Bullismo: sondaggio on line

Ragazze e ragazzi: la violenza che si nasconde dietro gli atti di bullismo evidenzia un Paese in cui non c’è più differenza di genere.
Gli atti riconducibili al fenomeno del bullismo – e allo stesso modo del cyber bullismo – annullano le differenze di sesso e disegnano la fotografia di una generazione di giovanissimi e giovani omologati rispetto al sesso. Le percentuali di chi dichiara di essere stato vittima di bullismo sono molto simili tra uomo e donna.
Gli edifici scolastici sono l’epicentro delle sopraffazioni (per l’85% delle donne, per il 59% degli uomini).
Le ragazze si confidano, condividono con amiche e parenti e solo poco più del 25% preferisce tacere, magari nella speranza che l’episodio sia isolato. Dall’altra parte il 33 per cento dei ragazzi preferisce la via del silenzio che superano la richiesta di aiuto in famiglia. La maggior parte di coloro che decidono di non parlare lo fa per vergogna: il 38% delle ragazze, addirittura il 41% dei ragazzi.
Ma sono la scuola e la famiglia l’asse della speranza: le due istituzioni nelle quali i ragazzi vedono il vero esercito da schierare contro i bulli.

Sono i tratti più interessanti della fotografia che la ricerca sondaggio on line dell’Aied di Roma, ha scattato dei giovani e della loro esperienza con il dramma bullismo.
Millequattrocento ragazze e ragazzi hanno clikkato sul sondaggio per raccontare tratti della loro storia, rispondendo alle domande, in forma rigorosamente anonima, sulla piattaforma di Termometro Politico.

La ricerca è stata uno degli elementi del progetto che l’Associazione per l’Educazione Demografica di Roma ha sviluppato per affrontare e sviscerale un fenomeno molto diffuso che lascia segni indelebili in chi lo subisce e che, insieme, svela lati oscuri di chi lo mette in pratica.
GARA DI IDEE #NOBULLISMO-VOCE AI GIOVANI

Il cuore del progetto dell’Aied è stata la Gara di Idee #NOBULLISMO, che ha permesso di mettere al centro dell’attenzione proprio i giovani, dando loro la parola, consentendo loro di prendere voce.
Nella giornata conclusiva di sabato 26 novembre presso l’Hotel de la Minerve, è stato proclamato il vincitore.

A vincere la Gara di Idee dell’edizione 2016 è il progetto Bulli senza Gloria presentato da Federica Di Coste, 25enne laureata in Servizio Sociali, e Fulvio Barigelli, 28enne attore professionista, tutti e due provenienti da Grottaferrata. Un progetto che utilizza la tecnica teatrale dell’immedesimazione per permette a tutti i partecipanti di vestire i panni sia del bullo che della vittima (“conoscenza empatica”).
Il team vincitore ha ricevuto dall’Aied di Roma un assegno di 2mila euro la realizzazione del progetto, che coinvolgerà nei prossimi mesi scuole medie e superiori della zona dei Castelli Romani.

Gli altri progetti finalisti sono stati BULL-ET-PROOF (antiproiettile) e S-BULLO-NATI

Alla Gara di Idee #NOBULLISMO, partita ufficialmente lo scorso 7 settembre, hanno partecipato 46 progetti, provenienti da tutta Italia, per un totale di 89 ragazzi partecipanti. 14 sono stranieri, 56 donne, 33 uomini, 21 minorenni: la media dei partecipanti è stata di 23 anni. Gli elaborati, inviati via web, sono stati analizzati da una Giuria, che ha decretato tre finalisti.
I membri della giuria sono: Luigi Laratta, presidente Aied Roma, Teresa Manes, presidente AIPREB, Associazione Italiana Prevenzione Bullismo, Maurizio Costantini, psicoterapeuta Aied Roma, Fabiana Sera, conduttore radiofonico, coach contro bullismo e disturbi dell’alimentazione, Lorenzo Puglisi, avvocato di Milano, fondatore e presidente dell’Associazione Sos Stalking, Emma Pietrafesa, membro del consiglio direttivo Associazione LibreItalia Onlus, Alessandro Rocco, socio fondatore di W la Dislessia.

Chi siamo

Nata nel 1953, l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica), con le sue numerose battaglie, ha intercettato, e spesso influenzato, i grandi processi di trasformazione del costume e della cultura italiana: dal divorzio all’aborto, dalla contraccezione all’educazione sessuale, dal delitto d’onore al femminismo.
L’AIED non persegue scopi commerciali e non ha fini di lucro.


Codici QR e audio descrizione

Disabili.com del 27-11-2016

Codici QR e audio descrizione: cosi’ i non vedenti possono vedere fotografie e video

VERONA. Mostrare ad un cieco una foto può sembrare una contraddizione in termini, ma non è così. Le tecnologie odierne consentono di abbattere le barriere anche rispetto ad azioni che si potrebbero pensare precluse a chi abbia disabilità sensoriali.
Si potrà averne prova partecipando al “Non c’è differenza Festival”, che si terrà a Verona dall’1 al 5 dicembre 2016, presso l’Ex Arsenale Asburgico in piazza Arsenale, dove verrà esposto un progetto di fotografie e video accessibili a tutti, dal titolo: “L’Immaginario e la fotografia sensoriale – visioni e cecità”.
Il progetto, realizzato da Micaela Zuliani (fotografa di Portrait de Femme) e con la partecipazione di Blindsight Project, vedrà l’esposizione di fotografie scattate sia da chi vede, come Micaela Zuliani, sia da chi è cieca, come Laura Raffaeli (presidente di Blindsight Project che saranno accessibili grazie ai codici QR, realizzati da Sergio Muzzolon (Orbolandia.it), con i testi descrittivi di Fulvia Bernacca (fotografa).
Il video (le cui riprese, testi e montaggio sono di Micaela Zuliani) sarà accessibile grazie all’audiodescrizione e sottotitolazione realizzate da Vera Arma di CulturAbile.it, da sempre partner, per l’accessibilità allo spettacolo, di Blindsight Project, ed entrambe da tempo in prima linea per questo. Dal video, di cui è protagonista anche Simona Zanella (che gestisce il settore Cane Guida Blindsight Project) in pochissimi minuti si potrà scoprire una piccola parte della condizione della donna con disabilità sensoriale, in questo caso visiva, ad oggi del tutto sommersa.
Le barriere, la cecità e la sordità altrui, ed infine l’importanza dei cani guida nella nostra società.
Saranno fornite mascherine per chi, da bendato, vorrà provare a “vedere” una foto tramite un codice QR, o ad apprezzare l’audiodescrizione nei momenti di silenzio e sole immagini del video.
Oppure senza benda, ma con una cuffia che insonorizza, “ascoltare” il parlato del video, grazie alla sottotitolazione: un modo come un altro per capire meglio l’importanza dell’accessibilità, come vorrebbe la Convenzione Onu per le Persone Disabili, nel mondo dell’arte e della cultura, ma per capire anche meglio le donne. Soprattutto quelle che, non solo non vedono, ma non sono viste nemmeno da chi vede, per distrazione, pigrizia, e poco altro, che, messo insieme, crea una società incivile e colma di pregiudizi, come Micaela Zuliani riesce a dimostrare nel suo breve, ma importantissimo, video per tutti.
Il progetto “L’Immaginario e la Fotografia Sensoriale” di Micaela Zuliani e Blindsight Project sarà presentato giovedì1° dicembre 2016, alle ore 18:00 al Festival, presso l’Ex Arsenale Asburgico di Verona. Un’occasione importante, anche per altri fotografi e registi, per dimostrare come le nuove tecnologie permettano oggi di abbattere, anche con poca spesa, le barriere sensoriali.

Alunni con disabilita’ visiva e indicatori dell’inclusione

Superando.it del 26-11-2016

Alunni con disabilita’ visiva e indicatori dell’inclusione

di Gianluca Rapisarda*

Sono stati definiti gli Indicatori di Qualità dell’inclusione degli alunni/studenti con disabilità visiva, elaborati da chi scrive e approvati dal NIS (Network per l’Inclusione Scolastica) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Al contempo, lo stesso NIS sta lavorando a fondo sulla predisposizione di un “vademecum” riguardante i servizi e tutti i punti di riferimento a cui potranno rivolgersi i genitori e gli operatori coinvolti nel processo di inclusione scolastica dei bambini/ragazzi ciechi e/o ipovedenti.
A tal proposito è opportuno rammentare che nei mesi scorsi sono state predisposte pure le Linee Guida dei servizi di supporto e di consulenza educativa e tiflologica e che sono ormai in dirittura d’arrivo sia la stesura definitiva dello schema della struttura della rete dei servizi per il sostegno scolastico alle persone con disabilità visiva, sia la definizione dei criteri di valutazione del grado di qualità della loro inclusione.

Gli Indicatori di Qualità di seguito elencati rappresentano un documento che è il frutto della sintesi di diverse sensibilità e competenze. Un modello di collegialità, di strategica unità d’intenti e di logica di rete, ossia la medesima idea ispiratrice del presidente nazionale UICI Mario Barbuto, quando all’inizio di quest’anno ha promosso la nascita del citato NIS. Si tratta di uno sforzo collaborativo all’insegna della condivisione e dell’impegno comune che, a mio modesto avviso, in queste settimane di intenso dibattito al Ministero sulla riforma del sostegno, dovrebbe animare anche la politica scolastica di tutte le Associazioni di e per persone con disabilità, nell’unico interesse delle persone con disabilità italiane e al solo scopo di farci vincere le difficili sfide della modernità e dell’inclusione scolastica del presente e del futuro.

Prima dunque di passare all’elenco degli Indicatori di Qualità, ringrazio sentitamente, per l’enorme passione e per l’eccezionale impegno, i colleghi che mi hanno affiancato nel Network NIS, vale a dire Giancarlo Abba, Vincenzo Bizzi, Michele Borra, Roberta Caldin, Marco Condidorio, Luciano Paschetta, Pietro Piscitelli, Stefano Salmeri e Lorenza Vettor.

Gli Indicatori di Qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva
Il Network per l’Inclusione Scolastica (NIS) – espressione degli Enti UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi, IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI) e Biblioteca Italiana per i Ciechi Regina Margherita – ha individuato i seguenti Indicatori di Qualità per l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità visiva.
Dovranno essere garantiti:
a) L’assegnazione, da parte dello Stato – sin dall’inizio dell’anno scolastico e per il tramite dell’Amministrazione Scolastica – di docenti per il sostegno agli studenti con disabilità visiva, frequentanti la scuola statale di ogni ordine e grado, per assicurare il loro diritto all’educazione e all’istruzione, certificato ai sensi dell’articolo 13 della Legge 104/92.

b) L’assegnazione agli alunni con disabilità sensoriale, da parte degli Enti Locali, del personale dedicato all’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione, come previsto dall’articolo 13, comma 3, della Legge 104/92.

c) L’istituzione da parte del Ministero della figura dell’“Esperto in scienze tiflologiche” o, quanto meno, di una figura che possegga competenze di base in tiflopedagogia e tiflodidattica [la tiflologia è la scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva, al fine di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale, N.d.R.].

d) La qualità della formazione delle figure professionali dell’assistente alla comunicazione dei disabili sensoriali e dell’“Esperto in scienze tiflologiche”, attraverso la certificazione delle loro competenze, rilasciata dall’Università, dopo la frequenza di appositi master. Tale certificazione delle competenze, con il rilascio dei due rispettivi titoli, costituisce la “patente abilitante” all’esercizio della loro professione.

e) L’uniformità, su tutto il territorio nazionale, della definizione dei profili professionali del personale destinato all’accompagnamento, alla comunicazione e all’assistenza specialistica degli alunni con disabilità visiva (l’assistente all’autonomia e alla comunicazione e l’esperto in scienze tiflologiche), attraverso l’individuazione di specifici percorsi formativi propedeutici allo svolgimento dei compiti assegnati (come al precedente punto d).

f) La definizione da parte delle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado di un Piano Annuale d’Inclusività (PAI) che sia parte integrante del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).

g) L’istituzione da parte del Ministero di uno Sportello di Consulenza Tiflodidattica, presso i CTS [Centri Territoriali di Supporto, N.d.R.] esistenti su tutto il territorio nazionale, per fornire informazioni e assistenza di base agli studenti con disabilità visiva e alle loro famiglie.

h) La creazione da parte degli Enti Locali, nell’àmbito della programmazione regionale, di un Centro di Consulenza Tiflodidattica (ove possibile per ogni Provincia o Città Metropolitana, o comunque almeno uno per Regione), in modo da favorire la costituzione di una rete tra tutti gli Enti e le strutture deputati al processo di inclusione scolastica degli studenti minorati della vista del territorio.

i) L’applicazione, da parte degli Enti Locali, del Decreto Legislativo 165/01 [“Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”, N.d.R.] e della Legge 4/04 del 9 gennaio 2004 [la cosiddetta “Legge Stanca”: “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”, N.d.R.] sull’accessibilità, sulla fruibilità e usabilità degli strumenti tecnologici e degli spazi fisici delle istituzioni scolastiche.

j) L’efficienza e la qualità del materiale tiflodidattico e tifloinformatico, negli Istituti di ogni ordine e grado, ad uso degli studenti con disabilità visiva, determinato dallo studio di progettazione tiflologica e di realizzazione sostenibile in termini di costo, distribuzione e reperibilità, effettuato da un esperto in scienze tiflologiche.

k) La periodica manutenzione tecnica del materiale tiflodidattico e delle tecnologie assistive delle scuole di ogni ordine e grado, per assicurarne le condizioni di funzionalità, l’aggiornamento costante e l’efficienza dello stato strutturale.

l) L’obbligo del rilascio da parte del venditore alle scuole, agli Enti Locali, alle ASL e ai privati di una “garanzia”, contenente le seguenti informazioni relative agli strumenti tecnologici, tiflotecnici e ai sussidi tiflodidattici: costruttore, costo, anno di produzione, eventuale venditore e, ovviamente, anche il libretto delle istruzioni trascritto in formato accessibile. Tale “documento d’identità” delle attrezzature tifloinformatiche e dei sussidi tiflodidattici costituisce il loro certificato di qualità.

m) L’effettuazione di azioni finalizzate all’educazione, formazione e istruzione delle persone con disabilità visiva, che tengano conto della condizione di cecità o di ipovisione e che siano volte al successo formativo e al processo inclusivo degli studenti minorati della vista, sarà specifica e di tipo tiflopedagogico nel metodo e nell’applicazione, e avrà come certificatore dei risultati l’“équipe tiflopsicopedagogica”.

n) L’obbligo del rispetto da parte delle scuole private “paritarie” della normativa nazionale e delle Leggi Regionali vigenti in materia di diritto allo studio scolastico degli alunni/studenti con disabilità.

di Gianluca Rapisarda,
Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti)

L’autismo e il successo evolutivo umano

Le Scienze del 26-11-2016

L’autismo e il successo evolutivo umano

Nell’evoluzione della cognizione sociale umana, la teoria della mente, cioè la capacità di comprendere il pensiero degli altri, è stata un elemento determinante. Tuttavia, anche i soggetti autistici, che hanno una teoria della mente molto diversa dalla norma, trovarono una nicchia in cui costruire una reputazione sociale positiva, grazie a doti non comuni che portarono a una specializzazione dei compiti all’interno dei gruppi sociali (red).

Nei contesti sociali dei primati, e in particolare in quelli umani, comprendere i pensieri e i sentimenti degli altri – cioè possedere una teoria della mente – costituisce un notevole vantaggio adattativo. È quindi molto probabile che questa capacità abbia rappresentato una delle forze determinanti dell’evoluzione della cognizione sociale umana.

Quest’ultima tuttavia è un fenomeno complesso, e si può quindi ipotizzare che i soggetti con un deficit di teoria della mente, a partire da un certo punto in poi dell’evoluzione, non furono esclusi dalla società ma anzi accuditi e protetti, e anche apprezzati per altre doti e competenze, utili alla sopravvivenza del gruppo sociale stesso.

È il caso dei disturbi dello spettro autistico, analizzati da un punto di vista antropologico da Penny Spikins, Barry Wright e Derek Hodgson della NewYork University, in un articolo apparso sulla rivista “Time & Mind”.

L’argomentazione degli autori prende le mosse da alcuni ritrovamenti archeologici che documentano come nelle società umane la pressione selettiva non abbia sempre favorito risposte comportamentali immediate e di valore sociale a breve termine: la protezione di soggetti vulnerabili era infatti comune. Una delle svolte fondamentali fu l’emergere dell’etica collaborativa, cioè il diffondersi di comportamenti prosociali, come la condivisione del cibo o la partecipazione alla cura della prole, rintracciabili già 1,5 milioni di anni fa.

Questi comportamenti furono sempre più apprezzati, tanto che gli individui che li mettevano in pratica acquisivano una reputazione sociale positiva. Solo in un’epoca molto più recente, che gli studiosi collocano a 100.000 anni fa, si svilupparono le dinamiche sociali complesse di protezione dei soggetti più deboli che sono state osservate nelle popolazioni moderne di cacciatori-raccoglitori.

In questo quadro teorico complessivo gli autori hanno cercato d’inserire l’autismo, che secondo gli studi di genetica ha una lunga storia evolutiva.

Il caso è interessante, perché i soggetti autistici hanno, in termini clinici, un deficit della comunicazione verbale e non verbale, e un’interazione sociale compromessa. In una prospettiva antropologica, argomentano gli autori, andrebbero considerati come soggetti con una socialità diversa dalla norma: sviluppano infatti una teoria della mente differente, basata sull’uso di regole e di logica, che comunque funziona.

In altri termini, questi soggetti non sono in grado di comprendere situazioni emotivamente e socialmente complesse, ma hanno enormi potenzialità in altri ambiti, sia sociali sia tecnici, che possono aiutarli a ottenere una reputazione sociale positiva.

Molte persone affette da autismo, inoltre, hanno eccezionali doti di memoria, di percezione visiva, olfattiva e gustativa, oltre a una maggiore comprensione del comportamento animale.
“La nostra tesi è che la diversità, la variabilità di caratteristiche tra le persone, era probabilmente più significativaper il successo evolutivo umano delle caratteristiche di una singola persona”, ha sottolineato Spikins. “Fu proprio la diversità, infatti, a garantire il successo alle comunità umane, aprendo la strada alla specializzazione dei ruoli”.

Come esempio, gli autori citano uno studio etnografico sugli abitanti della Siberia pubblicato nel 2005 dall’antropologo Piers Vitebsky, in cui è descritto il caso di un anziano mandriano di renne in grado di ricordare ricordare parentele, storia individuale e carattere di ciascuno dei sui 2600 animali. Questa conoscenza dettagliata, con tutta probabilità, dava un contributo significativo alla gestione della mandria e alla sua sopravvivenza. L’anziano era più a suo agio in compagnia delle renne che degli uomini, ma nonostante ciò era una persona rispettata, ed ebbe una moglie, figli e nipoti.

Va comunque sottolineato che le conclusioni dello studio di Spikins e colleghi sono molto speculative, anche se argomentate, poiché manca la possibilità di documentare il ruolo dei soggetti autistici nelle società preistoriche sulla base dei ritrovamenti paleoantropologici. Tuttavia, alcuni studiosi studiosi rintracciano alcuni elementi grafici tipici dei soggetti autistici con notevoli doti artistiche nell’arte rupestre del Paleolitico superiore, va da 40.000 a 10.000 anni fa circa.

Autismo, il Fondo e’ salvo: sbloccati i 5 milioni per la cura

Redattore Sociale del 26-11-2016

Autismo, il Fondo e’ salvo: sbloccati i 5 milioni per la cura

Il “Fondo per la cura dei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico” era stato istituito grazie a un emendamento alla legge di stabilità dello scorso anno, su iniziativa dei deputati penta stellati. Ma i 5 milioni (annuali) previsti non erano mai stati sbloccati. Di qui il nuovo emendamento, che ieri ha confermato lo stanziamento. I 5 milioni del 2016 si aggiungeranno a quelli del 2017.

ROMA. Sono stati sbloccati i 5 milioni destinati al Fondo per la cura dei soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico. Lo annunciano con soddisfazione i deputati penta stellati della commissione Affari sociali della Camera, che ieri hanno visto approvare il loro emendamento, a prima firma Silvia Giordano, con cui chiedevano proprio la conferma dello stanziamento. Il fondo di 5 milioni l’anno era stato ottenuto grazie a un emendamento alla legge di stabilità dello scorso anno, firmato dalla stessa Giordano. Un fondo che era stato salutato dai 5 stelle come “un passo in avanti, considerato che governo e maggioranza in Stabilità non aveva stanziato un euro per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico”.

Quei 5 milioni, però, non erano stati sbloccati. Non solo: la bozza di decreto sull’utilizzo delle risorse contenute nel fondo, diffusa nel mese di ottobre, pensava a un utilizzo dei quei 5 milioni diverso da quanto previsto. “Ci auguriamo che la bozza di decreto che sta circolando in questi giorni, sia solo uno scherzo di cattivo gusto – commentavano allora i deputati 5 stelle – In caso contrario il governo e il ministero della Salute si stanno assumendo una responsabilità gravissima: scippare i soldi che dovrebbero essere utilizzati per finalità pratiche – cura dei soggetti affetti dallo spettro autistico e supporto alle loro famiglie – e destinarli ad altri scopi, di natura burocratica”.

Proprio per scongiurare questo rischio, era stato presentato il nuovo emendamento, ieri approvato. “Se in legge di Bilancio non fosse stato confermato quello specifico stanziamento, i fondi sarebbero andati persi”, spiegano oggi i deputati penta stellati, che per scongiurare questo rischio hanno presentato il nuovo emendamento, ieri approvato. “I tanto attesi 5 milioni – riferiscono – sono stati aggiunti alla somma già prevista per il 2017”.

Legge di stabilità 2017

Legge di stabilità 2017: passi piccoli ma molto importanti verso una vera parità scolastica

Le scriventi associazioni Agesc, CdO Opere Educative e Fidae, esprimono pieno apprezzamento per quanto, in Legge di Stabilità 2017, si sta profilando a favore di una effettiva parità scolastica e della libertà di scelta educativa.
Al d là dei risultati, che seppur significativi appaiono ancora insufficienti ad assicurare una reale parità tra scuola statale e non statale e una effettiva libertà di scelta per le famiglie , è certamente positivo il fatto che si stia operando su diversi fronti, approntando un pacchetto di provvedimenti che operano sinergicamente verso la rimozione di ingiuste discriminazioni.
E’ stato raddoppiato, infatti, il  contributo sulla disabilità che passa da 12 a 24 milioni ; viene  creato un nuovo fondo di 50 milioni destinato alle scuole materne; aumentano –sebbene con eccessiva lentezza e in misura ancora poco significativa-  le detrazioni fiscali per le famiglie, che passeranno progressivamente dagli attuali 400 euro (76 di detrazione) a 800 euro (152 di detrazione) nel 2019.
Grazie poi ad alcuni emendamenti approvati in commissione, le scuole paritarie riceveranno i contributi statali  entro il 31 ottobre, i fondi per l’alternanza scuola lavoro saranno disponibili anche per le paritarie, così come, finalmente, saranno aperti  anche ai progetti di queste ultime i fondi PON (Programma Operativo Nazionale del Miur finanziato dai Fondi Strutturali Europei).
Inoltre chi deciderà di sostenere le scuole (statali o paritarie) con lo strumento dello School Bonus verserà la donazione direttamente all’istituto e non più al Miur ( e questa modifica procedurale dovrebbe permettere a tutte le scuole di attirare un maggior numero di  benefattori ).
In sostanza, sul tema della parità scolastica pare profilarsi progressivamente una svolta di natura culturale, che potrebbe finalmente allineare il nostro paese agli altri paesi europei.
Il cammino è senz’altro ancora lungo, ma la direzione imboccata pare essere quella giusta.
Esprimiamo pertanto un vivo ringraziamento a quanti, in Parlamento e nel Governo, si sono impegnati per permettere i passi avanti che si stanno realizzando.

AGeSC – Presidente Nazionale Roberto Gontero
CdO Opere Educative – Presidente Nazionale Marco Masi
Fidae – Presidente Nazionale Virginia Kaladich

Coding, Giannini: 60 ore alla primaria dal 2017, ogni alunno imparerà a programmare

da La Tecnica della Scuola

Coding, Giannini: 60 ore alla primaria dal 2017, ogni alunno imparerà a programmare

“Dal prossimo anno tutte le scuole primarie avranno la possibilità di fare 60 ore all’anno di coding”.

L’annuncio arriva dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, in visita, il 25 novembre alla Reggia di Caserta, in occasione della tre giorni di attività ed eventi organizzata dal Miur sulla scuola digitale.

Nel realizzare un bilancio del primo anno di Piano Nazionale Scuola Digitale, il responsabile del Miur ha detto che in corrispondenza del secondo anno di attuazione del piano, è previsto lo stanziamento di “100 milioni per il rafforzamento delle competenze digitali degli studenti”. A partire dal pensiero computazionale. In tal modo, “ogni studente imparerà a programmare”, ha sottolineato Giannini.

Per il ministro, si tratta di “un passo necessario per avere tra 10 anni una popolazione di giovani italiani perfettamente alfabetizzati in quello che si chiama il nuovo pensiero critico. Per questo obiettivo abbiamo destinato 100 milioni di euro”.

Di questi 65 milioni andranno al primo ciclo. Altri 35 alla secondaria di secondo grado per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti.
“Il curriculum di cittadinanza digitale darà la possibilità ai ragazzi di capire come usare e come valutare gli strumenti digitali in modo attivo. Dobbiamo garantire loro la capacità di sviluppare il giudizio critico”.

Il ministro ha poi sottolineato il “ruolo centrale dei docenti nell’innovazione scolastica”, ringraziando “in particolare gli oltre 8.000 animatori digitali che sono stati strategici per l’attuazione del Piano”.

Il titolare del dicastero di Viale Trastevere ha anche reso pubblici diversi numeri sul piano svolto e da attuare: “il 65% delle azioni previste dal Piano Nazionale Scuola Digitale è già stato attuato, 500 milioni del miliardo stanziato sono stati investiti e oltre 3.000 scuole sono state raggiunte dalla fibra, attraverso la collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico”.

“Questo è stato un anno molto operoso, abbiamo trasformato un apparentemente arido comma di legge in architettura formativa di un Paese. È la piena attuazione di quello che io ritengo sia uno dei pilastri della Buona Scuola, che lascerà l’eredità più importante nel nostro sistema di istruzione: il ripensamento del modello educativo”.

“Con il Piano stiamo lavorando sulle competenze, sulla formazione degli insegnanti, sulle infrastrutture e, soprattutto, sulla necessità di avere una scuola flessibile che metta i ragazzi nelle condizioni di fare e pensare ciò che oggi non si può neanche immaginare. Il digitale sostanzialmente è tutto questo”, ha concluso Giannini.
Nel corso dell’evento sono state sancite alleanze con l’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) e con l’Aesvi (Associazione editori e sviluppatori di videogiochi italiani).

Sempre a Caserta, in 6.000 fra docenti e studenti si confronteranno fino a domenica sul secondo anno di attuazione del Piano e sulle nuove strategie digitali per la formazione scolastica.

Violenza sulle donne, Giannini: un linguaggio inadeguato può fare molto male

da La Tecnica della Scuola

Violenza sulle donne, Giannini: un linguaggio inadeguato può fare molto male

Per combattere la violenza contro le donne, occorre un diverso modello educativo. Ad iniziare dall’attenzione massima al linguaggio che si utilizza.

A sostenerlo, è stato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, intervenuta il 25 novembre al Forum contro la violenza sulle donne organizzato dal Corriere della Sera.

“Il linguaggio di per sé è uno strumento potentissimo – ha detto il ministro, che è anche docente universitario linguista – che ci consente di rappresentare la realtà e la nostra visione del mondo. Quindi anche l’apparentemente innocente differenza tra la desinenza maschile o femminile può fare molto, perché vuol dire che ci si è abituati al fatto che una donna ricopra determinati ruoli. Devo dire che io però temo altri fenomeni che si legano all’uso del linguaggio”.

“Questa settimana – ha continuato Giannini – è anche dedicata alla lotta al bullismo e al cyberbullismo, che sono il pascolo in cui crescono fenomeni di aggressività anche verbale, di discriminazione a partire dai banchi di scuola che in età adulta possono trasformarsi in aggressione fisica contro le donne o femminicidio. Anche in questo caso, l’attenzione al linguaggio e una cultura del rispetto, che parta anche da un linguaggio adeguato, credo siano il primo messaggio che i nostri bambini e i nostri ragazzi devono ricevere”.

In conclusione, per Giannini “contro la violenza sulle donne ci vuole un impegno più sottile, più profondo e di lungo termine. L’unico strumento davvero efficace è quello di una gigantesca sfida educativa che dobbiamo prendere nelle nostre mani e proprio oggi, il giorno in cui da 17 anni il mondo ricorda un atto di violenza sulle donne e parla di questo argomento per contrastare la violenza fisica e verbale nei confronti delle donne, è l’occasione giusta per dare un messaggio positivo. Ce la possiamo fare con un modello educativo diverso”, ha concluso il ministro dell’Istruzione.

Legge di stabilità: tutte le novità

da tuttoscuola.com

Legge di stabilità: tutte le novità

Modifica del cosiddetto “School bonus”, più soldi alle scuole paritarie e al fondo ricorsi, divieto per le supplenze lunghe da settembre 2016 e 100 milioni di euro per nuovi istituti.

Sono gli argomenti principali di scuola e istruzione introdotti nella manovra finanziaria, durante l’esame in commissione Bilancio alla Camera, così riassunti dall’agenzia Public Policy.

School bonus: 10% a scuole che ricevono meno. il Il cosiddetto “School bonus”, ovvero le donazioni effettuate da privati (che potranno usufruire di un credito imposta), dovranno essere destinate direttamente alla scuola di preferenza e non al bilancio dello Stato. Ogni istituto poi invierà un report mensile al Miur con i soldi ricevuti. Non solo, ogni scuola dovrà cedere allo Stato il 10% delle somme ricevute, che a sua volta invierà alle scuole che avranno ricevuto di meno.

Supplenze oltre 36 mesi: i contratti di lavoro a tempo stipulati con il personale docente, educativo e Ata nelle scuole (per la copertura di posti vacanti e disponibili), che non possono superare la durata complessiva di 36 mesi (anche non continuativi), sono quelli sottoscritti dal 1° settembre 2016.

Fondo risarcimenti supplenze:  tra gli emendamenti approvati alla manovra cè anche quello per il rifinanziamento del Fondo ricorsi nella scuola. La modifica è a firma del relatore Mauro Guerra (Pd). Il rifinanziamento vale 2 milioni di euro all’anno per il triennio 2017-2019. Il relatore ha recepito la richiesta arrivata dal Pd, che aveva presentato alcuni emendamenti sul tema, respinti durante l’esame in commissione. Le risorse serviranno per i pagamenti in esecuzione di provvedimenti giurisdizionali che hanno ad oggetto i contratti a termine per le supplenze.

Contributo materne paritarie: Il contributo per le scuole materne paritarie di 25 milioni di euro dovrà essere erogato entro il 31 ottobre 2017.

Programma Scuola-Competenze: “Nel programma operativo nazionale ‘Per la scuola-competenze e ambienti per l’apprendimento’, del periodo di programmazione 2014/2020, per ‘istituzioni scolastiche’ si intendono tutte le istituzioni scolastiche che costituiscono il sistema nazionale di istruzione”.

INAIL per nuove scuole: L’Inail destinerà 100 milioni di euro per realizzare nuove strutture scolastiche.

Bonus ‘Stradivari‘: Aumenta il cosiddetto “bonus Stradivari” per l’acquisto di strumenti musicali da parte di studenti dei conservatori e scuole musicali. L’agevolazione quindi sale da una spesa massima di mille a una di 2.500 euro e potrà coprire il 65% del prezzo di acquisto dello strumento musicale.

Ape social per insegnanti: all’Ape social potranno accedere, in qualità di lavoratori che hanno svolto da almeno 6 anni un’attività “gravosa” e che hanno 36 anni di contributi, anche gli “insegnanti della scuola dell’infanzia e gli educatori degli asili nido”.

Contributo extra e detrazioni paritarie: aumenta il contributo aggiuntivo per le scuole d’infanzia paritarie e vengono ritoccati i contributi massimi per la detrazione al 19% per le spese scolastiche. È stato aumentato quindi il contributo aggiuntivo – introdotto con la manovra – alle paritarie: si passa da 25 a 50 milioni di euro. E, allo stesso tempo, riduce l’importo massimo – per alunno o studente – detraibile per spese sostenute per la frequenza delle scuole, statali e non. La detrazione Irpef rimane al 19% ma cambiano gli importi annuali massimi: 564 euro per il 2016, 717 per il 2017, 786 per il 2018 e 800 dal 2019 (ora è a 400 euro per l’anno in corso). La detrazione è prevista per tutte le spese di frequenza di asili, elementari, medie e superiori (compresa la mensa scolastica).

Lettera aperta a Laura Boldrini

Lettera aperta a Laura Boldrini

di Maurizio Tiriticco

 

Cara Laura!

Solidarizzo con te! Mi addolora il fatto che tanti nostri concittadini oggi siano capaci di pensare e scrivere tutte quelle sconcezze che leggiamo quotidianamente nei tuoi confronti! Come mai siamo caduti così in basso? E’ il fallimento della scuola? E’ il fallimento della convivenza democratica? E’ il fallimento di quella Carta costituzionale che, a detta di esperti non solo italiani, è una delle più belle del mondo? Nonché semplice e di facile lettura! E’ una constatazione di Tullio De Mauro!

Che cosa sta accadendo nel tessuto civile e culturale del nostro Paese? Sono vecchio e ricordo gli anni meravigliosi della Resistenza, della Ricostruzione, della restaurazione della democrazia, di quel referendum monarchia o repubblica che vide la partecipazione dell’89,08% degli aventi diritto! Il novanta per cento degli italiani corse alle urne! La prima volta dopo il fascismo e la guerra! E la sete di democrazia e di libertà era fortissima! Eravamo molto poveri, dopo la tragedia del fascismo e di una guerra perduta. Ma guardavamo in avanti e ricostruimmo un Paese, anche se le lotte politiche e sindacali erano vivacissime. La Celere – la polizia con le jeep – picchiava! A volte sparò e ci furono anche dei morti, ma… si trattò di dolorose eccezioni, comunque da tutti condannate, in un Paese che in effetti voleva solo liberarsi al più presto di un passato tristissimo e costruire un avvenire! Però, mai l’insulto! O la parolaccia! O la denigrazione dell’avversario! Anche se, nella vivacità dello scontro politico, Togliatti una volta promise a De Gasperi che avrebbe comprato un paio di scarponi chiodati per dargli un calcio nel sedere. Un’espressione indubbiamente goffa, ma risibile, per certi versi.

Il dibattito politico era vivacissimo in quegli anni. Gli articoli di fondo sui giornali politici, sempre argomentati e con firme autorevoli, suscitavano discussioni e dibattiti accesi nelle sezioni dei partiti, nelle case e nelle piazze. Ricordo come a Roma sotto la galleria Colonna – oggi Albero Sordi – i capannelli di discussione erano quotidiani! E notturni anche! La passione politica era forte, ma mai insulti, scazzottate, aggressioni! E la passione politica era anche una passione ideale! Si sognavano nuovi mondi! Si leggevano Gobetti, Calamandrei, Salvemini, Don Sturzo, accanto ai “pezzi” pressoché quotidiani dei leader della DC, del PCI, dei socialisti, dei repubblicani, dei liberali sui rispettivi giornali di partito. E si trattava di partiti con storie diverse e posizioni diverse! E con prospettive diverse! Oggi la passione politica sembra spenta. In effetti gli interventi di un Salvini, di un Grillo, e di un Renzi o di una Boschi, sembrano “poca cosa” a fronte degli interventi di politici di altra statura! Forse perché venivano dal carcere o dall’estero, carichi di sogni vagheggiati per un ventennio e che dovevano realizzarsi al più presto!

Cara Laura! So bene che è proprio dei vecchi rimpiangere gli anni passati, ma… in effetti, quando assisto alla povertà dell’attuale confronto politico, capisco che non è casuale! Infatti, per quanto riguarda la “competenza alfabetica”, noi italiani non siamo affatto tra i primi posti nel mondo. Certamente, ormai tutti leggono e scrivono, anche in forza dei cellulari che tutti posseggono! Ma si tratta di operazioni strumentali, non funzionali, per dirla con i linguisti. Eppure ormai tutti, o quasi, la licenza della scuola media la posseggono. Autorevoli ricerche internazionali, quelle dell’OCSE, ad esempio, che tu conosci meglio di me, ci penalizzano, ma… i nostri concittadini – in larga maggioranza – non le conoscono affatto!

La “cultura” del calcio, dell’insulto e della parolaccia sembra quella dominante! E in tale contesto, prendersela con la Presidentessa della Camera dei deputati e delle deputate sembra uno sport nazionale! E’ bella e “bona” e pretende pure di essere intelligente? Sempre femmina è! Pensasse a cucinare e a riassettare la casa. La sua carica è da maschi, non da femmine! Insomma, chi spara più insulti? Chi spara più parolacce? Ormai fanno a gara! Tanto che cosa rischiano? Da noi non ci sono né Mussolini né Hitler né Erdogan né Putin – e non sappiamo che cosa ci riserva Trump! Cara Laura, sono con te, uno dei pochi maschi “buoni”… perché penso che siano in gran maggioranza maschietti quelli che ti lanciano gli insulti più feroci!

Mah! Parafrasando Manzoni, così va spesso il mondo…, così va… nel primo secolo del secondo millennio! Un abbraccio solidale, oltre che, ovviamente, affettuoso!

Il cittadino Maurizio Tiriticco

Buona Scuola quando lo è

BUONA SCUOLA QUANDO LO È di Umberto Tenuta

CANTO 749 BUONA LA SCUOLA QUANDO LO È?

TEST DELLA SCUOLA BUONA.

 

Perché una scuola sia una SCUOL BUONA, §necessita che i docenti utilizzino come unica motivazione degli alunni la loro innata curiosità, quella curiosità che i bambini manifestano sin nel grembo materno ed appena nati, aprendo gli occhi al nuovo mondo, guardando, toccando, portando alla bocca… Basta non spegnere questa curiosità, anzi alimentarla. Lasciare che i bimbi assaporino, tocchino, si muovano… Genitori, lasciate che i vostri bimbi esplorino il nuovo mondo con gli occhi, con le mani, coi piedi, con le orecchie, con il naso, con la lingua… Docenti, lasciate che i vostri alunni si muovano, utilizzino le mani ed i piedi, esplorino la realtà che li circonda, facciano domande…

Docenti, non chiedete che i vostri alunni restino seduti, immobili, silenziosi nei banchi…

Docenti, fate in modo che i libri di testo dei vostri alunni siano le cose che li circondano: case, strade, vegetali, animali, monti, valli, cieli…

  • necessita che i vostri alunni siano dei piccoli scienziati che, anziché ascoltare risposte a domande mai poste, trovino da soli le risposte alle loro domande.
  • necessita che i loro libri di testo siano le molteplici pagine della realtà che li circonda:
  • pagine della Geografia: pianure, monti, valli, fiumi, mari, cieli, villaggi, paesi, città…
  • pagine della Storia: monumenti, palazzi antichi, piazze, strade…
  • pagine della Matematica: filari di cipressi, torri cilindriche, piazze rettangolari, simmetrie delle facciate delle case…
  • pagine della Zoologia: oh i cani e i gatti delle belle signore!
  • pagine della Botanica: che mai la scuola non abbia il suo giardino!
  • pagine della Lingua: a camminare si impara camminando, a parlare si impara parlando, a scrivere si impara scrivendo!

IN ESTREMA SINTESI

La scuola è BUONA, quando gli studenti non imparano i contenuti dei libri di testo, ma imparano ad imparare,: imparano ad imparare

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:
http://www.edscuola.it/dida.html
Altri saggi sono pubblicati in
www.rivistadidattica.com
E chi volesse approfondire questa o altra tematica
basta che ricerchi su Internet:
“Umberto Tenuta” − “voce da cercare”