CONTINUA LA PROTESTA

CONTINUA LA PROTESTA DEI 900 LAVORATORI CO.CO.CO. D.M. 66/2001 IMPEGNATI NELLE SEGRETERIE SCOLASTICHE

LA LORO STORIA LAVORATIVA VENTENNALE E’ STATA INVIATA AI COMPONENTI DEL GOVERNO E A TUTTI I DEPUTATI E SENATORI DELLE REGIONI INTERESSATE. LA POLITICA FACCIA LA SUA PARTE

Reggio Calabria, 16 Marzo 2016.

Non si ferma la protesta dei 900 lavoratori co.co.co. scuola d.m. 66/2001 con funzioni e mansioni Ata di assistente amministrativo in servizio presso le scuole statali.  L’azione intrapresa da lunedì scorso è quella di far conoscere o ricordare la loro problematica, che dura da più di 20 anni, attraverso una  valanga di e-mail, ai componenti del governo con in testa Matteo Renzi, ai Capi Gruppo di Senato e Camera, ai componenti della Commissione Bilancio, Lavoro e Istruzione di Senato e Camera. La loro storia è stata ancora una volta portata a conoscenza a tutti i deputati e senatori delle regioni di provenienza e cioè della Sicilia, della Calabria, della Puglia, della Campania, del Lazio, dell’Abruzzo e della Sardegna.

La protesta dei lavoratori, iniziata da qualche mese, durerà  fino a quando il M.I.U.R. non definirà la procedura di stabilizzazione full-time. “Dal 2001 – afferma il Leonardo Del Giudice del comitato dei lavoratori – aspettiamo la stabilizzazione lavorando su posto accantonato in organico (al 50% del posto libero) per 30 – 36 ore settimanali con una forma contrattuale che, ai fini pensionistici, ci condanna alla totale miseria. Non abbiamo, infatti, garantito il minimo contributivo dovuto ai fini previdenziali. In pratica – continua Del Giudice – su 12 mesi di lavoro non tutti e 12 sono coperti ai fini pensionistici e a tutto ciò va aggiunto che subbiamo il continuo e progressivo depauperamento dello stipendio lordo a causa del progressivo aumento delle aliquote contributive, passate dal 14% iniziale all’attuale 32% circa. Segnalo altresì che in tutti questi anni siamo sempre stati esclusi dalle procedure concorsuali indette dal Ministero per il personale Ata. Una situazione insostenibile che ci vede mortificati giornalmente: considerati di ruolo nei doveri ma non nei diritti. Un chiaro sfruttamento statale”. Succede anche questo nella scuola.

Autismo: le leggi e i metodi riabilitativi

da Superando del 16-03-2016

Autismo: le leggi e i metodi riabilitativi

«Un testo di legge non può e non deve fare riferimento ad un’unica metodologia riabilitativa per tutte le persone con disturbi dello spettro autistico»: lo dichiara il Presidente della FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), a proposito di una norma approvata dalla Regione Campania e nei giorni scorsi modificata dalla Commissione Bilancio della Regione stessa, ma non ancora in linea con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, secondo il Presidente della Federazione.

«Riteniamo questa modifica un passo in avanti da parte della Commissione Bilancio, anche se all’interno di quel provvedimento rimane menzionato il metodo ABA. Un testo di legge, infatti, non può e non deve far riferimento a nessuna metodologia».
Così Daniele Romano, presidente della FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta il provvedimento adottato nei giorni scorsi dalla Commissione Bilancio della Regione Campania, all’interno del Collegato alla Legge Finanziaria Regionale (Legge 1/16), con il quale è stata modificata una norma della Finanziaria stessa, che al comma 6 dell’articolo 8 aveva previsto l’adozione del citato metodo ABA (Analisi del Comportamento Applicata), per tutte le persone con disturbo dello spettro autistico. Ora invece quel testo risulta prevedere «adozioni di metodi, ivi compreso il metodo ABA, come una delle metodologie a cui ispirare gli interventi, nel rispetto delle Linee Guida per il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti dell’Istituto Superiore di Sanità».

«È vero – sottolinea Romano – che la Linea Guida n. 21 dell’Istituto Superiore di Sanità (Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti) consiglia l’utilizzo – per altro unitamente ad altri programmi intensivi e altrettanto strutturati – del modello ABA nel trattamento dei bambini con disturbi dello spettro autistico, ma vi si dice anche che “è presente un’ampia variabilità a livello individuale negli esiti ottenuti dai programmi intensivi comportamentali ABA; è quindi necessario che venga effettuata una valutazione clinica caso-specifica per monitorare nel singolo bambino l’efficacia dell’intervento, ossia se e quanto questo produca i risultati attesi”».
«In conclusione riteniamo – dichiara ancora il Presidente della FISH Campania – che pur così modificato, il testo non rispetti ancora del tutto la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, perché si rischia ancor più di creare molta confusione e discriminazioni in tutti gli àmbiti della vita sociale e di non sostenere il conseguimento di un’eguaglianza di condizione attraverso politiche di mainstreaming [inserimento di provvedimenti specifici nel “flusso” dei provvedimenti generale, N.d.R.] e sostegno alla piena inclusione sociale. Ci appelliamo pertanto al Consiglio Regionale, che dovrà approvare definitivamente il Collegato alla Finanziaria, per fare in modo che si elimini del tutto la parte che richiama il metodo ABA». (S.B.)

LEGGE 107: OGNI SCUOLA DIVENTI PUNTO RACCOLTA FIRME REFERENDUM

LEGGE 107, DI MEGLIO: OGNI SCUOLA DIVENTI PUNTO RACCOLTA FIRME REFERENDUM

Si è svolto oggi a Roma il convegno “La Buona Scuola: profili di incostituzionalità”, organizzato dalla Gilda degli Insegnanti e dall’associazione Docenti Articolo 33. Domani in Cassazione saranno depositati i quattro quesiti abrogativi promossi assieme ad altri sindacati e associazioni di insegnanti

“Tutta la nostra rete territoriale è pronta a dare il suo contributo per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione dei quattro quesiti referendari sulla legge 107 che domattina saranno depositati in Cassazione. Le Gilde provinciali si stanno infatti attivando per costituire i comitati locali e coinvolgere anche notai, delegati dei sindaci e cancellieri dei tribunali che autenticheranno le firme. E’ importante che tutta la società civile venga sensibilizzata perché il referendum sulla legge 107/2015, il cui comitato promotore è formato anche da Flc Cgil, Cobas, Unicobas e associazioni di insegnanti come la Lip, non riguarda soltanto gli insegnanti, ma anche famiglie e studenti. Il nostro obiettivo è trasformare gli 8500 istituti scolastici d’Italia in altrettanti punti di raccolta firme. Per questo, saranno importanti le assemblee che organizzeremo nelle scuole e che saranno sicuramente molto partecipate”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in occasione del convegno “La Buona Scuola: profili di incostituzionalità”, che si è svolto questa mattina a Roma.

I quattro quesiti referendari (in allegato, ndr) propongono l’abrogazione, in alcuni casi totale e in altri parziale, delle norme riguardanti i seguenti punti:
potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nell’istituto scolastico;
obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro;
finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private;
potere del dirigente scolastico di scegliere i docenti da premiare economicamente e comitato di valutazione.

“Per la raccolta delle firme – afferma Di Meglio – siamo fiduciosi di raggiungere e anche superare le 500mila necessarie. Se l’iter non incontrerà ostacoli, il referendum si terrà nel prossimo anno. Useremo anche altre armi: faremo ricorso alla Consulta contro tutte le parti illegittime di questa legge, tra cui la norma che prevede ‘il genocidio’ dei precari che avranno superato i 36 mesi di servizio a partire dal primo settembre 2016”.

Quesiti referendum scuola

Formulazione quesiti Cassazione

Stanziati 28 milioni per atelier creativi

Scuola, stanziati 28 milioni per atelier creativi
Il laboratorio diventa ‘Fab Lab’, per unire creatività manuale e digitale
Giannini: “L’innovazione pilastro della nostra riforma”

Il laboratorio cambia pelle e diventa ‘Fab Lab’, atelier creativo dove la didattica si fa con il supporto di stampanti e scanner 3D, di kit per la robotica e per la programmazione informatica. È stato pubblicato questa mattina, sul sito del Ministero dell’Istruzione, l’Avviso da 28 milioni di euro per dotare le scuole del I ciclo di istruzione di nuovi spazi didattici in cui gli alunni possano apprendere le competenze tecnologiche di base e coniugarle con manualità, artigianato, creatività. L’iniziativa fa parte delle azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale.

“Come Governo stiamo puntando con forza sul capitolo dell’innovazione. La scuola si sta dimostrando, con il Piano scuola digitale, protagonista e promotrice del cambiamento”, dichiara il Ministro Stefania Giannini. “Con i 28 milioni stanziati finanzieremo 1.860 progetti, coprendo oltre un terzo delle scuole del I ciclo. Un successivo finanziamento arriverà dal Pon”.

La procedura di selezione per gli atelier creativi si svolgerà completamente on line e le scuole, per la prima volta, saranno accompagnate nel processo di elaborazione delle loro proposte attraverso sedute in live streaming di supporto amministrativo e tecnico organizzate dal Miur.

Ogni progetto vincitore potrà avere un contributo massimo pari a 15.000 euro. Tutte le istituzioni scolastiche ed educative statali del I ciclo di istruzione, singolarmente o in rete, che dispongano di spazi idonei e disponibili, sono invitate a presentare le loro idee per costruire atelier creativi per i propri alunni, luoghi incentrati su arredi mobili e modulari, sul gioco educativo e sul protagonismo degli studenti attraverso apprendimento pratico ed esperienziale.

I progetti potranno essere per atelier standard, funzionali al conseguimento delle competenze di base, oppure specializzati, finalizzati al conseguimento di competenze per una specifica area disciplinare (Tecnologica, Scientifica o Umanistica).

Le proposte dovranno essere inoltrate, entro e non oltre le ore 13.00 del 27 aprile 2016, compilando l’apposita istanza online disponibile a questo link:
https://miurjb4.pubblica.istruzione.it/protocolloIntesa

Comitati di Valutazione e assegnazione del bonus

Comitati di Valutazione e assegnazione del bonus: l’Amministrazione conferma totalmente l’interpretazione ANP

Si è tenuto stamattina al MIUR l’incontro previsto per l’informativa sulla Ripartizione del fondo per la valorizzazione del merito dei docenti e sul funzionamento dei Comitati di valutazione. Dopo una breve introduzione del Capo Dipartimento De Pasquale, è intervenuto sul primo punto il Direttore Greco anticipando i contenuti del Decreto Ministeriale, previsto dalla Legge 107/15, di prossima emanazione. La ripartizione dell’80 % dell’importo totale previsto dalla legge (pari a 200 milioni di euro) sarà effettuata sulla base della consistenza numerica del personale docente di ruolo in servizio presso le singole istituzioni scolastiche, il restante 20% sarà ripartito tenendo conto di indicatori relativi a alunni disabili, alunni con cittadinanza non italiana, complessità del territorio, numero medio di alunni per classe. Ciascuna scuola riceverà in media la cifra di 23.507 euro lordo Stato, corrispondente ad un importo medio calcolato sul singolo docente di 276 euro. Il range della distribuzione degli importi varia da un minimo di 2000 euro ad un massimo di 72.500, con frequenze più significative nell’intervallo tra 10.000 e 45.000.

Di assoluto interesse il punto trattato successivamente, relativo alla composizione e al funzionamento dei Comitati di Valutazione. Il Direttore Palumbo ha anticipato i contenuti di una Nota che sarà emanata a breve, risultato di un approfondimento dell’Ufficio legislativo del MIUR ed ha comunicato i seguenti approfondimenti interpretativi:

  • Regolarità della costituzione: Il Comitato di Valutazione è validamente costituito anche se qualche componente non ha espressa la propria rappresentanza (cfr. T.U., art. 11 come modificato dalla Legge 107 art. 1 c. 129 e T.U., art. 37 c.1).
  • Natura dell’organo e regolarità delle sedute: il Comitato di Valutazione non è un Organo Collegiale “perfetto”, risultano pertanto valide le sedute alle quali sia presente la metà più uno dei componenti in carica; a supporto di tale affermazione va considerato che la legge nel riscrivere l’art. 11 del Testo Unico non prevede membri supplenti, mentre per gli organi collegiali perfetti sono previsti. La giurisprudenza in materia è ormai consolidata.
  • Validità delle deliberazioni: le delibere sono adottate a maggioranza assoluta dei voti validamente espressi (T.U., art. 37 c. 3).
  • Natura del “bonus”: il bonus costituisce retribuzione di natura accessoria, ma non è oggetto di contrattazione. L’art. 40 c. 1 D. Lgs. 165/2001 pone esplicito divieto alla contrattazione delle materie afferenti alle prerogative dirigenziali, tra le quali ricade la corresponsione dei premi incentivanti (art. 17 D.Lgs 165/2001). A tale norma imperativa non è possibile derogare per via contrattuale, secondo quanto stabilito dalla stessa L. 107 art. 1 c. 196.

Sentite tali comunicazioni le delegazioni CGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA hanno abbandonato la seduta, lasciando sola la delegazione ANP che ha espresso piena condivisione delle posizioni dell’Amministrazione e dell’interpretazione della norma fornita dalla delegazione di parte pubblica.

Risulta totalmente confermata l’interpretazione ANP della norma della Legge 107/15 riguardante le modalità di gestione da parte delle scuola del fondo per la valorizzazione del merito dei docenti, che abbiamo ribadito in ogni sede anche attraverso i numerosi seminari ancora in corso su tutto il territorio nazionale

Scuola, in arrivo 200 milioni per la valorizzazione degli insegnanti

Scuola, in arrivo 200 milioni per la valorizzazione degli insegnanti
Firmato il decreto con i criteri di riparto
Giannini: “Cambiamento culturale importante”

In arrivo 200 milioni di euro per valorizzare il merito degli insegnanti. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato il decreto con i criteri di riparto dell’apposito Fondo, segnando un’altra tappa dell’attuazione della ‘Buona Scuola’.

Le scuole, per la prima volta, saranno dotate di un budget – una media di 23.000 euro per istituto – da distribuire fra gli insegnanti che si sono distinti per la loro capacità di innovare la didattica, di potenziare le competenze degli studenti, per il contributo dato al miglioramento della comunità scolastica.

“L’assegnazione di questi fondi rappresenta un cambiamento culturale importante per il nostro Paese. Per la prima volta la scuola italiana dispone di uno strumento concreto di valorizzazione del lavoro dei docenti. Si tratta di risorse nuove e aggiuntive”, sottolinea il Ministro Giannini. “Gli insegnanti – prosegue – hanno un ruolo determinante, che è quello di formare le nuove generazioni. Per questo con la Buona Scuola siamo tornati ad investire su di loro. Con un piano di reclutamento dai numeri straordinari; con un rinnovato processo di formazione dei neoassunti che li inserisce in un vero percorso di crescita professionale; con un piano da 40 milioni di euro sulla formazione in servizio, che stiamo per varare e che riporterà il Paese alla normalità: mai più docenti costretti ad aggiornarsi a spese proprie”. In questo contesto “si inserisce anche la valorizzazione del merito, uno strumento per dare un riconoscimento aggiuntivo a quei docenti che, secondo il giudizio della loro comunità scolastica, meritano di essere particolarmente valorizzati”.

Il Fondo da 200 milioni sarà distribuito tenendo conto di due parametri: la numerosità dei docenti di ruolo in servizio e alcuni fattori di complessità della scuola come la presenza di alunni stranieri, di alunni diversamente abili, il numero medio di alunni per classe, il numero di sedi scolastiche in aree montane o piccole isole. Il decreto è stato trasmesso alla Corte dei conti per la necessaria registrazione.

Sarà poi accompagnato da una nota esplicativa che verrà inviata alle scuole. Sarà il dirigente scolastico ad assegnare i fondi al personale docente tenendo conto dei criteri stabiliti da un apposito nucleo di valutazione composto da: dirigente (che presiede), tre docenti, due genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale. La valorizzazione del merito riguarda i docenti di tutti i livelli scolastici. Il fondo dovrà essere utilizzato in modo mirato: non potrà essere distribuito a pioggia né dato solo a uno o due docenti.

COMITATO DI VALUTAZIONE: ROTTURA CON IL MIUR

COMITATO DI VALUTAZIONE, GILDA: ROTTURA CON IL MIUR

“Il Miur mantiene una posizione di totale chiusura sul comitato di valutazione e noi siamo pronti a intraprendere le vie legali”. E’ quanto dichiara la Fgu-Gilda degli Insegnanti dopo che la propria delegazione, assieme alle altre organizzazioni, ha abbandonato l’incontro convocato questa mattina a viale Trastevere tra sindacati e amministrazione sulla distribuzione del bonus ai docenti “meritevoli”.

“Il ministero – spiega la delegazione – insiste nel considerare il comitato di valutazione un collegio imperfetto nel quale basterebbero soltanto poche persone per definire i criteri di assegnazione del bonus. Il ministero ha dimostrato totale chiusura anche sulla possibilità di contrattare le somme da distribuire, lasciando al dirigente scolastico campo totalmente libero nell’attribuzione del bonus”.

“Gli spazi di partecipazione democratica e professionale – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu-Gilda degli Insegnanti – si stanno paurosamente restringendo a favore di un leaderismo monocratico”.

1+4 spazi educativi per il nuovo millennio

Stampa

Edilizia scolastica, ricerca italiana presentata in Germania

Indire illustra a Kassel il nuovo manifesto “1+4 spazi educativi per il nuovo millennio”

Uno spazio educativo funzionale a una didattica innovativa, che proponga una nuova idea di benessere a scuola, di ambiente sociale per la comunità scolastica e di apertura al territorio: una scuola che diventa un centro civico. E’ l’ambiente didattico che guarda al futuro, che verrà illustrato nel manifesto “1+4 spazi educativi per il nuovo millennio”, visibile in questi giorni al convegno internazionale “Ambienti per la formazione. Formazione per gli ambienti“, organizzato dall’Università di Kassel, in Germania.

Nel manifesto, realizzato dal gruppo di ricerca Indire sulle architetture scolastiche, viene proposto il modello 1+4, ovvero le tipologie di aree previste dal modello Indire, che sono le seguenti: “1” rappresenta lo “spazio di gruppo”, un ambiente che permette di fare una serie di attività didattiche diversificate come evoluzione dell’aula tradizionale allestita per la sola lezione frontale. Il numero “4” indica invece gli altri spazi del modello: l’agorà, un grande spazio assembleare dove tutti possono ritrovarsi per seguire eventi di interesse plenario; lo spazio informale, con cuscini, divani, sedie o altro in grado di accogliere i ragazzi nel loro tempo libero (in genere questi spazi sono proposti per rendere abitabili zone che prima erano solo di passaggio); lo spazio individuale, dove lo studente può concentrarsi estraniandosi dal contesto circostante; lo spazio di esplorazione, generalmente collegato ai laboratori: tutte quelle aree in cui gli alunni si recano quando devono svolgere attività che richiedono strumenti specifici, come ad esempio un laboratorio per le scienze o un’aula digitalizzata per attività con alto potenziale tecnologico.

“L’idea è che questo modello – ha sottolineato Leonardo Tosi, ricercatore Indire – proponga un insieme di spazi diversificati per valore simbolico e per funzionalità. Le scuole del terzo millennio dovrebbero in qualche modo avere degli ambienti che assolvono alle diverse funzioni /valori simbolici proposti dal modello. Nel nostro modello si propone una visione di scuola in cui tutti gli spazi hanno la stessa dignità e sono complementari. Si apprende ovunque. L’aula si apre e diventa un ambiente polifunzionale ed è complementare agli spazi laboratoriali e gli altri spazi. Il benessere degli studenti e della comunità scolastica diventano un valore primario”.

Nel nuovo manifesto sono quindi raccolte una serie di proposte rivolte alla scuola del nuovo millennio, ad iniziare dalla progettazione di un nuovo modello architettonico, che possa ispirare i progettisti per le scuole del futuro, e supportare quelle esistenti. Da qui la necessità di una progettazione condivisa e partecipativa, a supporto delle scuole e reti di scuole che promuoveranno il cambiamento sul territorio.

Scuola, il Miur fa marcia indietro sulle gite: “Istituti non hanno obblighi su bus e autisti”

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, il Miur fa marcia indietro sulle gite: “Istituti non hanno obblighi su bus e autisti”

Dopo la circolare di inizio mese, il ministero pubblica una lista di risposte in cui sostanzialmente riduce e rettifica gli impegni attribuiti a presidi e insegnanti

Il Sole 24 Ore apre le sue porte agli studenti in alternanza scuola-lavoro

da Il Sole 24 Ore

Il Sole 24 Ore apre le sue porte agli studenti in alternanza scuola-lavoro

di Eu. B.

Questo giornale si è schierato in tempi non sospetti a favore dell’alternanza scuola-lavoro e della scelta della legge 107 di renderla obbligatoria fino a 400 ore negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali (200 ai licei). Perché non è possibile che un ragazzo abbia un primo contatto con il mondo del lavoro solo dopo il diploma e perché, più in generale, tra i compiti di un sistema d’istruzione moderno ci dovrebbe essere anche quello di trasmettere delle competenze e non solo delle conoscenze. Ed è in questa direzione che va l’accordo siglato ieri tra il Miur e il Sole 24 Ore per accogliere gli studenti che svolgono un periodo di formazione on the job.

L’accordo
Il protocollo d’intesa “Il Ponte tra Scuola e Impresa per il futuro dei giovani”, di durata triennale, intende promuovere la collaborazione, il raccordo ed il confronto tra il sistema dell’istruzione e formazione professionale e il sistema delle imprese. Con un duplice obiettivo esplicito. Da un lato, favorire lo sviluppo delle competenze – di indirizzo, trasversali, tecnico-professionali – degli studenti; dall’altro, coniugare le finalità educative del sistema dell’istruzione e di formazione professionale con le esigenze e le risorse offerte dal mondo produttivo. A sottoscriverlo sono stati ieri il direttore generale per gli ordinamenti scolastici e per valutazione del sistema nazionale di istruzione del Miur, Carmela Palumbo, e il direttore del Dipartimento Educazione del Sole 24 Ore, Maurizio Milan, che comprende la Business School del Sole 24 Ore – 8.400 diplomati in 22 anni con 100% dei collocati in stage e tassi di conferma del 95%, oltre 1.000 aziende coinvolte – e le attività di formazione e trasformazione digitale delle aziende a cura di Next24.

Il ruolo del gruppo editoriale
Stando al testo dell’accordo, Il Sole 24 Ore definirà una serie di iniziative e attività per la realizzazione di tirocini formativi in aziende e imprese del settore e l’organizzazione di esperienze di orientamento e alternanza scuola-lavoro attraverso il raccordo e la coprogettazione tra le imprese associate e le istituzioni scolastiche. Svolgerà, in accordo con scuole e aziende, il monitoraggio dello svolgimento dei percorsi di alternanza scuola lavoro, per favorire il successo formativo e didattico delle attività progettate, coinvolgendo anche le aziende che hanno aderito ai progetti nell’esprimere una valutazione sulla preparazione sviluppata dagli studenti partecipanti e all’efficacia dei percorsi svolti. Svilupperà inoltre iniziative di formazione rivolte agli studenti e ai docenti al fine di adeguare i percorsi formativi connessi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Senza escludere altre azioni di collaborazione in altri ambiti come per esempio quello dell’educazione economica.

Il monitoraggio
Il Miur coordinerà un comitato paritetico istituito appositamente con l’obiettivo di promuovere l’attivazione delle iniziative previste dal protocollo d’intesa, monitorare la realizzazione degli interventi e proporre gli opportuni adeguamenti per il miglioramento dei risultati. Lo stesso comitato predisporrà annualmente una relazione da inviare al Dg per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, evidenziando le iniziative assunte nell’ambito del protocollo d’intesa, le eventuali modifiche o integrazioni che si rendano necessarie.

Nato in Italia il 30% degli alunni stranieri, al Sud i livelli migliori di integrazione

da Il Sole 24 Ore

Nato in Italia il 30% degli alunni stranieri, al Sud i livelli migliori di integrazione

di Eugenio Bruno

È nato in Italia il 30,4% degli studenti stranieri delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Meno di uno su due viene inserito però nella classe corrispondente alla sua età. A sentirsi italiano è il 38% del campione. Sono alcuni dei dati contenuti nella fotografia scattata dall’Istat con l’indagine “L’integrazione scolastica e sociale delle seconde generazioni”. Integrazione che sembra più elevata al Mezzogiorno.

Gli studenti stranieri
Nelle scuole secondarie di primo e secondo grado con almeno 5 alunni di cittadinanza straniera, gli iscritti stranieri nel 2015 ammontano a 148mila nelle prime e a 157mila nelle seconde.Come detto il 23,5% è arrivato prima dei 6 anni, il 26,2% è entrato in Italia tra i 6 e i 10 anni e il 19,9% è arrivato a 11 anni e più. Il 49% degli alunni stranieri nati all’estero viene inserito a scuola nella classe corrispondente alla propria età; quasi il 39% viene iscritto in quella classe precedente e il restante 12% in classi in cui l’età teorica di frequenza è di almeno 2 anni inferiore a quella del diretto interessato.Il 27,3% degli studenti stranieri dichiara di aver dovuto ripetere uno o più anni scolastici. Sono soprattutto i nati all’estero ad accumulare ripetenze (31%), mentre per i nati in Italia la quota di ripetenti è più vicina a quella degli italiani (rispettivamente 18,7% e 14,3%).

Le performances tra i banchi
Gli alunni stranieri delle scuole secondarie di primo grado hanno mediamente mezzo voto in meno degli italiani in italiano e matematica. Questa differenza tende a scomparire nelle scuole superiori dove le medie degli stranieri sono sostanzialmente simili a quelle degli alunni italiani. Numeri da cui emerge anche la spiccata propensione per la matematica degli alunni cinesi che riportano voti superiori alla media sia nelle scuole di primo grado che in quelle di secondo, con risultati migliori anche rispetto agli alunni autoctoni, mentre presentano maggiori difficoltà in italiano.

Le aspirazioni future
La quota di coloro che si sentono italiani sfiora il 38%; il 33% si sente straniero e poco più del 29% preferisce non rispondere. I ragazzi provenienti da Asia e America Latina sono quelli che dichiarano più frequentemente di sentirsi stranieri: Cina 42,1%, Ecuador 39,5%,Perù 38,9% e Filippine 38,4 per cento. I romeni invece sono quelli che più frequentemente sostengono di sentirsi italiani (45,8%).Tra gli studenti arrivati dopo i 10 anni di età quasi il 53% si sente straniero, a fronte del 17% che dichiara di sentirsi italiano. La situazione si capovolge tra gli studenti stranieri nati in Italia: si considera straniero solo il 23,7% degli intervistati mentre il 47,5% si sente italiano.

Il giudizio di prof e presidi
I docenti dichiarano in generale un buon livello di integrazione scolastica dei ragazzi stranieri, evidenziando soprattutto problemi legati alle lacune linguistiche.
I prof delle scuole dove è più elevata l’incidenza di alunni stranieri dichiarano più frequentemente situazioni di difficoltà e la necessità di modificare le modalità della propria didattica. A sua volta il 73,1% dei dirigenti scolastici dichiara una maggiore consapevolezza rispetto al passato sulla necessità di programmare adeguate strategie per un inserimento positivo dei ragazzi stranieri.

Risultati migliori al Sud
Nelle regioni del Mezzogiorno risultano più alte le quote di ragazzi stranieri che si sentono italiani(45% al Sud e 47,4% nelle Isole contro il 37,8% della media nazionale), che vogliono restare nel nostro Paese (33,7% al Sud e 36,6% nelle Isole a fronte del 31,6%) e che frequentano compagni italiani (92,3% al Sud e 89,6% nelle Isole contro l’86,2%). Al tempo stesso, sempre al Sud si registrano percentuali più basse di ripetenze e differenze più risicate nei voti in matematica e italiano rispetto agli italiani. Nel ricordare che la quota degli alunni stranieri sulla popolazione scolastica totale rappresenta un elemento che rende più complesso l’inserimento scolastico e le relazioni positive, l’indagine ipotizza che «nel Mezzogiorno, dove sono più contenuti sia il numero che l’incidenza di ragazzi di origine straniera nelle scuole, più facilmente è possibile avviare percorsi scolastici virtuosi e migliori relazioni con i coetanei»

Se il Consiglio è lo specchio di una scuola low profile

da Il Sole 24 Ore

Se il Consiglio è lo specchio di una scuola low profile

di Luisa Ribolzi

Il 15 gennaio scorso si è insediato il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), a vent’anni (!) dalle ultime elezioni per il rinnovo della componente elettiva. Stiamo parlando di un organismo storico, forse il più antico della scuola italiana: istituito nello statuto Albertino del 1847 con il nome di Consiglio Superiore, confermato dalla legge Casati ed esteso al Regno d’Italia, allo scopo di far crescere la cultura e l’istruzione, era composto di 21 membri di nomina regia. Ne ha fatto parte il Gotha della cultura e della politica italiana, da Carducci a De Amicis, da Gemelli a Gentile, da Sella a Cannizzaro, fino alla presidenza di Benedetto Croce. Nel 1974 viene sostituito dal Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, composto di 71 membri, quasi tutti (62) eletti dalle diverse categorie del personale su liste sindacali, con ben poco spazio per componenti esterni alla scuola. A questo punto inizia la parte surreale della vicenda: dopo le elezioni del 1996, l’allora ministro Berlinguer con il D.M. 233/1999 riforma il Consiglio, rinominandolo “superiore” per sottolineare la dimensione di eccellenza versus rappresentatività, come «organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione e di supporto tecnico scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo». Diviene più snello: 36 membri, di cui 18 elettivi (dall’87% al 50%) e 18 nominati dal Ministro, nove direttamente e nove su designazione di vari soggetti (CNEL, conferenza Stato-Regioni ecc.). La riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 riporta tutto in alto mare, e il Consiglio eletto nel 1996 viene prorogato inizialmente di tre anni in tre anni e poi fino al 2011, con continue sostituzioni dei consiglieri eletti nel 1996, finché nel 2012 il Ministro Profumo rifiuta l’ennesima proroga, e il Consiglio decade. Nel 2014 il Consiglio di Stato impone al Ministro di indire le elezioni, che si tengono nell’aprile del 2015. Il Ministro nomina i membri di sua competenza il 31 dicembre, e arriviamo ad oggi. A parte l’assurdità dell’intera vicenda, mi chiedo se quantomeno questa lunga attesa ha raggiunto i suoi scopi, e mi rispondo di no. Nelle intenzioni sottostanti al DM 233, il Consiglio avrebbe dovuto diventare la sede rappresentativa della cultura e dell’alta formazione, con l’ingresso di esponenti di prestigio del mondo della letteratura, dell’arte, della ricerca: ma i membri (questo non comporta alcuna valutazione di carattere personale, ma solo tipologico), sono quasi tutti sindacalisti e funzionari del Ministero stesso, o provengono dalle segreterie politiche e dagli enti locali: sono, in altre parole, tutti addetti ai lavori. Chi teme che curino, più che la crescita dalla cultura e dell’istruzione, l’autotutela del personale della scuola, trova conferma ai suoi timori nel primo provvedimento, il 27 gennaio, che rivede al ribasso i requisiti del concorso per docenti. Temo che si sia persa un’ulteriore occasione per contrastare l’immagine miserabilistica dell’ istruzione italiana. Serviva il coraggio di un colpo d’ala, almeno per i rappresentanti nominati direttamente dal Ministro. Ma qui nasce un dubbio preoccupante: che non solo di autodifesa si tratti, ma che l’immagine sociale della scuola sia scaduta a livelli di guardia, che il suo prestigio sia sempre più low profile (perché stupirsi allora se è anche low cost?) tanto che il Ministro (ma anche, perché no, sindacati e associazioni) temeva che intellettuali e scienziati di prestigio internazionale avrebbero rifiutato. Non so, francamente, quale delle due ipotesi sia più deprimente. Sarebbe gravissimo se l’élite culturale e artistica ritenesse dequalificante occuparsi di scuola, e si tratterebbe, in questo caso, di una preoccupante accelerazione: a quella che poi fu chiamata “Commissione dei saggi” che lavoravano sui saperi minimi di cittadinanza, parteciparono personalità come Rita Levi Montalcini, Umberto Eco, Carlo Bo, Eugenio Scalfari, Carlo Bernardini, il cardinal Tonini, tanto per citarne alcuni. Non vennero tutti e non vennero sempre, ma accettarono la designazione, e fornirono contributi di grande interesse. Ma la scuola si oppose con forza alle proposte che emersero da quei lavori. Avrebbero potuto essere Galileo, Dante, Marconi: non erano dei loro, non potevano sapere. Se è così, forse sarebbe meglio lasciar perdere: una pura e semplice ripetizione delle vecchie logiche non merita un nome così prestigioso.

Educazione finanziaria per prof e studenti, fino al 22 marzo le giornate Economix in Lombardia

da Il Sole 24 Ore

Educazione finanziaria per prof e studenti, fino al 22 marzo le giornate Economix in Lombardia

di Al. Tr.

Quasi 2mila tra studenti e insegnanti si sono iscritti alla prima edizione lombarda del festival «€cono-mix, le Giornate dell’Educazione Finanziaria», l’iniziativa promossa dalla Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio in collaborazione con il Miur che fino al 22 marzo coinvolgerà le scuole medie e superiori della Lombardia in un fitto calendario di lezioni ed eventi didattici. Il progetto, realizzato in concomitanza con la Global Money Week e la European Money Week , punta a diffondere una nuova cultura di cittadinanza economica tra le giovani generazioni, attraverso argomenti e contenuti studiati su misura per le diverse fasce d’età.

Gli eventi
I l «tour» lombardo si compone di 27 incontri, due dei quali dedicati agli insegnanti, in 6 province lombarde: Bergamo, Brescia, Como, Mantova, Milano e Varese. Oltre agli appuntamenti per gli studenti, il programma – realizzato in collaborazione con numerosi partnerm tra i quali figurano anche l’Agenzia delle Entrate, Bankitalia, Inps – prevede incontri dedicati a dirigenti scolastici, insegnanti e formatori, ai quali verranno forniti strumenti e materiali utili per proporre i contenuti didattici in classe.
Grazie alle partnership con gli atenei milanesi, poi, molti incontri saranno ospitati presso le aule dell’università Bicocca e dell’università Cattolica del Sacro Cuore.
Gli eventi in Lombardia rappresentano una nuova tappa della manifestazione che, partita da Roma nel 2015, ha già coinvolto quasi 7mila studenti.
Per il calendario completo degli appuntamenti: www.feduf.it/

Dal 21 marzo docenti e studenti vanno al cinema a scuola «del bello»

da Il Sole 24 Ore

Dal 21 marzo docenti e studenti vanno al cinema a scuola «del bello»

di Eu. B.

In occasione dell’arrivo della Primavera e in omaggio alla celebre opera di Botticelli, Sky Italia e Nexo Digital, con Ente Cassa di Risparmio di Firenze, hanno deciso di promuovere e sostenere un’iniziativa che non ha precedenti sul territorio italiano. Nell’ambito del progetto “Italia. La scuola del bello”, a partire dal 21 marzo fino alle fine del 2016 gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado saranno infatti invitati a partecipare alla visione cinematografica di Firenze e gli Uffizi 3D.

Il progetto
“Italia. La scuola del bello. arte, cultura e patrimonio” è il progetto ideato per offrire agli studenti la possibilità di scoprire e approfondire grazie al cinema alcuni aspetti del patrimonio artistico e culturale del nostro paese, studiando, nell’ottica dell’edutainment, luoghi, città, musei, opere d’arte che fanno dell’Italia l’unico paese al mondo ad ospitare 50 siti inseriti dall’Unesco nella lista del Patrimonio dell’Umanità. La prima tappa sarà la proiezione di “Firenze e gli Uffizi 3D – Viaggio nel Cuore del Rinascimento”, il film d’arte che racconta l’immenso patrimonio artistico del museo a cielo aperto che è la città di Firenze e che sarà preceduto da una speciale introduzione di Antonio Natali (direttore della Galleria dal 2006 al 2015) pensata appositamente per gli studenti.

Le istruzioni per le scuole
L’elenco delle sale cinematografiche che in via eccezionale apriranno le loro porte per permettere a docenti e scuole secondarie di secondo grado di prenotare la propria matinée cinematografica, sarà disponibile sul sito del Miur, di Agiscuola e su quello di Nexo Digital (www.istruzione.it , www.agiscuola.it e www.nexodigital.it ). Gli istituti scolastici potranno infatti riservare i propri posti direttamente presso i cinema della propria città aderenti all’iniziativa oppure contattando Nexo Digital all’indirizzo mail progetto.scuole@nexodigital.it o al numero di telefono di Antonella Montesi, 349/77.67.796, dalle 15 alle 19.

Il film
Firenze e gli Uffizi 3D attraversa luoghi simbolo della città con oltre 10 location museali e 150 opere d’arte mostrate sul grande schermo. Dalla Cappella Brancacci (con gli affreschi di Masolino e Masaccio, emblema del passaggio da Medioevo a Rinascimento) al Museo del Bargello che ospita il David di Donatello; da S. Maria del Fiore con le sue sfavillanti vetrate e la Cupola del Brunelleschi a Palazzo Medici; da Piazza della Signoria a Palazzo Vecchio sino alla Galleria dell’Accademia, che custodisce il David di Michelangelo. Cuore del film è naturalmente la Galleria degli Uffizi: gli spettatori potranno accedere all’interno della Tribuna (luogo visibile al pubblico solo da tre punti esterni) e Antonio Natali (direttore della Galleria dal 2006 al 2015) ci accompagnerà tra le opere con «l’auspicio che si entri agli Uffizi con l’idea di conoscere e non di sbalordire. Conoscere un’opera d’arte vuol dire leggerla come si fa con un testo poetico, come un componimento letterario». Nel commentare l’iniziativa il sottosegretario all’Istruzione, il fiorentino Gabriele Toccafondi cita «L’Italia è solo di chi l’ama» di Pier Paolo Pasolini e aggiunge: «Ancora di più oggi, quando gli occhi stupefatti dei nostri ragazzi incontrano la bellezza pura di Firenze, le gioie e le meraviglie degli Uffizi. Firenze e gli Uffizi è qualcosa in più che il ritratto di una civiltà inimitabile. È soprattutto un viaggio sognante, il modo straordinario per rendere familiare e semplice ciò che è già nostro: l’arte, la memoria, quel patrimonio condiviso di generazioni e generazioni, la visione della cultura come l’ordine morale – mai un privilegio – in cui un popolo torna ad essere se stesso. Ed è questo che voglio augurare a me e a voi: tornare a sognare».