre anni. Al dicastero di viale Trastevere spetterà anche la competenza esclusiva sui contenuti e le modalità di svolgimento della selezione e sulla valutazione dei candidati.

Sono queste alcune delle novità più importanti sulla scuola contenute nella legge di stabilità di quest’anno (legge n. 2018/2016 in vigore dal 1° gennaio scorso).

Dunque, non sarà più la scuola superiore della pubblica amministrazione a bandire i concorsi e le procedure non saranno più regolate con un decreto della presidenza del consiglio dei ministri: tutto sarà gestito in via esclusiva dal ministero dell’istruzione.

Salvo gli aspetti economici. Che rientreranno comunque nella competenza del ministero dell’economia. Resta ferma la competenza del governo in materia di autorizzazione preventiva a bandire la selezione. Fatto, questo, volto a garantire l’effettiva copertura economica di eventuali nuove assunzioni.

Il dispositivo prevede anche un aumento dei contributi statali alle scuole private paritarie. In particolare, è previsto un rifinanziamento dell’apposito fondo, che passa da 25 a 28 milioni di euro portando l’importo complessivo (previsto da quest’anno in poi) da 225 a 228 milioni di euro.

Ulteriori 290 milioni di euro sono stati stanziati per finanziare un bonus di 500 euro che sarà versato ai cittadini italiani o, comunque, dell’unione europea, se residenti in Italia che compiranno 18 anni nel 2016. I soldi saranno assegnati tramite una carta elettronica, che potrà essere utilizzata per ingressi a teatro, cinema, musei, mostre e altri eventi culturali, spettacoli dal vivo, per l’acquisto di libri e per l’accesso a monumenti, gallerie e aree archeologiche e parchi naturali.

Il dispositivo prevede anche un contributo «una tantum» per l’anno 2016, agli studenti dei conservatori di musica e degli istituti musicali pareggiati, iscritti ai corsi di strumento secondo il precedente ordinamento e ai corsi di laurea di primo livello secondo il nuovo ordinamento, per l’acquisto di uno strumento musicale nuovo, coerente con il corso di studi. Non sono previsti analoghi benefici per gli studenti dei licei musicali o delle scuole medie a indirizzo musicale. Il diritto al contributo sarà attribuito anche agli istituti musicali pareggiati (conservatori non statali).

La formazione diventa obbligatoria

da ItaliaOggi

La formazione diventa obbligatoria

Il Miur anticipa le prime disposizioni con una circolare. Per i dettagli si deve attendere un dm

La formazione da diritto diventa dovere. Lo ha ricordato il ministero dell’istruzione con una circolare emanata il 7 gennaio scorso (protocollo n. 35).

Il provvedimento anticipa le linee di indirizzo che l’amministrazione centrale impartirà con un decreto di prossima emanazione. A questo proposito, il dicastero di viale Trastevere ha ricordato che la legge 107/2015 qualifica la formazione dei docenti come «obbligatoria, permanente, e strutturale», essendo connessa alla funzione docente.

I processi formativi dovrebbero seguire essenzialmente due direttrici.

La prima è la libera iniziativa individuale dei docenti, per la quale è stata corrisposta una dazione di 500 euro, a titolo di rimborso spese, ad ogni insegnante di ruolo. La seconda sarà gestita invece direttamente dal ministero, dagli uffici scolastici, dalle istituzioni scolastiche e dalle loro reti. Le iniziative di formazione istituzionali saranno sostenute da diverse fonti di finanziamento. Tra queste, le risorse a valere sulla legge 107, le risorse Pon (piano operativo nazionale) e Fse (fondo sociale europeo) e altri finanziamenti individuati da fondi nella disponibilità del ministero dell’istruzione, come quelli previsti dalla ex legge 440.

Sara cura del ministero fornire un quadro esaustivo e coordinato delle diverse filiere progettuali e finanziarie che potranno completare il quadro delle risorse a disposizione di ogni scuola, sia direttamente che indirettamente, tramite partecipazione ai piani nazionali.

Le iniziative ai diversi livelli si riferiranno ai docenti, al personale tecnico-amministrativo ausiliario e ai dirigenti scolastici. In ogni caso: «ogni docente parteciperà alle azioni formative, deliberate dal collegio dei docenti nell’ambito del Pof triennale», si legge nella circolare «anche in una logica di sviluppo triennale».

Il piano d’istituto, secondo le intenzioni del ministero, dovrebbe contenere una previsione di massima, di natura pluriennale, delle azioni formative da rivolgere, anche in forme differenziate, alle diverse esigenze dei docenti in servizio dell’istituzione scolastica.

In particolare, il piano dovrà tenere presente le esigenze dei docenti neoassunti. Il tutto con l’impegno a far crescere l’attenzione sui processi interni di accoglienza e prima professionalizzazione.

Particolare attenzione, sempre secondo l’amministrazione, dovrà essere rivolta a quelle iniziative mirate nei confronti dei cosiddetti gruppi di miglioramento, composti da docenti impegnati nelle azioni conseguenti al rapporto di autovalutazione e al cosiddetto piano di miglioramento.

Idem per quanto riguarda le azioni incentrate sui docenti impegnati nello sviluppo dei processi di digitalizzazione e innovazione metà metodologica.

Azioni specifiche dovranno poi essere rivolte nei confronti dei consigli di classe, di team di docenti o comunque nei confronti del personale coinvolto nei processi di inclusione è integrazione.

Ulteriori azioni formative saranno dirette nei confronti degli insegnanti impegnati nell’innovazione curriculare ed organizzativa.

Infine, il piano di formazione dovrà tenere presente anche le necessità delle cosiddette figure sensibili: docenti e non docenti impegnati ai vari livelli di responsabilità sui temi della sicurezza, prevenzione, pronto soccorso, anche per fare fronte agli obblighi di formazione previsti dal decreto legislativo 81 del 2008.

Fin qui il merito. Quanto ai relativi oneri, va detto subito che nulla è mutato per quanto riguarda l’entità della prestazione. Che rientra nelle cosiddette attività funzionali all’insegnamento regolate dal contratto di lavoro. La legge 107, infatti, si limita a qualificare la formazione alla stregua di obbligo, senza modificare l’orario di lavoro e senza prevedere alcuna retribuzione.

Conseguentemente, il testo di riferimento non può che essere il vigente contratto di lavoro, che fissa un tetto di 40 ore annuali per questo genere di attività (che sembrerebbero rientrare nel monte ore del comma 3, lettera a) dell’art. 29 dell’accordo).

D’altra parte, le Sezioni unite della Corte di cassazione sono ormai costanti nel ritenere che «I rapporti di lavoro pubblico contrattualizzato sono regolati esclusivamente dai contratti collettivi e dalle leggi sul rapporto di lavoro privato» (n. 21744 del 14 ottobre 2009). E tale principio è stato recepito anche nel decreto Brunetta (dlgs 150/2009), attualmente in vigore, che all’articolo 54 così dispone: «La contrattazione collettiva determina i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro ».

Mobilità: sindacati chiedono disapplicazione della legge, ma il Miur non cede

da La Tecnica della Scuola

Mobilità: sindacati chiedono disapplicazione della legge, ma il Miur non cede

L’andamento della trattativa per la firma del contratto integrativo sulla mobilità è difficille da comprendere. Si sta andando avanti con continui rinvii in attesa di trovare un punto d’intesa che francamente non si comprende proprio quale possa essere.
Al di là dell’accordo su elementi che appaiono per ora non decisivi del contratto le posizioni delle parti appaiono molto lontane sulla questione centrale che è quella dell’attivazione degli ambiti e della assegnazione alle scuole dei docenti titolari sull’ambito.
Ed è su questo che sarà pressoché impossibile trovare un accordo perchè la legge è piuttosto chiara e non sarà facile trovare un escamotage per eluderla.
Secondo la legge 107, infatti, la chiamata dagli albi, infatti, è prerogativa del dirigente scolastico che deve però definire criteri pubblici, trasparenti e ispirati al criterio della “buona amministrazione”.  Per i sindacati questa procedura è inaccettabile perchè mette in atto meccanismi clientelari e quindi chiedono che il contratto definisca fin da ora i criteri di assegnazione dei docenti alle scuole.
Sembra che il Ministero stia proponendo di affidare ad una apposita sequenza contrattuale da definire successivamente alla firma del contratto la soluzione di questo “nodo”.
Secondo quando si legge in un comunicato della CislScuola, i sindacati avrebbero anche preso l’impegno di predisporre una bozza di sequenza sulla quale iniziare a discutere.
Ma intanto la Gilda degli insegnanti ha già dichiarato che non c’è assolutamente da fidarsi di una simile proposta perché si sa bene che fine hanno fatto in passato molte “sequenze contrattuali”.
E anche UilScuola ha ribadito che – per ora – non ci sono le condizioni per chiudere la trattativa.
Significativo anche il silenzio di Flc-Cgil che non ha diramato comunicati ufficiali.
La trattativa riprende domani ma del nodo vero, quello degli ambiti, si parlerà forse a fine settimana.
Lo scontro finale, insomma, pur rinviato di qualche giorno, appare del tutto inevitabile: se i sindacati continueranno a chiedere che il contratto disapplichi in qualche modo la legge, sarà difficile per il Mininstero accettare un accordo su queste basi.  L’unica via d’uscita, a quel punto, potrebbe essere quella di non istituire gli ambiti territoriali in modo da evitare che di affrontare il problema.

Sale l’interesse per l’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica: gli iscritti salgono a 87.000

da La Tecnica della Scuola

Sale l’interesse per l’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica: gli iscritti salgono a 87.000

Cresce l’interesse per l’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica: a confermarlo è il Miur, che l’11 gennaio ha pubblicato un Focus con tutti i numeri aggiornati del sistema Afam.

Complessivamente, sono saluti a quota 87mila gli iscritti nell’anno accademico 2014/2015, di cui più della metà donne (il 12% sono stranieri), frequentanti oltre 6.400 corsi attivi e 131 Istituzioni totali di cui 80 statali e 51 non statali.

Il ministero dell’Istruzione ha specificato che il 70% degli 86.872 studenti delle Istituzioni dell’Afam frequenta corsi di livello universitario (fascia accademica). L’aumento delle iscrizioni rispetto al 2013/2014, pari al 2% sul totale generale degli iscritti, è del 18% nei corsi di livello universitario e raggiunge il 21% nei corsi di livello universitario del nuovo ordinamento post-riforma. Il 55% degli iscritti frequenta Istituti Superiori di Studi Musicali (ISSM), il 38,2% Accademie di Belle Arti.

La presenza femminile si attesta complessivamente al 54,4%. Solo negli Istituti musicali e nell’Accademia nazionale di Arte Drammatica gli uomini costituiscono la maggioranza degli iscritti. È presente una significativa quota di studenti stranieri pari all’11,8% (il 16% nei corsi accademici). Il 67,2% degli studenti stranieri sceglie le Accademie di Belle Arti, il 26% gli Istituti Superiori di Studi Musicali.

La diffusione degli ISSM è maggiore al Nord, con 37 Istituti e un’offerta didattica pari al 45,3% del totale dei corsi attivi. Tuttavia, il maggior numero di iscrizioni (46,1%) è concentrato nei 29 Istituti presenti al Sud e nelle Isole. Situazione opposta per le Accademie di Belle Arti, con il maggior numero di Istituti (18) nell’Italia meridionale e insulare che raccoglie però un numero minore di iscritti e corsi.

I corsi attivi sono 6.441, il 57% dei quali sono corsi riformati di fascia accademica, il 20%  corsi del precedente ordinamento (corsi ad esaurimento) e circa il 23% corsi di fascia pre-accademica (di base e propedeutici).

Mobilità, è stallo nella trattativa Miur-sindacati

da La Tecnica della Scuola

Mobilità, è stallo nella trattativa Miur-sindacati

Ancora in stallo la trattativa fra Mur e sindacati per arrivare ad un accordo sul contratto di mobilità 2016. Nulla di fatto dopo i colloqui di oggi.

Diversi restano i nodi da sciogliere. Come abbiamo già riportato, il Miur ha aperto ad alcune richieste delle sigle sindacali, preparando una bozza di contratto che potrebbe rappresentare un punto di partenza per portare avanti il dialogo.

I punti di discordia riguardano la mobilità professionale, dove i docenti che vorranno cambiare ordine o grado saranno destinati agli ambiti territoriali, perdendo la stabilità della sede e la mobilità interprovinciale, che dovrebbe seguire la stessa strada della mobilità professionale, quindi la perdita di titolarità della sede in caso di spostamento interprovinciale.

Altro grande punto di disaccordo è quello relativo alla chiamata diretta degli insegnanti da parte del dirigente scolastico, regolato dalla legge 107/2015, che viene mal digerita da ogni comparto sindacale.

Ispettori scolastici, 48 posti da assegnare. Bando scade il 18 gennaio

da La Tecnica della Scuola

Ispettori scolastici, 48 posti da assegnare. Bando scade il 18 gennaio

Via libera da parte del Miur al bando di concorso per gli ispettori scolastici. Il termine per la presentazione della candidatura scade il giorno 18 gennaio alle ore 20. Le domande dovranno essere inviate, esclusivamente tramite posta elettronica certificata (PEC), unitamente al proprio curriculum vitae debitamente sottoscritto. Sono 48 i posti da assegnare, 31 incarichi ai sensi dell’art. 19, comma 5 bis del d.lgs. n. 165/2001; 17 incarichi ai sensi dell’ art. 19, comma 6 del d.lgs. n. 165/2001. Tre per l’amministrazione centrale. i rimanenti per i singoli uffici scolastici regionali: ben 5 in Toscana.

Ecco il riepilogo per Usr

Usr Abruzzo 2
Usr Basilicata 1
Usr Calabria 3
Usr Campania 3
Usr Emilia Romagna 2
Usr Friuli 2
Usr Lazio 4
Usr Liguria 2
Usr Lombardia 4
Usr Marche 1
Usr Molise 1
Usr Piemonte 3
Usr Puglia 3
Usr Sardegna 4
Usr Sicilia 3
Usr Toscana 5
Usr Umbria 1
Usr Veneto 1

 

L’incarico sarà a tempo determinato, della durata di tre anni, conferito ai sensi dell’articolo 19, commi 5 bis e 6 del Decreto legislativo n. 165/2001.

Valutazione esterna: a breve il bando per la selezione dei NEV per il prossimo anno scolastico

da La Tecnica della Scuola

Valutazione esterna: a breve il bando per la selezione dei NEV per il prossimo anno scolastico

L.L.

Per quest’anno, vale la graduatoria già approvata nel 2013, ma con alcune esclusioni.

Con avviso dell’11 gennaio l’Invalsi, nel richiamare i contenuti della Sintesi delle decisioni assunte durante la seduta del 23 dicembre scorso, specifica che solo per questo anno scolastico l’individuazione degli esperti dei NEV (Nuclei Esperti di Valutazione) sarà effettuata a partire dalla procedura selettiva di cui alla Determinazione n. 32/2013 secondo la graduatoria approvata con Determinazione n. 188/2013.

Ma non tutti coloro utilmente collocati in graduatoria saranno coinvolti nella valutazione esterna delle scuole. Infatti, per ciò che riguarda i profili A, saranno selezionati solamente coloro che si trovano in quiescenza o in comando, questo per evitare di turbare l’attività scolastica. Per ciò che riguarda i profili B, al fine di assicurare la pluralità e diversità dei profili professionali dei membri dei NEV, non saranno individuati coloro che sono in servizio come Dirigenti scolastici o docenti.

Per quanto concerne, invece, il prossimo anno scolastico, è in arrivo il bando per la nuova selezione per gli esperti dei NEV.