TESTIMONIANZE SILENZIOSE 2016

l’Istituto Statale Sordi di Roma vuole informarvi che anche quest’anno ci sarà il seminario ricorrente “Testimonianze silenziose” per la commemorazione del giorno della memoria.
Il Giorno della Memoria è stato istituito dall’ONU per ricordare i milioni di uomini, donne e bambini uccisi o deportati dai nazisti perchè considerati inferiori e non degni di vivere. Per questo motivo sono state perseguitate anche molte persone sorde per impedire che nascessero altri bambini sordi.
Quest’anno abbiamo deciso di parlare di come le persone soffrono a causa della guerra. Presenteremo il documentario “World War II: Unheard Memories” e sarà presente a Roma la regista sorda inglese Camilla Arnold che ci racconterà il lavoro svolto e risponderà alle domande del pubblico.
Nel mondo però ci sono ancora tante guerre e tantissime persone, sia sorde sia udenti, continuano a soffrire a causa dei conflitti. Molte persone scappano dal proprio paese per salvarsi la vita proprio come facevano gli ebrei che fuggivano dai nazisti durante la seconda Guerra Mondiale. Per questo vogliamo parlare anche della guerra in corso in Siria, dell’emergenza profughiin cui si discute tanto in questo periodo e di come affrontare queste tragedie umanitarie.
Il seminario è libero, ma non arrivate tardi per assicurarvi un posto seduti! Sarà garantito il servivia zio di interpretariato in LIS.
Vi aspettiamo il 28 gennaio 2016, alle ore 16.00 presso la Sala dei Seminari dell’ISSR, in via Nomentana 54, a Roma con la nostra ospite speciale che verrà dall’Inghilterra, la regista sorda Camilla Arnold e molti altri interventi

Nuova campagna per sostenere i bambini sordociechi: casi in aumento

da Redattore Sociale

Nuova campagna per sostenere i bambini sordociechi: casi in aumento

ROMA. Parte oggi, 24 gennaio, e si chiudurà il 13 febbraio, la nuova campagna della Lega del Filo d’Oro “Non lascio ma raddoppio” per raccogliere fondi per la costruzione dell’Area Sanitaria del nuovo Centro Nazionale ad Osimo e continuare così a garantire cura e assistenza a chi non può vedere e sentire e vive costantemente immerso in un buio silenzioso. Dal 24 gennaio al 13 febbraio 2016 sarà possibile sostenere la campagna inviando un sms solidale o chiamando da rete fissa al numero 45504.

Il Nuovo Centro Nazionale sarà una struttura d’avanguardia in Europa per l’assistenza, la cura e la riabilitazione delle persone sordocieche. La Lega del Filo d’Oro, così, incrementerà i posti letto per i ricoveri a tempo pieno, che passeranno da 56 a 80 (+43%), e quelli per la degenza diurna che arriveranno a 20 (con un aumento del 33%). Saranno, inoltre, raddoppiati i posti del centro diagnostico (da 4 a 8) e, di conseguenza, dimezzati i tempi di attesa per la valutazione iniziale.

-“Il nuovo Centro Nazionale – afferma Rossano Bartoli Segretario Generale della Lega del Filo d’Oro – rappresenta il più importante progetto negli oltre 50 anni di storia della Lega del Filo d’Oro, un progetto innovativo sotto il profilo tecnico e frutto dell’esperienza di tanti anni di attività a favore delle persone sordocieche. Con i fondi raccolti dalla campagna potremo proseguire i lavori per la realizzazione della nuova Area Sanitaria del Centro per migliorare così la qualità dei servizi offerti e velocizzare i tempi di attesa per il ricovero e la riabilitazione delle persone sordocieche”.

“In Italia, i casi di sordocecità – premessa per uno stato di isolamento assoluto – sono molto più diffusi di quanto si pensi e in costante aumento – ricorda l’associazione – Inoltre, nella maggior parte dei casi, la mancanza di vista e/o udito è accompagnata da disabilità intellettive e motorie. E se da un lato i casi di persone che presentano minorazioni sensoriali sono più gravi rispetto al passato, dall’altro lato le persone con queste problematiche hanno un’aspettativa di vita maggiore e sopravvivono ai genitori. Per questo oggi le richieste di accoglienza e assistenza specialistica sono in crescita”. La Lega del Filo d’Oro, per ogni ospite, elabora una terapia riabilitativa personalizzata per permettere di stabilire relazioni col mondo e recuperare, quanto più possibile, una dimensione fatta di dignità e autonomia

Per sostenere la campagna “Non lascio ma raddoppio” si potrà donare dal 24 gennaio al 13 febbraio 2016 al numero 45504. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Tiscali e per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa Vodafone e TWT e di 2 e 5 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45504 da rete fissa Telecom Italia, Infostrada, Fastweb e Tiscali. E a raddoppiare degli impegni della Lega del Filo d’Oro a favore dei sordociechi, raddoppiano anche i testimonial dell’organizzazione e accanto a Renzo Arbore, storico volto dell’Associazione, si aggiunge anche Neri Marcorè.

In occasione della campagna anche all’interno della grande mostra Videos, radios, cianfrusaglies “Lasciate ogni tristezza voi ch’entrate”– organizzata negli spazi espositivi della Pelanda al Macro di Roma – e dedicata a Renzo Arbore e ai 50 anni della sua straordinaria attività, sarà possibile sostenere i progetti della Lega del Filo d’Oro. Nel bookshop della mostra infatti viene proposta al pubblico un’ampia scelta di oggetti ispirati al colorato universo iconografico di Arbore: in particolare la sua collezione di originali e coloratissime cravatte che sarà possibile acquistare per sostenere la Lega del Filo d’Oro. Le 100 cravatte, che fanno parte della collezione privata di Arbore, sono disponibili a fronte di una donazione: anche i proventi di questa raccolta fondi serviranno perla realizzazione dell’Area Sanitaria del nuovo Centro Nazionale ad Osimo, per poter continuare così a garantire cura e assistenza a bambini ed adulti che non possono vedere e sentire e vivono costantemente immersi in un buio silenzioso.

C. Mezzalama, Il giardino persiano

Come salvare la vita

di Antonio Stanca

mezzalamaChiara Mezzalama, giornalista, saggista, scrittrice, traduttrice, psicoterapeuta romana, che attualmente vive a Parigi, ha pubblicato a Giugno del 2015, il suo secondo romanzo dal titolo Il giardino persiano, edizioni E/O, Roma, (pp. 192, €17,00). Nel 2009 aveva pubblicato il primo, Avrò cura di te, e intanto collaborava con riviste quali Leggendaria e Left e scriveva un’opera sugli attentati terroristici a Parigi intitolata Voglio essere Charlie: diario minimo di una scrittrice italiana a Parigi.

Ha cominciato come giornalista e saggista ed ha continuato come scrittrice la Mezzalama senza rinunciare alle precedenti attività. E’ nata a Roma nel 1972, è figlia di un diplomatico italiano ed ha trascorso molti anni della sua infanzia all’estero dove il padre veniva spesso inviato in rappresentanza del governo italiano. In questo secondo romanzo narra, infatti, di un’estate trascorsa in Iran dove il padre era stato mandato quale ambasciatore d’Italia. La madre, lei che aveva nove anni e il fratello più piccolo, Paolo, lo avevano seguito come era successi altre volte e si erano stabiliti in un’antica e lussuosa residenza appartenuta a principi persiani e poco distante da Teheran. E’ un romanzo autobiografico come mostra pure il nome, Chiara, della bambina protagonista, della quale è la voce narrante.

Capace è stata la Mezzalama di scrivere, all’età di quarantatré anni, un’opera dove rivive le emozioni, le gioie, le delusioni di quando aveva nove anni, di renderle con la sua lingua di allora, di quando trascorse quell’estate in quell’antica villa a Farmanieh, nei dintorni di Teheran, che oltre all’uso di grandi stanze offrì alla sua famiglia anche quello di un grande giardino, di un laghetto, di una fontana e di una piscina.

Era l’estate del 1981 e l’Iran era sconvolto dalla rivoluzione islamica, che aveva portato all’affermazione dell’Ayatollah Khomeini, e dalla guerra con l’Iraq, da due avvenimenti che sarebbero stati determinanti per la storia del Paese, l’avrebbero segnata per molto tempo e ne avrebbero lasciato lunga traccia. Il regime instaurato da Khomeini era rigido, quasi crudele. Contrario, proibitivo era nei riguardi di qualunque manifestazione, fosse individuale o sociale, culturale o religiosa, musicale o figurativa, mostrare di risentire dello spirito, dell’ambiente occidentale. Ad una serie infinita di divieti era sottoposta la popolazione, in particolare quella femminile. Tanti erano gli obblighi da rispettare compreso quello dei bambini che venivano arruolati, armati e preparati per la guerra. La povertà, la miseria, l’ignoranza diffuse presso larghi strati della popolazione, impedivano qualsiasi forma di protesta e costringevano all’accettazione di quanto veniva ordinato.

Per la famiglia di Chiara era stato messo a disposizione personale del posto e molto guardati, osservati si sentivano lei, la madre, il fratello, le poche volte che uscivano da casa.

In un clima simile Chiara vive l’estate del suo nono anno. Ma poco, niente avverte dei tumulti esterni poiché avvengono lontano dalla casa dove alloggia. Il giardino di questa, che la madre comincia ad ordinare con l’aiuto dei domestici, è tanto grande da offrire alla bambina la possibilità di trascorrere in posti diversi la maggior parte del suo tempo compreso quello dedicato alla lettura. Diventerà il suo “giardino persiano” con molte piante, molti animali, molti colori, molte luci, molti suoni, molte voci, con quanto serviva a lei per provare quella sensazione di ampiezza, di scoperta, di novità, di libertà che sempre aveva desiderato. Nel giardino si sentirà ogni giorno nuova, diversa perché sempre nuove, diverse cose le sarà possibile fare, vedere, scoprire. Le sembrerà di vivere un sogno, di essere il personaggio di una favola, verrà a contatto con elementi, aspetti della natura che non sapeva, che la vita a Roma non le aveva fatto conoscere, crederà di essere diventata uno di essi, di poter scambiare, comunicare con essi, lo farà, proverà affetto, amore per Massoud, il bambino iraniano povero, lacero che incontrerà per caso e perché niente di tutto questo vada perduto, perché sia salvato dalla guerra, dagli orrori, dalle distruzioni, dal male che stanno oltre il muro della villa, perché valga più di essi, perché rimanga per sempre, ne farà l’oggetto di una scrittura che inizierà su fogli di carta già usati.

La Mezzalama scrittrice è nata così, l’ispirazione le è venuta dai luoghi della sua infanzia, da qui la sua intenzione, il suo impegno a fare di quella della natura una vita da narrare, da indicare come possibilità di salvezza in un mondo percorso dal male. E’ questo il significato del romanzo, rappresentare un messaggio, un insegnamento e modo migliore non c’era se non quello di scriverlo nella lingua della Chiara di allora, di una bambina cioè, e delle favole sue proprie.

Il sistema scolastico italiano non è governato

Il sistema scolastico italiano non è governato

di Enrico Maranzana

 

La Camera dei Deputati ha organizzato, in data 22 gennaio, il convegno “La scuola di tutti. Dopo la legge 107/2015, politiche per la giustizia in educazione”. Il presidente della fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, ha ragionato sugli esiti della sperimentazione “Valutazione per lo sviluppo della qualità delle scuole” [2011-2014] e sulla premialità.

Anche in questo caso il canto della sirena scuola è riuscito a far dimenticare la cultura di cui si è portatori: il problema scientifico del controllo è stato scalzato dalla soggettività della valutazione.

La strategia valutativa ministeriale focalizza e soppesa gli esiti della gestione scolastica: prassi che la dottrina della qualità ha abbandonato da più di cinquant’anni. L’output di sistema non è più l’oggetto del controllo: si devono osservare i fattori che ne hanno determinato le peculiarità [scostamenti esiti attesi .. risultati conseguiti].

L’approccio scientifico al problema, se rispettoso della normativa vigente, implica la modellazione del sistema scolastico e la specificazione delle responsabilità dei diversi soggetti interagenti. Le loro comunicazioni, rigorosamente documentate, forniscono un riferimento sicuro per l’espressione di un giudizio oggettivo sulla qualità delle prestazioni.

Si propone la rappresentazione grafica della struttura decisionale introdotta nel 1974 [decreti delegati], confermata nel 1994 [T.U.], nel 1999 [DPR autonomia], nel 2003 [legge 53], erroneamente e banalmente snaturata nel 2015 [legge 107]:

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La funzione del dirigente richiede una rappresentazione tridimensionale [applicazione del principio di distinzione – Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 Dirigenza pubblica Art. 37]:

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Il compito primario della dirigenza consiste nel portare a unità l’apparato, orientandolo. A tal fine stila gli ordini del giorno degli organismi collegiali per vincolarli al mandato loro conferito.

E’ ipotizzabile che la paura di mettere le mani in un vespaio sia all’origine del mal governo che da anni vizia l’attività del Miur: intervenire sul significato di “libertà d’insegnamento” e inquadrare l’attività docente in un contesto sistemico sarebbero un salto culturale molto, molto oneroso, complicato e impopolare.

Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli

PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA UN FILM DA NON PERDERE

Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli. Recensione di Mario Coviello

 

ricciarelli«Il peso della storia è secondo solo a quello della verità». Così è stato presentato alla Casa del Cinema di Roma, ‪Il Labirinto del Silenzio, del giovane regista italiano Giulio Ricciarelli , tra i candidati all’Oscar per il miglior film in lingua straniera, che dal 14 gennaio  si proietta nei cinema italiani. E’ un film che vi consiglio di vedere e far vedere per prepararci alla “ Giornata della memoria” .In questi primi giorni del 2016 che sono velati di tristezza per gli sbarchi dei profughi che continuano a morire sulle coste dell’Europa, per il terrorismo cieco e crudele che massacra anche i bambini, per la paura che aleggia ,ci toglie la speranza e ci fa diventare diffidenti, razzisti, “cattivi” , “ Il labirinto del silenzio” ci invita a non restare indifferenti, in silenzio.

Nel 1958, il giovane magistrato tedesco Johann Radmann viene a sapere, per  puro caso, che un ex ufficiale delle SS, responsabile di atti efferati, lavora come docente in un ginnasio della sua città. È l’inizio di un’indagine travagliata e difficile.  “Questo è un labirinto, non si perda” dice il pm Bauer al giovane procuratore , determinato a portare alla sbarra gli aguzzini di Auschwitz . Chi ha creato questo labirinto? Per quale motivo? Se in Germania nel ’58 si fosse chiesto cos’era Auschwitz, nessuno avrebbe risposto. Tutti,dopo la ricostruzione del dopoguerra e la ripresa economica che stava portando il benessere,volevano dimenticare. Scavare negli archivi del Terzo Reich significò andare a toccare con mano la colossale e sfuggente estensione di un fenomeno – l’adesione al nazismo – in cui non è sempre facile tracciare un confine tra il conformismo di facciata dei tanti, semplici iscritti al partito e la partecipazione attiva e convinta al suo sistema ideologico.

Ed il protagonista, durante il film, nel suo difficile cammino verso la verità e la giustizia pronuncia queste frasi

– “Voglio che ogni ragazzo tedesco si chieda se suo padre fosse un nazista”

– “Mengele è Auschwitz, perché Mengele è come noi, ha una famiglia, è colto, ama l’opera… è quasi… simpatico”

– “Se io fossi stato qui [ad Auschwitz], non so come mi sarei comportato”

La questione morale finirà per dover cedere il passo alla necessità giuridica di condannare gli assassini: un sigillo posto su un passato da superare, ed una consacrazione di uno stato diritto. Il film ha il merito di raccontare un pezzo di storia, poco conosciuta, che mostra le difficoltà di arrivare a quel processo che, nel ’63, porto’ in aula 211 sopravvissuti a Auschwitz e 19 Ss e una nazione alla coscienza di un terribile recente passato.

L’opera di Ricciarelli, milanese di nascita e tedesco d’adozione, mette in campo tutti i temi legati alla Shoah: la responsabilità di chi partecipo’ a quell’orrore, diviso tra coscienza e dovere di soldato, le suggestioni del revisionismo storico, la banalità del male di Hanna Arendt e soprattutto la volontà di un paese che non vuole davvero sapere la verità.

”Fritz Bauer – ha spiegato il regista – è un po’ un eroe dimenticato. Era il procuratore generale e, non a caso, affido’ la lista dei responsabili a due giovani colleghi perche’ sicuramente non coinvolti nel nazismo”.

Sulla responsabilità di quell’eccidio, spiega ancora Ricciarelli:”non e’ importante quando si e’ nati, prima o dopo Auschwitz. Anche se non si e’ colpevoli resta comunque la responsabilità di quello che e’ successo allora”. ”’.

Nel film non si salva nessuno: innanzitutto i tedeschi, che hanno colpevolmente chiuso gli occhi e si sono gettati in una Germania protesa verso il futuro e il benessere; poi gli Alleati, che hanno protetto, fatto espatriare o reinserito nella pubblica amministrazione  grandi nomi e pezzi grossi del governo nazista, in barba a un processo di Norimberga forse utile solo a eliminare chi non sarebbe servito; e infine tutti coloro che hanno collaborato alla tessitura di questo velo con cui coprire gli occhi di uno stato appena nato.

La storia funziona, il ritmo prende lo spettatore, le interpretazioni sono convincenti e le scelte registiche, insieme alla fotografia, danno ancora più forza ai personaggi, immersi in una Francoforte quadrata, austera e dal sapore anni sessanta. Una Francoforte in cui tutti hanno un legame col regime, un motivo per tenere immutato quel silenzio, anche i più insospettabili.

“ Il labirinto del silenzio” racconta la necessità di alzare quel sipario, di fare i conti col passato, perché il silenzio non aiuta nessuno: senza analisi, senza informazione, senza consapevolezza non si può comprendere e non si può porre rimedio. Al centro del racconto si colloca l’idea che uno sguardo universale sia l’unico vero presupposto di una società civile, in cui nessun individuo e nessun traguardo si  ponga al di sopra del bene comune.

“ Il labirinto del silenzio” ci può aiutare forse a non chiudere gli occhi sui drammi del nostro tempo e spingerci a fare ciascuno la propria parte.

Alternanza scuola-lavoro nei Licei: quali margini di possibilità?

Alternanza scuola-lavoro nei Licei: quali margini di possibilità?

di Mariacristina Grazioli

Una premessa necessaria

L’Alternanza Scuola lavoro rappresenta una delle innovazioni strutturali delle legge di riforma n. 107 del 2015; il percorso che viene delineato introduce il tema dell’orientamento che si concretizza in una didattica innovativa ed integrata e che si esprime in buone pratiche curricolari ed extracurricolari.

Se è l’Orientamento ad essere lo strumento di transazione tra Formazione e Lavoro, allora la Scuola assume in effetti il ruolo guida destinato a garantire la piena realizzazione di un percorso strategico e permanente, volto allo sviluppo della persona umana e alla ricerca della sua identità. Le azioni poste in essere, perciò, saranno tese a promuovere il sostegno ai processi di scelta e alla valorizzazione della capacità decisionale, sia in termini di vita personale, che in vista della futura vita professionale.

L’occupazione attiva – prima ancora che il “mestiere” o la “professione” – è dunque l’obiettivo dell’identità liceale. E’ un occupazione attiva che nasce dalla valorizzazione dell’orientamento, ed deve essere intesa a maggior ragione, come garanzia della partecipazione individuale alla crescita economica e alla inclusione sociale.

La didattica orientante parte da una lettura chiara del cambiamento del paradigma Formazione/Lavoro: le mutate esigenze della società, della famiglia di riferimento e della persona, i nuovi orizzonti dell’economia, il cambiamento dei modelli culturali sono solo alcune delle aree di riflessione. Occorre infatti ripensare complessivamente al modello dell’istruzione liceale ponendo al centro lo sviluppo delle competenze di base trasversali. Responsabilità, spirito di iniziativa, motivazione, creatività, pensiero produttivo e senso di imprenditorialità, l’apprendimento funzionale delle lingue straniere e delle competenze digitali, sviluppano l’acquisizione delle abilità cognitive, logiche e metodologiche utili e necessarie alla promozione delle abilità trasversali, comunicative e meta cognitive.

Lo scenario culturale di riferimento

L’Alternanza Scuola Lavoro (ASL) è un’accelleratore di maturità individuale. La persona che apprende sta al centro di un sistema culturale – il liceo – che pone la conoscenza accanto all’irrinunciabile motivazione al fare.

La sintesi tra il Sapere tradizionale e la disponibilità all’ascolto e alla partecipazione attiva, in un contesto rinnovato che espande l’aula e la lezione in compiti di Realtà, suggerisce azioni che portano ad una cultura viva e vissuta pienamente, una sorta di “fare per apprendere”. La scoperta del sapere iscritto nel Reale e l’appassionata ricerca personale e nel gruppo dei pari di riferimento, garantisce un percorso vitale di scoperta che apre alla sorpresa e alla curiosità.

Lo schema tradizionale che si sviluppa tra allievo e docente è aperto al Reale, attraverso una traduzione costante e mirata di occasioni vissute e contenuti essenziali; il processo culturale muove dalla tradizione liceale, entra nel Reale e nell’Attuale e orienta alla costruzione di un prodotto culturale personale e perciò vero, perché identificante ed identificabile.

Si tratta dunque di mirare al un’opera culturale “di produzione attiva” dove il soggetto che apprende esprime la propria fecondità in un processo guidato di autocoscienza. Il circuito è generativo ed è sostenuto da un continuo interscambio tra il discente some soggetto, il suo gruppo di riferimento, il contesto della comunità liceale, il mondo sociale.

Il passaggio dalla Comunità – più avvolgente e conosciuta – alla Società – in cui l’individuo può vivere una sensibile solitudine fino a toccare il senso di separazione – rappresenta l’ignoto paesaggio di un viaggio attraverso nuovi modelli organizzativi e richieste motivate dai progetti per il futuro: non è un caso che, se sarà proprio il senso di curiosità a stimolare le scelte verso la partecipazione al progetto culturale comune, si potrà assistere, per certi versi, all’uscita degli adolescenti dal senso di insocievolezza dilagante.

ASL e le nuove didattiche

L’ASL è l’occasione per una didattica laboratoriale che sa strutturare situazioni formative operative.

I contesti di apprendimento assumono i caratteri dell’attività e dell’efficacia: le relazioni, i luoghi, gli strumenti, i materiali non sono mai casuali. Gli esiti assumono la forma di prodotti significativi e di rilevanza, sia per il singolo alunno che per la comunità educante.

La didattica orientante e laboratoriale si spinge nell’area della ricerca: una sorta di conquista di un processo attivo per raggiungere, attraverso la pratica e la riflessione interiorizzata del processo di apprendimento, la competenza acquisita e validata.

La didattica laboratoriale sa costruire competenze orientative di base, attraverso un curricolo unitario e verticale che si colloca nella prospettiva della triennalità. In tal senso viene recuperato il valore intrinseco delle discipline attraverso il contributo prezioso della cultura al Lavoro, costituzionalmente inteso.

Le esperienze scolastiche ed extra scolastiche condotte dai docenti di riferimento tendono a valorizzare gli apprendimento liceali, ma portano anche alla costruzione dell’esperienza di vita. Sarà questa l’occasione riflessiva ed auto-cosciente di rilettura del sé, attraverso una significativa autovalutazione sui successi dei percorsi formativi intrapresi e sugli sbocchi professionali futuri, per costruire un potenziale progetto individuale.

La concezione della classe quale luogo unico di apprendimento è superata con l’idea che le esperienze assistite in ambiente organizzato, mettono in grado gli studenti di acquisire quelle conoscenze delle regole organizzative e dei comportamenti conseguenti, necessarie per lo sviluppo coordinato delle abilità di ciascuno, in un a curvatura didattica personalizzata non disgiunta dal profilo liceale

L’esperienza “open” potrà avere diverse valenze (stage, eventi, aula decentrata), anche leggendo le fasi del curricolo di Istituto con modelli flessibili di riorganizzazione interna.

Aula, laboratorio interno e laboratorio estero sono alternati, da qui forse il significato più denso del termine che connota l’innovazione ASL.

La maturazione personale corre dunque sulla linea dei Saperi che diventano utili e spendibili. Studio e lavoro si sciolgono in una attività che prevede una progressiva conquista personale: una sorta di splendido antidoto – fatto di serietà, motivazione e responsabilizzazione – utile alla comprensione della liquidità della società mutevole e complessa.

 

ASL e norme di riferimento

La legge 107, già al comma 1 fa riferimenti indiretti al valore e all’efficacia dell’orientamento “per affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza e innalzare i livelli di istruzione e le competenze (…) per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini…”.

L’orientamento entra dunque a piano titolo negli obiettivi prioritari che il Liceo dichiara quale punto di interesse prioritario. E’ dal comma 7 che si può assumere la “definizione di un sistema di orientamento” e la centralità del ”potenziamento delle metodologie laboratoriali e delle attività di laboratorio”, assai calzanti e caratterizzanti l’ASL.

Al comma 28 si osserva l’inserimento degli insegnamenti opzionali “nel curriculum dello studente, che ne individua il profilo associandolo ad un identità digitale che raccoglie dati utili anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro”.

Più specificamente, al comma 33 l’Alternanza scuola-lavoro è utile ”al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti” e si struttura per almeno 200 ore per il triennio.

I successivi commi 35 e 39 dettagliano alcune modalità operative e l’investimento che il nuovo modello comporta in termini di azioni organizzative e finalizzazioni di risorse.

Non sfugge come la legge 107/2015 abbia assorbito la normativa di riferimento che attiva l’ASL già con la precedente disposizione L.53 del 28 marzo 2003 poi sintetizzata dal D.leg 15 aprile 2015 n 77; qui i ”periodi di apprendimento in situazione lavorativa, che non costituiscono rapporto di lavoro individuale”, sono da tradurre e ricollocare nell’identità tipica dei licei proprio attraverso il ridisegno dei metodi e dei contenuti didattici.

Le nuove Linee guida Miur 2015 non mancano di sottolineare che l’ASL è connessa alle iniziative relative all’occupazione giovanile promosse dal Consiglio europeo nella Raccomandazione 2013/C 120/01 per agevolare la transazione scuola-lavoro. Ovviamente la curvatura liceale non ridimensiona la focalizzazione delle priorità dell’Istruzione e della Formazione, ma anzi le amplifica, poiché la domanda di abilità e competenze di livello superiore aumenterà nel 2020 fino a raggiungere standard di inserimento nel mondo del lavoro assai elevati.

“La missione generale dell’istruzione e della formazione comprende obiettivi quali la cittadinanza attiva, lo sviluppo personale e il benessere, ma richiede anche che siano promosse abilità trasversali, tra cui quelle digitali, necessarie affinché i giovani possano costruire nuovi percorsi di vita e lavoro, anche auto-imprenditivi, fondati su uno spirito pro-attivo, flessibile ai cambiamenti…” (Linee guida – manuale operativo ASL – Miur).

Innovazione e vantaggi per il curricolo di ASL

L’”Alternanza” – forse con un termine non sempre felice e quasi evocante un aspetto più di limite che di opportunità – rappresenta invece la grande innovazione della legge 107/2015.

I benefici, sia sotto l’aspetto dell’organizzazione che degli esiti, sono legati al potenziamento dell’autonomia scolastica e alla capacità di “fare comunità”, attraverso la qualificazione dell’Offerta Formativa di Istituto. L’esaltazione delle forme possibili di flessibilità, nella garanzia di risposte educative ai vari bisogni degli alunni, così come espressi e sintetizzati dai progetti dei consigli di classe, potranno innescare un circuito virtuoso dalla forte valenza orientativa, raggiungendo la reale valorizzazione di ogni eccellenza e il pieno contrasto ala dispersione scolastica.

Le prime misure attuative nel progetto liceale hanno anche a che fare con l’impianto culturale e la delineazione delle aree di intervento del piano di fattibilità triennale; non mancano i limiti legati all’innovazione e alla sperimentazione, ma saranno proprio gli strumenti di monitoraggio a consentire un congruente lavoro di equipe, destinato a ricalibrare e a curvare gli elementi di contesto in base alle specificità.

L’anno scolastico in corso si innesta in un percorso più lungo che confluisce nell’Esame di Stato: l’importanza di avere una Cabina di Regia specifica per ciascuna Istituzione scolastica, che ragiona e interagisce con i dati di innovazione, anche attraverso attività di ri-progettazione, è l’elemento che garantisce la tenuta del progetto in termini di efficacia didattica e coerenza educativa nel profilo di uscita. E’ qui che si fa la migliore sintesi dei pensieri e degli intenti, ma anche dei diversi modi di intendere lo scenario che va dal Lavoro alla Professione post-universitaria.

E’ un lavoro incessante di alleanze e di analisi delle opportunità dei territori. Accordi tra istituzioni ed enti, patti formativi con la comunità di riferimento, dove Il contributo degli esperti esterni non limita, ma potenzia; non invade, ma sostiene; non delegittima, ma arricchisce.

Ovviamente ci aspettiamo un lavoro di messa a punto dei codici comunicativi, perché l’area aziendalistica non assorba il più vasto ambito del Lavoro, inteso culturalmente come massima espressione di ciò che ciascuno può dare a se stesso e alla sua comunità di riferimento. In tal senso, i padri costituenti, scrivendo l’articolo di apertura della nostra Carta Costituzionale, avevano già messo in salvo le premesse irrinunciabili per un passaggio culturale straordinariamente innovativo, fondando l’intera democrazia sull’attività “patrimoniale , intellettuale o manuale che converte in un bene sociale”.

 

Strumenti didattici e competenze digitali

Ogni strumento didattico va implementato nel modello culturale di riferimento, nello stesso tempo va corroborato dal senso di co-azione tra discente e docente. Più in generale l’adulto cura una regia complessa che vede diversi attori sulla scena, primo tra tutti il contesto.

Il carattere di percorso esplorativo che connota il progetto di ASL si basa sulle azioni “cruriosity driven”: è il digitale il contesto di riferimento. Inutile approfondire il Reale e i compiti autentici se non si passa tra le maglie inossidabili del mondo digitale; è un percorso necessario e dettato dall’esistente ed, in effetti, chiedere la costruzione di un progetto personale escludendo la condizione dei “territori adolescenziali” è come aprire ponti senza senza sbocchi.

Ma il digitale, con i suoi codici e i suoi strumenti, può rappresentare una opportunità straordinaria se sarà veramente in grado di condizionare il contesto educativo con la potenzialità di agire sul desiderio innato di conoscere e sperimentare, attraverso quell’entusiasmo effervescente che la curiosità nutre e sostiene.

Non a caso spetta al digitale – o all’integrazione delle azioni che il progetto di ASL saprà fare con le azioni inserite nel PNSD (Piano Nazionale Scuola digitale) – l’esplorazione e la strumentazione del curricolo personale, soprattutto in termini di documentazione e sviluppo, per esempio, di un portfolio digitale.

La definizione che va a delinearsi dal Regolamento per la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti dei percorsi di alternanza, sarà a maggior ragione più efficace se inserita nel contesto digitale, dove la coerenza dei percorsi e la valutazione degli stessi assume un carattere regolativo e non meramente di giudizio sommativo. E’ qui che si gioca in effetti il senso di Comunità che apprende e sa autoregolarsi, portando a compimento il lavoro di co-progettazione e co-organizzazione iniziale.

Sui nuovi ambienti di apprendimento vi è poi una indiscussa fusione tra ASL e PNSD. Il Comma 58 della Legge 107/2015 indica infatti tra gli obiettivi di interesse strategico lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti (o forse si potrebbe suggerire un “nuovo sviluppo”, meno tecnico e più critico), nonché il potenziamento degli strumento didattici, laboratoriali, delle infrastrutture, la formazione dei docenti per l’innovazione didattica e lo sviluppo della cultura digitale.

 

La Valutazione in ASL, un cantiere aperto

L’esperienza della valutazione non può mancare e certamente entra in relazione sinergica con l’approccio metodologico che lo stesso progetto di istituto vorrà implementare. In ogni caso, se il percorso di scoperta che l’Alternanza tende ad alimentare incessantemente vuole raggiungere gli obiettivi prefissati , occorre delineare – in concomitanza al progetto esecutivo – le aree di azione del procedimento valutativo.

In Alternanza concorrono strategicamente almeno due aspetti: da una parte un lavoro di valutazione complessivo sugli apprendimenti e sulle competenze dell’alunno, dall’altra – ed indubbiamente non in forma disgiunta – un sistema di autoanalisi su indicatori prestabiliti, che inserisce a pieno diritto l’ASL nel processo di miglioramento di istituto.

Sul piano degli apprendimenti, gli esiti conseguiti dagli alunni giocano su un livello nuovo, dove è il risultato multifattoriale che conta; in effetti occorre riconosce valore agli apprendimenti acquisti in un contesto anche non formale, per cui il “risultato” appare meno legato ad un semplice obiettivo di contenuto e maggiormente sviluppato dalla valutazione di processo. Dunque si auspica un metodo di valutazione – senza soluzioni di continuità e costituito da un buon supporto documentativo – caratterizzato da osservazione strutturata e specifica del percorso individuale e di gruppo.

I dati, verificabili e pertanto valutabili, accolgono l’idea che le competenze trasversali sono ben individuabili nell’area delle relazioni e della motivazione: qui il passaggio a strumenti più certificativi può essere utile ai fini di contenere una doppia riproduzione del voto di condotta specifico, per il contesto scolastico “di tradizione”.

La confluenza in ASL di diversi contesti e vari soggetti impone un accordo preventivo e la condivisone culturale del valore della valutazione regolativa e certificativa, anche al fine di valorizzare le esperienze formative. In tal senso, una buona documentazione del processo e la trasparenza degli esiti, accresce la propensione dell’ASL a svilupparsi oltre il liceo, e si proietta nel percorso irrinunciabile dello studente in termini di lifelong learnig.

GUARDAMI NEGLI OCCHI

A.Ge. CASTELFIORENTINO: “GUARDAMI NEGLI OCCHI”
PER CONOSCERE L’AUTISMO DA VICINO

“Guardami negli occhi”: è questo il primo esercizio che viene proposto ai bambini con autistismo, la sfida di mettersi in relazione con l’altro, di superare la propria situazione di isolamento partendo da ciò che si è. Da questo nasce l’iniziativa dell’Associazione genitori A.Ge. Castelfiorentino, che propone un’incontro con i ragazzi con autistismo ospitati nel vicino centro diurno “Casa di Ventignano” di Fucecchio (FI), le loro famiglie, le istituzioni e il territorio, sabato 30 gennaio alle 17 presso il Ridotto del Teatro del Popolo, in piazza Gramsci 77 a Castelfiorentino.

“Abbiamo registrato le attese e le preoccupazioni dei genitori in rapporto alla scuola e in particolare quelle di chi ha un bambino con autistismo –dichiara Vito Colella, presidente dell’A.Ge. Castelfiorentino- Da questo è nato nell’Associazione il desiderio di fare qualcosa per questa e le altre famiglie che nella nostra comunità vivono in solitudine tutte le difficoltà che l’autismo comporta. Ma cosa?”.

“La risposta –prosegue Colella- è stata quella di iniziare a far conoscere cosa accade in una famiglia quando c’è un bambino con autismo, provando a metterci nei panni dei genitori, ma soprattutto dei bambini. E’ importante conoscere l’autismo da vicino per poter fare qualcosa, per poterlo guardare negli occhi e non aver paura, per vedere la bellezza che c’è in questi ragazzi e in queste famiglie. E allora si capisce che la relazione e il sostegno di una comunità, di una scuola, di un paese è determinante per questi ragazzi”. L’Associazione genitori A.Ge. Castelfiorentino si pone infatti come obiettivo quello di cogliere i bisogni evidenti e latenti sul territorio che riguardano le tematiche inerenti l’educazione, la famiglia e il ruolo sociale che questa ha nella comunità.

Con questo desiderio A.Ge. Castelfiorentino vi invita a partecipare, per conoscere e capire, alla serata. Questo non vuole essere un convegno per gli addetti ai lavori, ma un’occasione di incontro. Infatti i protagonisti saranno proprio loro, i ragazzi con autismo che ci dimostreranno quanto avere una comunità di persone che ti vuole bene e ti sostiene aiuta a far emergere le proprie potenzialità e la propria personalità. Questo ce lo racconteranno innanzitutto gli operatori che quotidianamente condividono fatiche e speranze delle famiglie e di questi ragazzi. Le loro voci saranno rappresentate dalla dott.ssa Cinzia Pieraccini e dal dott. Leonardo Granchi che gestiscono, insieme ad educatori e operatori del settore, la Casa di Ventignano.

E saranno proprio i ragazzi della Casa di Ventignano che si mostreranno in uno spettacolo circense grazie alla guida di Samuele Mariotti. Ci mostreranno quanto bisogno c’è di relazione proprio attraverso la terapia circense che favorisce l’interazione, lo scambio, l’attenzione e la collaborazione. Inoltre ci aiuteranno ad entrare in questo clima di novità la Compagnia Teatrale “Passi di Luce” e la “Premiata Cinematografia Popolare” con un loro contributo artistico e di riflessione profonda ed attuale.

L’incontro sarà al Ridotto del Teatro del Popolo di Castelfiorentino gentilmente concesso dall’Amministrazione Comunale e dalla Fondazione Teatro del Popolo, i quali da subito hanno appoggiato con interesse questa iniziativa.

Seminari gratuiti per docenti, genitori e appassionati dedicati alla robotica educativa

Seminari gratuiti per docenti, genitori e appassionati dedicati alla robotica educativa

Il 30 Gennaio 2016 a Genova, presso l’Istituto Nautico “San Giorgio”, in contemporanea alla FIRST® LEGO® League (FLL), Scuola di Robotica ha organizzato molte presentazioni. Si parlerà di robotica educativa nella didattica dei BES, di uso consapevole dei social media e di navigazione sicura in rete; presenteremo il nuovo Lego WeDo 2.0, progetti dedicati a temperare l’abbandono scolastico e presenteremo molti altri temi relativi alle tecnologie digitali e ai giovani.

Il programma dei seminari gratuiti è molto ricco per cui vi chiediamo di prenotarvi in anticipo in modo da potervi dare materiale in anticipo e prepararvi l’Attestato.

Ecco il programma con il link alla prenotazione che viene gestita con Eventbrite:

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