In difesa dei diritti dei precari

L’ANIEF vince ancora in tribunale in difesa dei diritti dei precari: MIUR condannato a 50.000 Euro di risarcimento per discriminazione.

 

La battaglia dell’ANIEF a tutela dei diritti dei lavoratori precari della scuola continua a raccogliere successi in tribunale e a vedere il Ministero dell’Istruzione nuovamente condannato per aver discriminato i docenti a tempo determinato non riconoscendo loro la medesima progressione stipendiale corrisposta ai docenti di ruolo. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Giovanni Rinaldi danno una nuova sonora lezione al MIUR e ottengono ragione presso il Tribunale del Lavoro di Torino con ben cinque sentenze che condannano l’Amministrazione a corrispondere ai ricorrenti un totale di oltre 50.000 Euro per le progressioni stipendiali mai riconosciute.

 

Le sentenze, ottenute grazie alla grande professionalità dei legali ANIEF, ricordano che “il principio di non discriminazione tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato è stato sancito, nell’ordinamento comunitario, dalla clausola 4 dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato del 18.3.1999, trasfuso nella Direttiva 1999/70/CE del 28.6.1999, secondo la quale “per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato” e accolgono in toto le tesi del nostro sindacato ribadendo che “il contrasto tra le previsioni del diritto comunitario e le regole dettate dalla normativa interna speciale del settore scolastico, non giustificato da “ragioni oggettive”, deve essere risolto dal giudice nazionale in favore delle prime, in ragione della loro superiorità nella gerarchia delle fonti, attraverso la disapplicazione delle norme interne confliggenti”.

 

Le ragioni addotte dal MIUR per giustificare la palese disparità di trattamento posta in essere nei confronti dei lavoratori a tempo determinato, infatti, sono state ritenute senza “alcuna correlazione logica con la negazione della progressione retributiva in funzione dell’anzianità di servizio maturata, che risponde unicamente ad una finalità di risparmio di spesa pubblica, comprensibile ma del tutto estranea alle “ragioni oggettive” nell’accezione di cui alla clausola 4, punto 1, dell’Accordo Quadro sul lavoro a tempo determinato”.

 

Alla luce della giurisprudenza comunitaria, dunque, il Tribunale del Lavoro di Torino ha ritenuto “illegittime le norme del CCNL del comparto scuola che attribuiscono il diritto alla progressione nelle posizioni stipendiali unicamente al personale assunto con contratto a tempo indeterminato e che riconoscono l’anzianità pregressa ai lavoratori precari immessi in ruolo soltanto con decorrenza dalla data di immissione in ruolo” condannando, di conseguenza, il Ministero dell’Istruzione a corrispondere ai ricorrenti le progressioni stipendiali mai riconosciute per un totale, comprensivo di interessi, che supera i 50.000 Euro e con ulteriore condanna al pagamento delle spese di giudizio quantificate in complessivi 11.614 Euro oltre accessori.

 

L’ANIEF ricorda a tutti i lavoratori precari della scuola che è ancora possibile ricorrere per vedersi finalmente riconosciuti i propri diritti e per ottenere pari dignità retributiva rispetto ai docenti a tempo indeterminato.

Dirigenti Scolastici – Ricorso al giudice del lavoro

Dirigenti Scolastici – Ricorso al giudice del lavoro per il recupero delle somme indebitamente sottratte nel passato ai DS

La riforma della scuola che mette in atto le indicazioni della Legge 107/2015 assegna al dirigente scolastico un ingente carico di responsabilità e di lavoro. Il percorso, avviato 15 anni fa con l’entrata in vigore della scuola dell’autonomia, è dunque giunto a destinazione solo da pochi mesi, attraverso l’approvazione di nuove norme, come l’introduzione del merito professionale e degli albi territoriali, la cui applicazione rimane ancora poco chiara e complessa nello svolgimento delle diverse fasi, ancora incerte nell’attuazione. Anief-Dirigenti Scolastici lancia i ricorsi al Giudice del Lavoro.

Leggendo il dossier pubblicato dalla rivista Tuttoscuola, dal titolo più che esplicativo ‘Responsabilità crescenti, stipendio inadeguato’, emerge chiaro che “il confronto con i dirigenti amministrativi e con i dirigenti di altri settori è impietoso”.

Ai dirigenti scolastici si assegnano gravi responsabilità e non si riconosce il benché minino corrispettivo salariale.  A nulla sono valse le reiterate istanze di equiparare il ruolo del dirigente scolastico a quello dei dirigenti della Pubblica Istruzione. La parabola discendente degli stipendi dei dirigenti della scuola è iniziata con l’approvazione della Legge 122/2010, che ha stabilito il blocco delle retribuzioni per i pubblici dipendenti. Solo che per i dirigenti scolastici si è andati ben oltre. Perché il MIUR e il MEF hanno tagliato il ‘Fondo unico nazionale’ in modo del tutto cervellotico, ritrattando le loro stesse decisioni: basti dire che, per l’anno scolastico 2012/2013, hanno in prima battuta determinato il FUN in 144.877.299,51 euro, ma dopo ben due anni l’hanno ulteriormente ridotto, portandolo a 126.875.950,00. Per poi ritoccarlo ancora al ribasso, dopo altri sei mesi, sino a 125.317.604,38 euro. Il taglio è stato confermato per i due anni successivi, per cui i dirigenti scolastici hanno subito in tre anni un danno di circa 15mila euro e, ad oggi, continuano a percepire circa 400 euro in meno al mese.

La vera beffa è che, nel frattempo, nonostante il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici sia terminato, non si è mai tornati alla situazione del 2010, anno in cui quel fondo ammontava a 145.879.833,18 euro. E ciò a dispetto del fatto che i dirigenti scolastici avrebbero diritto a molto di più, perché nella loro busta paga mancano delle “voci” importanti. A cominciare dal conferimento della RIA dei pensionati, che è “risparmio di sistema”, cosa che non comporterebbe nemmeno un aggravio di spesa per l’amministrazione centrale. La verità è che i due ministeri coinvolti hanno tagliato tale spesa negli anni precedenti, ma adesso debbono senz’altro restituirla: sono 27.435.394,35 euro al primo settembre 2014, per cui il FUN relativo a questo anno scolastico dovrebbe essere pari a 173.315.227,53 euro. Nella realtà, il Fondo unico nazionale per l’a.s. 2014/2015 è stato determinato in 117.727.736,02, che corrispondono a 55.587.491,51 euro in meno. Ne consegue che i dirigenti scolastici italiani stanno perdendo circa 7mila euro l’anno, più di 500 euro al mese.

Tutto ciò riguarda il passato. Per il presente, invece, resta ancora il conferimento della RIA per un altro anno e, soprattutto, vi sono i nuovi stanziamenti: anche se a proposito di questi ultimi non vale la pena parlare, si ammonta a circa 10/15 euro a testa. Inoltre, vi sono ulteriori fondi specificamente stanziati per i dirigenti delle scuole dalla Legge 107/2015, anche se pure su questi non c’è da esserne contenti. Resta il fatto che, a partire dal corrente anno scolastico, il FUN viene incrementato di 35 milioni lordo stato e, per il lordo dipendente sono circa 25 milioni e mezzo di euro; in media si tratta di poco più di 3.000 euro annui, di cui 240 mensili. Sommati a quanto indebitamente sottratto negli anni precedenti, fanno 10mila euro l’anno, intorno ai 750 euro al mese. La legge stabilisce anche uno stanziamento straordinario, una tantum, pari a 46 milioni per l’anno 2016 e 17 milioni per l’anno 2017. In totale, sono 63 milioni lordo stato, circa 39 milioni lordo dipendente, in media 5.700 euro pro-capite.

“A fronte di questi incrementi da corrispondere nell’anno in corso, da Viale Trastevere tutto tace”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Il sospetto è che il Miur attenda il rinnovo del contratto nazionale. Per quanto riguarda l’utilizzazione dei fondi stanziati dalla Buona Scuola, tuttavia, non c’è bisogno del nuovo contratto: basta il contratto vigente e per restituire il maltolto, non occorre altro”, conclude il sindacalista.

Alla luce di tali gravi inadempienze da parte dell’amministrazione, Anief-Dirigenti Scolastici – nata a fine 2015 su richiesta di tanti presidi col fine stesso di sostenerli e tutelarli, ha deciso di agire, avviando specifico ricorso al giudice del lavoro, volto proprio ad ottenere quanto dovuto e a recuperare le somme sottratte indebitamente in passato.

Maltrattamenti fisici e psicologici di minori a scuola

da La Stampa

Maltrattamenti fisici e psicologici di minori a scuola

rosalba miceli

In Italia svolgono il mestiere di insegnanti circa 700mila docenti, mentre i casi di abusi denunciati costituiscono un numero limitato, anche se sollevano interrogativi inquietanti. Quante situazioni rimangono impunite e sotto silenzio per anni? Come squarciare il velo dell’omertà a scuola, in presenza di insegnanti che usano modi violenti di rapportarsi con gli alunni? E come interpretare tali comportamenti? Sono da leggere come uno dei sintomi del disagio e dello stress cui sono sottoposti quotidianamente gli insegnanti nel praticare la loro professione, in contesti scolastici spesso difficili e complessi o come la manifestazione di un disagio ancora più profondo, di un’indole violenta e abusante, di un tentativo di vittimizzazione teso a creare una condizione di soggezione psicologica e di sofferenza nei soggetti più vulnerabili, soprattutto bambini in tenerissima età, affidati alle loro cure? Si tratta di nodi difficili da sciogliere, che necessitano di una attenta valutazione caso per caso da parte delle autorità competenti.

 

Intanto, dopo il fermo di una maestra d’asilo a Pavullo nel Modenese, per maltrattamenti fisici e psicologici (le testimonianze e i filmati raccolti dai carabinieri documentano schiaffi, spintoni e strattonamenti a bambini fra i tre e i cinque anni, accompagnati da gravi insulti) – ennesimo episodio, di una serie di fatti di cronaca eclatanti – si fa sentire la voce del sociologo e giornalista Antonio Marziale, fondatore e presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, nonché consulente della Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza.

 

Nel comunicato pubblicato sul sito dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori (Osservatorio sui Diritti dei Minori, 01/02/2016), Marziale osserva: «Siamo ormai all’emergenza quantitativa ed è tempo che il Ministero dell’Istruzione cominci seriamente a prendere in considerazione misure di prevenzione e repressione di un fenomeno intollerabile. Purtroppo il fenomeno non è circoscritto ai casi riportati nella cronaca, perché quotidianamente registriamo segnalazioni del genere con l’invito, da parte nostra ai genitori, di denunciare e questi che cercano di aggiustare la situazione per paura di ritorsioni o perché i dirigenti scolastici intervengono per tacitare le rimostranze per salvaguardare il buon nome della scuola e tutto ciò è intollerabile».

 

Il presidente dell’Osservatorio incalza: «Urge un nuovo patto d’intesa tra famiglia e scuola, un patto che riavvicini le parti e serve soprattutto che il Ministero dell’Istruzione finalmente capisca che quello del docente è un mestiere emotivamente usurante, per cui occorre sottoporre a una periodica visita psicologica gli insegnanti. Ciò non deve essere letto come una manifestazione di mancanza di fiducia verso una categoria che annovera a gran maggioranza docenti degnissimi, ma come la maniera più efficace per stanare chi non è idoneo e togliere la cancrena che si annida in troppe aule».

 

Infine il sociologo rivolge un appello contro l’omertà a tutto il personale scolastico: «Un messaggio intendo lanciare a quanti, tra docenti e personale non docente, affollano i plessi scolastici, per dire loro che non è possibile che nessuno senta un bambino strattonato e picchiato, perché certamente si difende come meglio può, piangendo a squarciagola. Il silenzio è sempre complice».

 

Proprio nel caso della maestra d’asilo di Pavullo, a far scattare le indagini dei carabinieri, sono state le denunce dei genitori, allarmati dal comportamento dei bambini che, una volta a casa, dichiaravano di non voler tornare all’asilo, intimoriti dalla maestra.

 

Sulla differenza, talora sfumata, tra maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione, si è espressa di recente la Cassazione (sentenza n. 4170 della sesta sezione penale, riguardo il caso di una insegnante della scuola di Capo di Ponte, in Val Camonica, arrestata nel 2012, dopo essere stata colta in flagrante dalle telecamere mentre schiaffeggiava un alunno di terza elementare). Nella situazione specifica è stato ritenuto che il docente, qualora schiaffeggi gli alunni come modo di agire abituale, vada giudicato per il reato di maltrattamenti.

 

Sul fronte della prevenzione della salute psicofisica degli insegnanti (e contestualmente della tutela dell’utenza) è bene ricordare che le scuole possono prevedere e attuare il piano di prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (SLC) per i docenti. La valutazione dei rischi SLC è obbligatoria anche per le scuole, così come è obbligatorio, nei casi in cui appare necessario, adottare specifiche ed adeguate misure di prevenzione, mediante azioni che possono migliorare l’organizzazione del lavoro e che fanno riferimento principalmente al ruolo del dirigente scolastico (D.Lgs. 81/2008, art. 28).

Chiamata diretta: si farà nonostante i sindacati?

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta: si farà nonostante i sindacati?

Mobilità, trasferimenti, ambiti territoriali, chiamata diretta, poteri dei dirigenti scolastici: tutti temi che stanno tenendo i docenti con il fiato sospeto.

La questione della chiamata diretta dagli ambiti territoriali sta entrando in una fase decisiva.
Il Ministero non si sbilancia, mentre i sindacati sono convinti che – alla fine – saranno loro ad avere la meglio.
In tutto questo la politica tace nel timore di aprire nuove polemiche e contrasti interni alla maggioranza di Governo, cosa di cui – in questo momento – non c’è davvero bisogno.
I tecnici del Miur sostengono che la legge è chiara e non è possibile derogare, i sindacati ribattono che se si sta derogando sulle modalità di trasferimento dei docenti in ruolo ante 2015, si possono benissimo fare anche altre eccezioni.

Al Dipartimento della Funzione Pubblica, intanto, si stanno già preparando ad esaminare con cura l’ipotesi di contratto che sarà firmata nei prossimi giorni per capire se le violazioni alla legge 107 si possano accettare o se siano tali rendere impossibile la sottoscrizione definitiva dell’accordo.
La soluzione che i sindacati hanno in mente è apparentemente semplice: la questione della chiamata diretta dovrà essere affrontata con una sequenza contrattuale successiva al contratto stesso e con la quale dovranno essere definiti criteri oggettivi per le chiamate dagli amibiti.
L’idea di affidare ai dirigenti scolastici la responsabilità di effettuare le chiamate dagli ambiti tenendo conto delle esigenze delle scuole viene considerata inaccettabile da tutti i sindacati compresi quelli che hanno dirigenti fra i propri iscritti (praticamente tutti i sindacati rappresentativi ad eccezione della Gilda).
Difficile però che la strada della sequenza contrattuale possa portare da qualche parte perchè i tempi sono ormai strettissimi e a questo punto sarà davvero difficile che le operazioni di trasferimento possano essere avviate entro aprile, come sarebbe necessario.
E se anche la sequenza contrattuale si concludesse in tempi accettabili non c’è nessuna certezza che la Funzione Pubblica ne accetti i contenuti.
Insomma, l’entrata in vigore della chiamata diretta sembra ormai più una certezza che una possibilità.
I sindacati però ribadiscono che il loro mestiere si riassume in tre parole, “trattare, trattare, trattare” e che fino all’ultimo istante cercheranno di bloccare la chiamata diretta.
In tutto questo è scomparso dal dibattito un aspetto fondamentale: se anche non ci sarà la chiamata da parte dei dirigenti, è fuori discussione che la titolarità sulla scuola riguarderà una parte sempre più ridotta di insegnanti. E, quel che è peggio, ci si troverà di fronte ad un sistema a due o tre velocità con docenti titolari di sede, docenti titolari sull’ambito e regole per il trasferimento diverse a seconda delle modaità o dell’anno di assunzione.
Sistema che sembra prefigurare già ricorsi di ogni tipo.

Operazione #Sbloccascuole, in arrivo 480 mln per l’edilizia scolastica

da La Tecnica della Scuola

Operazione #Sbloccascuole, in arrivo 480 mln per l’edilizia scolastica

Renzi scrive ai sindaci: “La scuola e l’edilizia scolastica sono temi che questo Governo ha a cuore sin dal suo insediamento”.

Con un comunicato di oggi, 5 febbraio, la Presidenza del Consiglio del Ministri informa che, come previsto dalla Legge di Stabilità 2016 (articolo 1, comma 713), sono stati liberati dai vincoli di bilancio per Comuni, Province e Città metropolitane 480 milioni di euro destinati ad interventi di edilizia scolastica e per la realizzazione di nuove scuole.

Ma l’assegnazione dei finanziamenti non sarà automatica: infatti, gli Enti locali dovranno presentare apposita domanda entro il 1° marzo prossimo alla Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Per farlo, dovranno utilizzare l’apposito form on-line sul sito www.sbloccabilancio.it, seguendo le indicazioni contenute nell’avviso del 2 febbraio.

Nella lettera indirizzata agli oltre 8mila sindaci e amministratori per lanciare l’operazione #Sbloccascuole, Matteo Renzi sottolinea che “la salute della scuola è un tema scritto ai primi punti dell’agenda politica. In tutto abbiamo già aperto 3.766 cantieri, di cui 2.435 già chiusi. Vuol dire 20.875 posti di lavoro, che diventeranno 46.882 con i cantieri in partenza nel 2016. Sulla scuola non si scherza”.

Si tratta di un’operazione definita complementare a quanto già fatto dal Governo per rilanciare gli investimenti agendo sul Fondo Pluriennale Vincolato. Infatti, grazie a 344 milioni di sblocco del patto di stabilità, già dal 2014, 454 Comuni e 107 Province e Città Metropolitane hanno potuto finanziare la ristrutturazione totale degli istituti, con particolare attenzione agli interventi di bonifica dell’amianto e di adeguamento alle normative per la sicurezza antisismica e antincendio. Sono state, inoltre, costruite nuove scuole “che oggi si presentano come esempi all’avanguardia per le soluzioni architettoniche adottate”. “Dei 1.158 cantieri aperti – conclude il Governo – 787 sono già conclusi”.

Miglioramento, disponibile l’ambiente on-line Indire per il Nucleo interno di valutazione

da La Tecnica della Scuola

Miglioramento, disponibile l’ambiente on-line Indire per il Nucleo interno di valutazione

Nell’ambito dei numerosi strumenti messi a disposizione da Indire a supporto di docenti e dirigenti scolastici, è aperto da pochi giorni uno spazio virtuale per i membri del NIV.

(Nucleo interno di valutazione). Le scuole possono iscrivere gratuitamente i membri del proprio NIV a questo nuovo spazio di formazione e informazione sulle tematiche del miglioramento.

Lo spazio virtuale, contenente anche video di approfondimento e la possibilità di collegarsi a lezioni, è strutturato in tre aree:

  1. Tecniche e strumenti di progettazione
  2. Innovazione per il miglioramento
  3. Valorizzazione della scuola.

Per accedere, è necessario collegarsi al link http://miglioramento.indire.it/supportoscuole. La scuola può accedere attraverso il proprio codice meccanografico e la password di istituto, la stessa che utilizza per accedere ai servizi on-line di INDIRE. Se questa password non fosse mai stata richiesta o fosse stata smarrita, all’interno della maschera di login cliccare su recupera password oppure scrivere a helpcodiciscuole@indire.it . I componenti del NIV per poter accedere devono essere prima iscritti dalla Scuola tramite l’Area riservata.

 

Faraone sul concorso: ok punteggi per servizio prestato

da tuttoscuola.com

Faraone sul concorso: ok punteggi per servizio prestato
Graduatorie Medie e Superiori esaurite entro un triennio

Per la prima volta il servizio prestato viene valutato in un concorso per l’accesso ai ruoli dell’insegnamento“. Lo ha sottolineato il Sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, rispondendo alla Camera a un’interpellanza del M5S sul prossimo concorso per l’assunzione di oltre 63.000 docenti.

Questa scelta, come altre che caratterizzano il bando del prossimo concorso, è coerente – ha spiegato – con la volonà di rispettare la specificità dei partecipanti. La stratificazione di norme, il precariato e le graduatorie non le ha create questo governo. Abbiamo deciso di chiudere con il passato, ma lo abbiamo fatto rispettando il più possibile la storia personale e la sofferenza di chi tutto questo lo ha subito“.

Il sottosegretario ha quindi messo in evidenza “alcune scelte particolarmente significative per chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto: concorso per soli abilitati, nessuna prova pre-selettiva, prove basate sulle competenze professionali e non nozionistiche, punteggio per il servizio, riconoscimento come mai prima del valore di un dottorato, punteggio specifico per i Tfa e per i laureati in Scienze della Formazione Primaria“.

Faraone ha quindi aggiunto che si prevede di esaurire tutte le graduatorie (Gae) per Medie e Superiori entro il prossimo triennio. “Abbiamo posto le condizioni – ha aggiunto –  perchè entro la Legislatura il meccanismo delle assunzioni torni in equilibrio, riducendo in pochissimi anni il precariato a numeri fisiologici. Da adesso in poi si può lavorare per un accesso programmato alla funzione docente, che nel profilo sia coerente con la scuola dell’autonomia che abbiamo disegnato e nelle quantità non ci ricacci nel pantano di precarietà figlio degli errori del passato“.

Quanto ai bandi del concorso il sottosegretario ha spiegato che usciranno non appena sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento di riordino delle classi di concorso. “Abbiamo ritenuto opportuno e necessario – ha spiegato Faraone – bandire il concorso solo all’avvenuta conclusione dell’iter del nuovo Regolamento. Ciò per far sì che, in considerazione della validità triennale delle graduatorie concorsuali, gli aspiranti docenti potessero essere selezionati sulla base delle nuove classi”.

Quanto ai contenuti del bando, Faraone ha confermato quanto già anticipato ieri dal ministro Giannini: “non verrà accolta la richiesta di dimezzare il numero delle domande in lingua perchè consideriamo questa competenza fondamentale per i docenti che entreranno definitivamente a far parte della scuola italiana“.

Mobilità docenti: un contratto che tutela i diritti violati dalla legge 107/15

Alla fine l’amministrazione ha dovuto riconoscere l’inapplicabilità della legge 107/15. Almeno sulla mobilità. E ha dovuto accettare il confronto e l’intesa con i sindacati. Dunque, un accordo sindacale che aumenta le tutele dei lavoratori laddove la legge ha prodotto contraddizioni e storture. È tutto spiegato nella scheda pubblicata online.

Il punto più importante dell’intesa, che prima di essere sottoscritta in via definitiva sarà discussa con i lavoratori, è avere ottenuto per una buona parte dei movimenti che la mobilità avvenga su scuole e non più su ambiti.
Il negoziato è ancora aperto per estendere questa opportunità anche ai docenti assunti nel 2015/2016 e per attenuare i vincoli per i docenti di fase B e C e delle Gae (Graduatorie ad esaurimento).
Quest’anno, inoltre, a differenza degli anni passati, la mobilità (trasferimenti interprovinciali e passaggi) si effettuerà sul 100% dei posti disponibili e non sul 50%. Per la mobilità professionale (passaggi di ruolo e di cattedra) si conferma il 25% dei posti.
È prevista una sequenza negoziale specifica per stabilire criteri oggettivi e parametri per assegnare alle scuole i docenti collocati negli ambiti, evitando la discrezionalità dei dirigenti scolastici/USR.

Le tutele ottenute non hanno potuto modificare gli ordini di priorità nella mobilità previsti in maniera perentoria dalla legge 107/15, perché questo non attiene al ruolo negoziale.

La contrattazione e il raggiungimento di un’intesa non pongono fine alla battaglia politica e sindacale più generale che ha come fine la cancellazione delle parti inaccettabili della legge 107/15.

mobilita

Studenti e non scolaresche

FIGLI E NON FIGLIOLANZA STUDENTI E NON SCOLARESCHE di Umberto Tenuta

CANTO 625 Esistono le donne belle, non la bellezza!

Esistono i figli, non la figliolanza.

Esistono gli scolari Aldo, Errico, Samuel, e non la scolaresca.

Esistono i figli Michele, Giovanni, Roberto.

Non esiste la scolaresca.

 

A scuola si spiegava che i nomi astratti non si vedono e non si toccano.

Eppure ancora si continua a parlare di scolaresca, di classe, di pluriclasse.

Cose che non si vedono e non si toccano.

Cose che non esistono!

Eppure si fa lezione alla classe.

Si fa lezione a qualcosa che non esiste.

Si fa lezione al vento.

E come le parole del barbiere del Re Mida, le parole se le porta via il vento.

E gli accorti docenti se ne accorgono e dicono che le loro parole se le porta via il vento.

Eppure…

Eppure, ancora si continua a far lezioni alla scolaresca.

Lezioni inevitabilmente eguali.

Eguali per Maria e per Antonella.

Eguali per Filippo e per Giacomino.

Eguali per tutti i venticinque alunni della classe, certamente diversi l’uno dall’altro.

Eppur lo sa, il docente, che i venticinque alunni sono diversi l’uno dall’altro.

Lo sa.

Ma non sa come fare contemporaneamente lezione a ciascuno di essi.

Non lo sa, perché non si può sapere.

Non si possono fare contemporaneamente lezioni personalizzate a ciascuno dei venticinque alunni della classe.

E allora?

Allora che si fa?

Che si fa?

Semplice.

Semplicissimo!

Anzi banale.

Si smette di fare lezioni.

Si smette di fare lezioni?

Ma allora si chiudono le scuole?

Certamente!

Si chiudono le scuole, le scuole delle lezioni, delle spiegazioni, delle interrogazioni.

Si chiudono le scuole con i banchi, con le cattedre, con le lavagne di ardesia, con le LIM…

Oh che gioia!

Contenti tutti i Pinocchietti.

Contente tutte le Pinocchiette.

Ma piangono i Tramontini.

Piangono i bimbi di Tramonti che a scuola lezioni non ascoltano.

Piangono le bimbe di Tramonti che a scuola lezioncine non ascoltano.

Piangono perché rimpiangono i laboratori di apprendimento della loro scuola consolidata a tempo pieno (http://www.rivistadidattica.com/programmazione/programmazione_72.htm ).

Cattivi i maestri che fanno piangere i bimbi!

Evviva le Maestre!

Evviva le maestre che da tempo hanno smesso di fare lezioni!

Evviva le maestre agazziane e montessoriane!

Evviva le maestre che a scuola organizzano laboratori di apprendimento matematico!

Laboratori di apprendimento linguistico.

Laboratori di apprendimento scientifico.

Laboratori di apprendimento storico.

Laboratori di apprendimento geografico.

Laboratori di apprendimento musicale.

Laboratori di apprendimento pittorico…!

Nella scuola della ricerca/riscoperta/invenzione/problem solving gli studenti sono impegnati a scoprire, inventare, costruire i loro saperi (sapere/saper fare/saper essere) secondo i loro personali ritmi e stili di apprendimento.

È così che si realizza la personalizzazione educativa e didattica.

È così che si realizza la SCUOLA BUONA.

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

Altri saggi sono pubblicati in

www.rivistadidattica.com

E chi volesse approfondire questa o altra tematica