Il MIUR illustra la Direttiva sulla valutazione dei dirigenti scolastici

Comunicato unitario dei Coordinatori Nazionali dell’Area V – Dirigenti Scolastici

La Direttiva, presentata come “bozza” alle OO.SS. dell’Area V nell’incontro del 6 maggio 2016, pur richiamando il Regolamento sul Sistema Nazionale di Valutazione di cui al D.P.R. 80/2013, lega prevalentemente  la valutazione dei dirigenti scolastici  ai compiti ad essi affidati dalla legge 107/2015.

In quella sede ci sono state richieste osservazioni e modifiche, da formalizzare entro l’inizio della prossima settimana, preannunciando nel contempo  un secondo momento di informazione nel corso del quale ci verrà illustrato il contenuto delle Linee Guida che, a detta dell’Amministrazione, dovranno implementare la Direttiva stessa con ulteriori precisazioni e chiarimenti operativi. Sulla Direttiva verrà richiesto il parere del CSPI.

Senza una profonda modifica del testo che ci è stato prospettato e le conseguenti specificazioni delle annunciate Linee Guida, non potremo che contrastare le disposizioni suddette in ogni sede, in quanto il progetto di valutazione presentato trasforma il ruolo del dirigente scolastico in funzionario (burocrate) statale da valutare in base al principio delle performance ideate  dall’allora ministro Brunetta, che aveva egli stesso riconosciuto di non dover applicare quel modello valutativo al settore scuola, vista la specificità del contesto e della diversa natura giuridica. È chiaro che nelle intenzioni del Ministro si vuole far regredire la gestione delle scuole verso una deriva verticistica e burocratica, che non salvaguarda l’autonomia scolastica, intesa come libertà d’iniziativa, tutela della libertà di insegnamento ed apprendimento, pluralismo culturale in un ambiente indipendente ed autonomo, e rende di fatto, il dirigente scolastico, funzionale e dipendente dal potere Esecutivo.

Infatti, alla peggiorata condizione retributiva, alle “molestie burocratiche” e alle responsabilità sempre più pesanti che gravano sui dirigenti scolastici e che da tempo stiamo denunciando, si aggiungerà una valutazione ingiusta e offensiva che sposterà risorse dalla retribuzione di posizione a quella di risultato, in violazione della vigente normativa contrattuale, con la conseguenza che con i soldi di tutti si daranno premi a pochi.

Abbiamo già avuto modo, in più occasioni, di chiarire che nella legge 107 non c’è un adeguato ri-finanziamento del Fondo Unico Nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici con la conseguenza che:

la loro retribuzione diminuirà nel prossimo anno e più ancora nel successivo;
le retribuzioni medie non torneranno ai livelli del 2010;
i dirigenti entrati in servizio dopo il 2007 continueranno ad essere pagati meno di quanto erano pagati i loro colleghi andati in pensione;
tutti riceveranno una pensione e una liquidazione/buonuscita più bassa.
Altro che riconoscimento e valorizzazione dei dirigenti scolastici.

All’attribuzione ai dirigenti scolastici di nuovi compiti, che consideriamo sbagliati e controproducenti, seguirà una valutazione che prenderà in considerazione, tra l’altro, i risultati degli alunni e il grado di apprezzamento della comunità professionale e sociale nei confronti del dirigente.

Una valutazione che avrà il fine esplicito di valutare il dirigente per come a sua volta avrà saputo valutare l’impegno e il merito individuale del personale e che sarà esercitata nei suoi confronti dai Direttori Generali Regionali, con strumenti di garanzia attivabili solo in caso di valutazione negativa, e sulla base dell’istruttoria fatta da valutatori selezionati dall’Amministrazione (altro che valutatori indipendenti!) con criteri che nessuno ha oggi modo di conoscere.

Nessuno potrà chiedere perché è stato valutato con il giudizio “buono” e non “molto buono” o “eccellente” e molto dipenderà dagli obiettivi che la scuola avrà scelto nel Piano di Miglioramento e che saranno automaticamente assegnati al dirigente insieme ad ulteriori obiettivi scelti dal MIUR e dai Direttori Regionali.

La Direttiva delinea modalità e criteri di valutazione senza entrare nel merito degli indicatori, rinviati a linee guida che saranno emanate dai Direttori Generali del MIUR senza alcun confronto con le parti sindacali. Così come nessun confronto preventivo c’è stato sulla Direttiva, comunicata alle OO.SS. e contemporaneamente oggetto dell’ennesimo comunicato stampa trionfalistico del Ministro.

Alla contrattazione integrativa viene riservata una funzione del tutto residuale; dall’impianto della bozza di Direttiva, infatti, si deduce che  la contrattazione integrativa regionale sulla retribuzione di risultato, a conclusione della procedura di valutazione, non potrà far altro che prendere atto del numero dei dirigenti scolastici inseriti in ciascuna delle tre fasce di valutazione e definire gli importi delle loro retribuzioni entro i limiti già definiti dalla Direttiva. Si tratta dell’ennesima limitazione, che consideriamo illegittima e inaccettabile, alle prerogative della contrattazione.

Non è  così che si  costruisce un sistema di valutazione condiviso e partecipato: il MIUR persevera nel procedere in modo unilaterale, salvo poi accusare strumentalmente le OO.SS di essere contrari a qualsiasi percorso valutativo.

Così si porta a conclusione l’ennesima operazione mediatica che non potrà che fare danno alla scuola e ai dirigenti.

Questa è un’altra buona ragione per i dirigenti scolastici per partecipare allo sciopero del 20 maggio.

Roma, 10 maggio 2016

FLC CGIL
Gianni Carlini

CISL SCUOLA
Mario Guglietti

UIL SCUOLA
Rosa Cirillo

SNALS CONFSAL
Pasquale Ragone

DIFFIDA AL MIUR

DIFFIDA AL MIUR DEI DOCENTI CLASSI DI CONCORSO A-57 , A-58, A-59

In seguito al decreto 06-05-2016 N. 414 – MIUR DD “confluenza classi di
concorso” e allegato A (Licei), parte integrante dello stesso decreto,
specificatamente al piano di studi del Liceo Musicale e Coreutico SEZIONE
COREUTICA per le materie LABORATORIO COREUTICO e LABORATORIO COREOGRAFICO si
sollecita immediata correzione a rettifica delle classi di concorso individuate
ed elencate nell’allegato A  inserendo le classi A- 57, e A -58 come previsto
dal D.P.R. del 14-2-2016, n.19 in virtù dell’assoluta e unica competenza dei
docenti delle predette classi di concorso all’insegnamento nelle ore di
LABORATORIO COREOGRAFICO riferito a tecniche di danza specifiche del repertorio
del balletto classico e della pratica coreografica contemporanea del secondo
biennio e quinto anno del liceo coreutico. Altresì nelle ore di lezione dei
laboratori COREUTICI  nel primo biennio liceale è inconcepibile affidare l’
insegnamento ai Maestri accompagnatori al pianoforte dal momento che le ore di
laboratorio sono COMPLEMENTARI ALLA TECNICA DELLA DANZA CLASSICA e non alla
musica, tanto meno alla pratica pianistica.
Come può un decreto direttoriale del Ministero andare contro un D.P.R.?
Ciò premesso è ESSENZIALE e IRRINUNCIABILE  la co-presenza dei Maestri
accompagnatori al pianoforte (classe di concorso A- 59) in tutte le ore di
insegnamento delle pratiche della danza, siano esse le tecniche della danza,
siano esse le ore dei laboratori nell’arco del quinquennio di studio del liceo
coreutico.
Si evidenzia come questo decreto è LESIVO del diritto allo studio degli
studenti attualmente iscritti alle classi del liceo coreutico, perché priva gli
studenti del percorso formativo “garantito” e già intrapreso. Si ribadisce
quanto previsto dal piano di studi del Liceo Coreutico in vigore dalla prima
attivazione (a.s. 2010/2011) ad oggi, attuato in seguito alla  normativa in
vigore sul  riordino dei Licei e alla delega del Miur all’Accademia Nazionale
di Danza per l’apertura di sezioni di licei coreutici, l’organizzazione dei
curricoli, il quadro orario del liceo coreutico relativamente agli insegnamenti
specifici delle materie curricolari della danza e affini, la formulazione delle
classi, gli indirizzi di studio specifici del triennio, il reclutamento dei
docenti.
Le indicazioni nazionali, decreto-interministeriale 211 del 7 ottobre 2010,
VIGENTI dei LICEI COREUTICI individuano in maniera esplicita l’insegnamento
delle materie delle tecniche della danza e dei laboratori, coreutici e
coreografici, affidandone il compito ai DOCENTI DELLE ATTUALI CLASSI A-57 e A-
58 !
Si riporta nuovamente all’attenzione del Ministero l’assoluta incongruenza
prevista dal D.P.R. del 14-2-2016, n.19 dell’insegnamento della Storia Della
Danza ai docenti delle classi di concorso A-57, A-58 in quanto è una materia
che merita la stessa dignità assegnata alla Storia Della Musica per la quale è
prevista apposita classe di concorso!
Si precisa infine, agli organi competenti del Ministero dell’Istruzione ,
Università e Ricerca, ritenuti a questo punto del tutto avulsi da ciò che
concerne la DANZA e il suo insegnamento, la definizione COREUTICA SIGNIFICA
ARTE DELLA DANZA, deriva da Chorèia  termine con il quale nell’Antica Grecia
veniva indicata la danza, mentre choròs indicava l’insieme di persone che nelle
feste religiose andava in processione danzando. Ma il Ministro Giannini è o non
è LINGUISTA???? Si ribadisce pertanto l’assoluta inesattezza delle indicazioni
riportate nell’allegato A del decreto e si esorta all’immediata correzione.
Invitiamo la Dottoressa Palumbo a intervenire immediatamente e correggere
questo errore  dal momento che il decreto è firmato dalLa stessa. In caso
contrario si verificherebbe una situazione paradossale il prossimo anno
scolastico e gli studenti del quinto anno non potrebbero svolgere la seconda
prova agli esami di maturità, prova individuale PRATICA DI DANZA! La invitiamo
a consultare coloro che nei licei coreutici ci lavorano con passione e
professionalità perché ormai è palese la totale estraneità e assenza di
competenza dei funzionari del ministero nel comprendere come sono organizzate e
svolte le ore delle tecniche della danza e dei laboratori , di danza, nel corso
di studi del liceo coreutico!
I Docenti, si riservano il diritto di agire legalmente per la tutela dei
diritti lesi dal presente decreto, in virtù degli appelli, documenti e
solleciti inviati dall’agosto 2015 ad oggi dagli stessi docenti e dalle
istituzioni accademiche ed universitarie di riferimento e mai ascoltati.
I DOCENTI DEI LICEI COREUTICI STATALI

CONCORSO, PRESSIONI INDEBITE SU DOCENTI PER FORMARE COMMISSIONI

CONCORSO, PRESSIONI INDEBITE SU DOCENTI PER FORMARE COMMISSIONI

“Partecipare alle commissioni del concorso non è un obbligo previsto dal contratto di lavoro e gli Usr non possono imporre ai docenti di accettare le nomine di ufficio. Invitiamo dunque tutti i colleghi a non lasciarsi intimorire dalle più o meno velate pressioni che stanno subendo in questi giorni dalle amministrazioni scolastiche”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commentando i numerosi casi segnalati dai docenti al sindacato.

“Gli Uffici scolastici regionali hanno facoltà di procedere con la nomina di ufficio se, come sta avvenendo, mancano candidature spontanee per i posti di commissari al concorso. Non esiste però – sottolinea Di Meglio – alcun obbligo da parte dei docenti di accettare l’incarico: il CCNL, infatti, stabilisce l’obbligatorietà del compito soltanto per le commissioni di esame per gli alunni. Se l’amministrazione sta ricorrendo alle nomine di ufficio senza risparmiare anche sollecitazioni fin troppo insistenti, – conclude il coordinatore della Gilda – è segno che l’aumento dei compensi per i commissari, tanto decantato dal Governo ma decisamente insufficiente, non è servito a granché”.

Disturbi dello Spettro Autistico

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Continua il viaggio nei labirinti dell’autismo. Quest’anno Zefiro punta il proprio obiettivo sull’Australia e sceglie di invitare il professor Tony Attwood, universalmente riconosciuto come una delle voci più autorevoli nel mondo sui Disturbi dello Spettro Autistico. Muovendosi tra buoni principi e  buone prassi, tra impianti teorici e applicazioni pratiche, Tony Attwood ci fornirà la sua lettura della stato dell’arte nell’ambito dei Disturbi dello Spettro Autistico ed affronterà due ambiti cruciali e complessi quali la gestione delle emozioni e dei sentimenti e la gestione dei comportamenti problematici.

Con l’intento comune di perseverare nella costruzione di una cultura dell’autismo.

DATA: 18 MAGGIO 2016

LOCATION: Ex Chiesa Sant’Agostino -Via Della Fara- Bergamo

Disturbi dello spettro autistico, Italia in ritardo

da Italia Oggi del 10-05-2016

Disturbi dello spettro autistico, Italia in ritardo

Non ha spento neppure la prima candelina la disciplina che ha dato «dignità» giuridica all’autismo: la legge 134 del 18 agosto 2015 (Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie) rappresenta l’iniziale traguardo per approfondire il fenomeno (caratterizzato da un insieme di disturbi dello sviluppo su base neurologica, che influenzano pensiero, percezione, attenzione, abilità sociali e comportamento), e una chance per comprendere cosa possa essere fatto per migliorare la qualità di vita delle persone dalla famiglia alla scuola, dai centri specializzati nella presa in carico dei soggetti al mondo del lavoro e del tempo libero. L’Isfol ha messo di recente sotto la lente d’ingrandimento il tema, premettendo che i disturbi dello spettro autistico sono stati considerati «per molto tempo una patologia che determinava un grave isolamento della persona», invece, alla luce degli studi e sperimentazioni s’è visto che «non solo l’inserimento è possibile col supporto adeguato», ma che chi ne soffre avrebbe «molto da offrire», qualora gli venisse assegnato un incarico. Entrata in vigore la norma, quello che va superato è un collo di bottiglia che i numeri riescono a fotografare bene: se è vero, infatti, che il tasso di disoccupazione dei disabili è 4 volte più alto dei normodotati, nel caso dell’autismo il dato fa affiorare una situazione critica, giacché in base a quanto accertato dal Censis nel 2012, soltanto «una persona su dieci con disturbo dello spettro autistico trova oggi un impiego», e quasi tutte le occasioni sono riconducibili ai «settori dell’agricoltura e del giardinaggio». Guardando al di là dell’Atlantico, intanto, si scopre che «da almeno due decenni» negli Stati Uniti sono state attivate tecniche di supporto ed impiego; nel 2004 è stata, poi, approvata una legge, denominata Idea (Individuals with disabilities education improvement act), che ha permesso la valutazione, la pianificazione ed i successivi servizi alla persona, per cui il giovane con autismo viene preso in carico «dall’età di 3 anni fino ai 21», approntando interventi che devono essere «orientati al risultato, basati sui punti di forza e sulle aree di bisogno del ragazzo, concentrati sull’istruzione e sui servizi educativi, sull’occupazione e su altre competenze per la vita post-scolastica». Esperienza di successo, messa in luce nel dossier dell’Isfol, è quella nata in Danimarca: da circa 15 anni è sorta un’impresa, Specialisterne (Gli Specialisti) divenuta «una delle buone prassi di inserimento lavorativo di giovani con autismo nel settore informatico, riconosciuta in tutto il mondo». Il suo «segreto»? Aver scelto di agire sulla base del principio che le specificità di questi soggetti possano essere viste non come una barriera all’inserimento, bensì come «un vantaggio competitivo nel business market»; attualmente, l’organico conta una cinquantina di addetti, e «a 3 su 4 è stato diagnosticato l’autismo», tutti sottoposti prima a una valutazione delle singole abilità (processo lungo 5 mesi), poi ad un accurato iter formativo (mediante una scuola post-obbligo della durata di 3 anni) per intraprendere l’attività di «consulente informatico all’interno dell’azienda» e avere accesso all’area business e corporate. L’impresa nel 2010 ha aperto unità operative che portano avanti la stessa filosofia in Scozia e in Irlanda, fino a mettere la propria «bandierina», oggi, in ben 13 nazioni. Scarsi, invece, gli esempi in Italia, per lo più, come accennato, nelle coop e nel campo dell’agricoltura sociale. Val la pena di menzionare l’attività del Centro terapeutico europeo (Cte) di Firenze, a Rignano sull’Arno: disponendo di circa 20 ettari di terreno e altrettanti di bosco, la struttura dal 2006 offre opportunità di «residenzialità e/o sollievo» a persone con autismo e al loro nucleo, attraverso un percorso che va verso l’auto-organizzazione, che passa dallo svolgimento di lavori domestici all’impegno in cucina e nell’orto, mettendo chi soffre di ritardo mentale a contatto col «tempo naturale del cambiamento», inteso come «metafora delle trasformazioni che possono avvenire dentro di noi». E caldeggiando, così, la speranza che «cambiare è possibile».

L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

da Il Sole 24 Ore

L’allarme di Save the Children: meno libri e musei, e al Sud minori «senza opportunità»

di Lorenza F. Pellegrini

I bambini siciliani e campani hanno meno opportunità di apprendere, sviluppare le loro capacità e di far maturare le loro aspirazioni, rispetto ai loro coetanei residenti in Lombardia e in Emilia Romagna, regioni non segnate da scarsità di servizi e opportunità formative per i minori. Lo rivela il rapporto di Save the Children sulla povertà educativa in Italia, definizione elaborata dall’organizzazione non governativa ispirandosi alla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia.

Dall’analisi risulta che lo svantaggio di partenza in materia di apprendimento, sviluppo e offerta educativa caratterizza, in generale, il Meridione, area geografica in cui si registra anche il maggior numero di bambini che vivono in contesti in cui mancano mezzi di sostentamento, beni e servizi necessari a raggiungere uno standard di vita ritenuto minimo e accettabile. In Italia ci sono 1.045.000 minori che vivono in una condizione di povertà assoluta. Gravi privazioni che riguardano un bambino su quattro in Calabria, uno su cinque in Sicilia.

Povertà educativa
I giovani italiani non brillano in lettura e matematica, sono tra i peggior in Europa, e dedicano poco tempo ad attività fisica e a interessi culturali: uno su due non legge libri, non fa sport e non visita i musei. Forti le carenze degli studenti rispetto alle competenze scolastiche di base. Stando ai risultati dei test Ocse-Pisa, circa il 20% dei quindicenni non raggiunge la soglia minima di competenze in lettura, il 25% in matematica. Questa percentuale aumenta per i ragazzi che vivono in famiglie svantaggiate, mentre scende drasticamente (al 10% per la lettura e al 7 per la matematica) per i figli di genitori benestanti . Un altro dato significativo è quello che riguarda i minori che non sono nati in Italia: quasi la metà (il 46%) non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura.
Le capacità dei giovani dipendono anche dall’offerta educativa. Particolarmente scarsa è quella che riguarda la prima infanzia: solo il 13% dei bambini tra 0 e 2 anni può andare al nido. La situazione è critica in Calabria, Campania e Puglia, mentre in Emilia Romagna si registrano le migliori performance (25 punti percentuali in più rispetto alle regioni del Sud). A pesare sono anche l’assenza di tempo pieno per primarie e secondarie di primo livello e di infrastrutture adeguate. Sport, teatro, lettura. La partecipazione ad attività extrascolastiche è molto importante per la formazione dei giovani. In Italia, stando ai dati Istat, per i ragazzi tra i 6 e i 17 anni, la situazione è desolante: il 48% non ha letto neanche un libro se non quelli scolastici, il 69% non ha visitato un sito archeologico e il 55% un museo, il 46% non ha praticato dello sport. L’incidenza della privazione “culturale e ricreativa” è più marcata al Sud, dove supera il 70 per cento (contro il 50 del Nord).

Povertà materiale
Secondo i dati Istat, in Italia nel 2014 erano oltre un milione i minori costretti a vivere in condizioni di povertà assoluta, e poco meno di 2 milioni (il 19%) in condizioni di povertà relativa (difficoltà economica calcolata in rapporto al livello economico medio di vita): una percentuale che al Sud superava il 30 per cento, mentre in molte regioni del Centro Nord si attestava sotto la media nazionale. Questi dati, se confrontati con quelli visti in precedenza, evidenziano il legame tra povertà materiale ed educativa. Se un bambino affamato e poco istruito oggi crea il reietto di domani, il Sud rischia di vedersi negato il diritto a un futuro sostenibile. Per questo il governo ha cercato di ridurre il divario Nord/Sud anche attraverso il Sostegno alla inclusione attiva (Sia), uno strumento per contrastare la povertà che però ancora non dispone delle risorse necessarie per fronteggiare il problema, sostiene Save The Children. La necessità di arginare la povertà educativa risulta ancora più evidente se si sottolinea l’incidenza della formazione nello sviluppo delle competenze cognitive del minore e della sua capacità di relazionarsi con gli altri, di controllare le proprie emozioni, di coltivare delle aspirazioni o addirittura il proprio talento. Perché un bambino da grande potrebbe sedersi davanti a una siepe e riuscire anche a immaginare l’infinito.

«Studiare all’estero conviene, i ragazzi trovano lavoro in metà tempo»

da Il Sole 24 Ore

«Studiare all’estero conviene, i ragazzi trovano lavoro in metà tempo»

di Maria Piera Ceci

L’idea di consentire ai giovani di studiare all’estero le venne in mente nel ’58, quando non le furono riconosciuti gli esami sostenuti in un’università americana. Da quel giorno decise di lottare perchè altri studenti non subissero lo stesso destino e nacque così l’idea del Progetto Erasmus. Ora, nel giorno della Festa dell’Europa, a Sofia Corradi, 82 anni, conosciuta come Mamma Erasmus, è stato consegnato dal re di Spagna Filippo e dal presidente del parlamento europeo Schultz il premio Carlo V.

La storia
Lei, Sofia Corradi, proprio non se l’aspettava. E così ci racconta la sua storia.
«Dopo il mio master di diritto comparato alla Columbia University di New York, tornai in Italia e in segreteria non solo mi dissero che non mi avrebbero riconosciuto gli esami sostenuti negli Stati Uniti, ma diedero un’occhiata sdegnosa ai miei titoli e l’impiegato disse: «Columbia University, mai sentita nominare». Si erano fatti l’idea che io volessi sgraffignare una laurea con delle credenziali rilasciate da una qualche università fantasma con sede alle Bahamas o altro paradiso fiscale. E mi insultarono: lei va divertirsi all’estero, poi viene qui e vorrebbe la laurea. Mi rassegnai e rifeci gli esami, però il fatto di aver avuto questa esperienza alla Columbia University mi procurò rapidamente dei posti di lavoro uno meglio dell’altro e mi trovai a 20 ad essere la consulente per le relazioni internazionali dell’associazione dei rettori delle università italiane, dove ho cominciato la mia battaglia, una battaglia durata fino al 1987, quando finalmente è arrivato l’Erasmus ufficiale dell’Unione europea. L’Erasmus è il mio sogno educativo diventato realtà e questo mi compensa di tutte le innumerrevoli sgarberie che mi sono state dette quando io per quasi vent’anni facevo lobbying, inseguivo parlamentari europei, alti funzionari dei ministeri italiani».

Studiare all’estero conviene
Sofia Corradi però non guarda solo indietro ai suoi ricordi. Incontra ancora tantissimi giovani che invita a partire. «Studiare all’estero giova, infatti i genitori ricchi all’estero i figli ce l’hanno sempre mandati dal tempo del rinascimento. Invece l’idea mia era che questa dovesse diventare un’opportunità aperta a tutti. Ai giovani dico: Andate in Erasmus. Tornano che non sono le stesse persone. Si divertono, diventano più maturi, più adulti. Alla fine trovano lavoro in metà tempo rispetto a chi non fa l’Erasmus. Piacciono di più alle donne, piacciono di più ai colleghi, piacciono di più ai datori di lavoro, sono più felici. E poi sentiste le mamme! Mio figlio, che non si era mai lavato i calzini, adesso è autonomo, viaggia senza spendere perchè vola con i low cost, e non spende niente perchè mica va in albergo, va a dormire dagli amici che ha conosciuto in Erasmus».

Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

da Il Sole 24 Ore

Gli istituti aprono le porte al volontario: progetti entro il 24 maggio

di Elio Silva

A un quarto di secolo dalla legge 266/91, che ne ha promosso e disciplinato lo sviluppo, il volontariato vive quest’anno un profondo rinnovamento. I segnali di svolta sono diversi, ma tutti riconducibili alle grandi aspettative legate all’approvazione della riforma del Terzo settore, con conseguente emanazione dei decreti d’attuazione.

La riforma del terzo settore
La legge delega, che ha ottenuto il sì del Senato e attende ora alla Camera il via libera definitivo, dedica al volontariato un corposo articolo, il quinto, in cui prevede, tra l’altro, l’armonizzazione e il coordinamento delle diverse discipline vigenti, la promozione della cultura del volontariato tra i giovani, il riconoscimento delle competenze acquisite, l’estensione della composizione e delle funzioni dei Centri di servizio e, non ultimo per importanza, un necessario criterio di omogeneità per i registri regionali, che dovrebbero confluire nel futuro Registro unico nazionale.

Il collegamento con la scuola
Fra tutti questi obiettivi, il primo in ordine di tempo sembra essere quello della promozione del volontariato all’interno dei percorsi scolastici. È di pochi giorni fa, infatti, un primo segnale di concreta applicazione dei nuovi impulsi, ovviamente in anticipo rispetto alla legge delega, ma in piena sintonia con i princìpi ivi enunciati. I ministeri dell’Istruzione e quello del Lavoro, in collaborazione con il dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale, hanno messo a disposizione 470mila euro per promuovere il volontariato nelle scuole: il bando di partecipazione è stato già inviato agli uffici scolastici regionali e i progetti potranno essere presentati entro il prossimo 24 maggio compilando un modello sul portale ministeriale www.bandidgstudente.it. L’educazione al volontariato durante la formazione scolastica non rappresenta in sé una novità, anzi è uno dei fattori che maggiormente hanno contribuito a ingrossare negli anni più recenti le fila delle associazioni e, soprattutto, a garantire turnover e innovazione in contesti talvolta “ingessati” dall’aderenza a modelli organizzativi del passato. L’elemento di svolta è, semmai, costituito dal forte impulso che, come sottolinea il sottosegretario al Lavoro, politiche sociali e servizio civile, Luigi Bobba, è stato ora impresso all’operazione.

Il piano del governo
Il piano dà seguito, infatti, a un accordo di collaborazione sottoscritto il 29 dicembre 2015 tra il ministro Stefania Giannini e lo stesso sottosegretario Bobba. Le amministrazioni si sono ripartite i costi nella misura di 270mila euro a carico della direzione generale per il Terzo settore del ministero del Lavoro, 100mila a carico del dipartimento della Gioventù e servizio civile della presidenza del Consiglio e altrettanti a carico del ministero dell’Istruzione. I progetti dovranno essere presentati dagli istituti scolastici – anche in rete – in partenariato con le organizzazioni di volontariato e di Terzo settore, oppure con i Centri di servizio per il volontariato (Csv), il che rafforza le caratteristiche di “arricchimento” di esperienze diverse nell’ambito educativo.

Gli obiettivi
Gli obiettivi vanno dalla promozione della cultura del volontariato a quella della legalità, dalla prevenzione delle dipendenze (inclusa la ludopatia, il gioco d’azzardo e il cyberbullismo) alla tutela e valorizzazione dei beni comuni, dalle pari opportunità al contrasto dei fenomeni di esclusione sociale. Un campo d’azione potenzialmente molto vasto, quindi, che metterà alla prova, oltre alla buona volontà di docenti e dirigenti scolastici, anche la capacità progettuale dello stesso mondo associativo. Si potrà obiettare che l’investimento pubblico è ancora troppo timido, oppure che, come al solito, il bando non brilla per marketing appeal, dato che a un corpo docente mezzo stremato da scadenze di fine anno, concorsoni, scioperi e malumori vari si rivolge pletoricamente proponendo «Laboratori di cittadinanza democratica condivisa e partecipata: educazione al volontariato sociale e alla legalità corresponsabile». Ma si sa, la semplificazione per la burocrazia è un obiettivo a lungo termine e nel frattempo vale la pena di prestare attenzione a questo segnale di innovazione educativa e sociale. Se poi, con l’attuazione della riforma del Terzo settore, all’esperienza di volontariato nelle scuole si potrà aggiungere un sistema di certificazione delle competenze acquisite, si potranno anche misurare concretamente gli effetti di questa progettualità sulle nuove generazioni e sulla collettività, il che aiuterebbe a comprendere quanto prezioso possa essere questo tipo di investimenti pubblici.

Sei in conflitto con il d.s. o con l’assessore? Niente bonus

da La Tecnica della Scuola

Sei in conflitto con il d.s. o con l’assessore? Niente bonus

Il caso di un Istituto comprensivo di Polistena, in Calabria, sta facendo discutere in rete. I Partigiani della scuola pubblica parlano persino di incostituzionalità.

Da poco meno di un mese, il comitato di valutazione dell’ IC “F. Jerace” di Polistena ha portato a termine il proprio lavoro e ha definito i criteri ai quali il dirigente si dovrà attenere per assegnare il bonus premiale.
In realtà i criteri consistono in una complessa “tabella” con decine e decine di indicatori per ciascuno dei quali è previsto un punteggio.
E già su questo i Partigiani della scuola pubblica hanno da obiettare e non poco: “Porre i docenti sulla griglia, incasellando la libertà dell’arte e della scienza in una tabella infarcita di descrittori, indicatori e punteggi, viola l’articolo 33 della Costituzione”.
Non sappiamo se davvero si possa parlare di incostituzionalità dei criteri ma sulla delibera del comitato di valutazione di Polistena potrebbe esserci qualche dubbio.
Fra i criteri, infatti, ve ne sono anche alcuni che prevedono una “decurtazione” del punteggio finale in relazione ad alcune specifiche situazioni tra cui anche le assenze dal servizio e la mancata accettazione di incarichi aggiuntivi.
Meccanismo che secondo i Partigiani è chiaramente mutuato dalla “patente a punti” e che potrebbe determinare curiose disparità: al docente al quale viene richiesto di assumere due tre incarichi verrebbero tolti punti, mentre per coloro ai quali non viene chiesto nulla  non ci sarebbero decurtazioni.
Così come appare dubbia la decurtazione relativa alle relazioni conflittuali con colleghi, dirigenti scolastici e altri soggetti del territorio che potrebbe essere letta come una vera e propria limitazione della libertà di espressione.  Basti un esempio: il docente responsabile della sicurezza che non ha “buoni rapporti” con l’Ente locale proprietario dei locali perchè segnala con eccessiva insistenza problemi e carenze potrebbe essere penalizzato. Insomma, la delibera del comitato di Polistena potrebbe davvero presentare qualche problema di legittimità o almeno di opportunità.
La conclusione che ne traggono i Partigiani è pesante:  “Siamo di fronte all’annientamento dei diritti,  prolegomeni di  una moderna dittatura partendo dalle scuole, gangli vitali della società”.
Non sappiamo per certo se nei criteri individuati nella scuola di calabrese ci siano elementi di incostituzionalità, ma è certo che nel deliberare sulla questione del merito e del bonus sarebbe opportuno usare il massimo equilibrio possibile.

Concorso docenti infanzia e primaria, prove del 30 e 31 maggio solo di mattina

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti infanzia e primaria, prove del 30 e 31 maggio solo di mattina

L.L.

Con avviso del 6 maggio il Miur ha informato che le prove scritte della scuola primaria e della scuola dell’infanzia, il cui svolgimento è stato previsto rispettivamente per i giorni 30 e 31 maggio 2016, si svolgeranno su tutto il territorio nazionale nel turno del mattino delle stesse giornate.

L’elenco delle sedi d’esame, con la loro esatta ubicazione e con l’indicazione della destinazione dei candidati, nonché l’orario di convocazione, sarà reso noto con  avviso pubblicato sui siti internet e sugli albi degli Uffici Scolastici Regionali competenti all’espletamento della procedura concorsuale.

La scuola si apre al volontariato

da La Tecnica della Scuola

La scuola si apre al volontariato

Promuovere il volontariato all’interno dei percorsi scolastici, così come vorrebbero i ministeri dell’Istruzione e del Lavoro, in collaborazione con il dipartimento della Gioventù e del servizio civile nazionale.

Infatti sono stati messi a disposizione 470mila euro per promuovere il volontariato nelle scuole. Le amministrazioni si sono ripartite i costi nella misura di 270mila euro a carico della direzione generale per il Terzo settore del ministero del Lavoro, 100mila a carico del dipartimento della Gioventù e servizio civile della presidenza del Consiglio e altrettanti a carico del ministero dell’Istruzione.

Il bando di partecipazione è stato già inviato agli uffici scolastici regionali e i progetti potranno essere presentati entro il prossimo 24 maggio compilando un modello sul portale ministeriale www.bandidgstudente.it.

I progetti dovranno essere presentati dagli istituti scolastici – anche in rete – in partenariato con le organizzazioni di volontariato e di Terzo settore, oppure con i Centri di servizio per il volontariato (Csv), il che rafforza le caratteristiche di “arricchimento” di esperienze diverse nell’ambito educativo.

Gli obiettivi vanno dalla promozione della cultura del volontariato a quella della legalità, dalla prevenzione delle dipendenze, con la ludopatia, il gioco d’azzardo e il cyberbullismo.

Ma c’è anche la tutela e valorizzazione dei beni comuni, le pari opportunità il contrasto dei fenomeni di esclusione sociale.

Giannini: “Ho preso 58/60 alla maturità. Un po’ di delusione”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Ho preso 58/60 alla maturità. Un po’ di delusione”

A 45 giorni dalla prima prova della maturità 2016, anche la ex “studentessa” Stefania Giannini dice la sua a DireGiovani, ricordando il suo esame di stato.

La prossima sarà una maturità “tanto affascinante. Anche più affascinante di quella che fu la mia. Io ho preso 58/60esimi”.  Aspirando al massimo dei voti, la studentessa Stefania confessa “un po’ di delusione” per quel risultato ottenuto avendo vissuto l’esame con “emozione, passione e anche soddisfazione”.

“Ho scelto i temi”, dice poi sorridendo il ministro che aggiunge: “non posso dare consigli” ma qualche anticipazione ai maturandi sì: “il prossimo esame di maturità sarà l’occasione per fare riflessioni sulla vostra vita e sul vostro essere giovani”.

Poi l’accorato suggerimento: “studiate, studiate, studiate” e l’immancabile: “in bocca al lupo!” finale.

Se qualcuno ‘gufa’ per l’insuccesso del concorso

da tuttoscuola.com

Se qualcuno ‘gufa’ per l’insuccesso del concorso

Inizia la seconda settimana delle prove scritte del concorso, lasciandosi sostanzialmente alle spalle le preoccupazioni per le incognite di una selezione che fin dall’inizio si è annunciata di una complessità organizzativa affatto nuova.

Delle 93 prove scritte previste dalle procedure concorsuali ne sono state affrontate e superate 26, poco più di un quarto di quelle a calendario, senza intoppi sostanziali e con minime discrasie operative.

Eppure, al minimo cenno di possibile difficoltà segnalata prontamente agli organi di informazione o alla notizia di ammissione con riserva di alcuni candidati senza abilitazione, il partito dell’anticoncorso è sceso subito in campo con il fatidico “ve lo avevo detto”.

Alcuni esponenti di sindacati e associazioni, anziché prendere le distanze dalle pronunce dei magistrati e difendere il buon diritto dei candidati con le carte in regola, hanno attaccato il ministero (e il Governo e il Parlamento) che, a loro parere, si è intestardito nel volere il concorso, anziché affrontare con soluzioni adeguate il problema del precariato, caso mai con un piano pluriennale di stabilizzazione dei precari.

Non manca chi sembra auspicare un’ondata di ammissioni con riserva di docenti laureati che potrebbero far saltare il concorso.

Al di là delle schermaglie e delle polemiche incrociate, c’è da chiedersi se la polemica pregiudiziale contribuisca anche a mantenere la necessaria serenità per le altre decine di migliaia di candidati che stanno per affrontare nei prossimi giorni la loro prova scritta.

In questo momento c’è il concorso e, a buon diritto dei 165.578 candidati che vi stanno partecipando, è giusto che vada in porto regolarmente senza che qualcuno ‘gufi’, sperando che si inceppi.

Sciopero del 12/5: escluso personale impegnato in concorso

da tuttoscuola.com

Sciopero del 12/5: escluso personale impegnato in concorso
Accolto l’invito del Garante

L’invito del Garante degli scioperi a escludere dallo sciopero proclamato per il 12 maggio prossimo il personale impegnato nel ‘concorsone’ è stato accolto dai sindacati che lo avevano proclamato.

A rendendo noto è l’Authority in una nota nella quale si comunica che “Le organizzazioni sindacali Cobas, Cub scuola Università e Ricerca, Gilda, Or.SA. scuola Universtà e Ricerca, SGB, Unicobas e Usi Surf, attesa la rilevanza degli interessi coinvolti, hanno accolto con senso di responsabilità l’invito formulato dall’Autorità di garanzia per gli scioperi con nota del 3 maggio 2016, escludendo dallo sciopero del Comparto scuola, proclamato per il 12 maggio 2016, tutto il personale scolastico impegnato, nella stessa giornata, a vario titolo, nello svolgimento delle prove concorsuali indette dal MIUR e finalizzate al reclutamento del personale docente“.

Bisognerà ora vedere se la stessa decisione sarà presa anche dai sindacati – Flc Cgil, Cils scuola, Uil scuola e Snals – che hanno indetto lo sciopero per il giorno 20 maggio.

Uil: per i DS Miur prepara un triste futuro da tecnocrati

da tuttoscuola.com

Uil: per i DS Miur prepara un triste futuro da tecnocrati
Troppo spostato l’obiettivo verso una logica amministrativa che ci riporta indietro nella storia

Eccellente, molto buono, buono, mancato raggiungimento degli obiettivi”: saranno questi i voti che prenderanno i dirigenti scolastici in base ai nuovi criteri della direttiva sulla valutazione che ne fissa gli obiettivi e le modalità di composizione del nucleo di valutazione

Un progetto di valutazione – mette in chiaro Rosa Cirillo, responsabile del dipartimento Dirigenti della Uil Scuola – che rischia di trasformare il  dirigente scolastico in un funzionario, un burocrate da valutare in base al principio delle performance ideate  dall’allora ministro Brunetta. Proprio lui che, in seguito,  ha riconosciuto che non si può applicare quel modello valutativo alla scuola che ha sue specificità e  diversa  natura giuridica.

I diritti della scuola – spiega a sua volta il segretario della Uil Scuola, Pino Turila libertà di insegnamento, il diritto allo studio e la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie sono garantiti dalla Costituzione. L’indipendenza e la terzietà  delle scuole devono essere tutelati. La procedura proposta dal Miur, invece, comporterà una serie di conseguenze che privano la valutazione dei dirigenti scolastici di ogni garanzia di trasparenza e di salvaguardia dagli arbitri, mettendola nelle mani della burocrazia amministrativa con a capo i direttori scolastici regionali.”

Ci vogliono criteri oggettivi ed organismi indipendenti – aggiunge Turi – mentre le ricadute valutative su tutto il personale in servizio debbono trovare nel contratto  la sede della discussione ed attuazione. Invece “con il sistema di valutazione che c’è stato presentato” – mette in rilievo  Rosa Cirillo – “la contrattazione dovrà stabilire solo come  distribuire le risorse tra i  dirigenti, sulla base delle “note di qualifica” decise dal direttore regionale in relazione all’istruttoria del nucleo di valutazione“.