La scuola al Centro

“La scuola al Centro”
Bando da 240 milioni di euro per aperture pomeridiane
In 6.000 istituti 240 ore in più all’anno
fra sport, musica, teatro e competenze digitali
Giannini: “Stiamo costruendo un nuovo modello di scuola”

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Duecentoquaranta milioni di euro per consentire le aperture pomeridiane e in orari extra scolastici in 6.000 scuole di tutto il Paese. “La Scuola al Centro”, l’iniziativa di contrasto alla dispersione scolastica e di inclusione sociale fortemente voluta dal Ministro Stefania Giannini, torna con un nuovo bando finanziato dal Fondo sociale europeo nell’ambito del PON 2014-2020. Questa estate sono state quattro le città coinvolte: Milano, Roma, Napoli e Palermo. Dieci i milioni stanziati nei mesi scorsi per le aperture estive. Ora sarà possibile ampliare l’esperienza in tutta Italia con una maggiore apertura delle scuole in orari diversi da quelli delle lezioni e quindi di pomeriggio e nei week end.

Sono 240 i milioni (fondi europei) che vengono messi a disposizione con il bando pubblicato oggi sul sito del Miur. Un finanziamento che consentirà a

circa 6.000 istituzioni scolastiche (il 72,4% delle 8.281 presenti sul nostro territorio) di prolungare il loro orario di apertura, offrendo in tutta Italia ai ragazzi coinvolti un arricchimento del percorso formativo e garantendo alle famiglie e al territorio un presidio di contrasto alla dispersione scolastica e di recupero delle sacche di disagio sociale.

“Partendo dal progetto ‘La Scuola al Centro’ stiamo proponendo al Paese un nuovo modello di scuola. Una scuola che è un punto di riferimento non solo quando c’è lezione. Un centro civico dove, anche grazie alla collaborazione con il territorio, i ragazzi possano stare di pomeriggio o nei week end, d’estate come d’inverno, trovando stimoli e iniziative alternative alla strada. La Scuola al Centro è il cuore del nostro piano contro la dispersione scolastica. I dati ci dicono che la situazione sta migliorando, il tasso di dispersione medio nazionale passa dal 20,8% del 2006 al 14,7% del 2015. Ma dobbiamo ancora lavorare molto. Soprattutto nelle aree dove c’è maggiore disagio sociale. Questa è la nostra risposta: un piano nazionale per una iniziativa organica, senza più fondi distribuiti a pioggia su micro-progetti non monitorabili come avveniva in passato – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini – 400 istituti hanno tenuto le porte aperte nei mesi di luglio e agosto in quattro città, garantendo a ragazzi e famiglie un servizio gratuito e molto apprezzato. Ora puntiamo a raggiungere 6.000 scuole, per un impatto di scala e un salto di qualità grazie anche a più ore di musica, sport, teatro”.

Il bando
Il bando prende il via oggi e scadrà il 31 ottobre. Le scuole che accederanno ai finanziamenti dovranno garantire almeno 60 ore extra di potenziamento delle competenze di base (tra cui la lingua italiana) e almeno 60 ore extra di sport ed educazione motoria. A queste, si aggiungeranno quattro moduli (da 30 ore ciascuno) che dovranno essere coerenti con il Piano dell’offerta formativa e potranno riguardare il rafforzamento della lingua straniera, le competenze digitali, l’orientamento post-scolastico, la musica e il canto, l’arte, la scrittura creativa, il teatro, i laboratori creativi e/o artigianali per la valorizzazione delle vocazioni territoriali, l’educazione alla legalità e la cura dei beni comuni, la cittadinanza italiana ed europea, i percorsi formativi di inclusione che prevedano il coinvolgimento dei genitori. Complessivamente, ogni scuola potrà ricevere 40.000 euro per realizzare le attività extra.

Ocse: Italia penultima per spesa, record di Neet e prof anziani

da Il Sole 24 Ore 

Ocse: Italia penultima per spesa, record di Neet e prof anziani

di Alessia Tripodi

Una spesa pubblica scesa del 14% in 5 anni – che mette l’Italia al penultimo posto dopo l’Ungheria – record di insegnanti over 50 (con salari in calo) e di Neet, cioè di ragazzi che non studiano e non lavorano. E poi un tasso di accesso all’università di gran lunga inferiore alla media degli altri paesi, borse di studio soltanto per uno studente su cinque, tasso di rendimento della laurea tra i più bassi dell’area. È il quadro del nostro sistema di istruzione tracciato dall’Ocse nell’edizione 2016 di «Education at glance», il rapporto che analizza i sistemi educativi di 35 paesi nel mondo: si tratta di dati del 2014 e, dunque, per quel che riguarda il livello di spesa i numeri non considerano gli investimenti messi in campo con la «Buona scuola».

Spesa pubblica in calo
Secondo i dati, tra il 2008 e il 2013 l’Italia ha tagliato la spesa pubblica per le istituzioni scolastiche del 14%, pari a quasi il doppio del calo del Pil nel periodo (-8%) e contro un calo inferiore al 2% per altri servizi pubblici. Nel 2013 il nostro Paese ha stanziato solo il 7% della spesa pubblica complessiva per l’insieme dei cicli d’istruzione – contro l’11% della media Ocse – percentuale più bassa dopo l’Ungheria. Per l’Ocse in Italia «il livello relativamente basso della spesa pubblica per l’istruzione – si legge nel rapporto – non è riconducibile al basso livello della spesa pubblica in generale, ma al fatto che all’istruzione è attribuita una quota del bilancio pubblico relativamente esigua». La spesa annua dell’Italia per l’istruzione dalla scuola primaria all’istruzione universitaria nel 2013 è stata in media di 9.238 dollari per studente, inferiore di oltre 1.200 dollari alla media Ocse. In ogni caso, spiega il rapporto, la gran parte della spesa per l’istruzione in Italia resta finanziata da fonti pubbliche (il 96%, 5 punti più della media Ocse), ma al calo dei fondi statali si è contrapposto un aumento della spesa privata che ha segnato +21% nel 2008-2013, contro il +16% Ocse.

Identikit del prof: donna e over 50
Il corpo insegnante italiano è il più anziano rispetto a quello di tutti i Paesi Ocse e registra una delle quote più basse di docenti di sesso maschile. Sei/sette prof su dieci sono ultracinquantenni (58% nella scuola primaria, 59% nelle medie e 69% nelle superiori) mentre otto su dieci sono di sesso femminile. Nel rapporto Ocse si dà tuttavia atto al governo italiano di aver varato un piano di assunzioni che potrebbe “ringiovanire” il corpo insegnante del Paese. Lo squilibrio di genere è molto meno spiccato a livello dirigenziale. Sebbene, infatti, il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna.Sul fronte delle retribuzioni, l’Ocse indica poi che dal 2010 al 2014 i salari degli insegnanti sono diminuiti del 7% in termini reali sia nella scuola primaria che in quella secondaria. Nel 2014 un insegnante italiano poteva contare su un salario di 32.995 dollari a parità di potere d’acquisto, contro i 35.367 dollari del 2010, a fronte di medie Ocse rispettivamente di 42.675 dollari e 42.112 dollari rispettivamente. I prof più “ricchi” sono quelli del Lussemburgo con 108mila dollari, ma ben sopra la media risultano anche i quasi 64mila dollari dei tedeschi.

Crescono i Neet
I dati Ocse dicono che in Italia oltre un terzo dei giovani tra i 20 e i 24 anni di età non lavora e non studia e tra il 2005 e il 2015 la loro percentuale è aumentata di 10 punti, molto più che negli altri paesi. Secondo il rapporto questo è in parte dovuto alla crisi economica che ha avuto come conseguenza un calo del 12% del tasso di occupazione dei, ma l’Ocse fa notare che altri paesi, come Grecia e Spagna, hanno visto una diminuzione simile (o maggiore) del tasso di occupazione senza registrare un aumento così vistoso dei Neet: in Grecia la percentuale di 20-24enni iscritta a un corso di studi è aumentata del 14% e inSpagna del 12%, mentre in Italia è solo +5%). In ogni caso è da segnalare che, secondo l’Istat, nel 2016 i Neet italiani sono scesi al 22,3% contro il 25% del 2013.Unica nota positiva sul fronte dell’occupazione è quella di chi ha frequentato un istituto tecnico o professionale: in Italia i giovani con questo titolo di studio vantano un tasso di disoccupazione inferiore rispetto agli altri paesi.

Il ministro Giannini: «Con questo governo invertita rotta sulla scuola»
«La richiesta di maggiori investimenti e maggiore attenzione a temi come quello dei Neet e della dispersione scolastica ha già trovato una risposta nell’azione di questo Governo che ha finalmente invertito la rotta sulla scuola» ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, commentando i dati Ocse. «Con la riforma Buona Scuola – ha aggiunto – abbiamo previsto un investimento di 3 miliardi aggiuntivi all’anno sul capitolo istruzione» e «abbiamo assunto 90mila docenti nel 2015 e bandito un concorso per oltre 63mila insegnanti». Giannini ricorda poi che «stiamo mettendo in campo azioni concrete per contrastare la dispersione scolastica, migliorare la possibilità dei nostri studenti di trovare un’occupazione una volta diplomati e strappare tanti ragazzi dalla condizione di Neet» e che «con l’ultima legge di Stabilità abbiamo previsto fondi aggiuntivi per le borse di studio universitarie e stiamo lavorando per rendere l’istruzione terziaria più vicina alle esigenze degli studenti».

Spesa al lumicino e record di neet: la scuola italiana secondo l’Ocse

da la Repubblica

Spesa al lumicino e record di neet: la scuola italiana secondo l’Ocse

Lo studio annuale sull’istruzione è negativo, anche se su dati 2014. Stipendi bassi e docenti eccessivamente anziani

Salvo Intravaia

RECORD di “neet” e spesa per l’istruzione (2014) al lumicino: l’Ocse bacchetta l’Italia. L’annuale “sguardo sull’educazione” (Education at a glance 2016) rilasciato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico pone l’accento sulle tantissime fragilità del sistema d’istruzione – scolastico e universitario – italiano mettendo puntando il dito sulle politiche che hanno portato la scuola del Belpaese agli ultimi posti europei in parecchi, troppi, ambiti. “Un’istruzione di qualità ha bisogno di un finanziamento sostenibile”, chiosano gli esperti dell’istituto che ha messo a confronto i sistemi educativi di 35 tra i paesi più industrializzati della terra. Perché è proprio sulle risorse che l’Italia, negli ultimi anni, ha fatto enormi passi indietro. I numeri sono impietosi e mettono a nudo le politiche dei governi che si sono avvicendati dal 2008 al 2013, pronti a sforbiciare il bilancio della scuola pubblica con la cesoia in mano.

Spesa pubblica. “La spesa pubblica per l’istruzione in Italia è diminuita del 14% tra il 2008 e il 2013”. Una diminuzione che “riflette non solo una riduzione della spesa pubblica complessiva in termini reali, ma anche un cambiamento nella distribuzione della spesa pubblica tra le diverse priorità”, spiegano da Parigi. Perché in Italia, “per altri servizi pubblici la contrazione della spesa è stata inferiore al 2%”. Anche il confronto internazionale sulle risorse destinate a scuola e università ci vede indietro, con una spesa totale pari al 4% del Pil nel 2013, contro la media Ocse del 5,2, che colloca il nostro paese al quartultimo posto. Particolarmente bassa risulta anche la spesa pubblica universitaria per studente, pari al 71% della media Ocse. Anche i 9.238 dollari Usa per alunno/studente dalla primaria all’università risultano pochi: addirittura 1.200 euro in meno rispetto alla media Ocse. “In Italia, il livello relativamente basso della spesa pubblica per l’istruzione non è riconducibile al basso livello della spesa pubblica in generale, bensì al fatto che all’istruzione sia attribuita una quota del bilancio pubblico relativamente esigua”. In altre parole, la spesa pubblica è stata indirizzata verso altri comparti, mortificando l’istruzione, a prescindere dalle emergenze di bilancio. Una scelta. Con l’istruzione universitaria che si basa sempre più sulle tasse versate dalle famiglie. “Le tasse d’iscrizione pagate dalle famiglie – spiega il dossier – sono una delle forme più importanti di spesa privata nell’istruzione terziaria”. Con una media di 1.602 dollari statunitensi a studente nel settore pubblico e oltre 6mila dollari nelle istituzioni private, le tasse italiane “si mantengano a livelli relativamente bassi rispetto a paesi quali Stati Uniti, Giappone, Corea e Canada”. Ma risultano “comunque più elevate in Italia rispetto a più della metà dei Paesi per i quali sono disponibili dati, inclusi diversi paesi nei quali il primo ciclo universitario è gratuito”.

Stipendi bassi e docenti eccessivamente anziani. Paghe e basse e “poco dinamiche” nel tempo caratterizzano la scuola italiana. Che mostra un corpo docente un po’ troppo in avanti con l’età. In quattro anni – dal 2010 al 2014 – gli stipendi degli insegnanti sono diminuiti in termini reali del 7 per cento, spiegano i tecnici dell’Osce. E pesano dal 76 al 93 per cento della media Ocse. L’incremento degli alunni per classe ha poi prodotto un calo del salario per studente del 13 per cento. Inoltre, la variazione della paga del docente italiano tra l’assunzione e la pensione varia meno che negli altri paesi, dove in alcuni casi raddoppia. La nota dolente riguarda l’età degli insegnanti nostrani, con una quota di ultracinquantenni da primato e troppe donne – 8 su dieci – in cattedra. Ma le assunzioni del 2015/2016 dell’attuale governo sono considerate come “misure significative” potrebbero “potenzialmente cambiare la distribuzione generale dell’età in Italia sia nell’istruzione primaria che in quella secondaria”.

Ancora troppe sperequazioni anche tra gli adulti. Il 59 per cento degli adulti figli di immigrati non hanno ancora conseguito un diploma di scuola superiore. Un dato quasi doppio rispetto al 35 per cento dei cittadini italiani nelle stesse condizioni. Un trend che si conferma anche tra gli adulti figli di italiani con scarso livello di istruzione. Ma anche su questo versante l’Ocse intravede margini di miglioramento tra il 2010 e il 2015. Situazione che nel nostro paese si ripete anche a livello di titolo universitario: i figli dei laureati quasi sempre si laureano. E che potrebbe vedere un cambio di rotta offrendo “una gamma differenziata di percorsi educativi di qualità, tali da agevolare la transizione verso il mercato del lavoro per persone con esigenze e origini sociali e culturali diverse e contribuire a una società più coesa”. La raccomandazione è quella di puntare sulla solida organizzazione degli studi tecnico-professionali italiana che però è seguita da pochissimi studenti adulti, forse per la scarsa presenza di percorsi a tempo parziale.

Giovani e aziende snobbano il titolo universitario? La quota di giovani di età compresa fra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo universitario che riescono a trovare un impiego è in Italia di oltre venti punti inferiore alla media dei paesi Ocse: il 62% contro l’83%. Viceversa, risulta eccessivamente alto il numeri di giovani (20/24enni) Neet (giovani che non studiano e non lavorano): un terzo del totale. Un valore che veste l’talia con una poco invidiabile maglia nera e che nel decennio 2005/2015 è cresciuto più che in qualsiasi paese Ocse: più 10 per cento. Un’accoppiata – basso numero di giovani laureati che lavorano e alta percentuale di Neet – che dimostrerebbe lo scarso appeal della laurea tra i giovani. Disaffezione che solo in parte è da attribuire alla crisi economica che ha interessato il Vecchio continente: in Grecia e Spagna la situazione non è così catastrofica. Tasse universitarie alte e pochi interventi per il diritto allo studio – solo uno studente su cinque percepisce una borsa di studio – contribuiscono a fare fuggire i giovani dall’università. “Il fatto che in Italia circa l’80% degli studenti iscritti ai corsi di laurea di primo e secondo livello – spiegano dall’Ocse – non riceva alcun aiuto finanziario o sostegno per le tasse d’iscrizione sotto forma di borse di studio o prestiti indica che i meccanismi finanziari per ottenere tale sostegno costituiscono un ulteriore ostacolo all’accesso all’istruzione terziaria”. Per correre ai ripari bisognerebbe “attrarre gli studenti verso l’istruzione terziaria” aumentando “le opzioni di studio a tempo parziale, offrendo maggiori possibilità per gli studenti che desiderano conciliare gli studi con l’attività lavorativa e le esigenze di famiglia”. Una speranza per attrarre più studenti verso gli atenei italiani è rappresentata dalla recente esperienza degli Istituti tecnici superiore – percorsi post diploma di due anni – ma è ancora troppo presto per valutarne l’impatto.

Algoritmo trasferimenti, il Miur non rivela i codici sorgente. Sindacati imbufaliti: andiamo in tribunale

da La Tecnica della Scuola

Algoritmo trasferimenti, il Miur non rivela i codici sorgente. Sindacati imbufaliti: andiamo in tribunale

Il Miur non avrebbe intenzione di rendere pubblici i parametri utilizzati per impostare l’algoritmo sui trasferimenti della mobilità 2016, avvenuta su ambiti territoriali.

Vanificando le aspettative dei sindacati, che nei giorni scorsi avevano ottenuto l’accesso agli atti. Che avevano indicato una data, il 15 settembre, per apprendere da Viale Trastevere cosa è realmente accaduto per realizzare 5mila errori.

“La documentazione che ci è stata fornita oggi dal Miur – tuona Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – non risponde in alcun modo a quanto avevamo richiesto con la nostra istanza di accesso agli atti. Si tratta, infatti, di un mero ‘memorandum’ sul funzionamento della procedura di mobilità, peraltro ambiguo e confuso”.

Secondo Di Meglio, “la metà della documentazione fornita è composta da riferimenti normativi che evidentemente eludono alla nostra specifica richiesta di conoscere i codici sorgente che, se fossero stati forniti, sarebbero dovuti essere analizzati e valutati da un perito informatico. Inoltre anche la descrizione dell’algoritmo appare lacunosa perché mancano tutte le condizioni previste dal CCNI sulla mobilità che hanno provocato i numerosi errori segnalati dai docenti”.

“A questo punto – conclude Di Meglio – proseguiremo rivolgendoci alla magistratura per ottenere l’algoritmo utilizzato dal Miur per la procedura della mobilità. Quanto al documento consegnato oggi dal ministero, sarà messo a disposizione degli insegnanti che nella scelta della sede di servizio, nonostante vantino un punteggio elevato, sono stati scavalcati da colleghi con punteggi inferiori”.

A sentire i segretari regionali della Uil Scuola, riuniti il 15 settembre a Roma per fare il punto proprio sugli errori sui trasferimenti, i dati forniti dal Miur potrebbero chiarire qualcosa: “abbiamo avuto i dati sull’algoritmo – mette in evidenza Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola – ne verificheremo la correttezza. Gli effetti sono sicuramente quelli di un programma sbagliato. La riprova è data dal numero delle conciliazioni: 3 mila quelle concluse, 2 mila quelle non accolte”.

Il sindacalista ha ricordato che “intere categorie che hanno chiesto il trasferimento, ad esempio tutti i docenti della scuola secondaria di secondo grado, i neo assunti, i vincitori di concorso, non sono stati ammessi alla procedura. Questo non perché fosse tutto a posto, ma perché i posti per conciliare erano pochi ed insufficienti per tutti”.

Per i segretari regionali della Uil Scuola, la conciliazione è stata un flop e ha creato ulteriori ingiustizie.

“In alcuni casi – scrivono – si sono verificate situazioni inspiegabili e al limite dell’abuso d’ufficio. Da ciò prendiamo le distanze per un procedimento che, sotto il termine ‘conciliazione’, cela un provvedimento di autotutela. Stiamo chiedendo spiegazioni scritte e formali senza risposta. Appare urgentissimo un incontro con il ministro”.

“In quella sede chiederemo il rifacimento delle operazioni per ripristinare le posizioni giuridiche di ognuno. Chi doveva spostarsi dovrà andare, chi attendeva un posto per l’immissione in ruolo (concorso e Gae),lo dovrà avere anche con provvedimenti ‘ora per allora’”.

Per la Uil Scuola, le modifiche sono a trecentosessanta gradi: “servono modifiche normative della legge 107: bonus docenti, chiamata diretta, sistema di valutazione. L’occasione della riapertura del contratto può essere la sede giusta per farlo. Se dovesse perdurare questa situazione di silenzio e di caos, in assenza di interlocuzioni, la Uil Scuola attiverà ogni utile intervento per dare garanzie al personale. Il ministro intervenga e tragga le conclusioni”.

Stipendi docenti, in 4 anni calati del 7%. Uil: si intervenga su contratti e pensioni

da La Tecnica della Scuola

Stipendi docenti, in 4 anni calati del 7%. Uil: si intervenga su contratti e pensioni

Analizzando il rapporto Ocse “Education at a glance” 2016, merita un discorso a parte, purtroppo, l’esiguità degli stipendi degli insegnanti italiani.

Dallo studio annuale risulta cha dal 2010 al 2014 gli stipendi degli insegnanti sono diminuiti del 7% in termini reali. E la variazione della paga dei prof tra l’assunzione e la pensione varia meno che negli altri paesi.

Inoltre, in cinque anni (2008-20013) il Pil italiano ha perso 8 punti percentuali. Ma per la scuola il calo è stato quasi del doppio (-14%)
Per la Uil Scuola, quello sul decremento delle buste paga dei docenti, in termini di potere d’acquisto, è un “dato impressionante”.

Assieme ai mancati investimenti, continua il sindacato, “è il risultato di scelte politiche svincolate dalla realtà a cui bisogna porre subito rimedio attraverso un recupero di risorse e investimenti da destinare alla scuola”.

Come “resta ancora molto da fare per garantire il diritto allo studio, realizzato meglio nella scuola dell’infanzia e nell’inclusione delle fasce più deboli”.

Un paradosso del Rapporto, continua il sindacato, “è che, mentre le relazioni tra ministero e sindacati scuola sono ridotte al lumicino, l’Ocse indica, analizzando le ricadute sul mercato del lavoro, proprio la contrattazione collettiva come uno dei fattori di successo”. Contrattazione che, però, in Italia non sembra decollare. Anzi.

“Occorre intervenire subito – spiega Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola – sui contratti del personale della scuola e sul sistema pensionistico in modo da favorire il ricambio generazionale”.

Renzi: abbiamo fatto tante assunzioni per gli alunni, non per gli insegnanti

da La Tecnica della Scuola

Renzi: abbiamo fatto tante assunzioni per gli alunni, non per gli insegnanti

“Vogliamo dare contratti a tempo indeterminato e garantire la continuità educativa e lo abbiamo fatto per gli alunni, non per gli insegnanti”.

A dirlo, in diretta il 15 settembre a Uno Mattina, è stato il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Parlando dei docenti, il premier ha aggiunto: “per venti anni i politici hanno illuso gli insegnanti di avere un contratto a tempo indeterminato e poi li hanno spezzettati in tante supplenze. Noi abbiamo detto basta”.

Quindi, ha tenuto a sottolineare che “siccome però abbiamo moltissimi insegnanti del Sud e gli allievi sono soprattutto al Nord, una soluzione andava trovata, anche con forme di conciliazione. Ma non è che possiamo improvvisamente trasferire gli studenti dal Nord al Sud per non far spostare gli insegnanti: diventerebbe ridicolo”.

L’ultima frase sui trasferimenti dei prof è stata comunque di apertura: “ciò che può essere modificato e migliorato lo faremo”.

In generale, commentando la riforma, Renzi ha ammesso ancora una volta che ci sono stati dei problemi: “riconoscere che sulla Buona scuola non tutto ha funzionato come avremmo voluto, non è debolezza ma constatazione della realtà. Su questo avremmo preferito fare in modo diverso”.

Il premier non è entrato nel merito: sarebbe stato utile, invece, sapere a cosa si riferisse. Ce ne accorgeremo, probabilmente, con i testi di attuazione delle leggi delega: quelle che meno si accostano alla Legge 107/15, sono le parti indicate oggi da Renzi come migliorabili.

In serata, il presidente del Consiglio, corregge il tiro delle sue affermazioni.

Dal palco della Festa dell’Unità di Modena, riporta l’Ansa, si rivolge ai docenti: “voglio dire agli insegnanti: voi siete preziosi agli occhi delle istituzioni. Mi dispiace per le polemiche che ci sono state per i trasferimenti. Ma dopo 20 anni in cui gli insegnanti sono stati presi in giro, supplenti senza posto, abbiamo detto che la continuità educativa è un bene per i professori e per i ragazzi”.

Poi ripete: “molti insegnanti del sud si sono trasferiti al nord. Capisco le preoccupazioni, se ci sono più studenti al nord, non posso trasferire gli studenti dal nord al sud”.

Giannini: “Con questo Governo invertita la rotta sulla scuola”

da La Tecnica della Scuola

Giannini: “Con questo Governo invertita la rotta sulla scuola”

“I dati del Rapporto Ocse offrono ogni anno interessanti spunti di riflessione e un quadro internazionale su cui ragionare e da cui ricavare sollecitazioni e buone pratiche. La richiesta di maggiori investimenti e maggiore attenzione a temi come quello dei Neet e della dispersione scolastica ha già trovato una risposta nell’azione di questo Governo che ha finalmente invertito la rotta sulla scuola, intraprendendo con decisione la strada del cambiamento”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

“Con la riforma Buona Scuola abbiamo previsto un investimento di 3 miliardi aggiuntivi all’anno sul capitolo istruzione. Abbiamo assunto 90.000 docenti nel 2015, con un Piano straordinario, e bandito un concorso per oltre 63.000 insegnanti contribuendo al ringiovanimento del corpo docenti. Un dato, quest’ultimo, riconosciuto anche dal Rapporto Ocse”.

“Attraverso l’alternanza scuola-lavoro, i laboratori territoriali per l’occupabilità, le scuole aperte anche in orari extra con il progetto ‘La Scuola al Centro’, il rilancio degli ITS (Istituti tecnici superiori) – prosegue Giannini – stiamo mettendo in campo azioni concrete per contrastare la dispersione scolastica, migliorare la possibilità dei nostri studenti di trovare un’occupazione una volta diplomati e strappare tanti ragazzi dalla condizione di Neet. Con l’ultima legge di Stabilità abbiamo previsto fondi aggiuntivi per le borse di studio universitarie e stiamo lavorando per rendere l’istruzione terziaria più vicina alle esigenze degli studenti. Vigliamo dare ai nostri giovani strumenti concreti per affrontare il futuro”.

Rapporto Ocse-EaG. Giannini, invertita la rotta

da tuttoscuola.com

Rapporto Ocse-EaG. Giannini, invertita la rotta
Intrapresa con decisione la strada del cambiamento

I dati del Rapporto Ocse offrono ogni anno interessanti spunti di riflessione e un quadro internazionale su cui ragionare e da cui ricavare sollecitazioni e buone pratiche. La richiesta di maggiori investimenti e maggiore attenzione a temi come quello dei Neet e della dispersione scolastica ha già trovato una risposta nell’azione di questo Governo che ha finalmente invertito la rotta sulla scuola, intraprendendo con decisione la strada del cambiamento”. Così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini.

Con la riforma Buona Scuola abbiamo previsto un investimento di 3 miliardi aggiuntivi all’anno sul capitolo istruzione. Abbiamo assunto 90.000 docenti nel 2015, con un Piano straordinario, e bandito un concorso per oltre 63.000 insegnanti contribuendo al ringiovanimento del corpo docenti. Un dato, quest’ultimo, riconosciuto anche dal Rapporto Ocse”.

Attraverso l’alternanza scuola-lavoro, i laboratori territoriali per l’occupabilità, le scuole aperte anche in orari extra con il progetto ‘La Scuola al Centro’, il rilancio degli ITS (Istituti tecnici superiori) – prosegue Giannini – stiamo mettendo in campo azioni concrete per contrastare la dispersione scolastica, migliorare la possibilità dei nostri studenti di trovare un’occupazione una volta diplomati e strappare tanti ragazzi dalla condizione di Neet. Con l’ultima legge di Stabilità abbiamo previsto fondi aggiuntivi per le borse di studio universitarie e stiamo lavorando per rendere l’istruzione terziaria più vicina alle esigenze degli studenti. Vigliamo dare ai nostri giovani strumenti concreti per affrontare il futuro”.

Renzi, sulla Buona Scuola potevamo fare meglio…

da tuttoscuola.com

Renzi, sulla Buona Scuola potevamo fare meglio…
Miglioreremo, ma non possiamo spostare studenti

Riconoscere che sulla Buona Scuola non tutto ha funzionato come avremmo voluto, non è debolezza ma constatazione della realà. Su questo avremmo preferito fare in modo diverso“. Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Uno Mattina.

Ma per venti anni i politici hanno illuso gli insegnanti di avere un contratto a tempo indeterminato e poi li hanno spezzettati in tante supplenze. Noi abbiamo detto basta: vogliamo dare contratti a tempo indeterminato e garantire la continuità educativa e lo abbiamo fatto per gli alunni, non per gli insegnanti. Siccome però abbiamo moltissimi insegnanti del Sud e gli allievi sono soprattutto al Nord, una soluzione andava trovata, anche con forme di conciliazione. Ma non è che possiamo improvvisamente trasferire gli studenti dal Nord al Sud per non far spostare gli insegnanti: diventerebbe ridicolo“, aggiunge. “Ciò che può essere modificato e migliorato lo faremo“.

Il presidente del Consiglio nel pomeriggio si reca a Modena, dove alle ore 17 visita la scuola intitolata a Piersanti Mattarella.

Accordo Miur-Microsoft: 30 mila docenti digitali

da tuttoscuola.com

Accordo Miur-Microsoft: 30 mila docenti digitali
Giannini, dare a giovani strumenti per governare l’innovazione

Sono 30 mila i docenti formati alle nuove tecnologie grazie ad un progetto siglato lo scorso anno dal Miur con Microsoft per favorire l’innovazione didattica nelle scuole, l’orientamento degli studenti e il coinvolgimento di docenti e dirigenti.

Per fare il punto sul progetto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha incontrato oggi al ministero il vice presidente Worldwide Education di Microsoft, Anthony Salcito. L’incontro è stata l’occasione per lanciare la nuova iniziativa ‘animatori digitali lab’, che formerà oltre 8.000 insegnanti destinati ad attuare il Piano Nazionale scuola Digitale del Miur. Il loro compito è quello di seguire, per il prossimo triennio, il processo di digitalizzazione della scuola di appartenenza, organizzando attività e laboratori, individuando soluzioni tecnologiche e metodologiche innovative da portare nel proprio istituto.

Con questa iniziativa Microsoft ribadisce il suo impegno nel sostenere il processo di modernizzazione del sistema educativo italiano al fianco delle istituzioni, garantendo esperienze tecnologiche innovative, a supporto del processo di educazione e apprendimento.

Il Piano per la scuola Digitale è un pilastro fondamentale della riforma della scuola – ha detto nel corso dell’incontro il ministro Giannini – si tratta di un grande investimento, di energie e di risorse, per affrontare una sfida importantissima, ossia dotare i nostri giovani degli strumenti per comprendere l’innovazione, governarla con spirito critico e attivo ed essere pronti a diventare cittadini e professionisti della nuova era“.

L’impegno per la scuola è e rimane una delle priorità di Microsoft in Italia e nel mondo, ed è per questo – ha dichiarato Anthony Salcito – che continueremo a sostenere il processo di digitalizzazione del sistema educativo italiano, promuovendo iniziative che mirano a supportare le istituzioni e che evidenziano la nostra volontà di offrire tecnologia e strumenti per una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa“.

Concorso: nelle Marche annullata la graduatoria Discipline letterarie e latino

da tuttoscuola.com

Concorso: nelle Marche annullata la graduatoria Discipline letterarie e latino
Si teme per le graduatorie della stessa disciplina nelle altre regioni

Con decreto prot. 1243 del 13 settembre 2016 il Direttore Generale dell’USR Marche, Marco Ugo Felisetti, ha annullato la graduatoria di merito della classe di concorso A11, – Discipline letterarie e latino, ritenendo che sia viziata da un errore di calcolo delle prove.

La graduatoria annullata comprendeva 21 candidati per 24 posti che dovranno attendere che si chiarisca l’intoppo con previsione di nomina per l’anno prossimo.

Per quest’anno la quota di posti sarà agli iscritti nelle GAE.

Poiché, a quanto sembra, l’errore sarebbe da imputare non alla commissione, ma al meccanismo di calcolo predisposto dal sistema, occorrerà accertare se negli altri dieci USR che hanno pubblicato le graduatorie di merito per questa classe di concorso A11 si sia verificato lo stesso inconveniente.

Di seguito il testo del decreto di annullamento.

“APPRESO, successivamente alla pubblicazione della graduatoria definitiva di merito per l’AMBITO DISCIPLINARE AD08 – classe di concorso A-11 Discipline letterarie e latino, che la commissione giudicatrice ha determinato – per i candidati che avevano sostenuto oltre che la prova di latino anche quella di greco – il voto di ammissione alla prova orale facendo la media tra le tre prove;

CONSIDERATO che, viceversa, per i candidati che avevano sostenuto la sola prova scritta di latino e non anche quella di greco, la Commissione giudicatrice ha invece operato la media tra le due prove;

CONSIDERATO che tale modus operandi produce effetti distorsivi nella valutazione delle prove dei candidati che hanno sostenuto anche le prove di greco dal momento che l’inclusione nella media del voto dello scritto di greco può accrescere o ridurre il punteggio di ammissione alla prova orale di latino e, quindi, il punteggio finale;

CONSIDERATO soprattutto che la modalità operativa scelta dalla Commissione giudicatrice attribuisce rilievo ai fini della graduatoria per la classe di concorso A-11 (Discipline letterarie e latino) ad una materia – il greco – che non è inclusa tra le materie di insegnamento che in tale classe di concorso sono ricomprese;

PRESO ATTO di quanto riferito dal Presidente coordinatore delle Commissioni giudicatrici costituite per gli Ambiti disciplinari AD04 e AD08, ossia, che per i candidati che avevano sostenuto le tre prove scritte, il sistema informativo calcolava automaticamente la media sulle tre prove e ritenuto che tale circostanza sia meritevole di ulteriori approfondimenti, non possibili per la ristrettezza dei tempi;

RITENUTO, dunque, che la procedura concorsuale approvata con il D.D.G. 1239 del 12 settembre 2016 non presenti le necessarie caratteristiche di certezza e stabilità e non possano su di essa essere disposte le nomine per il presente anno scolastico 2016/2017;

DECRETA

È annullato il D.D.G. 1239 del 12 settembre 2016 con il quale, ai sensi del comma 4 dell’articolo 9 del D.D.G. 23 febbraio 2016 n. 106, è stata approvata la graduatoria generale di merito del concorso per titoli ed esami finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni dell’organico dell’autonomia della scuola secondaria di primo e secondo grado per l’AMBITO DISCIPLINARE AD08 – classe di concorso A-11 Discipline letterarie e latino, formata dalla competente Commissione giudicatrice.

Il contingente di posti assegnato con D.D.G. 669 del 7 settembre 2016 alle province della Regione Marche per le assunzioni in contratto a tempo indeterminato per l’insegnamento nella classe di concorso A-11 (Discipline letterarie e latino) sarà destinato ai candidati utilmente inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e sarà oggetto di recupero in occasione delle operazioni di assunzione con contratti a tempo indeterminato da disporre per l’a.s. 2017/2018.”

Scuola non statale in tilt: i docenti se li prende la statale

da tuttoscuola.com

Scuola non statale in tilt: i docenti se li prende la statale

Per effetto del concorso e del ritardo di assegnazione delle cattedre nelle scuole statali, le scuole non statali sono in crisi per rimpiazzare molti loro docenti che lasciano i propri incarichi per il posto fisso in quella pubblica.

Il Fatto quotidiano, in un servizio di Lorenzo Vendemiale, mette a nudo le difficoltà delle scuole paritarie nella sostituzione dei docenti chiamati dalla scuola statale proprio a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico.

“L’anno scolastico sta iniziando nell’incertezza anche nelle paritarie, che non essendo vincolate alla burocrazia ministeriale solitamente avevano sempre potuto completare i propri organici per tempo, in autonomia. Il motivo è presto detto: i ritardi della mobilità straordinaria e delle prove del concorsone hanno fatto slittare le tradizionali immissioni in ruolo di inizio anno a metà settembre. Sono centinaia, forse migliaia, i precari che insegnavano nel privato e che solo in questi giorni hanno ricevuto la chiamata per il posto fisso (che non si può rifiutare, pena la cancellazione dalle graduatorie). Per ognuno di loro che viene assunto nel pubblico, c’è un docente che manca all’improvviso in una paritaria. Basta fare un giro per le segreterie degli istituti per averne la conferma”.

“In passato un certo ricambio ad inizio anno era fisiologico, ma almeno sapevamo per tempo chi sarebbe rimasto e chi no. Stavolta no”, raccontano all’Istituto Marcelline di Milano. Siamo in imbarazzo anche nei confronti delle famiglie: loro pagano per un servizio che noi dobbiamo garantire. Non possiamo permetterci di non avere l’insegnante in classe, ma non dipende da noi. Oggi ci sono tutti, domani chissà: resteremo col tremore ai polsi fino a fine mese”.

“Anche selezionare i possibili sostituti è quasi un’impresa –  spiegano all’Istituto Asisium di Roma: Facciamo colloqui a gente che oggi è disponibile e fra due giorni potrebbe non esserlo più”.

Nota 16 settembre 2016, Prot. n. 6736

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione
Ufficio II
“Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento”

Ai Dirigenti scolastici di ogni ordine e grado
LORO SEDI

 

Oggetto: Italian Teacher Prize – Premio Nazionale Insegnanti, l’edizione italiana del Global teacher Prize

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il 30 giugno 2016 ha lanciato l’iniziativa denominata “Premio Nazionale Insegnanti – Italian Teacher Prize”, gemellato con il Global Teacher Prize, meglio conosciuto come il Nobel dei docenti, per designare l’insegnante nmigliore, capace di trasmettere il sapere e la passione per lo studio ai suoi studenti in maniera innovativa, a dispetto delle difficoltà e della scarsità di mezzi.

“Il Premio”, volto a premiare l’insegnante che, a livello nazionale, risulta essere espressione dei principi della Buona Scuola (art 1, comma 129 della legge 107/2015 che modifica il T. U. D.L.vo 297/1994) con la quale viene sancita, tra l’altro, la necessità di promuovere l’innovazione didattica, la qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti; risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche – delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.

L’Italian Teacher Prize ha il merito di valorizzare il ruolo strategico che i docenti rivestono nella vita dei giovani, cittadini del futuro.

L’iniziativa è indirizzata a tutti i membri della comunità scolastica, docenti, dirigenti, attualmente in servizio presso le scuole di ogni ordine e grado, famiglie e studenti che saranno sensibilizzati a candidare e a votare l’insegnante migliore. Sarà possibile candidarsi ed essere candidati esclusivamente online mediante formulario attraverso il sito www.italianteacherprize.it fino al 18 ottobre 2016.

Particolare attenzione sarà dedicata alle realtà più significative del nostro territorio, per questa ragione la Giuria potrà valutare l’opportunità di istituire premi o menzioni speciali a favore dei docenti che, in questi giorni, sono impegnati nelle attività di ripresa dell’anno scolastico nelle istituzioni scolastiche colpite dal sisma del 24 agosto 2016. Il loro impegno e la loro dedizione alla scuola stanno assicurando un futuro agli allievi di quei territori e, anche per questo, meritano il giusto riconoscimento da parte dello Stato.

Chi vorrà candidare un insegnante dovrà indicarne nome, cognome, istituzione scolastica di appartenenza e allegare una breve motivazione.

Gli insegnanti che aderiranno, a seguito di candidatura da parte di terzi o autocandidatura, dovranno compilare una scheda con dati relativi, fra l’altro, alla loro attività educativa (anni di insegnamento, tipologia di scuola), al contesto in cui operano (ad esempio aree a rischio o aree interne), ai modelli didattici utilizzati, agli eventuali progetti di internazionalizzazione o inclusione messi in atto, alle eventuali attività di volontariato effettuate, alla partecipazione a convegni o eventi sull’istruzione, alle pubblicazioni legate alla propria professione, alle modalità di utilizzo del premio finale.

La scheda di adesione è composta da una serie di domande a risposta chiusa (sì/no) e da alcune domande a risposta aperta. Una prima scrematura dei profili avverrà sulla base di questi dati e porterà ad una lista di 50 finalisti, a cui sarà chiesto di fornire ulteriori informazioni per comprendere più a fondo l’attività che svolgono nella loro scuola. Una Giuria Nazionale, composta da personalità di spicco provenienti da mondi rappresentativi della società italiana, provvederà a individuare i 5 finalisti. Al primo di loro andrà un premio pari a 50.000 euro, gli altri quattro riceveranno 30.000 euro ciascuno. Il premio in denaro verrà assegnato alle scuole dei docenti vincitori per la realizzazione di attività e progetti promossi e coordinati dagli insegnanti premiati.

Il vincitore del Premio Nazionale Insegnanti sarà valutato dal comitato del Global Teacher Prize al fine del possibile inserimento fra i primi 50 finalisti mondiali. Tutti i docenti italiani potranno comunque partecipare direttamente all’Edizione Mondiale anche se non hanno aderito al Premio Nazionale.

Alla luce quindi di tutte le indicazioni fornite, si auspica che venga data la massima diffusione della presente nota a tutte le componenti scolastiche.

IL DIRETTORE GENERALE
Giovanna BODA

Nota 16 settembre 2016, AOODGOSV 10475

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni scolastiche di secondo grado, statali e paritari
LORO SEDI
Ai Direttori e ai Dirigenti degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
AI Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della Provincia di BOLZANO
AI Dirigente del Dipartimento Istruzione della Provincia di TRENTO
All’ Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca
BOLZANO
All’ Intendente Scolastico per la scuola delle località ladine
BOLZANO
AI Sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
AOSTA
Ai Referenti regionali per l’attuazione del Protocollo d’intesa MIUR- Ministero della Difesa
AI Ministero della Difesa
SEDE
All’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) SEDE
e p.c. AI Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE
AI Capo di Gabinetto
SEDE
All’Ufficio Stampa
SEDE

Nota 16 settembre 2016, AOODGOSV 10475

Oggetto: Concorso “Scuola: spazio al tuo futuro. La ISS: Innovatio, Scientia, Sapientia.” – Modifiche al Regolamento

PON “Per la scuola – Avviso pubblico “Progetti di inclusione sociale e lotta al disagio”

Oggetto: PON “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I FSE. – Avviso pubblico “Progetti di inclusione sociale e lotta al disagio nonché per garantire l’apertura delle scuole oltre l’orario scolastico soprattutto nella aree a rischio e in quelle periferiche”.

Nota prot.10862 del 16 settembre 2016