Anffas: “Basta insegnanti di sostegno non specializzati”

Romasette.it del 12-09-2016

Anffas: “Basta insegnanti di sostegno non specializzati”

Roberto Speziale, presidente nazionale dell’associazione, parla di «distorsione del sistema, creata per salvaguardare il posto ad alcuni docenti».

«Basta con gli insegnanti di sostegno non specializzati per gli alunni con disabilità»: è la richiesta di Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico. «All’inizio di ogni anno scolastico – commenta il presidente nazionale Anfass, Roberto Speziale – ci troviamo di fronte a situazioni in cui si assegna una cattedra di sostegno ad un docente non specializzato, solo perché perdente posto nella stessa scuola o in una vicina, a totale discapito della qualità del sostegno che potrebbero fornire i docenti specializzati a disposizione, seppur precari e provenienti anche da altre province».

«Ciò in violazione della norma statale (l’articolo 14 comma 6 della legge 5 febbraio 1992 n. 104)», precisa. Una situazione contrastata da anni dall’Anffas, che già nel 2011 intervenne press l’Usr Piemonte per richiedere, ottenendolo in poche ore, il ritiro di tutti i provvedimenti delle istituzioni territoriali circa l’utilizzo improprio di docenti di ruolo non specializzati. «Purtroppo, ancora oggi, nel 2016, continuiamo a ricevere segnalazioni di questa distorsione del sistema, creata al solo fine di salvaguardare il posto per i docenti», afferma.

In pratica «vi è attenzione a creare posti, quali che essi siano, senza nessuna attenzione per la qualità del sostegno. Mentre invece sarebbe opportuno e rispettoso dei diritti degli alunni verificare per tempo le loro effettive esigenze e la loro distribuzione territoriale e creare, eventualmente, la possibilità per i docenti specializzati per il sostegno di poter scegliere più di una provincia della stessa regione per la richiesta di utilizzazione e di assegnazione».

#IOLEGGOPERCHÉ 2016 BACK TO SCHOOL!

#IOLEGGOPERCHÉ 2016
BACK TO SCHOOL!

DALLE SCUOLE ALLE AZIENDE, DALLE LIBRERIE AL WEB:
“PRONTI A TUTTO” PER DONARE UN LIBRO

Ultime settimane per attivare i gemellaggi:
le iscrizioni per aderire si chiudono il 26 settembre

Milano, 12 settembre 2016. È ora di tornare sui banchi di scuola, quest’anno con una marcia in più: proprio in questi giorni, infatti, Messaggeri, librerie e scuole si stanno gemellando per la campagna #ioleggoperché 2016 (www.ioleggoperche.it). Rush finale per le ultime adesioni cui tutti sono invitati: c’è tempo fino al 26 settembre. I gemellaggi sono alleanze nel segno della passione per i libri e la lettura, determinanti per il successo delle giornate clou dell’iniziativa, dal 22 al 30 ottobre 2016: in nove giorni di eventi speciali che tutti sono invitati a ideare e a promuovere, l’entusiasmo e l’impegno dei Messaggeri #prontiatutto saranno il “carburante” della festa, quando le librerie di tutta Italia accoglieranno i cittadini che vorranno acquistare un libro per donarlo a una biblioteca scolastica. Nello stesso periodo, grazie all’accordo con Confindustria Gruppo tecnico Cultura e Sviluppo, gli imprenditori saranno invitati ad arricchire il catalogo delle biblioteche interne della propria azienda (creandone di nuove, dove non ancora esistenti).

La grande campagna di promozione del libro e della lettura, che vuole riportare i libri e la lettura nella quotidianità di ragazzi e lavoratori, è organizzata da AIE (Associazione Italiana Editori) sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura del MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo), in collaborazione con AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ALI (Associazione Librai Italiani – Confcommercio), e Confindustria Gruppo tecnico Cultura e Sviluppo.

Intanto sono oltre mille le librerie aderenti in tutta Italia. Le scuole, dopo l’iscrizione sul sito www.ioleggoperche.it, possono individuare la propria libreria di fiducia, punto di riferimento per la raccolta dei libri che verranno liberamente donati alla scuola senza limiti di numero, titolo o genere. Anche i Messaggeri di #ioleggoperché, una volta registrati, possono gemellarsi con una libreria e supportare i librai dal 22 al 30 ottobre nelle attività di promozione dell’iniziativa e raccolta dei libri acquistati e donati. Una volta definiti i gemellaggi, l’avventura entra nel vivo: Messaggeri, scuole e librerie uniti in un’unica grande squadra saranno impegnati nei preparativi per il successo della raccolta di libri fino al 21 ottobre e nelle giornate clou dal 22 al 30 ottobre potranno organizzare eventi, iniziative speciali e attività per promuovere le donazioni. Sul sito www.ioleggoperche.it sono disponibili tutte le informazioni e le news necessarie a messaggeri, scuole, librerie e aziende.

#ioleggoperché 2016 è organizzato con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della RAI; main partner Pirelli. Media partner: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, la Repubblica, Il Sole 24 Ore. Media supporter: Giornale della Libreria, Ibs.it, Il Fatto Quotidiano, Il Libraio.it, laeffe, laFeltrinelli.it, La Stampa, Lettera43.it, Libraccio.it, Libreriamo.it, Mondadori Store.it, Pagina99, ScuolaZoo.

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ALGORITMO MOBILITA’

ALGORITMO MOBILITA’, GILDA OTTIENE ACCESSO AGLI ATTI

“Il 15 settembre andremo al Miur per acquisire finalmente l’algoritmo utilizzato nell’assegnazione delle sedi ai docenti in base al nuovo contratto sulla mobilità”. A darne notizia è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che il 5 agosto scorso aveva presentato una richiesta di accesso agli atti.

“Per ottenere una risposta dal ministero dell’Istruzione – afferma Di Meglio – abbiamo dovuto fare la voce grossa ricorrendo a una diffida e avvertendo l’Amministrazione che ci saremmo rivolti anche alla magistratura nel caso in cui la nostra istanza non fosse stata accolta. Adesso, grazie al nostro impegno e alla nostra perseveranza, finalmente potremo conoscere la famigerata formula matematica che ha deciso le sorti di migliaia e migliaia di docenti generando numerosi errori in parte ammessi dallo stesso Miur che ha avviato una serie di dubbie conciliazioni. Speriamo che attraverso la decodificazione dell’algoritmo – conclude Di Meglio – si possa fare chiarezza e ripristinare il principio di trasparenza amministrativa”.

DAL NO ALLA CATTIVA SCUOLA DI RENZI AL NO ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE

DAL NO ALLA CATTIVA SCUOLA DI RENZI AL NO ALLA CONTRORIFORMA COSTITUZIONALE VENERDI’ 21 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE SABATO 22 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE

L’Unicobas, l’Unione Sindacale di Base e l’Unione Sindacale Italiana hanno proclamato unitariamente lo sciopero generale sia per il settore pubblico che per quello privato. Il NO alla controriforma costituzionale non è solo ‘cosa da costituzionalisti’: deve essere un NO sociale per l’affermazione di una nuova costituzione materiale che affermi il diritto al lavoro, alla pensione, alla sanità pubblica e ad una Scuola di qualità. La destrutturazione autoritaria e privatistica della Scuola, incentrata sulla trasformazione dell’insegnante in impiegato deprivato della libertà d’insegnamento e del preside in manager-dirigente, con la chiamata diretta (anticostituzionale) dei docenti e la logica ‘premiale’ discrezionale, basata sul minimalismo culturale delle verifiche a quiz e sulla riduzione della qualità dei programmi, ancora in corso, e combattuta su più fronti da due anni a questa parte, grazie alle lotte di insegnanti e studenti, nonché con la campagna referendaria abrogativa, è stata il primo passaggio di un disegno complessivo che ha la chiusura del cerchio nella trasformazione della democrazia sostanziale sempre più in democrazia formale, tramite la revisione del sistema rappresentativo parlamentare ed elettorale su ‘mandato’ della Troika dell’Europa delle banche. Le due cose sono strettamente legate anche al jobs-act (abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) ed al restringimento implacabile del diritto del lavoro ed alla pensione (contributivo ‘secco’, precarizzazione a vita, lavoro nero ed evasione fiscale fuori controllo, mutuo per la quiescenza anticipata). La campagna per il NO al referendum costituzionale, che ormai dovrebbe tenersi a Dicembre, s’arricchisce quindi del contributo di un ampio fronte sociale che rivendica una diversa qualità della vita, lavoro, investimenti sociali e per la messa in sicurezza degli edifici pubblici, revisione del sistema previdenziale (da separarsi da quello dell’assistenza), diminuzione delle tasse sui lavoratori dipendenti e giro di vite contro le mafie, le corruttele della casta politica, contro chi esporta capitali all’estero, non versa contributi e si sottrae alla tassazione generale (in primis le multinazionali). Un NO sociale che si concretizzerà in un grande sciopero sociale al quale chiamiamo a partecipare tutto il sindacalismo di base, e che vedrà la presenza dei centri sociali, del precariato pubblico e privato, dei migranti respinti da quella stessa ‘fortezza Europa’ che ha destabilizzato e sfruttato il Terzo Mondo sostenendo lo stato di miseria e guerra permanente. Un No sociale che metterà in piazza una grande manifestazione dell’ ‘altra società’, in piena campagna referendaria, il giorno successivo, Sabato 22 Ottobre nella capitale, una ‘due giorni’ che si chiuderà con un grande NO Renzi day. Una ‘due giorni’ alla quale invitiamo, con costruzione comune senza ‘primogeniture’, tutti coloro che sono schierati per il NO alla ‘deforma’ costituzionale, Cgil compresa.

Stefano d’Errico (Segretario Generale CIB Unicobas)

CONSEGNA FONDI “SCUOLA SOLIDALE”

TERREMOTO; AMATRICE: DA UNITALSI E ANP IL 14/9 LA CONSEGNA ALLA PRESIDE PITONI DEI FONDI RACCOLTI GRAZIE A “SCUOLA SOLIDALE”

All’iniziativa, promossa da ANP e UNITALSI, presente anche il sindaco, Sergio Pirozzi

Mercoledì prossimo, 14 settembre 2016, alle ore 11, presso il campo Cipriano (presso il campo della Protezione Civile di Trento) ad Amatrice, MARIO RUSCONI e EMANUELE TRANCALINI, rispettivamente presidente Associazione Nazionale Presidi Lazio e responsabile nazionale Progetto Bambini dell’U.N.I.T.A.L.S.I. consegnano alla prof. ssa MARIA RITA PITONI,  preside dell’istituto omnicomprensivo di Amatrice la prima somma raccolta grazie all’iniziativa “Scuola solidale” con la quale si stanno raccogliendo fondi  che vengono destinati direttamente al Consiglio d’istituto per le reali esigenze durante l’anno scolastico”.

“Scuola solidale“ è promossa dall’Associazione Nazionale Presidi – Lazio (ANP) e il Progetto Bambini dell’U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) con il sostegno dei giornali on-line: Etutorweb e romasociale.com e prevede anche una serie di iniziative durante tutto l’anno a favore degli alunni in collaborazione anche con le ACLI di Roma e la Fondazione Mission Bambini.

Saranno presenti SERGIO PIROZZI, Sindaco di Amatrice, GISELLA MOLINA, Consigliere nazionale dell’U.N.I.T.A.L.S.I., GIOVANNI LORENZINI, Provveditore agli Studi di Rieti e provincia, PREZIOSA TERRINONI, Presidente della Sezione Romana-Laziale dell’U.N.I.T.A.L.S.I., MARIA LUISA DI MAIO, presidente della sottosezione dell’U.N.I.T.A.L.S.I. di Rieti e MAURIZIO ALFANO, Fondazione Mission Bambini.

Dall’alternanza alla valutazione: tutte le novità in 15 voci

da Il Sole 24 Ore

Dall’alternanza alla valutazione: tutte le novità in 15 voci

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Alternanza
Con il nuovo anno la formazione “on the job” diventa obbligatoria anche per gli studenti delle classi quarte superiori, dopo essere partiti a settembre 2015 con gli alunni di terza, e coinvolgerà, così, complessivamente, 1,15 milioni di ragazzi. Per gli studenti dell’ultimo triennio degli istituti tecnici e professionali l’impegno è di almeno 400 ore, si scende a 200 nei licei, che si potranno trascorrere presso aziende, strutture pubbliche, musei, terzo settore, ordini professionali. Previsto uno stanziamento strutturale di 100 milioni di euro l’anno. In autunno arriverà la Carta dei diritti e doveri degli studenti, e, presso Unioncamere è stato istituito il Registro che ospiterà le imprese che accolgono i ragazzi. Le attività di formazione in alternanza potrebbero sbarcare a giugno all’esame di Maturità.

Assunzioni
Entro il 15 settembre dovrebbero essere immessi in ruolo 29.720 docenti. Metà dei quali, in teoria, attraverso il “concorsone” da 63mila posti. Che, in pratica, è però ancora in alto mare in moltissime Regioni. Risultato: migliaia di nuove nomine rischiano di slittare più avanti. I ritardi sono imputati, essenzialmente, ai tempi di avvio della procedura, ai boicottaggi dei membri delle commissioni d’esame e alle oggettive difficoltà di chiudere tutto entro l’estate per avere i primi assunti già quest’anno. Di qui i disagi nelle scuole e l’inevitabile ricorso ai supplenti.

Curriculum dello studente
Partito in sordina nel 2015/2016, quest’anno decollerà il cosiddetto “curriculum dello studente”, vale a dire la possibilità, a partire dal terzo anno delle scuole superiori, di poter introdurre “insegnamenti opzionali” scelti dai ragazzi. L’offerta didattica si potrà ampliare con moltissime “materie aggiuntive”, dai laboratori di robotica e di meccanica, a musica, arte, cinema e storia, sociologia, diritto, economia e finanza, chimica, astronomia. Gli insegnamenti opzionali faranno parte del percorso dell’alunno e saranno valutati ai colloqui dell’esame di Maturità. Il curriculum dello studente raccoglie anche informazioni utili all’inserimento lavorativo.

Deleghe
Il secondo tempo della riforma Renzi-Giannini è affidato all’attuazione di nove deleghe chiamate a legiferare in ambiti importanti, dalla formazione in ingresso dei docenti, al diritto allo studio, dalla promozione dell’inclusione scolastica, alla creazione di un sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni, al riordino dell’istruzione professionale. Questi Dlgs vanno emanati entro l’anno.

Edilizia scolastica e terremoto
La legge 107 ha investito sull’edilizia scolastica: sono partite le ispezioni sui solai di 7mila scuole, con uno stanziamento di 40 milioni. Ci sono poi i finanziamenti attraverso i Mutui Bei che si aggiungono ai 905 milioni già in cantiere lo scorso anno. Ulteriori 40 milioni sono stati stanziati per l’adeguamento antisismico e con 350 milioni saranno costruite 52 istituti innovativi. Ed è ormai operativa l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Per consentire un avvio d’anno regolare agli alunni delle zone colpite dal terremoto il Miur ha attivato una task-force anche per velocizzare le verifiche sulla sicurezza dei plessi. Previsto un primo stanziamento di 3 milioni a cui aggiungerne altri 20 per gli interventi di adeguamento sismico.

Inclusione
Sono oltre 800mila i ragazzi con cittadinanza non italiana presenti nel sistema scolastico. Il 50% di questi alunni è nato in Italia. Per loro il Miur ha messo a disposizione a settembre 1 milione di euro per progetti sulla lingua e per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati arrivati nel nostro Paese con le recenti migrazioni. Alle scuole è stato anche inviato un vademecum per l’integrazione. La revisione delle classi di concorso ha previsto l’istituzione della A-23, una classe dedicata all’insegnamento dell’italiano come lingua seconda. Il concorso 2016 è stato il primo in cui sono state bandite cattedre specifiche.

Laboratori territoriali per l’occupabilità
Sono una novità assoluta di quest’anno: si tratta di spazi altamente tecnologici, promossi da partenariati innovativi tra scuole e attori del territorio, dove gli istituti, in primis i tecnici e i professionali, potranno fare alternanza, lotta alla dispersione, coinvolgere i cosiddetti “Neet”, giovani che non studiano e non lavorano. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a sviluppare competenze e avvicinarsi concretamente all’innovazione attraverso la pratica, per migliorare, attraverso specifici percorsi, le proprie condizioni di occupabilità. Il Miur ha stanziato 45 milioni per il finanziamento di questi laboratori, è stato lanciato un bando e sono stati selezionati 58 progetti vincitori che in queste settimane riceveranno i fondi per far sì che i laboratori siano operativi entro dicembre.

Merito
Una novità assoluta nella scuola italiana è l’introduzione di un po’ di merito tra gli insegnanti. Il Miur ha stanziato 200 milioni per valorizzare i docenti meritevoli. Agli istituti sono arrivati in media 23mila euro, che i comitati di valutazione stanno assegnando ai docenti sulla base della qualità e del valore aggiunto del lavoro dei prof. I comitati sono formati da preside, tre docenti e due genitori (dall’infanzia alle medie, oppure un genitore e uno studente alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale. I soldi in tasca agli insegnanti meritevoli dovrebbero arrivare nelle prossime settimane.

Offerta formativa
Quest’anno vengono stanziati 80 milioni, attraverso la ex legge 440, per potenziare didattica e formazione per gli alunni: con 6,7 milioni si rafforzano le attività sportive e motorie; con 6 milioni si metteranno in campo progetti su educazione alimentare, legalità, contrasto al bullismo e sicurezza stradale. Aumenteranno anche le iniziative rivolte ai minori stranieri e, è un’altra novità, per introdurre a scuola il Public Debate e il Public Speaking affinché i ragazzi possano imparare ad argomentare le loro idee, a farle capire e valorizzarle. Queste misure si sommano al progetto “La Scuola al Centro” che, con 10 milioni ad hoc, finanzia i programmi di apertura estiva degli istituti di quattro città: Milano, Roma, Napoli, Palermo.

Organico autonomia
Da quest’anno debutta l’organico dell’autonomia che è costituito da posti comuni, di sostegno e di potenziamento. Le scuole avranno un ricco contingente di risorse umane che il preside deve gestire in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa. Ciò si traduce in una diversa e più articolata assegnazione dei docenti alle classi, del tutto inedita. Se finora, infatti, il monte ore di docenza nelle classi era noto e ben definito per ciascun insegnante, ora non è del tutto scontato, potendo il dirigente assegnare ai docenti anche ore per il potenziamento dell’offerta formativa o per contribuire all’organizzazione. Lo scopo dell’organico dell’autonomia è offrire una migliore offerta didattica. Nel I ciclo le aree maggiormente potenziate sono state quella linguistica e quella artistico-musicale. Per il II ciclo quelle socio-economica e artistico-musicale, a seguire le aree linguistica e scientifica. Gli istituti, poi, potranno utilizzare la quota dell’autonomia del 20% dei curricoli per potenziare gli insegnamenti obbligatori o per attivarne ulteriori purché non si ecceda il limite del 20% del monte ore annuale e non si creino esuberi nell’organico.

Reggenze
La prima campanella non risolverà, anche quest’anno, il problema (cronico) delle reggenze. Complici i ritardi nel “concorsone” per presidi (è stimato un fabbisogno di oltre mille dirigenti), che se tutto andrà bene sarà bandito solo in tardo autunno. E così, nonostante i 285 presidi assunti in questi giorni, secondo le stime dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, ci saranno ancora circa 1.500 istituti (1.489 per la precisione) senza un dirigente titolare e affidate, dunque, ad interim al titolare di un altro istituto. Con un tasso di “scopertura” che in un paio di Regioni riguarda più di un’istituzione scolastica su quattro (Marche e Veneto) mentre in altri territori si avvicina al rapporto di uno a tre: in primis la Liguria con il 31,79% di reggenze; a seguire l’Emilia Romagna con il 29,66% e il Friuli Venezia Giulia con il 29,24 per cento.

School bonus
Dopo il rinvio dello scorso anno, arriva lo “school bonus”: chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. È previsto un limite massimo di 100mila euro per le donazioni. È previsto un fondo di perequazione, per evitare disparità fra istituti, pari al 10% dell’ammontare delle erogazioni totali. Le donazioni sono sia per scuole statali che paritarie. Ognuno può indicare l’istituto prescelto. Da quest’anno è possibile portare in detrazione fino a 400 euro di spese che la famiglia effettua per la frequenza scolastica, comprese le rette delle scuole paritarie.

Supplenze
Dovevano sparire con l’avvio del maxi-piano di stabilizzazioni avviato con la legge 107. Eppure nonostante circa 120mila immissioni in ruolo, tra settembre scorso e adesso, la “supplentite” non è morta. Negli ultimi anni il Miur è dovuto ricorrere a circa 100mila supplenze annuali. Quest’anno ce ne saranno di meno, ma non tantissimi di meno. Il perché è presto detto: tra ritardi del concorsone e il maxi piano di mobilità avviato quest’estate, e che sta facendo spostare oltre 200mila prof, si è creato un “intoppo” burocratico-amministrativo, e difficilmente entro il 15 settembre si riusciranno a coprire tutte le cattedre. Di qui il ricorso ai supplenti “fino alla nomina dell’avente diritto”. Con un vincolo ulteriore: non si potranno chiamare docenti con oltre 36 mesi di incarichi a termine alle spalle.

Tempo scuola
Anche quest’anno nella scuola primaria il tempo scuola è articolato in 24, 27 o 30 ore, mentre le classi a tempo pieno fino a 40 sono attivate solo in presenza di strutture idonee e nei limiti dell’organico. Per la secondaria di primo grado il tempo prolungato prevede invece 36 ore settimanali, ma può essere esteso a 40 in presenza di strutture idonee all’accoglienza e di un congruo numero di richieste. Nel secondo grado il numero delle classi prime e terze si determina in base al numero degli iscritti senza tener conto degli indirizzi presenti.

Valutazione
Dopo tante sperimentazioni e annunci è partito il sistema nazionale di valutazione della scuola italiana. Gli istituti hanno pubblicato i loro Rapporti di autovalutazione in cui hanno messo in chiaro i loro punti di forza e debolezza individuando specifici obiettivi di miglioramento per i prossimi tre anni. L’adesione delle scuole statali è stata totale e quasi totale quella delle scuole paritarie. Anche i presidi avranno la pagella: saranno valutati, e per la prima volta, i compensi aggiuntivi (retribuzione di risultato) sarà legata al giudizio sull’operato del dirigente.

Lezioni al via per otto milioni di studenti

da Il Sole 24 Ore

Lezioni al via per otto milioni di studenti

Scuola al via per quasi 8 milioni di studenti delle istituzioni statali e oltre 939.000 di quelle paritarie. Nella Provincia autonoma di Bolzano la campanella ha suonato lo scorso 5 settembre. Lunedì 12 settembre riprendono le lezioni in Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto. Nei giorni a seguire le altre regioni secondo i calendari deliberati negli scorsi mesi.
Gli studenti delle scuole statali sono quest’anno 7.816.408, 370.597 le classi distribuite nelle 8.281 istituzioni scolastiche presenti sul territorio per un totale di 41.163 sedi. In particolare, sono 978.081 gli alunni delle scuole dell’infanzia, 2.572.969 quelli della primaria, 1.638.684 i ragazzi della secondaria di I grado e 2.626.674 quelli della secondaria di II grado. Gli alunni diversamente abili sono 224.509.
Fra le regioni con più alunni iscritti, la Lombardia che ne conta 1.190.393, seguono Campania (909.010), Sicilia (754.438) e Lazio (737.940). Guardando alle scuole secondarie di II grado e alle scelte effettuate dagli studenti, oltre 1,2 milioni di ragazzi frequenteranno un indirizzo liceale, 831.739 un indirizzo tecnico, 546.716 un indirizzo professionale.

Serve un piano «Formazione Italia» per salvare l’educazione superiore

da Il Sole 24 Ore

Serve un piano «Formazione Italia» per salvare l’educazione superiore

di Manuela Ghizzoni*

Italia terra di tutti dottori? No, è un luogo comune: l’Ocse certifica che l’Italia ha la più bassa percentuale di laureati in Europa. Questo deficit formativo è un enorme ostacolo alla crescita solidale, sostenibile e intelligente del nostro Paese ed è anche il miglior sostegno all’immobilità sociale e al mantenimento delle rendite di posizione, perché la laurea non è un pezzo di carta, bensì un percorso di formazione che consente al suo titolare di guadagnare di più, di reagire meglio alle crisi e di vivere più a lungo. E questo è tanto più vero in un Paese, il nostro, nel quale – come ha illustrato il Rapporto annuale Istat – la disuguaglianza nella distribuzione del reddito è aumentata in dieci anni. Per frenare tale deriva occorrono interventi che incidano sui meccanismi di formazione dei redditi primari e quindi aiutino le persone a dotarsi di competenze e capacità meglio remunerate sul mercato del lavoro, quindi quelli nel campo dell’istruzione e della formazione.

Non è più procrastinabile un progetto nazionale per la formazione superiore, in grado di rimuovere gli ostacoli, di carattere economico e sociale, che ancora si frappongono all’accesso agli studi superiori per migliaia di donne e uomini, non solo giovani, di garantirne il successo formativo e una coerente affermazione professionale e lavorativa, di sostenere la funzione sociale di chi fa ricerca e promuove innovazione, anche gratificandone il lavoro. Un programma pluriennale di respiro sistemico per la crescita del capitale umano e quindi per lo sviluppo del Paese, analogo a quello previsto per «Casa Italia», il piano per la prevenzione sismica lanciato dal Governo, basato su conoscenze, competenze e investimenti di lungo periodo.

Un programma “Formazione Italia” avrebbe peraltro la capacità di cominciare a ricomporre le 4 macro-fratture che attraversano la Penisola, come pericolose faglie di superficie:
1) la frattura tra i Nord e i Sud: tutti gli indicatori ci informano del divario sociale ed economico sempre più profondo che caratterizza le regioni italiane. Per l’Italia meridionale e insulare si assiste per di più ad un elevato depauperamento umano e culturale dovuto ai significativi flussi di mobilità giovanile verso le altre regioni del Paese. La mobilità territoriale è un fenomeno positivo se «circolare», cioè se la valorizzazione del talento e delle capacità realizzata nei territori di approdo porta a ricadute positive anche sui territori d’origine, ma oggi si assiste ad un fenomeno unidirezionale, da Sud verso Nord. Un dato per tutti: per il Rapporto Almalaurea solo l’11 per cento dei laureati del Sud rientra nella propria terra dopo aver studiato fuori;
2) tra le generazioni giovani e quelle mature: la generazione dei millennials – i venti/trentenni di oggi – ha di fronte un futuro molto più incerto di quanto non l’abbiano avuto i loro genitori e i loro nonni, almeno per quanto riguarda l’affermazione professionale ed economica personale. Una consapevolezza che induce loro a maturare sentimenti di “esclusione” dalla comunità sociale (soprattutto se per vedere riconosciuto il proprio talento occorre trasferirsi all’estero), di estraneità dai processi di decisione politica, di disinteresse nell’analisi dei fenomeni che siamo chiamati a vivere in questo tempo. Ma “perdendo” i giovani nel corpo sociale, perdiamo il futuro di tutti;
3) tra i generi: sulla base del Rapporto Od&MConsulting, il titolo di laurea garantisce migliori redditi a tutti ma soprattutto mitiga il differenziale retributivo di genere, poiché tra laureati le disuguaglianze di salario tra uomini e donne sono più contenute di quelle tra i non laureati;
4) tra i ceti sociali, sempre più cristallizzati: oggi il reddito dei figli è strettamente correlato alle condizioni materiali nelle quali si sono trovati nella loro adolescenza, quindi al livello professionale dei genitori e al titolo di godimento dell’abitazione. Il vantaggio reddituale è del 14%in Italia ma dell’8% in Francia. Nel nostro Paese, poi, il livello di istruzione dei genitori ha un effetto ancora maggiore: gli individui che hanno almeno un genitore con istruzione universitaria o di scuola secondaria superiore dispongono di un reddito rispettivamente del 29 e del 26 per cento più elevato di chi ha i genitori con un livello di istruzione da scuola elementare o media inferiore.

“Formazione Italia” deve essere un investimento urgente di risorse e di riflessioni sull’intera filiera della formazione superiore (università, ITS, AFAM e, se verranno realizzati, i percorsi di lauree professionalizzanti) ma, per essere realmente efficace, deve coinvolgere l’intera società a partire dalle istituzioni rappresentative e territoriali e dai corpi intermedi a vocazione sociale, culturale, economica e politica. Attualmente i cittadini assegnano all’università e alla formazione superiore il 40° posto tra le loro priorità. Solo se questo tema risalirà da tale posizione marginale, “Formazione Italia” avrà avuto successo. Non si tratta di un mero vantaggio di classifica, bensì di un passo avanti nella promozione personale e sociale dei singoli cittadini e nella realizzazione di una società competitiva e dinamica che si fa forte delle competenze di cittadinanza del presente.

* Deputata Pd e membro della commissione Cultura e Istruzione della Camera

Il Miur lancia una “gara” di solidarietà tra le scuole per aiutare studenti e docenti colpiti dal sisma

da Il Sole 24 Ore

Il Miur lancia una “gara” di solidarietà tra le scuole per aiutare studenti e docenti colpiti dal sisma

Un Piano nazionale di aiuto e di intervento a medio-lungo termine per sostenere le comunità scolastiche colpite dal sisma il 24 agosto scorso. A lanciare l’iniziativa dal titolo «Ripartiamo dalla scuola» è il Miur con una circolare inviata a tutte le scuole. Una “gara” di solidarietà per dare supporto a studenti e docenti dei territori toccati dal terremoto.

La prima campanella, come ha spiegato il ministro Stefania Giannini, «è un segnale importante di ritorno alla normalità e la scuola è il centro di ogni comunità». Per questo il ministero, in collaborazione con la Protezione civile, i Comuni e le Regioni coinvolte, si è attivato dalle prime ore successive al sisma per consentire la partenza del nuovo anno scolastico attraverso una task force attivata dal ministro Giannini (#RipartiamoDallaScuola). Il ministero ha già ricevuto numerose offerte d’aiuto, soprattutto da parte di scuole e insegnanti. Per poter organizzare al meglio le attività di sostegno è stata attivata una e-mail dove si possono inviare proposte e offerte di supporto. L’indirizzo da contattare è: ripartiamodallascuola@istruzione.it

La Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione farà da raccordo tra tutte le proposte pervenute con le esigenze degli istituti colpiti dal sisma.

Il tablet in classe migliora le performance degli studenti se il prof ci crede

da Il Sole 24 Ore

Il tablet in classe migliora le performance degli studenti se il prof ci crede

L’uso del tablet migliora di poco le performance degli studenti in classe. Ma se i docenti sono molto motivati nell’utilizzo di questa nuova tecnologia nella didattica allora i risultati migliorano sostanzialmente con gli studenti che così gudaganano qualche voto in più. A rivelarlo è una analisi condotta da tre docenti della Bocconi sulla sperimentazione dei tablet nelle superiori promossa da Imparadigitale.

Lo studio sul tablet in classe
La performance media degli studenti di scuola superiore coinvolti dalla sperimentazione promossa dall’associazione ImparaDigitale – utilizzo del tablet in classe in sostituzione dei libri di testo, facendo affidamento su risorse online certificate- è del 3% superiore rispetto a quella dei ragazzi di altre classi delle stesse scuole non coinvolti dalla sperimentazione, ma nei casi in cui viene percepito un forte supporto, coinvolgimento e incoraggiamento da parte dei docenti, le performance possono aumentare del 20% (almeno un voto in più, insomma). Così rivela un monitoraggio della sperimentazione di ImparaDigitale effettuato da tre docenti di organizzazione della Bocconi (Leonardo Caporarello, Massimo Magni e Ferdinando Pennarola), i cui risultati sono confluiti nel saggio When Teachers Support Students in Technology M ediated Learning . «Le tecnologie, da sole, non sono in grado di rivoluzionare l’insegnamento e l’apprendimento, ma possono ottenere risultati sorprendenti quando il supporto dei professori è forte. L’elemento centrale della rivoluzione digitale rimane, insomma, il fattore umano», afferma Pennarola.

Ne beneficiano di più gli studenti con voti medi
L’analisi prende in considerazione un campione di 370 studenti appartenenti a classi sperimentali e ne monitora ogni singolo voto (tutti i test e le interrogazioni) per un intero anno scolastico, nonché le risposte a due questionari sull’esperienza di apprendimento. Quando possibile, la performance è comparata con quella di altre classi della stessa scuola, non esposte alla sperimentazione. Quando si considerino solo le scuole con classi sperimentali e non sperimentali, il voto medio di chi usa il tablet è solo marginalmente migliore (6,9 contro 6,7), ma il questionario consente analisi più sofisticate, dalle quali si deduce che non tutti i ragazzi ottengono lo stesso vantaggio. Gli studenti migliori, già sufficientemente motivati, non sembrano trarre vantaggi particolari dall’utilizzo delle tecnologie, mentre ne beneficiano molto di più tutti gli altri, e soprattutto quelli con voti medi. La differenza di performance si accentua, inoltre, per le classi in cui gli studenti percepiscono un forte supporto da parte dei professori. All’intersezione tra i due effetti (studenti medi in classi a forte supporto) il miglioramento delle performance può arrivare anche al 20%. «L’introduzione del tablet deve comportare anche un cambiamento di metodo didattico»- spiega Pennarola – che deve diventare molto più collaborativo, privilegiare i lavori di gruppo e il coordinamento. Diventa, allora, fondamentale, investire nella formazione dei docenti, che sono l’elemento centrale del successo o insuccesso dell’innovazione». La sperimentazione si è dimostrata molto positiva per le materie umanistiche e più difficile per la matematica, proprio perché l’utilizzo delle nuove tecnologie nell’insegnamento di questa materia comporta maggiori cambiamenti nel modello didattico e di apprendimento. Nell’anno scolastico che inizia in questi giorni la sperimentazione dell’utilizzo del tablet in classe in sostituzione dei libri, promosso dall’associazione ImparaDigitale, coinvolgerà circa 10mila studenti.

Per i Neet il «Selfiemployment»da oggi è più semplice

da Il Sole 24 Ore

Per i Neet il «Selfiemployment»da oggi è più semplice

di Francesco Nariello

Prove di rilancio per Selfiemployment, il fondo rotativo mirato a finanziare iniziative di autoimpiego ed autoimprenditorialità da parte dei giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet.

A partire da oggi, infatti, scatta la semplificazione delle regole per accedere alle agevolazioni pre-viste dal bando a sportello lanciato lo scorso 1° marzo dal ministero del Lavoro – e affidato a Invitalia -, ma rimasto quasi totalmente inutilizzato. Per ottenere le agevolazioni – microcredito e piccoli prestiti a interessi zero – era finora necessario, infatti, aver completato positivamente specifici percorsi di accompagnamento finalizzati all’autoimprenditorialità (misura 7.1 del Pon “Iniziativa Occupazione Giovani”): i quali, però, non sono stati mai attivati dalla gran parte delle Regioni coinvolte, rendendo impossibile la candidatura delle iniziative imprenditoriali. Ora il governo corre ai ripari, cancellando il requisito obbligatorio della partecipazione ai programmi formativi (la cui frequentazione garantisce comunque 9 punti di premialità) e provando – in questo modo – a far decollare la misura.

A disposizione, a oggi, c’è una dotazione di oltre 103 milioni di euro (a valere sul Pon Iog e Pon Spao) – concentrati per quasi i due terzi in Campania (32,2 milioni), Sicilia (19,2) e Calabria (15,6) – per il sostegno di piccoli progetti imprenditoriali da parte di under 30 iscritti al programma Garanzia Giovani. Lo strumento, nel dettaglio, prevede il finanziamento al 100% dei piani di investimento ritenuti ammissibili, con un minimo di 5.000 euro e fino a un massimo di 50.000 euro (articolati in tre fasce: microcredito, microcredito esteso e piccoli prestiti) concessi a tasso d’interesse zero, senza garanzie personali e con un piano di ammortamento della durata di 7 anni, le cui rate mensili posticipate partono dopo sei mesi dalla concessione del prestito. Chi ottiene gli aiuti previsti da Selfiemployment deve impegnarsi a realizzare gli investimenti entro 18 mesi dal via libera all’ammissione al finanziamento. Per candidarsi ci si deve registrare sul sito Invitalia e inoltrare la domanda accompagnata dal business plan. All’Agenzia del ministero dell’Economia spetta il compito di valutare fattibilità e coerenza dei progetti imprenditoriali, concedere gli incentivi e verificare l’attuazione delle iniziative.

Le domande possono riguardare il sostegno a imprese e società (anche tra professionisti) non ancora costituite (a condizione che partano entro 60 giorni dal provvedimento di ammissione a finanziamento) o nate da non più di 12 mesi (rispetto alla data di richiesta) purché inattive. Le attività fi-nanziabili spaziano su quasi tutti i settori della produzione beni, fornitura servizi e commercio, anche in franchising: dall’Ict al turismo, dai servizi culturali e ricreativi alle imprese manifatturiere/artigiane, fino a risparmio energetico e rinnovabili.

Salviamo i docenti trasferiti ampliando ora l’organico di fatto! Peccato che non si può

da La Tecnica della Scuola

Salviamo i docenti trasferiti ampliando ora l’organico di fatto! Peccato che non si può

“Gli Uffici Scolastici Regionali interessati, quelli della Puglia, della Campania e dell’Abruzzo si attivino per dare altri posti in deroga da aggiungere agli organici di fatto”.

A chiederlo sono i Moderati di Centrosinistra, che hanno appoggiano la protesta di questi giorni del comitato docenti dei ‘nastrini rossi’. Con una nota congiunta degli onorevoli Giacomo Antonio Portas e Nello Formisano, e il senatore Michele Davico, rispettivamente leader nazionale, capogruppo a Montecitorio e capogruppo a Palazzo Madama (quest’ultimo anche segretario della Commissione Scuola), hanno spiegato che è l’unico modo “per consentire ai docenti destinati fuori provincia di ritornare ad insegnare nella propria provincia con le assegnazioni provvisorie che dovrebbero essere pubblicate tra pochi giorni.

In Parlamento, noi dei Moderati faremo tutti gli sforzi possibili affinchè il Governo ponga rimedio a quanto sta accadendo in queste settimane”.

I Moderati di Centrosinistra chiedono, infine, al Governo di assicurare “trasparenza e parità di trattamento e si faccia carico di specifiche esigenze locali. Questa è una battaglia importante che interessa non solo i destini dei docenti e delle loro famiglie, ma anche e soprattutto la qualità e l’efficacia di tutto il sistema educativo”.

Su quest’ultima richiesta, non c’è nulla da dire: la trasparenza delle operazioni è un diritto che va sempre rivendicato. Decisamente più complicato è, invece, l’auspicio di incrementare i posti in organico di fatto: sino a prova contraria, una cattedra si crea se ci sono alunni che necessita di determinati insegnanti. Chiedere un incremento di cattedre, anche se le classi non ci sono, significherebbe portare dei docenti a scuola senza che però tengano lezione.

Ora, poiché il Governo lo scorso anno ha assunto quasi 50mila “potenziatori”, forse sarebbe il caso di chiedere assunzioni di questo genere: il Governo potrebbe anche venire incontro alla richiesta, magari andando a ripescare gli oltre 10mila docenti non assunti per mancanza di candidati.

Francamente, però, parlare di ampliamento dell’organico di fatto a classi già definitive, con le lezioni alle porte, lascia più di qualche dubbio. Molto probabilmente anche al Mef, che dovrebbe autorizzarne i finanziamenti.

Ricorsi vinti per vizio di forma o per grave errore di sostanza?

da La Tecnica della Scuola

Ricorsi vinti per vizio di forma o per grave errore di sostanza?

Si legge spesso in rete di ricorsi vinti “per vizio di forma”. Ma cosa si intende con questa espressione? Significa che l’amministrazione ha dimenticato qualche virgola?

L’espression “vizio di forma”, non deve essere fraintesa: non significa che chi vince un ricorso per questo motivo è solo perchè si è appellato ad un vuoto formalismo.
Altrimenti potrebbe sembrare che basta trovare un bravo “azzaccagarbugli”  per vincere qualunque causa.
Spesso, anzi, i “vizi di forma” rappresentano vere e proprie violazioni della legge.
Facciamo qualche esempio.
Nella classe III di un liceo, Pierino e Francesco hanno un percorso scolastico molto simile, ma alla fine dell’anno Pierino viene respinto e Francesco viene promosso.
Il TAR potrebber accogliere il ricorso della famiglia di Pierino non solo perchè, per esempio, il consiglio di classe che ha deciso la bocciatura non era al completo, ma anche perchè è stato violato i principi generali di imparzialità e di uguaglianza che non sono esattamente banali formalismi ma sono i cardini su cui si deve basare l’azione amministrativa.
Un insegnante viene sanzionato per una infrazione alle norme di comportamento (rispetto dell’orario di lavoro o altro) ma vince il ricorso perchè dimostra di non essere stato convocato per l’audizione a difesa come invece previsto dalle norme.
Anche in questo caso l’ “errore” della pubblica amministrazione è grave e non è solo una questione di “forma”: la mancata audizione configura una limitazione del diritto di difesa che non è certamente cosa di poco conto.
Il dirigente scolastico comunica l’assegnazione del bonus premiale con un provvedimento che contiene esclusivamente i nomitativi dei docenti ed eventualmente gli importi assegnati a ciascuno.  Anche in questo caso si tratta di un atto illegittimo perchè la legge dice chiaramente che tutti gli atti amministrativi devono essere adeguatamente motivati: la motivazione, in un provvedimento della PA, non è un optional ma è un elemento del tutto ineliminabile; l’assenza di motivazione non è un fatto puramente formale, ma è sostanziale perchè così stabilisce la legge.
Insomma, in genere, quando l’Amministrazione perde un ricorso non è perchè ha dimenticato qualche virgola o ha sbagliato il numero del protocollo o la data del provvedimento; quasi sempre ci sono di mezzo errori sostanziali.

Sindacati, al via in mezzo al caos

da La Tecnica della Scuola

Sindacati, al via in mezzo al caos

Lunedì 12 settembre primi studenti in Sardegna sui banchi di scuola, mentre due giorni più tardi ci sarà il via ufficiale delle lezioni nella maggior parte degli istituti. Per i sindacati, però, sarà un via in mezzo al caos. La denuncia arriva da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda.

Dopo i problemi legati alla mobilità dei docenti, causati dal mal funzionamento del sistema informatico – spiegano i cinque sindacati – ora il caos investe le immissioni in ruolo per oggi e lunedì. Questa mattina c’è stata la chiamata dei docenti vincitori dei concorsi della scuola dell’Infanzia e della scuola secondaria di 1 e 2 grado. Lunedì, invece, sarà la volta dei docenti inseriti nelle graduatorie a esaurimento. Poi ci saranno le operazioni di chiamata diretta da parte dei Dirigenti scolastici e, solo dopo, le assegnazioni delle sedi per i docenti che hanno preso servizio l’1 settembre. L’auspicio – hanno sottolineato le sigle – è che, come previsto dall’accordo siglato fra sindacati e Direzione scolastica regionale lo scorso 24 agosto, i docenti già di ruolo in sedi lontane possano invece trovare spazio in scuole più vicine al luogo di residenza. Tanti dubbi: “Dopo tutte queste fasi, già complicate e impegnative – avvertono i sindacati – gli uffici periferici continueranno a individuare i supplenti per completare gli organici ma non è chiaro quando questo percorso verrà concluso”. I sindacati denunciano inoltre l’assenza di chiarezza sul numero definitivo degli stessi organici da cui discende una corretta organizzazione del sistema scolastico incentrata sulle esigenze del territorio”. Ci sono molte incognite: “La confusione e i tempi ristrettissimi – avvertono i rappresentanti dei lavoratori – a fronte di organici ministeriali ridotti all’osso, hanno reso purtroppo inesistenti, sebbene previsti dalla legge, i momenti di informazione e confronto tra l’amministrazione scolastica e le rappresentanze sindacali. Da qui il rischio, non solo di numerosi contenziosi, ma anche di inevitabili difficoltà delle autonomie scolastiche a predisporre orari di lezione, programmare attività, garantire agli alunni il corretto avvio del percorso scolastico”.

Sara quindi battaglia: “Le organizzazioni sindacali continueranno a sostenere, a nome dei docenti e del personale Ata che rappresentano, ogni iniziativa possibile affinché le storture della Legge 107 vengano cancellate e siano ristabiliti principi di democrazia, trasparenza e contrattazione”. (ANSA).

In 29 vincono il concorso, ma niente posti

da La Tecnica della Scuola

In 29 vincono il concorso, ma niente posti

Ventinove docenti siciliani, 28 dei quali vincitori più una idonea del concorso per l’insegnamento dell’italiano agli studenti stranieri, non avranno cattedre nell’isola perché il Miur non ha previsto per quest’anno alcun posto in Sicilia.

«Abbiamo partecipato”, pubblica La Sicilia,  “ad un concorso e dopo tanti sacrifici ci troviamo a casa senza nessuna certezza. E’ poi doveroso sottolineare l’importanza di questa classe di concorso nella nostra isola. La Sicilia quest’anno è stata tra le regioni principali, se non la prima, per accoglienza di minori stranieri non accompagnati – dicono alcuni docenti – Inoltre, pur rimanendo la Lombardia la regione con il più alto numero di alunni stranieri, sono le regioni del Sud, tra cui appunto la nostra, a registrare, nell’ultimo decennio, una crescita maggiore nella presenza di bimbi e ragazzi immigrati».

«Nonostante ciò – proseguono i docenti – questo ruolo è stato a noi negato, almeno in Sicilia, poiché nelle tabelle contingente ruolo, emanate dal Ministero in questi giorni, allegate al decreto del 7 settembre, i posti assegnati alla nostra regione sono zero. E trattandosi di classe nuova, non vi sono pensionamenti da attendere, né assunzioni di personale presente in graduatorie ad esaurimento con cui suddividere i posti, in quanto le Gae per questa nuova classe non esistono».

«Sento parlare di concorso truffa, di vincitori che non saranno mai assunti, ma voglio rassicurare gli insegnanti che non sarà così. I vincitori del concorso scuola saranno assorbiti nel triennio di validità delle graduatorie. Saranno tutti assunti regolarmente come previsto dalla legge Buona Scuola»: così ha replicato la ministra