Professionalità e contratto per ridare protagonismo al personale ATA

Professionalità e contratto per ridare protagonismo al personale ATA

Il 16 e 17 febbraio la FLC CGIL e l’associazione Proteo Fare Sapere hanno riunito a Roma in un convegno nazionale collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici e DSGA per sottolineare l’importanza del loro lavoro per la funzionalità e la qualità della scuola pubblica. E per mettere a fuoco la funzione delle professionalità ATA nella scuola italiana, in un momento in cui molte sono le difficoltà che questo personale deve affrontare e troppe sono le disfunzioni del sistema nel quale lavorano.

Un confronto a 360 gradi nel quale sono intervenuti docenti universitari che ci hanno aiutato a comprendere le differenze e le continuità tra l’amministrazione dello Stato e l’amministrazione della scuola; sindacalisti che hanno ribadito la necessità di rafforzare il tema del contratto e della contrattazione; rappresentanti del MIUR ai quali abbiamo posto una serie di incalzanti domande sui nodi critici del lavoro ATA; e, naturalmente, lavoratrici e lavoratori della scuola. Sono loro i testimoni attivi di un lavoro complicato da mille incombenze, da mancanza di personale che quando assente non può essere sostituito e dall’idea che il successo formativo di ogni scuola possa fare a meno dei lavoratori ATA.

Sono temi sui quali la FLC CGIL ha raccolto intorno a sé ampi consensi, come dimostra la partecipazione alla petizione #SbloccATA per lo sblocco di organici e supplenze, di cui abbiamo presentato al MIUR le prime 19.763 firme.

Riunito l’Osservatorio per l’edilizia scolastica

Riunito l’Osservatorio per l’edilizia scolastica
Dal 23 al 25 maggio un evento Miur-Ocse sulla sicurezza a scuola

Lo stato di aggiornamento sulle procedure relative ai cosiddetti “mutui BEI”, i mutui agevolati per la messa in sicurezza delle scuole. Il punto sui lavori da eseguire nelle scuole colpite dal sisma. L’evento di tre giorni dedicato alla sicurezza a scuola che si terrà dal 23 al 25 maggio prossimi. Questi i temi principali affrontati nella riunione di oggi dell’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica, presieduto dal Sottosegretario Vito De Filippo.

“L’Osservatorio – ricorda De Filippo – è un luogo strategico di coordinamento fra diversi attori e soggetti coinvolti sul fronte dell’edilizia scolastica. Lo è ancora di più in un momento in cui si annunciano e si hanno a disposizione importanti finanziamenti per rendere più sicure le nostre scuole”.

Nel corso della riunione di oggi è stata confermata la data del prossimo 30 aprile, definita nella precedente riunione dell’Osservatorio, come termine ultimo per l’aggiornamento dei piani per i Mutui BEI 2017. È in corso, intanto, l’istruttoria con il Ministero dell’Economia e con la stessa BEI, la Banca europea per gli investimenti, per l’utilizzo, tramite mutui pluriennali, delle risorse Miur, pari a 1,7 miliardi, disponibili a decorrere dal 2017 proprio per l’edilizia scolastica.

Il 23, 24, 25 maggio prossimi il Miur dedicherà un evento alla sicurezza delle scuole e agli ambienti di apprendimento innovativi. L’evento sarà organizzato in collaborazione con l’Ocse. L’iniziativa, già programmata per lo scorso settembre, era stata differita a causa del sisma che ha colpito il centro Italia. Alla diffusione della cultura della sicurezza nelle scuole e tra il personale scolastico saranno dedicati anche seminari dell’Inail per dirigenti scolastici e, nelle regioni colpite dal terremoto, incontri per studenti e docenti, organizzati dall’Ingv.

Inclusione? No, scuola di tutti!

Superando.it del 22-02-2017

Inclusione? No, scuola di tutti!

di Rosa Mauro

«Contesto il termine “inclusione”, per come è stato usato finora – scrive Rosa Mauro – perché nella vera inclusione, la scuola sarebbe semplicemente la scuola di tutti, nata per sviluppare le competenze di tutti i suoi membri. Una scuola in cui tutti i docenti – e non uno solo – si informano e si formano per comunicare con tutti i propri alunni, dove i programmi si adeguano a ogni alunno, senza nascondersi dietro a percorsi differenziati. Una scuola che, come il mondo, sia realmente di tutti».

Io odio l’inclusione scolastica! OK, odio anche quella sociale, ma per il momento pensiamo a quella scolastica, dedicheremo all’inclusione sociale un altro articolo.
Ecco, l’ho detto, e ora mi sento decisamente meglio. Perché era un po’ di tempo che volevo contestare questo termine ormai accreditato, ormai usato per indicare qualcosa che in realtà non dovrebbe esistere: la divisione delle persone in due gruppi, spesso la divisione in un gruppo e in un singolo, che è “altro” dal gruppo precedente.
Inclusione implica che originariamente qualcosa era escluso, implica uno sforzo che indica una separazione originaria che dev’essere riparata, ma ci siamo chiesti perché si crea questa separazione? E soprattutto andiamo all’origine della parola stessa inclusione: quanti sanno che è una relazione binaria, e quindi reciproca, tra i due gruppi?
In questo periodo stiamo esaminando e discutendo la scuola oggi, come è uscita dall’ultima riforma detta della Buona Scuola, ma questo “peccato” c’era anche prima, sappiatelo.

Cosa c’è di davvero binario e reciproco nella scuola? Davvero il gruppo che potremo chiamare A (docenti curricolari, alunni, genitori) dialoga e interloquisce con il gruppo B (ragazzi con disabilità, docenti di sostegno, assistenti all’educazione e alla comunicazione e genitori)? A me sembra proprio di no.
Nei programmi della scuola che dovrebbe essere di tutti, di materie o di ore dedicate alle competenze di ragazzi con disabilità motorie o sensoriali, o con autismo, non ce ne sono proprio. Casomai, di tanto in tanto, si fanno dei laboratori che non assurgono mai a dignità di materia d’insegnamento.
Vi sono per caso ore di Braille, ore dedicate alla comprensione di una fisicità diversa, possibilità per esempio, di fare ginnastica in modo che anche chi ha problemi fisici possa insegnare qualcosa agli altri? Assolutamente no.
Ci si dedica ad espressioni quali possono essere il teatro o la musica, in cui un autistico non verbale o una persona con difficoltà cognitive possa competere eventualmente con i suoi coetanei?
I ragazzi fanno almeno un certo numero di ore con un tablet, comunicando così con un ragazzo con problemi relazionali? Ma certo che no, quando queste cose si fanno, sono concessioni.
I due gruppi, quindi, non hanno una relazione binaria e perciò non hanno una relazione di inclusione.

E siamo arrivati al punto: le cose false non le sopporto. Il termine inclusione, così come é stato usato finora, è semplicemente falso.
Nella vera inclusione, la scuola sarebbe semplicemente la scuola di tutti, nata per sviluppare le competenze di tutti i suoi membri, perché – e cito dalla matematica, pur non amando questa materia – l’inclusione è una relazione binaria tra due insiemi in cui B è incluso in A se e solo nel caso che X, elemento di B, sia anche elemento di A. Nella mia particolare interpretazione discalcolica e umanistica, questo vuol dire che Paolo (X), cieco, è incluso nella scuola solo se è a tutti gli effetti uguale ad Anna, che vede perfettamente, sia come numero di ore, sia come reciprocità delle informazioni e dell’istruzione.
Per chi dice che questo non è possibile, ribadisco che fornire i giusti ausili a una persona con disabilità non dovrebbe servire a differenziarla, ma a metterla in condizione di uguaglianza con gli altri. L’ausilio può essere certo anche una persona, ma per aiutare a instaurare la relazione, non per allontanare la persona dal gruppo classe.
Però ormai l’inclusione scolastica, così come è concepita, non è salvabile e allora sapete una cosa? Io ne proporrei l’abolizione. Sostituiamola, una volta per tutte, con l’espressione “scuola di tutti” e combattiamo perché questa espressione, più giusta, si realizzi.
Il gruppo collegiale dei docenti – tutti e non solo uno – si informi e si formi per comunicare con tutti i suoi alunni e non solo con quelli che fanno loro comodo, quelli che vengono considerati “normali”. I programmi si adeguino, e non ci si nasconda dietro a percorsi differenziati, perché ogni percorso scolare deve esserlo. E i genitori di tutti si riuniscano, parlino, organizzino riunioni e creino obiettivi comuni, perché la scuola non è “o inclusiva o non inclusiva”, la scuola, come il mondo, deve essere di tutti.

Visita Mattarella in Cina

Cina, Fedeli: “Visita Mattarella occasione per rafforzare rapporti accademici e scientifici.
Siglate intese strategiche, proseguiremo impegno nei nostri settori”

“La visita in Cina del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rappresenta un’occasione importante per rafforzare i rapporti bilaterali nei settori dell’Università, della Scienza, dell’Innovazione e dello Spazio”, così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.

Tra le intese firmate spiccano la strategia bilaterale nel settore dall’innovazione fino al 2020; un accordo tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e China Manned Space Agency (CMSA) per nuove sperimentazioni scientifiche a bordo della Stazione spaziale cinese, in particolare sugli aspetti di biomedicina e fisiologia e delle relative tecnologie; un accordo tra la municipalità di Pechino e la regione Campania sulla cooperazione scientifica e tecnologica; due accordi tra l’Università Tsinghua di Pechino, una delle prime al mondo, e i nostri Politecnici di Milano e Torino; un accordo tra l’Università Sant’Anna di Pisa, l’Università di Chongqing e le autorità locali.

“Questi accordi – sottolinea Fedeli – sono il risultato di un impegno del Miur e dei nostri sistemi accademici e scientifici che prosegue da alcuni anni e che ha assicurato all’Italia una posizione di primo piano tra i partner europei della Cina. Proseguiremo sulla strada tracciata fino ad oggi, che è adesso formalizzata nella Strategia nazionale per l’innovazione”. In questa prospettiva, la Ministra guiderà la delegazione italiana che in autunno si recherà in Cina per l’ottava edizione della “Settimana dall’innovazione Italia-Cina”.

Presidio della Rete dei 65 movimenti

Scuola =
On. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana):
Sinistra Italiana aderisce al presidio della Rete dei 65 movimenti
davanti a Montecitorio domani giovedi 23 febbraio 2017
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In questi giorni, le commissioni parlamentari di Camera e Senato stanno discutendo i decreti legislativi previsti dalla Legge 107. Una legge che  e’  riuscita a distruggere la scuola pubblica e statale, a denigrare gli insegnanti mortificati da “presidi-padroni”, ha distrutto la collegialita’ nella scuola, ha tolto dignita’ ai precari, ha cronicizzato la precarieta’ per chi insegna da anni e anni, non crea speranza per il futuro, non garantisce continuita’ scolastica agli alunni.
E’ per questo che Sinistra Italiana aderisce alla manifestazione indetta dalla “Rete dei 65 movimenti” che si svolgera domani giovedi 23 febbraio davanti Montecitorio.
Lo afferma Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana.
Le deleghe scritte – conclude il segretario della sinistra –  senza nessun coinvolgimento di parti sociali, insegnanti, studenti e loro famiglie, rappresentano un’ ulteriore involuzione del sistema istruzione pubblica e statale.

Il sapore della responsabilità

Il sapore della responsabilità

di Vincenzo Andraous

 

C’è nell’aria un sapore strano, sapete, no, non potete saperlo, e spero tanto, che non lo scoprirete mai, quel sapore di cui sto parlando.

E’ il sapore del sangue mischiato al carburante, del ferro contorto, dell’acciaio bruciato.

Un sapore strano appunto, dove marca il territorio l’assenza eterna che diventa presenza costante,  il fuori posto, qualcosa che manca all’appello oggi e pure domani.

Ci si arrabatta a reperire attenuanti generiche prevalenti alle aggravanti, a osservare poco più in là, qualche metro da noi, dall’altra parte della strada, della via, a casa tua, non certamente nella mia. Guardiamo spesso, sempre più spesso agli altri, lontani, sconosciuti, nel tentativo maldestro di autoassolverci.

Ogni volta che ci assale la tragedia, l’inciampo, l’ostacolo duro come pietra che dura, scaraventandoci sulle ginocchia con la testa reclinata in avanti, restiamo disperatamente aggrappati alle nostre medagliette appuntate sul petto, con la convinzione di averla fatta franca ancora una volta, infantilizzati al punto di agognare il primo posto alle olimpiadi delle commiserazioni.

Da giorni si susseguono le dicerie sprovviste di orme, le filmografie da due cents, i racconti azzoppati, le balle e le verità contrapposte.

Si alternano le offese, gli insulti, le spocchie miserabili di chi sa tutto, di chi sa niente, di chi vorrebbe esser all’altezza di salvare il mondo, mentre questo mondo tra macerie e detriti, lo potrà salvare soltanto un Uomo, il nostro amico dei piani alti, a noi non resta che tentare, ma per davvero, una sorta di ortopedia esistenziale di tutti giorni, dei gesti quotidiani ripetuti, per meglio vedere a un palmo dal nostro naso, dove non intendiamo vedere, figuriamoci  se ascoltiamo il cuore.

Una trasmissione dietro l’altra, dossier, incontri, confronti, dove ognuno e ciascuno sta ben stravaccato nei salotti buoni, anche in quelli  sgangherati, interloquendo forbitamente sul problema mai risolto dell’essere, di morale, di etica, di sistemi complessi, un po’ meno e più comprensibilmente di un adolescente che ha deciso di mollare improvvisamente la sua vita, badate bene, non ho detto gli ormeggi, per quanto un quattordicenne sappia cosa significhi capacità di scelta, responsabilità, dunque la stessa libertà di sentirsi libero dentro.

Diatribe manipolanti fino al punto di etichettare una madre senza più la propria carne in grembo, simile a un bicchiere vuoto capovolto, come fosse naturale imputarle la scomparsa del proprio figlio.

Giorni e giorni a giudicare e condannare senza l’ultima volontà di un perdono, dapprima quella donna, poi chi ha mandato le forze dell’ordine, infine definendo la droga apparentemente non sia affatto droga,  perché non fa male, anzi fa stare bene, di più, è assai meno pericolosa di una responsabilità venuta meno.

Ore e ore spese a contrapporre ideologicamente il diritto alla tutela della vita al dovere di rispettarla quella vita, compito che spetta a ognuno e ciascuno, non solamente delegando allo Stato azioni salvifiche oppure l’eventuale epitaffio.

Quando di mezzo c’è un giovane, il suo disagio, il suo malessere, possiamo metterla giù come meglio ci aggrada, affibbiando tutte le colpe ai genitori, stabilendo arbitrariamente che non si tratta di una madre coraggio, che addirittura l’irresponsabilità ha la sua residenza nella dimora di quell’adolescente,  non nella sua cameretta.

Possiamo tritare la realtà come meglio vogliamo, svuotare della sostanza le parole e le stesse responsabilità degli aggettivi usati come corpi contundenti, rimane quel sapore strano che non ci consente di fare spallucce, di fare finta di niente, di cavarcela additando questo e quello, perché a volte, soprattutto in questo caso, volenti o non volenti, la spiegazione si cela nei dettagli. E quel dettaglio potrebbe esser domiciliato in una domanda che sembra non possedere permesso a mostrarsi:  ma davvero c’è qualcuno che è d’accordo a consentire l’uso di sostanze al proprio figlio?

Cristina, regina di Roma tra Arte e Alchimia

Cristina, regina di Roma tra Arte e Alchimia
Atto unico per 7 attori, 12 quadri e 36 spettatori
di Pascal La Delfa

Personaggi e interpreti
Daniele Coscarella Decio Azzolino
Giada Lorusso Cristina di Svezia
Lorenzo Marziali Gian Domenico Cassini
Stefano Mondini Axel Oxenstierna
Mario Rinaldoni Massimiliano Palombara
Emanuela Vittori L’alchemica Sibilla
Anna Zilli Angelica Voglia
Scenografie Alessandra Ricci- Elisa Botta
Luci Raffaella Vitiello
Costumi LabCostume
Aiuto Regia Ilaria Conti
Comunicazione Velia Gentile

Pronti 180 milioni per rafforzare italiano, matematica, scienze e lingue

da Il Sole 24 Ore

Pronti 180 milioni per rafforzare italiano, matematica, scienze e lingue

di Cl. T.

Centottanta milioni di euro per il rafforzamento delle competenze di base, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado.

Il bando
Sono i fondi messi a disposizione dal primo dei dieci bandi Pon per una scuola più aperta, inclusiva e innovativa lanciati lo scorso 31 gennaio dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Più matematica, scienze, italiano, lingua italiana per stranieri, lingue straniere nel primo e nel secondo ciclo. Più musica, multimedialità, laboratori di espressione corporea e creativa o di linguaggi nella scuola dell’infanzia. Questi i principali campi di intervento previsti dall’Avviso.

«Le competenze di base e quindi la capacità di lettura, di scrittura, di calcolo, come pure le conoscenze in campo linguistico, scientifico e tecnologico costituiscono le fondamenta per gli studi successivi e sono un bagaglio essenziale per il lavoro e l’integrazione sociale di ciascuna e ciascuno – sottolinea Fedeli -. Nostro compito è diffonderle in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, superando le difformità attuali». «Abbiamo costruito un bando molto innovativo – prosegue Fedeli -, che mette al centro innovazione, didattica e capacità di costruire relazioni con il territorio al fine di rafforzare la comunità didattica».

I progetti
I progetti dovranno tenere in considerazione i bisogni emersi nel Rapporto di Autovalutazione delle scuole proponenti per rispondere a esigenze reali delle studentesse e degli studenti. Le attività andranno programmate in orario diverso da quello curricolare, ma andranno comunque progettate in sinergia con quanto si fa durante le lezioni.
Le scuole potranno inviare i loro progetti a partire dalle 10.00 del 28 febbraio fino alle 15.00 del 28 aprile 2017.

Il bando su: http://www.istruzione.it/pon/

Stipendi supplenti, addio ritardi: alle scuole un tesoretto da utilizzare al bisogno

da La Tecnica della Scuola

Stipendi supplenti, addio ritardi: alle scuole un tesoretto da utilizzare al bisogno

Dal 1° settembre 2017, potremo dire addio ai ritardi di pagamento degli stipendi dei supplenti cosiddetti “brevi”.

L’impegno è stato preso dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, durante la replica dinanzi alle Commissione riunite di Camera e Senato, tenuta il 21 febbraio.

Dal prossimo anno scolastico, ha detto, i supplenti saranno pagati con regolarità.

Fedeli ha aggiunto che dopo “qualche difficoltà temporanea risolta strutturalmente a gennaio 2016, ora posso dire che il nuovo modello di pagamento funziona in maniera regolare. Continuerò a monitorare costantemente il lavoro degli uffici del Miur, affinchè tutti i supplenti siano pagati con regolarità”.

“Inoltre – ha detto ancora il titolare del Miur – per aiutare anche le scuole che dovessero comunicare in ritardo i contratti di supplenza e quindi caricarli in ritardo sul sistema informativo, il Ministero ha anche assegnato a tutte le istituzioni una riserva finanziaria aggiuntiva di 64 milioni totali, oltre ai finanziamenti che occorrono per pagare tutti i contratti regolarmente comunicati”.

Dal ministero dell’Istruzione, via Mef, è dunque in arrivo una sorta di “tesoretto”, specifico per le esigenze stipendiali dedicate a remunerare i titolari di supplenza di breve durata: sarà utile, in particolare, per tamponare eventuali ritardi di pagamento (da parte dell’amministrazione centrale) che potrebbero comunque verificarsi anche in futuro.

Sostegno, il Miur vuole aggregare gli spezzoni per creare migliaia di cattedre da 18 ore

da La Tecnica della Scuola

Sostegno, il Miur vuole aggregare gli spezzoni per creare migliaia di cattedre da 18 ore

“Consolidare tutti i posti comuni” degli insegnanti di sostegno “che sono aggregabili fino a formare una cattedra intera di 18 ore”.

L’intenzione è stata espressa dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, nel corso del proseguimento, davanti alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato riunite, del programma annuale.

“La legge di bilancio per il 2017 – ha detto Fedeli – ha stanziato 400 milioni di euro, per consolidare nell’organico di diritto posti storicamente attivati in quello di fatto. Ciò consentirà finalmente di assumere a tempo indeterminato persone iscritte in graduatoria e precarie da molto tempo. Sono in corso interlocuzioni, molto forti, con il Ministero dell’economia e delle finanze per appurare quanti posti siano consolidabili”.

Da quello che sostiene il responsabile del Miur, quindi, la maggior parte dei posti che verranno trasformati in organico di diritto, saranno proprio quelli dei docenti di sostegno.

I quali, tuttavia, si aggiungono ad un numero già di per sé consistente: solo quest’anno, ha ricordato nella stessa giornata il senatore Fabrizio Bocchino (Sinistra Italiana), sono stati assegnati circa 41mila posti di sostegno in deroga, quindi fino al 30 giugno 2017.

In ogni caso, “l’intenzione – ha continuato il ministro – è quella di consolidare tutti i posti comuni che sono aggregabili sino formare una cattedra intera di 18 ore. Rimarrebbero esclusi solo i posti frazionari, costituiti da poche ore non aggregabili a formare una cattedra”, ha concluso Fedeli.

Mobilità 2017, si torna all’antico: assegnazione provvisoria solo motivata

da La Tecnica della Scuola

Mobilità 2017, si torna all’antico: assegnazione provvisoria solo motivata

Con la mobilità del prossimo anno si torna all’antico: in generale, stesse percentuali di destinazione dei posti del passato e assegnazione provvisoria solo motivata.

È uno dei passaggi espressi il 21 febbraio dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, alle Commissione riunite di Camera e Senato.

“Circa l’assegnazione provvisoria, dopo quella straordinaria voluta dalla legge per l’anno 2016/2017, si torna nell’anno scolastico 2017/2018 alle regole di sempre, per cui sarà riservata ai docenti che ne abbiano particolare necessità per la loro situazione personale e familiare e che abbiano superato il periodo di prova“.

Il responsabile del Miur ha anche detto che dopo la mobilità territoriale straordinaria dell’anno scolastico 2016/2017, come indicato dalla Legge 107, a vantaggio dei docenti di ruolo che aspiravano a rientrare nei luoghi di origine, “per l’anno scolastico 2017/2018 si torna alla mobilità ordinaria, con le stesse percentuali di sempre per la mobilità territoriale“.

“Non è vero che le percentuali siano state ridotte – ha puntualizzato il ministro – per prassi pluriennale, i posti disponibili per la mobilità territoriale sono sempre stati il 30% e lo saranno anche nel 2017/2018”.

“Inoltre, un ulteriore 30% dei posti (anziché il 25% solito) sarà riservato alle assunzioni dalle graduatorie ad esaurimento, il 30% (anche qui per prassi era il 25%) a quelle da concorso e il rimanente 10% alla mobilità professionale. Pertanto, l’unica percentuale ridotta rispetto al passato è quella della mobilità professionale, che passa dal 20% al 10%. Tale decisione, assunta congiuntamente con le organizzazioni sindacali in sede di contrattazione collettiva, è nata anche dalla considerazione che, guardando alla serie storica dei dati, non si era mai giunti a ‘consumare’ per intero la disponibilità del 20%”.

Fedeli ha anche confermato di essere “fermamente intenzionata a far sì che il prossimo anno scolastico si apra in maniera regolare e ordinata, con tutti i docenti in cattedra sin dall’inizio delle lezioni. Proprio per questo il Miur da dicembre è intensamente impegnato per assicurare che tutte le attività propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico siano realizzate con circa un mese di anticipo rispetto alla prassi“.

Per rispettare la tabella di marcia espressa da Fedeli, tuttavia, è indispensabile che si giunga il prima possibile alla sottoscrizione del contratto definitivo sulla mobilità 2017/18: una situazione su cui rischia di pesare negativamente la distanza ancora alta tra le richieste del Miur e quelle dei sindacati sulla chiamata diretta dei docenti su ambiti territoriali.

Riforma PA in CdM, metà dello stipendio sarà legato ai risultati: oggi nella Scuola è il 15%

da La Tecnica della Scuola

Riforma PA in CdM, metà dello stipendio sarà legato ai risultati: oggi nella Scuola è il 15%

La riforma Madia del pubblico impiego dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì 23 febbraio.

Tra le novità della revisione del testo unico, è previsto che venga portato almeno al 50% la retribuzione accessoria è legata ai risultati.

Oggi nel pubblico impiego è meno del 30%. Quindi, si andrebbe a raddoppiare, con le indennità che diverrebbero addirittura “quota prevalente”.

Numeri della Ragioneria generale dello Stato alla mano, scrive l’Ansa, la parte da leone la fanno le indennità fisse, ovvero voci che, seppure strutturate, rientrano nella parte variabile.

Stando alle tabelle, aggiornate al 2015, della Ragioneria generale, su uno stipendio medio annuo di 34.146 euro la parte accessoria, nel 2015 è di 7.439, in cui rientrano indennità fisse e non: 621 euro vanno agli straordinari, 4.559 alle competenze fisse e 2.259 a quelle accessorie, dove c’è anche la remunerazione della performance.

Ovviamente molto dipende dal comparto e qui parlano chiaro i dati dell’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nei negoziati. Andando a guardare settore per settore quanto spetta alla produttività, al netto di ogni altra voce accessoria, viene fuori che, qui i dati non vanno oltre il 2014, in enti come l’Inps o l’Inail si sfiora il 38%, poco sotto nella Sanità (36%) mentre in altri si scende sensibilmente (inferiore al 28% nelle Regioni e nelle autonomie locali e al 23% nei ministeri) per scivolare intorno al 15% nella scuola e assottigliarsi ancora nel resto.

In realtà già la legge attuale, già prevedeva una percentuale ben maggiore. Ma sinora non ne è mai stata data applicazione.

La novità della riforma Madia è che introduce non solo la performance individuale, del singolo dipendente, ma anche a quella organizzativa, della ‘squadra’, spostando così l’attenzione sulla qualità del servizio reso.

Ma non convince i sindacati: “l’aggettivo prevalente”, quando ci si riferisce alla fetta che andrebbe a pagare la produttività, “deve essere eliminato, perché altrimenti non si riuscirebbero a pagare le indennità per i turni o la reperibilità”, dice il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo.

Secondo Maurizio Bernava (Cisl), “quel che conta è arrivare a definire insieme gli obiettivi a cui agganciare la valutazione” e quindi i premi.

Altre fonti sindacali evidenziano come il nocciolo della questione sia proprio definire cosa è salario accessorio, visto che oggi ingloba anche poste non variabili. Una scomposizione nata tempo fa per argomenti legati alle pensioni.

Sciopero Flc-Cgil per l’8 marzo

da La Tecnica della Scuola

Sciopero Flc-Cgil per l’8 marzo

Arriva in zona Cesarini la proclamazione di uno sciopero per la giornata dell’8 marzo da parte della Flc-Cgil: il termine sarebbe scaduto alle ore 24 del 21 febbraio, ma il sindacato di Sinopoli ha inviato la comunicazione alla Commissione di garanzia proprio nel pomeriggio di martedì.

La decisione della Flc appare un po’ irrituale sotto l’aspetto della tempistica anche perchè organizzare lo sciopero di qui all’8 marzo non sarà per nulla facile, tenuto anche conto che in moltissime scuole ci sarà una sospensione delle lezioni e delle attività didattiche in concomitanza con le giornate del Carnevale.
In realtà per quella data c’è già uno sciopero legato promosso da diverse siigle del sindacalismo di base (Sgb, Usi e Cub fra le altre) per richiamare l’attenzione generale sui temi della violenza sulle donne e delle discriminazioni di genere.
Ma la Flc Cgil intende scioperare anche sui problemi specifici della scuola, dal contratto nazionale alle deleghe della legge 107.
E c’è forse anche un’altra ragione, perchè per il 17 marzo è già in programma lo sciopero dei più importanti sindacati di base (Cobas, Unicobas, Usb, Anief e Federata): “E’ del tutto evidente – interviene Stefano d’Errico, segretario nazionale di Unicobas – che in casa Flc-Cgil sono molto preoccupati e pur di depontenziare il nostro sciopero sono persino disposti a dichiararne uno che rischia di raccogliere una adesione modesta”.
“C’è poi da chiedersi – aggiunge d’Errico –  che senso abbia uno sciopero in occasione della giornata della donna ma limitato al comparto scuola: il tema della condizione lavorativa delle donne non riguarda solo il mondo della scuola ma è di carattere generale e generale avrebbe dovuto quindi essere lo sciopero. Questo dimostra che il vero obiettivo della Flc è proprio quello di mettere in difficoltà l’iniziativa del 17 marzo”.
“E adesso – conclude il segretario Unicobas – la Flc spieghi pure al mondo della scuola perchè non hanno voluto convergere sulla data del 17 marzo preferendo mettere in piedi uno sciopero per l’8 marzo al quale dovrebbe essere collegata una manifestazione nazionale per le ore 18 che, inevitabilmente, non garantirà nessuna visibilità ai problemi della scuola”.

Docenti precari, chi sta nelle GaE verso l’assunzione: per gli altri tempi lunghi

da La Tecnica della Scuola

Docenti precari, chi sta nelle GaE verso l’assunzione: per gli altri tempi lunghi

Sono giorni importanti per il futuro di decine di migliaia di docenti precari della scuola pubblica.

Mentre in Parlamento, le commissioni stanno prendendo indicazioni e spunti per migliorare la delega su formazione iniziale e reclutamento, sale l’apprensione da parte dei tanti docenti rimasti bloccati nella seconda e terza fascia della graduatoria d’istituto.

Per loro il Governo ha progettato, proprio attraverso la legge delega, una fase transitoria. A descriverla, il 21 febbraio, è stato il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, parlando nella sala del Mappamondo di Palazzo Montecitorio, sulle linee programmatiche del Miur: “gli abilitati entreranno in ruolo con un esame orale, mentre i non abilitati con 36 mesi di servizio, entreranno in ruolo dopo un concorso semplificato e faranno un tirocinio ridotto rispetto ai nuovi laureati”, ha detto il responsabile del Miur.

Il ministro ha anche assicurato che un numero consistente di precari delle GaE verranno immessi in ruolo, grazie ai 400 milioni di finanziamento previsti con la Legge di Stabilità 2017 proprio per trasformare i posti dall’organico di fatto a quello di diritto.

Le immissioni in ruolo aggiuntive, grazie a questa operazione, dovrebbero variare tra le 12mila (versione del Mef) e le 24mila (in base ai conti del Miur). Poi, ci sono i posti del turn over, più quelli avanzati lo scorso anno. Tutto il contingente che ne uscirà fuori, andrà, come sempre, per metà agli insegnanti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento (dove sono rimasti circa 45mila docenti). Mentre l’altra metà sulle graduatorie di merito (non molte migliaia).

Secondo Maddalena Gissi, leader Cisl Scuola va apprezzato “l’impegno, dichiarato dalla ministra Fedeli alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato, per consolidare quanto più possibile i posti oggi funzionanti in organico di fatto, così da far crescere le possibilità di assunzione dalle GAE e dai concorsi”.

È una “direzione di marcia giusta, che apre a concreti e positivi risultati, ma – mette in guardia Gissi – non del tutto risolutiva. Va infatti affrontato e risolto anche il problema dei tanti precari, diverse migliaia, che coprono posti vacanti per l’intero anno, pur non essendo inseriti in graduatorie concorsuali. Persone senza le quali la scuola non potrebbe funzionare; sarebbe incomprensibile e ingiustificabile non tenerne conto mentre si ragiona, finalmente, di stabilizzazione dei precari della Pa”.

Solo che la revisione del testo unico del pubblico impiego, in base alla quale si prevede l’assorbimento dei dipendenti pubblici che hanno svolto 36 mesi di servizio anche non continuativi negli ultimi 8 anni, non riguarda la Scuola.

Agli abilitati di seconda fascia d’istituto, continua Gissi, “non si può lasciare, come unica prospettiva, il divieto di lavorare previsto dalla 107 dopo trentasei mesi di contratto a tempo determinato. Crediamo che qualche risposta possa e debba essere data anche con la delega sul reclutamento attualmente all’esame delle Camere, non limitandosi a ridisegnare percorsi e procedure concorsuali”.

Inoltre, “ancorché riguardi solo la scuola secondaria, è chiaro che la questione non può rimanere circoscritta solo a quell’ambito, il problema tocca tutti gli ordini e gradi di scuola”.

Il problema, inoltre, non riguarda solo per l’area docenti: “la stabilizzazione del lavoro è in realtà un obiettivo da assumere in termini generali, quindi le stesse ragioni devono valere per i tanti precari dell’area ATA, anch’essi sotto la spada di Damocle dei trentasei mesi previsti con la “Buona Scuola”, grazie alla quale le sanzioni per l’abuso di lavoro precario finiscono assurdamente per colpire il lavoratore anziché il datore di lavoro”, conclude Gissi.

In difesa dei docenti e Ata precari si pone anche l’Anief, che rivendica 100mila assunzioni per i primi (anche dalla seconda fascia delle graduatorie d’istituto) e 35mila per collaboratori scolastici, amministrativi e tecnici.

Per quanto riguarda i primi, i docenti abilitati fuori dalle GeE, “bisogna prevedere l’utilizzo di tutte le graduatorie di Merito non esaurite e l’inserimento dei candidati risultati idonei al termine del concorso a cattedra”.

“Occorre – incalza l’Anief – anche utilizzare il doppio canale di reclutamento, andando ad assumere gli abilitati delle graduatorie d’istituto: dalla seconda fascia, in particolare, bisognerà attingere in tutti quei casi di graduatorie a esaurimento prive di candidati, come accade da tempo in Lombardia per matematica nella scuola media e nel Lazio per sostegno alle superiori. Per la terza fascia d’istituto l’amministrazione farebbe bene ad assorbire i laureati, sempre laddove le classi di concorso risultino prive di precari nelle GaE e in seconda fascia d’istituto”, attraverso “un corso annuale, al termine del quale l’aspirante docente consegue l’abilitazione all’insegnamento in vista dell’assunzione”.