Dopo di noi, è il giorno del sì alla legge in Senato

da Redattore sociale

Dopo di noi, è il giorno del sì alla legge in Senato. “Corrette le criticità”

Intervista a Annamaria Parente, relatrice al Senato: “Dovevamo fare in fretta, non potevamo stravolgere il testo. Ma abbiamo corretto criticità segnalate in audizioni”. Allargato la gamma di agevolazioni fiscali e specificato integrazione tra dopo di noi e durante di noi, tramite il progetto individuale

ROMA – E’ il giorno del Dopo di noi: giunge quasi al traguardo, con la votazione in aula al Senato, la legge che ha il compito di assicurare cura e assistenza alle persone con grave disabilità prive del sostegno familiare, o in vista del venir meno di questo. A parlarci del testo normativo, assai auspicato, poi seguito con attenzione nella sua gestazione e maturazione, è Annamaria Parente, relatrice al Senato.

Senatrice, come è stato l’iter in Commissione al Senato? Pacifico? Animato?Innanzitutto ricordo che abbiamo avuto il testo in seconda lettura, dopo 18 mesi di discussione alla Camera. Lo abbiamo ricevuto a febbraio, con il fondo già stanziato in stabilità. L’imperativo era quindi far presto: non potevamo stravolgerlo, dovevamo fare in fretta.

Quali sono stati i nodi più critici da sciogliere?
L’ultimo comma dell’articolo 1 e l’articolo 6: il trust, insomma. E’ su questo che siamo intervenuti  sostanzialmente, nella parte in cui la legge prevede la possibilità di agevolazioni fiscali per il patrimonio che si assegna per la cura del disabile. Il testo Camera prevedeva solo il trust: e questa scelta era stata dibattuta e criticata sia nelle audizioni delle associazioni, delle famiglie e perfino dei notai, sia dai senatori stessi.  Abbiamo quindi deciso di allargare la possibilità delle famiglie di scegliere a chi affidare il proprio, ricorrendo a istituti già previsti dai codici, come i contratti fiduciari. E includendo le associazioni e le fondazioni a scopo di beneficienza. Allargare la gamma significa dare la possibilità di scegliere, anche alla luce di esperienze già in campo, come quelle di alcune onlus.
Altre novità del testo Senato?
Abbiamo risistemato l’articolo 1 sulle “finalità”, parlando di “integrazione”. Bisogna infatti tener presente che, dal giorno successivo all’approvazione, si dovrà riprendere in mano la legge 328/2000, nella parte in cui parla di progetto individuale. Ora questo dovrà fare riferimento anche  al “dopo di noi”, includendo quindi la volontà dei genitori sul destino dei figli quando loro non  ci saranno più. In questo senso, nel testo Senato parliamo di integrazione: perché il progetto individuale parlerà di cura e assistenza del disabile quando ci sono i genitori, ma anche del suo destino quando quelli non ci saranno più. L’integrazione è tra i durante e il dopo di noi: un’altra esigenza, questa, emersa con forza dalle audizioni. Un’altra novità riguarda l’articolo 9, che stabilisce che eventuali risparmi sulle minori entrate previste siano destinati al fondo. Infine, abbiamo introdotto una precisazione nell’articolo 2, specificando come questa legge non sostituisca e non tocchi nulla di ciò che, in termini di risorse e normative per la disabilità, già esiste. Essa si aggiunge, piuttosto, all’impalcatura già esistente.

Veniamo alle critiche: ciò che soprattutto viene rimproverato alla legge è di non aver compiuto un passo decisivo verso la de istituzionalizzazione
Non potevamo fare più di questo: sono materie demandate alle regioni, su cui quindi il legislatore nazionale ha dei limiti. Peraltro, dobbiamo venire incontro a situazioni critiche che già ci sono: quelle di ragazzi e ragazze orfani ricoverati in quelle residenze che a noi piacciono di meno. Con questa legge, tali strutture avranno la possibilità di ridurre i padiglioni e i reparti con tanti posti letto, sperimentando modelli diversi, come peraltro già alcuni istituti stanno facendo. Era essenziale, insomma, che questa legge aiutasse anche le stesse residenze a migliorarsi, nell’ottica di autonomia e benessere delle persone disabili ospitate al loro interno.

Un’altra critica riguarda l’articolo 4, comma 2 lettera b), in cui si parla di ricovero extrafamiliare temporaneo in caso di emergenza assistenziale. Diversi emendamenti sono stati presentati, ma nessuno è stato accolto
Non abbiamo messo mano a questo passaggio per far presto, ma oggi in aula ribadirò che nella ratio del provvedimento c’è solo la necessità di tamponare l’emergenza per non lasciar la persona disabile priva di abitazione. E, ripeto, si tratta di una situazione temporanea.

Esclude quindi che un articolo simile possa dar luogo ad allontanamento coatto della persona disabile dalla famiglia?
Credo proprio di poterlo escludere. (cl)

Pre Commercial Procurement (PCP)

Appalti pre-commerciali, 7,7 mln per servizi
di ‘early warning e gestione soccorso’
Bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue e presentato al Forum PA,
è il primo avviso PCP di un’Amministrazione centrale

Oltre 7,7 milioni di euro per l’acquisto di servizi per l’Early warning, l’allerta preventiva dell’emergenza e dei disastri naturali, e la gestione del soccorso. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea e presentato al Forum PA il bando del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che punta a promuovere l’innovazione e a garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità in materia di protezione civile utilizzando la formula innovativa del Pre Commercial Procurement (PCP). Si tratta del primo bando di questo tipo emesso dal Miur.

Il PCP è una tipologia appalto che intende promuovere l’innovazione per garantire servizi pubblici sostenibili e di elevata qualità e si caratterizza per:

  • l’acquisizione di servizi di Ricerca e Sviluppo (R&S) mediante procedura di pubblica evidenza, precedente alla fase di commercializzazione, finalizzata alla produzione o al sostanziale miglioramento di beni e servizi innovativi;
  • il cofinanziamento alla ricerca industriale per la realizzazione di servizi e prodotti innovativi non ancora presenti sul mercato;
  • la condivisione di rischi e opportunità fra soggetto appaltante e fornitore;
  • la suddivisione dei diritti di proprietà intellettuale sui risultati dell’appalto, con il vincolo che essi non appartengano esclusivamente alla stazione appaltante;
  • lo sviluppo competitivo per fasi.

Il Miur e il PCP

Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca si è distinto negli ultimi anni per il proprio spirito pionieristico: nel 2013 è stato pubblicato un avviso per individuare i fabbisogni di ricerca da parte delle amministrazioni pubbliche locali dell’area Convergenza. L’avviso, pubblicato con il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), ha riscosso un forte interesse da parte dei potenziali beneficiari e, a seguito di un processo valutativo, sono state selezionate e individuate 42 Manifestazioni di interesse, 30 delle quali attribuite direttamente alla competenza del Miur, per un controvalore stimato di almeno 90 milioni di euro. Successivamente, nell’aprile 2015, il Miur ha avviato una collaborazione con l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgId) che ha portato alla definizione della prima procedura di gara relativa alla tematica dell’‘Early Warning’, basata anche sui risultati della preliminare consultazione di mercato che si è svolta il 30 ottobre 2015 presso la sede di AgID. Si tratta della prima esperienza Miur di Precomercial Pubblic Procurement, ma soprattutto della prima esperienza PCP avviata a livello nazionale da amministrazioni centrali.

Il bando

Il bando PCP “Early Warning” si fonda su specifici fabbisogni di ricerca manifestati dal Dipartimento Protezione Civile Regione Sicilia e dai due Comandi Provinciali dei vigili del fuoco di Lecce e Caserta. È stato pubblicato sulla GUCE e prevede un finanziamento pari a € 7.713.834, IVA inclusa. La scadenza è fissata al 26 luglio 2016.

Saranno finanziate soluzioni per la realizzazione di sistemi di monitoraggio per l’allertamento preventivo dei disastri naturali (early warning) e l’organizzazione rapida degli interventi di emergenza. Le soluzioni proposte dovranno avere caratteristiche di sistematicità, consentire un incremento della resilienza dei sistemi territoriali, migliorare significativamente la tempestività e l’efficacia degli intervento di soccorso.

Il bando e ogni riferimento alla documentazione di gara sono reperibili al link http://ted.europa.eu/udl?uri=TED:NOTICE:174410-2016:TEXT:IT:HTML

DL Scuola-Ricerca Approvato definitivamente

Dl Scuola-Ricerca, Giannini: “Aggiunti ulteriori tasselli alla Buona Scuola

Valorizzata eccellenza del Gran Sasso Science Institute”

“Con il decreto su Scuola e Ricerca approvato definitivamente oggi alla Camera si aggiungono ulteriori tasselli alla Buona Scuola e all’azione di questo Governo in materia di Istruzione. Abbiamo aumentato i compensi per i commissari del concorso per docenti, reso più efficienti e certe le modalità di pagamento delle supplenze, prorogato, con uno stanziamento di 64 milioni, il programma di interventi di piccola manutenzione #Scuolebelle, stanziato 12 milioni all’anno per il sostegno agli alunni con disabilità delle scuole paritarie. Continua il nostro percorso per migliorare la qualità della vita scolastica”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

“Un altro segnale importante – prosegue il Ministro – è stato aver allargato la platea dei diciottenni che usufruiranno del bonus cultura da 500 euro, includendo anche i ragazzi con cittadinanza extra Ue. Il decreto prevede infine la valorizzazione delle nostre eccellenze nella ricerca: la scuola di dottorato del Gran Sasso Science Institute diventa finalmente permanente, con uno stanziamento di 3 milioni all’anno”.

RAPPORTO SULLA LIBERTA’ DI EDUCAZIONE NEL MONDO

RAPPORTO SULLA LIBERTA’ DI EDUCAZIONE NEL MONDO – CAMERA DEI DEPUTATI – 25 MAGGIO

“Ognuno ha diritto ad una educazione e formazione di qualità, che rispettino pienamente la sua identità culturale”. Lo afferma l’art. 5 della Dichiarazione sulla diversità culturale dell’UNESCO (2001). Che cosa è successo in questi 15 anni? Leggendo il report OIDEL – NOVAE TERRAE 2015/2016 presentato alla Camera oggi da Alfred Fernandez e Luca Volonté, si direbbe molto poco per quanto riguarda l’Italia, al 47° posto su 136 paesi da tutte le regioni UNESCO. Lo studio ha verificato per il 94% della popolazione mondiale la possibilità legale di creare e gestire scuole non governative (SNG), i finanziamenti previsti, il tasso di scolarizzazione. Solo 3 Paesi vietano le SNG. Ed ecco le tendenze: la maggior parte dei Paesi con alto punteggio FEI è in Europa. Fanno eccezione Cile, Corea del Sud, Israele e Perù. E’ intervenuto Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione: “ come Governo vogliamo aiutare tutta la Scuola.
Per la prima volta le famiglie possono portare in detrazione le spese per la scuola paritaria. E’ una piccola inversione di tendenza ma culturalmente è una rivoluzione. La scuola paritaria è pubblica tutti gli effetti ed è una gamba del sistema scolastico nazionale.  Il famoso ‘senza oneri per lo Stato” va riletto secondo lo spirito originario. Un percorso di riconoscimento ed affermazione della libertà di scelta educativa al quale Gontero, presidente Agesc, vuole dare un’accelerata.  “Soprattutto perché – ha incalzato Gontero – il sistema paritario fa risparmiare allo Stato oltre 6 miliardi di euro all’anno. Ma lo Stato ha fatto chiudere oltre 500 scuole cattoliche nell’ultimo anno. C’è molto che non va”. I deputati relatori al convegno, Rubinato, Pagano, Palmieri  e Gigli,  hanno  qualificato “le problematiche citate da Gontero tutte condivisibili. Ieri alla Camera si è capito che il Parlamento non conosce queste tematiche. Si accusa la scuola ‘privata’, dato che la scuola paritaria è pubblica, di drenare risorse. Così si spegne il pluralismo e si perde la qualità determinata da un sistema scolastico competitivo. La Costituzione ci protegge ma manca l’attuazione delle riforme. Vanno rimossi i dirigenti regionali che, bloccando le risorse già stanziate, fanno chiudere le scuole che creano un enorme risparmio per lo Stato”.  Una grande sfida: passare dalla ‘provvidenza’ alla sussidiarietà. Investire senza disperdere risorse: questa crisi economica paradossalmente ci  aiuterà. E’ stato messo l’accento sull’impoverimento antropologico e valoriale. 30 anni fa l’offerta formativa paritaria copriva  il 27% del totale, ridotto oggi di 10 punti. C’è una perdita del 18% nelle iscrizioni alla istruzione universitaria, a causa del problema demografico ma anche della scarsa qualità del sistema d’istruzione secondario e superiore. Quel 47° posto su 136 paesi analizzati pesa come un macigno sulla libertà di educazione in Italia, dove in 50 anni il sistema paritario è dimezzato.

Agesc
Cdo Opere Educative
Confap
Fidae
Fism

ISEE approvato: vecchie riserve e nuove aspettative

ISEE approvato: vecchie riserve e nuove aspettative

La Camera ha dunque approvato in via definitiva la conversione con modificazioni del decreto-legge 42/2016. Nel provvedimento – che riguarda in generale il funzionamento del sistema scolastico – è confermato l’articolo (2 sexies) che modifica l’impianto dell’ISEE introdotto su proposta del Governo e già approvato dal Senato.

“Confermiamo tutte le perplessità già espresse dopo l’approvazione a Palazzo Madama, dato che il testo non ha subito alcuna modifica – dichiara Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Se da un lato le nuove norme accolgono le Sentenze del Consiglio di Stato vietando il computo delle provvidenze assistenziali per disabilità, dall’altro elimina franchigie e la possibilità di detrarre le spese per assistenza effettivamente sostenute dalle famiglie.”

In effetti con le nuove disposizioni le franchigie differenziate per gravità di disabilità e la possibilità di detrarre spese assistenziali sono soppresse e sostituite da una maggiorazione, uguale per tutte le persone con disabilità, delle scale di equivalenza, cioè del divisore che viene usato per il calcolo dell’ISEE.

“Quello che ci restituisce questa legge è uno strumento ancora meno equo e selettivo e che non riconosce appieno il costo della disabilità. Inoltre è uno strumento che crea ancora forti disparità di trattamento”, prosegue Falabella.

“L’unico segnale parzialmente positivo deriva dalla contestuale approvazione di un Ordine del Giorno, presentato dall’Onorevole Margherita Miotto, che impegna il Governo ad indicare tempi certi e tempestivi per la revisione del regolamento ISEE, tenendo conto delle spese di assistenza, della presenza di pluriminorazioni, differenziando l’indicatore a seconda della gravità della disabilità e valorizzando in modo più conveniente i patrimoni accantonati per il ‘dopo di noi’. Ci auguriamo che il Governo rispetti questa indicazione approvata a larga maggioranza dalla Camera. Duole invece che non siano recepite, da parte governativa, indicazioni a favore dei minori con disabilità (esclusi dalla possibilità di redigere un ISEE ridotto) e di valorizzazione del lavoro dei caregiver familiari.”

Sui contenuti di questo Ordine del Giorno FISH investe nuove aspettative per una più razionale modificazione dell’ISEE ed è proprio su questo processo che la Federazione lancia la sua disponibilità, ma anche la sua sfida al Governo.

DECRETO SCUOLA, PERSA OCCASIONE PER CORREGGERE ERRORI LEGGE 107

DECRETO SCUOLA, PERSA OCCASIONE PER CORREGGERE ERRORI LEGGE 107

“Bruciata un’occasione per correggere le gravi storture della legge 107/2015”: così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, bolla l’ok in via definitiva della Camera al decreto scuola.

“Al Senato è stata posta la fiducia e a Montecitorio il testo è passato senza che fosse accettato alcun emendamento, confermando ancora una volta l’intransigenza del governo e della maggioranza parlamentare. Il provvedimento non scalfisce gli aspetti più deleteri della riforma, ovvero chiamata diretta, ambiti territoriali e comitato di valutazione, che stanno producendo già pesanti effetti negativi. E all’orizzonte – avverte Di Meglio – si prospettano altre gravi ricadute sul regolare avvio del prossimo anno scolastico a causa dei ritardi nelle assegnazioni dei docenti alle classi. D’altra parte, ad attestare la difficoltà operativa in cui versa il Miur è anche la proroga al 15 settembre del termine
per le assunzioni a tempo indeterminato”.

“Nonostante i toni trionfalistici del Pd, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – riteniamo che il provvedimento approvato questa mattina non sia affatto risolutivo delle principali criticità della legge 107/2015 contro le quali proseguiamo la battaglia attraverso la raccolta delle firme per il referendum”.

Questo PTTI s’ha da fare o non s’ha da fare?

Questo PTTI s’ha da fare o non s’ha da fare?

 

di Agata Scarafilo

da Scuola e Amministrazione, n. 6, Giugno 2016

Monta la polemica in questi giorni dopo che le scuole, in procinto di adottare il Programma triennale per la trasparenza e l’integrità (PTTI), hanno appreso di un nuovo Decreto Legislativo approvato, il 16 maggio scorso, dal Consiglio dei Ministri che, apportando numerose modifiche al D.Lgs 33/2013, abolisce il PTTI per le P.A..

Si tratta di un Decreto Legislativo che introduce il meccanismo dell’accesso civico sullo stampo del “Freedom of Information Act” (FOIA).

Tra le novità, dunque, vi è la modifica che la nuova norma apporta all’articolo 10 del D.Lgs n. 33/2013, che sarà rubricato: “Coordinamento con il Piano triennale per la prevenzione della corruzione”.

Così, con l’art.10 comma 1, del nuovo testo novellato, vengono abrogati i commi 2 e 7, a cui si aggiungono le modifiche sostanziali dei commi 3 e 8 dell’art. 10 del D.Lgs 33/2013. Per dirla in parole povere: eliminazione dell’obbligo di adottare il PTTI.

Detto ciò, riservandoci di approfondire le novità del nuovo Decreto Legislativo con un contributo mirato, ci preme in questa fase capire se le scuole dovranno o non dovranno procedere ad adottare i PTTI nei termini e nei modi previsti dalla Delibera ANAC n. 430 del 13/04/2016, che ha fornito indicazioni volte ad orientare le Istituzioni Scolastiche nell’applicazione della normativa afferente l’anticorruzione e la trasparenza.

In attesa, si spera, di una nota di chiarimenti da parte del MIUR, precisiamo che sia pur con modalità diverse permangono all’interno del nuovo testo legislativo gli obblighi di Trasparenza ed in particolare quelli previsti dall’Allegato 2.

Dal testo si evince, inoltre, che l’organo di indirizzo individuerà, di norma tra i dirigenti di ruolo in servizio, il “Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza”, disponendo le eventuali modifiche organizzative necessarie per assicurare funzioni e poteri idonei per lo svolgimento dell’incarico con piena autonomia ed effettività.

Sappiamo bene che questa unione di responsabilità, “anticorruzione e trasparenza”, nella figura dell’unico Dirigente Scolastico della scuola non è possibile ancor più perché le motivazioni sono state abbondantemente esplicitate dalle linee guida ANAC citate in premessa e di cui si è avuto modo già di parlare con il contributo dal titolo “Anticorruzione e scuola”,  pubblicato nel n. 5  di “ Scuola e Amministrazione”.

Il provvedimento, dunque, farà venir meno una parte delle disposizioni previste dalla citata Delibera Anac, ma da quando?

Alla data in cui si scrive, 23/05/2016, ritengo che non sia possibile paradossalmente prendere decisioni che vadano nella direzione della non adozione per le scuole del PTTI, la cui deroga al 30 di maggio 2016 è stata riservata, come risaputo, solo alle scuole.

L’obbligo, infatti, permarrà finché la nuova norma non produrrà di fatto i suoi effetti.

Questo perché il testo, a far data, è definitivo, ma ancora non ufficiale, in quanto bisognerà attendere la formalizzazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che dovrebbe avvenire in questi giorni.

Inoltre, tranne che per diversa previsione, i decreti legislativi di solito entrano in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione.

Si capisce bene che, se così fosse, l’entrata in vigore supererebbe il 30 maggio, data entro cui le scuole sono comunque obbligate ad adottare il PTTI.

Inoltre, si evince dalle prime informazioni che, dopo la pubblicazione del Decreto Legislativo, le amministrazioni avranno circa sei mesi di tempo per adeguarsi, salvo eccezioni che saranno circostanziate.

Tralasciando in questa sede le polemiche del caso, si spera che le scuole, per le motivazioni già esplicitate, non rimangano nel “limbo”, come spesso accade, in attesa di nuove linee guida sposate sulla loro specificità ampiamente riconosciuta.

Intanto, una cosa è certa: quando il Decreto Legislativo, definito sinteticamente FOIA, entrerà effettivamente in vigore,  il PTTI non s’ha da fare più!

Con «PagoInRete» le famiglie potranno pagare tasse e contributi scolastici on line

da Il Sole 24 Ore

Con «PagoInRete» le famiglie potranno pagare tasse e contributi scolastici on line

di Alessia Tripodi

Si chiama «PagoInRete» ed è il nuovo servizio on line per il pagamento di tasse e contributi scolastici lanciato dal Miur nell’ambito del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd). La nuova piattaforma, che permetterà alle famiglie di effettuare i pagamenti con un semplice clic e di ricevere in tempo reale le ricevute, è già attiva sul portale Sidi e la prima fase di sperimentazione coinvolgerà le scuole del Lazio, per poi estendersi gradualmente a tutte le regioni.

Le novità
Materiale informativo on line per comprendere il funzionamento della piattaforma, corsi di formazione per le segreterie delle scuole e un call center a disposizione degli utenti: sono questi alcuni degli strumenti messi in campo dal ministero per l’avvio di «PagoInRete» contenuti in una nota pubblicata da Viale Trastevere nei giorni scorsi.
I video tutorial e le istruzioni per le famiglie saranno presto disponibili in una sezione del sito del Miur appositamente creata, dove verranno illustrate le modalità di registrazione e di accesso e tutte le funzionalità del sistema, come, per esempio, la possibilità di pagare in un’unica transazione tasse di iscrizione e contributi per mensa e gite scolastiche relativi a figli che frequentano scuole diverse, ma anche di avere sotto controllo lo stato di tutti i pagamenti richiesti dalla scuola.
Per il personale scolastico, invece, sono in arrivo corsi di formazione in modalità «WBT», che – spiega il ministero – saranno erogati tramite la piattaforma di formazione a distanza Learning@Miur. Il programma formativo prevede anche la presenza di tutor che risponderanno in tempo reale ai quesiti dei corsisti.
Le scuole e le famiglie avranno a disposizione un numero telefonico dedicato per dubbi e assistenza tecnica. Nel dettaglio, scrive il ministero, gli istituti scolastici potranno rivolgersi al numero verde 800903080, mentre per i genitori sarà attivo il numero 0809267603, attraverso il quale contattare l’amministrazione per chiarimenti o problemi sui pagamenti effettuati on line.

Le istruzioni per le scuole
Nella nota il ministero raccomanda agli istituti scolastici di farsi parte attiva nel coinvolgimento delle famiglie, la cui partecipazione è essenziale per assicurare il successo dell’iniziativa. Sarà compito degli istituti, quindi, spiegare l’utilità e l’opportunità dei pagamenti on line, per esempio convocando i rappresentanti dei genitori per illustrare la nuova piattaforma, anche con il coinvolgimento degli animatori digitali. E in questo le scuole saranno sostenute dal Miur, che fornirà loro il materiale informativo da utilizzare durante le iniziative.

Dai 500 euro ai 18enni stranieri ai prof in cattedra il 15 settembre: oggi il voto finale sul decreto «ex Lsu»

da Il Sole 24 Ore

Dai 500 euro ai 18enni stranieri ai prof in cattedra il 15 settembre: oggi il voto finale sul decreto «ex Lsu»

di Claudio Tucci

Dal raddoppio dei compensi ai membri delle commissioni d’esame del concorsone, allo spostamento al 15 settembre dell’immissioni in ruolo dei docenti: è conto alla rovescia per il via libera della Camera al dl ex Lsu che contiene i primi correttivi alla legge 107.

Voto finale stamane
Il provvedimento è stato già approvato dal Senato, e scade a fine mese. I lavori a Montecitorio si sono interrotti ieri con l’esaurimento dell’esame degli ordini del giorno. Il voto finale quindi è slittato a stamane. L’Aula tornerà a riunirsi oggi alle ore 9, con le dichiarazioni di voto. A seguire, si svolgerà il voto finale sul provvedimento, che stanzia ulteriori 64 milioni di euro (per il 2016), per proseguire il programma Scuole Belle (interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale degli edifici scolastici).

Le misure sulla scuola
Tra gli interventi più importanti sul fronte scuola, spicca che anche i docenti immessi in ruolo nel 2015-2016 potranno chiedere, per il prossimo anno, l’assegnazione provvisoria interprovinciale sui posti rimasti disponibili e autorizzati (in deroga, quindi, al vincolo di permanenza triennale nella provincia di titolarità). Viene prorogato poi, dal primo al 15 settembre, il termine per le assunzioni degli insegnanti: le due settimane in più serviranno per completare le operazioni di inserimento dei primi 20mila vincitori del «concorsone» ed evitare che gli uffici scolastici regionali ricorranno a straordinari e turni festivi, «aumentando le spese accessorie per il personale amministrativo». Lo spostamento al 15 settembre modifica la decorrenza economica degli stipendi dei neo-assunti che seguirà la presa in servizio (partirà dal giorno 15). La decorrenza giuridica delle assunzioni rimane invece 1° settembre (non cambierà nulla per le future ricostruzioni di carriera e progressioni stipendiali legate all’anzianità). Sempre in tema di personale, stavolta precario, si introduce un termine per il pagamento dei supplenti, a partire da coloro che firmano contratti «brevi e saltuari»: gli accrediti dovranno arrivare «entro 30 giorni» dall’ultimo giorno del mese passato in classe. Si introduce anche “bonus” da mille euro per ogni studente con disabilità accolto dagli istituti paritari.

Il pacchetto ricerca
Un altro pacchetto di disposizioni riguarda il sistema della formazione superiore e della ricerca. In particolare, vengono individuate le risorse per la stabilizzazione della Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute (3 milioni annui dal 2016) e viene diminuito il limite minimo dei crediti formativi universitari da riconoscere, a conclusione dei percorsi realizzati dagli Its (Istituti tecnici superiori), agli studenti che intendono iscriversi a un corso universitario. Altre misure, infine, riguardano ordinamenti professionali, prestazioni sociali, acquisti culturali: per i periti industriali si innalza il titolo di studio richiesto per l’accesso alla libera professione (dal diploma di istituto tecnico al diploma di laurea); si estende ai giovani immigrati con permesso di soggiorno che compiono 18 anni nel 2016 il bonus da 500 euro per acquisti culturali; viene introdotta transitoriamente una nuova modalità di calcolo dell’Isee relativo ai nuclei familiari con componenti con disabilità.

Mansioni superiori del personale Ata e stipendio maggiorato, interviene la Consulta

da La Tecnica della Scuola

Mansioni superiori del personale Ata e stipendio maggiorato, interviene la Consulta

Sulle mansioni superiori del personale Ata, da pagare con un trattamento economico adeguatamente maggiorato, interviene la Corte Costituzionale.

Con sentenza depositata lo scorso 20 maggio (n.108), la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 1, commi 44 e 45, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Legge di stabilità 2013) nella parte in cui non esclude dalla sua applicazione i contratti di conferimento delle mansioni superiori stipulati antecedentemente all’entrata in vigore dello stesso.

La decisione del Giudice delle leggi trae origine, da una causa di lavoro promossa innanzi al Tribunale di Torino da una assistente amministrativa incaricata dello svolgimento delle mansioni superiori di Dsga.

Nello specifico, l’assistente amministrativa, collocata nella seconda posizione economica di cui all’Accordo del 25 luglio 2008 e nella fascia retributiva 28-34 anni di cui al CCNL di comparto, da anni svolgeva le mansioni superiori di DSGA.

Prima del 2012, per lo svolgimento di dette mansioni superiori, la ricorrente percepiva il relativo compenso aggiuntivo (c.d. indennità di funzioni superiori), sennonché nell’a.s. 2012/2013 detto compenso non le è più stato corrisposto, sebbene incaricata delle medesime mansioni di Dsga.

L’indennità di funzioni superiori le era stata negata in ragione dell’entrata in vigore dell’art.1, commi 44 e 45 della legge 24 dicembre 2012, n. 228, secondo cui la liquidazione del compenso per lo svolgimento da parte dell’assistente amministrativo di mansioni superiori per l’intero anno scolastico (a decorrere dall’a.s. 2012-2013) è effettuata in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il Dsga al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente in godimento dell’assistente amministrativo incaricato.

In applicazione di detta disposizione, il compenso pattuito tra l’Amministrazione e la ricorrente è stato quindi del tutto azzerato, tenuto conto dell’elevata anzianità di servizio di quest’ultima, pur permanendo a suo carico l’obbligo di svolgimento delle mansioni superiori.

Ciò posto, la ricorrente, assistita dall’avvocato Roberto Carapelle, legale della Cisl Scuola di Torino, ha richiesto al Giudice del lavoro di condannare l’Amministrazione scolastica al pagamento dell’importo previsto per lo svolgimento delle mansioni superiori di Dsga, previa eventuale rimessione della questione di legittimità della norma di legge in esame alla Corte di Giustizia CE o alla Corte Costituzionale, per violazione, tra l’altro, dell’art.3 della Costituzione.

Condividendo le argomentazioni difensive dell’avv. Roberto Carapelle, con ordinanza del 25 febbraio 2015, il Tribunale di Torino ha quindi rimesso gli atti alla Corte costituzionale, rilevando che quanto lamentato dalla ricorrente era spiegabile con la rilevante anzianità di servizio di quest’ultima (28 anni nel 2012/2013) e quindi della retribuzione dalla medesima percepita in riferimento all’anzianità conseguita.

Invero, l’effetto di azzeramento del compenso per le mansioni superiori, in conseguenza dell’entrata in vigore della legge 228/2012, si produce per tutti gli assistenti amministrativi incaricati di svolgere le mansioni di DSGA, purché abbiano un’anzianità di servizio superiore ai 21 anni, in ragione del nuovo meccanismo di computo dell’indennità di funzioni superiori introdotto dalla legge in esame.

Secondo il Tribunale di Torino, per l’assistente amministrativo incaricato di svolgere mansioni superiori la situazione diverrebbe paradossale: chi ha minore anzianità percepirebbe un’indennità elevata, destinata però con il tempo a decrescere; chi ha invece un’anzianità elevata riceverebbe un’indennità ridotta, che per i più anziani sarebbe pari a zero, come nel caso della ricorrente.

Chiamata a pronunciarsi sulle censure di costituzionalità sollevate dal Giudice del lavoro di Torino, la Corte Costituzionale ha evidenziato che, per effetto della nuova disposizione, in luogo del criterio in precedenza adottato (che prendeva a riferimento le retribuzioni tabellari nelle rispettive qualifiche iniziali dell’assistente amministrativo e del DSGA), si deve oggi tenere conto dell’intero trattamento economico complessivamente goduto dall’assistente amministrativo incaricato, con la conseguenza che la valorizzazione dell’intero trattamento goduto dall’assistente amministrativo, in ogni caso di rilevante anzianità di servizio (superiore a 21 anni), produce l’azzeramento del compenso per le mansioni superiori, in quanto il trattamento complessivo in godimento è già pari o superiore a quello previsto come trattamento tabellare per la qualifica iniziale di DSGA.

Detto meccanismo, secondo la Consulta, si pone in violazione dell’art. 3 della Costituzione, all’interno del quale trova tutela il principio dell’affidamento, ed in ogni caso tutte le volte in cui la legge ordinaria muti le regole che disciplinano il rapporto tra le parti come consensualmente stipulato, non potendosi consentire che la fonte normativa sopravvenuta incida irragionevolmente su un diritto acquisito attraverso un contratto regolarmente stipulato secondo la disciplina al momento vigente.

Il bilanciamento tra la posizione privata incisa dalla retroattività della norma di legge e l’interesse pubblico sotteso al contenimento della spesa, secondo la Corte costituzionale pone quindi la disposizione in esame in contrasto con l’art. 3 Cost. sotto il profilo della lesione del principio dell’affidamento.

Con la sentenza 108/2016, la Corte costituzionale ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale del combinato disposto dei commi 44 e 45 dell’art. 1 della legge n. 228 del 2012 nella parte in cui non esclude dalla sua applicazione i contratti di conferimento delle mansioni superiori stipulati antecedentemente all’entrata in vigore dello stesso.

In buona sostanza, tutti gli assistenti amministrativi con un’anzianità di servizio pari o superiore a 21 anni incaricati dello svolgimento di mansioni di DSGA, cui non è stata riconosciuto il compenso in questione in virtù dell’applicazione retroattiva della disposizione dichiarata incostituzionale, possono agire in giudizio per rivendicarne il pagamento.

Chiamata diretta e ambiti, il Miur vuole la Legge 107 senza deroghe: i sindacati scrivono a Giannini

da La Tecnica della Scuola

Chiamata diretta e ambiti, il Miur vuole la Legge 107 senza deroghe: i sindacati scrivono a Giannini

Sono passati quasi due mesi dalla sottoscrizione del contratto sulla mobilità 2016, ma sulla “sequenza contrattuale” per gestire la chiamata diretta tutto tace.

Eppure, il comma 5 dell’art. 1 di quel CCNI sulla mobilità 2016 parla chiaro: “Le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione alle scuole dei docenti titolari di ambito saranno oggetto di apposita sequenza contrattuale, da adottarsi entro 30 giorni dalla stipula del CCNI sulla mobilità”.

Il problema è che una vera contrattazione su questo aspetto non è mai partita. Qualche incontro c’è stato, ma solo con i funzionari del Miur. Che quando si affronta il problema tirano fuori l’articoli 73 della Legge 107/15, che all’ultimo rigo recita: “Dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”. Perchè, ha confermato la Flc-Cgil, le risposte alle proposte di trattiva si concludono sempre con un nulla di fatto, per via di quelli che vengono considerati, al Miur, i principi “non negoziabili” della chiamata diretta.

I sindacati rappresentativi si aspettavano che sulla vicenda intervenisse, come era accaduto con la sottoscrizione del contratto sulla mobilità, almeno un rappresentante politico.

Invece, il ministro, Stefania Giannini, non incontra i sindacati da quasi dieci mesi. E nemmeno il sottosegretario Davide Faraone, che è stato decisivo per dirimere i rilievi mossi da Mef e Funzione Pubblica sulla bozza relativa alle deroghe sulla mobilità 2016 (rispetto alle L. 107/15) per gli assunti sino al 2014 e anche, in parte, per gli spostamenti interprovinciali, sembra intenzionato a prendere in mano la situazione.

Così, Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals, il 24 maggio hanno deciso scrivere ad entrambi (a Faraone per conoscenza), per richiedere un incontro urgente. Perchè ritengono che sia possibile individuare spazi affinché “le procedure, le modalità e i criteri attuativi per l’assegnazione dei docenti titolari di ambito”, oggetto della sequenza di cui trattasi, siano definiti assicurando il rispetto delle esigenze di massima oggettività e trasparenza”. Principi, invece, ad oggi non garantiti.

Nella lettera, in sostenza spiegano che c’è bisogno di prendere decisioni urgenti: senza un accordo, l’assegnazione su un ambito territoriale (legata a doppio filo con la chiamata diretta per individuare i docenti “meritevoli” di un contratto triennale), rischia di diventare una babele. Con i trasferimenti dei docenti delle superiori delle fasi coinvolte in questa casistica – la B, C e D – che verranno pubblicati solo a metà agosto.

Il rischio è che gli Uffici scolastici regionali vengano lasciati al loro destino: in piena estate rischieranno di essere travolti dalle nuove modalità di trasferimento, cui seguiranno le assegnazioni provvisorie (aperte con il decreto scuole pure ai neo-assunti). E poi arriverà la chiamata diretta dei dirigenti, basata su curriculume colloqui tra ds e candidato, ma ancora da definire nei dettagli.

Per non parlare dell’enigma delle classi di concorso, con gli organici chiesti dalle scuole ancora con le vecchie perché le nuove classi concorsuali, approvata lo scorso febbraio, sono piene zeppe di errori.

Sarebbe meglio, dinanzi a questo quadro che già fa tremare i polsi a più di un dirigente, posticiparne di un anno l’applicazione. E nel frattempo, avviare finalmente un confronto costruttivo sul tema.

Forse, lo ha già scritto La Tecnica della Scuola, a sbrogliare la matassa in soccorso di tanti docenti, pure di ruolo, coinvolti in questo incertissimo iter, potrebbero essere le imminenti elezioni amministrative. Mettersi di traverso i sindacati, che in qualche modo possono influire sul voto di centinaia di migliaia di docenti e rispettive famiglie, non conviene a nessuno.

Caro Ministro, hanno scritto i sindacati, ci ascolti…

Decreto Scuola, ecco tutte le novità in arrivo per scuola, università e cultura

da La Tecnica della Scuola

Decreto Scuola, ecco tutte le novità in arrivo per scuola, università e cultura

Ma cosa contiene il decreto scuola in via di approvazione definitiva? Abbiamo raccolto i provvedimenti più importanti.

Innanzitutto, sul fronte dell’edilizia scolastica e delle suppellettili, è prevista la proroga del progetto “Scuole belle”: si tratta di ulteriori 64 milioni di euro (per il 2016), per proseguire il programma di interventi di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale degli edifici scolastici.

C’è poi il raddoppio dei compensi per i commissari del concorso docenti 2016: arrivano 8 milioni in più.

È prevista, inoltre, la stabilizzazione della Scuola sperimentale Gran Sasso.

E anche lo stanziamento di 12 milioni di euro per il sostegno agli alunni disabili nelle scuole paritarie, anche se però solo a partire dal 2017.

Come all’assunzione dei docenti di scuola dell’infanzia risultati idonei in occasione dell’ultimo concorso (2012): il numero complessivo massimo di immissioni in ruolo, da includere probabilmente in quelle del 2016 relative al turn over, dovrebbe essere attorno alle 2mila unità.

Passa anche la possibilità per i docenti neo-assunti, in deroga al blocco triennale, di accedere alle operazioni di assegnazione provvisoria.

Semaforo verde per la proroga di quindici giorni, al 15 settembre 2016, del termine per le assunzioni a tempo indeterminato del personale docente della scuola statale.

Tra le novità incluse nel decreto scuola, c’è poi il pagamento delle supplenze brevi entro il trentesimo giorno successivo all’ultimo giorno del mese di riferimento.

Un pacchetto di disposizioni a parte è quello relativo alla formazione superiore e della ricerca. In particolare, vengono individuate le risorse per la stabilizzazione della Scuola sperimentale di dottorato internazionale Gran Sasso Science Institute (3 milioni annui dal 2016) e viene diminuito il limite minimo dei crediti formativi universitari da riconoscere, a conclusione dei percorsi realizzati dagli Its (Istituti tecnici superiori), agli studenti che intendono iscriversi a un corso universitario.

Vi sono poi novità pure sul fronte degli ordinamenti professionali, delle prestazioni sociali, degli acquisti culturali: per i periti industriali, si innalza il titolo di studio richiesto per l’accesso alla libera professione (dal diploma di istituto tecnico al diploma di laurea); si estende ai giovani immigrati con permesso di soggiorno che compiono 18 anni nel 2016 il bonus da 500 euro per acquisti culturali; viene introdotta transitoriamente una nuova modalità di calcolo dell’Isee relativo ai nuclei familiari al cui interno sono presenti dei disabili certificati.

Bonus premiale: di tutto e di più

da La Tecnica della Scuola

Bonus premiale: di tutto e di più

La fantasia italica è proverbiale e sembra davvero che nella gestione del “bonus premiale”, le scuole ce la stiano mettendo tutta per confermare il detto.

Le notizie che ci arrivano dalle scuole e le delibere disponibili in rete stanno confermando che sulle modalità di attribuzione del bonus premiale c’è parecchia confusione.
C’è chi ha deciso di “penalizzare” i docenti che fanno assenze, che non vanno molto d’accordo con il dirigente o che “stuzzicano” un po’ troppo l’Ente locale sul tema della manutenzione degli edifici scolastici.
In molti casi, poi, le decisioni del comitato di valutazione sono arrivate solo negli ultimi giorni (in diverse scuole – anzi – la delibera definitiva non è ancora stata adottata) confermando in tal modo una prassi quanto meno curiosa: le regole sono state stabilite non all’inizio, come dovrebbe avvenire in ogni “gioco” serio ma alla fine della partita.
In qualche caso non mancano effetti quasi comici (ma forse potrebbero essere perfino illegittimi).
Ci  sono scuole, per esempio, dove sono state ideate tabelle per calcolare il punteggio spettante a ciascuno insegnante; con un particolare: il calcolo verrà fatto sulla base di quanto autodichiarato dall’insegnante stesso (una vera e propria “autocertificazione del merito”). Alla fine, ogni docente avrà il suo bel punteggio. E come si farà a sapere a chi dovrà andare il merito?  Semplicissimo: si procede con una specie di pre-indagine per capire quale potrebbe essere il punteggio minimo accettabile. Peccato che questo punteggio minimo venga deciso dal comitato stesso a posteriori, e cioè dopo aver raccolto ed esaminato le “autocertificazioni”.
L’autonomia delle istituzioni scolastiche è certamente sacrosanta, ma forse non si dovrebbe dimenticare il rispetto di qualche regola di carattere generale.

Pensioni, allo studio una norma in soccorso di chi oggi lascia fino a 10 anni dopo per via della Fornero

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, allo studio una norma in soccorso di chi oggi lascia fino a 10 anni dopo per via della Fornero

Il Governo sta studiano la possibilità di mandare in pensione quei dipendenti che per effetto della Legge Fornero sono rimasti bloccati anche per 10 anni.

A garantirlo, a colloquio con Repubblica Tv, è direttamente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

“La cosa fondamentale – ha spiegato il premier – è capire se, nell’ambito delle regole europee e della legge Fornero, possiamo dare l’anticipo pensionistico, l’Ape, a quelle persone che, per effetto dello scalone Fornero, vanno in pensione 7, 8, 10 anni dopo”.

Sulla fattibilità del piano, però, lo stesso Renzi non offre garanzie. Perchè il pericolo che i pensionamenti anticipati possano mettere in crisi le casse dello Stato, rimane molto alto.

“Ci riusciamo? Ne stiamo discutendo. Ci siamo dati come tempo la preparazione della legge di Stabilità, quindi i prossimi 3-4 mesi”.

La soluzione, però, c’è. E’ quella di far “pagare” agli stessi lavoratori l’uscita anticipata.  Qualora si riesca a varare il progetto, a breve, i lavoratori diretti interessati, con un’età anagrafica che viaggia attorno ai 60 anni, è quindi bene che sappiano una cosa: si tratterà, è vero, di una chance da cogliere. Ma davvero a caro prezzo.

Se verranno infatti confermate le anticipazioni degli ultimi giorni, il pensionamento anticipato limerebbe l’assegno pensionistico (per sempre!) di circa il 3% l’anno. Anche di più per i compensi alti, ma, se si eccettuano i dirigenti scolastici con tanti anni di servizio in questo ruolo, questo non è di certo il caso dei lavoratori della scuola.

Facciamo un esempio pratico: per un docente che a 67 anni lascerebbe il servizio con 1.600 euro di pensione, l’anticipo di un quinquennio costerebbe qualcosa come 240-250 euro al mese. Ovvero 3mila euro l’anno. Pari a 30mila euro per un decennio. Ma conviene davvero?