Il superfluo e il necessario

Il superfluo e il necessario

di Maurizio Tiriticco

Ogni mattina, appena alzato, vado a vedere le news del Miur e, in effetti sono sempre numerose! Copio le prime di quelle odierne: 1) PNSD: dal 25 al 27 novembre tre giorni di eventi alla Reggia di Caserta per il primo anno del Piano Nazionale Scuola Digitale; 2) Carta del Docente, al via accesso per gli insegnanti sulla piattaforma. Già oltre 9.000 registrati fra enti di formazione, esercenti, scuole e musei; 3) Carta del Docente, al via accesso per gli insegnanti sulla piattaforma. Già oltre 9.000 registrati fra enti di formazione, esercenti, scuole e musei; 4) Carta del Docente, da oggi on line la piattaforma: al via la registrazione di esercenti ed enti di formazione. E così via! Poi vado a vedere le news della sola Istruzione. Copio le prime: 1) Domande di cessazione personale scuola – E’ fissato al 20 gennaio 2017 il termine per la presentazione, da parte del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliari; 2) Progetto Articolo 9 della Costituzione – Bandita la V edizione del progetto e concorso nazionale che vuole diffondere la conoscenza dell’articolo 9 della Costituzione per gli alunni delle scuole primarie e secondarie. Venerdì 2 dicembre 2016, nell’Aula del Senato, la cerimonia inaugurale… E così via!

Indubbiamente, sono tutte iniziative interessanti, ma… cui prodest? O, per lo meno, fino a che punto sono necessarie ai fini del saper fare quotidiano dell’insegnante? E’indubbio che l’insegnante necessita di informazioni frequenti e tempestive sull’operato del suo dicastero. Però, non necessiterebbe anche di indicazioni concrete relative al suo operare quotidiano in aula con la sua classe d’età? Ovviamente sì, anche se sappiano tutti benissimo che non è compito del Miur entrare nel merito della professionalità docente e del concreto comportamento insegnante in aula. Sutor! Ne ultra crepidam! Dicevano i latini e noi con loro.

Com’è noto, con la legge 107 si è fissato l’obbligo per la FORMIS, ovvero per quella FORMazione continua In Servizio che oggi, e ancor più domani – com’è noto – interessa tutti gli operatori di ogni ambito lavorativo, non solo quelli della scuola. La società della conoscenza e delle Tic impone quotidiani aggiornamenti perché sempre più numerose e veloci sono le trasformazioni nel mondo della produzione, delle conoscenze, della cultura, anzi, delle culture. Cambia rapidamente l’assetto sociale del nostro Paese – e non solo – e con esso le esigenze di apprendimento delle nuove generazioni! Un solo esempio: le classi colorate, multietniche e multilingua impongono problemi di socializzazione e modalità di apprendimento per nulla semplici. Mi chiedo: quante altre penne deve apporre la maestrina sul suo cappello, oltre a quella rossa?!

La FORMIS, quindi, è obbligatoria – non si tratta di un capriccio del principe – ed è sancita anche dal contratto di lavoro degli insegnanti. All’articolo 26 di detto contratto, relativo alla funzione docente, leggiamo testualmente: “La funzione docente realizza il processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo sviluppo umano, culturale, civile e professionale degli alunni, sulla base delle finalità e degli obiettivi previsti dagli ordinamenti scolastici definiti per i vari ordini e gradi dell’istruzione. La funzione docente si fonda sull’autonomia culturale e professionale dei docenti; essa si esplica nelle attività individuali e collegiali e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e formazione in servizio”.

E le attività di formazione in servizio sono molteplici e in atto pressoché quotidianamente. Enti a ciò deputati sono numerosi, sia di estrazione sindacale (ProteoFareSapere; Irase, ovvero, Istituto per la ricerca accademica, sociale ed educativa; Irsef-Irfed,Istituto per la Ricerca e lo Studio sull’Educazione e la Famiglia) che non sindacale. Qualche esempio! L’Associazione Docenti Italiani svolge da anni un’attività validissima in materia di FORMIS. Per non dire delle attività svolte dall’ANDIS, Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici; dal’ANP, Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola; dall’AND, Associazione Nazionale Docenti; e da altre associazioni: il CIDI, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti; l’UCIIM, Unione Cattolica Italiana Insegnanti, Dirigenti, Formatori; l’MCE, Movimento per la Cooperazione Educativa; l’AIMC, Associazione Italiana Maestri Cattolici; e numerosi altri! Per non dire poi delle attività svolte anni fa dagli Irrsae (Istituti di ricerca regionali di sperimentazione e aggiornamento educativi), poi Irre (Istituti di ricerca regionali per la ricerca educativa), e poi ancora Indire (Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa).

E’ importante sottolineare quali sono le tematiche più importanti da affrontare nei percorsi di Formis, come indicati dal Piano per la Formazione dei Docenti 2016-2019: 1 Autonomia organizzativa e didattica; 2 Didattica per competenze, innovazione metodologica e competenze di base; 3 Competenze digitali e nuovi ambienti per l’apprendimento; 4. Competenze di lingua straniera; .5 Inclusione e disabilità; 6 Coesione sociale e prevenzione del disagio giovanile globale;.7 Integrazione, competenze di cittadinanza e cittadinanza globale; 8 Scuola e Lavoro; 9 Valutazione e miglioramento. Ho già osservato in un altro scritto che manca uno dei temi fondamentali della professionalità docente e del concreto comportamento insegnante in aula – a meno che non sia riconducibile alle indicazioni generali di cui sopra. Ma che sarebbe sempre bene sottolineare ed evidenziare con forza. Alludo alla didattica innovativa, alla didattica laboratoriale, alle flipped room, alla scuola senza compiti a casa, all’ “insegnante muto”, all’ “insegnante attore”, all’insegnante animatore – voglio ricordare il mio “Programmazione come animazione”, edito dalla Tecnodid alcuni anni fa – all’aula come laboratorio di ricerca, e così via!

Per non dire poi della non necessità di attribuire un voto ogni qual volta un alunno apre bocca… quel voto scritto sul registro e che poi dovrebbe “fare media” con gli altri. Attenzione! Per quanto riguarda un atleta di salto e o di corsa od altro, la prestazione che vale è quella migliore! Non esiste la media delle sue prestazioni!. Perché un alunno deve essere perseguitato per un intero anno scolastico da un due in storia quando, alla fine dell’anno, dimostra di conoscere e di avere compreso a livelli ottimali la storia di cui all’intero programma? E perché sin deve fare la media di sequenze come le seguenti: 3,4,5,6,7 e 7,6,5,4,3? Comunque non è così, e fortunatamente, in “tutte le scuola del Regno”, perché le eccezioni esistono ed è opportuno ricordarle: E’ sufficiente cliccare i link di queste scuole: l’Istituto Superiore “Majorana”, di Brindisi; il “Pacioli” di Crema, il “Fermi” di Mantova, il “Volta” di Perugia, il “Savoia Benincasa” di Ancona, il “Marco Polo” di Bari. Ed altri che non so, ma che esistono! Basta cercarli! Ebbene: in questi istituti dirigenti e docenti hanno sconvolto la didattica tradizionale! E vi sono insegnanti che… addirittura “non insegnano”! Sembra abnorme, ma si tratta di realtà attuate anche a norma vigente! Quindi, iniziative innovative è possibile avviarle e portale a compimento!

Per concludere, sarebbe bene, se non opportuno, che tra le news dell’Istruzione (non tanto dell’intero Miur) comparissero indicazioni, riquadri e link che aiutino dirigenti, insegnanti, alunni, genitori a trovare subito e facilmente quelle informazioni relative a quelle tante innovazioni che costituiscono le prime tessere di quel mosaico di scuole all’avanguardia quali tutte le nostre scuole devono essere.

Comunque, siamo in trepida attesa della pubblicazione dei dati relativi alle indagini internazionali TIMSS e OCSE PISA 2015, previste per il prossimo 6 dicembre. Chi vivrà, vedrà! Io… ci provo!!!

5 milioni per finanziare Contamination Lab nelle università italiane


Innovazione e imprenditorialità, stanziati 5 milioni
per finanziare Contamination Lab nelle università italiane

Cinque milioni di euro per sviluppare e potenziare Contamination Lab (CLab) nelle università italiane. Li mette a disposizione il bando pubblicato oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. I CLab sono spazi di contaminazione tra studenti e dottorandi di discipline diverse, che puntano alla promozione di nuovi modelli di apprendimento e allo sviluppo di progetti di innovazione a vocazione imprenditoriale e sociale.

Il bando rappresenta uno dei tasselli dell’attuazione del nostro Programma nazionale per la ricerca – ricorda il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini – Promuovere il confronto di idee tra studenti di diverse discipline e aprire le porte delle Università alle contaminazioni del territorio e di attori esterni, anche di carattere internazionale, creerà le condizioni ideali per sviluppare progetti innovativi”. 

La contaminazione, elemento centrale del progetto, potrà realizzarsi in diverse direzioni: tra studenti provenienti da corsi/dipartimenti diversi per condividere progetti e maturare nuove competenze; tra studenti e tra docenti di diversi dipartimenti/discipline/background; con attori terzi del mondo produttivo (imprese, startup, investitori, camere di commercio, associazioni di categoria, poli tecnologici, cluster, ecc.), ma anche istituti scolastici, istituzioni (locali e nazionali) e organizzazioni del terzo settore; con attori europei ed internazionali, per costruire partenariati e collaborazioni e favorire la mobilità degli studenti insieme al rafforzamento dei processi di internazionalizzazione delle Università.

Ogni progetto avrà una durata massima di 36 mesi e potrà essere finanziato fino a  300.000 Euro. Per il finanziamento dei progetti, il MIUR mette a disposizione, a carico del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC), 5 milioni di euro. La disponibilità finanziaria, al netto dei costi di valutazione e monitoraggio, sarà ripartita, sulla base della graduatoria risultante dalla valutazioni effettuate dal panel di esperti, secondo la seguente distribuzione territoriale: fino a 3/5 al Mezzogiorno, fino 2/5 al Centro–Nord. Il bando prevede anche la costituzione di una rete nazionale dei Contamination Lab per un valore complessivo di 150.000 euro.

Il bando e le Linee Guida “Contamination Lab” 2016, sono disponibili a questo link: http://attiministeriali.miur.it/anno-2016/novembre/dd-29112016.aspx.

Le domande dovranno essere presentate tramite i servizi della piattaforma telematica (http://clab.cineca.it), a partire dalle ore 12.00 del 20 dicembre 2016 fino alle ore 12.00 del 15 febbraio 2017, sulla base del form online presente sul sito.

Per i diritti non abbiamo tempo

Vita.it del 02-12-2016

Nicoletti: “la verita’ e’ che per i diritti non abbiamo tempo”

di Sara De Carli

Dieci anni fa l’Assemblea dell’Onu approvava la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: un cambio di paradigma, che poneva nel diritto il punto di partenza di ogni ragionamento sulla disabilità e anche di ogni servizio. Ma nei fatti, cosa è cambiato? «Far valere i propri diritti richiede tempo, cultura, a volte denaro, ma soprattutto tanta disponibilità di testa. E la testa di un genitore di un ragazzo come Tommy è occupata dall’emergenza del quotidiano», confessa il giornalista Gianluca Nicoletti.

Dieci anni fa, il 13 dicembre 2006, l’Assemblea dell’Onu approvava la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità: un cambio di paradigma, che poneva nel diritto il punto di partenza di ogni ragionamento sulla disabilità e a cascata di ogni servizio per le persone con disabilità stesse. Dieci anni dopo, la Convenzione è stata ratificata da 169 parti, inclusa l’Italia: tante cose stanno cambiando e tanti soggetti stanno cambiando prospettiva, passando da una logica imperniata sull’obiettivo di migliorare il comportamento e il funzionamento delle persone con disabilità a quello della qualità di vita. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, nel suo messaggio per la Giornata internazionale delle persone con disabilità che si celebra il 3 dicembre esorta «i governi nazionali e locali, le imprese e tutti gli attori della società a intensificare gli sforzi per porre fine alla discriminazione e rimuovere gli ostacoli ambientali e attitudinali che impediscono alle persone con disabilità di godere dei propri diritti civili, politici, economici, sociali e dei diritti culturali. Cerchiamo di lavorare insieme per la piena ed uguale partecipazione delle persone con disabilità in un mondo inclusivo e sostenibile, che abbraccia l’umanità in tutta la sua diversità». Ma nella realtà, questo cambio di paradigma, quanto ha preso piede? Lo abbiamo chiesto a Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di un ragazzo autistico, che da un anno sta girando l’Italia per realizzare un film che sia un racconto autentico sui ragazzi autistici. Nicoletti domani, per la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, sarà a Rimini al convegno “Disabilità intellettive e del neurosviluppo: diritti umani e qualità della vita”, organizzato da Anffas.

Nicoletti, in questo viaggio per l’Italia che cosa ha visto rispetto al parlare di disabilità tenendo al centro la questione dei diritti?
Per il tipo di disabilità che conosco io, quella psichica e relazionale, le persone hanno purtroppo una consapevolezza molto limitata dei propri diritti, tutto è delegato alla famiglia e chi gestisce la persona. Il fatto è che i genitori hanno un impegno quotidiano pressante che lascia pochissimo tempo per pensare e guardarsi attorno. Il quotidiano si sovrappone a tutto, si mangia tutto, anche quello che potrebbe essere diverso: tu entri in uno stato di “sottomissione” al problema quotidiano e non pensi nemmeno più a chiedere nulla a nessuno. Far valere i propri diritti richiede tempo, cultura, a volte anche denaro, ma soprattutto tanta disponibilità di testa e la testa di un genitore di un ragazzo come Tommy è occupata dall’emergenza del quotidiano. Su questo gioca chi millanta, promette e rimanda. Il tempo è il punto cruciale. Tu non hai tempo di respirare, a volte vai al municipio a rivendicare un diritto e ti dicono “ripassa” ma quel “ripassa” diventa talmente pesante che piuttosto ti arrangi e ti inventi qualcosa.

C’è la tentazione di rinunciare a far valere i propri diritti e quelli del proprio figlio?
Non è una rinuncia volontaria, è il quotidiano che ti mangia il tempo e ti logora. Ci vorrebbero rappresentanti seri, che si facciano rappresentanti delle istante delle famiglie in senso concerto. Devo dire che molte associazioni questo la fanno, ma molte altre in questo compito hanno clamorosamente fallito. Ci vorrebbero rappresentanze veramente capillari, per aree territoriali, perché il primo ostacolo è nella tua Asl, con il tuo dirigente scolastico… tutti i giorni noi famiglie sbattiamo contro persone che non hanno alcuna cultura rispetto al nostro problema e ai nostri diritti, è massacrante. In questo viaggio ho raccolto spesso frasi rassegnate: “eh, ma tanto a chi dico, a chi mi rivolgo, poi se va bene mi danno l’assistenza domiciliare ma tanto non sa niente…”.

Quindi i discorsi di chi oggi punta molto sulla questione dei diritti e anche dell’autorappresentanza delle persone con disabilità sono “troppo” avanti?
Sono discorsi avanzatissimi, ma è giusto farli. Le idee devono correre avanti rispetto alle prassi, questo è l’atteggiamento sano, le battaglie culturali si fanno così. In fondo se oggi i nostri figli vanno a scuola insieme agli altri è perché nei decenni scorsi qualcuno ha cominciato a dire cose che all’epoca sembravano folli. Però c’è tanta strada da fare.

C’è anche retorica?
Un po’ forse sì, nel senso che è bene fare certe affermazioni, ma poi bisogna cominciare a fare azioni legali, perché non è che i diritti si ottengono chiedendoli, bisogna fare ricorsi, che significa spendere tempo e denaro. È questa parte che per le famiglie diventa molto difficoltosa, perché è in carico alle stesse persone che devono pensare ai bisogni primari dei loro famigliari con disabilità. Insomma, i diritti sono belli, ma io, ora, cosa faccio? Poi ci sono anche le persone con disabilità che hanno la capacità scendere in piazza, questo è un altro discorso.

A che punto è il film Tommy e gli altri?
Abbiamo finito le riprese e il montaggio, sto facendo edizione e mixaggio. Sarà un film di 120 minuti. Prima di Natale sarà pronto, ma credo che sarà presentato al pubblico a ridosso del 2 aprile, per la Giornata Mondiale dell’Autismo. Ho anche presentato un progetto al Miur, spero che verrà approvato, in cui mi impegno a portare il film nelle scuole, aprendo un dibattito: girerò l’Italia per far vedere ai ragazzi cosa c’è dietro al loro compagno diverso. E dal momento che siamo in un Paese in cui i genitori organizzano uno sciopero se in classe con il figlio c’è un bambino autistico, sarebbe bello che lo vedessero anche i genitori di figli “normali”. Finora l’hanno visto ristretti gruppi di persone, con figli disabili e no, i commenti e le reazioni mi hanno molto inorgoglito, sono soddisfatto.

Nell’ultimo anno o poco più ci sono state diverse novità sul fronte legislativo rispetto alla disabilità: la legge sull’autismo (la 134/2015, dell’agosto 2015), la legge sul dopo di noi (la 112/2006, di giugno), il nuovo programma d’azione biennale per la disabilità…
Tutte cose di cui non ho visto nessun effetto concreto. Non mi fraintenda, è bene che se ne parli, è meglio avere queste leggi che non averle, ma la vita mia e delle persone che conosco non è cambiata di una virgola. Forse il Dopo di noi potrebbe avere ricadute concrete, ma per ora siamo all’enunciazione dei principi: si vedrà.

Franco Bomprezzi, alla vigilia del 3 dicembre 2011, su vita.it scrisse «non me ne vogliano le grandi associazioni, ma io vorrei che domani fosse una giornata dedicata al silenzio. E all’ascolto. Che nessuno parli. Che tutti ascoltino, o guardino, o tocchino con mano. Non c’è quasi niente da celebrare. Invece del classico minuto di silenzio, proporrei una giornata di silenzio. Proprio il 3 dicembre. Nessuno parli di disabilità. E poi, magari, 364 giorni di fila nei quali invece se ne parla eccome, e si agisce, con i fatti, con le delibere, con le leggi, con gli stanziamenti, con le buone prassi, con i diritti. Perché il 3 dicembre rischia di diventare un’altra Giornata della Memoria. Com’era bello il tempo delle leggi positive e di riforma. Com’era bello il tempo della legge sull’inclusione scolastica, della legge sull’occupazione, della legge sulla non discriminazione. Eppure verrà il giorno, ne sono sicuro, in cui ripartiremo, di slancio, e riempiremo di fatti le parole, e di speranza i nostri cuori». Lei è d’accordo?
Sì ovviamente Franco aveva ragione. Però distinguerei, c’è chi approfitta di questo giorno per fare il punto sul lavoro di un anno intero e chi fa passerella. Non disprezzerei queste giornate, l’incontro a cui sto andando è serio ad esempio, ma la passerella dei benpensanti quella sì, mi urta. Guarda, io ci scommetto, per tutto il pomeriggio mi chiamerà qualche collega per dire “Nicoletti, dai, dimmi qualcosa, domani che fai?”. Risponderò, certo, ma è come quando c’è il raduno alpini e ti ricordi di quel collega che ha fatto la leva per fargli una domanda…

Minecraft Hour of Code Designer

Microsoft, Fondazione Mondo Digitale e De Agostini portano Minecraft nelle scuole italiane: laboratori di coding gratuiti per 3.000 giovanissimi studenti.

In occasione di Hour of Code, l’iniziativa annuale che celebra a livello globale la Computer Science Education Week, dal 5 all’11 dicembre, 20 scuole ospiteranno i tutorial “Minecraft Hour of Code Designer”, una versione di Minecraft realizzata da Microsoft and Code.org per permettere agli studenti di acquisire, divertendosi, competenze fondamentali per il loro futuro.

Saranno oltre 3.000 gli studenti nelle scuole primarie e secondarie e nella Palestra dell’Innovazione di Roma che avranno accesso ai laboratori di coding, organizzati da Microsoft e Fondazione Mondo Digitale, in collaborazione con De Agostini Scuola, per contribuire alla campagna globale Hour of Code, l’iniziativa annuale che promuove la sperimentazione di “un’ora di codice”, per apprendere i principi base della programmazione durante la Computer Science Education Week (5-11 dicembre).

Questo appuntamento sancisce l’inizio di un percorso di collaborazione più allargato tra Microsoft e De Agostini Scuola sui temi legati all’educazione e alla responsabilità sociale, in cui verranno messi a fattor comune l’impegno per la diffusione della cultura digitale, per lo sviluppo di competenze innovative nei giovani e il superamento del divario di genere attraverso la promozione delle materie STEM.

I laboratori, che si terranno dal 5 al 11 dicembre, saranno incentrati su “Minecraft Hour of Code Designer“, una versione del noto videogioco appositamente realizzata dai game designer di Mojang e Microsoft, in partnership con Code.org, per offrire a studenti e docenti un’opportunità unica per approcciare le tecniche alla base della programmazione, attraverso l’uso di uno strumento semplice e familiare come Minecraft, già utilizzato e apprezzato nelle scuole di tutto il mondo.

Ideato per bambini dai 6 anni in su, Minecraft Hour of Code Designer insegna agli studenti a creare la propria versione personalizzata di Minecraft: un’ora di codice in cui i giovani partecipanti dovranno mettere in campo tutta la loro creatività, ma allo stesso tempo anche imparare a usare la programmazione per affrontare 12 sfide che li porteranno a creare il proprio videogioco, scrivendo le proprie regole, scegliendo personaggi, modalità e strategie.

I docenti, a loro volta, avranno l’occasione di vedere e confrontarsi con i meccanismi del videogioco per comprendere come sfruttarne le potenzialità, rendendo più efficaci e appassionanti le ore di lezione, e contemporaneamente offrire ai loro piccoli studenti la possibilità di familiarizzare con modalità di lavoro collaborative, orientate al problem solving e allo sviluppo del pensiero critico, oltre all’acquisizione di competenze trasversali per l’apprendimento di materie tradizionali come matematica o storia.

De Agostini Scuola omaggerà tutti i docenti che parteciperanno ai laboratori di “Minecraft Hour of Code Designer” con l’ebook “Coding a scuola” di Alberto Pian, una delle prime guide italiane al pensiero computazionale progettata per formatori e insegnanti.

“In Microsoft crediamo che sia fondamentale diffondere una nuova cultura digitale, in particolare nel nostro Paese, e trovare modi nuovi per avvicinare i giovanissimi e appassionarli alla tecnologia. In questo senso, la storica partnership con Fondazione Mondo Digitale così vicina al mondo delle scuole e il recente accordo con un gruppo editoriale importante come De Agostini sono strategiche per attuare la nostra missione”, ha commentato Paola Cavallero, Direttore Marketing & Operations di Microsoft Italia. Non possiamo dimenticare che già oggi il 18,86% della domanda di lavoro in Italia è legata al digitale e, come ha più volte evidenziato la Commissione Europea, entro il 2020, circa il 90% dei lavori nel nostro continente richiederanno competenze digitali. Gli analisti dicono inoltre che il 65% degli studenti e delle studentesse che frequentano oggi le scuole primarie farà dei lavori che ancora non esistono e che faranno fortemente leva sulla tecnologia. Ripensare il sistema educativo, sin dalle elementari, avvicinando anche i bambini più piccoli alla programmazione ed al pensiero computazionale, significa aiutarli a costruire, in un modo naturale e divertente, le basi per il proprio futuro”.

“Quest’anno abbiamo coinvolto nell’Ora del Codice anche i coach della Palestra dell’Innovazione, che animeranno 30 laboratori nel nostro “centro delle esperienze”, e le Coding Girls, le studentesse formate con il programma promosso insieme all’Ambasciata americana in Italia e Microsoft. Stiamo così dando vita a un gruppo molto qualificato di giovani formatori in grado di appassionare le nuove generazioni alle materie scientifiche e all’uso consapevole delle nuove tecnologie”, spiega Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale. “I nostri coach al fianco dei docenti svolgono un ruolo strategico e aiutano la scuola a rimettersi “in gioco”, anche con l’aiuto di game e gamification, per ridurre lo scollamento con il mercato del lavoro”.

 

“Da sempre De Agostini Scuola sostiene l’innovazione in campo educativo e i contenuti a supporto del coding fanno parte della dotazione che offriamo ai docenti e agli studenti della Scuola Primaria e Secondaria di primo grado. Grazie alla partnership con Microsoft, siamo felici di portare nelle scuole italiane attività e formazione legate all’innovazione e alla didattica digitale come i laboratori ‘Minecraft Hour of Code Designer’” ha commentato Karen Nahum, Digital Director De Agostini Scuola. “La nostra collaborazione con Microsoft vuole in particolare contribuire allo sviluppo e al rafforzamento di indispensabili conoscenze digitali e Stem, che sono ormai alla base della crescita culturale e professionale delle nuove generazioni del nostro Paese”.

50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016

50rapporto50° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2016

Giunto alla 50a edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di debole ripresa che stiamo attraversando.

Le Considerazioni generali introducono il Rapporto sottolineando come stiamo vivendo una «seconda era del sommerso», non più pre-industriale, ma post-terziario. Nel silenzioso andare del tempo, la società continua a funzionare nel quotidiano, a ruminare gli input esterni, a cicatrizzare le sue ferite. Ma, nel parallelo rintanamento chez soi di mondo politico e corpo sociale, emerge la crisi profonda delle istituzioni.

Nella seconda parte, La società italiana al 2016, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno, che fanno emergere una Italia rentier che non investe sul futuro e che, nell’anno del primato degli irresistibili flussi, sperimenta insorgenti piattaforme di relazionalità, nonostante si sia rotta la cerniera tra élite e popolo.

Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.


«Processi formativi»

Bullismo e cyberbullismo, fenomeni diffusi nella parziale consapevolezza di giovani e famiglie. Il 52,7% degli 11-17enni nel corso dell’anno ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei. La percentuale sale al 55,6% tra le femmine e al 53,3% tra i ragazzi più giovani, di 11-13 anni. Quasi un ragazzo su cinque (19,8%) è oggetto di questo tipo di soprusi almeno una volta al mese, eventualità più ricorrente tra i giovanissimi (22,5%). Su internet sono le ragazze a essere oggetto in misura maggiore degli attacchi dei coetanei cybernauti (24,9%). Il 47,5% degli oltre 1.800 dirigenti scolastici interpellati dal Censis indica i luoghi di aggregazione giovanile come quelli in cui si verificano più frequentemente episodi di bullismo, poi il tragitto casa-scuola (34,6%) e le scuole (24,4%). Ma è in internet che il bullismo trova ormai terreno fertile, secondo il 76,6%. Nel corso della propria carriera il 75,8% dei dirigenti scolastici si è trovato a gestire più casi di bullismo: il 65,1% di bullismo tradizionale e il 52,8% di cyberbullismo. Per l’80,7% dei dirigenti, quando i loro figli sono coinvolti in episodi di bullismo, i genitori tendono a minimizzare, qualificandoli come scherzi tra ragazzi, e solo l’11,8% segnala atteggiamenti collaborativi da parte delle famiglie, attraverso la richiesta di aiuto della scuola e degli insegnanti. Il 51,8% dei dirigenti ha organizzato incontri sulle insidie di internet con i genitori, avvalendosi prevalentemente del supporto delle Forze dell’ordine (69,4%) e di psicologi o operatori delle Asl (49,9%). All’attivismo delle scuole non ha corrisposto però un’equivalente partecipazione delle famiglie, che è stata bassa nel 58,9% dei casi, media nel 36% e alta solo in un marginale 5,2% di scuole.

L’iniezione digitale nella scuola italiana. Il Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) sta entrando nel suo secondo anno di operatività, ma emergono alcune criticità. Il principale rischio, segnalato dal 77,2% dei 1.221 dirigenti scolastici interpellati nell’ambito di una indagine Hewlett-Packard-Censis, è quello di un’offerta formativa inadeguata o insufficiente. Al secondo posto (70,9%) si colloca il rischio che l’entusiasmo tecnologico metta in ombra la rivisitazione dei modelli pedagogici, ovvero che le tecnologie siano utilizzate nelle scuole con un approccio didattico tradizionale. Quasi la metà dei dirigenti (47,6%) esprime il dubbio che il Piano accentuerà le disparità tra le scuole «forti», con esperienze pregresse, buona dotazione tecnologica e docenti formati all’uso delle nuove tecnologie, e le scuole che si affacciano ora al mondo digitale. Il 40% dei dirigenti delle scuole del Mezzogiorno fa riferimento a una «scuola digitale a due velocità».

La capacità inclusiva dell’Iefp degli allievi con disabilità. Il sistema dell’istruzione e formazione professionale (Iefp) si rivolge ai giovani che per l’assolvimento dell’obbligo d’istruzione-diritto/dovere all’istruzione e alla formazione optano per percorsi di breve durata e professionalizzanti. In soli tre anni, a partire dal 2011-2012 gli iscritti al triennio sono cresciuti del 56,5%, e nel 2013-2014 sono in totale 316.000. Tra il 2012 e il 2014 gli iscritti con disabilità ai percorsi triennali risultano essere tendenzialmente in crescita, essendo passati dai 14.340 del 2012-2013 ai 17.117 del 2014-2015. Cresce anche la loro incidenza sul totale degli iscritti, passata dal 5,2% al 6,5%: valori significativamente più elevati di quelli rilevabili nel primo triennio di scuola superiore, dove nel 2012-2013 e nel 2013-2014 la presenza di alunni con disabilità è stata pari rispettivamente al 2,1% e al 2,2%. Sono i corsi per operatore della ristorazione quelli che riscuotono il maggiore gradimento (32%), seguiti a distanza da quelli per operatore del benessere (8,8%) e operatore amministrativo-segretariale (7,1%). Sono soprattutto le istituzioni formative ad accogliere questa tipologia di allievi (7,5% degli iscritti), mentre nei percorsi Iefp attivati nelle scuole la quota si attesta al 6%. Le istituzioni formative svolgono nei confronti dei disabili una preziosa funzione di inclusione. Ma l’approccio formativo serve anche per l’acquisizione di competenze di base e specialistiche in grado di fornire professionalizzazione e occupabilità.

L’attrattività dell’Alta formazione artistica e musicale, nonostante l’attesa della riforma. Successo per l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam): considerando sia i corsi pre-accademici, sia i corsi di livello terziario, si è passati dai 54.984 iscritti del 1999-2000 agli 87.003 del 2015-2016 (+58,2%). Un incremento conseguente all’attivazione dei corsi accademici riformati: tra il 2008-2009 e il 2015-2016 gli iscritti a corsi di livello terziario sono passati da 48.281 a 63.054 (+56,5%). Un’attrattività esercitata anche in ambito internazionale, grazie alla tradizione e al prestigio delle discipline artistiche in Italia. Per la sola fascia accademica, gli stranieri iscritti sono 10.710 nell’a.a. 2015-2016, con un incremento del 10,7% sull’anno precedente e un peso sul totale degli iscritti del 17% (il corrispondente indicatore per il sistema universitario nell’insieme è pari al 4,3% nel 2014-2015). Le strutture più frequentate sono le Accademie di belle arti statali e non, con il 22,3% di stranieri iscritti ai corsi di I e II livello, pari al 70,3% degli stranieri che scelgono l’Italia per conseguire un titolo terziario in campo artistico-musicale. Secondo i dati del 2014-2015, gran parte del successo estero dell’offerta Afam dipende dal consistente flusso in ingresso di cinesi (circa il 52% del totale). Secondo i direttori Afam interpellati dal Censis, le principali criticità riguardano la mancata emanazione dei decreti attuativi della legge 508/99 (per l’84,5%), l’insufficienza dei fondi disponibili (59,2%) e le modalità di reclutamento obsolete e non meritocratiche (53,5%). Va garantita la possibilità di reclutare docenti di prestigio (per il 70,7%), rafforzato il collegamento con il mondo del lavoro (68,3%), migliorati i servizi di accoglienza e diritto allo studio (63,4%). Per i direttori delle Accademie di belle arti è urgente avviare i dottorati di ricerca, completando l’offerta formativa e sviluppando le attività di ricerca (68,8%). Il 56,3% di loro vedrebbe con favore lo sviluppo di un’offerta di corsi a pagamento per gli stranieri interessati.

I ridotti sbocchi professionali, principale causa di insoddisfazione delle scelte universitarie. La ridotta attrattività dell’istruzione universitaria è ormai un fenomeno di lungo periodo. Il cambio di segno delle immatricolazioni nell’anno accademico 2014-2015 (+1,1% sull’anno precedente) fa sperare in una inversione di tendenza. A quattro anni dal conseguimento del titolo, il 68,4% dei laureati ha indicato l’interesse disciplinare quale principale motivo per la scelta del percorso universitario intrapreso, seguito a distanza dalla convinzione che l’immatricolazione al corso di laurea preferito garantiva buone prospettive lavorative (16,3%). Tuttavia, il 32,4% oggi non si riscriverebbe allo stesso corso. Circa il 20% di chi disconosce la scelta fatta individua la causa nella maturazione di nuovi interessi, ma quasi il 60% è insoddisfatto per gli sbocchi professionali della laurea conseguita (e il livello di insoddisfazione è superiore di oltre 8 punti percentuali tra le laureate rispetto ai colleghi maschi). La scelta universitaria, anche se causa di qualche rimpianto, resta pur sempre un’esperienza positiva per i più. L’86,1% di chi non si iscriverebbe di nuovo al corso di studi prescelto dichiara, nonostante tutto, di volersi riscrivere.

Riconoscimento punteggio mobilità per servizio nelle paritarie

Tribunale di Treviso: ormai indiscusso il successo Anief sulle scuole paritarie

Ancora un “sì” per l’Anief in tribunale sul diritto al riconoscimento del punteggio nelle operazioni di mobilità per il servizio svolto nelle scuole paritarie. Gli Avvocati Fabio Ganci, Walter Miceli e Denis Rosa vanno nuovamente a segno contro il MIUR e ottengono ragione per una nostra iscritta anche presso il Tribunale del Lavoro di Treviso con un provvedimento esemplare che specifica nuovamente come “l’esclusione del punteggio, ai fini della mobilità, per il servizio prestato nella scuola paritaria, differentemente di quanto accade per il servizio prestato nella scuola statale, si pone come esorbitante il limite della legge” e, dunque ritiene nulla la previsione contrattuale. Marcello Pacifico (Anief-Cisal): “Non avevamo dubbi sulla fondatezza delle nostre ragioni: il Ministero dell’Istruzione ha nuovamente commesso un’illegittimità che solo il nostro sindacato ha evidenziato e contestato sin da subito. Non permetteremo più queste discriminazioni sia per le operazioni di mobilità, sia per le graduatorie interne d’istituto sia, soprattutto, ai fini della ricostruzione di carriera e abbiamo attivato uno specifico ricorsoper tutelare i diritti dei lavoratori e ottenere sempre la valorizzazione del loro percorso professionale svolto nelle scuole paritarie”.

Il Giudice del Lavoro di Treviso, infatti, accoglie in pieno le ragioni esposte con estrema perizia dai legali Anief e rileva come “l’esclusione del punteggio, ai fini della mobilità, per il servizio prestato nella scuola paritaria, differentemente di quanto accade per il servizio prestato nella scuola statale, si pone come esorbitante il limite della legge – che impone, invece ed in via generale, di valutare il servizio di insegnamento prestato nelle scuole paritarie e nelle scuole statali nella stessa misura – e, pertanto, la relativa norma contrattuale è da ritenersi nulla e da sostituirsi con l’applicazione della stessa regola che vale per il servizio reso nella scuola statale”.  Anche questa volta, dunque, il tribunale dà ragione al nostro sindacato e “dispone che le amministrazioni resistenti pongano in essere ogni adempimento necessario ad attribuire alla ricorrente, nella procedura di mobilità per cui è causa, il punteggio maturato in relazione al servizio pre ruolo di nove anni nella stessa misura in cui viene attribuito il punteggio pre ruolo per il servizio di insegnamento negli istituti statali, con l’attribuzione dell’Ambito Territoriale che spetterà in base al punteggio come correttamente attribuito”.

“Non avevamo dubbi sulla fondatezza delle nostre ragioni – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e  segretario confederale Cisal – il Ministero dell’Istruzione ha nuovamente commesso un’illegittimità che solo il nostro sindacato ha evidenziato e contestato sin da subito. Non permetteremo più queste discriminazioni sia per le operazioni di mobilità, sia per le graduatorie interne d’istituto sia, soprattutto, ai fini della ricostruzione di carriera e abbiamo attivato uno specifico ricorsoper tutelare i diritti dei lavoratori e ottenere sempre la valorizzazione del loro percorso professionale svolto nelle scuole paritarie”. L’Anief invita i propri iscritti e tutti i docenti interessati a dichiarare  tale servizio nella domanda di ricostruzione di carriera da presentare presso la scuola di titolarità entro il prossimo 31 dicembre e di aderire al ricorsoper ottenere il giusto riconoscimento della propria professionalità acquisita anche ai fini della carriera.

Accordo sugli statali, aumento medio di 85 euro

da Corriere della sera

Accordo sugli statali, aumento medio di 85 euro

L’intesa governo-sindacati. Impegno a mantenere il contributo di 80 euro anche per chi supera la soglia dei 26 mila euro

ROMA Governo e sindacati hanno firmato un accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, fermo da sette anni. L’impegno preso nel documento di quattro pagine è garantire a tutti i 3,3 milioni di lavoratori del settore un aumento medio di 85 euro lordi al mese. Sono compresi anche gli insegnanti, superando di fatto le regole meno generose previste dalla riforma della Buona scuola. Aumento medio vuol dire che alcuni prenderanno di più altri di meno, «con un maggiore sostegno ai redditi bassi», sottolinea il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Paradossalmente è stato proprio questo passaggio a complicare la trattativa, durata tutto il giorno.

C’era il rischio che l’aumento da 85 euro «mangiasse» il bonus da 80 euro per quei circa 600 mila dipendenti pubblici che con il nuovo contratto potrebbero superare la soglia di reddito di 26 mila euro lordi l’anno, tetto massimo previsto per avere diritto al bonus introdotto due anni fa dal governo Renzi. Nell’accordo firmato ieri c’è la promessa che non andrà così: per raggiungere il «comune intento di ridurre la forbice contributiva» governo, Cgil, Cisl e Uil si «impegnano nelle sedi dei tavoli ci contrattazione, a evitare eventuali penalizzazione indirette (…) sugli incrementi già determinati». La strada, però, è ancora lunga.

Quello firmato ieri non è il contratto vero e proprio ma un accordo politico che ne contiene i principi guida. Adesso partirà il confronto fra sindacati e Aran, l’agenzia che firma i contratti pubblici. Durerà qualche mese, in quella sede saranno negoziati e definiti gli impegni presi ieri. A partire dagli aumenti. L’aumento medio di 85 euro lordi al mese è da intendere «a regime»: la cifra sarà raggiunta per tappe successive nel corso di tre anni. Avere tutto e subito l’anno prossimo costerebbe troppo: quasi 3 miliardi di euro contro il miliardo circa che dovrebbe essere pescato dal fondo da 1,5 miliardi già inserito nella Legge di Bilancio e che servirà anche per altre voci, come il piano delle nuove assunzioni e la stabilizzazione del bonus da 80 euro per le forze dell’ordine. Sarà necessario, quindi, trovare risorse aggiuntive, rispetto ai 5 miliardi previsti nei prossimi tre anni.

Aumenti a parte, nell’accordo di ieri ci sono novità importanti. C’è l’impegno a inserire nel contratto premi che tengano conto non solo della produttività, da misurare «con nuovi sistemi di valutazione», ma anche dei «tassi medi di presenza» che andranno «incentivati» con apposite «misure contrattuali». Di fatto una lotta all’assenteismo sotto forma di incentivo, che si accompagnerà anche a un nuovo confronto su «malattia, congedi e permessi». Il governo si impegna anche a introdurre «forme di welfare integrativo», trasformando in servizi una parte della retribuzione. E promette anche il «superamento del precariato», rinnovando però i contratti al momento in essere.

Dai sindacati solo commenti positivi: «Abbiamo fatto un buon lavoro, così si avvia la stagione contrattuale», dice il segretario della Cgil Susanna Camusso. Per la Cisl, Annamaria Furlan parla di «svolta storica» perché ci saranno «non solo buste paga più pesanti ma anche più qualità del lavoro e del servizio». Secondo Carmelo Barbagallo (Uil) un «accordo così un anno fa ce lo potevamo sognare». Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, dice che «dopo sette anni è la volta buona per i dipendenti pubblici», «i soldi ci sono». E viene attaccato dall’ex ministro Renato Brunetta: «La sua riforma è tornare a dieci anni fa, concertare con i sindacati su tutto». Resta da vedere che effetto avrà l’accordo di ieri sul voto per il referendum.

Lorenzo Salvia

Unicobas e USB contro l’accordo Governo-sindacati

da La Tecnica della Scuola

Unicobas e USB contro l’accordo Governo-sindacati

Contro l’accordo sottoscritto fra Cgil, Cisl, Uil e Governo si sta schierando tutto il sindacalismo di base.
Per l’Unicobas di Stefano d’Errico l’accordo è solo un cumulo di bugie:  “Bugie sugli 85 euro;  si tratta infatti di 45 euro netti medi, ma solo a fine 2018,  che poi sono 25 per gli ata (direttore dei servizi escluso), 35 per infanzia e primaria, 45 per i docenti di scuola media e 55 per la scuola superiore di secondo grado. Neppure un decimo del potere d’acquisto mensile perso con circa 10 anni di blocco contrattuale. Una cifra del genere avrebbero dovuto darcela negli anni scorsi solo come indennità di vacanza contrattuale”

Sulla stessa lunghezza d’onda l’Usb che in un proprio comunicato afferma:  “Dopo 7 anni di blocco contrattuale  Cgil, Cisl e Uil chinano la testa al governo svendendo i lavoratori per un misero piatto di lenticchie. Un accordo politico che ha il ‘merito’ di ottenere 85 euro medi e lordi a regime, legati a produttività e valutazione, compensati per una platea di 800 mila lavoratori (250 mila solo nella scuola) dalla perdita del bonus di 80 euro”.

I sindacati firmatari dell’intesa sostengono per parte loro che l’accordo è da apprezzare già solo per il fatto che cancella i vincoli che il decreto Brunetta aveva imposto alla contrattazione. Anche su questo, l’Usb ritiene che si tratti di mera propaganda: “Sulla legge Brunetta gli impegni assunti dal Governo rimangono estremamente generici e sono lontanissimi dalla sua totale abrogazione come chiesto invece esplicitamente da USB nell’incontro avuto lunedì con il Governo. Di fatto viene confermata e condivisa la filosofia della “meritocrazia”, seppure declinata in modo diverso da quanto fatto finora, al punto che i sindacati complici si candidano ad esserne co-gestori”.

“E così – denuncia l’USB –  i sistemi di valutazione e gli obiettivi di produttività diventano patrimonio del sindacato che perde definitivamente la propria funzione e diventa sostanzialmente un doppione della parte datoriale” .

Ma per d’Errico (Unicobas) c’è anche un dato politico di non poco conto da tenere in considerazione: “In chiusura della campagna referendaria l’accordo è davvero un bel regalo a Renzi, fornito in extremis senza contropartita.  Nella scuola, anzi, l’aiuto al Governo è doppio: va infatti analizzata a fondo sino a che punto s’è spinto il placet delle organizzazioni sindacali firmatarie sull’applicazione della cattiva scuola, in particolare in materia di bonus ‘premiale’, poteri discrezionali del dirigente-padrone, demansionamento, chiamata diretta, ambiti, mancate assunzioni, titolarità (perduta) e test Invalsi”.

“D’altronde – aggiunge ancora d’Errico – si tratta di bugie perfettamente in linea con quelle ideate a proposito del referendum.  Si va dalle bugie sui ‘risparmi’ (solamente 50 milioni in tutto), sull’elezione diretta dei senatori (la proposta di legge del PD parla espressamente di scelta autonoma dentro i parlamentini regionali) e sulla futura ‘stabilità di governo’ (il nuovo Senato avrà perenni ‘porte girevoli’ a seconda delle differenziate scadenze elettorali degli Enti Locali e non sarà mai al completo)”.

Alternanza scuola-lavoro: tutti i dati regione per regione

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola-lavoro: tutti i dati regione per regione

Dopo il primo anno di obbligatorietà dell’alternanza scuola-lavoro, il Miur ha diffuso i dati relativi alle attività avviate nello scorso anno scolastico nelle singole Regioni.

L’87,4% delle scuole (statali e paritarie) ha fatto l’Alternanza nel A.S. 15/16 contro il 42% dell’A.S. 14/15. Tra le Regioni dove più scuole hanno fatto Alternanza spiccano: Molise (97,8%), Umbria (94,9%), Emilia Romagna (93,5%) e Piemonte e Friuli V.G. (93,4%). Tra quelle che hanno riscontrato qualche difficoltà troviamo Campania (73,6%), Sicilia (77,9%), Lazio (86,1%), Abruzzo (88,7).

Per quanto riguarda gli studenti coinvolti, il 90,6% degli studenti delle classi terze (455.062 su 502.223) ha fatto esperienze di Alternanza. Considerando il totale degli studenti delle classi III, IV e V, gli studenti ad aver fatto Alternanza sono 652.641 su 1,4 milioni (pari a 45,7%). Tra le regioni dove più studenti hanno fatto Alternanza emergono in termini di peso percentuale: Marche (62,5%), Umbria (56,8%), Friuli (54, 1%) e Toscana (53,4%).

In termini assoluti le regioni dove più studenti hanno fatto Alternanza sono: Lombardia (105.564), Campania (66.411), Lazio (64.265), Veneto (55.245) e Sicilia (53.554). Le regioni che hanno fatto registrare una crescita maggiore di studenti in Alternanza (totale delle classi III, IV, e V) sono: Puglia (+478%), Campania (+406%), Calabria (+270%), e Sicilia (+258%). Adempiendo all’obbligatorietà dell’Alternanza le Regioni del Mezzogiorno hanno fatto registrare un notevole aumento del numero e del peso relativo degli studenti che fanno Alternanza.

Lo scorso anno, 151.200 strutture ospitanti hanno ospitato studenti in Alternanza (+41% rispetto all’anno precedente).

Si tratta nel 36% di imprese, 12% di scuole, 8% di PA e 7% di attività nel settore No Profit. Il maggior numero di strutture ospitanti si trova nelle seguenti regioni: Lombardia (22%), Veneto (14%), Piemonte ed Emilia Romagna (9%), Toscana (7,7%). Alcune difficoltà sono ancora riscontrate dalle regioni del Mezzogiorno nell’individuare strutture ospitanti: Campania (2,4%), Sicilia (3,8%), Calabria (2%), Basilicata (0,8%), Puglia (4,7%).

Questi i dati per macro regioni diffusi dal Miur:

  • NORD:
    • Studenti: A.S. 15/16 228.644 studenti in Alternanza (classi III, IV e V) pari al 48,4% del totale. Crescita del 85% rispetto all’anno precedente (123.835)
    • Strutture ospitanti: 51,2% pari a77.364
    • Scuole: Nel A.S. 15/16 2.101 scuole hanno fatto Alternanza (pari a 92,4% del totale) facendo registrare una crescita del 77% rispetto all’anno precedente
  • CENTRO:
    • Studenti: A.S. 15/16 206.845 studenti in Alternanza (classi III, IV e V) pari al 50,3% del totale e fa registrare una crescita del 123% rispetto all’anno precedente (92.964)
    • Strutture ospitanti: 32,7% pari a 49.505
    • Scuole: Nel A.S. 15/16 1.802 scuole hanno fatto Alternanza (pari a 89,9% del totale) facendo registrare una crescita del 64% rispetto all’anno precedente
  • SUD:
    • Studenti: A.S. 15/16 217.152 studenti in Alternanza (classi III, IV e V) pari al 40% del totale e fa registrare una crescita del 286% rispetto all’anno precedente (56.316)
    • Strutture ospitanti: 16,1% pari a 24.331
    • Scuole: Nel A.S. 15/16 2.864 scuole hanno fatto Alternanza (pari a 81,9% del totale) facendo registrare una crescita del 158% rispetto all’anno precedente.

Rinnovo contratto, Flc Cgil: ora tradurre in atti concreti gli impegni presi

da La Tecnica della Scuola

Rinnovo contratto, Flc Cgil: ora tradurre in atti concreti gli impegni presi

Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil chiede al Governo di accelerare per quanto riguarda il rinnovo contrattuale degli statali dopo l’accordo del 30 novembre.

“Le linee guida per i rinnovi dei contratti pubblici, afferma Pantaleo, costituiscono la premessa per una rapida apertura della contrattazione ferma da ormai sette anni. Gli impegni assunti dal Governo devono ora tradursi in fatti concreti, con lo stanziamento delle risorse necessarie agli incrementi retributivi ‘non inferiori a 85 euro mensili medi’, al netto del bonus fiscale degli 80 euro. Per tutti i settori della conoscenza, la priorità, è, a questo punto, quella di aumentare i salari per tutti, valorizzando tutte le professionalità del Comparto e dell’Area dirigenziale dell’Istruzione e della Ricerca. Tra gli impegni del governo, riteniamo di fondamentale importanza il superamento del precariato in tutte le pubbliche amministrazioni, prevedendo prima di tutto la proroga dei contratti in scadenza per Ricerca, Università, Pon e Afam”.

“L’incessante mobilitazione dei lavoratori promossa dalla FLC CGIL, prosegue Pantaleo, e dagli altri sindacati rappresentativi del Comparto e dell’Area dell’Istruzione e Ricerca ha finalmente convinto il governo a prendere atto che i contenuti della legge Brunetta e quelli più deleteri della legge 107 devono essere superati riportando nel perimetro della contrattazione tutti gli istituti improvvidamente sottratti dalla legge: organizzazione del lavoro, valutazione, bonus dei 200 milioni di euro, formazione, valorizzazione professionale,  mobilità. È evidente, infatti, ormai a tutti  che la legificazione del rapporto di lavoro e le forme di autoritarismo introdotte dal legislatore non hanno migliorato e non migliorano la qualità  dei settori della conoscenza, anzi ne mortificano dignità e valore del lavoro e negano partecipazione e democrazia”.

“Siamo solo all’inizio del percorso che può portare ai rinnovi dei contratti, conclude il comunicato il segretario generale Flc Cgil. La funzione contrattuale e democratica delle Rsu in questa fase sarà decisiva per riconquistare il contratto nazionale e allargare  la contrattazione decentrata. La FLC Cgil è impegnata ad aprire, in accordo con le altre organizzazioni sindacali, una fase di discussione e confronto nei posti di lavoro nel Comparto e nelle aree di contrattazione dell’Istruzione e Ricerca per definire le piattaforme unitarie, che, per quanto riguarda il nostro sindacato,  devono essere discusse e votate da tutti lavoratori interessanti”.

Clicca qui per il testo dell’intesa

Il referendum e la chiusura delle scuole

da La Tecnica della Scuola

Il referendum e la chiusura delle scuole

Finalmente si vota. Penso che siamo tutti d’accordo. Finalmente si chiude questa ennesima campagna elettorale, fatta più di scontri, anche insulti, che di analisi sul merito. Con i pro e contro.

Le scuole, oltre ad incontri per i ragazzi maggiorenni, con rappresentanti delle due parti, per offrire approfondimenti e informazioni, sono coinvolte sul referendum perché, di fatto, precettate, come sempre, come sedi di seggio.

Il Ministero dell’Interno, attraverso la prefettura e poi le amministrazioni comunali, ha chiesto che le scuole siano chiuse da venerdì pomeriggio a tutto lunedì.

I ragazzi, certamente, un po’ meno le famiglie, sono di certo contenti per queste chiusure. Ma, mi pare, nessuno si è chiesto se sia, ancora una volta, legittimo considerare le scuole solo degli strumenti per utilizzi che potrebbero essere calibrati in modi diversi.

In poche parole, possibile che la formazione quasi non interessi, come priorità di un sistema-Paese? Perché chiedere ai comuni di allestire i seggi, ad esempio, nelle sedi dei comitati di quartiere, degli altri uffici pubblici, ma anche negli spazi del cosiddetto “privato sociale”?

Ho preso, così, la decisione di concordare col mio comune un compromesso su un orario ridotto, per limitare la chiusura della mia scuola. Non sono state possibili, per il momento, scelte alternative.

Il mio liceo, così, non rimarrà chiuso, perché verrà lasciato libero solo il piano destinato ai seggi. Con orari flessibili ed uscite alternative.

Trattandosi, poi, di un referendum, senza voti di lista e di preferenze, è evidente che lo scrutinio si chiuderà la sera stessa del 4 dicembre, nel giro di un’ora, vista la facilità di conteggiare solamente i sì ed i no.

Quindi, la chiusura dei seggi avverrà in poco tempo, nella notte, ed al mattino i collaboratori scolastici avranno due ore di tempo per liberare le aule, col materiale a disposizione, lo stesso lunedì, degli operatori del comune.

Sono aspetti, come si vede, relativamente secondari, ma dicono la sostanza di un valore, il valore-scuola, che è, o dovrebbe essere, al centro delle preoccupazioni del nostro Paese. Particolari, dunque, che fanno, o concorrono a fare, la differenza qualitativa.

Contratto: per Gilda troppo ottimismo

da Tuttoscuola

Contratto: per Gilda troppo ottimismo

Fino a quando non verrà approntata una legge apposita che dia la possibilità di superare i vincoli imposti dalla riforma Brunetta, sarà estremamente difficile aprire concretamente il tavolo negoziale per il nuovo contratto. Appaiono dunque eccessivamente trionfalistici i toni con cui i vertici confederali commentano l’intesa siglata ieri a Palazzo Vidoni“. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Fgu-Gilda degli Insegnanti, all’indomani dell’ accordo raggiunto tra Cgil, Cisl e Uil e il ministro Madia sul rinnovo del contratto del pubblico impiego.

L’intesa sottoscritta con il Governo – insiste Di Meglio – non è il contratto di lavoro ma semplicemente un impegno di carattere politico e la strada per arrivare al rinnovo risulta ancora lunga e piena di ostacoli. Le risorse stanziate fino a oggi dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro, equivalenti – spiega il coordinatore nazionale della Gilda – a circa 30 euro lordi pro capite. Una cifra ben lontana dai 5 miliardi necessari per raggiungere gli 85 euro sbandierati dal Governo. La differenza andrà evidentemente reperita nella legge di Bilancio 2018“.

Campionati Nazionali della Geografia

Campionati Nazionali della Geografia

SOS Geografia e  A.I.I.G. (Associazione Italiana Insegnanti Geografia) , con il patrocinio della Regione Toscana, per il secondo anno consecutivo, organizzano i Campionati nazionali della Geografia .
La manifestazione si  effettuerà  sabato 4 febbraio 2017 presso l’I.I.S. “D. Zaccagna”  di Carrara.
Ad essi   potranno partecipare le classi terze (a squadre di quattro)  delle scuole secondarie di primo grado provenienti da tutta Italia .
I Campionati saranno preceduti per la prima volta da una gara (facoltativa) di Orienteering nel centro storico di Carrara venerdì 3 febbraio , dalle 15,30 alle 17,30.

Sabato 28 gennaio 2017 si svolgeranno  i  Giochi Interregionali della Geografia  ,,alla loro terza edizione,  rivolti agli alunni delle classi seconde e terze delle scuola secondarie di primo grado delle Province di Massa e Carrara, Lucca, La Spezia, Genova, Parma ,Reggio Emilia e Modena .

Tutte le scuole interessate a partecipare sono invitate a visitare il sito www.sosgeografia.it  in cui sono pubblicati i rispettivi  bandi ,  a riempire i moduli  allegati  e ad inviarli a giochidellageografia@gmail.com .
Per ogni Istituto potranno partecipare al massimo 2 squadre (quattro studenti ciascuna) .

Ogni Istituto avrà la facoltà di  iscrivere  una terza squadra nel caso in cui qualcuno rinunciasse.

Come sempre ci saranno regali a tema geografico per tutti i partecipanti.

Le squadre vincitrici  di ogni singola sessione avranno come Premio un soggiorno  nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e nel Parco Nazionale delle Cinque Terre che ringraziamo per la sensibilità e la consueta collaborazione .

Le iscrizioni scadranno venerdì 23 dicembre 2016 e per la partecipazione, considerato il contingentamento, farà fede il criterio cronologico .

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Progetto Articolo 9 della Costituzione

Progetto Articolo 9 della Costituzione: venerdì 2 dicembre cerimonia inaugurale nell’Aula del Senato con il Presidente Grasso
Interviene il fisico Carlo Rovelli

Sarà il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ad inaugurare venerdì 2 dicembre, nell’Aula del Senato, la quinta edizione del Progetto e Concorso nazionale “Articolo 9 della Costituzione. Cittadini partecipi della ricerca scientifica e tecnica”, con inizio alle ore 11, in diretta televisiva Rai.
Il Progetto è rivolto agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado con l’obiettivo di diffondere la conoscenza dell’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Alle scuole primarie e secondarie di primo grado viene proposto quest’anno il seguente tema: “Riscoprire e far rivivere storie di scienziati, invenzioni, scoperte scientifiche e luoghi della ricerca”. Gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado sono chiamati invece ad “esplorare e scoprire i percorsi della ricerca scientifica e tecnica di oggi (temi, questioni, obiettivi, scienziati, luoghi e centri di ricerca)”. Per partecipare, le scuole devono compilare online l’apposito modulo di iscrizione disponibile nel sito www.articolo9dellacostituzione.it.
La cerimonia inaugurale del 2 dicembre nell’Aula di Palazzo Madama sarà aperta dall’Inno nazionale eseguito dal Coro del “Liceo statale Farnesina scientifico-musicale” di Roma. Dopo l’intervento del Presidente del Senato Grasso prenderà la parola il professor Carlo Rovelli – docente di fisica teorica all’Università di Aix-Marseille e responsabile del gruppo di ricerca in gravità quantistica del Centre de Physique Théorique – che risponderà anche ad alcune domande degli studenti presenti in Aula. A conclusione, i giovani del Coro eseguiranno l'”Inno alla Gioia”. La presentazione e il coordinamento della cerimonia saranno affidati al giornalista e conduttore radiofonico Marino Sinibaldi.
La quinta edizione per l’anno scolastico 2016-17 del Progetto “Articolo 9 della Costituzione” è promossa dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, dalla “Fondazione Benetton Studi Ricerche” e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in collaborazione con il Senato della Repubblica, la Camera dei deputati, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il Ministero della Difesa, Radio 3 Rai, “Domenica” de “Il Sole 24 Ore” e Rai Cultura.

La cerimonia sarà trasmessa in diretta da Rai Tre, dal canale satellitare, la webtv e il canale YouTube del Senato.